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La spiaggia che ha fatto impazzire Lady Gaga. Un vero paradiso

Una story pubblicata da Lady Gaga su Instagram ha fatto fare a questa spiaggia il giro del mondo. E chi non ne aveva mai sentito parlare, dopo avere visto il video sul social ha già deciso quale sarà la prossima meta di viaggio: l’Australia.

La spiaggia meravigliosa si chiama Twilight Beach, la “spiaggia del crepuscolo”. Giusto per collocarla, si trova nei pressi della cittadina di Esperance, la città più famosa e più vicina a questo paradiso è Perth, nel Western Australia, che in realtà dista ben 700 chilometri. Se siete stati in Australia sapete bene che qui le distanze sono enormi e che per andare da una località all’altra bisogna calcolare sempre tempi molto lunghi.

Esperance si trova in una insenatura con uno dei panorami più incantevoli dell’Australia e con alcune delle spiagge più bianche e delle acque più limpide di tutto il Paese. E Twilight Bay, dove si trova la spiaggia citata da Lady Gaga, è una di queste, dove la sabbia bianchissima incontra acque turchesi.

Ma la sua particolarità, che poi è quella la rende anche una delle spiagge più belle del mondo, è data da alcune scogliere di granito rosa liscissimo che si gettano nel mare: è uno dei litorali più scenografici dell’Australia.

Questa parte di costa è attraversata da uno degli itinerari più spettacolari australiani, il Great Ocean Trail. Lungo 17 km e percorso ogni anno da tantissimi appassionati di trekking e di bicicletta (ma lo si può fare anche con la carrozzina), metà del sentiero si sviluppa proprio lungo la bellissima costa di Esperance.

Il resto del percorso s’inoltra nel bush fino a raggiungere il famoso Pink Lake, il lago rosa di acqua salata il cui color chewing gum è causato da un batterio che produce un pigmento proprio di questo color pastello.

La costa di Esperance regala paesaggi insoliti e unici al mondo. un’atra delle spiagge vicine, Lucky Bay, con una sabbia tra le più bianche dell’Australia. È famosissima per i canguri che vengono qui per sdraiarsi e scaldarsi al sole. Una scena che solo in questa parte d’Australia si può ammirare. Di fronte, nel mare, non è insolito avvistare i delfini che sguazzano nell’acqua trasparente.

In lontananza, le bellissime isole disabitate dell’arcipelago di Recherche, cento isolotti dove provare un’esperienza alla Robinson Crusoe. Qui si possono fare escursioni giornaliere o rimanere nella riserva naturale di Woody Island, dove le uniche attività sono passeggiare nel bush, nuotare, fare snorkeling e pescare. E osservare i piccoli wallaby saltellare qua e là.

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La spettacolare Twilight Beach nel Western Australia

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Il viaggio come rinascita: le esperienze da vivere

Gli ultimi due anni sono stati storicamente drammatici. A livello psicologico e fisiologico l’intera popolazione mondiale ha conosciuto picchi di stress mai visti. Il desiderio di evadere, staccare la spina e ricaricare le batterie, respirando positività e serenità è cresciuto. Per questo motivo i viaggi stanno assumendo sempre di più il connotato di esperienze di rigeneranti e rinnovatrici.

I weekend fuori porta stanno diventando dei piccoli ritiri spirituali, dei momenti in cui prendersi cura di sé, del benessere psicofisico. Ritrovare la calma, diminuire i livelli di ansia e prepararsi ad affrontare il rientro con una ritrovata energia e nuova consapevolezza.

Proprio a questo scopo aumentano esponenzialmente attività come lo yoga, la meditazione e la terapia. Ma non solo, percorsi benessere, spa, terme, escursioni nella natura, tutto ciò che può aiutare a riconnettersi con sé stessi a livello profondo è ricercatissimo. Ciò che davvero desidera la gente è mettere a tacere il cervello per qualche ora, staccarsi dal brusio di sottofondo che logora ogni giorno la serenità e ritrovare la luce. Ma come fare queste esperienze in concreto?

