Poco conosciuto in occidente, venerato nel resto del mondo da buddhisti, induisti e jainisti, il monte Kailash in Tibet è considerato uno dei luoghi più sacri del mondo. In Giappone, invece, c’è il Monte Fuji ad assolvere questo compito, quello di essere contemplato e venerato.
Anche il nostro Paese vuole la sua montagna sacra e l’ha individuata tra le vette delle Alpi italiane. Stiamo parlando di Monveso di Forzo, una montagna appartenente al massiccio del Gran Paradiso nelle Alpi Graie, situata tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Monveso di Forzo: la montagna candidata a diventare il simbolo del Paese
Ha una forma bella, particolare ed elegante la cui suggestione ci riporta alle immagini delle piramidi quadrangolare. Ecco Monveso di Forzo, la nostra montagna che, secondo alcuni, è destinata a diventare sacra e inviolabile. Con un’altezza di 3308 metri, la montagna svetta verso il cielo caratterizzandosi come una delle più importanti elevazioni delle Alpi.
Sono innumerevoli gli itinerari creati e percorsi dagli alpinisti per raggiungere questa straordinaria vetta che offre una delle visioni più sublimi del nostro Paese. Eppure questa cima, che si annovera tra le più alte e iconiche delle Alpi, secondo un gruppo di naturalisti e alpinisti dovrebbe diventare sacra. Un’idea assolutamente inedita per il nostro Paese.
La scelta è caduta su Monveso di Forzo non certo per un caso. Intanto, la sua vetta altissima, anche se lontana dai sentieri più battuti dal turismo, è una delle più iconiche tra tutte le cime alpine proprio per la sua forma. Inoltre si tratta di un’altezza non inflazionata ancora, meno frequentata rispetto alle altre da curiosi, viaggiatori e avventurieri.
Le Alpi italiane avranno la loro montagna sacra?
In occasione della celebrazione del primo secolo di vita del Parco Nazionale del Gran Paradiso, un gruppo di amanti della montagna ha proposto di trasformare Monveso di Forzo in una montagna sacra. La richiesta – leggibile qui -non si basa sui divieti d’accesso, quanto più a una valorizzazione maggiore del territorio e dei sentieri che conducono alla vetta.
Ma la cima quella sì, diventa inviolabile. E non attraverso multe e sensazioni, ma tramite una scelta consapevole e argomentata, singola e collettiva. “Nessuna sanzione pecuniaria per chi non vorrà “astenersi” – scrivono i rappresentanti dell’appello – “Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sulla cima sarà una scelta suggerita e argomentata, al fine che venga rispettata da tutti”.
Un processo che porta gli scalatori, gli alpinisti e gli amanti della montagna a decidere di restituire alla natura quella vetta, e contemplarla dal basso. Perché l’uomo non è il padrone dell’universo. Da questa consapevolezza è nata una proposta che “Invita a riflettere sulla necessità di una “transizione culturale” per far fronte alle grandi sfide globali che l’umanità è oggi chiamata a risolvere e sul ruolo che in ciò possono avere le aree protette” come hanno dichiarato i firmatari dell’appello.
Qualora l’Ente del Parco Nazionale del Gran Paradiso dovesse accogliere l’appello, l’elegante Monveso di Forzo diventerebbe la nostra montagna sacra, un luogo che prescinde dal culto religioso, ma che diventa simbolo di qualcosa di elevato e inaccessibile, intriso di un valore autentico e trascendentale che l’uomo può fare suo attraverso la contemplazione.
Monveso di Forzo
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Una nuove e importantissima scoperta è avvenuta in Arabia Saudita: è stata riportata alla luce un’antica rete stradale, risalente a ben 4.500 anni fa, che metteva in collegamento le oasi del territorio. Ma ancor più interessante è che questa era “circondata” da tantissimi monumenti funebri.
Chi ha fatto la scoperta in Arabia Saudita
Questa scoperta, che potrebbe cambiare profondamente la nostra comprensione della storia antica del Medio Oriente, è stata effettuata da alcuni ricercatori dell’Università della Western Australia e della Royal Commission for AlUla, il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista The Holocene.
In cosa consiste il ritrovamento
Il team di ricercatori ha riportato alla luce dei “viali funerari”, ossia dei lunghi corridoi che collegavano oasi e pascoli, delimitati da migliaia di elaborati monumenti funerari, costruiti da popolazioni che vivevano nel Nord-Ovest dell’attuale Arabia Saudita tra la prima e la media età del Bronzo.
