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“Bridgeton 2”, le vere location della serie Tv

La seconda stagione di “Bridgerton”, tratta dal romanzo della scrittrice americana Julia Quinn “Il visconte che mi amava”, racconta la romantica storia di Lord Anthony Bridgerton (interpretato dall’attore Jonathan Bailey), il maggiore dei fratelli e delle sorelle Bridgerton, e la sua ricerca dell’amore e di una moglie a lui adeguata. E, forse, la risposta arriva da una terra molto lontana: l’India.

La costume drama, un genere oggi molto amato, visto il grande successo di altre serie come “Downton Abbey” e “The Gilded Age“, romantica, ma anche scandalosa e arguta, è stata girata in buona parte negli studi cinematografici alle porte di Londra, dove sono stati ricreati molti degli interni delle sontuose dimore dell’epoca.

Tuttavia, le scene in esterno sono state quasi tutte girate in location vere. Ecco quali sono.

Le location londinesi di “Bridgerton 2”

Alcune delle scene della serie Tv Netflix sono state ambientate nella Capitale. Tra gli edifici più riconoscibili ci sono alcune dimore storiche, come Ranger’s House, una villa di mattoni rossi in stile georgiano che si trova vicino a Greenwich Park, e Lancaster House, a St. James’s, nel West End di Londra. Quest’ultima non è la prima volta che viene usata come set. Qui ci hanno girato alcune scene di “Il discorso del re” con Colin Firth, della serie Tv “The Crown” e il Christmas special del 2013 di “Downton Abbey”, ricreando ogni volta gli interni di Buckingham Palace.

Sempre a Londra, tra le location c’è anche la Wilton’s Music Hall, nel distretto di Shadwell, non lontana dalla Torre di Londra. È una delle pochissime sale da musica rimaste pressocché tali e quali in città. Oltre ai concerti si tengono ancora oggi rappresentazioni teatrali e reading.

A Greenwich, alle porte di Londra, invece, sono state girate delle scene nell’Old Royal Naval College, oggi sito Unesco, sorto come ospedale e strettamente legato alle colonie britanniche nel mondo. Si può anche visitare. Mentre nel borough di Barnet, un quartiere a Nord di Londra, si trova una splendida dimora in stile palladiano chiamata Wrotham Park, una delle ville storiche private più grandi, anch’essa più volte vista al cinema e in Tv, da “Bridget Jones” a “Jane Eyre”, da “Downton Abbey” a “The Crown” dove è stata usata per gli interni della dimora reale Clarence House dove vive il principe Carlo.

Le location fuori Londra

Diversi sono i luoghi che sono stati scelti nei dintorni di Londra per ambientarvi alcune delle scene della seconda stagione di “Bridgerton“, alcuni anche molti lontani. Tra questi, molti siti legati alla Corona britannica. Appena fuori dalla Capitale, nella Contea del Surrey, uno dei palazzi reali, Hampton Court Palace – o anche solo Hampton -, è sicuramente tra le location più famose. Situato a Richmond upon Thames, è uno dei luoghi più visitati della zona e ogni anno viene organizzato un bellissimo Flower Festival.

Hampton-Court-Palace

Hampton Court Palace

Ancora più famoso è però il Windsor Great Park, un parco reale di duemila ettari a Sud di Windsor (da non confondere con l’Home Park, il parco privato di 265 ettari del Castello di Windsor). All’intero del parco girano liberamente degli splendidi esemplari di cervi rossi ed è per la maggior parte del tempo aperto al pubblico. Vi hanno girato anche alcune scene dei film sul celebre maghetto Harry Potter.

Tra gli edifici usati pela serie c’è la casa di campagna di West Wycombe Park, nel Buckinghamshire, edificata come villa di delizia nel XVIII secolo per il libertino Sir Francis Dashwood. La sua architettura è inconfondibile, con la facciata fatta di colonnate in stile palladiano e neoclassico.

Sempre nella stessa Contea, alcune scene sono state girate nella più grande caserma della RAF, la Royal Air Force Halton che si trova ad Aylesbury, utilizzata fin dalla Prima guerra mondiale e attiva ancora oggi.

West_Wycombe_Park

La residenza di West Wycombe Park

Come nella prima stagione di “Bridgerton”, i protagonisti si spostano tra Londra e il Somerset, e in particolare la città di Bath, vera protagonista della serie. È qui, infatti, che si trova la casa della famiglia Featherington e l’esterno è uno degli edifici più celebri della città chiamato Royal Crescent, un gigantesco complesso residenziale settecentesco a forma di mezzaluna, considerato il più importante esempio di architettura georgiana del Regno Unito.

Ma a Bath c’è anche un altro splendido edificio che appare nella serie, che in realtà ospita il museo d’arte cittadino, l’Holburne Museum. Nel suo giardino amava passeggiare anche Jane Austen che abitava a due passi da qui, tanto da aver tratto ispirazione per alcuni dei suoi romanzi. Vi sono stati girati diversi film, da “Persuasion” a “La duchessa” con Keira Knightley a “La fiera della vanità”.

A un’ora di strada da Bath, nella cittadina di Salisbury – famosa per la sua splendida cattedrale – sono state girate delle scene a Wilton House, una meravigliosa casa di campagna che fu per quattro secoli la residenza dei conti di Pembroke. È stata anch’essa set di altri film, come “Orgoglio & Pregiudizio”, “Tomb Raider” e la serie “The Crown”.

Le location nel lontano Nord

Per trovare l’ambientazione giusta, la prodizione di “Bridgerton” è dovuta anche salire fino a York, una delle più affascinanti città d’Inghilterra. Qui, infatti, si trova Castle Howard, una delle più grandi residenze private dell’Inghilterra che è servita come residenza del Duca di Hastings.

