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L’importante scoperta avvenuta per puro caso

Alle volte si organizzano campagne di scavo perché gli archeologi sono consapevoli che la terra, in quell’area, nasconde tesori millenari. Altre, invece, le scoperte avvengono per puro caso, come è successo a un gruppo di alunni di terza media che a seguito di un’escursione hanno riportato alla luce una meraviglia antichissima.

Israele, la scoperta fatta da un gruppo di ragazzi di terza media

Ciò che è stato appena rinvenuto è un antico scarabeo di 3000 anni fa. Un gruppo di ragazzi era in gita scolastica ad Azor, vicino a Tel Aviv in Israele e, mentre stavano girovagando, hanno visto qualcosa che sembrava un piccolo giocattolo per terra. Una volta raccolto, come ha raccontato Gilad Stern dell’Israel Antiquity Authority Educational Center, che guidava la gita: “Sono rimasto stupito perché era uno scarabeo con una scena chiaramente incisa, il sogno di ogni archeologo dilettante. Gli alunni erano davvero entusiasti!“.

Questo piccolo – ma solo di dimensioni – tesoro ritrovato per puro caso è stato progettato con la forma del comune scarabeo stercorario. Gli antichi egizi, infatti, vedevano nel gesto dell’insetto che rotola una palla di sterco due volte più grande di lui dove ripone la sua futura prole, l’incarnazione della creazione e della rigenerazione.

Le dichiarazioni degli addetti al lavori

Secondo il dottor Amir Golani, specialista dell’Autorità israeliana per le antichità nel periodo dell’Età del Bronzo, “Lo scarabeo veniva usato come sigillo ed era un simbolo di potere e di status. Poteva essere inserito in una collana o in un anello. È fatto di terracotta silicata ricoperta da uno smalto verde-bluastro. Potrebbe essere caduta dalle mani di un personaggio importante e autorevole che passava da quelle parti, oppure potrebbe essere stata deliberatamente sepolta nel terreno insieme ad altri oggetti e dopo migliaia di anni è tornata in superficie. È difficile determinare l’esatto contesto originario”.

Nella parte inferiore dello scarabeo – per intenderci quella piatta – è possibile scorgere una figura seduta su una sedia e di fronte a essa una figura in piedi, il cui braccio è sollevato rispetto a quello della persona seduta. La figura in piedi presenta una testa allungata, che sembra rappresentare la corona di un faraone egiziano, ed è possibile che qui si veda un’istantanea di una scena in cui il faraone egiziano conferisce l’autorità a un suddito cananeo locale.

E a tal proposito Golani ha affermato: “Questa scena riflette fondamentalmente la realtà geopolitica che prevaleva nella terra di Canaan durante la tarda età del bronzo (ca. 1500-1000 a.C.), quando i governanti cananei locali vivevano (e talvolta si ribellavano) sotto l’egemonia politica e culturale egiziana“. Ha poi continuato: “È quindi molto probabile che il sigillo risalga alla tarda età del bronzo, quando i cananei locali erano governati dall’Impero egizio”.

I sigilli di scarabeo sono infatti egiziani, ma la loro ampia diffusione si estendeva anche al di fuori dei confini dell’Egitto. Non a caso, centinaia di scarabei sono stati scoperti in Terra d’Israele, soprattutto in tombe, ma anche in strati di insediamento. Alcuni di essi sono stati importati dall’Egitto, mentre altrettanti sono stati imitati in Israele da artigiani locali sotto l’influenza egiziana. Il livello di lavorazione del particolare scarabeo appena rinvenuto da questi ragazzi, infatti, non è tipico dell’Egitto. Per questo motivo potrebbe rappresentare un prodotto di artigiani locali.

israele gruppo terza media scoperta

Fonte: Gilad Stern, Israel Antiquity Authority

Gli artefici della scoperta
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Dicembre a testa in su: il grande spettacolo ha inizio

C’è qualcosa di inspiegabilmente magico che accade intorno a noi con l’arrivo del mese di dicembre. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, le piazze, le strade e i quartieri delle città del mondo che conosciamo si abbigliano a festa e si trasformano in cartoline scintillanti e sfavillanti che incantano e lasciano senza fiato.

È la magia del Natale che prende vita in ogni luogo e che ci invita a esplorare il mondo per perderci e immergerci in quelle atmosfere favolistiche che incantano lo sguardo, inebriano i sensi e riscaldano il cuore.

Ma non è tutto perché anche il cielo ha deciso di fare la sua parte durante lo straordinario periodo dell’Avvento trasformandosi nel palcoscenico di uno spettacolo senza uguali da ammirare esclusivamente a testa in su. Scopriamo insieme tutti gli appuntamenti imperdibili del cielo nel mese di dicembre.

Meravigliosa è la Luna di dicembre

Sono tanti, anzi tantissimi gli eventi da non perdere durante il mese di dicembre. E non parliamo solo dei magici mercatini di Natale che invadono le città, dei maestosi alberi di Natale e di tutti quegli spettacoli luminosi che si snodano tra i parchi urbani e i percorsi cittadini, ma anche e soprattutto di quello che accade sopra le nostre teste. Il cielo di dicembre, infatti, si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo affascinante e suggestivo che vede il nostro satellite naturale, ancora una volta, assoluto protagonista.

Bianca e candida, e più luminosa che mai, la Luna piena di dicembre è destinata a incantare tutti quanti con la sua presenza nel cielo prevista nella notte tra il 7 e l’8 dicembre. Il nome che i nativi americani hanno scelto per lei è Luna Fredda, un chiaro riferimento alle rigide temperature invernali e alle notti buie e fredde che verranno.