Per individuare e analizzare questi singolari viali funerari, il team ha utilizzato alcune immagini satellitari, fotografie scattate da elicotteri, rilievi al suolo e scavi. Grazie a tutto il lavoro condotto nelle aree di studio principali delle contee di AlUla e Khaybar, sono stati individuati viali che si estendono su un’area di 160.000 km2, con oltre 17.800 tombe con una sorta “coda” e con forme diverse.
I ricercatori hanno inoltre fatto sapere che “le più alte concentrazioni di monumenti funebri su questi viali si trovavano vicino a fonti d’acqua permanenti, con la direzione dei viali che indica che le popolazioni li usavano per viaggiare tra le principali oasi, comprese quelle di Khaybar, AlUla e Tayma“.
Strade e sentieri minori si perdono, inoltre, nei territori che circondano le oasi, suggerendo che fossero utilizzati anche per spostare mandrie di animali nei pascoli vicini durante i diversi periodi di pioggia.
Le dichiarazioni di chi ha fatto la scoperta
A tal proposito, il principale autore dello studio, Matthew Dalton, della School of Humanities dell’UWA, ha spiegato: “Le strade funerarie erano le principali reti stradali del loro tempo e dimostrano che le popolazioni che vivevano nella penisola arabica 4.500 anni fa erano molto più socialmente ed economicamente collegate tra loro di quanto pensassimo in precedenza“.
Ma non solo. Dalton ha sottolineato: “Queste oasi, in particolare Khaybar, mostrano alcune delle più dense concentrazioni di monumenti funebri conosciuti in tutto il mondo. Il gran numero di tombe dell’età del bronzo costruite intorno a loro suggerisce che già all’epoca le popolazioni avevano iniziato a stabilirsi in modo più permanente in questi luoghi favorevoli“.
Mentre il direttore del progetto, Hugh Thomas, anche lui della School of Humanities dell’UWA, ha concluso: “La ricerca chiude un anno straordinario per il progetto. I documenti pubblicati nel 2021 hanno contribuito a dimostrare che nei tempi antichi AlUla e Khaybar erano caratterizzati da un panorama insediativo ricco e dinamico. I reperti archeologici provenienti da queste regioni hanno il potenziale per cambiare profondamente la nostra comprensione della storia antica del Medio Oriente“.
In sostanza, quel che è emerso da questa nuova scoperta è una rete stradale fittissima punteggiata da un’incredibile quantità di monumenti funebri – come detto in precedenza sono circa 17.800 – che risalirebbe all’età del Bronzo, ossia circa 4.500 anni fa. Un rilevamento che davvero può aiutarci a vedere la storia antica in maniera molto più chiara e, per alcuni aspetti, abbastanza diversa.
L’area del ritrovamento
La compagnia aerea low cost Ryanair ha appena lanciato un’offerta pazzesca, con biglietti aerei a prezzi che partono da 4,99 euro a tratta. La promozione è valida solo per il 19 gennaio e si può viaggiare fino al 16 febbraio, San Valentino incluso.
Un’ottima occasione per pensare già a dove trascorrere la festa degli innamorati, ma anche per concedersi un viaggio alla scoperta di una nuova Capitale o di una nuova meta raggiunta dalla compagnia.
Romantica Varsavia
Tra le offerte che vi segnaliamo c’è quella per Varsavia, in Polonia, con partenza da Milano Bergamo, Ancona e Bologna. Varsavia è una delle città più belle e inaspettate d’Europa. Se non ci siete mai stati è il momento di andarci ed è la città perfetta da visitare in un long weekend. Ideale per San Valentino. Soprannominata la “Parigi del Nord”, è famosa per i suoi scorci suggestivi.
Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, la Città Vecchia di Varsavia è stata ricostruita come l’originale, tanto che l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Il centro storico è un susseguirsi di facciate colorate, lampioni decorati, vicoli e piazzette nascoste. Tra i luoghi più importanti, la piazza del Mercato, con la sirena – simbolo della città -, il Barbacane ovvero la fortezza difensiva che collega la Città Vecchia con la parte nuova della Capitale polacca, piazza del Castello e le chiese di San Giovanni e San Martino.
Proprio di recente ha ricevuto un importante riconoscimento: è stata premiata per essere la città più accessibile d’Europa 2020. In poco tempo, infatti, è riuscita a creare soluzioni che agevolassero l’accesso ai vari punti di interesse a tutti i disabili.