Castle_Howard

Castle Howard, una delle più grandi residenze private dell’Inghilterra, set di “Bridgerton”

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Scoprire le bellezze in battello lungo la Linea delle Delizie

Con l’arrivo della primavera, non vediamo l’ora di stare all’aria aperta. Il weekend è il momento ideale per organizzare una gita, anche solo appena fuori porta, in famiglia o in compagnia di amici.

Ce ne sono alcune, nuovissime, che uniscono attività open air e cultura. Che fanno scoprire, senza andare troppo lontano, luoghi mai visti prima d’ora.

Sono le nuove navigazioni lungo il Naviglio Grande, alle porte di Milano, lungo quella che è stata definita la Linea delle Delizie. Si chiama così perché, navigando a bordo di battelli, si costeggiano splendide ville d’epoca, ville di delizia, appunto, sorte un tempo come case vacanza dell’aristocrazia e della borghesia milanese, la nostra “gilded age” insomma.

In battello sul Naviglio Grande

I nuovi itinerari lungo il Naviglio Grande

Ci sono tre bellissimi itinerari che partono da Boffalora sopra Ticino, un Comune alle porte del capoluogo che si trova all’interno del Parco lombardo della Valle del Ticino, attraversato dal Naviglio che lo divide in parte alta e parte bassa. Il ponte di Boffalora, che confina con il Piemonte, è uno dei tratti più caratteristici del paese e ne racconta la storia. Fu voluto nientemeno che da Napoleone Bonaparte al fine di agevolare i collegamenti tra la Francia e l’Italia. I barconi che partono da qui navigano verso il Villaggio del Rubone, un luogo molto particolare e ricco di fascino, un tempo abitato da una comunità autonoma. Ancora oggi si scorge una torre del Quattrocento, l’ultima sopravvissuta tra le torri costruite per controllare le vie d’acqua.

Un altro itinerario conduce invece a Castelletto di Cuggiono, un paese che sembra rimasto fermo nel tempo. Qui ci hanno girato alcune scene del film “L’albero degli zoccoli” del 1978 di Ermanno Olmi, dove sono state riprese alcune delle vie storiche acciottolate, la piccola chiesa parrocchiale, il ponte seicentesco, l’imbarcadero-lavatoio e il maestoso Palazzo Clerici, appartenuto a una ricca famiglia di banchieri, che sorge proprio lungo il Naviglio e che si può ammirare durante la navigazione. Ancora oggi la grandiosa scalinata barocca scende dalla villa fino alle acque del Naviglio. Serviva come imbarcadero per i nobili che vi attraccavano per poi giungere comodamente alla villa, evitando di attraversare il borgo.

Un altro ancora porta i visitatori verso Cassinetta di Lugagnano, anch’esso diviso in due dal corso d’acqua. Il nucleo più antico del paese è quello di Lugagnano, sulla sponda destra del Naviglio, dove i primi insediamenti risalirebbero addirittura all’epoca romana. Il paese era anche arroccato intorno a un castello circondato da un fossato, a testimonianza di quanto la sua posizione fosse strategica. Ma il vero patrimonio di Cassinetta di Lugagnano sono le splendide ville di delizia che ancora oggi si possono ammirare, legate ai nomi delle grandi famiglie milanesi (Visconti, Mantegazza, Castiglioni, Parravicini, solo per citarne alcuni). Queste “case da nobile” costituivano indubbiamente per i proprietari un punto di riferimento, che consentiva loro di effettuare periodici controlli sulla gestione dei terreni da parte dei fittavoli. Ma, poiché la zona di Cassinetta possedeva molte attrattive paesaggistiche, venivano usate soprattutto per la villeggiatura.

Tra le più belle, Villa Birago-Clari-Monzini, restaurata di recente o ora abitazione privata (il bello infatti sta più che altro all’interno), ma anche Villa Visconti, che spunta dalle acque con la sua maestosità e il suo colore giallo, quello della Milano settecentesca, e il meraviglioso giardino, e poi ancora Palazzo Krentzlin, appartenuto a una famiglia nobile, o Casa Spirito, anch’essa recentemente restaurata, e Villa Castiglioni-Nai-Bossi, dietro il cui cancello di ferro battuto si possono vedere i porticati, i balconi decorati e gli affreschi.

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Villa Visconti a Cassinetta di Lugagnano

Non tutte le ville di delizia si trovano lungo il Naviglio, però. Per ammirarle bisognerebbe scendere dal battello oppure tornare per un’altra gita, magari in bicicletta.

Altre minicrociere partono da Robecco sul Naviglio, quasi in Piemonte, una cittadina che a partire dal XVI secolo conobbe il suo massimo splendore per il fatto che molte famiglie nobili milanesi lo scelsero per costruirvi le loro residenze di campagna. Ville gentilizie appartenute ai Barzi, ai Casati, agli Archinto e ai Borromeo.

La più famosa visibile dal Naviglio è infatti Villa Gaia o Villa Borromeo Visconti Biglia Confalonieri Gandini, la più grande delle ville conservatesi nel borgo. Il nome “Gaia” le venne dato alla fine del ‘400 in quanto fu luogo dei divertimenti di Ludovico il Moro. Poi c’è Palazzo Archinto, detto anche “il castello”, che però non fu mai terminato. Oggi ospita il Museo del Naviglio Grande.

Da Robecco si può andare anche a Ponte Vecchio, un borgo tagliato in due dal Naviglio, lungo il quale sorgono alcune bellissime ville storiche come Villa Castiglioni, costruita nel ‘600 nei pressi del ponte sul Naviglio Grande e la Riserva Naturale “La Fagiana”, una riserva di caccia voluta da re Vittorio Emanuele II di Savoia, che comprende un grandioso complesso al centro di un altrettanto maestosa tenuta che allora si estendeva per 1574 ettari.