A dicembre, come abbiamo anticipato, la Luna piena apparirà più scintillante che mai e sarà suo il compito di illuminare d’incanto le nostre serate. Per poterla ammirare in tutto il suo splendore a occhio nudo il consiglio è sempre quello di raggiungere luoghi bui e privi di inquinamento luminoso.

L’eclissi di Marte e le ultime stelle cadenti: gli appuntamenti del cielo di dicembre

È un calendario fitto di eventi, quello creato dal cielo di dicembre, che ci permetterà di ammirare tutta una serie di spettacoli affascinanti e seducenti. Oltre alla grande Luna, che illuminerà il nostro cammino durante le fredde e buie notti che verranno, ci saranno anche le stelle cadenti.

Prima del loro arrivo, però, un altro evento ci lascerà senza fiato, si tratta dell’eclissi di Marte. L’8 dicembre, infatti, il grande e affascinante Pianeta Rosso sarà completamente oscurato dalla Luna. Questa particolare congiunzione astrale, che permetterà a tutti di assistere a uno spettacolo inedito e suggestivo, inizierà già nella prima serata del 7 dicembre, quando Marte si avvicinerà alla Luna. Poco prima dell’alba dell’8 dicembre, però, il nostro satellite naturale si posizionerà proprio davanti al Pianeta Rosso nascondendolo.

Gli appuntamenti per sussurrare i desideri, invece, saranno due: prima con l’arrivo delle Geminidi e poi con quello delle Ursidi. I due sciami meteorici di dicembre porteranno nel nostro cielo le ultime stelle cadenti di questo 2022, regalandoci momenti magici e romantici. Le date da segnare in agenda sono le notti del 13 e il 14 dicembre, durante le quali è previsto il massimo picco delle Geminidi. Toccherà poi alle Ursidi, nelle notti del 22 e del 23 dicembre, portare in scena l’ultimo e grandioso spettacolo dell’anno.

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Avvistati mostri in Tirolo: i Krampus sono tornati

Siamo abituati a pensare al periodo dell’Avvento come a quello più magico dell’anno, e in effetti basta dare uno sguardo alle atmosfere incantate che prendono vita intorno a noi per averne la conferma.

Mercatini di Natale, alberi scintillanti e maestosi e luminarie sfavillanti che illuminano i parchi cittadini e i percorsi urbani, e poi, ancora, il profumo di vin brulé e delle mandorle tostate che si diffonde nell’aria accompagnato da soavi e festose melodie: questo è il miracolo di Natale che prende vita in ogni strada, piazza o quartiere del mondo.

Non mancano poi loro, i protagonisti assoluti di questo periodo. Stiamo parlando di Babbo Natale, degli elfi e degli gnomi, e di tutti quegli aiutanti che lavorano sodo tutto l’anno per permettere a Santa Claus di completare la sua missione durante la notte di Natale. Ma queste creature magiche, che spesso incontriamo nelle città durante il mese di dicembre, non sono da sole. Nascosti tra loro, infatti, ci sono anche dei personaggi un po’ meno rassicuranti e divertenti, si tratta dei Krampus, i diavoli di San Nicola.

C’erano una volta i Krampus

Lo abbiamo già detto: il Natale è il periodo più magico dell’anno. E non lo è solo per quelle atmosfere festose che invadono e pervadono il mondo intero, ma anche per tutte quelle storie e leggende che ci accompagnano ogni giorno e tutti i giorni durante il mese di dicembre. Alcune sono bellissime e senza tempo, altre più moderne ma comunque straordinarie, e tutte sono destinate a incantare le persone di ogni età.

Ma all’ombra di tutte le storie che parlano di Babbo Natale e della sua missione, delle sue case sparse in giro per il mondo, delle renne e dei folletti che lavorano insieme a lui, ci sono altre creature che non tutti conoscono, e che vi anticipiamo che possono fare davvero paura.

Stiamo parlando dei Krampus, demoni dalle sembianze mostruose e inquietanti che si muovono nel cuore delle Alpi alla ricerca dei bambini cattivi. Si riconoscono facilmente per via di quelle maschere diaboliche che indossano, insieme a pellicce e abiti lacerati e sporchi. Il loro arrivo, inoltre, è preceduto dal suono del campanaccio che portano al collo. Se lo udite, allora, c’è solo una cosa da fare: scappare.

Le origini dei Krampus sono antiche e affascinanti, e affondano nella tradizione dei territori ex austro ungarici risalente al periodo pre-cristiano. In molti sostengono che la caratteristica sfilata dei demoni delle Alpi fosse legata al solstizio invernale. Oggi, invece, questa è associata alla figura di San Nicola.

Sfilata dei Krampus in Tirolo

Fonte: Ufficio Stampa/Lea Kramsach

Sfilata dei Krampus in Tirolo

Dove e quando avvistare i Krampus in Tirolo

Sono diversi i luoghi nei quali è possibile avvistare i Krampus durante il mese di dicembre, tra questi c’è anche il Tirolo. Nel cuore delle Alpi, dove tutto si trasforma come d’incanto durante il periodo del Natale, l’idillio viene interrotto da una sfilata affascinante e al contempo inquietante, quella dei demoni di Natale.

Le sfilate dei Krampus, infatti, attirano sul territorio migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo ogni anno. Ci sono i grandi e i bambini, che si nascondono dietro ai genitori con la speranza di non essere avvistati dai diavoli.

Tra i luoghi da raggiungere, o da evitare per i più fifoni, troviamo Tarrenz, un paese non molto distante da Innsbruck. È qui che il 6 dicembre, a partire dalle 20.00, una grande sfilata di Krampus occupa le strade del centro del villaggio con carri allegorici e maschere antiche e mostruose.

