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Brent de l’Art, il canyon italiano che sembra un sogno

Il canyon Brent de l’Art è un vero e proprio capolavoro della natura, poco conosciuto e quindi non troppo visitato da turisti e curiosi. Si tratta di un tesoro segreto del Veneto nascosto gelosamente in mezzo ad un bosco della Valbelluna. Un angolo pacifico, dove poter ammirare tanta bellezza e fare una passeggiata mozzafiato.

Cosa sono i Brent de l’Art?

I Brent de l’Art sono una conformazione naturale, che ricorda molto per forme e colori un canyon da film americano. I Brent sono nati da migliaia di anni di erosione da parte dall’acqua, che ha riportato alla luce strati di roccia formatisi milioni di anni fa. Un luogo da sogno che mostra l’imponenza della natura. Ogni visitatore al cospetto di un tale tesoro della natura si sente piccolo e rapito dall’eternità e dalla bellezza delle rocce attraversate dall’acqua.

Canyon da sogno Brent de l'art

Il corso d’acqua che ha scavato e formato i Brent de l’Art

 Come si sono formati?

Il processo di erosione è iniziato migliaia di anni fa. Detriti, sassi e piante travolti dalla piena dei torrenti, una volta entrati nel canyon creano dei mulinelli, sbattono sulle pareti scavando la roccia e poi fluiscono a valle. Un fenomeno naturale quanto straordinario. La particolarità dei Brent de l’Art è il colore delle pareti rocciose che vira al rosso. Il risultato è un’atmosfera surreale, che trasporta la mente nei film d’avventura.

Una gita da sogno

Il luogo perfetto per lanciarsi in un escursione divertente e suggestiva. Ci sono sentieri tracciati che guidano i visitatori in tutta sicurezza. Ovviamente è consigliato munirsi di scarponi da montagna o scarpe da trekking. Se invece preferite gli sport adrenalinici potete optare per la discesa nel torrente e le attività di canyoning o torrentismo, che però si possono svolgere esclusivamente accompagnati dalle Guide Alpine.

canyon brent de l'art

I colori magici di questo Canyon

Inoltre, l’inverno è la stagione perfetta per visitare anse e angoli nascosti. Infatti, nei mesi più freddi sul corso d’acqua si forma uno strato sufficientemente spesso di ghiaccio, che permette d’addentarsi fino nelle anse più lontane dal ponte. Pensate che nelle annate molto fredde (ormai rare) si arrivava ad attraversare il Brent Grande per intero fino alla Marmitta d’uscita. La natura non smette mai di stupire e meravigliare l’uomo. Ogni formazione rocciosa è unica e irripetibile, questo fa sì che le cascate e le stalattiti di ghiaccio assumano colori meravigliosi con sfumature da sogno a seconda dell’esposizione luminosa.

Visitare questo magnifico posto non è un’impresa titanica come sembra. Anzi, si tratta di un percorso tranquillo. Partendo dal centro del paese di Sant’Antonio Tortal si arriverà in poco tempo ai caratteristici canyon. Per i più curiosi, lungo il tragitto ci sono dei pannelli che illustrano geologia, fauna e flora locale. Una passeggiata istruttiva tra boschi e prati di montagna, che vi condurrà dritti ai Brent de l’Art.

il paesaggio brent de l'art

La pareti rocciose di Brent de l’Art

Per gli amanti delle escursioni nella natura e delle passeggiate in montagna, questo è il posto dei sogni. Un angolo di pace, cullato dai rumori della natura, lontani dalla frenesia della città, per ammirare un capolavoro di Madre Natura. 

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Anche l’Italia ha il suo castello incantato: la Rocchetta Mattei

Tutti quanti abbiamo sognato i castelli fiabeschi che ci venivano raccontati nelle storie magiche della nostra infanzia. Grandi rocche, torri alte, arazzi e finiture preziose che rendevano la casa di principi e principesse un luogo incantano in cui perdersi tra i lunghi corridoi ricchi di preziosi dipinti. Non serve fuggire in un libro di fiabe per bambini, per ammirare lo splendore di un vero castello basta guidare fino alla Rocchetta Mattei, nei dintorni di Bologna.

Un piccolo capolavoro architettonico, aperto al pubblico dal 2015, dopo una lunga e importante operazione di recupero dell’edificio. La ristrutturazione è riuscita a ristabilirne il valore artistico e culturale per renderla nuovamente accessibile al pubblico dopo anni di chiusura e abbandono. Finalmente la Rocchetta è tornata a incantare tutti con il suo fascino.

castello fiabe rocchetta mattei

La Rocchetta Mattei al tramonto

Il castello delle fiabe è chiamato “Rocchetta Mattei” in memoria del conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare sulle rovine di una antica costruzione risalente all’XIII secolo, la Rocca di Savignano. La struttura del castello fu modificata più volte dal conte e dai suoi eredi, rendendola così un complesso labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, corridoi e camere private. Al suo interno si può ammirare un mix elegante di stili architettonici diversi: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco al Liberty.

