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I viaggi che ti metteranno in pace con il mondo

Ogni tanto, ognuno di noi ha bisogno di staccare da tutto e da tutti. Mettere insieme le idee, rilassarsi, trovare la pace, non pensare a niente, non fare niente: rimettersi in pace con il mondo, insomma.

Ci sono luoghi o esperienze che sono in grado di dare effetti benefici alla nostra mentre oltre che al nostro corpo. Sicuramente la tranquillità mentale non la si trova rinchiudendosi tra le mura domestiche. Bisogna uscire di casa, stare all’aria aperta, a contatto con la natura per ricevere gli stimoli giusti. E per questo è necessario usare tutti i sensi: gli occhi per guardare lontano e per fare il pieno di bellezza, le orecchie per ascoltare anche il più piccolo rumore, il tatto e l’olfatto per immergersi nell’ambiente e, perché no, anche il gusto.

Ci sono posti meravigliosi, creati da Madre natura e per questo un vero e proprio miracolo. Dinnanzi a certi luoghi è impossibile non restare impressionati e non farsi soprassedere dall’emozione.

Abbiamo individuato alcuni luoghi che riteniamo rappresentativi delle emozioni che possono dare. Sono solo degli esempi che ciascuno può interpretare a modo proprio, cercando il luogo che, a suo parere, lo possa mettere in pace con il mondo.

L’immensità del deserto

Tra i posti che più sono in grado di trasmettere emozioni c’è il deserto. Alcune persone hanno eletto i deserti a catalizzatori e non possono fare a meno di essere attirati da queste vastità infinite, veri miracoli della natura, in continuo movimento e mai uguali a se stessi. Le dune del deserto, così leggere e così mutevoli, sono pura magia. Se sembrano luoghi desolati, ricordate che al contrario non lo sono affatto e che sotto la sabbia si nasconde la vita: piccole creature, animali selvaggi, piante e radici e persino acqua. Tra i più rappresentativi c’è il deserto di Neom in Arabia Saudita.

Il silenzio del deserto è una medicina per la mente. Il suono delle dune che quasi “cantano” accarezzate dal vento è irriproducibile con i nostri strumenti musicali. E poi, la notte: non esiste altro luogo al mondo dove trovare una così completa assenza di inquinamento luminoso. Nel deserto si possono ammirare le più belle stellate della vostra vita.

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Fonte: 123rf

Il deserto di Neom in Arabia Saudita

L’aurora boreale

Luoghi ma anche esperienze, come in questo caso. L’aurora boreale è uno degli spettacoli più incredibili che la natura sia in grado di mettere in scena. A volte non è facile scorgerla, altre invece appare improvvisamente nel cielo buio tingendolo come enormi pennellate. Verde, la più comune, ma anche gialla o rossa, arancione o lilla.

I nordici la chiamano “danza degli dèi” e in effetti non c’è nulla di più simile a una danza come i fasci luminosi dell’aurora boreale che rischiara il cielo. Ammirare questo spettacolo è una delle esperienze più incredibili che si possano fare nella vita. Ora esistono anche delle app che indicano la percentuale di probabilità che l’aurora si presenti.

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Fonte: 123rf

L’aurora boreale nel Nord Europa

La vastità del mare

È provato scientificamente che il mare fa bene al cervello e ammirare la sua vastità ci fa sentire meglio. Il mare agisce su diversi neurotrasmettitori del cervello umano. Se almeno una volta avete vissuto l’esperienza di andare ad ammirare l’orizzonte su una spiaggia o una scogliera è impossibile negare la sensazione di pace interiore che si è provata di fronte a uno scenario tanto perfetto. L’odore di salsedine, il senso di immensità e il rumore delle onde creano un’armonia perfetta che fa bene al nostro cervello.

Innanzitutto, il colore blu del mare emette onde elettromagnetiche che regolano il nostro stato emozionale. Inoltre, l’acqua è il nostro stato naturale. Gli esseri umani vivono per nove mesi in acqua nel ventre della madre e lo stesso corpo umano è composto da H2O al 65%. Il cervello è in grado di percepirlo, quindi reagisce e si rilassa.

Un altro effetto terapeutico lo fornisce il rumore delle onde. Esso influisce regolando la dopamina e la serotonina, entrambe neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale che controllano gli impulsi nervosi. Se si è stressati dalla frenesia quotidiana, dunque, non c’è miglior cura se non fermarsi ad ammirare le onde del mare.

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Fonte: 123rf

La celebre Bass Rock in Scozia

 La calma di un lago

Placidi specchi d’acqua in grado di rilassare e portare la mente lontano lontano.. I laghi, dicono gli esperti, fanno molto bene alla salute e alla mente e sono in grado di cancellare lo stress. Uno dei numerosi benefici è il clima lacustre che ha sulla nostra salute, tra cui un effetto sedativo sul sistema nervoso. Ma non solo.

La massa d’acqua assorbe i raggi del sole e rilascia lentamente il calore assorbito, riducendo quindi l’escursione termica e i problemi di termoregolazione. Inoltre, come per il mare, la vicinanza all’acqua fa bene alla mente. La scienza, infatti, sostiene che stare a contatto con l’acqua ci rende più felici e più sani. Questo perché l’acqua stimola il cervello a rilasciare sostanze chimiche collegate alla felicità, come ossitocina, dopamina e serotonina. Da alcuni studi condotti è emerso anche che il rendimento e la concentrazione delle persone che si trovano nei pressi di panorami lacustri è maggiore.