Ci vuole un po’ di forest-bathing

In Giappone questa pratica si chiama shinrin-yoku ma da noi è conosciuta come forest-bathing, che letteralmente significa “bagno nella foresta” e consente di attingere al potere terapeutico e taumaturgico degli alberi per migliorare il benessere psico-fisico. Il forest-bathing consiste nello spegnere il cellulare e camminare per almeno tre o quattro ore nel bosco, lasciandosi trasportare dai colori del paesaggio nelle diverse stagioni, ascoltando il silenzio della foresta per vivere un’esperienza immersiva e rigenerante nella natura per un viaggio-rinascita.

forest bathine viaggi rinascita

Una lunga camminata nel bosco per rigenerarsi

Sono numerosi i benefici che ne derivano, infatti, l’immersione nel bosco agisce sul sistema nervoso e immunitario, rafforzando le difese e riducendo il livello di stress grazie al naturale abbassamento del cortisolo. Di conseguenza, diminuirà la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e i livelli di zucchero nel sangue, alleviando così le sensazioni negative come stanchezza e nervosismo. In Italia tra i luoghi migliori per praticare forest-bathing ci sono:

  • Sentiero dei Giganti e Sentiero del Respiro degli Alberi, Trentino
  • Parco della Maremma, Toscana
  • Wood Walks, Parco Nazionale d’Abruzzo
  • Parco Nazionale del Circeo, Lazio
  • Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta, Sicilia
  • Riserva Naturale I Giganti della Sila, Calabria
  • Riserva Mab, Molise

Godetevi le terme naturali

Le terme hanno un grande potere rilassante, oltre ad offrire diverse benefici a livello di salute, grazie alle proprietà della loro acqua. Non stiamo parlando però di spa e centri benessere, ma di veri e propri tesori della natura. Le terme naturali, anche chiamate terme gratuite, sono vasche di acqua termale che sgorga naturalmente dalla terra. Delle vere e proprie spa accessibili a tutti che consentono di godersi il benessere immersi nel panorama, per stare meglio con sé stessi. Ecco le più famose d’Italia:

  • Vasca Leonardo da Vinci, Lombardia
  • Bagni di San Filippo, Toscana
  • Terme del Bullicame, Lazio
  • Terme di Sorgeto, Campania
  • Grotta delle Ninfe, Calabria
  • Terme di Vulcano, Sicilia
terme naturali

Un bagno nelle bellissime terme di Saturnia

I viaggi rigeneranti sono ormai un trend in salita, fare forest-bathing ed accedere alle terme naturali sono attività con dei costi ridotti per altro. Se siete appassionati di yoga dovete segnarvi anche il Festival dello Yoga a Milano tra le tappe salienti dei vostri momenti di rinascita.

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Meravigliosa è la Luna della neve: lo spettacolo nel cielo

Nonostante il freddo e il clima cupo dell’inverno, il cielo ci regala spettacoli magnifici e ricchi di magia. Infatti, si avvicina la seconda Luna piena del 2022, la famosa Luna della neve. Dopo questi giorni di Luna crescente, il plenilunio si verificherà il prossimo mercoledì 16 febbraio. Ma non si tratta di una plenilunio come gli altri, ma un evento speciale e ricco di atmosfera. La Luna piena di febbraio ha questo particolare nome datole dai nativi del nord America per la sua concomitanza con uno dei mesi più freddi dell’anno.

Per ammirare le Luna delle neve vi basterà rivolgere gli occhi al cielo e ammirare il chiarore luminoso del satellite che rischiara il buio invernale. Il momento di massima illuminazione sarà nel pomeriggio di mercoledì, alle 17.56. Correte fuori dall’ufficio, aprite la finestra e regalatevi un’immagine suggestiva e rilassante, per concludere la giornata con un momento di magia.

luna della neve

La bellezza del plenilunio che si riflette sul mare

L’origine del nome della Luna della neve

Come dicevamo, il nome deriva dalla tradizione dei nativi del nord America che associano la al mese più rigido della stagione la magia della luce di questa Luna. Ma non solo freddo e inverno, secondo le popolazioni Hopi la Luna piena del mese di febbraio è conosciuta anche come la Luna della Purificazione e del Rinnovamento. Questo perché si tratta proprio della prima Luna piena dell’anno secondo il calendario lunare. Un evento che non solo stupisce per la sua bellezza, ma secondo la tradizione porta con sé nuova vita, rinnovata energia e l’inizio di un anno nuovo.

Le tradizione e le leggende

In realtà la Luna di Neve non era stata notata soltanto dagli indigeni americani. A quanto pare, anche i Celti avevano costruito delle leggende intorno ad essa. Infatti, la chiamavano infatti la Luna di ghiaccio, ma in realtà questo plenilunio spettacolare ha ricevuto anche nomi più sinistri da altri popoli e tribù. Ad esempio, la Luna ossea, nome dato dalla tribù dei Cherokee perché a questo punto le scorte di cibo invernali erano diminuite e la caccia scarseggiava, al punto tale che le persone dovevano digiunare oppure rosicchiare ossa e cucinare zuppa di midollo osseo per sopravvivere.

luna della neve

Potete ammirare la Luna della neve mercoledì 16 febbraio

Il suo fascino ha colpito anche gli occhi di altre popolazioni antiche. Ad esempio, tribù dell’Asia orientale che associavano la Luna piena di neve a nuovi inizi, investendola di energia positiva e grandi aspettative. Gli antichi cinesi, ad esempio, la chiamavano Luna che sboccia.

