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Chianti in bicicletta, tra vigneti, castelli e borghi incantevoli

Se c’è una regione votata al cicloturismo, quella è la Toscana. In particolar modo la rinomata area collinare del Chianti, compresa tra Firenze, Siena e Arezzo, straordinariamente ricca dal punto di vista naturalistico, preziosa sotto il profilo storico-artistico e molto generosa a livello enogastronomico. Qui si pedala tra paesaggi talmente onirici che sembrano acquerelli, borghi medievali impreziositi da castelli e abbazie, profumati vigneti e boschi di querce, castagne lecci, fattorie e punti incredibilmente panoramici. Un viaggio a due ruote che resta nel cuore e nella mente.

Chianti, i percorsi in bicicletta nel cuore della Toscana

Il Chianti è il luogo ideale sia per le escursioni più semplici, adatte ai principianti o con i bambini, sia per quelle più impegnative, perfette per la preparazione atletica dei ciclisti. Questo grazie a una fitta rete di strade bianche che si possono attraversare tenendo una bassa velocità, così da gustarsi davvero ogni scorcio di madre natura e tutte le meraviglie create dall’ingegno umano nel corso dei secoli, che fanno capolino lungo i percorsi. Senza dimenticarsi di fare tappa nelle varie cantine o agriturismi, dove degustare i prodotti tipici della tradizione toscana e, ovviamente, uno dei vini più famosi d’Italia.

A questo punto, vi starete probabilmente chiedendo quale bicicletta è più adatta per dare inizio a quella che si rivelerà una esperienza magica. Assecondando la morfologia del territorio, il mezzo ideale è senza ombra di dubbio una mountain bike o una buona bici da trekking. In alternativa, anche una bici da corsa può andar bene. Non ci resta, quindi, che scoprire quali sorprese ci riserbano gli itinerari cicloturistici del Chianti: seguiteci.

Tour del Chianti Classico, tra paesaggi e borghi pittoreschi

Il giro del Chianti Classico è tra i preferiti dai cicloturisti di tutto il mondo. Il motivo è facilmente intuibile: questo itinerario, lungo 185 km, abbraccia borghi caratteristici, abbazie e castelli che dominano le colline sospendendo il tempo.
Si parte da Firenze, che regala gite fuori porta sorprendenti, e dai Colli Fiorentini, e si raggiunge il borgo di Tavarnelle Val di Pesa, graziosa cittadina incastonata tra la Val di Pesa e la Val d’Elsa, nel cuore del Chianti Classico, e circondata da graziosi borghi, come quello di San Donato in Poggio. Tra le attrazioni da segnalare, la Badia di Passignano, antico monastero noto anche per l’eccellente produzione vinicola, la Pieve di San Pietro a Bossolo, che ospita il Museo di Arte Sacra, e la Villa di Poggio Petroio.

La Via Chiantigiana è una delle più seducenti di quest’area. Qui ci si imbatte nel tranquillo centro di villeggiatura di Panzano in Chianti, frazione di Greve in Chianti, posto a 498 metri di altitudine. Due i punti di accesso al borgo e, di conseguenza, due le direzioni per esplorarlo: il primo lo si vede venendo da Firenze o Greve in Chianti, da dove si può scorgere immediatamente la piazza moderna Gastone Bucciarelli con le botteghe che, insieme ai ristoranti, ne delineano le stradine. L’entrata alternativa è, invece, dal parcheggio pubblico gratuito, che introduce direttamente al centro storico, con il suo caratteristico fascino medievale. Ad appena un chilometro dalla cittadina, troverete un vero gioiello: la Pieve di San Leolino, dell’XI secolo, considerata il miglior esempio di architettura romanica di questo territorio.

Continuando a pedalare, ci si immerge nelle colline del Chianti senese, dove si inserisce magnificamente il borgo fortificato di Volpaia, irradiato di percorsi escursionistici, perfetti per chi vuole fare una immersione completa in un contesto paesaggistico ricco di peculiarità.

L’antico castello di impatto medievale, è una frazione di Radda in Chianti, punto strategico e teatro delle secolari lotte tra la repubblica fiorentina e quella senese, quando, insieme a Gaiole e Castellina, costituiva la lega militare fiorentina con l’emblema del Gallo Nero. Il simbolo venne poi preso in prestito dal consorzio del Chianti Classico ed è oggi utilizzato come marchio del pregiato vino famoso in tutto il mondo, da degustare presso il Castello di Volpaia, che si affaccia nella graziosa piazzetta principale del borgo – il cui Chianti Classico Riserva è stato classificato da Wine Spectator come il 3° vino migliore del mondo – o in una delle cantine della zona.

Oltre alla sua rinomata arte enogastronomica, Volpaia custodisce molte testimonianze del proprio passato, fra cui perle sacre come la commenda di Sant’Eufrosino, risalente al Quattrocento, considerata il più importante esempio di architettura rinascimentale nel Chianti.

Da qui in poi si incontrano le strade bianche del celebre percorso de L’Eroica, che portano ad altre attrazioni imperdibili.

Greve in Chianti

Fonte: iStock

Il borgo di Greve in Chianti

Da Greve in Chianti a Firenze

L’ultima tappa del tour attraverso la panoramica Via Chiantigiana porta i ciclisti a visitare il paese di Greve in Chianti,  l’unico comune della provincia di Firenze a rientrare interamente nella zona del Chianti. Tante le attrazioni che regala questa perla immersa nel profumo dei vigneti. Piazza Matteotti, con la sua particolare forma triangolare, che ne è il cuore, circondata da suggestive logge ad arco, animate da negozi, botteghe e osterie in cui è possibile gustare e acquistare i prodotti tipici locali.  La chiesa di Santa Croce, che custodisce opere di pregio, e il convento di San Francesco, che ospita il Museo di Arte Sacra, con una incredibile collezione di dipinti, sculture e arredi datati fra il XIV e XIX secolo. Da non perdere anche il Museo del Vino, un percorso tra storia, cultura e tradizione del Chianti, prodotto qui da secoli.

