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In Italia è avvenuta una scoperta “sacra”

L’Italia vanta millenni di storia. Così tanti che sono ancora molti i segreti che nasconde. Negli ultimi giorni, per esempio, è avvenuta una scoperta davvero importante e che può persino essere definita “sacra”: un tratto del nostro Paese che si riteneva fosse un porto militare, in realtà è tutta un’altra cosa.

Mozia, l’isola con una delle più grandi piscine sacre del Mediterraneo

Siamo in Sicilia e più precisamente a Mozia, un’isola situata nella laguna delle saline dello Stagnone di Marsala (TP), che è un’antica colonia fenicia. Proprio da queste parti diversi studi archeologici hanno fatto affiorare nel corso del tempo numerosi tesori, tanto da diventare una delle attrazioni più suggestive dell’intera regione.

Qui sorge il Kothon, ossia un bacino idrico utilizzato all’interno dei porti fenici che per molto tempo si è creduto fosse un porto militare. Le ultime ricerche condotte dalla Sapienza Università di Roma e dalla Soprintendenza regionale per i beni culturali e ambientali di Trapani, hanno invece dimostrato che il bacino artificiale non è quello che si pensava, ma bensì una piscina sacra di 2500 anni fa.

Net dettaglio: gli esperti suggeriscono che sia stato usato nelle cerimonie religiose di quell’epoca, dopo essere stato aggiunto alla città insulare di Motya quando fu ricostruito nel 550 a.C a seguito di un attacco dell’antica Cartagine.

Il bacino fu rivenuto nel 1920 e, dal momento che a Cartagine c’era una struttura simile chiamata proprio Kothon, anche quello dell’isola siciliana fu identificato per la prima volta come un porto militare artificiale. Ma la verità è che il bacino di Mozia era parte di uno dei più grandi complessi religiosi dell’antico Mediterraneo. Ma non solo. Esso collegava i coloni fenici con i culti delle loro terre d’origini. Infine, sarebbe persino stato utile per studiare le posizioni delle stelle e dei pianeti.

Una scoperta davvero importantissima avvenuta grazie alla continuazione degli scavi archeologici su questo territorio e che è stata pubblicate sulla rivista Antiquity dell’Università di Cambridge, oltre a essere stata ripresa dalle più importanti testate di tutto il mondo.

Le spiegazioni degli addetti ai lavori

L’archeologo Lorenzo Nigro, dell’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato che questa era la più grande piscina sacra conosciuta dell’antico mondo Mediterraneo. La piscina e i tre templi vicini erano allineati con le posizioni delle stelle e delle costellazioni specifiche in giorni chiave dell’anno, come i solstizi d’estate e d’inverno. Ciascuno dei corpi celesti era associato a un particolare dio fenicio.

Di notte, la superficie riflettente della piscina, che era leggermente più lunga e più larga di una piscina olimpionica, veniva usata per fare osservazioni astronomiche segnando la posizione delle stelle con dei pali.

Le scoperte del puntatore di uno strumento di navigazione in un tempio e la statua consumata di un dio egizio associato all’astronomia, trovata in un angolo della piscina, supportano questa possibilità.

Per un secolo si è pensato che il Kothon di Mozia fosse un porto, ma nuovi scavi hanno cambiato drasticamente la nostra interpretazione – ha sottolineato NigroEra una piscina sacra al centro di un enorme complesso religioso“.

Sospetti che sono sorti a seguito di alcune ricerche che avevano portato alla luce un Tempio di Ba’al sul bordo del Kothon di Mozia, anziché gli edifici portuali previsti.

Abbiamo quindi scoperto che non poteva essere utilizzato come porto: non era collegato al mare ma era alimentato da sorgenti naturali – ha aggiunto lo scienziato – Il team ha anche scoperto altri templi che fiancheggiano il Kothon, insieme a stele, altari, offerte votive e un piedistallo al centro del lago che un tempo conteneva una statua di Ba’al. Nel loro insieme, questi elementi indicano che non era un porto, ma una piscina sacra al centro di uno dei più grandi complessi culturali del Mediterraneo preclassico“.

scoperta piscina sicilia

La piscina sacra di Mozia

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Un weekend in solitaria a Valencia

Oggi vi porto alla scoperta di Valencia, la terza città più grande della Spagna, dopo Madrid e Barcellona. È facilmente raggiungibile dall’Italia grazie ai numerosi voli diretti, operati dalle principali compagnie aeree, anche low cost. Tanti la amano anche di più della sua cugina Barcellona e la scelgono per trasferirsi in quanto è meno cara, è una città a misura d’uomo, con tanti spazi verdi, un clima mite tutto l’anno e perfetta da esplorare in bicicletta. Vanta infatti una rete di piste ciclabili lunga ben 156 km che collega tutti i quartieri della città. Una valida alternativa ai pedali sono i motorini elettrici o il sistema di trasporto pubblico: è efficiente ed economico, soprattutto acquistando la Valencia Tourist Card.

Valencia è una città molto eclettica, vi sorprenderà con i suoi quartieri storici, i suoi mercati immensi, le sue lunghissime spiagge e la sua architettura futuristica. Davvero ce n’è per tutti i gusti! Anche gli amanti del buon cibo non rimarranno delusi: questa è la patria della paella e solo qui troverete quella originale. Insomma, Valencia è la meta perfetta per un weekend in solitaria di inizio primavera.