Un altro affascinante e imperdibile appuntamento che permette di incontrare i Krampus, è quello del 4 dicembre a Lienz, in Osttirol. Qui i diavoli delle Alpi si palesano al calar del solo con un unico obbiettivo: quello di punire tutte le persone che non hanno vissuto secondo le raccomandazioni di San Nicola. Ma se siete stati buoni, s’intende, non avete davvero nulla da temere.

Sfilata dei Krampus a Lienz

Fonte: Ufficio Stampa/TVB

Sfilata dei Krampus a Lienz
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La bellissima cascata che si getta direttamente nell’oceano

Una delle località più visitate delle Isole Faroe è il piccolo villaggio di Gásadalur, sull’isola di Vágar, talmente remoto che fino a non molto tempo fa ci si poteva arrivare soltanto a piedi, con un’escursione piuttosto impegnativa attraverso impervie montagne. Il motivo per venire fin qui è vedere la cascata Múlafossur, uno spettacolo della natura emozionante e unico al mondo.

Gásadalur, un villaggio remoto nella natura selvaggia

Gásadalur è uno dei villaggi più piccoli delle Isole Faroe, con circa una dozzina di abitanti. Un tempo il paesino rischiava di trasformarsi in una città fantasma, a causa della sua posizione inaccessibile, incastrato tra due montagne in un angolo remoto di Vágar. Fino al 2006 il villaggio, situato a circa 11 km dall’aeroporto di Vágar, si poteva raggiungere soltanto a piedi, con un’escursione di circa 4 km attraverso un ripido sentiero montano, o in alternativa in barca o in elicottero. Per fortuna, la situazione è migliorata con la costruzione di un tunnel che collega Gásadalur alla rete stradale di Vágar, per cui oggi i visitatori possono facilmente raggiungere questo piccolo paesino in macchina.

Questo manipolo di case è circondato da due montagne che superano entrambe i 700 metri, a est l’Eysturtindur (“il picco a est”) che raggiunge i 715 metri sul livello del mare, a nord l’Árnafjall che si eleva a 722 metri. Una volta qui vi troverete anche un caffè che serve piatti tipici e torte fatte in casa. La particolarità di questo punto di ristoro è che viene trasformato in un mattatoio per una settimana all’anno, in autunno. La carne viene servita al caffè, per cui è un prodotto veramente locale. Oltre alla natura selvaggia, non c’è molto, ma vale la pena visitarlo per l’attrazione più incredibile di questi luoghi: la splendida cascata Múlafossur.

La spettacolare cascata Múlafossur

La maggior parte dei visitatori si dirige direttamente al punto panoramico di Múlafossur per osservare la spettacolare cascata. Dalla strada principale, bisogna prendere una strada di ghiaia lunga 300 metri. L’emozionante cascata di Múlafossur si può raggiungere in 5 minuti a piedi dal parcheggio del villaggio.

Il getto della cascata viene spostato dal vento, riversandosi nell’Oceano Atlantico sottostante. In estate il paesaggio è di un verde brillante, mentre in autunno assume sfumature gialle, arancioni e marroni. A fare da sfondo, le poche case del paesino all’ombra dell’imponente montagna a nord, che contribuiscono a rendere lo scenario ancora più pittoresco.

Tantissimi i viaggiatori che si avventurano qui per scattare la foto perfetta della cascata che si tuffa nell’oceano. Per avere la visuale migliore, bisogna proseguire fino alla fine della strada, dove una stretta scala scende verso l’acqua. Scendere le scale per ammirare la cascata dal basso, però, è molto rischioso, poiché i gradini sono molto scivolosi e il corrimano è instabile (c’è infatti un divieto, ignorato però da diversi visitatori). Se, invece, avete voglia di camminare, c’è un sentiero con un’ottima vista sull‘isola di Mykines. Inizia prima del cancello sulla strada per il punto panoramico di Múlafossur. Il sentiero attraversa il torrente della cascata su un piccolo ponte e passa per Gásadalur, seguendo il bordo della scogliera.

Oggi, con la costruzione del tunnel, è facile raggiungere Gásadalur. Da Tórshavn è un’ora di macchina, mentre dall’aeroporto di Vágar sono solo 15-20 minuti. Una volta arrivati al villaggio, Múlafossur è la più accessibile di tutte le principali attrazioni delle Isole Faroe. Si tratta di una passeggiata pianeggiante dal parcheggio, senza bisogno di camminare su terreni scoscesi con il vento e la pioggia che vi sferzano il viso. Un viaggio fin qui è sicuramente un’esperienza incredibile.

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La passerella sospesa tra cielo e mare nel cuore del Mediterraneo

C’è un luogo fantastico che sembra invitare a toccare il cielo e, al contempo, fare un tuffo dove l’acqua è più blu: è la passerella del Mucem, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia. Un cammino che non è solo fisico e suggestivo, ma anche metaforico, perché collega due sponde del nostro mare e lancia un messaggio di uguaglianza, di comunicazione e inclusione.

La passerella, sospesa tra cielo e mare, si eleva a diversi metri dal livello dell’acqua e, vista da lontano, sembra quasi una linea sottile, un filo su cui tantissime persone possono camminare per toccare due mondi apparentemente distanti che, invece, sono incredibilmente vicini.

Il Mucem e l’idea della passerella

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare in cosa consiste il Mucem, uno dei capolavori di Marsiglia. Nato nel 2013, è uno dei più grandi e importanti musei etnografici del mondo intero. Si estende su un totale di quasi 56.000 metri quadrati ed è formato da due edifici: uno è lo storico Forte di Saint-Jean, fatto costruire e inaugurato nel 1660 da Luigi XIV di Francia e l’altro è un complesso moderno progettato dall’architetto francese Rudy Ricciotti.