Insomma, questa Luna piena, che per le culture occidentali ha significati profondi e soprattutto legati all’inverno, al freddo e alle scorte di cibo, e alla sopravvivenza. Però ha significati diversi in altre culture. Per esempio è il segno della Māgha Pūjā, un’importante festa buddista che celebra Buddha intento a raccogliere i suoi primi 1.250 discepoli.

E nel 2022? Che significato possiamo dare a questa Luna della Neve così magnifica e luminosa? Forse la speranza che porti davvero rinnovamento e positività, per l’inizio di una nuovo momento storico, più sereno e sicuro. Oppure, rappresenterà semplicemente un faro di luce pura e candida nel buio del freddo invernale, in senso metaforico e letterale.

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‘Promadic travel’, cos’è e perché sta spopolando

In questi ultimi due anni caratterizzati da divieti e restrizioni imposti dall’emergenza sanitaria i globetrotter hanno avuto tanto tempo per riflettere su come vorrebbero viaggiare in futuro. E la tendenza emergente è quella del cosiddetto “Promadic travel”. Un termine che presto sentirete ripetere spesso, e che prova a rispondere ai nuovi bisogni del turismo post-pandemico. Siamo pronti a svelarvi di cosa si tratta.

Cos’è il “Promadic travel”

Dall’arrivo della pandemia, i viaggiatori, in particolare quelli della generazione X, i Millennials e la generazione Z (tra cui sta spopolando il turismo di nicchia), che non hanno mai conosciuto un mondo senza una crisi climatica in corso, hanno iniziato a mettere in discussione le loro azioni e decisioni di viaggio, mostrandosi sempre più aperti a un approccio alternativo ed eco-consapevole.

Coniato da ‘Design Hotels’ dopo uno studio di un anno su questa attitudine emergente, condotto insieme alla società di consulenza The Future Laboratory, il termine “Promadic Travel” sta ad indicare un viaggiatore che non vede se stesso come un semplice consumatore, bensì come un “game changer”, ossia come qualcuno che viaggia per portare valore ai territori e alle comunità che visita.

“Promad” deriva da “Progressive nomad” (ossia “nomade progressista”), una categoria di turisti più consapevoli che mai dell’impatto dei propri viaggi sull’ambiente, guidati dall’idea che una vacanza verso la destinazione prescelta debba tendere a favorire un senso di progresso personale, senza mettere a repentaglio la salute del pianeta.

Si tratta anche di abbracciare le nuove tecnologie, le innovazioni e i grandi temi sociali e ambientali che ci riguardano, tra cui le problematiche legate all’overtourism (o sovraturismo). I cosiddetti “Promad” cercano l’illuminazione, la semplicità, la comprensione e la crescita mentre si godono le comodità e la flessibilità che la tecnologia può fornire alle loro esperienze di prenotazione, viaggio e alloggio. In poche parole, non si tratta di dove andare, ma del perché andarci.

Come si spostano i viaggiatori “Promad”

Questa tendenza ha evidenziato il desiderio dei viaggiatori di avventurarsi verso mete più remote per esplorare luoghi meno conosciuti e sfuggire alla folla, godendosi appieno ogni istante e vivendo esperienze più autentiche. Le generazioni più giovani stanno anche optando per modi più ecologici per spostarsi da un posto all’altro. Preferiscono, ad esempio, evitare gli spostamenti in aereo, per ridurre l’impatto ambientale, sostituendoli con i viaggi in treno o per mare.

Legata alla sostenibilità, è la tendenza dei viaggiatori a supportare concretamente le comunità che li ospitano, con la speranza che i propri investimenti in loco vengano poi messi a frutto attraverso azioni a sussidio della destinazione e di chi ci vive. Attualmente, diverse città d’arte stanno soffrendo per gli effetti del turismo di massa, il che ha spinto le amministrazioni a prendere provvedimenti per arginare i flussi turistici, come nel caso di Venezia. Intanto in Francia, l’iniziativa “Enlarge Your Paris” vuole sensibilizzare i visitatori a scoprire anche le attrazioni più trascurate e meno conosciute della Grande Parigi.

Questa nuova ondata di viaggiatori consapevoli sta avendo un impatto anche sugli hotel e sul modo in cui gli alberghi offrono servizi ai propri ospiti. Vediamo, così, alcune strutture promuovere pacchetti che affiancano al soggiorno esperienze uniche, contando sull’appoggio delle comunità locali. I Promad guardano anche al cibo che consumano, sostenendo chi adotta un approccio “dalla fattoria alla tavola”.