 

I classici da non perdere a Valencia:

Iniziate l’esplorazione di Valencia dal suo centro storico, la Ciutat Vella (Città Vecchia). Qui si trova il suo cuore pulsante, Plaza de la Virgen, che ospita l’imponente Cattedrale dedicata a Giacomo I e all’Assunzione di Santa Maria. Non tutti sanno che qui è custodito il leggendario Santo Graal, la coppa con la quale Gesù Cristo celebrò l’Ultima Cena. Merita sicuramente una visita anche il Miguelete, la torre campanaria annessa alla Cattedrale. Percorrendo una scala a chiocciola di 207 gradini, potrete godere di una delle migliori viste dall’alto della città. Una curiosità: al di fuori della Cattedrale, di fronte alla Porta degli Apostoli, ogni giovedì a mezzogiorno si riunisce il Tribunal de las Aguas (il Tribunale delle Acque). Dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è una delle più antiche istituzioni di giustizia orale ancora in funzione in Europa. Il Tribunale discute le controversie tra gli agricoltori ed emette sentenze relative all’uso dell’acqua per irrigare. 

Continuate l’esplorazione del centro storico passeggiando tra le vie di Barrio del Carmen, uno dei quartieri più antichi di Valencia. Qui troverete numerosi ristoranti, tapas bar e locali notturni, che lo rendono uno dei luoghi della movida valenciana. Ma ovviamente non mancano i monumenti storici, come il Convento del Carmen e le Torri de Serranos, una delle dodici porte delle antiche mura della città. Oltrepassando la porta troverete uno dei punti di accesso al meraviglioso Jardín del Turia, il parco urbano più grande della Spagna. Costruito all’interno dell’antico letto del fiume Turia, è lungo ben 9 km e attraversato da 18 ponti. È il polmone verde della città, con prati verdi dove rilassarsi, viali alberati da percorrere a piedi o in bicicletta e zone per praticare attività ludiche e sportive. Tra queste non perdete il parco giochi a forma di un gigante Gulliver di 70 metri, dove potrete arrampicarvi e scivolare come piccoli Lillipuziani. Percorrendo il Turia verso est raggiungerete uno dei simboli di Valencia, la futuristica Ciudad de las Artes y las Ciencias. Progettata dall’architetto valenciano Santiago Calatrava durante gli anni ‘90, è composta da 5 differenti strutture espositive, dedicate alla scienza, alla natura e alle arti: il Palazzo delle Arti Regina Sofia (teatro dell’opera), l’Hemisfèric (cinema IMAX e planetario), l‘Umbracle (giardino), il Museo della Scienza Principe Felipe e l’Oceanogràfic (parco marino). I vari edifici sono collegati da viali pedonali e circondati da bellissimi specchi d’acqua, che rendono la Ciudad de las Artes y las Ciencias uno dei luoghi indimenticabili di Valencia.

I quartieri più alla moda di Valencia:

La Ciutat Vella è sicuramente un must da visitare durante un weekend in solitaria a Valencia, ma alle porte del centro storico si trovano alcuni quartieri particolarmente interessanti che meritano di essere esplorati, sia di giorno sia di sera. Tra i quartieri più alla moda c’è il barrio di Ruzafa. Ristrutturato e ammodernato a partire dal 2013, è oggi considerato il “Soho” valenciano. Di giorno troverete negozi vintage e boutique di lusso, librerie particolari e mostre fotografiche, mentre di sera avrete solo l’imbarazzo della scelta tra tapas bar, ristoranti stellati e locali con musica dal vivo. Un altro quartiere molto in voga tra i giovani è Benimaclet, il barrio universitario per eccellenza. Si trova fuori dal centro storico, ma è facilmente raggiungibile in autobus o in metro. È un quartiere multiculturale che ha ancora l’atmosfera da paese, ma che è diventato di tendenza grazie ai numerosi caffè letterari dall’atmosfera bohemien e ai bar e pub che lo rendono la zona ideale per un’uscita serale.

Le spiagge più belle di Valencia:

Durante un weekend in solitaria a Valencia non si può non fare un salto in spiaggia. La città offre infatti chilometri e chilometri di coste e spiagge sabbiose a pochissimi passi dal centro. La spiaggia cittadina più famosa è sicuramente la Malvarrosa, raggiungibile in autobus, metro o bicicletta. Lunga più di un chilometro e larga 50 metri, è perfetta per godersi una giornata di sole e relax, grazie ai numerosi servizi presenti (noleggio di lettini e ombrelloni, bar e ristoranti). Alle sue spalle, un meraviglioso Paseo Maritimo, ombreggiato da palme, permette di passeggiare in tutta tranquillità o andare in bicicletta, respirando il profumo dell’aria di mare. Percorrendolo tutto si raggiunge la zona della Marina, dove si trovano numerosi bar, ristoranti e discoteche. Se cercate una spiaggia più tranquilla e meno affollata, percorrete la Malvarrosa verso nord e raggiungete la sua naturale continuazione, la spiaggia La Patacona. Dista solo 3 km dal porto di Valencia, ma si trova nel comune di Alboraya, patria dell’horchata, una bevanda golosa e rinfrescante, preparata con acqua, zucchero e succo di chufa, un particolare tubero che cresce in questa zona. 

A pochi chilometri da Valencia, in direzione sud, si estende un’altra area molto rinomata per le sue spiagge: il Parco Naturale dell’Albufera. Qui si trovano Playa Pinedo e Playa El Saler, perfette per gli amanti della natura incontaminata, con pinete e dune sabbiose, dove poter praticare anche il nudismo.

La paella più buona di Valencia:

Non si può visitare Valencia senza assaggiare uno dei piatti simbolo della città e di tutta la Spagna: la paella. Il nome deriva dalla “paellera”, la pentola di ferro a due manici nella quale la pietanza viene cotta e servita in tavola. La paella è un piatto a base di riso, verdure e zafferano, con l’aggiunta di carne o di pesce. La versione tradizionale valenciana è rigorosamente con carne di pollo e coniglio (e talvolta lumache), ma è diffusissima anche la paella de mariscos, ovvero con i frutti di mare. La varietà di riso utilizzata prende il nome di riso bomba e viene coltivata nelle numerose risaie presenti nel Parco Naturale dell’Albufera. Ecco perché uno dei posti dove assaggiare una paella da leccarsi i baffi è il piccolo paesino di El Palmar. Raggiungibile dal centro di Valencia con l’autobus n. 25, è un luogo di pace dove ci sono più ristoranti che abitanti. Approfittate della gita fuori porta anche per prendere parte a un’escursione in barca sul lago, magari al tramonto. Ovviamente anche in città si trovano ottimi ristoranti dove gustare una paella degna di questo nome. Provate uno dei numerosi ristoranti nei pressi del Mercato Centrale, ma cercate di evitare i menù turistici a prezzi troppo bassi. Se invece volete provare la paella di pesce, scegliete un ristorante sul lungomare della Malvarrosa e godetevi un pranzo in riva al mare.