Una passerella incantevole, intrisa d'arte: è quella del Mucem di Marsiglia

L’idea alla base del Mucem è quella, come abbiamo già accennato, di collegare il passato e il presente. Per questa ragione è nata la suggestiva passerella, che va dall’edificio ultramoderno progettato da Ricciotti al Forte, estendendosi per oltre 115 metri.

Il Forte, l’edificio moderno e la passerella sospesa

La passerella sospesa, dunque, collega uno dei monumenti storici della città francese a un edificio moderno e all’avanguardia. L’idea di dar vita al cammino sospeso è nata in corso d’opera, quando si stava progettando l’edificio ultramoderno di Ricciotti in occasione della proclamazione di Marsiglia come Capitale Europea della Cultura 2013. Nel corso del 2012, il Forte di Saint-Jean era stato ristrutturato su progetto dell’architetto Roland Carta e le sue parti più elevate si prestavano, dunque, come appoggio più che solido per questo “ponte”.

La passerella del Mucem di Marsiglia

Dall’altro lato, l’edificio progettato da Ricciotti (che prende il nome di J4) era altrettanto perfetto come punto d’avvio/d’arrivo del ponte. Costruito da due solidissimi parallelepipedi a base quadrata e sormontato da una sorta di “scatola” contraddistinta da trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, sembrava naturalmente portato ad accogliere il passaggio. Così, detto fatto: nel giro di un solo anno i due edifici sono stati connessi e passeggiare lungo la passerella è diventata un’esperienza da non perdere.

L’essenza del Mucem e della passerella

Il passato e il presente si incontrano e ci rendono chi siamo: questo è il senso del Mucem e della sua passerella, senza troppi fronzoli e senza giri di parole. La missione di entrambi gli edifici connessi dal “ponte” è, infatti, quella di analizzare e raccontare tutte le radici del Mediterraneo, culla della civiltà, narrando tutte le tensioni e le passioni che le hanno attraversate e che, ancora oggi, le attraversano. Il Forte raccoglie al suo interno le mostre permanenti sui resti più antichi e accoglie i visitatori con un giardino botanico (il Giardino delle Migrazioni) che ha alberi, fiori e arbusti tipici del Mediterraneo.

La passerella del Mucem di Marsiglia

J4 accoglie, invece, le mostre temporanee e l’arte più moderna e già di per sé costituisce un’opera d’arte: è a conti fatti un enorme frangisole, che grazie ai suoi pannelli in vetro e ai succitati trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, cambia colore in base al momento della giornata e alle condizioni climatiche, per altro accogliendo e rifrangendo anche i riflessi dell’acqua. Attraversare la passerella, dunque, ci ricorda che ogni parte del nostro tempo ci rende ciò che siamo oggi. E può insegnarci, decisamente, a essere inclusivi e migliori.

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Piancastagnaio, il borgo antico arroccato su un ripiano

La Toscana è ricca di gioielli talvolta ancora poco noti, che vale la pena scoprire. Ad esempio, il versante sud-orientale del Monte Amiata svela lo splendido borgo di Piancastagnaio, un villaggio agricolo sorto probabilmente nel X secolo, che domina la valle del Paglia e la Cassia dal ripiano su cui è arroccato, e prende il nome dagli alberi di castagno che rendono unico e speciale il paesaggio che lo circonda.

Alla scoperta del borgo di Piancastagnaio

La storia di Piancastagnaio è la storia della sua Rocca, all’ombra della quale nacque il paese, dentro le cui mura si raccolsero le popolazioni che dalla Val di Paglia erano salite sul monte per trovarvi un rifugio sicuro. Nel Medioevo, le vicende del villaggio si sono intrecciate con quelle di Orvieto, Siena e Pitigliano, fino a che è stata acquisita dalla Repubblica di Siena tra il 1415 e il 1430.

Nel corso dei secoli, la Rocca Aldobrandesca è stata interessata da diversi restauri, tra cui il più recente nel 1990. Oggi è una delle attrazioni principali del borgo toscano, che attrae artisti e artigiani di importanza internazionale come sede prediletta per l’esposizione delle proprie opere. Lo spazio tra la Rocca e la chiesa di Santa Maria era un piccolo pianoro da cui si snodavano le vie che lo collegavano alle porte. Era naturale, quindi, che questa piazza sarebbe diventata il centro della vita paesana. Qui, tra il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà si trovava, in passato, la loggia della mercanzia, di fianco alla quale è stata costruita la Torre dell’Orologio, che anticamente veniva regolata da un signore retribuito in castagne.

Addentrandosi nel cuore del paese, si scoprono chiese ricche di fascino, come la Chiesa di San Francesco affacciata su un prato che accoglie un castagno secolare, al cui interno sono conservati frammenti di affreschi di scuola senese del Trecento. La chiesa è parte del Convento di San Bartolomeo, splendido complesso di fine ‘200, di stile medioevale, realizzato per volontà dal vescovo di Sovana. È composto da tre edifici con un elegante chiostro coperto, un ampio giardino e uno spazio verde di “belvedere” con vista sulla Val di Paglia. Grazie a un accurato restauro, sono ben visibili affreschi quattrocenteschi di grande pregio ed importanza che si sono aggiunti ai reperti storici artistici già presenti. Molti sono, inoltre, gli ambienti ben conservati e di pregio come l’antichissimo forno, la cantina con le botti di fine Ottocento, le sale che danno sul chiostro coperto, tra cui la sala Capitolare. Inserito nell’elenco delle dimore storiche, il convento è oggi uno spazio utilizzato per matrimoni ed eventi privati, ma ne è possibile la visita guidata il secondo venerdì del mese alle ore 17.00, prenotando entro il lunedì precedente.