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Il villaggio d’epoca italiano dove il tempo si è fermato

C’è un luogo, da qualche parte nel nord del nostro Paese, che non assomiglia a nulla di tutto ciò che abbiamo visto durante i nostri viaggi in Italia. Le case, gli edifici e persino le strade che si percorrono a piedi sembrano catapultarci in un’altra realtà che non ha niente a che fare, né per architettura né per atmosfera, con ii luoghi che abitiamo. Eppure ci troviamo proprio nello Stivale, e più precisamente alle porte di Torino.

Benvenuti nel villaggio Leumann

Il villaggio Leumann è un quartiere situato nel comune di Collegno, alle porte del capoluogo del Piemonte. Le sue origini risalgono negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quando l’imprenditore svizzero Napoleone Leumann scelse di costruire questo quartiere residenziale per i lavoratori del suo cotonificio.

Il progetto fu affidato all’ingegnere Pietro Fenoglio che costruì un quartiere operaio secondo i dettami dello stile liberty integrandolo perfettamente nell’area urbana circostante. Su una superficie di oltre 60000 metri quadrati vennero eretti più di 60 edifici dotati di oltre 100 alloggi.

Villaggio Leumann

Villaggio Leumann

La chiusura del cotonificio di Leumann negli anni ’70 dello scorso secolo, sembrava aver segnato per sempre il destino del villaggio, dato che veniva a mancare lo scopo per cui questo era stato creato. E invece gli immobili entrarono a far parte delle proprietà del comune di Collegno che si occupò di preservare la bellezza e la particolarità del quartiere.

Alcune case sono state riassegnate secondo le norme dell’edilizia residenziale pubblica mentre in altre sono rimasti gli ex operai, ai dirigenti e agli impiegati della fabbrica.

Un viaggio indietro nel tempo alle porte di Torino

La fermata dell’autobus Leumann, dove arriva la linea 33 e dove troviamo l’omonima stazione, suggerisce che il viaggio in un’altra epoca sta per cominciare. Il villaggio, oggi, risplende in tutto il suo splendore antico grazie ai numerosi lavori di restauro che si sono susseguiti nel tempo.

Chiesa di Santa Elisabetta, Villaggio Leumann

Chiesa di Santa Elisabetta, Villaggio Leumann

Una passeggiata all’interno del quartiere catapulta i viaggiatori indietro nel tempo, in un luogo meraviglioso che conserva la storia e la cultura di un secolo passato. Tutto qui è mantenuto a misura d’uomo, proprio come volle l’imprenditore ai tempi. Camminando tra le vie è possibile scorgere la stazione d’epoca Torino – Rivoli, la deliziosa Chiesa di Santa Elisabetta, emblema di uno stile eclettico e meraviglioso, e la vecchia scuola elementare frequentata dai figli degli ex operai.

Tantissimi, poi, gli edifici e le case in stile liberty che fanno da cornice a questa atmosfera magica e sospesa nel tempo. Molti sono anche i rimandi all’atmosfera degli incantati villaggi svizzeri, e quindi di Leumann, come le decorazioni delle finestre e i tagli dei tetti.

Vicino ad alcune strutture è possibile scorgere delle targhe che raccontano la loro storia. Non mancano poi le villette con i giardini e i negozi.

Per raccontare la grande bellezza di un luogo che è stato preservato per anni alla stregua di un tesoro prezioso, vengono organizzate tantissime iniziative culturali con l’obiettivo di promuovere il villaggio da fiaba e tramandare la sua storia, oggi e per sempre.

Chiesa di Santa Elisabetta, Villaggio Leumann

Villaggio Leumann

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Tornare bambini nella terra dei Puffi

Un rapido sguardo sui social network, piuttosto che alle guide di viaggio, ci suggerisce cosa fare e cosa vedere nella capitale del Belgio. A Bruxelles è obbligatorio fermarsi a la Grand Place, considerata una delle piazze più belle del mondo, nonché Patrimonio Mondiale dell’Unesco, per poi ammirare l’Hotel de la Ville, con San Michele che domina la città dall’alto.

Si va al Parco Heysel, per ammirare l’Atomium, il monumento d’acciaio costruito in occasione per l’Esposizione Internazionale del 1958. E poi, ancora, a passeggiare per le stradine e le viuzze dell’Ilot Sacrè, il quadrilatero nel cuore della città che ospita negozi, caffetterie, ristoranti e botteghe dolciarie. Per ultimo, non per importanza s’intende, ci si reca al Manneken pis, la fontana in bronzo che raffigura un bambino intento a fare pipì, diventata il simbolo della capitale belga.