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È il più bel giardino di glicini d’Italia, un vero spettacolo

Dopo due primavere in cui questi giardini sono rimasti chiusi al pubblico, si può tornare ad ammirare la spettacolare fioritura dei profumatissimi glicini, considerata la più importante e bella in Italia. Durante le due ultime stagioni, si sono potuti vedere solo virtualmente attraverso i attraverso i social, ma ora tutto è pronto per accogliere di nuovo i visitatori, per vivere dal vivo, con visite guidate, l’esperienza della fioritura.

I giardini di Villa della Pergola

A partire dal 26 marzo, riaprono le porte ai visitatori i giardini di Villa della Pergola ad Alassio. Ogni anno, da marzo a fine aprile, questi giardini cambiano volto grazie all’esplosione di colori e di profumi dei tanti esemplari di glicini e non solo.

Passeggiando nel parco e tra le pergole, spettacolari cascate color glicine, rosa e bianco diffondono un profumo inebriante creando una scenografia davvero suggestiva.

Con il loro affaccio impareggiabile sul Golfo di Alassio e sull’isola Gallinara, i giardini affondano le radici alla fine dell’Ottocento, quando Alassio e tutta la Liguria erano meta di visitatori provenienti da tutto il mondo, e consistente era la comunità inglese.

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I glicini dei giardini di Villa della Pergola @Matteo Carassale

William Scott, già nel 1906, li definiva “una delle meraviglie della Riviera, degno rivale dei giardini di Sir Thomas Hanbury a La Mortola. Oggi fanno parte dei 150 Grandi giardini italiani, della “Garden Route Italia” e dell’Associazione parchi e giardini italiani (APGI) e ospitano una flora mediterranea ed esotica sempreverde proveniente da ogni angolo del mondo.

Ogni mese ha il suo fiore

Pini marittimi, mandorli, ulivi, e poi cipressi, cedri del Libano, lecci e jacarande, ma anche esemplari unici di palme canariensis. In ogni periodo dell’anno, nei giardini di Villa della Pergola sbocciano differenti varietà di fiori o si possono trovare frutti sugli alberi, perché ogni stagione è di per sé diversa.

Chi visita i giardini a marzo riconosce soprattutto glicini, iris e rose. Ad aprile, oltre a glicini e rose ci sono anche gli agrumi, una quarantina di varietà. Maggio è il mese della lavanda e delle ninfee, mentre giugno quello del fior di loto, delle ortensie Annabelle, quercifoglie e delle ninfee tropicali. A luglio e agosto si possono ammirare oleandri, hibiscus, strelizie Nicolai, loti e canna indica. Tra agosto e settembre spuntano oleandri, lantane e ibiscus, mentre in autunno è tempo di dalie.

Accompagnati da guide specializzate, i visitatori possono ammirare le migliaia di specie di fiori e piante che abbelliscono i giardini, tra rarità ed esemplari unici come la Wollemia nobilis, una pianta preistorica, venuta dal passato, presente in meno di cento esemplari al mondo o la straordinaria collezione di Opuntiae e Cactacee tra cui alcune rare e affascinanti come il Myrtillocactus geometrizans crestatus o ancora la collezione di rose, al massimo dello splendore proprio in questo periodo.

Passeggiando per i viali dei giardini, ci s’imbatte nel boschetto dei mirti secolari, spettacolari esemplari dalle rarissime bacche bianche, e ci si inoltra nell’agrumeto, con la collezione di più di 30 varietà tra specie locali come il Chinotto di Savona (presidio Slow Food) e altre come il Pomelo, il Citrus gigantis, il Cedro mano di Buddha, l’Arancio trifoliato, unico agrume a foglia caduca in natura, o il Murraya paniculata, più piccolo agrume al mondo.

Ma anche le fioriture di lavanda, iris, gerani che illuminano il parco con uno spettacolo di colori, come la Caesalpinia (Poinciana) japonica con il suo giallo acceso o l’Eritrina cristagalli, chiamata anche “albero del corallo” per il color rosso abbagliante dei fiori che ricordano, nella forma e nel colore, la cresta di un gallo.

E poi, è facile imbattersi nella fauna che abita i giardini, dagli scoiattoli ai ricci alle molte specie di uccelli, tra cui una coppia di falchetti e la loro nidiata.

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Il panorama sul Mar Ligure dai giardini @Matteo Carassale

Cosa c’è di nuovo

Durante la fase di restauro dei giardini di Villa della Pergola, un’attenzione particolare è stata dedicata al recupero, alla conservazione e alla creazione delle rinomate collezioni botaniche, tra cui quella dei glicini, che conta ben 34 varietà, a cui se ne stanno aggiungendo 15 nuove, per la più importante collezione italiana.

Il restauro e la creazione di nuove pergole hanno permesso, infatti, di dare nuova vita alla collezione di questi affascinanti fiori, già particolarmente amati dalla famiglia Hanbury: la fioritura era per loro così importante che veniva celebrata ogni anno con un “Wisteria Party“, organizzato da Ruth, moglie di Daniel, a cui erano invitate le autorità cittadine di Alassio e la comunità inglese.