Infine, una piccola crociera passa anche attraverso il borgo di Castelletto di Abbiategrasso o Castelletto (su una sponda) Mendosio (sull’altra) per arrivare a Cassinetta di Lugagnano. Questo borgo, rimasto intatto com’era una volta, è stato anch’esso protagonista del film di Olmi per simulare la Darsena di Milano di fine ‘800. Lungo il Naviglio s’affaccia Palazzo Cittadini Stampa, dove oggi vengono organizzati eventi, e la casa del Guardiano delle acque che, nonostante non sia una casa di delizia, è comunque molto interessante per la sua importanza storica.

Castelletto-Mendosio

Castelletto Mendosio, lungo il Naviglio Grande

 

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C’erano una volta le tonnare: Grand Tour sulla costa sicula

C’è un modo straordinario per scoprire e riscoprire l’anima più autentica della Sicilia, ed è un Grand Tour sulla costa della regione alla scoperta delle tonnare. Luoghi legati indissolubilmente all’antica e mai dimenticata tradizione marinara della regione. Strutture straordinarie, anche se dismesse e riadattate, che si integrano perfettamente con la natura circostante, ridefinendo il paesaggio e incantando cittadini di tutto il mondo.

C’erano una volta le tonnare

Con il termine tonnare facciamo riferimento all’antico metodo di pesca introdotto dagli arabi negli anni 1000 e poi ereditato e proseguito dagli spagnoli. Quasi un secolo dopo, e più precisamente nel 1800, questa pesca conobbe il suo massimo splendore e si radicò nella terra di Sicilia grazie alla famiglia Florio che, sulla costa della regione, possedeva decine di tonnare.

Oggi, le tonnare in Sicilia, rappresentano le preziose testimonianze del passato legato alla pesca e alla mattanza dei tonni. Scoprire questi luoghi che si snodano lungo la costa ci permette di ammirare architetture uniche che raccontano la storia di un’autentica tradizione che definisce in maniera univoca l’identità di una regione.

Tonnara di Favignana, cortile interno

La lista delle tonnare è davvero lunghissima. Alcune di queste oggi sono diventate dei veri e propri musei che raccontano i riti e le tradizioni dei tonarotti. Tra le più famose c’è sicuramente quella di Favignana, Ex Stabilimento Florio, situata nei pressi del centro storico dell’isola. Con i suoi 32000 metri quadrati è considerata una delle più grandi tonnare di tutto il Mar Mediterraneo.

Da Trapani a Siracusa, le tonnare della costa sicula

A Trapani, invece, troviamo la tonnara di San Giuliano, uno dei simboli rappresentativi della città. L’edificio, oggi preziosa testimonianza dell’archeologia industriale della regione, è appartenuto alla famiglia Fardella e conserva gli antichi resti della tradizione della pesca dei tonni.

Nella piccola e suggestiva Scopello, in provincia di Trapani, tra le case abitate, la piazzetta e il profumo delle tradizioni antiche, troviamo la splendida tonnara edificata nel XIII secolo, anch’essa appartenuta alla famiglia Florio. Un luogo magico e suggestivo che sembra essere protetto dalle rocce e avvolto dal mare che incanta visitatori da tutto il mondo.

Tonnara di Scopello

Tonnara di Scopello

Ci spostiamo ora in provincia di Siracusa per scoprire le tonnare di Capo Passero e quelle di Avola, quest’ultima è una delle più grandi mai costruite in tutta la Sicilia orientale. L’edificio, costruito nel 1633, è situato proprio al centro della costa ed è bagnato dal Mar Ionio.

Nella magica e suggestiva Marzamemi, invece, troviamo una delle tonnare più antiche di tutta la regione. Dopo un importante restauro, alcune parti dell’edificio sono state messo a disposizione dei cittadini per eventi privati e matrimoni.

L’ultima tappa del nostro itinerario ci porta nel profondo sud, tra le meraviglie dell’Oasi faunistica di Vendicari. È qui, nel territorio di Noto, che sorge una delle tonnare più suggestive dell’intera Sicilia. Conosciuta anche con il nome di Bafutu, la struttura era adibita alla pesca di ritorno, cioè per il recupero di tutti quei tonni che ritornavano in mare aperto dopo la stagione dell’amore. Oggi la tonnara di Vendicari, restaurata in maniera superba, è il simbolo di questo rapporto antico tra l’uomo e la pesca, nonché elemento paesaggistico di grande bellezza.

Tonnara di Vendicari

Tonnara di Vendicari

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La Tour Eiffel è più alta e no, non è un effetto ottico

Sono 133 gli anni della Tour Eiffel e a guardarla così, in tutto il sui massimo splendore, possiamo dire che se li porta davvero bene. L’iconico monumento parigini, entrato ormai nell’immaginario collettivo del mondo intero come simbolo di bellezza e romanticismo, torna a far parlare di sé, anche se in realtà non ha mai smesso di farlo.

La sua presenza, infatti, definisce e arricchisce in maniera univoca lo skyline di Parigi da oltre un secolo diventando l’elemento scenografico d’eccellenza del paesaggio urbano della città, nonché terrazza preferita dai viaggiatori e dai cittadini per ammirare le stelle e tutta la Ville Lumière dall’alto.

E ora proprio alle stelle le torre francese è più vicina perché è cresciuta di ben sei metri raggiungendo quindi i 330 metri di altezza totale rispetto ai 324 di prima. E no, se ve lo state chiedendo, non si tratta di un effetto ottico. Ecco cosa è successo.

La Tour Eiffel è sempre più alta

Alcuni giorni fa, un elicottero ripreso in diretta nazionale, è apparso nei cieli di Parigi in direzione Tour Eiffel. Cittadini, turisti e vacanzieri, e chiunque si trovasse in città in quel momento, non ha potuto fare a meno di osservare quello che stava succedendo.