Il suggestivo giro in bicicletta nel Chianti Classico si conclude a Firenze, sempre seguendo strade secondarie, poco trafficate e immerse nella meravigliosa natura toscana.

L’Eroica: informazioni generali

L’Eroica è nata nel 1997 a Gaiole in Chianti, piccolo borgo nella provincia di Siena. Si tratta di un evento ciclistico magico, ispirato al ciclismo classico, per riscoprire le radici autentiche di uno sport straordinario, che ogni anno combina in modo unico percorsi impegnativi, paesaggi magnifici e ristori indimenticabili.

I percorsi de L’Eroica

L’Eroica prevede 5 percorsi differenziati:

  1. Lungo L’Eroica 209 km: previsto uso del casco omologato obbligatorio
  2. Medio Crete Senesi, 135 km: previsto uso del casco omologato obbligatorio
  3. Cento Val d’Arbia 106 km
  4. Medio Gallo Nero 81 km
  5. Corto Valle del Chianti 46 km

Ogni partecipante ha la facoltà di scegliere il percorso a lui più adatto e la scelta deve essere indicata al momento dell’iscrizione. I minori, dai 13 ai 18 anni, possono partecipare al percorso di 46 km. Per i minori, oltre alla presentazione del certificato di idoneità alla pratica sportiva e della tessera sportiva per il ciclismo, è necessario che sia fornita l’autorizzazione dei genitori o di chi ne esercita la patria potestà, compilando l’apposito modulo di autorizzazione.

I percorsi saranno segnalati con frecce, ma ognuno dovrà fare affidamento al “Road Book” alla “Mappa Eroica”. Gli itinerari e le tracce GPS sono consultabili e scaricabili dal sito della manifestazione.

Passeggiata Valle del Chianti

Questo percorso, lungo 46 km, richiede circa tre ore e regala suggestioni incredibili. È caratterizzato dal suggestivo passaggio dal Castello di Brolio, a pochi chilometri da Gaiole, dai vigneti del Chianti Classico incastonati nella tipica macchia toscana, dalla dolce discesa verso Pianella con il panorama di Siena sullo sfondo, e dal caratteristico “Leccione”: due lecci che sembrano uno solo e fanno da cornice a un panorama mozzafiato.

Percorso Corto Gallo Nero

È la “porta d’accesso” al mito de L’Eroica. In circa quattro ore, oltre alle bellezze che abbiamo visto nella Passeggiata Valle del Chianti, si aggiungono altre attrazioni imperdibili. Tra queste spicca Radda in Chianti, il borgo delle vigne, che merita una lunga sosta al ristoro ufficiale e una visita al borgo antico, tra monumenti e negozi.

Proprio qui ha sede il Consorzio del Chianti Classico, fondato nel 1924. Situato in una posizione privilegiata, al confine tra la val d’Arbia e la val di Pesa, Radda in Chianti è protetta, almeno in parte, dalle sue mura difensive. Il territorio è percorso da alcuni corsi d’acqua a carattere torrentizio che danno nome alle valli circostanti. Nascono qui il Pesa, dalle pendici del Pian d’Albola, e il Greve, che origina dal Monte Querciabella, entrambi affluenti dell’Arno, mentre L’Arbia scorre solo ai margini del paese per gettarsi poco oltre nell’Ombrone.

Dei castelli del territorio raddese soltanto Volpaia ha avuto un certo sviluppo, con un ampio giro di mura con torri e un cassero ancora in gran parte conservato, mentre altri manieri sono giunti a noi molto frammentati, come Albola e Monterinaldi, oppure trasformati in ville, come Castelvecchi, o in case coloniche, come Castiglione, il Trebbio e Paternò. Ci sono, poi, altre dimore rurali che conservano le strutture a torre delle “case da signore” medievali, come Borraccoli, Camporempoli, Casa Vecchia, Montevertine, il Palazzo Pornano, le Ripe e il Fornale. Fra gli edifici signorili, spicca la splendida casa padronale Le Marangole, poco lontano dal nucleo del paese. Durante iI tour in bicicletta, non perdete una sosta al Ristoro di Lamole, dove si può degustare la celeberrima Ribollita, salumi tipici locali e l’ottimo Chianti Classico.

Percorso Cento Val d’Arbia

Agli itinerari de L’Eroica di Gaiole in Chianti, si è aggiunto un nuovo e inedito percorso che passa attraverso le Crete Senesi. Si tratta di un itinerario è impegnativo ma comunque alla portata di molti, grazie a una lunghezza e un dislivello non esagerato.

Il percorso misura 106 chilometri e ha il pregio di unire il Chianti, le Crete Senesi e la Val d’Arbia. Si pedala per lo il percorso Lungo fino a Radi, raggiungendo Monteroni, San Martino in Grania sullo stesso percorso dei professionisti, Presciano Arbia. Si torna poi sul percorso Corto per la strada bianca utilizzata dai professionisti alla prima edizione dell’Eroica Pro. Infine, si rientra a Gaiole da Pianella e Dievole.

Percorso Medio – Crete Senesi

Con questo percorso, alla portata di molti ciclisti, siamo già nel mito de L’Eroica. Considerate che i tempi di percorrenza possono arrivare anche a 10 – 12 ore e più. L’itinerario porta ad attraversare e scoprire Buonconvento, uno tra i “Borghi più belli d’Italia”. Incantevole scrigno di tesori dalle atmosfere medievali, a una trentina di chilometri da Siena, racchiude un piccolo ma affascinante centro storico, dove si trova la chiesa, il Palazzo Comunale e due musei. Il centro di questo paesino pittoresco merita una visita per ammirarne la tipica architettura in mattoni rossi e i tanti scorci magici da fotografare.