Le visite guidate

Il parco di Villa della Pergola è aperto tutti i giorni da marzo a novembre, tranne il lunedì, con quattro turni di visite: 9.30, 11.30, 15.00, 17.00. In occasione dei due lunedì del 18 aprile (Pasquetta) e del 25 aprile i giardini saranno straordinariamente aperti, rimanendo chiusi il martedì seguente (19 e 26 aprile).

Il biglietto d’ingresso intero costa 12 euro, ridotto 10 euro, ragazzi dai 12 ai 18 anni 6 euro mentre è gratuito per i bambini da 0 a 11 anni. Da quest’anno è attiva la biglietteria online per poter prenotare la visita guidata. Fino al 31 marzo, l’accesso è consentito previa presentazione di Green Pass rafforzato, in attesa delle nuove eventuali disposizioni di legge.

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I giardi di Villa della Pegola @A. Le Mure

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I tulipani stanno arrivando in città: Amsterdam non è mai stata così bella

L’arrivo della primavera in città, e in tutti i luoghi del mondo, ci permette di vivere tutte le meraviglie messe in scena da Madre Natura. È questo il momento perfetto per organizzare un viaggio verso tutte quelle destinazioni che, durante questa stagione, diventano il palcoscenico di spettacoli che inebriano e stordiscono i sensi. Prenotate il primo volo disponibile: si parte alla scoperta dei tulipani ad Amsterdam.

Primavera: tappeti di tulipani invadono la città

I tulipani sono probabilmente i fiori più rappresentativi di questa straordinaria stagione. Conosciamo bene la meraviglia dei campi fioriti che popolano il mondo e che ci spingono a organizzare viaggi straordinari.

Ogni anno, infatti, migliaia di viaggiatori provenienti da ogni dove si recano in Olanda, per ammirare i parchi in fiore che si trasformano in un caleidoscopio di colori che incanta.

Tulp Festival, Amsterdam

Tulp Festival, Amsterdam

Nel periodo che va tra aprile e maggio, nel Paese fioriscono milioni di fiori da bulbo che vengono piantati e curati sapientemente durante tutto l’anno. Per ammirare gli spettacoli più belli del territorio in fiore non possiamo che inserire nel nostro itinerario Keukenhof, il parco che racchiude oltre 7 milioni di tulipani che esplodono in tutta la loro bellezza in primavera.

Il parco di Keukenhof è, probabilmente, una delle visioni più belle del nostro mondo, nonché la più grande esposizione artistica e naturale di fiori in tutto il globo. A questo si aggiungono anche i campi in fiore che si snodano lungo la costa de L’Aia e nei pressi di Leida, fino ad Alkmaar.

Anche Amsterdam, il suo centro cittadino e le zone periferiche, vengono totalmente invase da profumi e colori in questo periodo. È questo il segnale che il Tulp Fest è iniziato, ed è assolutamente imperdibile.

Tulp Festival, Amsterdam

Tulp Fest: scoprire e riscoprire Amsterdam in fiore

Meravigliosa è Amsterdam, la città dei canali, delle case strette, dei mulini e dei musei e, in primavera, anche di tulipani. In occasione del Tulp Festival, che va dal 1 al 30 aprile, sono oltre 85 gli spot cittadini che mettono in scena uno spettacolo floreale di grande bellezza.

Le aree pubbliche di Amsterdam, i giardini dei musei, gli hotel e i vari quartieri fioriscono, letteralmente, per dare il benvenuto alla primavera e celebrare la bellezza. Dalla stazione centrale fino a Piazza Dam, per esempio, una scia di profumi e colori, che vano dal giallo, al rosa, fino all’arancio, accompagnano i cittadini in questo nuovo e inebriante percorso per tutto il mese di aprile.

A questo tripudio di bellezza si uniscono anche tutti gli altri quartieri centrali e quelli periferici come il distretto Nord e quello Ovest, l’elegante Quartiere dei Musei e i parchi pubblici e poi, ancora, il distretto Sud e quello Est.  Anche le strutture pubbliche, quelle private e i centri commerciali presentano vasche di fiori adornate sapientemente dove spiccano tulipani bianchi, rosa o fiammeggianti che tingono la città e tutti i suoi quartieri.

La mappa di tutti i luoghi in fiore ad Amsterdam, durante il Tulp Fest, è disponibile sul sito ufficiale della manifestazione.

E se dopo il tour in città non siete ancora stanchi di ammirare la fioritura di tulipani, il consiglio è quello di raggiungere il grandioso parco Keukenhof per un’immersione totale nella bellezza. Il parco, aperto dal 21 marzo al 10 maggio, dista appena 40 chilometri dalla capitale dei Paesi Bassi.

Keukenhof garden

Keukenhof garden

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Caen, la città francese tra luci e scorci magici

Cittadina vivace, tappa quasi obbligata nell’itinerario per la visita delle spiagge dello sbarco, Caen, conosciuta anche con il soprannome di la città delle 100 guglie, è un luogo pieno di sorprese e frizzante vita notturna. I monumenti si illuminano di luci colorate, i mercati serali animano le vie del centro storico sino alla marina. Tra monumenti e scorgi suggestivi, il capoluogo della bassa Normandia merita di essere scoperto. Un passato turbolento per via delle conseguenze del secondo conflitto mondiale, non ha impedito a Caen di rinascere e valorizzare il centro e i quartieri con un’interessante proposta culturale.

I monumenti simbolo di Caen

Tra i simboli di Caen, da segnare sulla mappa della città, c’è sicuramente il suo imponente castello che domina ancora il centro cittadino. Raggiungere i camminamenti delle mura medievali, dall’alto dei suoi bastioni, il panorama a 360 gradi su Caen è davvero incantevole. Da visitare, al suo interno, ci sono senza dubbio: la Sala dello Scacchiere, il Museo della Normandia, il Museo delle Belle Arti, la Loggia del Governatore e la Chiesa di Saint-Georges. All’esterno, ideale luogo di svago molto frequentato soprattutto in primavera-estate, si trova un grande parco giochi, l’orto botanico e un parco che ospita diverse sculture.