Particolarmente suggestiva è anche la Pieve di Santa Maria Assunta (in origine Santa Maria de Cuntaria) nel centro storico del borgo, documentata dal 1118. Alla chiesa, priva di facciata, con copertura a capriate, finestre monofore e bifore e campanile romanico merlato, si accede al termine di una lunga scalinata posta sul fianco sinistro dell’edificio.

Al margine dell’abitato si trova, invece, l’imponente Palazzo Bourbon del Monte, che costituisce un’eccezione nel panorama dei feudi e una costruzione non comune nello stesso Granducato di Toscana dove, nel periodo a cavallo fra il ‘500 e il ‘600, non si hanno molte costruzioni di dimensioni analoghe nemmeno nelle grandi città. Il Palazzo è noto anche per ill misterioso Piatto delle Streghe: la fontana degli antichi giardini dell’edificio della quale è rimasta soltanto una pietra levigata dal tempo, tanto da somigliare a un piatto. La leggenda popolare narra che in questo luogo le streghe vi andassero a celebrare i loro riti.

Gli eventi imperdibili di Piancastagnaio

Ogni anno, il 18 agosto, si tiene la corsa del Palio delle Contrade di Piancastagnaio. Il borgo è suddiviso, infatti, in quattro contrade storiche: Borgo, Castello, Coro e Voltaia. Durante la giornata, i rappresentanti delle contrade sfilano in costumi tipici medievali. La corsa si svolge allo stadio comunale e i fantini corrono sui cavalli senza sella, o come si dice in gergo “a pelo”. La contrada vincente si aggiudica il cencio, il noto drappo di seta dipinto a mano.

Un altro appuntamento annuale imperdibile, dal 1967, è il Crastatone, la famosa sagra della “crastata” ossia la caldarrosta, che si tiene ogni anno nella settimana della festa dei Santi (1 Novembre) all’interno del centro storico. Durante la festa si possono degustare piatti tipici, molti a base di castagne, e vengono aperte cantine, stand, e banchetti lungo tutte le vie del paese, dove l’atmosfera si riempie di profumi e allegria. La pregiata Castagna del Monte Amiata IGP si raccoglie proprio in questo territorio, da metà settembre a metà novembre. Piatto tipico di Piancastagnaio è la Brodolese, una minestra di castagne, insaporita con il finocchio selvatico.

Itinerari ed escursioni

Dal borgo si sviluppano vari sentieri che permettono di effettuare escursioni sul Monte Amiata e nella Riserva Naturale del Pigelleto. Piancastagnaio è, inoltre, incluso nel Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata, perché nel territorio, per l’esattezza in località Cancelli, si estraeva il cinabro (minerale del mercurio).

Se siete degli amanti del trekking potete dedicare qualche giorno alla scoperta dei numerosi percorsi dislocati su questa splendida montagna. I sentieri sono divisi per difficoltà, altimetria e tempi di percorrenza, e ci sono tante proposte anche per i bikers. Tra i percorsi più belli c’è La Strada della Castagna, situata all’interno di un territorio specifico del Monte Amiata indicato come Riserva Naturale del Pigelleto. La zona è ricoperta da boschi, in cui sono presenti sia l’abete bianco che il tasso, specie arboree in via di estinzione e sottoposte a un controllo rigoroso. Qui dimora anche un un variegato numero di animali e si possono avvistare uccelli rapaci e specie avicole meno conosciute. All’interno della Riserva c’è la Miniera di Siele, la prima miniera di cinabro attiva in Italia, e il villaggio minerario, entrambi visitabili.

Avventurarsi per i sentieri della Strada della Castagna significa ripercorrere la storia del popolo amiatino. Per giovare appieno di questi luoghi e facilitare la visita e l’osservazione, sono stati scelti all’interno di questo ampio territorio sette itinerari, tutti di facile percorribilità.

I percorsi in bicicletta e il viaggio su un treno d’epoca

Fare un tour in bicicletta è uno dei modi migliori per conoscere il territorio e vivere al meglio la natura nei dintorni di Piancastagnaio. Qui troverete 5 itinerari imperdibili: Itinerario ad anello per bici da Abbadia San Salvatore; Tappa San Quirico-Radicofani – Castello di Spedaletto; Versteckte Gasse; Paesaggi eroici – Campigliola, la Torre; Sorano Itinerario ad anello da Montebuono.

Si può inoltre vivere l’emozione di fare un giro nel Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia a bordo di un treno d’epoca che, partendo da Siena, si ferma in alcuni degli incantevoli borghi della zona come Buonconvento, Montalcino, Castiglione d’Orcia e Piancastagnaio.

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Viaggi: un report svela le mete più gettonate per il 2023

Come saranno i viaggi del 2023 e quali le destinazioni più gettonate? A svelarlo è il report “Year in Travel” di eDreams ODIGEO che fornisce una panoramica dell’anno che sta per finire e le previsioni delle tendenze del 2023. Il rapporto analizza le ricerche e le prenotazioni dei viaggiatori in tutti i principali mercati europei, Italia inclusa, e negli Stati Uniti, rivelando le principali destinazioni, le abitudini di prenotazione e l’evoluzione dei viaggi nell’anno a venire.

Le destinazioni più amate da italiani e stranieri nel 2022

Il rapporto di eDreams ODIGEO fornisce una panoramica della mentalità di viaggio post-pandemia nei mercati chiave, rivelando non solo le destinazioni principali e le tendenze dei turisti per il 2022, ma anche un’istantanea delle loro inclinazioni per il 2023.