C’è una cosa che però molti viaggiatori dimenticano quando visitano la città, o che ignorano, abbagliati dall’aspetto più serioso di quella capitale che è anche sede dell’Unione Europea e della NATO. Sì perché in realtà, Bruxelles, è un luogo estremamente divertente dove si può tornare bambini, insieme ai Puffi.

Bruxelles 1958: così nascono i Puffi

È una storia d’amore destinata a durare per l’eternità, quella tra la capitale del Belgio e i Puffi. Sì perché quelle piccole creature blu che hanno tenuto compagnia a diverse generazioni sono nate proprio qui. Era il 1958 quando Peyo, al secolo Pierre Culliford, creò le prime avventure di questi bizzarri e iconici personaggi. Insieme a loro anche il villaggio, la foresta magica, Gargamella e il suo malvagio Birba, tutti nati nello studio di Bruxelles di Peyo.

Per i lettori è stato amore a prima vista e da quel momento i Puffi non hanno mai più lasciato il posto che si sono conquistati e, anzi, sono diventati fumetti, cartoni animati e poi ancora film, pronti a intrattenere grandi e bambini. Oggi, i Puffi, sono anche i protagonisti dei passaporti belgi.

Sulle orme dei Puffi in città

La caccia ai Puffi, quindi, non può che iniziare proprio da Bruxelles. Non possiamo promettervi di avvistarli mentre camminano o si nascondono tra le strade, ma possiamo dirvi che ci sono alcuni luoghi dove la fantasia può raggiungere il loro villaggio.

A pochi metri dalla statua di Don Quijote e Sancho Panza, in Plaza de España, troviamo il negozio ufficiale dei Puffi dove gli appassionati troveranno una sorta di Eden dello shopping.

A Rue Marché aux Herbes, accanto alla Galleria Horta della Gare Centrale, è presente una statua dei Puffi che raggiunge un’altezza di 4,80 metri e il peso di una tonnellata. Si tratta di un Puffo collocandolo sopra un fungo. Impossibile non mettersi accanto a lui per scattare un selfie.

Sul soffitto del Carrefour de l’Europe, invece, un grande murale racconta una delle tante avventure dei Puffi. Fermatevi a guardarlo attentamente per individuare tutti i riferimenti alla capitale del Belgio.

Infine, situato in Rue des Sables/Zabelstraat 20, nel cuore della città troviamo la Casa del Fumetto all’interno del quale è possibile ammirare le tavole originali dei fumetti e la riproduzione della gabbia nella quale Gargamella ha imprigionato il primo Puffo.

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Anche la Grecia elimina il tampone all’ingresso: le regole

A due anni da quando ha avuto inizio l’emergenza sanitaria, finalmente molti Paesi stanno cominciando ad allentare le proprie misure di sicurezza, soprattutto sul fronte turistico. È il caso della Grecia: le autorità hanno recentemente annunciato la fine dell’obbligo di tampone per i viaggiatori in possesso della Certificazione Digitale Covid EU. Questo è un primo passo verso il ritorno alla normalità, che stavamo tanto aspettando.

Grecia, stop al tampone all’ingresso

Fino a pochi giorni fa, chiunque volesse varcare la frontiera greca aveva l’obbligo di sottoporsi a tampone molecolare o antigenico, rispettivamente 72 ore o 24 ore prima dell’ingresso nel Paese. Una procedura cui dovevano sottoporsi tutti i viaggiatori, a prescindere dal possesso di altri requisiti. Ora le norme sono cambiate, e recarsi per turismo in Grecia è diventato un po’ più facile. Le autorità hanno infatti annunciato che per tutti coloro che arrivano sul loro territorio con una Certificazione Digitale Covid UE in corso di validità non hanno bisogno di effettuare il tampone.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le novità per chi viaggia in Grecia. A partire dal 7 febbraio 2022, non è più in vigore l’obbligo del tampone per alcune particolari categorie di turisti, coloro che sono vaccinati o guariti dal Covid. Si tratta di un primo tentativo di alleggerire le misure di sicurezza in vista dell’estate, che quest’anno inizierà con largo anticipo (il 2022 sembra infatti l’anno dell’attesissima ripartenza). Ad annunciarlo è il Ministro del Turismo ellenico Vassilis Kikilias, che ha deciso di dare il via alla stagione estiva già a partire dal 1° marzo 2022.