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Fonte: 123rf

Il Lago Bovilla in Albania

I paesaggi montani

Oltre a poter respirare aria buona a pieni polmoni, la montagna è perfetta per staccare dal caos e dal rumore. Lo dicono i medici da sempre: la montagna è salute. Basta salire a poche centinaia di metri di altitudine per sentirsi già meglio, lontani dall’inquinamento e in mezzo a paesaggi naturali. E più si sale meglio è.

È scientificamente dimostrato, infatti, che quando diminuisce l’ossigeno disponibile, il nostro organismo compensa aumentando la percentuale di globuli rossi nel sangue, con un effetto energetico. Camminare è uno dei modi più facili, più economici e più efficaci per esercitare il proprio fisico. Camminare a ritmo sostenuto in montagna, poi, è fonte di salute perché migliora le prestazioni del cuore, dei polmoni e la circolazione, abbassando la pressione sanguigna.

E poi, la montagna è salute psichica. Aiuta a concentrarsi, ci rende più creativi e aiuta a curare la depressione, migliorando l’autostima, l’agilità mentale e la consapevolezza di sé. Più si sale più aumenta la luminosità e il sole di montagna lentamente curerà la nostra depressione invernale e ci alimenterà di vitamina D. In Italia abbiamo la fortuna di avere le più belle montagne del mondo; quindi, non serve andare lontani per trovare il benessere fisico e mentale.

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Fonte: 123rf

Le Tre Cime di Lavaredo, le montagne più iconiche d’Italia
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Auguri di buon anno, in tutte le lingue del mondo

Dicembre è il mese più atteso dell’anno, un po’ ovunque e da tutti, perché è questo il periodo delle grandi feste, quelle magiche e incantate che ci spingono a esplorare il mondo, a conoscere il suo volto più inedito e a vivere e condividere esperienze straordinarie.

Dopo le celebrazioni del Natale, ecco arrivato il momento che tutti attendevamo, quello di salutare l’anno appena trascorso per dare il benvenuto a quello nuovo. Le cose da fare sono tantissime: party con gli amici, eventi in città, viaggi dall’altro capo del mondo e poi, ancora, tutta una serie di tradizioni da perpetuare.

Gli auguri di buon anno, indipendentemente da come si è scelto di festeggiare, in Italia sono sempre accompagnati da lenticchie e cotechino, perché è questa la tradizione del BelPaese. Ma se siete in viaggio, oppure volete semplicemente stravolgere le usanze, ecco i modi di dire e le tradizioni dal mondo da fare vostre per celebrare al meglio il nuovo anno.

Tradizioni e parole dal mondo

Una delle più belle tradizioni del mondo arriva dalla Spagna. Il 31 dicembre, infatti, i cittadini amano attendere lo scoccare della mezzanotte a Puerta Del Sol, una delle più grandi e celebri piazze di Madrid, con dodici acini d’uva. La tradizione vuole che questi debbano essere mangiati, uno ogni secondo, seguendo il ritmo dei 12 rintocchi della campana che campeggia nella piazza come buon auspicio dell’anno che verrà. L’usanza, s’intende, può essere perpetuata anche in casa, o in qualsiasi altra parte del mondo. Per augurare un buon anno gli amici spagnoli, vi basterà dire: Feliz Año Nuevo.

Niente feste in casa o spettacoli pirotecnici nelle piazze urbane: i cittadini del Brasile, a Capodanno, si ritrovano tutti in spiaggia. La tradizione vuole che allo scoccare di mezzanotte si debbano saltare le onde sul bagnasciuga, sette per l’esattezza, esprimendo altrettanti desideri che poi si esaudiranno durante il nuovo anno. Se non siete freddolosi, allora, potete fare vostra questa tradizione recandovi alla spiaggia più vicina. E per augurare a chi vi sta vicino un buon anno, vi basterà dire Feliz Ano Novo.

Gli amici giapponesi, invece, il 1° gennaio si ritrovano nelle loro case per leggere la tanto attesa cartolina di buon anno. È usanza, infatti, spedire durante le feste natalizie dei biglietti di auguri per far sì che arrivino in tempo e che vengano letti a Capodanno, magari mentre si gusta un delizioso mochi, anche questo un rito tradizionale del Paese. Se volete spedire anche voi una cartolina, non dimenticate di augurare buon anno a chi la riceve così: 明けましておめでとうございます (akemashite omedetō gozaimasu).

Un’altra meravigliosa tradizione di Capodanno proviene dalle Flippine. Il primo giorno dell’anno, infatti, i cittadini portano in tavola 12 frutti che rappresentano la prosperità e l’abbondanza, gli stessi che si augurano per il nuovo anno. Maligayang Pasko è la frase da usare per augurare uno splendido nuovo inizio.

Buon anno in tutte le lingue del mondo

Se volete sorprendere gli amici con degli auguri speciali, o semplicemente volete appropriarvi della romantica lingua francese per augurare uno splendido inizio ai vostri cari, vi basterà dire Bonne année. Potrete invece fare gli auguri agli amici tedeschi pronunciando: Frohes neues Jahr, mentre in Albania vi basterà dire Gezuar Vitin.