Il velivolo, avvicinatosi alla torre più famosa della Francia, ha aggiunto alla sua sommità l’ultimo tassello, almeno per il momento, dell’iconico simbolo parigino. Si tratta di un’antenna DAB+ che consentirà la copertura radio digitale sulla capitale e sulla regione dell’Ile-de-France.

Questa nuova punta della Dama di ferro, cambiata altre tre volte nel corso della sua straordinaria esistenza, è alta circa sei metri. La sua presenza, quindi, rende la Tour Eiffel ancora più alta e possente con un totale di 330 metri di altezza.

La scelta di collocare l’antenna radio digitale in cima al monumento, è molto più di una scelta funzionale. Si tratta infatti di restituire alla Dama di ferro un collegamento diretto al suo passato e alle sue origini di sperimentazione tecnologica e scientifica.

Perché la Tour Eiffel ci piace così tanto

Progettata da Gustave Eiffel per l’esposizione universale del 1889, inconsapevole che questa sarebbe diventata il simbolo della città e del Paese intero, la Tour Eiffel è oggi una delle architetture più romantiche, straordinarie e visitate del mondo intero.

Quella immaginata dall’ingegnere francese doveva essere un’opera temporanea da smantellare dopo vent’anni, ma fu tenuta in vita per la sua funzione di antenna radio e per la sua bellezza che aveva già rapito cittadini e viaggiatori da tutto il mondo.

Dopo il grande restyling dello scorso anno che ha colorato la torre in oro in vista delle Olimpiadi che si terranno nella capitale nel 2024, che ha tinto la torre del colore dell’oro proposto da Gustave Eiffel durante la progettazione, il simbolo di Parigi è cresciuto, avvicinandosi ancora di più alle stelle e diventando, se è possibile, ancora più bello.

Abbiamo quindi un altro motivo per amare la Tour Eiffel oggi. Se volete però ammirarla in tutto il suo magico splendore, ricordatevi di fissare lo sguardo su di essa all’una di notte. È questo il momento in cui 20000 luci scintillanti si accendono per l’ultima volta per dare il saluto alla città.

 

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Il mondo è aperto: come viaggiare in sicurezza con i bambini

Dal primo marzo, e per il momento fino alla fine del mese ma con probabilità di rinnovo, gli italiani possono viaggiare in qualsiasi luogo del mondo, a patto che questo sia aperto al turismo. Ma come farlo in sicurezza con i bambini?

Viaggi sicuri con i più piccoli: cosa sapere

Anche i più piccoli possono finalmente tornare a viaggiare. Certo, non siamo ancora ai livelli di sicurezza pre-pandemia, ma il mondo è aperto e con un po’ di accortezze è possibile evitare esperienze spiacevoli.

La prima cosa da fare è assicurarsi che i bambini siano vaccinati. No, non parliamo dei vaccini contro il Covid-19, ma di tutti gli altri che bisogna fare già durante i primi mesi di vita.

In secondo luogo, è importante scegliere la destinazione di viaggio attentamente. Probabilmente, è molto meglio optare per un posto che si ritiene familiare, soprattutto in caso di primo viaggio con minori. Prendere mezzi pubblici o parlare una lingua diversa dall’italiano, potrebbero creare una serie di disagi non facilmente gestibili in epoca pandemica. Per evitare maggiormente il contagio da Covid-19, inoltre, è più opportuno scegliere destinazioni con un clima caldo.

È vero, in molti posti i bambini al di sotto dei 6 anni non devono indossare la mascherina. Ma forse in caso di viaggio ci si sente più sicuri nel farglielo fare. In tale situazione, è bene “far esercitare” i più piccoli in casa prima della partenza e spiegare perché è importante che indossino questo dispositivo di protezione. Magari sotto forma di gioco, del resto i più piccoli adorano “copiare” le persone più grandi.

Fondamentale, inoltre, portare co sé disinfettanti e salviettine igienizzanti. I bambini, come è giusto che sia, toccano tutto mettendosi spesso le mani, e gli oggetti stessi, in bocca. Assicurarsi che tutte le superfici siano pulite è quindi una buona pratica per evitare qualsiasi tipo di infezione.

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Bisogna assolutamente essere preparati su quali siano le regole di ingresso e interne relative al Covid nel Paese che si sta raggiungendo.  Dovreste anche assicurarvi di avere i documenti necessari come passaporti e visti. Diverse compagnie aeree utilizzano delle applicazioni che aiutano a organizzare e ottimizzare i documenti di viaggio in anticipo, in modo da non perdere o dimenticare nulla di fondamentale.

Importante sempre, ma ancora di più in questo periodo, è avere un’assicurazione di viaggio che copra anche eventuali spese dovute a un’infezione da Covid-19. Non è una cattiva idea, inoltre, informarsi su dove si trova la struttura sanitaria o l’ospedale più vicino nella destinazione prescelta prima del viaggio, soprattutto se si visita un Paese straniero.

Se possibile, è anche bene evitare di viaggiare nei periodi di punta. Volare a Pasqua, per esempio, è sinonimo di milioni di persone in viaggio, molte di più del mese successivo.

Indipendentemente dal fatto che si viaggi durante l’alta stagione o meno, è opportuno approfittare di tutti i vantaggi offerti alle famiglie come gli ascensori per chi si sposta con passeggini e l’imbarco prioritario. Un modo per semplificare le cose e che fa evitare folle e lunghe code.

Documenti per viaggiare all’estero con i minori

Dal 26 giugno 2012 tutti i minori italiani che viaggiano devono essere muniti di documento individuale. Ciò vuol dire che i minori, anche se iscritti sui passaporti dei genitori, hanno bisogno di un passaporto individuale oppure, qualora gli Stati attraversati ne riconoscano la validità, la carta d’identità valida per l’espatrio.

