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Nel Salento è stata fatta una scoperta sensazionale

Potrebbe essere nel nostro Salento l’approdo di Enea. Sulle rive del Mare Adriatico sta venendo alla luce un vero tesoro. Secondo il team di archeologi, capitanato dal professor Francesco D’Andria che sta effettuando gli scavi, ci sarebbero molti punti in comune con quando descritto da Virgilio nell’”Eneide”: “Un porto dominato da un alto promontorio con un maestoso tempio sulla sommità consacrato alla dea Minerva”. E questo punto, forse, è stato individuato.

Siamo a Castro Marina, in provincia di Lecce, una zona già nota per la sua conformazione naturale unica, fatta di tante grotte naturali, tra cui la celebre grotta Zinzulusa (quella nominata da Checco Zalone nel video di “La vacinada” con Helen Mirren).

Da oltre vent’anni si scava in questa zona dopo il ritrovamento di un santuario, con altare e una grande statua dedicata a Minerva. Secondo le rilevazioni geofisiche fatte dagli esperti del CNR, sotto un terreno privato ampio all’incirca 300 metri quadrati si celerebbe una grande piattaforma di blocchi e proprio lì potrebbero essere rimaste nascoste per secoli le vestigia di un grande tempio di Atena.

Ma non è tutto. Sarebbe già stata individuata anche un’altra statua “colossale” oltre a quella preromana di Minerva, alta tre metri. I frammenti dicono che potrebbe trattarsi di una divinità che indossa un elmo frigio e quindi di origine troiana. Si rafforzerebbe, dunque, la teoria secondo la quale Castro sia il luogo dell’approdo di Enea, così come narrato da Virgilio. E sarebbe quindi in Italia. E non ci sarebbe da stupirsi.

Castro, un luogo antichissimo

Del resto, questa zona salentina era abitata fin dall’età del Bronzo. Durante alcuni lavori stradali sono state rinvenute alcune antiche sepolture che dimostrano che la vita, qui, si svolgeva normalmente sin dall’antichità.

Essendo una città con affaccio sul mare, sia in epoca ellenistica – quando si chiamava Athenaion e vi si estraeva la pietra per costruire acropoli e monumenti – sia in epoca romana (Castrum Minervae ovvero “accampamento” o “castello”) quando si iniziò a costruire il porto – sia in quella medievale, quando divenne un importante centro di comunicazione poiché si trova all’ingresso dell’Adriatico, ha avuto sempre una valenza storica molto importante.

Basta soffermarsi sulla sua posizione geografica per comprendere quanto la sua vicinanza con l’isola greca di Corfù, che nelle giornate limpide è visibile a occhio nudo, fosse ridotta. Vicina alla Grecia e con tutte le caratteristiche descritte da Virgilio (porto + alto promontorio + maestoso tempio sulla sommità + dea Minerva) Castro corrisponderebbe alla perfezione al famoso approdo di Enea quello della guerra di Troia e che, secondo Virgilio, fuggì e, dopo lunghe peregrinazioni, approdò sulle sponde di una terra che finora si credeva fosse il Lazio. Invece sarebbe la Puglia. E ciò cambierebbe radicalmente tutta la storia e ciò che abbiamo creduto finora.

Cosa vedere a Castro

La città di Castro, lungo la costa orientale della penisola salentina, oggi conta poco più di 2mila abitanti. Il Comune è formato dall’abitato principale, di origine medievale, collocato su un promontorio a 98 metri sul livello del mare, e dalla parte bassa, quella di Castro Marina, costruita attorno al porto.

Lo sviluppo di Castro come città turistica è iniziato negli Anni ’20 del Novecento quando sorsero i primi alberghi, pensioni e anche una sala da ballo. Fu poi durante il regime fascista che vennero tracciate le strade litoranee e inaugurato un nuovo porto, con piazze e giardini e belle abitazioni per le famiglie benestanti dell’epoca mentre, a partire dagli Anni ’60, con il maggiore benessere sociale si è assistito a un boom edilizio e allo sviluppo del turismo che, ancora oggi, è la prima fonte economica per Castro.

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Il porto di Castro Marina in Puglia

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Europa Notizie Regno Unito Viaggi

Viaggi nel Regno Unito, il calendario della revoca delle restrizioni

Possiamo definirlo come “il Paese più aperto d’Europa“. Parliamo del Regno Unito, che di giorno in giorno va verso la totale eliminazione delle limitazioni Covid e la ripresa di una vita normale. Il tutto, grazie principalmente al record in Europa per dose booster: oltre il 60% degli over 12 e oltre il 90%” degli ultrasessantenni. Scopriamo insieme il calendario della revoca delle restrizioni in Regno Unito.

Le regole di viaggio in vigore attualmente nel Regno Unito

Il premier Boris Johnson aveva annunciato l’abolizione di diverse restrizioni a partire dal 26 gennaio, grazie ai dati incoraggianti sul calo dei contagi registrati nel territorio. Tuttavia, il Paese ha deciso di anticipare, e le norme, semplificate, sono già in vigore attualmente. Prevedono lo stop al Green Pass locale, la non necessità di indossare la mascherina in diversi luoghi pubblici, e l’abolizione dell’obbligo di mostrare l’esito negativo di un tampone pre-partenza per i viaggiatori vaccinati diretti nel Regno Unito.

Tuttavia, per quanto riguarda gli arrivi dall’estero è ancora obbligatorio prenotare un tampone molecolare, o un rapido o un LFT, da svolgere nel Regno Unito entro il 2° giorno dopo l’arrivo (il cosiddetto “day 2 test“) da una lista di centri medici autorizzati. Fondamentale, inoltre, compilare un passenger locator form (indicandovi gli estremi della prenotazione del tampone “day 2 test” e dichiarando di non aver transitato in un Paese ad alto rischio – qui la lista – nei 10 giorni precedenti l’arrivo nel Paese), e di aver completato un ciclo di vaccinazione contro il Coronavirus. È obbligatorio, inoltre, viaggiare con un’attestazione vaccinale (il nostro Super Green Pass, per intenderci) da esibire, su richiesta, alla frontiera.

Diverse le regole per i viaggiatori non vaccinati o che abbiano transitato in Paesi individuati come ad alto rischio nei 10 giorni precedenti l’arrivo nel Regno Unito. In entrambi i casi, il governo britannico richiede di presentare il risultato negativo di un tampone Covid-19 effettuato nei tre giorni precedenti il giorno della partenza; compilare il formulario online “travel locator form” nei due giorni antecedenti il viaggio; osservare un isolamento cautelare di durata ordinaria di 10 giorni (con modalità specifiche a seconda dei Paesi visitati prima dell’arrivo nel Regno Unito), e sottoporsi a tamponi di controllo in occasione del 2° e dell’8° giorno dopo l’arrivo nel Paese.