Stando alle prenotazioni e ricerche effettuate dai viaggiatori italiani tra il 1° gennaio e il 31 ottobre di quest’anno, relative alle partenze programmate per il 2022 e il 2023, sono le mete nazionali a dominare la classifica di quest’anno. Il podio delle città più gettonate fino alla fine di ottobre vede sul gradino più alto Milano, seguita da Catania e Napoli, mentre in quarta e quinta posizione troviamo rispettivamente Palermo e Roma. Per quanto riguarda le partenze verso l’estero, la meta preferita dai connazionali è Parigi, imperdibile a Natale, seguita da Tirana, Barcellona e Londra nel ranking complessivo.

Le città d’arte nostrane conquistano anche i viaggiatori internazionali che quest’anno hanno scelto per le loro vacanze Milano (ecco dieci cose da fare secondo gli stranieri) e Roma, in quinta e sesta posizione nella top 10 del ranking internazionale. La Capitale è capolista nelle città con più prenotazioni in hotel, seguita dal capoluogo lombardo, che a sua volta è in testa alle città più in crescita a livello internazionale con un aumento di notti prenotate superiore al 142% rispetto al 2021.

Tra le città più in crescita per prenotazioni da parte degli italiani troviamo, invece, Berlino, con un incremento di 514 punti sul 2021, seguita da Manchester e Budapest. Ci sono poi Londra (quarta), Praga (quinta) e Dublino (sesta), una delle new entry di quest’anno insieme a Istanbul (settima) e Siviglia (nona). Ottava come crescita di prenotazioni è Marsiglia, mentre Malta è decima.

Le nuove tendenze di viaggio nel 2023

Spiagge esotiche e destinazioni lontane, dall’America all’Asia. Per le prossime vacanze, i viaggiatori italiani sognano di volare alla volta di New York, Bangkok, Tokyo e Malé. Se da un lato hanno già prenotato mete a breve e medio raggio, con Milano in testa, seguita da Parigi e Barcellona, dall’altro il report svela per il 2023 ricerche verso le grandi città d’oltreoceano. I turisti stranieri, invece, rinnovano il loro antico amore per il nostro Paese. Le più prenotate sono anche per l’anno in arrivo Milano e Roma.

Stando a quanto dichiara Dana Dunne, chief executive officer di eDreams ODIGEO, al momento vanno per la maggiore i viaggi più brevi, con un 30% circa dei soggiorni della durata di 3-4 giorni, una tendenza in linea anche con i nuovi modelli di lavoro flessibile. Da qui, la scelta di destinazioni come Budapest, Copenaghen e Malta, che hanno scalzato fuori dalla top 10 alcune delle mete tradizionalmente più ambite. “Le persone hanno voglia di lasciarsi alle spalle la pandemia – commenta Dunne – quindi ci aspettiamo un’ulteriore ascesa per il settore travel nel 2023”.

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Il borgo più verde della Sardegna è bellissimo

In molti tendono a pensare che la Sardegna sia principalmente una meta estiva fatta di spiagge da sogno e mare che sembra uscito da un libro di favole. Ma la verità è bene diversa. Questa meravigliosa isola italiana, infatti, vanta anche dei borghi pittoreschi e una natura che toglie davvero il fiato.

In particolare nell’area del parco del Gennargentu, il vero e proprio cuore della regione, dove sorge un gioiello che si rivela uno dei comuni più elevati di questa terra, ma anche il borgo più verde di tutta l’isola.

Tonara, un borgo da scoprire

Il borgo in questione si chiama Tonara ed è una piccola meraviglia che fa parte della provincia di Nuoro. Un nome particolare, il suo, che deriva da toni e toneri, le rupi calcaree su cui poggia. Il suo bellissimo centro storico è un pullulare di viuzze su cui si affacciano balconi in legno facenti parte di case costruite in pietra.

Non mancano di certo testimonianze antiche come la chiesa campestre di San Sebastiano che ha l’onore di conservare al suo interno un altare ligneo del ‘600. Meravigliose anche le tempere murali che raffigurano la vita di Sant’Antonio da Padova che sono custodite all’interno dell’omonima chiesa e risalenti al ‘700.

Nei dintorni, invece, è possibile scoprire le straordinarie dimore nuragiche e le domus de janas, tombe preistoriche scavate nella roccia. Degna di nota, senza ombra di dubbio, è la sua Casa Porru che si distingue per essere un’imponente dimora padronale che in passato è stata utilizzata anche come carcere. Oggi, tuttavia, è stata riconvertita in museo etnografico e dei mestieri.

Tonara, allo stesso tempo, è anche un pullulare di tradizioni. Le lavorazioni più famose sono quelle del legno, in particolare del castagno, così come i tappeti, ancora oggi filati con antichi telai. Non da meno sono le prelibatezze gastronomiche come il formaggio, in particolare il casu axedu e il casu ‘e murgia.

Ma il vero diamante di Tonara è senza ombra di dubbio il torrone, la cui ricetta è famosa in tutto il mondo grazie a una modifica: al posto delle zucchero si usa il miele.

Perché Tonara è il borgo più verde della Sardegna

Tonara è considerato il borgo più verde dalla Sardegna grazie alla posizione in cui si trova. Il Gennargentu, infatti, permette a questo splendido paese di essere circondato una lussureggiante distesa boschiva con castagni millenari, noccioli e noci. Per questo motivo, sono tantissimi gli itinerari che partono dal borgo e che portano alla scoperta della zona. Tragitti che si possono fare a piedi, in mountain bike e persino a cavallo.