Al fine di agevolare i viaggi dei più piccoli ed evitare gli espatri illegali degli stessi per conto di terzi, dal 2010 è prevista la possibilità di chiedere agli Uffici competenti a rilasciare il documento, che i nomi dei genitori vengano riportati sul passaporto del proprio figlio.

Qualora tale indicazione non dovesse essere presente, prima di intraprendere il viaggio si consiglia di munirsi di un certificato di stato di famiglia o di estratto di nascita del minore da esibire in frontiera qualora le autorità lo dovessero richiedere.

Fino al compimento dei 14 anni i minori italiani possono espatriare a condizione che viaggino accompagnati da almeno un genitore o da chi ne fa le veci, oppure che venga menzionato sul passaporto, o su una dichiarazione di accompagnamento.

Dal 4 giugno 2014, inoltre, è entrata in vigore una disciplina che riguarda la dichiarazione di accompagnamento finalizzata a garantire una maggiore tutela del minore, a rendere più agevoli i controlli alle frontiere e a facilitare la presentazione della dichiarazione mediante l’utilizzo anche di modalità telematiche (mail, PEC, fax):

  • la dichiarazione di accompagnamento può riguardare un solo viaggio (da intendersi come andata e/o ritorno) dal Paese di residenza del minore con destinazione determinata e non può eccedere, di norma, il termine massimo di sei mesi;
  • gli esercenti la responsabilità genitoriale o tutoria possono indicare fino a un massimo di due accompagnatori, che saranno tuttavia alternativi fra di loro;
  • nel rendere la dichiarazione di accompagnamento, gli esercenti la responsabilità genitoriale o tutoria possono chiedere che i nominativi degli accompagnatori, la durata del viaggio e la destinazione siano stampati sul passaporto del minore o, in alternativa, che tali dati siano riportati in una separata attestazione, che verrà stampata dall’Ufficio competente;
  • nel caso in cui il minore sia affidato a un ente o a una compagnia di trasporto, al fine di garantire la completezza e la leggibilità dei dati relativi al viaggio, è rilasciata unicamente l’attestazione. Si suggerisce, prima di acquistare il biglietto della compagnia di trasporto di verificare che la stessa accetti che il minore sia ad essa affidato.

Cosa devono fare i minori al rientro in Italia

Sempre fino al 31 marzo 2022, ma con alta possibilità di proroga, i bambini che rientrano dall’estero devono seguire regole diverse in base all’età. Dai 6 anni in su devono necessariamente essere in possesso di Green Pass che dimostri una delle seguenti condizioni:

  • vaccinazione completa contro il Covid 19 effettuata da meno di 9 mesi (periodo di scadenza che decade in caso di terza dose):
  • guarigione dalla malattia da meno di 6 mesi;
  • risultato negativo di un tampone. Il molecolare deve essere effettuato entro le 72 ore dal rientro, per l’antigenico bastano 48.

Per rientrare in Italia è necessario compilare anche il dPLF (le istruzioni su come farlo potete trovarle qui) per ciascun passeggero adulto. In caso di minori, quest’ultimi potranno essere registrati nel modulo dell’adulto accompagnatore. Se sono minori non accompagnati, invece, il dPLF dovrà essere compilato dal tutore prima della partenza.

I bambini al di sotto dei 6 anni di età possono entrare in Italia senza ulteriori formalità e sono sempre esentati dall’obbligo di test molecolare o antigenico.

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La città dominata da un gigantesco mausoleo

Un viaggio in Turchia regala sempre suggestioni incredibili, per la straordinaria ricchezza di paesaggi, la storia millenaria raccontata attraverso le sue caratteristiche architetture, le tradizioni, i sapori e i profumi di una terra che sa sorprendere ed emozionare i visitatori di tutto il mondo. E tante sono le gemme nascoste che vale la pena scoprire. Tra queste, l’antico villaggio di Belevi, nella provincia di Smirne, situato a pochi chilometri a nord-est di Efeso. Un luogo dal fascino particolare, non a caso scelto tra le tappe di “Pechino Express”, nella terza puntata dedicata alla “Rotta dei Sultani”. Nei suoi dintorni immediati si trovano importanti cave di marmo e un affascinante mausoleo del primo ellenismo.

Storia di un mausoleo mai portato a termine

Il mausoleo di Belevi è una tomba monumentale di epoca ellenistica che si trova nei pressi del villaggio da cui prende il nome, vicino al distretto di Selçuk. Rappresenta il secondo più grande mausoleo antico in Anatolia, leggermente più piccolo del più famoso edificio di questo tipo, ovvero il mausoleo di Alicarnasso, benché sia addirittura meglio conservato di quella che è considerata una delle sette meraviglie del mondo antico.

La decorazione dell’edificio, con il fregio ricurvo e i capitelli corinzi, rinvia al periodo di passaggio tra IV e III sec. a.C., e molto probabilmente il mausoleo fu in origine progettato per Lisimaco, il nuovo fondatore di Efeso. Tuttavia, dopo la sconfitta di Curopedio del 281 a.C., Seleuco I divenne re della regione e la costruzione restò incompiuta. Il secondo periodo andrebbe ricondotto al sovrano seleucide Antioco II, morto a Efeso nel 246 a.C. Durante la reggenza della moglie Laodice, che forse lo aveva fatto avvelenare, sarebbe stato realizzato il coperchio del sarcofago dove il re venne inumato. Tuttavia, non ci fu tempo sufficiente per completare la costruzione, perché il territorio di Efeso (perfetto per una gita archeologica) ben presto passò sotto i Tolemei. La costruzione del mausoleo di Belevi non fu, quindi, mai terminata.

Visita al mausoleo di Belevi

Il mausoleo di Belevi è stato conosciuto solo a partire dagli anni ’30, quando divenne oggetto di ricerche da parte dell’Istituto Archeologico Austriaco. I materiali utilizzati per la sua costruzione provenivano, con molta probabilità, dalle cave di marmo situate nei pressi del villaggio, con cui è stata eretta gran parte degli edifici antichi di Efeso.