Le regole a partire dall’11 febbraio

Ma a partire dall’11 febbraio il Regno Unito “ammorbidirà” ancora di più le sue regole di viaggio. Da quel giorno, infatti, non ci sarà più alcun più obbligo di test anti-Covid per chi si dirige verso il Paese, ma a patto che tale turista sia pienamente vaccinato.

Ad annunciarlo in Parlamento è stato il ministro dei Trasporti britannico, Grant Shapps, dopo le anticipazioni date dal premier Boris Johnson. Una decisone importantissima e che accelera ancora di più il cammino verso la revoca delle misure restrittive da parte del governo Tory sullo sfondo di una curva di contagi e ricoveri in ospedale in calo da un paio di settimane, dopo l’ondata causata dalla temuta variante Omicron.

Un cambiamento particolarmente atteso dall’industria del turismo e dalle compagnie aeree, dopo molti mesi segnati dal vincolo del tampone negativo. Il Regno Unito, che aveva già alleggerito la prescrizione a inizio anno con l’abolizione del doppio test molecolare imposto ai viaggiatori e la sua sostituzione con un semplice test antigenico entro il secondo giorno dopo l’arrivo, dall’11 febbraio cancellerà anche quest’ultimo. Rimarrebbe solo in vigore la necessità di compilare il formulario digitale (che trovate sopra) introdotto fin dall’inizio della pandemia per verificare dati e status dei passeggeri rispetto all’infezione.

Invariate, invece, dovrebbero rimanere le regole di viaggio per i turisti non vaccinati, mentre da marzo potrebbe essere sospeso l’auto-isolamento per i positivi al Covid. “Tratteremo il Coronavirus come un’influenza“, ha dichiarato Johnson.

Tutti i documenti che servono per viaggiare nel Regno Unito

Non solo regole relative al contenimento del Covid-19. Dall’1 ottobre 2021, infatti, per entrare nel Regno Unito dall’Italia per turismo è necessario l’utilizzo di un valido passaporto. Una misura entrata in vigore con l’avvento della Brexit a gennaio 2021, giorno in cui il Paese è uscito formalmente dall’Unione europea.

Esistono ovviamente delle eccezioni, come per esempio per chi ha ottenuto la residenza nel Regno Unito, e in pochi altri casi particolari. Passaporto necessario anche per i bambini e i ragazzi che andranno sull’isola in vacanza studio. Per permanenze fino a un massimo di 6 mesi non è obbligatorio avere anche il visto, almeno probabilmente fino al 2025.

Infine, è bene anche sapere che nel Regno Unito non ha più validità la tessera sanitaria. Per questo il governo britannico, prima della partenza, consiglia di acquistare polizze d’assicurazione di viaggio che includano anche emergenze mediche. Si può invece continuare a usare la patente di guida, purché si dimostri di essere assicurati.

Cosa fare al rientro in Italia

Fermo restando che per rientrare in Italia dal Regno Unito è obbligatoria l’esibizione del passaporto, fino al 31 gennaio 2022 è necessario seguire anche le seguenti regole:

  • compilare il Passenger Locator Form – Modulo di localizzazione digitale – prima dell’ingresso nel territorio nazionale;
  • sottoporsi a tampone molecolare effettuato nelle 48 ore prima del viaggio di ritorno in Italia e il cui risultato sia negativo, oppure condurre un test antigenico nelle 24 ore precedenti l’ingresso nel territorio nazionale, da presentare contestualmente al vettore all’atto dell’imbarco e a chiunque sia deputato a effettuare i controlli;
  • presentare la Certificazione verde COVID-19, o certificato equivalente, che attesti il completamento del ciclo vaccinale.

Diverse, invece, le regole d’ingresso in Italia per quanto riguarda i non vaccinati. In questi casi, infatti, oltre al tampone pre-partenza è obbligatorio un isolamento fiduciario di 5 giorni, la compilazione del Passenger Locator Form, il raggiungimento della propria destinazione finale in Italia solo con mezzo privato, e sottoporsi al termine dell’isolamento fiduciario di 5 giorni a un ulteriore tampone molecolare o antigenico.

È bene sottolineare, infine, che la scadenza della normativa attualmente in vigore è prevista per il 31 gennaio di quest’anno. Questo vuol dire che, molto probabilmente, le regole di ingresso in Italia cambieranno molto presto e, in base alla indiscrezioni, verranno notevolmente alleggerite (per un approfondimento potete cliccare qui).

Per questo motivo, vi invitiamo a continuare a seguire i nostri aggiornamenti quotidiani in tema viaggi, ma anche a verificare eventuali cambiamenti nei siti istituzionali del Regno Unito e nella pagina dedicata al Paese nel sito del Ministero degli Affari Esteri ViaggiareSicuri.

regno unito regole viaggio

Una veduta del Lake District

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Europa Interviste Irlanda Viaggi

Perché per gli italiani è arrivato il momento di tornare in Irlanda

Gli italiani adorano l’Irlanda e, con l’apertura delle frontiere al turismo, finalmente quest’anno potranno tornarci. “L’innata ospitalità irlandese, che abbiamo in comune con gli italiani, è un fattore importante”, ci ha spiegato Marcella Ercolini, nuovo direttore per l’Italia di Turismo Irlandese. “Le persone si sentono accolte e rese partecipi di ciò che succede e di quello che rende l’Irlanda ciò che è”.

E l’Irlanda, un’isola grande circa un quinto dell’Italia, è un piccolo concentrato di bellezze storiche e naturali, di luoghi e cultura unici, di feste e di gastronomia autentiche. Ci siamo fatti raccontare cosa c’è di nuovo e inedito da fare e da vedere e perché il 2022 è l’anno giusto per tornarci.

L’Irlanda non è più solo l’isola delle pecore e dei prati verdi: com’è cambiato il turismo negli ultimi anni?

“Premesso che le pecore sono il nostro orgoglio nazionale: pascoli liberi, sostenibili, animali socievoli e simpatici, è interessante osservare come il panorama turistico si sia davvero diversificato valorizzando la combinazione unica che l’Irlanda permette di vivere tra le esperienze legate alla natura e quelle legate alla cultura, intensa in senso lato, come patrimonio storico, artistico, folklorico e umano.

Tutti gli attori del nostro turismo hanno lavorato moltissimo seguendo questi due filoni e oggi la varietà di attività, eventi, strutture ricettive e food & beverage è davvero straordinaria in tutta l’isola, con moltissime iniziative costantemente in crescita anche in Irlanda del Nord.