Il tour alla scoperta di Caen può proseguire visitando due noti edifici della città, voluti da Guglielmo il Conquistatore, che la città, la più potente della Normandia: l’Abbazia degli Uomini e l’Abbazia delle Dame, che oggi ospitano il municipio e il consiglio regionale. L’Abbazia degli Uomini, gioiello di architettura romanica e gotica, prima ospitò i monaci, in seguito diventò liceo, e ancora un ospedale durante la seconda guerra mondiale. Al suo interno, nel coro gotico, si trova l’imponente tomba di Guglielmo il Conquistatore (in realtà, per sicurezza e timore che venisse trafugata, oggi custodisce solo un frammento osseo del sovrano).

Anche l’Abbazia delle donne, altro luogo imperdibile di Caen, venne utilizzata per diversi scopi nella storia: prima monastero di suore benedettine, poi ospedale e ospizio. Ospita la magnifica cripta e la tomba di Mathilde di Fiandre, regina d’Inghilterra, duchessa di Normandia e moglie di Guglielmo il Conquistatore. Il momento ideale per visitare questo luogo, e il suo parco, è il tramonto: la vista sulla città al calar del sole è unica.

Quartieri e scorci pittoreschi

Monumenti imponenti e maestosi e piccole viuzze graziose e ricche di scorci pittoreschi. Passeggiare per gli antichi quartieri di Caen, sintesi dell’architettura normandise, è indimenticabile. Rue du Vaugueux, ad esempio, si trova proprio sotto il castello, ed è rimasto intatto, fermo nel tempo. Qui si trovano le caratteristiche case a graticcio, colorate e adorante di fiori. Questo è il quartiere medievale di Caen, riqualificato negli ultimi decenni, e divenuto un vero cuore pulsante della città: vivace, pieno di locali e ristoranti tra i più rinomati della zona. Da non perdere, per scatti fotografici da cartolina, sono poi le case a graticcio più antiche. Si trovano in rue Saint Pierre e in rue de Geôle: la più famosa è Maison des Quatrans, costruita nel 1460.

Se volete visitare la strada più antica di Caen, invece, dovete dirigervi in Rue Froide, una via acciottolata e costellata da botteghine, atelier, caffè e molte librerie (anche per bambini). Questa antica strada ha mantenuto immutato tutto il suo fascino medievale. Tra le cose da fare necessariamente c’è quella di spiare nei cortili della case: residenze borghesi che nascondono giardini rigogliosi, angoli romantici ed opere d’arte. Ad esempio, al civico 16 di rue Froide, che si affaccia sull‘ex Maison des Sens, famosi vetrai del XVI secolo, si trova uno splendido portico da fotografare.

La marina e le spiagge di Caen

Dal cuore della città di Caen si arriva al mare, al porto turistico, dove è bello concedersi una passeggiata in ogni momento della giornata, di giorno e di notte. Caen, come detto, può essere il punto di partenza per visitare le spiagge dello sbarco in Normandia come Omaha Beach, Gold Beach, Juno Beach. Al porto di Caen si trovano ormeggiate meravigliose barche a vela, terrazze, bar e ristoranti sulla promenade Quai Vendeuvre. Da non perdere qui, nella giornata di domenica, il tradizionale mercato di Saint-Pierre. In estate questo luogo si anima ancora di più con spettacoli di luci, musica e il mercato notturno.

Il quartiere più modaiolo e di tendenza di Caen, si trova proprio a pochi passi dal porto turistico. E’ la Penisola di Caen, che ospita la note biblioteca Alexis de Tocqueville, dall’architettura futuristica, con le luminose facciate in vetro e l’affaccio meraviglioso sulle rive dell’Orne. Questo è il paradiso per gli amanti dell’arte, soprattutto di street art: intorno all’edificio, infatti, è possibile ammirare moltissime opere di street artist francesi (e non solo), e notevoli murales. Qui si tengono diversi concerti e spettacoli. Un quartiere luminoso che si riflette nelle acque del fiume.

 

Caen, Normandia

Un angolo di Caen

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Il sogno d’oriente rivive in Italia in questi edifici straordinari

L’Italia, si sa, è terra di santi, poeti e navigatori, ma anche di meraviglie che lasciano senza fiato. Opere d’arte firmate da Madre Natura, capolavori artistici e architettonici ideati dall’uomo e poi ancora sculture rinascimentali, musei, piazze e monumenti. E se da una parte, conosciamo bene tutto ciò che caratterizza in maniera univoca e riconoscibile il nostro Paese, dall’altra esistono cose che ci sembrano estranee alla nostra cultura e all’identità nazionale.

Una sensazione che abbiamo vissuto sulla nostra pelle tutte le volte che abbiamo viaggiato in quei luoghi del BelPaese che ci catapultavano, immediatamente, in altre realtà e dimensioni. E ci sono opere architettoniche, maestose e bellissime, che assolvono il medesimo compito perché sono ispirate a culture lontane.

È il caso dello stile moresco, l’arte sviluppata fine dell’XI secolo e la fine del XV nell’area del Mediterraneo occidentale, soprattutto in Spagna e in Maghreb, che esplode in tutta la sua bellezza in alcuni dei tesori che popolano il nostro stivale e che ci permettono di vivere un sogno orientale mai dimenticato.

Serra Moresca

Serra Moresca

Roma: l’Alhambra italiana

Quando parliamo di sogno d’Oriente, è impossibile non pensare all’Alhambra di Granada, un vero e proprio capolavoro artistico che incanta gli occhi e riscalda il cuore. Eppure anche l’Italia ha la sua Alhambra, una Serra Moresca nascosta in uno dei parchi più suggestivi della città eterna.