Il tumulo è posto proprio a sud delle cave, sul lato opposto della valle, i tre vani sono accessibili da nord tramite un corridoio (dromos). I resti di ceramica, ritrovati insieme a ossa di animali, sembrano andare dal V sec. a.C. al IV d.C., e costituiscono le offerte per un arco di circa 800-900 anni. Ciò avvalorerebbe l’ipotesi secondo la quale Pixodaros sarebbe il probabile destinatario della costruzione funeraria.

Questa era alta originariamente 24 metri e si innalzava su una superficie quadrata, al di sopra della sporgenza di una rupe ricavata artificialmente. La parte inferiore era costituita dalla stessa sporgenza di roccia e ricoperta di conci in pietra. Dall’esterno, la roccia che oscurava il mausoleo era coperta da lastre di marmo. C’era, poi, un secondo livello, circondato da 28 colonne: probabilmente avrebbe avuto la forma di una piramide, e l’intera struttura avrebbe raggiunto i 35 metri di altezza.

Il soffitto mostra rilievi figurati, come nel mausoleo di Alicarnasso, rappresentazioni di giochi funerari con una cerimonia di vittoria al centro e lotte di centauri. Anche le sculture sul tetto ricordano i leoni disposti in maniera analoga nel più famoso mausoleo. La camera funeraria con volta a botte, nascosta nel podio e accessibile tramite un piccolo atrio, conteneva il sarcofago del committente, la cui cassa è simile a un sarcofago macedone, con un fregio di sirene musicanti e un poggiapiedi. Sul coperchio appare il defunto disteso su un materasso e su cuscini, con una coppa nella mano, al modo delle figure principali sui rilievi con banchetto.

Nel sarcofago sono stati trovati due denti che dovevano appartenere a un uomo di 40-45 anni. Inoltre, nella stanza si trovava una statua raffigurante un individuo vestito come i servitori rappresentati nell’arte persiana e greco-persiana, che accompagnano un personaggio di rango elevato. Le sculture e il sarcofago fanno ora parte delle collezioni del Museo archeologico di Efeso a Selçuk, mentre altri elementi decorativi sono esposti nel Museo Archeologico di Izmir, altra meta perfetta per una vacanza tra spiagge e rovine. Il mausoleo resta una delle attrazioni principali del villaggio di Belevi, un luogo ricco di fascino tutto da scoprire.

Città dominata gigantesco mausoleo

Il mausoleo di Belevi, in Turchia

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Questa passeggiata, tra le colline e il mare, è un incanto

C’è una passeggiata, molto facile e adatta a tutti, che corre per 4,2 chilometri tra colline e mare. S’immerge nella macchia mediterranea ed è un vero incanto. La si può percorrere in qualunque stagione dell’anno, possibilmente in una giornata di sole.

La passeggiata Europa in Liguria

Sì, perché la Passeggiata Europa (o Lungomare Europa), questo il suo nome, corre lungo la costa del ponente ligure, collegando Cogoleto con Varazze (e viceversa) nel Parco costiero dei Piani d’Ivrea. Un bellissimo itinerario lungomare tra le province di Genova e Savona che ripercorre gran parte della vecchia linea ferroviaria a binario unico tra Genova e Ventimiglia, realizzata tra il 1860 e il 1868 sotto il Regno d’Italia e dismessa nel 1970.

Ne sono una testimonianza alcune gallerie che si attraversano a piedi (volendo anche in bicicletta, ma in certi punti il percorso è piuttosto stretto), alcune delle quali conservano ancora “pezzi” di ferrovia. L’itinerario è pianeggiante ed è quindi percorribile da chiunque abbia voglia di isolarsi dal traffico dell’Aurelia e sentire solo il rumore delle onde del mare che s’infrangono sulle pareti rocciose di questo tratto di costa, dove, di tanto in tanto, si scorge una deliziosa caletta dalle acque trasparenti.

Molto più di una semplice passeggiata

La Passeggiata Europa è anche un viaggio nella storia geologica di questo territorio. Percorrendo l’itinerario si possono scoprire alcune delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del Parco naturale regionale del Beigua, riconosciuto Global Geopark dell’Unesco, uno spettacolare balcone naturale formato da montagne che s’affacciano sul mare. Si possono addirittura notare a occhio nudo i segni degli antichi livelli raggiunti dal mare o dei movimenti tettonici che hanno modellato questo tratto di costa. Lungo la passeggiata, sono diversi i punti in cui si possono identificare i vecchi livelli marini (arrivano fino a 100 metri). Ci troviamo quindi in una delle zone più ricche della Liguria dal punto di vista della biodiversità e della geo diversità.

In direzione di Cogoleto, le scogliere assumono improvvisamente un colore molto scuro, quasi nero (mentre finora le rocce sono perlopiù bianche e sono dette “metagabbri”), a dimostrazione del fatto che il substrato è cambiato ed è caratterizzato da rocce ricche di minerali ferrosi, dette “serpentiniti”.

A un certo punto s’incontra un luogo unico, quasi magico: la grotta Mizar, scolpita dall’erosione marina, i cui segni lasciati dal mare ricordano che qui il livello arrivava a 7 metri sopra quello attuale. Per non parlare, poi, della piccola Baia dei pescatori, una spiaggetta di sassi neri, con uno scoglio che affiora come un’isola dove vivene subito voglia di tuffarsi.

La bellezza di questa passeggiata sta nel fatto che è a picco sul mare. Il paesaggio che si attraversa vi farà innamorare del Lungomare Europa, camminando – o pedalando – tra scogliere, calette e spiagge raggiungibili senz’auto, in un tratto di costa protetto e incredibilmente tranquillo, anche in piena estate.