Per recuperare le energie, si può fare una sosta presso i ristori di Castelnuovo Berardenga, considerato una meta ideale per una giornata da trascorrere alla scoperta del meraviglioso paesaggio rurale che caratterizza la parte meridionale del Chianti. Andando alla scoperta di questa piccola località, infatti, si svela allo sguardo un ricco patrimonio storico-culturale, con chiese che risalgono addirittura all’anno 600 e nobili famiglie che hanno costruito maestose ville con giardini fiabeschi.
La vera sfida sui pedali del percorso Medio inizia con la famosissima salita di Monte Sante Marie, tra Asciano e Torre a Castello, con forti pendenze e panorami da cartolina.

Percorso Lungo

È considerato L’Eroica più autentica, con oltre 3700 metri di dislivello. La pedalata dura almeno 15 ore. Ciò significa che gli ultimi ciclisti tornano a Gaiole in Chianti anche dopo le ore 22.00. Qui si vive lo spirito più estremo e affascinante del territorio della provincia di Siena, caratterizzato da bellezze paesaggistiche che non hanno eguali. Tante le emozioni che si vivono pedalando lungo questi itinerari, come il passaggio notturno al Castello di Brolio illuminato dalle fiaccole.

Il maniero troneggia al centro dei terreni dell’azienda Ricasoli, la più estesa della zona del Chianti Classico, con 1.200 ettari totali, di cui 240 di vigneto e 26 coltivati a ulivo, nel comune di Gaiole in Chianti. Più volte ricostruito e modificato, porta i segni delle più diverse epoche che lo hanno attravrsato, dai bastioni fortificati di stampo Medievale, agli inserimenti del Romanico e del Neogotico, sino alle specificità dell’Ottocento toscano.

Percorso permanente: pedalare lungo L’Eroica tutto l’anno

Il percorso permanente si sviluppa per 209 km complessivi nel cuore delle Terre di Siena, attraversando il Chianti, le Crete Senesi e la Val d’Orcia e compiendo un viaggio nell’essenza del leggendario paesaggio toscano. Le caratteristiche tecniche di questo itinerario – perfettamente segnalato e praticabile tutto l’anno – lo rendono una grande opportunità per gli appassionati di cicloturismo.

A seconda della propria preparazione e del tempo che si vuole dedicare al paesaggio che lo circonda, si può percorrere da uno a cinque giorni. Il percorso si caratterizza per il continuo movimento su strade asfaltate e sterrate e presenta un dislivello totale di circa 3.800 metri. La buona notizia è che è adatto a qualsiasi tipo di bicicletta.

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Sulla Strada del vino in Alsazia: l’itinerario

Per celebrare il 70esimo anniversario della Strada del Vino in Alsazia, il CIVA (Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace) e i viticoltori del territorio hanno ideato una serie di eventi senza precedenti che si svolgeranno ogni domenica dal 23 aprile al 30 luglio 2023.

Si tratta di “ALSACE ROCKS! La Tournée des Terroirs“, un’occasione unica nel cuore dei vigneti e dei grandi terroir alsaziani rivolta a tutti, neofiti ed esperti.

L’ambiziosa e originale iniziativa promette di essere un connubio di festival e mostra itinerante, capace di mettere in luce l’eccezionale diversità e tipicità dei terroir sotto la guida dei produttori stessi.

Vivere e scoprire la Strada del Vino d’Alsazia

Ogni domenica, dalle 10 alle 19, sarà proposto un evento, di volta in volta differente, al cospetto dei vigneti.

Si parte da Thann a Bergbieten per poi passare a Kaysersberg e Dambach-la-Ville, in 15 tappe, 8 nell’Haut-Rhin e 7 nel Bas-Rhin.

Sono quasi 150 le cantine e le aziende vinicole del territorio che si uniscono per mettere in luce la ricchezza dei terroir alsaziani e il loro ruolo chiave nella valorizzazione dei grandi vini d’Alsazia.

In ogni tappa, il pubblico troverà uno spazio in cui degustare la gamma dei vini alsaziani e assaggiare i piatti tipici in un’atmosfera musicale grazie a un collettivo di DJ e a un’area chill & lounge: tutti i siti possono ospitare tra le 300 e le 500 persone per ciascun appuntamento.

I suggestivi eventi itineranti si rivolgono a intenditori, neofiti e professionisti, locali e turisti nazionali o internazionali, per far loro scoprire (o riscoprire) i grandi terroir che sono vanto della regione, un mosaico e una diversità unici al mondo, una varietà di terreni ed esposizioni che conferiscono ai vini alsaziani tutto il loro carattere rendendoli fini ed eleganti.

“ALSACE ROCKS! La Tournée des Terroirs”, grazie al suo approccio educativo ed esperienziale sul territorio, permette ai visitatori di comprendere meglio il legame tra la vite, l’uomo e il vino, il tutto in un’atmosfera rilassata.

L’Alsazia, destinazione gastronomica

L’Alsazia è la destinazione perfetta per i viaggiatori che amano il buon cibo e il buon vino, emblema della gastronomia francese riconosciuta a livello internazionale: dalle tavole stellate, ai piatti tipici regionali fino ai giovani chef di talento impegnati nell’eccellenza.

Ogni appuntamento di “ALSACE ROCKS! La Tournée des Terroirs”, all’insegna della sostenibilità ambientale, metterà in risalto la gastronomia della Regione grazie alla partecipazione di vari chef e ristoratori locali, dallo street food ai piatti più elaborati.