Il centro storico di Varsavia
Salonicco, la Grecia inedita
Se siete afflitti dalla “Greece therapy” e ne sentite la mancanza, la Grecia è perfetta anche d’inverno. Magari è meglio non andare su un’isola, ma le città, come Salonicco per esempio, sono la meta ideale. Ci sono voli a 4,99 euro a tratta in partenza da Milano Bergamo e da Roma Ciampino.
Salonicco è la migliore meta alternativa ad Atene. Dal punto di vista culturale questa città non ha nulla da invidiate alla Capitale greca. Si trova nella parte continentale della Grecia, nella regione della Macedonia, terra di Alessandro Magno, ed è l’ideale per chi desidera un itinerario insolito.
a città di “Thessalonika” venne fondata nel 316 a.C. e quando finì sotto l’influenza Romana molti imperatori la arricchirono con elementi architettonici che ancora oggi si possono vedere nel centro città. Come il Mausoleo, all’interno del quale sono conservati bellissimi affreschi di epoca paleocristiana o l’Arco di trionfo, costruito per celebrare la vittoria contro i sassanidi.
Il simbolo di Salonicco, però, è la Torre bianca. Situata in prossimità della costa, è un bastione ben conservato e di rilevanza simbolica, per via degli avvenimenti che vi si svolsero. Durante il periodo Ottomano, veniva chiamato “torre del sangue” a causa degli episodi truculenti legati anche alla sua funzione di prigione e, solo alla fine del XIX secolo, venne rinominato “torre bianca”, per via delle operazioni di imbiancamento che un prigioniero fece in cambio della libertà promessa.
Panorama di Salonicco
Nell’ideale comune la Sicilia, affascinante isola del nostro Paese, è una meta da visitare in estate grazie alla sua natura incontaminata e alle sue spiagge paradisiache. Ma questa regione italiana, oltre a possedere un enorme patrimonio storico-artistico, regala anche un’esperienza unica e dal fascino irresistibile da fare in inverno: si può sciare ammirando il mare.
Sicilia: sciare guardando il mare e su un vulcano attivo
Sì, avete capito bene. La Sicilia, da molti definita come una delle isole più belle del mondo, consente di vivere una vera e proria avventura che dona due emozioni (con una sola attività) difficili da descrivere: si può sciare scrutando all’orizzonte il mare cristallino e, soprattutto, su un vulcano attivo, il maestoso Etna.
Basti pensare che il Monte Etna è il vulcano attivo più alto di tutta Europa. Già questa premessa ci fa capire che tipo di panorama, pressoché infinto, può regalare una visita in questo luogo. Non solo con le varie escursioni possibili, ma anche indossando un paio di scarponi e di sci. Una vera e propria meraviglia della natura nata circa 600.000 anni fa che nel corso di tutti questi secoli è cresciuta di dimensioni, grazie alle tonnellate di prodotti eruttivi che si sono via via accumulati.
Panorama del Monte Etna
Dove sciare sull’Etna
I catanesi lo chiamano a muntagna, una sorta di irresistibile signora che adora vestirsi di bianco o di nero, il tutto in base alle stagioni. E quando è il momento del freddo e di indossare gli abiti candidi, l’Etna, con la sua altezza di 3343 metri, con un raggio di 20 chilometri e la sua forma conica, consente diverse possibilità sci-alpinistiche sui suoi versanti.
Su questo territorio sono presenti due comprensori. Uno è quello di Nicolosi che si trova a Sud tra i 1910-2700 metri, mentre l’altro è Piano Provenzana – Linguaglossa, sul versante Nord del vulcano tra i 1800-2317 metri.
Nicolosi, la porta dell’Etna
Il comprensorio sciistico Etna Sud – Nicolosi, in località Montagnola in provincia di Catania, mette a disposizione per lo sci e lo snowboard 6,3 km di piste con ben 5 impianti pronti a trasportate i curiosi viaggiatori.
In totale, comprende una telecabina a sei posti che raggiunge la pista di colore rosso, un piccolo rifugio a quota 2700 metri, una seggiovia biposto che conduce a una pista di 865 metri di colore rosso a 2.142 m di quota, e tre skilift per arrivare a una pista di colore rosso, e una blu fino a 2.294 metri.