Ci troviamo a Villa Torlonia, meta prediletta dei cittadini romani e dei vacanzieri. Voluta dal principe Alessandro Torlonia nella prima metà dell’Ottocento, questa Serra Moresca è una vera e propria meraviglia. Caratterizzata da un giardino esotico lussureggiante, una grotta artificiale e vetrate policrome che splendono al sole, questo gioiello architettonico riportato alla luce dopo il restauro, è una vera e propria perla orientale tutta da scoprire.

Castello di Sammezzano: il gioiello orientale italiano

Molto più di un castello, quello di Sammezzano è il più grande sogno orientale mai realizzato nel nostro Paese. Situato nel comune di Reggello, in provincia di Firenze, questo capolavoro di intagli, decorazioni preziose e dettagli lussuosi, è uno dei luoghi più belli e straordinari dello stivale.

Se l’architettura esterna incanta, quella interna lascia senza fiato: un caleidoscopio di colori e dettagli ispirati allo stile moresco inebriano e stordiscono i sensi. Il Castello di Sammezzano è un sogno a occhi aperti.

Castello di Sammezzano

Castello di Sammezzano

Rocchetta Mattei, un palazzo fantasy

Ci spostiamo ora tra le colline che circondano Bologna perché è qui, su un’altura del comune di Grizzana Morandi, si trova un palazzo incantato e fantastico che sembra uscito da un libro di fiabe. Rocchetta Mattei non è propriamente un edificio moresco, anche se da questo il suo creatore si è lasciato ispirare.

Dimora del conte Cesare Mattei, letterato, politico e medico autodidatta fondatore dell’elettromeopatia, la Rocchetta Mattei deve al suo creatore la bellezza senza tempo che la caratterizza. L’edificio, complesso ed elaborato, fonde lo stile moresco all’architettura medievale mitteleuropea e al gotico italiano. Il risultato è un’edificio fantasy dall’atmosfera straordinaria, un unicum in Italia e nel mondo.

Palazzo Mazzone di Catania

Ci spostiamo ora a Catania, in una delle strade più popolate della città. Lungo via Umberto, infatti, si erge un palazzo che svetta verso il cielo, si tratta di Palazzo Mazzone, uno straordinario esempio di architettura moresca. Realizzato nel 1900 dall’architetto Tommaso Malerba, l’edificio conserva tutto il fascino orientale misto a quello dello stile liberty che caratterizzava la scena catanese durante la realizzazione del palazzo.

Palazzo Mazzone

Palazzo Mazzone

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La piccola perla incastonata fra le rocce della Val d’Asta

La natura è in grado di regalarci meraviglie uniche, dalla bellezza a dir poco mozzafiato. È il caso della piccola perla incastonata tra le rocce della Val d’Asta, un luogo dove la vegetazione lussureggiante cela una sorpresa incredibile. Il suo fascino è ineguagliabile: ecco di cosa si tratta.

La Cascata del Golfarone, bellezza unica

Nel cuore incontaminato dell’Appennino Reggiano, quasi al confine tra l’Emilia Romagna e la Toscana, si dipana un paesaggio suggestivo dove poter vivere esperienze bellissime a contatto con la natura. Stiamo parlando della Val d’Asta, tra la cui rigogliosa vegetazione scorre placido il torrente Secchiello. Ed è proprio questo a dar vita ad un piccolo spettacolo incredibile, la Cascata del Golfarone. Trovarla è una vera avventura, perché non è segnalata e imbattervisi per puro caso è praticamente impossibile. Ma il piccolo sforzo necessario per arrivare in questo splendido paradiso terrestre è ampiamente ricompensato da un panorama da favola.

Come arrivare alla Cascata del Golfarone

La Cascata del Golfarone si trova a circa 60 km da Reggio Emilia, in un’ampia vallata punteggiata da deliziosi borghi. Uno dei più vicini, Villa Minozzo, è il punto di partenza del suggestivo percorso che porta alla scoperta della perla della Val d’Asta. Lungo la strada, quasi nascosto dalle piante, si trova l’imbocco di un sentiero che conduce al torrente Secchiello, nato solo pochi km più a monte. Non è altro che uno stretto passaggio in discesa, che pian piano si fa sempre più ampio e facilmente percorribile, pur tra i boschi.

Una volta arrivati lungo la sponda del fiume, occorre attraversarlo (occhio ad avere buone scarpe, per evitare pericolosi incidenti) e seguirne il corso ancora per qualche centinaio di metri. È a questo punto che, pur non potendo ancora vedere la cascata, inizierete a sentirne il fragore sempre più intenso: solo all’ultimo momento, facendovi largo tra la vegetazione, potrete finalmente ammirare uno spettacolo della natura che vi lascerà senza fiato. L’acqua spumeggiante si tuffa da un salto di 15 metri, infrangendosi tra le rocce e creando un piccolo laghetto naturale immerso nel verde.

Cascata del Golfarone

La Cascata del Golfarone

Cosa vedere nella Val d’Asta

La Cascata del Golfarone è un vero gioiello incastonato nella natura, in un luogo ben nascosto e protetto da sguardi indiscreti – cosa che la rende ancora più affascinante e maestosa. Ma non è certo l’unica bellezza dei dintorni: dopo una bella passeggiata nel verde e un po’ di relax in questo paradiso incontaminato, c’è tempo per visitare ancora qualcosa di unico. I piccoli borghi sparsi tra le colline e le prime montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano sono davvero graziosi, con casette in pietra affacciate su strette viuzze. Qui sembra che il tempo si sia fermato.

E se amate la natura, potete concedervi lunghe camminate esplorando una vera oasi di pace. Tanti sentieri si inerpicano tra le montagne, per regalare avventure mozzafiato ai più coraggiosi. Un trekking assolutamente da non perdere è quello che conduce sulla vetta del Monte Prampa, attraversando splendidi boschi e ampi prati verdi – che in autunno, con il foliage, assumono sfumature incredibili. Dall’alto dei suoi quasi 1700 metri, il panorama sull’intera Val d’Asta è a dir poco meraviglioso.