Hyvää uutta vuotta, invece, è la frase utilizzata dai finlandesi per gli auguri di buon anno, mentre in Islanda si dice: Gleðilegt nýtt ár. Se volete fare gli auguri in polacco, vi basterà pronunciare questa frase: Szczęśliwego Nowego Roku, in greco invece: Ευτυχισμένο το νέο έτος. Se non ve la sentite di osare tanto, potete sempre utilizzare un evergreen. Con Happy New Year, infatti, non si sbaglia mai!

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Prima di cercare Babbo Natale nel mondo dovresti conoscere tutti i suoi nomi

Quando i giorni che ci separano al Natale cominciano a diminuire sappiamo bene che è arrivato il momento di organizzare un incredibile ed entusiasmante viaggio intorno al mondo per andare alla scoperta delle città che conosciamo e che, per l’occasione, si sono sapientemente abbigliate a festa.

Mercatini di Natale, alberi scintillanti, decorazioni sontuose e sfavillanti e poi, ancora, luci straordinarie che illuminano i percorsi urbani, trasformando anche una semplice passeggiata in un’esperienza incantata. Sono queste le cose che andiamo cercando quando ci mettiamo in viaggio per andare alla scoperta delle magiche atmosfere natalizie, ma lo facciamo anche per incontrare lui, il papà più famoso e generoso del mondo: Santa Claus.

E sì perché non basta aguzzare la vista per individuare un uomo anziano, con barba bianca e vestiti rossi, per essere certi di incontrarlo e, al contrario, potreste essere costretti a dover chiedere di lui a passanti e cittadini per trovarlo. E per farlo, questo è chiaro, avete bisogno di conoscere tutti i nomi di Babbo Natale nel mondo.

Il mio nome è Babbo Natale

Babbo Natale non ha bisogno di presentazioni, proprio lui che da secoli allieta con i suoi doni la serata più magica dell’anno. C’è chi ha anche escogitato trucchi e sotterfugi per poterlo incontrare la notte di Natale, senza però mai riuscirci. Negli ultimi anni, però, non solo Santa Claus ha aperto la sua residenza ufficiale a Rovaniemi per incontrare grandi e bambini in ogni momento dell’anno, ma ha scelto anche di presentarsi in diverse città del mondo per farsi conoscere dai suoi estimatori.

E sono molte le persone che ogni anno si mettono in viaggio proprio con l’obiettivo di poter stringere la mano a Babbo Natale, e magari consegnare di persona la propria lettera dei desideri, a patto che, s’intende, si è stati buoni. Prima di partire per un viaggio alla ricerca di Santa Claus, però, è opportuno anche conoscere i suoi nomi che, vi anticipiamo, sono molto diversi tra loro.

Tutti i nomi di Babbo Natale nel mondo

A stilare la lista di tutti i nomi di Babbo Natale, nei diversi Paesi del mondo, ci ha pensato Preply. La piattaforma online per l’apprendimento delle lingue, infatti, ha pensato bene di creare una mappa identificato i differenti nomi di Babbo Natale in base al Paese e alla lingua.

Il più celebre, neanche a dirlo, è Santa Claus, nome utilizzato da tantissime persone in tutto il mondo. Anche Babbo Natale, con le rispettive traduzioni, è l’appellativo più comune per riferirsi al papà più generoso di sempre. Se lo cercate in Francia, però, dovete chiedere di Père Noël, di Papà Noel in Spagna, di Pai Natal in Portogallo e di Bābā Noel in Persia.

Un altro nome molto popolare, invece, è quello di Nonno Gelo. L’appellativo fa riferimento a una figura leggendaria originaria della mitologia slava, ed è utilizzato soprattutto nei Paesi dell’Europa sud-orientale.

In Finlandia, invece, ci si riferisce a Babbo Natale utilizzando il nome di joulupukki, che tradotto letteralmente vuol dire capra di Natale. Il nome fa riferimento ad antiche tradizioni pagane che, perpetuate fino ai giorni nostri, si sono fuse con la figura di Babbo Natale.

Anche la Norvegia e la Svezia chiamano Santa Claus in differenti modi che sono, rispettivamente, Julenissen e Jultomte. In Islanda, invece, non c’è un solo Babbo Natale, ma una vera e propria banda composta da ben 13 persone. Si tratta dei Jólasveinar, o Ragazzi Yule che hanno il compito di consegnare i doni ai bambini durante le tredici notti che precedono il giorno di Natale.

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Quella di viaggiare è una sindrome: lo conferma anche la scienza

Organizzare un viaggio non è solo un modo per esplorare le meraviglie del mondo che abitiamo e per toccare con mano le culture e le tradizioni di popoli diversi dal nostro, ma è un vero e proprio regalo che facciamo a noi stessi. Alla nostra anima e al cuore.

Una sorta di terapia che ci concediamo quando sentiamo la necessità di ritrovare noi stessi, di guarire dalle ferite, di trovare un rifugio nel mondo lì fuori quando tutto intorno a noi sembra crollare. Ma è anche un modo per crescere, evolvere, superare i nostri limiti e imparare a essere felici, di nuovo.

La verità è che sono molte le persone che sentono dentro un desiderio irrefrenabile di viaggiare, e poi di farlo ancora, che non sanno spiegare, scegliendo addirittura di modificare la propria vita per non smettere di girare il mondo. E non si tratta solo di un desiderio da assecondare o di un sogno da realizzare, ma di una vera e propria sindrome confermata anche dalla scienza, quella di wanderlust.