Piano Provenzana – Linguaglossa, l’emozioni dell’Etna Nord
Contrariamente alla stazione sciistica situata sul versante meridionale dell’Etna che si sviluppa intorno al Rifugio Sapienza e che è dominata da un paesaggio quasi del tutto esente da vegetazione, la stazione di Piano Provenzana di Linguaglossa è immersa in una grande pineta regalando al viaggiatore lo scorcio di un paesaggio alpino, insieme alla vista mare e allo Stretto di Messina.
È dotata di quattro piste per la pratica dello sci, sci di fondo, scialpinismo e snowboard. Esistono due piste per lo slalom servite da due skilift, piste per lo sci di fondo e altri sport invernali.
Le altre esperienze da fare sull’Etna
Sciare tra paesaggi mozzafiato, colate laviche, antichi crateri, rifugi e baite è certamente un’emozione che potremmo definire vulcanica. Del resto, l’Etna d’inverno pone il visitatore di fronte a un vero spettacolo di luci e colori grazie al nero della pietra lavica, l’azzurro del mare in lontananza, il verde dei boschi, il rosso delle periodiche eruzioni e il bianco della coltre di neve che sfiora il suo terreno.
Un paesaggio senza eguali, ideale per chi ama gli sport invernali o semplicemente per vivere la splendida atmosfera offerta dal vulcano innevato. Ma non solo. Tante altre sono le esperienze che vi si possono fare durante i mesi più freddi.
Per esempio, ci si può avventurare in escursioni fino alle zone crateriche autorizzate. Grazie alla telecabina e a speciali mezzi fuoristrada, si possono raggiungere le zone sommitali del vulcano più alto d’Europa. Una volta arrivati in vetta, ci si ritrova davanti a uno scenario di incomparabile bellezza sospeso sul mare. Da qui è possibile osservare l’imponente cratere centrale, il cratere Sud-Est e le colate laviche, storiche e recenti.
Trekking sul Monte Etna
Sul Monte Etna si può anche ciaspolare con l’ausilio di guide esperte che conducono a visitare le recenti colate laviche e i crateri sommitali da dove fuoriesce vapore acqueo.
L’Etna Sud, invece, è il punto perfetto per salire a bordo della funivia che conduce fino a 2500 metri, per poi avventurarsi con un gatto delle nevi, che conduce a 2750 metri di altitudine, sul bordo di un cratere spento dove fare un piccolo trekking accompagnati da una guida vulcanologica.
E poi lo slittino, disponibile anche a noleggio, per passare una bellissima giornata a scivolare sulla neve. Infatti, al di fuori delle piste di sci, c’e tanto spazio dove si può giocare e divertirsi con lo slittino.
L’Etna dopo le recenti eruzioni e le regole
La recente eruzione dell’Etna ha sfortunatamente colpito le sue piste. In entrambi i comprensori, infatti, sono state ricostruite le strutture danneggiate. Il vero cruccio, in realtà, è la presenza o l’assenza della neve, ma questo è un problema che gli appassionati di sci conoscono perfettamente.
Per quanto riguarda la stagione 2022, vi ricordiamo che sono entrare in vigore nuove regole al fine di poter sciare in sicurezza. In sostanza, è stato introdotto l’obbligo di un’assicurazione che sia in grado di coprire “la propria responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi” per tutti coloro che utilizzano le piste da sci alpino (articolo 30).
I gestori delle piste devono, quindi, mettere a disposizione degli utenti la possibilità di stipula della polizza, anche giornaliera, al momento dell’acquisto dello skipass. In caso di assenza dell’assicurazione, le multe vanno da 100 a 150 euro, oltre al ritiro dello skipass stesso.
Obbligatorio, inoltre, il casco fino ai 18 anni (fino ad ora il limite era fissato a 14 anni) per ragazzi e ragazze che praticano sci alpino, snowboard, telemark, slitta o slittino. Anche in questa circostanza, è prevista una multa tra i 100 e i 150 euro. Infine, dal 10 gennaio è obbligatorio possedere il Super Green Pass, che ricordiamo si ottiene esclusivamente con vaccinazione o guarigione. La norma, inoltre, non fa più distinguo tra tipologie di strutture aperte o chiuse, ma parla di generici “impianti di risalita nei comprensori sciistici“, quindi l’obbligo ricomprende anche le seggiovie aperte e skilift.
Rimane, infine, il dovere di indossare mascherina anche all’aperto, mentre sui mezzi di trasporto pubblico e sugli impianti di risalita chiusi è obbligatoria la FFP2.
Vulcano Etna, sullo sfondo le Isole Eolie