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Il paesaggio lungo la Beara Way, nella contea di Cork

Natura, sempre al centro, sì, quindi, ma vissuta in mille modi diversi e soprattutto con attività slow a impatto ambientale minimo. Chi ama pedalare e/o camminare ha a disposizione oltre 3.000 chilometri di percorsi segnalati tra Greenways e itinerari come, per esempio, la Beara Way, nella contea di Cork, spettacolare anello circolare di oltre 200 chilometri. Di grande suggestione anche le Blueways legate ai nostri laghi e fiumi. Si possono percorrere sull’acqua, ma anche seguire a piedi, in bici o, altra attività molto praticata, a cavallo. Il governo ha già stanziato 19 milioni di investimenti in infrastrutture per sport outdoor acquatici, tra cui accessi per disabili, spogliatoi, armadietti per mettere al sicuro abiti e oggetti, ecc. con pratiche sostenibili (“Nearly Zero Energy building Standards”), e la prima tranche di lavori dovrebbe completarsi per l’estate 2022. Di qualche settimana fa l’annuncio dello stanziamento di ulteriori 15 milioni di investimento per lo sviluppo del “soft adventure tourism”, con infrastrutture per hiking, mountaineering, kayaking, swimming e cycling a tutti i livelli.

Natura e cultura insieme si trovano per esempio nelle nostre eccellenze gastronomiche. La varietà dell’offerta sta vivendo un vero e proprio momento magico, soprattutto per il largo uso di prodotti locali, coltivati o ottenuti in armonia con l’ambiente. Il formaggio si sta mettendo in evidenza in tutto il mondo, così come i nostri whiskey, gin e vodka, che vincono competizioni internazionali. Per non parlare della birra: un grande marchio come Guinness usa orzo e acqua “Irish”, di qualità eccelsa, così come le piccole realtà. Sia distillerie che birrifici offrono percorsi di scoperta davvero interessanti, con un’accoglienza calorosa e percorsi di degustazione e di assaggio guidati.

I nostri chef con grande ricerca e creatività hanno conquistato e, in alcuni casi, riconfermato anche quest’anno le tanto ambite stelle Michelin: attualmente, ne abbiamo ben 21 (18 nella Repubblica d’Irlanda e 3 in Irlanda del Nord) in un territorio non particolarmente grande, e 3 sono green, in luoghi anche ad alto tasso paesaggistico, per esempio, come l’Inis Meáin Restaurant & Suites, in una delle isole Aran. La vista dalla sala è a dir poco poetica.

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Una spiaggia sull’isola di Inisheer, alle Aran

Tornando alla cultura in senso stretto, l’offerta museale è davvero varia e adatta a tutti. Tra gli ultimi nati abbiamo il MoLI di Dublino, il museo dedicato alla letteratura, che cito anche perché nel 2022 festeggeremo i 100 anni dalla pubblicazione dell’”Ulisse” di Joyce con moltissimi eventi. Veri e propri musei a cielo aperto sono, poi, i siti Unesco: luoghi forgiati dalla natura come le colonne basaltiche della Giant’s Causeway, in Irlanda del Nord, o dall’uomo, come l’imponente sito archeologico Brú na Bóinne, costruito prima delle piramidi di Giza. Insomma, ce n’è davvero per tutto i gusti.

Nel 2022 avremo anche il 125° anniversario di “Dracula” di Bram Stoker, il 110° dell’affondamento del Titanic, partito da Belfast nel 1912, e a febbraio aprirà i battenti un’attrazione incredibile come i Game of Thrones Studio Tour a Belfast, che mette insieme location originali, oggetti di scena e outfit, con esperienze immersive, negli studi dove è stata girata parte della serie.

Il museo del titanic a Belfast

Il museo del titanic a Belfast

Quando si va in Irlanda poi, bisogna tenere conto che ci sarà un festival da qualche parte, vero patrimonio culturale irlandese, a partire dal festival di San Patrizio o da quello dedicato alla musica tradizionale, il TradFest, a quelli per le celebrazioni di Bloomsday e Halloween. Senza dimenticare le manifestazioni incentrate sul cibo come a Taste of West Cork Food Festival.

Merita un cenno, inoltre, la nostra proposta “upscale” da vivere in location magnifiche come castelli e dimore storiche, associati spesso a campi da golf panoramici e di prestigio mondiale (nel 2027 torna in Irlanda la Ryder Cup, la manifestazione di golf più importante), o templi dell’hôtellerie a 5 stelle quali The Shelbourne a Dublino, da oltre 200 anni luogo di riferimento di tutto ciò che accade in città. E poi, i nuovi scenari architettonici che disegnano bellissimi panorami iper-contemporanei come la riqualificata zona dei vecchi Docks del porto di Dublino, da vivere e visitare assolutamente per vedere un’Irlanda con gli occhi splendidamente aperti sul futuro.

Quindi, possiamo davvero dire che, tra investimenti ed eventi, ci aspetta un 2022 super intenso e pieno di cose belle”.

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Il Museo dell’emigrazione irlandese (Epic) nella zona dei Docks a Dublino

Cosa cambierà in Irlanda a causa della situazione pandemica?

“Come accennato, anche per venire incontro a nuovi stili di vita e comportamenti post pandemia, lavoreremo per valorizzare tutto quello che si può fare all’aria aperta, visto che abbiamo scenari incredibili di terra e di mare, piccoli centri urbani e villaggi che, se equipaggiati, si prestano benissimo ad amare ancora di più lo stare outdoor. Oltre agli investimenti citati per le attività da vivere all’aperto, altri 19 milioni, poi, andranno proprio a migliorare gli spazi outdoor di ristorazione, bar e hotel, che da noi erano prima della pandemia vissuti più al chiuso, anche per motivi climatici.

Abbiamo capito, quindi, come emerge sempre più da studi specifici, che la prevenzione passa anche da ciò che è strutturale e non solo dal comportamento delle persone e ci stiamo attrezzando al meglio. In questo senso andrà, inoltre, la valorizzazione di tutto il territorio, percorso legato anche alla sostenibilità sociale, avviato già prima del Covid-19. Il senso è quello di non concentrare i flussi solo in alcune aree e far sì che i benefici del turismo siano veramente diffusi in tutte le nostre contee: ci sono, non esagero, milioni di cose da scoprire, vivere e apprezzare.

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Il Lough Tay nella Contea di Wicklow in Irlanda

“Soft adventure”, ma anche cose divertenti come osservare i cani da pastore al lavoro in Irlanda del Nord o, sempre, in Irlanda del Nord, vedere da vicino un’azienda agricola di tipo familiare che produce sidro. Per non parlare di aree vicine a Dublino, come le Wicklow Mountains in cui ci sono luoghi incantevoli quali la storica tenuta di Powerscourt con giardini tra i top 10 del mondo o il nostro Far West con aree come la Dingle Peninsula, un lembo di terra fieramente lanciato verso l’Atlantico, ideale per vivere il mare, la gastronomia o la bici: c’è pure il Conor Pass, il più alto d’Irlanda, anche se è alto “solo” 500 metri. Per non parlare dei moltissimi punti senza inquinamento luminoso, strutturati per ammirare il firmamento e vedere l’aurora boreale, o la rete di fari in cui si può anche dormire.