Ecco il calendario dei prossimi appuntamenti:

  • 30 aprile 2023: Wintzenheim e il suo Grand Cru Hengst onoreranno il Pinot-Noir, un nuovo vitigno riconosciuto nella denominazione Grand Cru dal 2022;
  • 07 maggio 2023: Dambach-la-Ville e il suo Grand Cru Frankstein offriranno un ricco programma intorno alla Chapelle St Sebastian;
  • 14 maggio 2023: il grazioso paesino di Nothalten accoglie in un ambiente idilliaco, sulle alture del Grand Cru Muenchberg e della località chiamata Zellberg;
  • 21 maggio 2023: Orschwihr e la cappella Bollenberg doneranno un ambiente bucolico e vista mozzafiato sui dintorni;
  • 28 maggio 2023: Sigolsheim e il suo Grand Cru Marckrain vantano uno dei panorami più incantevoli della Tournée des Terroirs;
  • 04 giugno 2023: Molsheim e il suo Grand Cru Bruderthal da cui, in lontananza, si vede persino la Cattedrale di Strasburgo;
  • 11 giugno 2023: Ribeauvillé, la capitale dei menetriers dell’Alsazia, con il Grand Cru Kirchberg de Ribeauvillé;
  • 18 giugno 2023: Wuenheim con il Grand Cru Ollwiller, a due passi dallo Château Ollwiller, la seconda tenuta vinicola più antica di Francia;
  • 25 giugno 2023: Kaysersberg, città imperiale fortificata con il castello, e il suo Grand Cru Schlossberg;
  • 02 luglio 2023: Bernardvillé sul sito di Schieferberg, vigneto collinare che mette in risalto i terreni scistosi della zona;
  • 09 luglio 2023: Thann con il Grand Cru Rangen, uno dei vigneti più ripidi dell’Alsazia e in uno dei rari terreni di origine vulcanica;
  • 16 luglio 2023: Orschwiller, la roccaforte dell’Haut-Koenigsbourg, con il Grand Cru Praelatenberg;
  • 23 luglio 2023: Ammerschwihr dà il benvenuto nel cuore del suo Grand Cru Kaefferkopf;
  • 30 luglio 2023: Bergbieten accoglie sul Grand Cru Altenberg de Bergbieten, con una splendida vista a 360 gradi sui vigneti circostanti.
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In Albania tra vigne e cantine, l’itinerario da scoprire

Sapevate che in Albania il vino scorre come l’acqua? Un Paese che, seppur poco noto da questo punto di vista, vanta una lunga tradizione di vinificazione, ma al contempo una breve storia di vino come industria. E se fino al 1991, a causa di vicissitudini storiche, gli ettari di vigne piantate erano solo 2000, oggi la situazione è decisamente migliorata: si raggiungono i 26.000 ettari.

I migliori vigneti in Albania

L’Albania è una terra splendida che si sviluppa tra mare e monti, un Paese del nostro continente dove il clima è mite tutto l’anno permette di produrre dei vini che non sono affatto da sottovalutare.

A livello generale, il territorio albanese dal punto di vista vitivinicolo si suddivide in quattro macro regioni che vengono classificate sulla base del criterio dell’altitudine:

  • le pianure costiere: raggiungono i 300 metri e circondano le città di Tirana, Kavajë, Durazzo, Scutari, Lezhë, Lushnje, Fier, Valona, Pukë e Delvinë;
  • le colline centrali: l’altitudine varia da 300 a 600 metri e sono ubicate nei pressi di Elbasan, Krujë, Gramsh, Berat, Përmet, Librazhd e Mirditë;
  • le zone orientali sub-montane: tra i 600 e gli 800 metri nei dintorni di Pogradec, Korçë, Leskovik e Peshkopi;
  • le aree montuose; la vite viene coltivata fino ai 1000 metri.

Anche se, ad essere onesti, la maggior parte dei vigneti sono concentrati prevalentemente nelle zone collinari, in particolare nei dintorni di Berat, Korçë (Corizza), Pogradec, Përmet, Leskovik, Vlorë (Valona), Lezhë (Alessio), Shkodër (Scutari).

Tra vini e vigneti

In Albania i vitigni internazionali più coltivati sono Merlot, Sangiovese, Barbera, Chardonnay, Primitivo, Tempranillo, Montepulciano, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Moscato, Alicante Bouschet, Tokai, Trebbiano. Ci sono poi vini  autoctoni ampiamente diffusi, alcuni dei quali andremo a scoprire insieme.

Il villaggio di Shesh con il suo vino

Shesh è un piccolo e delizioso villaggio che si trova a più o meno 9 chilometri di distanza dalla Capitale, Tirana. Situato a circa 460 metri sul livello del mare, è famoso per la coltivazione di un’uva chiamata Sheshi Bardhë e Sheshi i Zi (in italiano Sheshi Bianco e Sheshi Nero) che regala al consumatore un vino di alta qualità.

Va sottolineato, però, che Shesh permette anche di ammirare un bellissimo panorama naturale.

Kallmet con il suo vitigno dotato di potenzialità

Kallmet è una deliziosa frazione del comune di Alessio e proprio qui prende vita un vitigno dotato di grandissime potenzialità. Questo tipo di vitigno è presente  in circa il 20% della superficie e si distingue per essere a bacca rossa e con una ottima base polifenolica.

Pulës, ancora sottovalutato

Nel circondario di Berat, splendida città millenaria e patrimonio mondiale dell’UNESCO, viene invece prodotto il Pulës, un vino ancora sottovalutato ma che vanta un ottimo bouquet e un retrogusto persistente, che richiama il profumo del ginestro.