I requisiti per viaggiare in Grecia

Quali sono, dunque, i requisiti per poter organizzare un viaggio in Grecia? Innanzitutto, i turisti sono obbligati a compilare il modulo PLF – disponibile a questo sito – in qualsiasi momento prima del loro arrivo sul territorio greco. Per chi è in possesso della Certificazione Digitale Covid UE (ovvero il Green Pass), viene meno l’obbligo di sottoporsi a tampone per fare ingresso nel Paese. Ricordiamo che tale certificato è ottenibile mediante una di queste alternative:

  • completamento del ciclo vaccinale da almeno 14 giorni (tra i vaccini accettati in Grecia ci sono il Pfizer, il Moderna, l’Astrazeneca, il Novavax, il Johnson & Johnson, il Sinovac e lo Sputnik);
  • guarigione dall’infezione avvenuta negli ultimi 180 giorni (la validità ha inizio a partire dal 14esimo giorno successivo al tampone positivo);
  • esito negativo di un tampone molecolare effettuato 72 ore prima o di un tampone antigenico effettuato 24 ore prima dell’ingresso nel Paese.

Il Green Pass ottenuto mediante vaccinazione, ai soli fini dell’ingresso in Grecia, ha validità di 9 mesi a seguito del completamento del ciclo di base, mentre è invece di durata illimitata a seguito della dose booster.

Tali requisiti sono sufficienti per entrare in Grecia se si proviene da uno degli Stati Membri dell’Unione Europea o da uno dei 33 Paesi che utilizzano la Certificazione Digitale Covid UE. Per chi non è il possesso di tale certificato o arriva da un Paese non incluso in questo elenco, è ancora in vigore l’obbligo di effettuare il tampone. In particolare, ci si deve sottoporre a tampone molecolare 72 ore prima o a tampone antigenico 24 ore prima dell’arrivo.

Le norme fin qui elencate per l’ingresso in Grecia valgono per tutti i viaggiatori di età superiore ai 5 anni. Al momento di varcare le frontiere, i turisti possono essere sottoposti a campione ad un test rapido, cui è obbligatorio prestare il proprio consenso. In caso di esito positivo, è previsto un periodo di quarantena di 5 giorni o sino alla cessazione della sintomatologia, qualora presente.

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Stelle e pianeti: il cielo di febbraio dà spettacolo

C’è qualcosa di meraviglioso nell’aria stasera e in tutte quelle che verranno nei prossimi giorni di febbraio. Forse è il panorama che inizia a trasformarsi per accogliere la meravigliosa rinascita della natura, o forse è la consapevolezza del sole che si protrae sempre un po’ di più prima di lasciare spazio al crepuscolo e poi alla notte.

Non una semplice conclusione del giorno, intendiamoci, perché questo momento segna l’inizio di uno spettacolo meraviglioso, quello messo in scena da astri e pianeti che danzano sopra i nostri occhi e che scaldano quest’ultimo periodo d’inverno.

Osservare la danza dei pianeti e delle stelle

Il cielo di febbraio è un concentrato di bellezza che non si può spiegare, ma si può vivere attraverso l’osservazione. Un’esperienza semplice, ma mistica e surreale che ci ricorda quanto è meraviglioso il mondo che abitiamo. Il consiglio è sempre lo stesso: raggiungere parchi, spiagge e luoghi, vicini o lontani, dove l’inquinamento luminoso è ridotto al minimo per godere di uno spettacolo magico.

L’alternativa è quella di raggiungere i luoghi già celebri dell’astroturismo, ovvero città, paesi e borghi dove è possibile ammirare i cieli più belli del mondo. Ma cosa ci riservano gli astri e le stelle nel mese di febbraio? Scopriamolo insieme.

Febbraio: tutti gli appuntamenti nel cielo

Lo spettacolo messo in scena dagli astri e i pianeti quest’anno richiede un piccolo sforzo, ovvero quello di alzarsi all’alba, o di restare svegli fino a questo momento, per ammirare tutti i pianeti. Solo Giove resta in cielo durante le prime ore della notte, ma osservarlo non sarà sempre facilissimo.

Ma se i pianeti non ci intrattengono durante la fredda notte, sono le stelle a dare spettacolo. Meravigliose, durante le calme sere di febbraio, sono le costellazioni di Orione, Cassiopea e le due brillanti stelle Castore e Polluce. Non dovreste avere grandi difficoltà negli avvistamenti, ma con un telescopio lo spettacolo diventa sensazionale.

L’Unione astrofili italiani ci svela anche un altro grande protagonista del cielo di questo mese, si tratta di Sirio, la stella più luminosa del sistema che si trova proprio sotto a Orione, nella costellazione del Cane Maggiore.

La caccia alle stelle quindi è ufficialmente aperta per tutta la notte, mentre alle prime luci dell’alba sarà possibile avvistare di nuovo i pianeti Mercurio, Marte, Venere e Saturno. Eppure torneranno protagonisti prima di quanto possiamo immaginare.