La sindrome di wanderlust

Sentiamo spesso utilizzare la parola wanderlust, sopratutto tra i viaggiatori più incalliti. La leggiamo sui libri, la ascoltiamo nei film e poi, ancora, la guardiamo trasformarsi in un hashtag su Instagram. Ma cosa significa quella parola tanto cara agli avventurieri del mondo?

Il termine, di origine tedesca, fa riferimento a un sentimento, e più nello specifico al desiderio irrefrenabile di viaggiare. Wandern, infatti, vuol dire vagare, mentre Lust significa desiderio. La prima apparizione della parola wanderlust sembra risalire al 1800, quando l’artista Friedrich Rücker la usò nella sua poesia Die drei Quellen.

Oggi, quando parliamo di wanderlust, facciamo riferimento a quella necessità di viaggiare ed esplorare il mondo, di andare oltre a ciò che conosciamo per superare i confini e per soddisfare quella incontrollabile voglia di scoperta.

Non è raro vedere accostare la parola wanderlust a quella di sindrome. Le persone che hanno scelto di trasformare il viaggio in uno scopo della vita, infatti, parlano di questo desiderio come una manifestazione improvvisa e inspiegabile che nasce da dentro, e che li porta a non stare mai fermi nello stesso luogo.

E in effetti, a guardare ciò che dice la scienza, sembra proprio che quel vagabondare perpetuo sia un bisogno che appartiene ai geni che sono scritti nel DNA di alcuni esseri umani.

Quella di viaggiare è una sindrome: la ricerca scientifica

Da anni, la scienza, indaga gli esseri umani e i loro comportamenti per cercare delle risposte a tutti quei quesiti che ci poniamo giorno dopo giorno. Ha fatto lo stesso con i viaggiatori, per provare a comprendere cosa si nasconde dietro quel bisogno di viaggiare che non può essere soffocato, né tanto meno ignorato.

Confrontando diversi studi che si sono susseguiti negli anni, abbiamo scoperto che la sindrome di wanderlust esiste davvero, ed è strettamente collegata ai nostri geni. La colpa, se di colpa vogliamo parlare, è del gene DRD4, recettore della dopamina, che secondo lo scienziato JB Lichter provoca proprio questi impulsi. Il DRD4, ribattezzato gene del viaggio, si trova in circa il 20% della popolazione mondiale (Schilling, Walsh e Yun, 2011).

Si tratta di un’irrequietezza interiore che può essere calmata solo organizzando un nuovo viaggio e andando alla scoperta di luoghi vicini o lontani che possano soddisfare un desiderio primordiale che è scritto nel nostro DNA. L’unico rischio che correte, se siete affetti dalla sindrome di wanderlust, è quello di non riuscire più a fare a meno di viaggiare.

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La passerella sospesa tra cielo e mare nel cuore del Mediterraneo

C’è un luogo fantastico che sembra invitare a toccare il cielo e, al contempo, fare un tuffo dove l’acqua è più blu: è la passerella del Mucem, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia. Un cammino che non è solo fisico e suggestivo, ma anche metaforico, perché collega due sponde del nostro mare e lancia un messaggio di uguaglianza, di comunicazione e inclusione.

La passerella, sospesa tra cielo e mare, si eleva a diversi metri dal livello dell’acqua e, vista da lontano, sembra quasi una linea sottile, un filo su cui tantissime persone possono camminare per toccare due mondi apparentemente distanti che, invece, sono incredibilmente vicini.

Il Mucem e l’idea della passerella

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare in cosa consiste il Mucem, uno dei capolavori di Marsiglia. Nato nel 2013, è uno dei più grandi e importanti musei etnografici del mondo intero. Si estende su un totale di quasi 56.000 metri quadrati ed è formato da due edifici: uno è lo storico Forte di Saint-Jean, fatto costruire e inaugurato nel 1660 da Luigi XIV di Francia e l’altro è un complesso moderno progettato dall’architetto francese Rudy Ricciotti.

Una passerella incantevole, intrisa d'arte: è quella del Mucem di Marsiglia

L’idea alla base del Mucem è quella, come abbiamo già accennato, di collegare il passato e il presente. Per questa ragione è nata la suggestiva passerella, che va dall’edificio ultramoderno progettato da Ricciotti al Forte, estendendosi per oltre 115 metri.

Il Forte, l’edificio moderno e la passerella sospesa

La passerella sospesa, dunque, collega uno dei monumenti storici della città francese a un edificio moderno e all’avanguardia. L’idea di dar vita al cammino sospeso è nata in corso d’opera, quando si stava progettando l’edificio ultramoderno di Ricciotti in occasione della proclamazione di Marsiglia come Capitale Europea della Cultura 2013. Nel corso del 2012, il Forte di Saint-Jean era stato ristrutturato su progetto dell’architetto Roland Carta e le sue parti più elevate si prestavano, dunque, come appoggio più che solido per questo “ponte”.

La passerella del Mucem di Marsiglia

Dall’altro lato, l’edificio progettato da Ricciotti (che prende il nome di J4) era altrettanto perfetto come punto d’avvio/d’arrivo del ponte. Costruito da due solidissimi parallelepipedi a base quadrata e sormontato da una sorta di “scatola” contraddistinta da trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, sembrava naturalmente portato ad accogliere il passaggio. Così, detto fatto: nel giro di un solo anno i due edifici sono stati connessi e passeggiare lungo la passerella è diventata un’esperienza da non perdere.