La parola chiave è quindi outdoor, inteso non come lo stare “solo” all’aperto, bensì come una rete strutturata e organizzata di opportunità per vivere la natura, anche selvaggia, da protagonisti”.

Quali forze ha introdotto l’Irlanda per stimolare il ritorno dei turisti?

“Il nostro governo crede nel turismo e nella ripresa e una prova tangibile sono gli investimenti messi in campo per le infrastrutture, le misure a sostegno agli operatori e le strategie di comunicazione su scala internazionale.

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Il castello di Minard nella Penisola di Dingle

Nel 2021 abbiamo attivato diverse campagne e per il prossimo anno stiamo lavorando a nuove iniziative, tra cui un’edizione speciale del Global Greening, in cui per San Patrizio illuminiamo di verde siti e monumenti in tutto il mondo, evento che ha assunto una bellissima valenza di segno di vicinanza tra Paesi diversi e non solo legato all’amicizia nei confronti dell’Irlanda.

Il racconto di quello che siamo e di quello che possiamo condividere con chi ci sceglie per le vacanze è un veicolo di attrazione molto forte, anche perché coinvolge chi ama l’Irlanda e ha voglia di testimoniarlo. Una delle cose belle nel periodo problematico della pandemia è stata proprio la dimostrazione di grande affetto per la destinazione da parte di chi conosce l’Irlanda perché l’ha visitata per turismo. Anche grazie a questo calore, mentre lavoravamo da remoto, con l’impossibilità di accogliere i turisti, ci siamo sentiti meno soli.

Lavoreremo, quindi, su tre fronti: ulteriore diversificazione e valorizzazione delle esperienze in ambiti differenti, potenziamento infrastrutture, comunicazione e promozione attraverso canali diversi che includono anche l’organizzazione di eventi come quelli che abbiamo in programma, in Italia, per la settimana di San Patrizio e gli anniversari legati a Joyce, Dracula e Titanic. Per gli operatori di settore, poi, stiamo stiamo preparando webinar, programmi di formazione e workshop, oltre, naturalmente, alla ripresa di fam trip”.

Ci sono dei luoghi in Irlanda poco conosciuti che consiglia di visitare?

“Una zona che è sicuramente tra le meno note ai flussi turistico sono le “Hidden Heartlands”, il cuore verde e blu d’Irlanda, per la sua natura rigogliosa e i corsi d’acqua navigabili e i laghi, con addirittura passerelle sull’acqua come quella di Drumshanbo, nella contea di Leitrim (la meno popolosa d’Irlanda), dove passa l’omonima Blueway. L’area delle “Hidden Heartlands” si estende da, appunto, Leitrim fino a East Clare e abbraccia anche le contee di Longford, Roscommon, East Galway, nonché parti di Westmeath, Cavan, North Tipperary e Offaly.

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Cloughoughter Castle nell’Hidden Heartlands

Tra le esperienze da provare, ad esempio, ci sono le crociere sul fiume Shannon, che talvolta uniscono degustazioni, come quella che si può fare con il gin, e navigazione. Si possono noleggiare barche sulle quali dormire o fare anche sport attivi come il SUP, la canoa e il kayak (anche notturno).

Per trekker e biker, da percorrere assolutamente è la Beara Breifne Way, che si estende per ben 500 chilometri. Ma il cuore verde non è solo natura è anche cultura e magia con luoghi come l’antico monastero di Clonmacnoise, la cui fondazione risale al VI secolo, e gastronomia di eccellenza in luoghi raffinati come, per fare un esempio, il ristorante Thyme ad Athlone, cittadina davvero piacevole, nonché punto centrale geografico dell’isola, attraversata dal fiume Shannon e, pertanto, da sempre, fortemente strategica. Nasconde anche chicche come quello che sembra essere il bar più antico d’Irlanda, lo Sean’s, sulla riva sinistra del fiume.

Un’altra zona poco frequentata dai viaggiatori italiani, ma di una bellezza che definirei commovente sono le Mourne Mountains, in Irlanda del Nord, nella contea di Down: trekking, mountain bike, rock climbing o semplice contemplazione del paesaggio le attività per cui sono perfette. E, sempre in Irlanda del Nord, per chi desidera vedere una città in grandissimo fermento, da non mancare assolutamente, è Belfast da poco proclamata Music City Unesco e città tra le top 20 sostenibili del mondo. È vero, in assoluto, non è poco conosciuta, ma ci sono moltissime cose che può offrire non ancora scoperte e in continua evoluzione”.

Selciato del gigante

Giant’s Causeway, in Irlanda del Nord

Gli italiani scalpitano per poter tornare in Irlanda: come spiega questo successo?

“L’innata ospitalità irlandese, che abbiamo in comune con gli italiani, è un fattore importante. Davvero, non è un luogo comune. Le persone si sentono accolte e rese partecipi di ciò che succede e di quello che rende l’Irlanda ciò che è: una terra di frontiera, dove la frontiera più estrema è l’oceano, ma al tempo stesso caratterizzata da un ampio e prezioso patrimonio storico, culturale e umano, che crea un mix di grande fascino e un equilibrio unico tra antiche radici e dinamico orientamento verso il futuro.

Questo piace molto ai viaggiatori italiani che sono interessanti a scoprire attivamente ed empaticamente la cultura dei posti che visitano, immergendosi nei modi di vivere local. Gli irlandesi, popolo fiero e orgoglioso, per molte ragioni, storiche, identitarie e geografiche, sentono l’approccio degli italiani e lo amano immediatamente, rendendo ancora più rapido il potere dell’Irlanda di arrivare dritta al cuore”.

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Brent de l’Art, il canyon italiano che sembra un sogno

Il canyon Brent de l’Art è un vero e proprio capolavoro della natura, poco conosciuto e quindi non troppo visitato da turisti e curiosi. Si tratta di un tesoro segreto del Veneto nascosto gelosamente in mezzo ad un bosco della Valbelluna. Un angolo pacifico, dove poter ammirare tanta bellezza e fare una passeggiata mozzafiato.

Cosa sono i Brent de l’Art?

I Brent de l’Art sono una conformazione naturale, che ricorda molto per forme e colori un canyon da film americano. I Brent sono nati da migliaia di anni di erosione da parte dall’acqua, che ha riportato alla luce strati di roccia formatisi milioni di anni fa. Un luogo da sogno che mostra l’imponenza della natura. Ogni visitatore al cospetto di un tale tesoro della natura si sente piccolo e rapito dall’eternità e dalla bellezza delle rocce attraversate dall’acqua.