Al giorno d’oggi il grandi aziende conosciute del Paese che producono vino sono più di 30, anche se, nei prossimi anni, si stima una crescita del settore. Cantine che, in alcuni casi, hanno iniziato a farsi conoscere anche a livello internazionale, partecipando a concorsi e a fiere di settore.

Possiamo perciò affermare che in Albania, grazie a diverse politiche di sostegno della Comunità europea e all’intraprendenza di una trentina di produttori, il settore vinicolo è in espansione e che la superficie di terra destinata alla vite sta aumentando. Dai vitigni internazionali a quelli autoctoni, infatti, comincia ad esserci l’imbarazzo della scelta.

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Castello di Avio, tra i più antichi e originali del Trentino

È uno dei castelli più noti del Trentino, arroccato su uno sperone di roccia alle pendici del Monte Vignola, tra i vigneti di Sabbionara d’Avio, e domina la bassa Vallagarina da oltre dieci secoli.

Si tratta del suggestivo Castello di Avio, un complesso grandioso che cattura lo sguardo già da lontano grazie all’imponente mastio del XI secolo, al palazzo baronale, alle poderose cinque torri e alle maestose mura merlate duecentesche che, oggi, abbracciano un rigoglioso giardino di cipressi e viti.

Un gioiello storico e architettonico che impreziosisce il territorio, tra i manieri più antichi e caratteristici del Trentino, appartenuto quasi senza sosta alla nobile famiglia dei Castelbarco che, durante il Medioevo, lo trasformò da fortezza difensiva in raccolta e vivace corte feudale, meta di intellettuali e artisti.

La storia del Castello di Avio

Risalgono al 1053 i primi documenti storici che citano una fortezza edificata dove ora svetta il Castello, denominata “Castellum Avia”.

Durante il XII secolo, primi proprietari furono i feudatari di Castelbarco che lo rimasero fino al 1411 quando lo cedettero, per testamento, alla Repubblica di Venezia: i Veneziani ne consolidarono le strutture difensive e costruirono una facciata impreziosita dagli stemmi dei loro Dogi e una cappella intitolata a San Michele.

Nel 1509, le truppe imperiali di Massimiliano I e il principato vescovile conquistarono l’intera Vallagarina: dal 1533, il maniero (con il territorio circostante dei “Quattro Vicariati”) passò al nuovo principe vescovo Cristoforo Madruzzo la cui casata ebbe il controllo della zona fino al 1654, momento in cui subentrarono nuovamente i Castelbarco.

I secoli successivi si presentarono difficili: il Castello fu incendiato nel 1703 dalle truppe francesi guidate da Vendôme e subì continue spogliazioni che ne causarono la trasformazione in area agricola.

I lavori di consolidamento e ristrutturazione vennero avviati nel 1937 ma decisiva per il suo totale recupero fu la cessione da parte di Emanuela Rezzonico di Pindemonte di Castelbarco, nel 1977, al Fondo Ambiente Italiano (FAI) che da allora lo gestisce.

I tesori dell’incantevole maniero

castello di avio

Il primo contatto con il fiabesco Castello di Avio è una piacevole sorpresa: l’impatto scenografico del Castello che domina la valle, magari la sera quando brilla con le torri e le mura illuminate, lascia senza parole per lo stupore.

Ma è soltanto l’inizio: fiore all’occhiello del maniero è il raffinato ciclo di affreschi trecenteschi di scuola veronese che raccontano il Medioevo celebrando l’amor cortese e le arti della guerra.

Al quarto piano del Mastio, infatti, è ubicata la “Camera dell’Amore“, dove i pregevoli affreschi che la decorano narrano le gesta di dame e cavalieri: l’Amore bendato con arco e frecce, un uomo trafitto al cuore da una lancia, e una dama con cagnolino, simbolo di fedeltà.

Presso l’edificio della “Casa delle Guardie“, invece, le pareti conservano, perfettamente intatti, affreschi raffiguranti scene di battaglia.

Altrettanto da non perdere è l’incredibile panorama che si svela dall’altissima cima del Mastio, a perdita d’occhio sulla Vallagarina solcata dall’Adige, un paesaggio da cartolina che rimane tra i ricordi più belli.

Inoltre, durante l’estate, sono numerose le attività organizzate a misura di famiglia per conoscere il Castello di Avio in maniera divertente: spettacoli, laboratori, danze di corte, animazioni e percorsi-gioco.

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L’altra Franciacorta, un territorio inaspettato, tutto da scoprire

Franciacorta è sinonimo di vino. Spesso è per questo motivo che molti visitano questa bellissima zona del Nord Italia, compresa tra il Lago di Garda e il Lago d’Iseo, il cui terroir ha regalato uno dei vini più buoni che esistano al mondo.

Tuttavia, c’è un’altra Franciacorta, meno nota, che confina con la meno turistica – ma non per questo meno interessante – Val Trompia, al di là della Forcella, nel punto in cui termina la Pianura Padana e iniziano le Prealpi, che regala, oltre alle visite alle cantine dove si producono le bollicine e all’ottima gastronomia, altre esperienze decisamente inaspettate.

Al limitare di questo rinomato territorio ci sono luoghi incantevoli, ricchi di storia e di tradizioni che meritano di essere scoperti. Al centro delle colline di questa Franciacorta di confine c’è la cittadina di Gussago.

Gussago, porta d’accesso alla Franciacorta

Icona indiscussa di Gussago è La Santissima, che domina la città dall’alto, un ex complesso domenicano risalente al XV secolo sul colle Barbisone, dall’aspetto monumentale e imponente. Un luogo suggestivo, da raggiungere a piedi con una facile passeggiata, magari all’ora del tramonto, per godere di una vista panoramica sui vigneti. Da qui si può ammirare la pianura da un lato e il Monte Guglielmo e il Monte Rosa dall’altro.