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La passeggiata Europa in Liguria

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Il capodanno thailandese è la più grande battaglia d’acqua del mondo

La primavera è sicuramente la stagione più attesa da tutti noi. È questo il momento in cui la natura diventa assoluta protagonista delle nostre giornate mettendo in scena spettacoli di immensa meraviglia. Non è un caso che, proprio in questo periodo, migliaia di persone si mettono in viaggio alla scoperta del mondo in fiore che lascia senza fiato e di tutte quelle feste che celebrano la grande rinascita di Madre Natura.

Sono tantissimi, infatti, i festival e le manifestazioni che vengono organizzati in questo periodo. Ma uno, più di tutti, incanta. Stiamo parlando del Songkran Water Festival, conosciuto anche come Festival dell’acqua. Una celebrazione che non solo inneggia alla rinascita, ma che coincide anche con il capodanno buddista.

Per scoprire l’incanto di questo festival, e toccare con mano la bellezza di tradizioni autentiche e spirituali del Paese, dobbiamo recarci in Thailandia. È qui che il passaggio al nuovo anno si trasforma in una grande battaglia d’acqua.

Songkran Water Festival

Il suo nome è Songkran Water Festival, meglio conosciuto come Festival dell’acqua o capodanno thailandese. Un momento, questo, tanto atteso quanto celebrato dai cittadini di tutto il Paese. Una grande festa, che vede l’acqua protagonista, si prepara a invadere le strade e le piazze delle città dal 13 al 15 aprile.

Sono 3, in tutto, i giorni di festa durante i quali i cittadini seguono tutta una serie di rituali spirituali e religiosi di buon auspicio, per prepararsi al meglio all’inizio del nuovo anno. Nelle case i cittadini si mettono all’opera per eliminare il superfluo e purificare gli ambienti, le persone si riuniscono con amici e parenti e poi si recano nei templi per lasciare le offerte alle divinità.

Ma è in strada che viene messo in scena uno spettacolo grandioso: una vera e propria battaglia d’acqua si snoda tra piazze, prati e parchi coinvolgendo cittadini, turisti e passanti.

L’acqua, in questo caso, diventa il simbolo della purificazione che ha il compito di allontanare le energie negative e le impurità. Così ecco che i cittadini, abbigliati a festa, si armano di pistole ad acqua, secchi, bacinelle e qualsiasi altro strumento per combattere questa battaglia gentile.

Tra processioni religiose e carri colorati, vengono allestite anche delle postazioni per lanciare l’acqua su tutti i passanti. Pensate che a Chiang Mai anche gli elefanti sono coinvolti nel festeggiamento e utilizzati per spruzzare l’acqua.

Il Festival dell’Acqua e le altre celebrazioni della primavera

Visitare la Thailandia ad aprile si trasforma in un’esperienza incredibile per vivere tradizioni religiose, riti pagani e divertimento. Dal 13 al 15 aprile l’acqua scorre in ogni dove nelle città come simbolo di purificazione che lava via i peccati e che dà il benvenuto alla stagione più attesa di sempre e al nuovo anno. I turisti, ovviamente, sono invitati a prendere parte ai festeggiamenti.

Quella del Songkran Water Festival è una delle tante straordinarie manifestazioni che vengono celebrate in questo periodo. Ricordiamo, infatti, il meraviglioso Holi indiano durante il quale tutti i cittadini si ricoprono di polveri colorate per celebrare la rinascita e la reincarnazione. E poi ancora i festival interamente dedicati alla natura, come quello dei fiori di Madeira o il Tulp Fest di Amsterdam.

Insomma, questo è il momento migliore per organizzare il prossimo viaggio. Pronti a partire?

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Songkran Water Festival

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In questo palazzo svelate le stanze segrete del re

Una scala a chiocciola conduce in un ambiente mai visto prima. Per anni è rimasto celato agli sguardi indiscreti dei visitatori che ora, invece, potranno accedervi e scoprire luoghi inediti che raccontano la storia d’Italia, e anche qualche curioso aneddoto.

Stiamo parlando delle stanze segrete del re che si trovano all’interno della palazzina di caccia di Stupinigi, nel Comune di Nichelino, in provincia di Torino. Eretta per la famiglia Savoia tra il 1729 e il 1733 su un progetto dell’architetto della casa reale Filippo Juvarra, fa parte del circuito delle residenze sabaude del Piemonte e, nel 1997, è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Dal 26 marzo e fino al 6 novembre, la Fondazione Ordine Mauriziano organizza delle visite guidate straordinarie alla scoperta di alcuni spazi segreti della palazzina, solitamente chiusi al pubblico.

Non a caso il progetto si chiama Passepartout, perché apre le porte a luoghi sconosciuti finora. Per un weekend al mese sono tre in particolare gli spazi a cui i visitatori potranno accedere per la prima volta in assoluto.

Le stanze segrete svelate

C’è l’appartamento di ponente di re Carlo Felice, che fu re di Sardegna e duca di Savoia a partire dal 1821. Opposto allo speculare appartamento di levante, l’appartamento – in attesa di restauro – è l’insieme delle stanze appartenute al re e alla duchessa Cristina di Borbone. Gli spazi vennero ampliati sotto la direzione di Benedetto Alfieri nel XVIII secolo per accogliere le stanze di Vittorio Emanuele, duca d’Aosta e figlio di re Vittorio Amedeo III e sono affrescate con scene di caccia. Il nome di questo tour è “Le stanze chiuse del re”.

Ci sono gli ambienti nascosti della servitù, che comprendono corridoi e passaggi segreti, serviti per divincolarsi nel dedalo di stanze e per raggiungere, senza quasi farsi notare dai padroni di casa, le sale e gli appartamenti privati. Il tour si chiama “Dietro le porte segrete”.