Canyon da sogno Brent de l'art

Il corso d’acqua che ha scavato e formato i Brent de l’Art

 Come si sono formati?

Il processo di erosione è iniziato migliaia di anni fa. Detriti, sassi e piante travolti dalla piena dei torrenti, una volta entrati nel canyon creano dei mulinelli, sbattono sulle pareti scavando la roccia e poi fluiscono a valle. Un fenomeno naturale quanto straordinario. La particolarità dei Brent de l’Art è il colore delle pareti rocciose che vira al rosso. Il risultato è un’atmosfera surreale, che trasporta la mente nei film d’avventura.

Una gita da sogno

Il luogo perfetto per lanciarsi in un escursione divertente e suggestiva. Ci sono sentieri tracciati che guidano i visitatori in tutta sicurezza. Ovviamente è consigliato munirsi di scarponi da montagna o scarpe da trekking. Se invece preferite gli sport adrenalinici potete optare per la discesa nel torrente e le attività di canyoning o torrentismo, che però si possono svolgere esclusivamente accompagnati dalle Guide Alpine.

canyon brent de l'art

I colori magici di questo Canyon

Inoltre, l’inverno è la stagione perfetta per visitare anse e angoli nascosti. Infatti, nei mesi più freddi sul corso d’acqua si forma uno strato sufficientemente spesso di ghiaccio, che permette d’addentarsi fino nelle anse più lontane dal ponte. Pensate che nelle annate molto fredde (ormai rare) si arrivava ad attraversare il Brent Grande per intero fino alla Marmitta d’uscita. La natura non smette mai di stupire e meravigliare l’uomo. Ogni formazione rocciosa è unica e irripetibile, questo fa sì che le cascate e le stalattiti di ghiaccio assumano colori meravigliosi con sfumature da sogno a seconda dell’esposizione luminosa.

Visitare questo magnifico posto non è un’impresa titanica come sembra. Anzi, si tratta di un percorso tranquillo. Partendo dal centro del paese di Sant’Antonio Tortal si arriverà in poco tempo ai caratteristici canyon. Per i più curiosi, lungo il tragitto ci sono dei pannelli che illustrano geologia, fauna e flora locale. Una passeggiata istruttiva tra boschi e prati di montagna, che vi condurrà dritti ai Brent de l’Art.

il paesaggio brent de l'art

La pareti rocciose di Brent de l’Art

Per gli amanti delle escursioni nella natura e delle passeggiate in montagna, questo è il posto dei sogni. Un angolo di pace, cullato dai rumori della natura, lontani dalla frenesia della città, per ammirare un capolavoro di Madre Natura. 

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Anche l’Italia ha il suo castello incantato: la Rocchetta Mattei

Tutti quanti abbiamo sognato i castelli fiabeschi che ci venivano raccontati nelle storie magiche della nostra infanzia. Grandi rocche, torri alte, arazzi e finiture preziose che rendevano la casa di principi e principesse un luogo incantano in cui perdersi tra i lunghi corridoi ricchi di preziosi dipinti. Non serve fuggire in un libro di fiabe per bambini, per ammirare lo splendore di un vero castello basta guidare fino alla Rocchetta Mattei, nei dintorni di Bologna.

Un piccolo capolavoro architettonico, aperto al pubblico dal 2015, dopo una lunga e importante operazione di recupero dell’edificio. La ristrutturazione è riuscita a ristabilirne il valore artistico e culturale per renderla nuovamente accessibile al pubblico dopo anni di chiusura e abbandono. Finalmente la Rocchetta è tornata a incantare tutti con il suo fascino.

castello fiabe rocchetta mattei

La Rocchetta Mattei al tramonto

Il castello delle fiabe è chiamato “Rocchetta Mattei” in memoria del conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare sulle rovine di una antica costruzione risalente all’XIII secolo, la Rocca di Savignano. La struttura del castello fu modificata più volte dal conte e dai suoi eredi, rendendola così un complesso labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, corridoi e camere private. Al suo interno si può ammirare un mix elegante di stili architettonici diversi: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco al Liberty.

Cesare Mattei nacque a Bologna nel 1809 da famiglia agiata, crebbe a contatto con alcuni dei più importanti e significativi personaggi dell’epoca. La morte della madre nel 1844 e la deludente esperienza politica lo spinsero a cambiare vita. Così decise di ritirarsi nella tenuta di Vigorso per studiare la sua “nuova medicina”. Nel 1850 acquistò i terreni dove sorgevano le rovine del castello medievale e iniziò la costruzione della “Rocchetta”, dirigendone personalmente i lavori. Lì si stabilì definitivamente a partire dal 1859, conducendo una vita da signore medievale con tanto di corte. Negli anni seguenti, decise di impiegare la sua vita nella missione di divulgazione della medicina alternativa che battezzò Elettromeopatia. Il castello divenne così famoso in tutto il mondo.

castello da fiaba rochetta mattei

Alcuni dettagli della Rocchetta Mattei

Situato nei dintorni di Bologna, nel territorio di Grizzana Morandi. In questa splendida zona si possono apprezzare eccellenze di vario genere, dalle le antiche tracce etrusche, ai suggestivi borghi medievali, passando per bellissimi parchi immersi nella natura e i luoghi che ispirarono l’arte contemporanea. Immersa in un paesaggio suggestivo, dai colori caldi e luminosi, spunta il castello delle fiabe. Tra fascino e mistero, natura e storia, sorge la Rocchetta Mattei con il suo stile unico e inconfondibile che incanta e meraviglia.

castello delle fiabe rocchetta mattei

La bellezza della Rocchetta Mattei

I lavori di ristrutturazione hanno permesso di evidenziare e dare lustro ai particolari che rendono la Rocchetta Mattei così unica e preziosa. Curatissima in ogni dettaglio, si possono ammirare motivi geometrici decorare i soffitti, cupole d’orate e tanta rigogliosa vegetazione a circondare la struttura rendendola ancora più affascinante.

Per visitare questo stupendo posto è necessario prenotare il biglietto online sul sito ufficiale. Ideale per una gita fuori porta in giornata, per sentirsi in una fiaba e godere della bellezza nascosta del nostro Paese.