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Fonte: @SiViaggia

Il complesso della Santissima a Gussago (BS)

Questo santuario fu costruito dalla popolazione, al di fuori delle cariche monastiche e senza nessun mandato da parte della Chiesa. Per questo motivo, tutt’oggi, la chiesa è considerata puro appannaggio della gente comune, di coloro che si ritengono umili peccatori e fedeli, di chi vuole andare a pregare senza dover entrare nel circuito della chiesa ufficiale. Tradizione vuole che si vada alla Santissima a pregare per ottenere piccoli aiuti per la vita di ogni giorno.

Il convento è uno dei numerosi edifici monastici che esistono nella Franciacorta, luogo di passaggio di viandanti e pellegrini. I Domenicani, infatti, avevano grossi possedimenti e attuarono opere di dissodamento e di bonifica del territorio per poi dedicarsi alla coltivazione. La stessa coltivazione della vite risale a epoche remote, ne sono una testimonianza i rinvenimenti di vinaccioli di età preistorica e il materiale archeologico rinvenuto su tutto il territorio.

L’edificio è in fase di restauro, per visitare l’interno è necessario affidarsi a una guida, che possiede anche le chiavi per accedere alla cappella ancora decorata con affreschi del XV-XVI secolo.

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Fonte: Ufficio stampa

Le colline della Franciacorta e La Santissima di Gussago

I religiosi che si era trasferiti alla Santissima combattevano anche l’eresia e proprio qui fu giustiziata una strega. Ma ci sono altre storie inquietanti girano intorno a queto luogo. Una leggenda vuole che qui vivesse un drago, ma forse serviva solo per tenere lontani i pagani. Un’altra, molto più credibile, invece, sostiene che sul colle cresceva un’erba miracolosa.

Fin dal medioevo, l’ex complesso domenicano della Santissima caratterizza il paesaggio di questo estremo lembo di Franciacorta. Luogo di devozione ed elevazione dello spirito, nell’Ottocento la Santissima è stata anche un importante cenacolo di cultura, ospitando artisti come il pittore Angelo Inganni.

Le ville di delizia

La cittadina di Gussago vanta anche interessanti palazzi privati e ancora abitati che possono essere visitati, dietro richiesta. Tra i più belli c’è Villa Averoldi Togni, un edificio del 1200 circondato da tre ettari di parco dove, alla fine del ‘700, sono stati creati uno splendido giardino all’inglese, abbellito da statue neoclassiche, uno alla francese, con fontane e trompe-l’oeil, che ricorda una piccola Versailles, e un grande uliveto.

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Fonte: @SiViaggia

Lo splendido giardino all’inglese di Villa Averoldi Togni a Gussago (BS)

Un’oasi davvero inaspettata nella frazione di Piazza, racchiusa entro le mura del palazzo che viene aperto al pubblico in occasione di eventi speciali, come le “Domeniche per ville, palazzi e castelli” organizzate dal Gruppo dimore storiche Bergamo (le prossime date sono il 18 e il 25 settembre) o di concerti di musica antica.

Merita una visita anche Palazzo Grasso Caprioli, una villa del XVI secolo con un bellissimo giardino di rose e magnolie, che vanta una collezione privata di opere d’arte contemporanea, lascito di artisti di tutto il mondo che vengono regolarmente ospitati nella residenza dove sono liberi di esprimere tutto il loro estro e talento.

La villa è oggi un centro artistico a 360 gradi, dove vengono privilegiate la danza e le discipline orientali, dallo yoga alla meditazione, con corsi, workshop ed eventi, tra cui concerti e festival di danza contemporanea.

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Fonte: @SiViaggia

La villa e il giardino artistico di Palazzo Grasso Caprioli a Gussago (BS)

L’enogastronomia

A Gussago esiste una vera e propria cultura di uno dei piatti tipici del bresciano: lo spiedo. In quasi tutte le trattorie e i ristoranti della zona è possibile assaggiare il vero spiedo bresciano, che ha ottenuto anche la Denominazione comunale di origine. Ogni anno, a settembre, nella centralissima piazza Vittorio Veneto si svolge il Gran Galà dello Spiedo (quest’anno è in programma giovedì 8 settembre) al quale partecipa tutta la popolazione e moltissimi turisti. Non è una sagra, bensì una cena elegante a lume di candela che vuole celebrare il piatto principe della cucina gussaghese e che ha reso Gussago la Capitale Italiana dello spiedo. Lo spiedo naturalmente è accompagnato dalle bollicine del territorio.

Il Gran Galà è solo l’inizio di una stagione all’insegna della gastronomia. Dal 22 settembre e fino all’8 dicembre si svolge Lo Spiedo Scoppiettando, una rassegna enogastronomica che, ogni giovedì, porterà i profumi e i sapori autunnali del territorio in tavola attraverso uno speciale menu a base di spiedo e di ingredienti locali in molti ristoranti di Gussago.

Ma non dimentichiamo che ci troviamo nel territorio della Franciacorta e le bollicine, qui, sono un must have. Diverse cantine, come Le Cantorie, propongono wine tour e degustazioni dei vini del territorio – Franciacorta Docg Saten, Rosé, Pas Dosè Riserva, ma anche rossi, come il Cellatica superiore Doc e il Sebino riserva – accompagnati da prodotti e salumi tipici. Questa cantina, in particolare, immersa tra i vigneti, ha un giardino panoramico che, dall’alto della collina di Casaglio, offre una vista spettacolare sul paesaggio collinare della Franciacorta e sui vigneti terrazzati.