L’essenza del Mucem e della passerella

Il passato e il presente si incontrano e ci rendono chi siamo: questo è il senso del Mucem e della sua passerella, senza troppi fronzoli e senza giri di parole. La missione di entrambi gli edifici connessi dal “ponte” è, infatti, quella di analizzare e raccontare tutte le radici del Mediterraneo, culla della civiltà, narrando tutte le tensioni e le passioni che le hanno attraversate e che, ancora oggi, le attraversano. Il Forte raccoglie al suo interno le mostre permanenti sui resti più antichi e accoglie i visitatori con un giardino botanico (il Giardino delle Migrazioni) che ha alberi, fiori e arbusti tipici del Mediterraneo.

La passerella del Mucem di Marsiglia

J4 accoglie, invece, le mostre temporanee e l’arte più moderna e già di per sé costituisce un’opera d’arte: è a conti fatti un enorme frangisole, che grazie ai suoi pannelli in vetro e ai succitati trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, cambia colore in base al momento della giornata e alle condizioni climatiche, per altro accogliendo e rifrangendo anche i riflessi dell’acqua. Attraversare la passerella, dunque, ci ricorda che ogni parte del nostro tempo ci rende ciò che siamo oggi. E può insegnarci, decisamente, a essere inclusivi e migliori.

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Dentro il mondo delle parole: l’esperienza immersiva

Attraverso le parole si possono esprimere le idee, i sentimenti e gli stati d’animo, non c’è nessun aspetto della vita sociale che non sia definito e che non venga compreso dalle parole stesse.

Spesso se ne sottovaluta l’importanza e le conseguenze che può avere un loro utilizzo errato. Proprio la necessità di imparare a manipolarle e usarle ha spinto Ann Friedman a dedicargli un intero museo: il Planet Word di Washington. Una struttura che all’apparenza può sembrare piccola, in realtà racchiude in sé un messaggio fondamentale: ispirare e rinnovare l’amore nei confronti delle parole e di conseguenza imparare a definire noi stessi.

Scoprire le parole divertendosi

Solo l’argomento su cui è incentrato il museo situato al 925 della 13th Street NW, può bastare per inserire l’edificio tra le tappe imperdibili della capitale degli Stati Uniti. Ma se vuoi una motivazione in più per non perdertelo, devi sapere che è uno dei musei più interattivi della capitale statunitense.

L’immersione del visitatore tra le installazioni si percepisce già dall’ingresso: attraversato il cancello si viene accolti da un salice parlante creato dall’artista Rafael Lozano-Hemmer. Passando tra i suoi rami verrai “avvolto” dai mormorii in centinaia di lingue differenti.

Una volta all’interno potrai iniziare il tuo tour alla scoperta delle parole direttamente dal terzo piano. Qui vivrai un vero e proprio tuffo nell’origine del linguaggio, attraverso un muro di vocaboli alto più di 6 metri che ripercorre la nascita della lingua inglese. Passando alla stanza successiva, piccoli tablet posizionati sulle pareti ti mostreranno dei bambini che imparano a parlare.

Nel piano intermedio, invece, potrai vivere un’esperienza più coinvolgente dell’altra. Avrai la possibilità di cimentarti con un famoso discorso in pubblico, ma anche dipingere la stanza letteralmente con le parole. Se poi sei abituato alle classiche biblioteche, dovrai ricrederti: quella di questo museo è magica perché i libri prenderanno vita proprio davanti ai tuoi occhi.

Non manca nemmeno il karaoke per interpretare un brano famoso e imparare le tecniche per creare una hit musicale. Al primo piano, infine, potrai capire quanto sono potenti le parole ascoltando quelle degli altri visitatori o lasciando una tua testimonianza.

Fonte: Getty Images

Nella sala The Spoken World è possibile ascoltare le lingue di tutto il mondo

Un luogo simbolo dell’educazione

Entrare nel Planet Word di Washington non significa solamente vivere un’esperienza interattiva unica nel suo genere, ma anche scoprire un edificio ricco di storia. Il museo si trova infatti all’interno della Franklin School, un antico istituto scolastico costruito nel 1869 che rappresentava all’epoca il punto di riferimento per la città per quel che riguarda l’educazione dei giovani cittadini di Washington. Nel corso del tempo ha avuto un declino progressivo, tanto che negli anni Settanta si è persino pensato di demolirlo. Nel 2000, invece, è stato trasformato in un rifugio per ospitare i senzatetto.

Due anni fa è stato scelto come sede perfetta per ospitare il museo interattivo, tornando ad essere quello per cui era nato, un luogo votato all’educazione. Passano gli anni e i decenni, ma l’obiettivo di questo edificio simbolo della città è rimasto invariato. Un obiettivo nobile e proprio per questo visitare il museo non è soltanto piacevole, ma anche completamente gratuito.

Museo sulla parola: il Planet Word a Washington

Fonte: Getty Images

Il muro di parole alto più di 6 metri
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In Thailandia c’è un treno galleggiante: corre sull’acqua per pochi giorni

Chi l’ha detto che per viaggiare sull’acqua bisogna per forza affidarsi a una nave? Non c’è niente di meglio di una imbarcazione per solcare i mari di tutto il pianeta, ma c’è una parte del mondo in cui a galleggiare è un mezzo di trasporto molto diverso. In Thailandia esiste un treno che è capace di percorrere un tratto del suo percorso proprio sull’acqua.