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La Valle dei Cavalieri, tra borghi medievali e antiche strade

Ci sono luoghi a volte quasi sconosciuti, che celano una magia tutta da scoprire: è il caso della Valle dei Cavalieri, un piccolo angolo di paradiso dove sorgono graziosissimi borghi fortificati. Qui la natura è quasi incontaminata, e le colline si fanno via via più ripide per lasciare spazio alle prime vette appenniniche. Scopriamo un paesaggio che ci regala un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

La Valle dei Cavalieri e il suo antico sentiero

La Valle dei Cavalieri si snoda nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, e si colloca nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia. Questo luogo vanta un passato antichissimo, come testimoniano i suoi piccoli borghi medievali e, soprattutto, la celebre Strada delle cento miglia. Se questo itinerario sia esistito davvero (o meglio, se il suo percorso sia veramente quello storicamente descritto) non è ancora chiaro. E forse proprio qui risiede il suo fascino incredibile: a parlare di questa strada è l’Itinerario Antonini, un registro risalente nientemeno che al III secolo.

Secondo questa imponente opera scritta, il percorso fungerebbe da collegamento tra le città di Parma e di Lucca (che in effetti distano proprio cento miglia). Sarebbe nato per permettere alle province parmensi di avere un rapido sbocco verso il mare in caso di necessità. Una prima strada avrebbe probabilmente avuto origine nel periodo romano, tuttavia pare che quella di cui ci è giunta notizia sia stata creata dai Longobardi. A prescindere dalle disconnesse testimonianze storiche sull’esistenza di questo sentiero, è innegabile che la Valle dei Cavalieri vanti un’atmosfera a dir poco magica.

I borghi antichi della Valle dei Cavalieri

Incastonato tra l’Alta Val d’Enza e la Val Cedra, questo territorio ospita numerose casetorri, ovvero piccole fortificazioni militari molto diffuse nel periodo medievale. Un esempio è quello del castello di Castione, conosciuto anche come Torri dei Castiglioni per via delle sue tre strutture principali. Edificato probabilmente nel XV secolo, trascorse vicissitudini alterne passando di mano in mano, sin quando non venne abbandonato e cadde in rovina, sul finire del ‘600. Due secoli dopo venne sottoposto ad un’imponente opera di ristrutturazione, a cui tuttavia fece seguito un nuovo declino. Del complesso non rimangono per l’appunto che i ruderi di tre torri circolari, realizzate in blocchi squadrati di pietra grigia.

Il castello di Castione, seppur ormai completamente in rovina, è forse l’attrazione più suggestiva di Palanzano, uno dei piccoli borghi della Valle dei Cavalieri. Sorto alle pendici del Monte Faggeto, le sue casette sono sparse tra le colline in numerose frazioni (alcune delle quali ormai quasi disabitate). Anche il villaggio di Succiso è stato abbandonato dalla popolazione, in questo caso a seguito di una frana che spinse i residenti a spostarsi verso un nuovo nucleo abitato.

Particolarmente affascinante è invece il centro storico di Montedello, un coacervo di viuzze lastricate dove si affacciano deliziose case costruite con pietra di fiume. Il suo territorio si trova all’interno della riserva naturale del Parco dei Cento Laghi, così chiamata per via di alcuni piccoli bacini d’acqua dolce. Per una full immersion nella natura, non c’è niente di meglio: qui il paesaggio è davvero meraviglioso, ricco di vegetazione rigogliosa e di panorami da mozzare il fiato.

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I misteri dietro Tomar, la città dei Cavalieri Templari

Tomar, in Portogallo, è uno dei luoghi storici più affascinanti del mondo, dove la leggenda dei Templari è ancora viva.

È una graziosa cittadina dell’antico Ribatejo, sulle rive del rio Nabão, con un bel centro storico dominato da un castello-fortezza, quello dei Templari, appunto, un luogo estremamente affascinante, caratterizzato dai tanti stili architettonici e da angoli ancora ricchi di mistero.

Il convento dei Cavalieri Templari

La principale attrazione della città è il Convento de Cristo, una delle più importanti opere rinascimentali del Portogallo. La Charola, l’originaria rotonda romanica con il deambulatorio, è la parte più antica. L’antico oratorio templare, costruito nel XII secolo, così come il castello che, ispirato alle fortificazioni della Terra Santa, era all’epoca la più moderna e avanzata struttura militare del regno, venne trasformato in cappella maggiore quando D. Manuel I ne ordinò la ristrutturazione nel XVI secolo, e fu allora che il monumento acquisì lo splendore architettonico che ancora oggi conserva e che gli è valso un posto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.

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La chiesa templare del convento dell’ordine di Cristo a Tomar, in Portogallo

All’interno, la chiesa, a pianta circolare, permetteva che i Cavalieri seguissero la Messa senza scendere da cavallo. Tra le tante curiosità, spicca la Finestra Manuelina, decorata come se fosse stata ideata da Dio in persona.

Bisogna visitare il convento con molta attenzione, per scoprire alcuni particolari notevoli, come le raffigurazioni del portale rinascimentale, la singolare simbologia della finestra della sala del capitolo, appunto, l’architettura del chiostro principale e le sale legate ai riti dei Templari.

Per capire meglio la storia del convento, bisogna sapere che l’Ordine dei Cavalieri del Tempio si trasformò in Ordine di Cristo, salvaguardando il potere, le conoscenze e le ricchezze che possedeva in Portogallo. Il famoso Infante D. Henrique, la guida dell’epopea delle scoperte, fu uno dei governatori e protettori più importanti dell’ordine.

Visitare la città di Tomar

Dal convento si può scendere a piedi fino al centro storico, in un un reticolo di strade strette, le rive del fiume e il colle coronato dalle mura del convento-fortezza, attraversando il parco della Mata dos Sete Montes. Prendendo la strada, invece, a metà percorso si vede la Ermida de Nossa Senhora da Conceição, una cappella che è un piccolo gioiello rinascimentale, opera del portoghese João de Castilho che lavorò anche nel convento.

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Il Castello dei Cavalieri Templari a Tomar

Il luogo più antico di Tomar ha la forma di una croce, orientata secondo i punti cardinali e a ogni estremità si trova un convento. A Sud, il Convento de São Francisco, con il curioso Museu dos Fósforos (Museo dei fiammiferi), a Nord, l’antico Convento da Anunciada, a Est, nel Museu da Levada, si osservano le macine e i mulini che funzionavano con la corrente del fiume Nabão che attraversa la città. Su una delle sponde del fiume è ubicato il Convento de Santa Iria e, un po’ più lontana, l’Igreja de Santa Maria do Olival, la chiesa che ospita le tombe dei Templari, fra le quali, quella di Gualdim Pais, il primo grande maestro, morto nel 1195. La Praça da República, la piazza con l’Igreja de São João Baptista, la chiesa madre, ne costituisce il centro.

Un luogo si svago e relax

Una volta conclusa la visita culturale di Tomar, si può fare una pausa rilassante nel Parque do Mouchão, un parco dove si trova la Roda do Mouchão, una ruota idraulica fatta di legno. È uno degli emblemi della città e rievoca i tempi in cui i mulini, i frantoi e i campi coltivati lungo il fiume contribuivano alla prosperità di questa importante città portoghese.