Molto rinomato è anche il suo sottobosco dal quale prendono vita pregiati funghi come ovolo e porcino nero. Dalle foreste, invece, si ricavano i frutti per la produzione artigianale e commercio del torrone. Un dolce a cui è dedicato anche un evento sempre molto atteso: la sagra del torrone, nata nel 1979. Affiancato alla festa, c’è il Campanaccio d’oro, una sfida tra gli artigiani locali nella creazione di campanacci per il bestiame.

Insomma, Tonara è una bellissima realtà del nostro Paese che tra paesaggi incantevoli, tradizioni secolari e vicoli che lasciano senza fiato vale certamente la pena scoprire.

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Dentro il mondo delle parole: l’esperienza immersiva

Attraverso le parole si possono esprimere le idee, i sentimenti e gli stati d’animo, non c’è nessun aspetto della vita sociale che non sia definito e che non venga compreso dalle parole stesse.

Spesso se ne sottovaluta l’importanza e le conseguenze che può avere un loro utilizzo errato. Proprio la necessità di imparare a manipolarle e usarle ha spinto Ann Friedman a dedicargli un intero museo: il Planet Word di Washington. Una struttura che all’apparenza può sembrare piccola, in realtà racchiude in sé un messaggio fondamentale: ispirare e rinnovare l’amore nei confronti delle parole e di conseguenza imparare a definire noi stessi.

Scoprire le parole divertendosi

Solo l’argomento su cui è incentrato il museo situato al 925 della 13th Street NW, può bastare per inserire l’edificio tra le tappe imperdibili della capitale degli Stati Uniti. Ma se vuoi una motivazione in più per non perdertelo, devi sapere che è uno dei musei più interattivi della capitale statunitense.

L’immersione del visitatore tra le installazioni si percepisce già dall’ingresso: attraversato il cancello si viene accolti da un salice parlante creato dall’artista Rafael Lozano-Hemmer. Passando tra i suoi rami verrai “avvolto” dai mormorii in centinaia di lingue differenti.

Una volta all’interno potrai iniziare il tuo tour alla scoperta delle parole direttamente dal terzo piano. Qui vivrai un vero e proprio tuffo nell’origine del linguaggio, attraverso un muro di vocaboli alto più di 6 metri che ripercorre la nascita della lingua inglese. Passando alla stanza successiva, piccoli tablet posizionati sulle pareti ti mostreranno dei bambini che imparano a parlare.

Nel piano intermedio, invece, potrai vivere un’esperienza più coinvolgente dell’altra. Avrai la possibilità di cimentarti con un famoso discorso in pubblico, ma anche dipingere la stanza letteralmente con le parole. Se poi sei abituato alle classiche biblioteche, dovrai ricrederti: quella di questo museo è magica perché i libri prenderanno vita proprio davanti ai tuoi occhi.

Non manca nemmeno il karaoke per interpretare un brano famoso e imparare le tecniche per creare una hit musicale. Al primo piano, infine, potrai capire quanto sono potenti le parole ascoltando quelle degli altri visitatori o lasciando una tua testimonianza.

Fonte: Getty Images

Nella sala The Spoken World è possibile ascoltare le lingue di tutto il mondo

Un luogo simbolo dell’educazione

Entrare nel Planet Word di Washington non significa solamente vivere un’esperienza interattiva unica nel suo genere, ma anche scoprire un edificio ricco di storia. Il museo si trova infatti all’interno della Franklin School, un antico istituto scolastico costruito nel 1869 che rappresentava all’epoca il punto di riferimento per la città per quel che riguarda l’educazione dei giovani cittadini di Washington. Nel corso del tempo ha avuto un declino progressivo, tanto che negli anni Settanta si è persino pensato di demolirlo. Nel 2000, invece, è stato trasformato in un rifugio per ospitare i senzatetto.

Due anni fa è stato scelto come sede perfetta per ospitare il museo interattivo, tornando ad essere quello per cui era nato, un luogo votato all’educazione. Passano gli anni e i decenni, ma l’obiettivo di questo edificio simbolo della città è rimasto invariato. Un obiettivo nobile e proprio per questo visitare il museo non è soltanto piacevole, ma anche completamente gratuito.

Museo sulla parola: il Planet Word a Washington

Fonte: Getty Images

Il muro di parole alto più di 6 metri
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Si trova in Romania uno dei castelli più belli d’Europa

Sinaia è una splendida cittadina della Romania situata a circa 120 chilometri a Nord dalla Capitale Bucarest. Una località davvero sorprendente tanto da essere considerata “la perla dei Carpazi”. Si trova, tra le altre cose, a 800 metri di altitudine sul livello del mare e in quello che possiamo definire il confine tra la Valacchia, una regione storica della Romania, e la ben più famosa Transilvania.

Fare un viaggio da queste parti per molti vuol dire andare alla ricerca di edifici angusti e storie leggendarie fatte di lupi mannari e vampiri, ma la realtà, spesso, è ben diversa. Su quella che è considerata la vera e propria porta d’ingresso della Transilvania, come un miraggio appare un maniero dai profili fiabeschi e che ancora oggi è considerato uno dei più belli d’Europa: il Castello di Peleș.

Castello di Peleș, un po’ di storia

Il Castello di Peleș è una delle attrazioni turistiche più visitate della Romania. Ma del resto è comprensibile: è un eccezionale esempio di architettura neo-rinascimentale tedesca. È stato costruito tra il 1875 e il 1883 per volere di re Carlo I e, oltre a essere definito “uno dei più incantevoli di tutto il continente”, è stato il primo tra gli europei ad essere interamente illuminato dalla corrente elettrica.