La sensazione che ha il viaggiatore è proprio quella di essere comodamente seduto nella propria carrozza, mentre sotto di lui non ci sono i tradizionali binari ma un intero lago! Magia? Niente di tutto questo.

Un percorso ferroviario davvero unico

Di treni speciali e particolari ne esistono tantissimi in ogni angolo del globo, ma quello che attraversa la diga Pasak Jolasid, il più grande bacino idrico della Thailandia centrale, è unico nel suo genere. In realtà non è stata creata alcuna tecnologia che consente al mezzo ferroviario di rimanere a contatto con l’acqua, si tratta semplicemente della sensazione di viaggiare su di essa.

Le rotaie, infatti, si trovano in parte al di sopra del lago che è formato dalla diga e il treno si trasforma in una vera e propria “nave” nel periodo in cui le piogge monsoniche sono più abbondanti. Il percorso del treno galleggiante è presto detto. Si parte dalla capitale della nazione asiatica, Bangkok e si raggiunge la diga che sorge nella provincia di Lop Buri. In questo tratto è presente un binario sopraelevato che permette di ripetere ogni volta la “magia”.

Tra Bangkok e Lop Buri ci sono poco più di 100 chilometri, ma il viaggio dura circa sei ore. Il mezzo, infatti, viaggia a una velocità tale da consentire a tutti i passeggeri di assaporare ogni attimo dell’esperienza. Con un panorama di questo tipo, non si resiste dallo scattare una foto dopo l’altra, un viaggio che è anche molto romantico e quindi tra i più gettonati dalle coppie.

Il treno di Pasak Jolasid in Thailandia

Fonte: Getty Images

Il treno Pasak Jolasid visto dal ponte

Il grande successo del treno galleggiante

Di sicuro gli appassionati di viaggi insoliti in treno non staranno nella pelle nel provare un percorso così suggestivo, ma il treno galleggiante non è attivo tutto l’anno. Le partenze e gli arrivi si susseguono dal mese di novembre fino a quello di febbraio, anche se è facile immaginare come i biglietti vengano venduti in pochissimo tempo. Per avere un’idea del successo di questa iniziativa, basta aggiungere che normalmente la prenotazione dei viaggi termina prima di Capodanno.

I biglietti vanno da poco meno di 9 euro fino a un massimo di 15, a seconda che si scelga una carrozza con l’aria condizionata o meno. L’idea di un treno tanto bizzarro è venuta in mente alle autorità locali per riattivare i viaggi in Thailandia e soprattutto gli spostamenti, visto che i trasporti sono stati messi a dura prova dalla pandemia. Il paese asiatico ha voluto puntare soprattutto sulle ferrovie, provando a introdurre una novità in grado di immergersi completamente nelle meraviglie che solo la natura sa offrire. Ogni volta che si sale a bordo di questo mezzo, un po’ come succede nel film “Il ragazzo di campagna”, è impossibile non sottolineare che il treno è sempre il treno. 

Pasak Jolasid, il treno in Thailandia

Fonte: Getty Images

Il suggestivo treno mentre attraversa la diga Pasak Jolasid
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La casa di Babbo Natale è nascosta qui. Ma nessuno l’ha mai trovata

C’è qualcosa di straordinariamente magico che sta succedendo adesso nel mondo e che fa muovere le masse. Si tratta del miracolo del Natale che prende vita tra le strade, i quartieri e le piazze delle città, le stesse che si trasformano nel palcoscenico degli spettacoli più incantati e scintillanti di sempre.

È questo il periodo migliore per organizzare viaggi e gite fuori porta, per andare alla scoperta di tutti quei luoghi che si trasformano in strabilianti cartoline invernali e che ci permettono di vivere esperienze sensoriali ed emozionali. Mercatini di Natale, alberi maestosi e sfavillanti e decorazioni incantate invadono le città che conosciamo trasformandole in regni fatati.

Sono tanti i luoghi da raggiungere durante il periodo dell’Avvento per vivere un’avventura magica. Ma se è un’esperienza al di fuori dell’ordinario che volete vivere, allora, c’è solo un solo un posto da mettere in cima alle vostre travel wish list. Si tratta della vera casa di Babbo Natale, ma è così nascosta che trovarla è quasi impossibile.

La vera casa di Babbo Natale

Quando pensiamo alla casa di Babbo Natale, e a quel villaggio dove vivono e convivono felicemente elfi, renne e tutti gli aiutanti di Santa Claus, è inevitabile fare riferimento a Rovaniemi. Proprio lì, ai confini del magico Circolo Polare, esiste il celebre Santa Claus Village, il villaggio in cui Babbo Natale opera tutto l’anno e che è frequentato da migliaia di viaggiatori di ogni età che giungono fin qui per incontrarlo personalmente e per consegnare le proprie letterine.

Eppure, quel villaggio situato in Finlandia, è solo la residenza di rappresentanza del papà più famoso e generoso del mondo. Si perché la sua vera casa, in realtà, si trova in un altro posto. Ma questo è così segreto e nascosto che solo in pochi, fino a questo momento, sono riusciti davvero a raggiungerlo.

Korvatunturi: il rifugio di Babbo Natale dentro la montagna dell’orecchio

Non dobbiamo allontanarci poi così tanto da Rovaniemi per andare alla scoperta della vera residenza di Babbo Natale. Secondo le storie di chi vive qui da sempre, infatti, la casa di Santa Claus si trova in Finlandia, e più precisamente a Korvatunturi.