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Fonte: @Le Cantorie

La cantina Le Cantorie nella Franciacorta

Da non perdere anche una visita alle distillerie locali, come le pluripremiate Distillerie Peroni Maddalena dove, da più di quarant’anni, si produce un’eccellente grappa – ma anche liquori, vermouth, gin, acquavite di birra e ben 15 riserve – che, insieme allo Spiedo di Gussago, sono i due prodotti De.Co. (Denominazione Comunale) del Comune di Gussago.

Per chi è della zona questa Franciacorta di confine è un’ottima idea per una gita fuoriporta, ma per chi viene da lontano non mancano spunti per un weekend all’insegna di storia, cultura, attività all’aria aperta e tanta ottima enogastronomia.

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Sui palazzi di Firenze esistono delle piccole fessure che profumano di vino

Esiste una città italiana che non smette mai di incantare, che stupisce e meraviglia ogni volta, proprio come se fosse la prima. Lei è Firenze, il capoluogo della Toscana, la città d’arte per antonomasia nonché la culla del Rinascimento.

Dal Duomo celebre, maestoso e iconico con quella cupola progettata dal Brunelleschi e il campanile di Giotto, passando per la Galleria dell’Accademia dove è conservata la scultura del David di Michelangelo e per la Galleria degli Uffizi dove sono esposti i capolavori di Botticelli e di Leonardo da Vinci.

Firenze è una vera meraviglia, e lo è anche per quegli scorci meravigliosi che si perdono sul fiume Arno, quelli da ammirare dai ponti conosciuti in tutto il mondo, tra i quali il Ponte Vecchio, e per quel centro storico brulicante di vita, storie e persone. E per quelle fessure che si aprono improvvisamente sulle facciate dei palazzi nobiliari e che profumano di vino.

Le buchette del vino

Appaiono davanti allo sguardo curioso dei passanti quelle fessure che sembrano finestrelle o porticine. Succede improvvisamente, durante una semplice passeggiata tra le strade di Firenze. E quando ne vedete una, fermatevi pure, e preparatevi a un’esperienza incredibile che affonda la sua storia in tempi lontani.

Quelle che avete davanti sono le celebri buchette del vino e, come il nome stesso suggerisce, si tratta di aperture tramite le quali viene venduto il vino ai passanti. Belle, quanto affascinanti e suggestive, queste fessure decorano e impreziosiscono in maniera unica i palazzi del centro storico da secoli.

Per scoprire le loro origini dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e spostarci in una Firenze inedita e seducente, quella del XVII secolo. È durante questo periodo che, le famiglie nobiliari che avevano investito nella produzione del vino, iniziarono a diffondere l’usanza di vendere i loro prodotti direttamente dalle loro case e dai loro palazzi, senza intermediazione.

Per facilitare la compravendita, vennero create queste buchette che solitamente erano collegate alla cantina. Attraverso queste avveniva la vendita al dettaglio di bottiglie di vino in strada garantendo una totale discrezione dell’atto.

Le buchette del vino, visibili ancora oggi in città, hanno la forma di finestrelle, con tanto di arco decorato e porticina in legno. Alcune di queste sono ancora attive e visibili in tutto il loro antico splendore, come quelle di via del Giglio e in via del Sole. Altre sono state murate e si sono trasformate nella preziosa testimonianza della storia che appartiene alla città.

Buchette del vino, Firenze

Fonte: Getty Images

Buchette del vino, Firenze

Sorseggiare il vino a Firenze, in una buchetta

Alcune delle buchette del vino della città di Firenze sono ancora attive e hanno un fascino indescrivibile. Durante l’emergenza sanitaria, molte di queste sono state ripristinate per servire bevande e drink in totale sicurezza.

Ancora in funzione o murate, le buchette del vino sono tantissime: la città, infatti, ne ospita circa 180. L’invito è quello di organizzare una vera e propria caccia al tesoro nel cuore del capoluogo della Toscana.

Se è vero che non esiste una catalogazione ufficiale di questi piccoli gioielli architettonici, è vero anche che grazie al lavoro dell’Associazione Buchette del Vino, che ha come obiettivo quello di valorizzare e preservare questo patrimonio, possiamo orientarci tra i quartieri e le strade della città per scoprirle, fotografarle e sorseggiare del vino.

Tra le più famose troviamo quella incastonata in un’antica facciata di via del Giglio e quella di palazzo Antinori in via del Trebbio. E poi ancora è possibile trovarle in via delle Belle Donne, sulla facciata del Palazzo Viviani, in via dell’Oriuolo e in via Borgo Pinti.

Buchette del vino, Firenze

Fonte: Getty Images

Buchette del vino, Firenze
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C’è un vitigno all’ombra del Colosseo ed è spettacolare

I motivi per organizzare un viaggio nella capitale d’Italia, in ogni momento dell’anno, sono così tanti che non si possono elencare. Del resto tra i 7 colli si snodano tutta una serie di meraviglie antiche e moderne che raccontano la storia di Roma e dell’Italia intera.

Antiche rovine, capolavori rinascimentali, arte classica e moderna, e poi ancora paesaggi urbani che lasciano senza fiato e scorci meravigliosi che hanno incantato e ispirato registi, musicisti e artisti provenienti da ogni parte del mondo.

Eppure, come se tutto questo non bastasse, c’è un altro motivo per raggiungere Roma adesso, si tratta di un piccolo vigneto che è nato nel cuore della città eterna, proprio lì, all’ombra del Colosseo.

Il vitigno sul Colle Palatino

Ci troviamo nel cuore della Roma Imperiale, quella dominata dal Colosseo e attraversata dalla magica e suggestiva via dei Fori Imperiali. In quella scenografia da cartolina che rappresenta la capitale d’Italia nel mondo, la stessa che attira milioni di viaggiatori provenienti da ogni dove.