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Riapre il parco di tulipani più bello del mondo. Ed è pura magia

Se i tulipani sono il simbolo dell’Olanda, questo parco ne è il cuore assoluto. E sta per riaprire i cancelli al pubblico, ansioso di tornare ad ammirare milioni di specie di tulipani di ogni forma e colore, dopo due anni di chiusura dovuta alla pandemia. Sì, perché non tutti i tulipani sono uguali. E in questo giardino si possono ammirare proprio tutti, in un tripudio di colori.

Stiamo parlando del parco di Keukenhof, che riapre per la stagione il 24 marzo e sarà visitabile fino al prossimo 15 maggio. Come ogni stagione, anche quella del 2022 ha un tema intorno al quale ruotano le composizioni. Quest’anno sarà “Flower Classics” ovvero il tulipano – ma non solo, poiché nel parco sbocciano anche altre specie di fiori – come elemento classico visto nell’arte, nell’architettura e nel design.

E la collaborazione con il Mauritshuis, il museo che si trova a L’Aia che proprio quest’anno celebra il duecentesimo anniversario e che ospita il famoso capolavoro di Jan VermeerRagazza col turbante” anche detta la “Ragazza con l’orecchino di perla”, ne è un eccellente esempio.

Oltre ai milioni di tulipani, narcisi e giacinti del parco, la mostra floreale all’interno dei padiglioni di Keukenhof si è ingrandita a dismisura ed è divenuta ancora più bella. Più di 600 coltivatori di fiori portano in mostra i loro fiori più belli affinché possano essere ammirati dai visitatori.

“Siamo felici di poter dare di nuovo il benvenuto ai visitatori”, ha commentato il direttore del parco Bart Siemerink. “Non abbiamo potuto aprire al pubblico per due anni, benché il parco fosse comunque fiorito e bellissimo. Lo scorso anno, milioni di persone lo hanno potuto ammirare attraverso i video e seguire le fioriture, ma vederle dal vivo è completamente diverso e nessuno video rende l’idea in quanto non consente di sentirne i profumi e di godere dell’atmosfera che si respira nel parco. I primi godere giacinti e i primi tulipani sono già sbocciati e i visitatori possono già godere dei colori fin dal primo giorno di apertura. In tutta la regione di Bollenstreek (quella dei bulbi) si possono anche ammirare i primi campi fioriti”.

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Il parco di Keukenhof in Olanda

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Quest’isola resta un paradiso (nonostante i Famosi)

Cambiano i concorrenti dell’”Isola dei Famosi”, ma la location resta immutata. Nonostante siano sette anni ormai che i concorrenti del reality – e almeno una cinquantina di addetti ai lavori – la colonizzano per mesi per girarvi il noto programma televisivo, quest’isola resta comunque un paradiso terrestre.

Stiamo parlando di Cayos Cochinos, l’isola dell’arcipelago dell’Honduras a 10mila chilometri dall’Italia. Due sono le isole principali, abitate dalle popolazioni locali, Cayo Cochino Mayor e Cayo Cochino Menor.

Poi ci sono 14 isolotti corallini che ne fano parte ma che sono disabitati. Il copione del programma Tv prevede che i naufraghi dovranno spostarsi da una spiaggia all’altra. Tra le clausole del regolamento per partecipare al reality c’è quella che prevede di impegnarsi a “rispettare l’ambiente naturale in cui vivranno i naufraghi, salvaguardando le specie autoctone vegetali e animali”.

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Floriana Secondi, Jovana Djordjevic ed Estefania Bernal all’Isola dei Famosi 2022

L’arcipelago di Cayos Cochinos

Conosciuto anche come Hog Cays, è un piccolo arcipelago situato a Nord-Est di La Ceiba. Sono le isole dei “garifuna” (gli indigeni), un popolo dedito soprattutto alla pesca. Divenute riserva biologica per proteggere una delle porzioni di barriera corallina più rara dei Caraibi (assieme a quella del Belize), nonché il secondo reef per estensione a livello mondiale, appartengono amministrativamente al gruppo Isla de la Bahia, con capoluogo Roatan, famoso anche per essere il paradiso dei sub.

Vi si trova anche qualche struttura ricettiva. Come il Plantation Beach Resort, a Cochino Mayor, uno storico resort che offre diverse attività legate al mare come diving, snorkeling e le escursioni in kayak attorno alle isole limitrofe.

Chi cerca un tipo di vacanza più economica e spartana (stile “Isola dei Famosi”, insomma) può trovare una sistemazione nel villaggio dei garifuna a Chachauate, dove è possibile dormire e mangiare con soli 100 lempira, l’equivalente di 3,7 euro.

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L’arcipelago di Cayos Cochinos in Honduras

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L’isola dei fari e delle tempeste nell’Oceano Atlantico

C’è un luogo sospeso tra il mare e il cielo che è costantemente in balia di correnti spaventose e tempeste che sembrano presagire la fine del mondo. Temuto dai marinai e dagli uomini di mare, si trova nel bel mezzo del passaggio navale più frequentato al mondo e si fregia di una pessima reputazione causata della sua pericolosità.

Sono tante, infatti, le storie di naufragi, di morti, ma anche di salvataggi avventurosi. Uomini e donne che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella degli altri. Un esempio è Rose Heré che, all’inizio del Novecento, sentì le grida dei naufraghi della Vesper che si era schiantata contro gli scogli. Per questo si buttò tra le onde con una corda, riuscendo a tenere in vita di centinaia di persone.

Isola di Ouessant, dove si trova

Il posto in questione è la mistica Isola di Ouessant, un incredibile pezzo di terra posto a circa 30 chilometri al largo delle coste della Bretagna, in Francia. È lunga circa 8 chilometri, per una larghezza massima che si aggira intorno ai 4, e attualmente la popolazione conta circa 800 abitanti.