Nelle vie centrali si trovano diversi negozi e il caffè più antico, che serve le specialità della pasticceria locale, le “queijadas de amêndoa” (dolci di mandorla) e “queijadas de chila” (dolci di zucca siamese) e le tradizionali “Fatias de Tomar”, tuorli d’uova cotti a bagnomaria con una pentola speciale, inventata da uno stagnaio del posto a metà del secolo scorso.

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Il centro storico di Tomar sul fiume Nabão

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La città scavata nella roccia (che quasi nessuno conosce)

Se pensavate che Matera fosse l’unica città d’Italia scavata nella roccia viva vi sbagliate di grosso. Quella che vi vogliamo raccontare è davvero stata creata all’interno di una montagna un po’ come la famosa Petra in Giordania.

Ci troviamo nell’entroterra della Sicilia, nei pressi del piccolo Comune di Alia, nell’estrema provincia di Palermo. Qui sorgono le grotte della Gurfa, un esempio di architettura rupestre, la testimonianza di una cultura millenaria che pochi conoscono. Non si ha una data precisa di quando questo luogo vide per la prima volta la civiltà, dai rilievi effettuati, però sarebbe antichissima e risalirebbe all’età del bronzo (2500 -1600 a.C.).

Tra storia e leggenda

Per molti secoli era stato considerato un antico deposito agricolo (“gurfa” deriva dall’arabo “ghorfa” che significa “stanza”, “magazzino”. In Tunisia esistono depositi di grano detti “ghorfas”, alcuni divenuti oggi meta turistica. Nella toponomastica siciliana ricorre il nome “gurfi” col significato di “deposito”, “magazzino”), ma le dimensioni monumentali della sua enorme cupola di roccia lasciano pensare alla mano dell’uomo e a un’architettura di più sofisticata progettazione. Secondo alcune ipotesi potrebbe essere stata la tomba del re Minosse, personaggio della mitologia greca.

Le cavità nella roccia

Una cosa è certa: le grotte scavate nella falesia, comunque, non sarebbero naturali. Il complesso rupestre comprende sei cavità su due livelli. le loro dimensioni sarebbero state studiate a tavolino, se così si può dire.

Dapprima c’è un ambiente molto ampio a pianta rettangolare con un soffitto alto circa 5 metri a due spioventi, un tempo nominato “a saracina” (“alla saraceno”), poi ce n’è un altro a forma circolare conuna cupola, alta più di 16 metri, che culmina con un foro centrale. Entrambre queste stanze comunicano autonomamente con l’esterno e sono collegate fra loro tramite un corridoio.

Una scalinata scavata nel costone roccioso conduceva al secondo livello. Oggi della scala di pietra resta ben poco (una volta era un vero e proprio dedalo) e per salire sul livello superiore è necessario arrampicarsi su una scalinata metallica che si trova all’esterno. Qui sono stati scavati altri quattro ambienti, uno a sinistra e tre a destra in successione, di forma pressoché quadrata ma di diverse dimensioni.

Ciascun ambiente ha una grande finestra aperta sulla vallata. Segue un lungo corridoio che sbocca a circa metà dell’altezza dell’ambiente a forma di campana. A quest’ultimo ambiente, qualche anno fa, è stato dato il nome di “thòlos” per la somiglianza con la thòlos micenea detta “Tesoro di Atreo” che si trova nel Peloponneso, in Grecia. E, proprio il confronto con questo luogo ha portato uno studioso a supporre che l’intero complesso architettonico sia stato scavato per accogliere le spoglie del re cretese Minosse.

La tomba del re Minosse?

Secondo la mitologia greca, Minosse trovò la morte durante un attentato in occasione del suo viaggio per inseguire Dedalo, nella città di Camico (un centro della Valle del Platani, ancora oggi non identificato), mentre era ospite del re dei sicani, Kokalos. Gli storici parlano di imponenti cerimonie funebre in suo onore e di una grande sepoltura costruita proprio da Dedalo. Non a caso, la thòlos della Gurfa è la più grande di tutte quelle conosciute nel Mediterraneo.

Ma non è tutto. Alcuni studiosi si sono accorti che, in occasione dell’equinozio di primavera, a mezzogiorno in punto il Sole entra dal piccolo foro che si trova in cima alla cupola nella stanza più grande e colpisce il centro della sala. Di certo nom si tratta di una pura coincidenza, ma l’enigma non è ancora stato svelato.

In ogni caso, bisogna ricordare che, fino alla fine del XX secolo, queste cavità venivano ancora usate dai contadini come magazzini e, forse, anche come abitazioni o stalle, motivo per cui non sono stati trovati reperti sufficienti per una datazione o una spiegazione certa del luogo. Gli unici resti trovati sono quelli di una necropoli che risalirebbe all’età del rame.

Come raggiungere le grotte della Gurfa

Il sito rupestre si raggiunge percorrendo la Strada Statale n.121 che va da Palermo ad Agrigento, uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al chilometro 189, si attraversa l’abitato e si percorre la Strada Provinciale 53 fino alla collina, dove sul fianco della roccia si scorgono le aperture di questo antichissimo insediamento e, anche da lontano, questo costone rossastro e forato sprigiona un certo fascino.

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Le grotte della Gurfa in Sicilia

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La location da sogno della serie Tv “Fantasy Island”

I più giovani non lo ricorderanno, ma chi fosse teenager negli Anni ’70 (ma anche ’80) ricorderà sicuramente la serie televisiva “Fantasilandia”, che raccontava di un’isola dove gli ospiti venivano accolti dalla coppia formata dal Signor Roarke e dal suo assistente nano Tattoo e dove i sogni di tutti coloro che mettevano piede sull’isola diventavano realtà.

Ebbene, a distanza di 50 anni, è arrivato il sequel, “Fantasy Island”. La nuova serie Tv americana è disponibile su Sky e NOW in streaming. Sulla stessa isola paradisiaca, ora, ad accogliere i ricchissimi ospiti è Elena Roarke, la nipote del protagonista di “Fantasilandia” (interpretata dall’attrice Roselyn Sánchez, protagonista di un’altra celebre serie Tv, “Senza traccia”), pronta a esaudire tutti i loro desideri. Anche quelli più strani.

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Taveuni, l’isola delle Fiji dove è stata girata la serie Tv “Fantasy Island”

I suoi fidati assistenti sono Ruby, un’ospite che ha deciso di accettare una seconda possibilità e di restare a vivere sull’isola, e Javier, pilota, meccanico e “tuttofare” del resort. E che resort.