Si tratta di una montagna situata a nord di Rovaniemi nei pressi del confine orientale della Lapponia Finlandese. È qui che le leggende e le storie che appartengono al folklore del Paese collocano la vera casa di Babbo Natale. A parlarne per primo fu lo scrittore statunitense Clement Clark Moore nel 1823 raccontando nella sua poesia A Visit from St. Nicholas l’esistenza di una casa in cui viveva Babbo Natale insieme a otto renne volanti.

La residenza era stata costruita proprio alle pendici di Korvatunturi, conosciuto anche come la montagna dell’orecchio per via di quella singolare forma che ricorda un padiglione auricolare. Secondo le leggende del posto è proprio grazie a questo grande orecchio che Babbo Natale riesce ad ascoltare i desideri dei bambini e a sapere se questi si comportano bene oppure no.

Attorno all’abitazione di Santa Claus, nella quale vivono Babbo Natale e sua moglie Jessica Maria, si snoda un villaggio dove vivono circa un centinaio di gnomi. C’è anche una scuola, per i figli degli aiutanti di Babbo Natale, e un ufficio postale.

Korvatunturi è amministrata in maniera autonoma e indipendente come città-Stato: conia monete, emette francobolli e ha anche una bandiera tutta sua. Durante il periodo dell’Avvento vengono organizzate diverse feste che celebrano l’imminente partenza di Babbo Natale e in tutto il villaggio vengono esposti prodotti artigianali e tradizionali, ma anche prelibatezze preparare dagli gnomi.

Poi c’è la grande e attesissima partenza di Santa Claus. Come faccia Babbo Natale a consegnare doni ai bambini di tutto il mondo non lo sa nessuno, neanche i suoi aiutanti. Potete però provare a scoprirlo voi, ma prima dovrete trovare il villaggio di Korvatunturi. In bocca al lupo!

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Sul tetto di questo hotel c’è un orto. La vista è mozzafiato

Situato al settimo piano di altezza, con vista sui tetti di tutta la città, esiste un angolo di natura davvero incredibile destinato a incantare chiunque salga fin quassù. Un orto dove si coltivano erbe aromatiche, fiori, frutta e verdura di stagione che vengono poi utilizzati per creare piatti e manicaretti freschi e genuini da portare in tavola.

Ma non solo, in questa oasi urbana situata proprio nel cuore della città, è possibile anche fermarsi in solitaria o in compagnia per un aperitivo all’insegna del benessere e della bellezza.

Ci troviamo esattamente nell’orto sul tetto dell’Hotel Milano Scala, al settimo piano di una struttura ricettiva in via dell’Orso, nel cuore del vivace e artistico quartiere Brera. È qui che cittadini e viaggiatori in visita a Milano possono vivere un’esperienza green, sostenibile e sicuramente unica.

Bentornati a Milano per l’esperienza più green di sempre

Organizzare un viaggio a Milano è sempre un’ottima idea. La capitale mondiale della moda e del design, infatti, è una metropoli scintillante e vivace che non smette mai di sorprendere per quell’offerta variegata e straordinaria rivolta a cittadini e viaggiatori di tutto il mondo. Ci sono i ristoranti e i negozi esclusivi, c’è il Duomo, uno degli edifici in stile gotico più belli del nostro Paese, e poi ancora il convento di Santa Maria delle Grazie che ospita la celebre Ultima Cena di Leonardo da Vinci, testimonianza dell’eredità artistica e culturale della città e di tutta l’Italia.

Ma Milano è anche quella metropoli che, negli ultimi anni, guarda sempre di più alla sostenibilità come dimostrano le foreste urbane e i grattacieli verticali, e tutte quelle azioni di valorizzazione delle infrastrutture verdi e blu. Ed è proprio a chi vuole vivere un’esperienza green che oggi ci rivolgiamo, segnalando la presenza in città di un hotel straordinario. Perché le esperienze, lo sappiamo, passano anche e inevitabilmente per gli alloggi.

Ci troviamo nell’elegante quartiere di Brera, il fulcro della scena artistica urbana, tra la Pinacoteca che ospita opere d’arte di fama internazionale, gallerie d’arte, negozi alla moda e boutique di lusso. È qui, in via dell’Orso, che sorge una struttura ricettiva perfetta per tutti coloro che vogliono vivere un’esperienza green e totale.

Si tratta dell’Hotel Milano Scala, il primo hotel a zero emissioni della città che sin dalla sua inaugurazione si è prefissato, come obiettivo, di ridurre al minimo l’impatto ambientale della sua attività, ma non solo. L’hotel che si articola intorno a un cortile interno snodandosi per 7 piani, ha creato un orto sul tetto dove coltiva frutta, verdura e prodotti di stagione che vengono poi utilizzati per proporre un menu fresco e genuino.

L’orto è accessibile anche agli ospiti dell’hotel che vogliono immergersi in un’esperienza green e unica tra la natura, nel cuore della città.

Orto sul tetto di Milano

Fonte: Ufficio Stampa Martinengo

Orto sul tetto di Milano

L’orto con vista su Milano

L’orto urbano dell’Hotel Milano Scala è situato al settimo piano della struttura e garantisce una vista incredibile sui tetti della città e sul Duomo di Milano. Si tratta di un vero e proprio angolo naturale, un’oasi urbana aperto a tutti gli ospiti della struttura che vogliono vivere un’esperienza green e sostenibile.