E, infine, il “Sotto il cervo”, che porta alla balconata che s’affaccia sul salone centrale e poi, dopo aver salito una cinquantina di gradini di una stretta scala a chiocciola, sulla sommità della cupola di Juvarra, da cui si può notare l’originale forma a barca rovesciata della cupola sotto il cervo, simbolo della palazzina, e godere di una vista a 360 gradi che arriva fino a Torino. Questo tour si chiama “Sotto il cervo”.

Un po’ di storia

La palazzina di caccia di Stupinigi è tra i più bei monumenti di Torino. Fu costruita per essere una residenza per la caccia e per ospitare le feste dei Savoia. Tra i complessi settecenteschi europei, è tra le più spettacolari. È stata riaperta al pubblico solo qualche anno fa, dopo importanti lavori di restauro, e oggi è un vero e proprio museo, con i suoi arredi originali, i dipinti e i capolavori d’ebanistica.

Le visite solitamente cominciano dalla settecentesca Scuderia Juvarriana, dove si trova la scultura originale del cervo di Francesco Ladatte. Attraverso la biblioteca e l’antibiblioteca si giunge al salone centrale, cuore della palazzina, una sala ellittica posta all’intersezione della croce di Sant’Andrea (che ospita gli appartamenti reali). Da qui si accede all’appartamento del re, a quello della regina, all’anticappella e alla Cappella di S. Uberto, fino a raggiungere l’appartamento di levante destinato ai Duchi del Chiablese. Alla fine del percorso si raggiunge la Sala da gioco, in cui l’arredo segue il duplice filone delle cineserie e dei mobili dedicati allo svago. C’è infine il parco storico, un giardino progettato nel 1740 da Michel Benard sul modello dei giardini francesi.

Info utili

Le prima visite guidate iniziano il 26-27 marzo con “Le stanze chiuse del re”. Si prosegue con “Dietro le porte segrete”, il 24-25 aprile e il 29-30 ottobre e, infine, con “Sotto il cervo”, in programma il 28-29 maggio e il 24-25 settembre.

Per prendere parte alle visite guidate è obbligatoria la prenotazione. Per le visite “Dietro le porte segrete” e “Sotto il cervo” i visitatori saranno muniti anche di caschetto di protezione.
Le visite sono limitate a un numero massimo di dieci – fortunati – ospiti.

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La palazzina di caccia di Stupinigi

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Tour nei paradisi terrestri come William e Kate

Paradiso tropicale per eccellenza, i Caraibi sono tra le destinazioni preferite da tutti coloro che cercano un’avventura esotica. Spiagge incantevoli, mare cristallino e tanto relax: i panorami caraibici sono davvero mozzafiato. Ma c’è molto di più. Scopriamo alcune splendide attrazioni da visitare, seguendo il tour ufficiale di William e Kate che inaugura la primavera 2022.

Sulle tracce di William e Kate, nel cuore dei Caraibi

Dopo due anni di pandemia, anche la Royal Family torna a viaggiare. Questo, per William e Kate, è il primo tour ufficiale da quando ha avuto inizio l’emergenza sanitaria. E li ha condotti nientemeno che ai Caraibi, tra bellezze incredibili e avventure uniche. I Duchi di Cambridge hanno, naturalmente, una serrata agenda di impegni da rispettare anche oltreoceano, ma possiamo prendere spunto da alcune delle loro tappe più suggestive per organizzare un viaggio alla scoperta di un’oasi tropicale dal fascino sensazionale.

Il tour di William e Kate ha avuto inizio in Belize, piccolo Paese dell’America Centrale affacciato sul mar dei Caraibi. Ovviamente, ad essere rinomate sono principalmente le sue spiagge. Ma questa è anche la meta ideale per chi ama le immersioni subacquee: è al largo delle sue coste che si trova la seconda più grande barriera corallina al mondo, chiamata Belize Barrier Reef. E nel suo cuore è possibile tuffarsi nelle acque incredibilmente scure del Great Blue Hole, un’enorme dolina profonda ben 123 metri che rappresenta il vero paradiso per i sub più esperti.

La seconda tappa della Royal Family è la Giamaica, luogo dove la musica scorre potente. Per questo i Duchi hanno approfittato dell’occasione e si sono recati a Trenchtown, uno dei quartieri più eclettici della capitale Kingston. Possiamo imitarli, andando alla scoperta di quell’atmosfera suggestiva che solo qui si può respirare. È infatti tra queste viuzze che è nato il reggae: Bob Marley ha trascorso la sua infanzia tra le baracche del quartiere, e ancora oggi i bonghi risuonano travolgenti regalandoci emozioni uniche.

Avventure incredibili alle Bahamas

Ma la tappa più affascinante del viaggio caraibico di William e Kate è senza dubbio quella alle Bahamas. Incantevole perla esotica, l’arcipelago è il luogo perfetto per concedersi non solo lunghe giornate di relax al mare, ma anche qualche avventura davvero incredibile. Come, ad esempio, andare alla scoperta del campo di ananas di Lady Di. No, non ha nulla a che vedere con la celebre Principessa, bensì con una donna speciale (anch’essa di nome Diana) che ha dato vita ad una piantagione di ananas dolcissimi, ad Eleuthera. E si mette a disposizione per tour che hanno lo scopo non solo di mostrare tradizioni e cultura locali, ma anche di assaporare un prodotto delizioso.

E ancora, per chi vuole davvero vivere l’atmosfera più autentica delle Bahamas, si può prendere parte al progetto People-to-People. Ciascun turista viene abbinato ad un volontario locale, per un tour alla scoperta di 10 diverse isole di cui esplorare usi, costumi e… piatti tipici. Chi ha invece voglia di un po’ di sano divertimento, può approfittare dell’Acquaventure Water Park, splendido parco acquatico con vista mozzafiato sulle spiagge di Nassau. Decine di scivoli d’acqua, piscine per ogni esigenza e – per un completo relax – cabine private dotate di un’infinità di servizi.

Bahamas

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