Anche la Luna tornerà finalmente protagonista del nostro cielo. Il 16 febbraio, infatti, il cielo si prepara ad ospitare la Luna piena della neve, la prima del calendario lunare dell’anno. Il nostro satellite naturale apparirà più bianco e splendente che mai squarciando con la sua luce l’oscurità e regalandoci una visione romantica e suggestiva.

A fine mese, infatti, e più precisamente il 27 febbraio, ci sarà uno straordinario e imperdibile allineamento tutto da osservare. I protagonisti di questo avvicinamento saranno Marte, Venere e la Luna Calante che si danno appuntamento nella costellazione del Sagittario. Ma non saranno soli perché Mercurio e Saturno si paleseranno nel cielo per osservare lo spettacolo. Occhi all’insù allora, la magia è già iniziata.

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Il camper come Cupido: gli itinerari di San Valentino in Italia

Anche il camper può vestire i panni di Cupido: per le coppie che desiderano trascorrere un San Valentino alternativo e per tutti i cuori avventurosi, Yescapa, la piattaforma di camper-sharing leader in Europa, propone 5 itinerari romantici on the road alla scoperta delle bellezze d’Italia, da Nord a Sud.

San Valentino on the road_Yescapa

Da Trento: l’incanto delle cascate

Autentiche meraviglie della natura, le cascate sono uno di quei luoghi fiabeschi che fanno innamorare.

Con partenza da Trento, il percorso ad anello conduce dapprima alle Cascate del Lupo, a mezz’ora dalla città: un angolo incantato con un salto di circa 40 metri.

Poi, la strada prosegue verso la Cascata di Cavalese, gioiello della Val di Fiemme, che ha la particolarità di assomigliare a un indice alzato verso il cielo!

Puntando a nord, ecco la Cascata di Tret in Val di Non, che lascia senza fiato con il suo salto di ben 70 metri; una deviazione verso sud al cospetto delle Cascate di Nardis, le più belle della regione, e infine una tappa alle Cascate del Varone, salto di 98 metri immerso in una grotta e annunciato da un romantico giardino botanico.

Da Milano: le fiabesche ville del Lago di Como

lago di como varenna

Varenna, Lago di Como

Partendo invece da Milano, l’itinerario degli innamorati raggiunge la favolosa cornice del Lago di Como per ammirare le splendide ville che si specchiano nelle sue acque.

Si incontra per prima Villa Manzoni a Lecco, la casa dello scrittore del romanzo d’amore per eccellenza, e si prosegue poi per Varenna dove catturano lo sguardo Villa Monastero, di eclettico stile nordico, e Villa Cipressi, elegante hotel con giardino botanico ideale per matrimoni da sogno.

Il tour continua per Villa Carlotta di Tremezzina al cui interno emozionano la pregevole replica del gruppo scultoreo di Canova, “Amore e Psiche”, e il quadro “L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo” di Hayez.

Sulla penisola di Lavedo, ecco poi Villa del Balbianello, elegante dimora del XVIII secolo, e arrivando a Cernobbio, Villa Bernasconi, raro esempio di liberty sul Lago di Como, e Villa d’Este, oggi raffinato resort a 5 stelle.

Raggiungendo Como, tappa obbligata è Villa Olmo, immersa in un giardino all’inglese.

Infine, a Bellagio sorprendono Villa Serbelloni, Grand Hotel con parco, e Villa Melzi d’Eril, con un parco ricco di piante esotiche e alberi secolari.

Da Torino: i magici Castelli del Canavese

Di sicuro fascino sono i Castelli del Canavese visitabili partendo da Torino e puntando subito al più rappresentativo del circuito, il Castello d’Ivrea, noto anche come “Castello dalle rosse torri” risalente al XIV secolo.

Il percorso prosegue poi verso il Castello di Pavone, scenografica fortezza dai panorami mozzafiato e struttura ricettiva che trasmette prosperità e amore per chi vi soggiorna.

Verso sud, si staglia il Castello d’Agliè, set di “Elisa di Rivombrosa”, e a est il Castello di Mazzè, antica fortezza romana a dominio della Dora Baltea.

Infine, tornando a nord, si regala il Castello di Masino, immerso in un sontuoso parco monumentale, sede del Museo delle Carrozze e impreziosito da splendidi affreschi.

Da Roma: la bellissima Costa dei Trabocchi

trabocchi

Rocca San Giovanni, Chieti

Un viaggio perfetto per innamorarsi è quello alla scoperta dell’affascinante Costa dei Trabocchi, lungo il litorale adriatico abruzzese (e oltre).