Dove si trova la vera “Fantasy Island”

Se per girare “Fantasilandia” ai tempi erano state scelte le Hawaii, in particolare la costa Na Pali sull’isola di Kauai, nel sequel, l’isola misteriosa e paradisiaca accessibile solo a pochissimi fortunati è ubicata in un punto non ben precisato dell’Oceano Pacifico. Invece, abbiamo scoperto dove sono state girate le puntate. L’isola dove è stata ambientata la serie si chiama Taveuni e si trova niente meno che nella zona settentrionale dell’arcipelago delle Fiji. E non poteva che essere un paradiso in Terra, dove i sogni di chiunque vi si rechi diventano realtà. Anche i nostri, se ci potessimo andare.

Taveuni è chiamata anche “isola giardino”, in quanto il 60% della sua superficie è coperta da foresta pluviale. Molte delle scene della serie, infatti, sono state ambientate proprio nella foresta, che fa parte del Bouma National Heritage Park, una foresta protetta dove vivono diverse specie di uccelli autoctoni. Qui si trovano anche tantissime cascate, tra cui le più famose delle Fiji, le cascate Bouna.

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Cascate nel Bouma National Heritage Park a Taveuni, Fiji

Chi ha la fortuna di venire a Taveuni può godersi dei meravigliosi trekking, come quello che corre lungo la costa, Lavena Coastal Walk, o quelli che si immergono nell’entroterra, come il Veaux Peak e il Vidhwa Rainforest Hike.

Per chi viene fin qui per il suo mare – la maggior parte dei turisti, forse – può godere della splendida Rainbow Reef, una barriera corallina meravigliosa, che regala un coloratissimo ecosistema. Una delle esperienze più incredibili che si possono fare alle isole Fiji.

La mansion dove alloggiano gli ospiti che arrivano sull’isola in realtà non esiste, è stata costruita per esigenze di copione, e ricorda molto il Queen Anne Cottage che si trova all’interno dell’Arboretum and Botanic Garden a Los Angeles.

I più attenti cinefili forse riconosceranno qualche scorcio dell’isola, apparso parecchi anni fa in un altro film, di tutt’altro genere. Era il 1991 quando a Taveuni fu girato “Ritorno alla laguna blu”, con Milla Jovovich, il seguito del più celebre “Laguna blu“, che vide protagonista una giovanissima Brooke Shields e un muscolosissimo Christopher Atkins. Anche in questo caso, per rendere il set un luogo paradisiaco non dovettero fare nulla. Solo premere REC.

Alcune curiosità sull’isola

La montagna più importante di Taveuni è una dorsale vulcanica lunga 16 chilometri, un vulcano la cui ultima eruzione risale al 1550. Il punto più elevato, il monte Uluiqalau (1.241 metri) registra precipitazioni fino a 10mila mm. all’anno, facendo di Taveuni uno dei luoghi più piovosi del mondo.

Inoltre, Taveuni è famosa perché è attraversata dal meridiano dei 180° ovvero dalla linea internazionale del cambio di data.

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I protagonisti della serie Tv Anni ’70 “Fantasilandia”

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Kiss Please: le strade degli innamorati in Italia

Sono tanti i viaggi e le esperienze che tutti gli innamorati possono fare in giro per il mondo. A partire dalla visita di tutte quelle città universalmente riconosciute come romantiche, la cui capolista è Parigi, seguita poi da Verona, Venezia, Praga e Roma, per continuare poi con le avventure di coppia, quelle selvagge e a contatto con la natura primordiale e selvaggia, passando poi per i viaggi panoramici on the road.

E poi ci sono le strade, quelle da percorrere a suon di baci, quelle dove fermarsi e stringere il proprio partner è un obbligo. Quelle che si riconoscono dai Kiss please, i cartelli stradali che celebrano l’amore attraverso l’invito di darsi un bacio davanti al mare, o al lago, sotto il sole o la pioggia.

I luoghi dove baciarsi è un “obbligo” in Italia

Hanno la forma e le sembianze di cartelli stradali, quelli blu e rotondi che impongono un obbligo. Ma la loro indicazione, sicuramente inusuale, è molto più di quello che sembra. Le sagome di due persone che si stringono in un bacio sono eloquenti: davanti a questo cartello ci si deve baciare.

L’invito è chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti: Kiss please. Un suggerimento, più che un obbligo, che è difficile da non cogliere soprattutto se si è in compagnia della propria dolce metà. I cartelli del bacio sono spesso posti su terrazze con vista mare, strade panoramiche e luoghi affascinanti e suggestivi dove, suggellare l’amore con un bacio, sembra quasi un obbligo. E voi ne avete mai visto uno?

Baciarsi a Trentinara

L’iniziativa dei Kiss please si è diffusa velocemente nel nostro Paese, complici le immagini dei cartelli che hanno fatto il giro del web e che hanno trasformato i luoghi che lo ospitano in vere e proprie destinazioni romantiche. Ma dove si trovato i cartelli del bacio?

Uno è stato posto nel meraviglioso territorio del Cilento e più precisamente del suggestivo borgo di Trentinara. Qualche anno fa, infatti, sul magnifico belvedere del paesino è apparso un cartello stradale che non impone divieti o obblighi, ma invita le persone a baciarsi davanti a quel panorama straordinario.

Le due sagome che compaiono sul cartello sono state identificate dagli abitanti in Saul e Isabella, due personaggi molto cari a tutto il territorio. Secondo la leggenda locale, infatti, i due innamorati con la promessa di restare insieme per l’eternità si gettarono proprio da quella terrazza, rinchiusi in un abbraccio senza fine.

A fare da sfondo al romantico bacio di tutti gli innamorati che passano per Trentinara c’è lo splendido golfo di Salerno con l’Isola di Capri e la Costiera Amalfitana che si intravedono in lontananza.

Sirmione: il monumento al bacio

Ci spostiamo ora a Sirmione, la gemma più preziosa del Lago di Garda, nonché località rinomata e apprezzata dai viaggiatori di tutto il mondo. È qui che, sulla passeggiata più romantica del borgo, è stato posto il cartello che invita tutte le coppie a baciarsi davanti alla scenografia naturale offerta da Madre Natura. A realizzare il Kiss Please è stato l’artista Lillo Marciano, un monumento al bacio che invita a celebrare l’amore sul lago.

Baciarsi ovunque a Tortoreto

Non uno, non due, ma ben quattro cartelli che invitano cittadini e viaggiatori a baciarsi nel comune di Tortoreto. L’iniziativa, promossa dal comune nell’estate del 2021, ha visto l’installazione di 4 cartelli riportanti l’iconica scritta Kiss Please. Anche in questo caso, per celebrare l’amore, sono stati scelti dei punti panoramici molto cari agli innamorati.

Il lungo mare, perché nulla è più romantico della visione del cielo e del mare che si fondono all’orizzonte, e altri luoghi iconici della città come i giardini di Piazza Campo della Fiera e i giardini Gaetano Ruggieri del Belvedere.