Tra erbe aromatiche, fiori, frutta e verdura, prodotti che vengono utilizzati poi dalla cucina dell’hotel, è possibile ammirare la città di Milano dall’alto, e tutti i suoi panorami urbani, sentendosi in un’oasi verdeggiante e incontaminata. L’esperienza continua poi con la ristorazione e con tutti i progetti di cucina green e local.

L'orto sul tetto di un hotel a Milano

Fonte: Ufficio Stampa Martinengo

L’orto sul tetto di un hotel a Milano
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Baumkuchen, dove mangiare il re delle feste in Germania

I motivi che ci spingono a viaggiare intorno al mondo, e in ogni periodo dell’anno, sono tantissimi e diversi, ma tutti hanno lo stesso obiettivo condiviso: quello di vivere esperienze uniche, straordinarie, emozionali e sensoriali.

E se è il senso del gusto che volete solleticare e inebriare, allora, sappiate che questo è il momento perfetto per farlo. Il periodo di Natale, infatti, ci invita a cedere senza sensi di colpa al piacere più peccaminoso di sempre, quello della gola. La magia del Natale, del resto, non è fatta solo di scintillanti luci che illuminano la città, di grandi e maestosi alberi e di soavi melodie, ma anche e soprattutto di prelibatezze che sono destinate a soddisfare il palato in maniera sorprendente e inedita.

E se avete in mente di organizzare un viaggio in Germania in questo periodo per toccare con mano l’incantata atmosfera natalizia che si snoda su tutto il territorio, allora, non potete non assaggiare il Baumkuchen, il dolce caratteristico delle feste che vi permetterà di vivere l’esperienza sensoriale più buona di sempre.

Il Baumkuchen e i dolci delle feste

Se è vero che a Natale siamo tutti più buoni, è vero anche che i prodotti delle tradizioni del mondo lo sono ancora di più. In ogni parte del pianeta, infatti, preparazioni antiche e caratteristiche vengono esposte nelle vetrine delle pasticcerie e sui banchi dei mercati per perpetuare le tradizioni, mentre le tavole di tutti si riempiono di prelibatezze straordinarie.

Dopo aver parlato dei dolci di Natale del mondo è arrivato il momento di scoprire un’altra incredibile preparazione che arriva direttamente dalla Germania. Si tratta del Baumkuchen, un dolce allo spiedo di origini tedesche che, data la sua bontà, si è diffuso rapidamente in altri Paesi del mondo.

In Giappone, per esempio, questo dolce non solo è amatissimo, ma è entrato a far parte delle tradizioni locali. Durante il giorno del matrimonio, per esempio, gli sposi sono soliti regalare proprio il Baumkuchen a tutti gli invitati che hanno preso parte alla celebrazione.

Come abbiamo anticipato, il Baumkuchen è un dolce allo spiedo che, tradotto letteralmente, vuol dire torta albero, motivo per il quale è molto diffuso durante le feste di Natale. In realtà si tratta di un dolce presente nelle pasticcerie tutto l’anno, ma quella forma caratteristica data dagli strati concentrici, che ricorda proprio un tronco d’albero, lo rende la perfetta preparazione da gustare durante l’Avvento.

C’è chi sostiene che il Baumkuchen sia stato importato in Germania dagli antichi romani e chi crede che la torta albero sia nata a Salzwedel nel secolo scorso. Indipendentemente dalle origini controverse però, quello che è certo è che si tratta di un dolce da provare almeno una volta nella vita.

Baumkuchen, preparazione

Fonte: iStock

Baumkuchen, preparazione

Dove mangiare il Baumkuchen

Se solo leggendo del Baumkuchen vi è venuta l’acquolina in bocca, allora, non vi resta che segnare in agenda i luoghi da raggiungere per abbandonarvi a questa esperienza di gusto.

In Germania, ovviamente, sono tantissime le pasticcerie che espongono nelle proprie vetrine il caratteristico dolce. Se avete in mente un viaggio a Berlino dovete assolutamente recarvi al Konditorei und Cafe Buchwald. In questa pasticceria a gestione familiare, situata nel quartiere di Hansaviertel e affacciata sul fiume Spree, vengono preparati Baumkuchen da oltre un secolo e mezzo.

A Monaco di Baviera, invece, potete assaggiare il dolce nel Cafe Kreutzkamm Pacellistr, una caffetteria situata non lontano dal centro storico che offre un’accurata selezione di dolci della tradizione tedesca. Non manca, ovviamente, anche il Baumkuchen. I viaggiatori che l’hanno già provato assicurano che è la torta albero qui è deliziosa.

Durante il periodo di Natale, inoltre, è possibile trovare e assaggiare il Baumkuchen anche negli stand gastronomici dei numerosi mercatini di Natale che si snodano nelle città del Paese. Il consiglio è quello di assistere alla preparazione: la torta, infatti, viene cotta su uno spiedo direttamente sulla fiamma e poi ricoperta con glassa, cioccolato o pasta di zucchero.

Non è facilissimo trovare i Baumkuchen fuori dalla Germania. Tokyo è sicuramente un’eccezione, dato che qui la torta albero è entrata a far parte della tradizione culinaria giapponese. Ma anche nella più vicina Vienna è possibile assaggiare il tanto amato dolce. Se avete in mente un viaggio verso la capitale dell’Austria il posto da raggiungere è Hefi, una caffetteria che vende Baumkuchen e waffle tutto l’anno.

Baumkuchen

Fonte: Getty Images

Baumkuchen