Carlo I di Romania decise di edificarlo a Sinaia perché, in seguito a una visita della città, restò particolarmente colpito dalla bellezza del paesaggio. Fu così che scelse di acquistare un terreno e far costruire un castello come residenza estiva per la Famiglia Reale.

Castello di Peleș romania

Fonte: iStock – Ph: SCStock

Il meraviglioso Castello di Peleș

Esso fu usato usato dai monarchi fino al 1948 quando, con l’avvento del Comunismo, fu trasformato in un museo che aprì le sue porte al pubblico solo nel 1990.

In sostanza, è una costruzione dalla storia abbastanza recente, ma nonostante questo riesce a conquistare ogni suo visitatore con la bellezza dei suoi decori, sia esterni, sia interni. La sua struttura, infatti, fu appositamente studiata per fornire un edificio con servizi mai visti prima nei castelli europei. Non solo impianto elettrico, quindi, ma anche riscaldamento centralizzato e persino un’aspirapolvere.

Visitare il Castello di Peleș

Il Castello di Peleș vanta una superficie di ben 3.200 metri quadri e 160 stanze riccamente decorate e ammobiliate a cui fanno seguito 30 bagni.

Ma è già ammirandolo dall’esterno che ci si rende conto di essere di fronte a un capolavoro di architettura. Infatti, vi ritroverete dinnanzi a uno splendido edificio bianco come la neve dove a far da contrasto ci sono alcune pregevoli finiture in legno scuro, torrette a punta, tanti motivi alle finestre, sui tetti e sulle balaustre. Un’architettura, quindi, che riesce perfettamente a inserirsi nell’armonia del paesaggio circostante.

Esso, infatti, è completamente abbracciato dalla natura in cui ogni tanto spuntano sculture, fontane e vasi in marmo di Carrara che contribuiscono a renderlo ancor più fiabesco. Tra le statue più importanti vi segnaliamo quella di Carlo I realizzata dallo scultore italiano R. Romanelli, il monumento alla regina Elisabetta, leoni che fanno da guardia e molto altro ancora.

Non da meno sono le meraviglie che custodisce gelosamente tra le sue mura. A tal proposito però c’è da fare una premessa: delle 160 stanza presenti solo 10 visitabili. Nonostante questo, rimarrete certamente impressionati dai maestosi lampadari fatti in vetro di Murano, affreschi, ricami in seta e molti altri lussi. Ma non solo. A lasciarvi un segno indelebile, infatti, saranno anche le sculture in noce e bassorilievi situati all’ingresso, così com il soffitto in vetro che si apre sul cielo.

Peleș castello dettagli

Fonte: iStock

Alcuni dettagli del Castello di Peleș

Ogni stanza, poi, ha qualcosa di spettacolare e unico e il fatto più curioso è che, nonostante gli stili diversi con cui sono state progettate, cìò che emerge è un insieme armonico.

Le decorazioni delle camere hanno temi esclusivi provenienti da tutte le culture del pianeta: italiano, inglese, francese, spagnolo-moresco, turco, barocco, rococò e molte altre ancora. Un castello veramente eccezionale e che riesce a catapultare chiunque lo scopra in una dimensione dai profili fiabeschi. Ma Peleș è anche il Castello dei primati, a tal punto da essere uno dei più innovativi dell’epoca.

Oltre alla corrente elettrica, il riscaldamento e l’aspirapolvere, nel Castello di Peleș vennero persino installati degli ascensori. Inoltre, nella sala del teatro è stata presentata per la prima volta in Romania una pellicola cinematografica.

Cos’altro vedere a Sinaia

Il Castello di Peleș vale certamente il viaggio. Ma la verità è che la città in cui si trova, Sinaia, ha molte altre meraviglie che vale la pensa scoprire. Per esempio, qui si erge un altro splendido Castello: il Pelișor, le cui stanze più importanti sono la Holul de onoare (sala d’onore) che sfoggia un bel lucernario in vetro e acciaio, l’ufficio di Re Ferdinando I che invece è impreziosito da mobili in stile neo-rinascimentale tedesco, e la camera d’oro.

Molto interessante anche il Monastero di Sinaia, dedicato a Santa Caterina, dove si sviluppano due cortili nel cui centro sorge una piccola chiesa costruita in stile bizantino: la Biserica Veche (chiesa vecchia) e la Biserica Mare (chiesa grande). Degno di nota anche l’interno in cui poter ammirare affreschi e mosaici in stile neo-bizantino e anche un museo che ospita una collezione di icone e croci risalenti al XVII secolo, la prima bibbia scritta in romeno e una miriade di oggetti preziosi.

Poi Villa Luminiș che era la casa del compositore e musicista romeno George Enescu. Costruita negli anni ’20 del secolo scorso in stile Brâncoveanu, fu abitata dall’artista dal 1926 al 1946. Da quel momento in poi, purtroppo, fu costretto a lasciare la Romania e trasferirsi a Parigi. Per questo motivo, decise di donare la villa allo Stato romeno con lo scopo che venisse utilizzata come luogo di creazione e ricreazione degli artisti. Nel 1995 vi fu inaugurato un museo.

Infine, Sinaia è anche una delle più famose località sciistiche di tutta la Romania, ma anche la meta ideale per chi ama stare a contatto con la natura grazie ai suoi tanti – e bellissimi – percorsi escursionistici ben segnalati e decisamente ben tenuti.

Insomma, vale davvero la pena fare un viaggio a Sinaia sia perché qui svetta uno dei castelli più belli di tutta Europa, sia perché è una destinazione che ha davvero molto da offrire ai suoi visitatori.

Sinaia romania

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Sinaia in inverno