Un luogo che presenta una curiosa forma che sembra assomigliare a un granchio, le cui chele corrispondono alle due penisole presenti sul suo versante occidentale. Tra l’Isola di Ouessant e la Bretagna scorre il Mar d’Iroise, da sempre considerato uno dei passaggi più pericolosi al mondo. Non a caso, pare esserci un numero impressionante di relitti, ma anche tantissimi fari che circondano l’Isola, molti dei quali antichi di secoli, e che fungono da segnali per aiutare i navigatori.

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Un angolo di Ouessant

Ouessant, cosa vedere

C’è un unico villaggio che arricchisce gli angoli di Ouessant. Il suo nome è Lampaul e si trova adagiato su una piccola baia, protetta dai due promontori che corrispondono alle chele del granchio. Decisamente affascinante anche Penn ar Ru Meur, da dove è possibile godere di un suggestivo panorama verso Keller, un isolotto privato e inaccessibile ai visitatori, fatta eccezione per i mesi di luglio ed agosto.

Da qui si dirama anche un piccolo sentiero che conduce a Port de Yusin, un molo utilizzato soprattutto in estate. Proseguendo potreste scorgere il faro di Creac’h e un ripido e affascinante susseguirsi di rocce. Presente anche una lunga spiaggia ricoperta da scogli che affiorano esclusivamente durante la bassa marea.

Ouessant villaggio

La Chiesa nell’isola di Ouessant

Chi è in cerca di un luogo ancor più remoto e selvaggio dell’intera isola, può dirigersi verso Cadoran (o Kadoran), un aspro promontorio esposto per tre lati su ripide falesie, piccole gole rocciose e uno strettissimo canale di pochi metri che separa il promontorio da un un minuscolo isolotto, che porta lo stesso nome: Ile de Kadoran.

Particolare anche la penisola di Penn ar Lan dove è presente un sentiero che segue per intero il suo perimetro. Bellissimo il panorama, prima sul porto e sul faro di Stiff, e poi sul minuscolo molo di Porz ar Lan. Svetta, inoltre, una croce in pietra bianca dove si trova un cromlech, ossia un gruppo di monoliti risalenti alla preistoria disposti in modo da formare un’ellissi.

I fari da non perdere sull’Isola di Ouessant

In questa particolare isola francese non ci sono auto, non c’è inquinamento e non ci sono fabbriche. Tuttavia, si innalzano nei cieli diversi fari utili a favorire la navigazione. Dei veri e propri giganti che sono lì a vegliare sul mare e sulla sua forza con l’obiettivo di trasmettere ai marinai la sensazione di “casa”.

Scegliere quali visitare, soprattutto se si ha poco tempo a disposizione, potrebbe risultare difficile. Noi abbiamo fatto per voi una selezione di quelli imperdibili.

Il faro di Stiff, il più antico della Bretagna

Imponente e intrigante è il faro di Stiff che si distingue per essere il più antico di tutta la Bretagna. Domina la parte nord-occidentale dell’isola ed è composto da due torri accoppiate, una per il faro e gli alloggi dei guardiani, un’altra per la scala e il deposito del carbone.

Il suo nome è dovuto alla falesia di Stiff, ovvero il punto in cui sorge. È stato costruito nel 1689 e dal 1978, insieme alla moderna Torre Radar, veglia su questo “spaventoso” tratto di mare.

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Il faro di Stiff

Il faro di Creac’h, con la maggior portata luminosa d’Europa

Essendo, quello dell’Isola di Ouessant, un punto molto rischioso del nostro pianeta, i fari sono tutti di un certo livello. Come quello di Creac’h che vanta la maggior portata luminosa d’Europa. Basti pensare che è visibile fino a una distanza di 32 miglia marine.

Ha una forma cilindrica a bande bianche e nere. Alla base sono presenti degli edifici disposti a ferro di cavallo. All’interno è molto elegante, in legno pannellato e intarsiato, e vi si trova anche il sistema che regola e controlla l’attività degli altri fari presenti sull’isola. Infine, nella sua vecchia centrale elettrica è stato creato il Museo dei Fari e delle Boe.

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Il faro di Creac’h

Il faro di Jument, il più celebre di tutti

Terminiamo questo viaggio tra i “protettori del mare” presso il faro di Jument. Differente dai due di cui vi abbiamo appena parlato per un motivo specifico: non è situato sulla terraferma, ma su una roccia chiamata Ar Gazek-Coz (La Vecchia Giumenta).

Un tratto di mare caratterizzato dalla presenza di fortissime correnti, a tal punto da essere considerato uno dei luoghi più pericolosi del litorale. Molte sono le tragedie avvenute qui, come quella del 1896 che costò la vita a 250 persone.

Fu eretto tra il 1904 e il 1911 e originariamente era abitato da tre guardiani e un cuoco. Nel luglio del 1991 venne definitivamente abbandonato in quanto completamente automatizzato e posto sotto il controllo del computer del faro di Créac’h.

Oggi è anche celebre a livello internazionale grazie al fotografo Jean Guichard che lo ha immortalato durante l’arrivo di un’onda che lo travolse completamente, mentre alla porta del faro si affacciava una persona. Inoltre, nel 1948 il regista francese Jean Epstein realizzò un film documentario dedicato propio a questo gigante del mare che si oppone, costantemente, alla forza dell’Oceano.

Insomma, l’Isola di Ouessant si presenta come un grosso scoglio in mezzo all’Oceano ed è l’ultimo avamposto francese. Allo stesso tempo è anche un luogo dalle lunghe coste frastagliate che riservano scorci mozzafiato su piccoli promontori sorvegliati da maestosi fari, di cui alcuni sono fra i più antichi e potenti d’Europa.

faro di Jument ouessant

Il faro di Jument avvolto dalla nebbia