È questo il primo luogo che si desidera raggiungere quando si mette piede a Roma, è questo il posto dove si lascia il cuore. Tutto intorno, invece, si snoda il Colle Palatino, quel luogo che, secondo la leggenda, ha visto la nascita della città eterna. Lo stesso luogo che racconta di Remo e di Romolo, del primo re della città e della sua storia.

Ed è qui, tra i resti delle dimore patrizie e dei palazzi reali, tra le chiese straordinarie e quei muri che sembrano custodire storie antiche e mai dimenticate, che è stato realizzato un piccolo vigneto per continuare quel dialogo tra antichità e modernità, tra passato e futuro, tra storia e agricoltura.

C’era una volta l’uva pantastica

La storia d’amore tra la vite e Roma è tanto antica quanto indissolubile. Già Plinio il Vecchio aveva parlato di uva pantastica per far riferimento ai prodotti del vitigno in epoca romana, gli stessi che adesso vengono coltivati nell’area del Parco Archeologico del Colosseo e in molte altre zone di Roma.

Conosciuta anche come uva pane, perché consumata dai contadini in abbinamento con il pane, questa uva è considerata la materia prima per fare quello che è considerato il vero vino romano, oggi come ieri.

Grazie alla collaborazione tra il Parco e l’azienda vitivinicola Cincinnato, e alla conseguente nascita del vitigno al Palatino, sarà possibile valorizzare, preservare e portare avanti quel legame culturale tra la tradizione agricola che affonda le radici nella storia dell’antica civiltà romana e il territorio stesso. Così passato, presente e futuro si fondono nel cuore di Roma dando vita a quella che potrebbe diventare una delle esperienze di eno-archeologia più belle del nostro Paese.

Le barbatelle della varietà Bellone, che Plinio il Vecchio chiamava uva pantastica sono state già piantante in un piccolo appezzamento di terra della Vigna Barberini, appartenuta all’omonima famiglia e situata nell’angolo orientale del Colle Palatino, nel prato verdeggiante della terrazza capitolina che offre uno dei panorami più belli e suggestivi dell’intera città. E ora, proprio lì, un pezzo di storia dell’antica Roma tornerà a vivere.

Vigneto Vigna Barberini

Vigneto Vigna Barberini

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Puoi visitare queste botti di vino e poi dormirci dentro

I viaggi più belli, quelli che ci permettono di costruire nuovi e indelebili ricordi, passano inevitabilmente per le esperienze emozionali e suggestive, quelle che passano attraverso la stimolazione dei sensi, i sapori di un territorio, i profumi di un luogo e la sua cultura più autentica.

Ne sono un esempio i tour enogastronomici che compiamo nelle regioni a noi vicine, o quelli per i quali siamo disposti ad andare dall’altra parte del mondo. Ma c’è un’esperienza che, più di tutte, ci ha letteralmente conquistati perché unisce la sete di esplorazione con la possibilità di dormire all’interno di alloggi straordinari.

Per viverla dobbiamo recarci in Portogallo, un Paese che con le sue meraviglie continua a stupirci viaggio dopo viaggio. È qui, infatti, tra i vigneti di una delle regioni vinicole più famose del mondo intero, che è possibile visitare enormi botti di vino, fare degustazioni e poi dormirci dentro.

Dormire in una botte

Dormire in una botte di vino, Portogallo

Dormire in una botte di vino in Portogallo

Per iniziare questa esperienza che avvolge e travolge i sensi dobbiamo recarci a Lamego, un importante centro vinicolo incastonato tra le suggestive colline della Beira Alta nella valle del Douro. È qui che esiste un vigneto noto per i suoi eccellenti vini che ogni anno attira numerosi visitatori provenienti da ogni parte del Paese.

Ma qui, tra gli infiniti vigneti dell’azienda Quinta da Pacheca che si perdono a vista d’occhio, l’esperienza va oltre alle passeggiate nella vigna e le degustazioni. Arrivando a Lamego, infatti, noterete delle enormi botti di vino in mezzo alla natura: sono quelli gli alloggi della vostra prossima avventura.

Nei suoi vitigni, che sono i più antichi di tutto il Portogallo con ben 300 anni di storia alle spalle, Quinta da Pacheca ha creato il Wine House Hotel. Dieci suite a forma di botte che prendono il nome dall’uva che qui viene coltivata. Immersi nella natura, con vista sul fiume Douro, questi alloggi speciali sono destinati a far vivere, agli ospiti, una delle esperienze più magiche di sempre. Pronti a partire?

Dormire in una botte

I vigneti di Quinta da Pacheca

Una suite che profuma di vino in mezzo alla natura

Romantico, fiabesco e sognante: è questo il panorama che si gode da Quinta da Pacheca mentre si osservano i vigneti che si perdono all’orizzonte. Uno sguardo, questo, che può essere l’ultimo, prima di andare a dormire e il primo del risveglio, se si sceglie di dormire proprio in una botte di vino immersa nella natura.

Queste suite a forma di Wine Barrels rispondono alle esigenze dei viaggiatori alla ricerca di alloggi unici e straordinari, meglio ancora se a contatto con la natura. Una vacanza rurale che però garantisce agli ospiti tutti i comfort degli hotel di lusso.

Le botti, costruite rigorosamente in legno, misurano circa 30 metri quadrati e sono caratterizzate da una grande letto rotondo e un bagno privato. Non mancano, ovviamente, una grande finestra che affaccia direttamente sulle vigne più antiche del Paese e un lucernario sul soffitto, per ammirare le stelle del cielo del Portogallo.

Le botti di vino in mezzo alla natura si trovano a Lamego, ad appena qualche chilometro dal centro cittadino. Motivo per il quale si configurano come un ottimo punto di partenza per esplorare i dintorni e vivere avventure straordinarie.

Dormire in una botte

Wine Barrels, gli interni delle suite