Queste suggestive strutture sono le antiche macchine da pesca fisse che si protendono sul mare con le loro reti: il tour inizia dal Trabocco Turchino a San Vito Chietino, continua con il Trabocco di Punta Torre, e fa tappa al Trabocco di Cungarelle a Vasto, rinomato ristorante di pesce.

Sconfinando in Molise, ci si trova dinanzi l’antico Trabucco Celestino a Termoli e da lì al Gargano è un attimo: qui l’emozione è donata dal Trabucco Punta San Francesco che dallo sperone roccioso di Vieste ammira l’orizzonte.

Da Napoli: i sapori dell’amore

Da Napoli si apre un goloso itinerario tra i prodotti tipici campani iniziando proprio con la regina del territorio, l’inconfondibile Pizza Margherita, e proseguendo per Caserta per assaggiare la mozzarella di bufala.

Tappa seguente tra le delizie del Sud è poi San Marzano, patria del “re dei pomodori”, DOP dal sapore fresco e intenso.

L’emozione continua con il limone della fiabesca Costiera Amalfitana, con le perle di Sorrento e Amalfi, e distese dorate di limoneti. Prima di salutare la Costiera, Cetara attende con le famose alici e la colatura d’alici.

Infine, ecco il Cilento, con l’olio Cilento DOP, principe della dieta mediterranea.

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Il meraviglioso spettacolo dei fiori che sbocciano nel deserto arido

Succede che in un determinato momento dell’anno, in una parte del mondo lontana, la natura mette in scena lo spettacolo più suggestivo e magico che i nostri occhi abbiano mai visto. Colori come il giallo, il rosa e il viola esplodono e invado il terreno di quello che è considerato il luogo più arido di tutto il pianeta. Apparentemente impossibile ma straordinariamente reale: nella Death Valley un tappeto di fiori incanta e stupisce.

Conosciamo tutti la Valle della morte, l’area attorno alla quale è stato costruito l’omonimo Parco Nazionale situato tra la California e il Nevada.  Considerata uno dei luoghi più caldi, aridi e inospitali per specie animali e vegetali – come il nome stesso suggerisce – la Death Valley diventa il teatro di uno spettacolo entusiasmante e incantato, una fioritura straordinaria che celebra la bellezza del mondo e la potenza di Madre Natura.

Ma non si tratta, però, di uno show periodico e garantito. Affinché questa fioritura avvenga, devono verificarsi determinate condizioni meteorologiche che permettono ai fiori di sbocciare e pare proprio che queste si verifichino ogni 10 anni circa. Ne sono un esempio le straordinarie fioriture del 1998, del 2005 e del 2016. Tuttavia, anche in assenza del super bloom, i fiori qui non sono mai del tutto assenti.

Un mare di fiori della Death Valley

Come un miracolo che ridona speranza così è il super bloom, che torna gentile e bellissimo dopo lunghi periodi di siccità. Questo mare fiorito che trasforma completamente tutta la Death Valley in determinati momenti è caratterizzato soprattutto da fiori selvatici, tra i quali la desert gold, margherita del deserto, girasoli, facelie e papaveri.

Affinché queste specie riescano a risorgere dalla siccità è necessario che si verifichino queste tre condizioni: precipitazioni ben distanziate in inverno e in primavera, calore sufficiente del sole e mancanza di vento arido.

La stagione della fioritura dura da metà febbraio a metà giugno, raggiungendo però il suo massimo splendore tra marzo e aprile. È in questo periodo che il deserto rinasce, prende vita grazie alla presenza di centinaia o migliaia fiori selvatici, gli stessi che catturano numerosi visitatori intenti ad ammirare questo miracolo della natura. Ipunti di osservazione migliori per contemplare lo spettacolo e fotografare il super bloom e le fioriture minori si trovano all’estremo sud del parco.

Super bloom e fioriture minori: quando osservarle

Come abbiamo detto, quel fenomeno del super bloom che vede l’invasione di migliaia di fiori, è tanto meraviglioso quanto raro. Le ultime esplosioni di sono verificate nel 2005 e nel 2016. Tuttavia dei miracoli minori sembrano intervallarsi in questi anni e sono comunque suggestivi.

Grazie agli aggiornamenti pubblicati periodicamente sul sito del Parco Nazionale della Valle della Morte è possibile prevedere in anticipo cosa riserva la fioritura. Quest’anno ci sono buone notizie per chi vuole recarsi all’interno del Parco Nazionale a caccia di fiori.

Dal sito ci fanno sapere che la pioggia di dicembre ha bagnato completamente il terreno, il che è una buona notizia per i fiori di campo. Anche se è improbabile che ci sarà una fioritura superba come quella del 2016, questa primavera avrà probabilmente i suoi fiori. E saranno bellissimi!

super bloom death valleySuper Bloom nella Death Valley