Cesare Mattei nacque a Bologna nel 1809 da famiglia agiata, crebbe a contatto con alcuni dei più importanti e significativi personaggi dell’epoca. La morte della madre nel 1844 e la deludente esperienza politica lo spinsero a cambiare vita. Così decise di ritirarsi nella tenuta di Vigorso per studiare la sua “nuova medicina”. Nel 1850 acquistò i terreni dove sorgevano le rovine del castello medievale e iniziò la costruzione della “Rocchetta”, dirigendone personalmente i lavori. Lì si stabilì definitivamente a partire dal 1859, conducendo una vita da signore medievale con tanto di corte. Negli anni seguenti, decise di impiegare la sua vita nella missione di divulgazione della medicina alternativa che battezzò Elettromeopatia. Il castello divenne così famoso in tutto il mondo.

castello da fiaba rochetta mattei

Alcuni dettagli della Rocchetta Mattei

Situato nei dintorni di Bologna, nel territorio di Grizzana Morandi. In questa splendida zona si possono apprezzare eccellenze di vario genere, dalle le antiche tracce etrusche, ai suggestivi borghi medievali, passando per bellissimi parchi immersi nella natura e i luoghi che ispirarono l’arte contemporanea. Immersa in un paesaggio suggestivo, dai colori caldi e luminosi, spunta il castello delle fiabe. Tra fascino e mistero, natura e storia, sorge la Rocchetta Mattei con il suo stile unico e inconfondibile che incanta e meraviglia.

castello delle fiabe rocchetta mattei

La bellezza della Rocchetta Mattei

I lavori di ristrutturazione hanno permesso di evidenziare e dare lustro ai particolari che rendono la Rocchetta Mattei così unica e preziosa. Curatissima in ogni dettaglio, si possono ammirare motivi geometrici decorare i soffitti, cupole d’orate e tanta rigogliosa vegetazione a circondare la struttura rendendola ancora più affascinante.

Per visitare questo stupendo posto è necessario prenotare il biglietto online sul sito ufficiale. Ideale per una gita fuori porta in giornata, per sentirsi in una fiaba e godere della bellezza nascosta del nostro Paese.

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La Valle dei Cavalieri, tra borghi medievali e antiche strade

Ci sono luoghi a volte quasi sconosciuti, che celano una magia tutta da scoprire: è il caso della Valle dei Cavalieri, un piccolo angolo di paradiso dove sorgono graziosissimi borghi fortificati. Qui la natura è quasi incontaminata, e le colline si fanno via via più ripide per lasciare spazio alle prime vette appenniniche. Scopriamo un paesaggio che ci regala un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

La Valle dei Cavalieri e il suo antico sentiero

La Valle dei Cavalieri si snoda nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, e si colloca nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia. Questo luogo vanta un passato antichissimo, come testimoniano i suoi piccoli borghi medievali e, soprattutto, la celebre Strada delle cento miglia. Se questo itinerario sia esistito davvero (o meglio, se il suo percorso sia veramente quello storicamente descritto) non è ancora chiaro. E forse proprio qui risiede il suo fascino incredibile: a parlare di questa strada è l’Itinerario Antonini, un registro risalente nientemeno che al III secolo.

Secondo questa imponente opera scritta, il percorso fungerebbe da collegamento tra le città di Parma e di Lucca (che in effetti distano proprio cento miglia). Sarebbe nato per permettere alle province parmensi di avere un rapido sbocco verso il mare in caso di necessità. Una prima strada avrebbe probabilmente avuto origine nel periodo romano, tuttavia pare che quella di cui ci è giunta notizia sia stata creata dai Longobardi. A prescindere dalle disconnesse testimonianze storiche sull’esistenza di questo sentiero, è innegabile che la Valle dei Cavalieri vanti un’atmosfera a dir poco magica.

I borghi antichi della Valle dei Cavalieri

Incastonato tra l’Alta Val d’Enza e la Val Cedra, questo territorio ospita numerose casetorri, ovvero piccole fortificazioni militari molto diffuse nel periodo medievale. Un esempio è quello del castello di Castione, conosciuto anche come Torri dei Castiglioni per via delle sue tre strutture principali. Edificato probabilmente nel XV secolo, trascorse vicissitudini alterne passando di mano in mano, sin quando non venne abbandonato e cadde in rovina, sul finire del ‘600. Due secoli dopo venne sottoposto ad un’imponente opera di ristrutturazione, a cui tuttavia fece seguito un nuovo declino. Del complesso non rimangono per l’appunto che i ruderi di tre torri circolari, realizzate in blocchi squadrati di pietra grigia.

Il castello di Castione, seppur ormai completamente in rovina, è forse l’attrazione più suggestiva di Palanzano, uno dei piccoli borghi della Valle dei Cavalieri. Sorto alle pendici del Monte Faggeto, le sue casette sono sparse tra le colline in numerose frazioni (alcune delle quali ormai quasi disabitate). Anche il villaggio di Succiso è stato abbandonato dalla popolazione, in questo caso a seguito di una frana che spinse i residenti a spostarsi verso un nuovo nucleo abitato.

Particolarmente affascinante è invece il centro storico di Montedello, un coacervo di viuzze lastricate dove si affacciano deliziose case costruite con pietra di fiume. Il suo territorio si trova all’interno della riserva naturale del Parco dei Cento Laghi, così chiamata per via di alcuni piccoli bacini d’acqua dolce. Per una full immersion nella natura, non c’è niente di meglio: qui il paesaggio è davvero meraviglioso, ricco di vegetazione rigogliosa e di panorami da mozzare il fiato.

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I misteri dietro Tomar, la città dei Cavalieri Templari

Tomar, in Portogallo, è uno dei luoghi storici più affascinanti del mondo, dove la leggenda dei Templari è ancora viva.

È una graziosa cittadina dell’antico Ribatejo, sulle rive del rio Nabão, con un bel centro storico dominato da un castello-fortezza, quello dei Templari, appunto, un luogo estremamente affascinante, caratterizzato dai tanti stili architettonici e da angoli ancora ricchi di mistero.

Il convento dei Cavalieri Templari

La principale attrazione della città è il Convento de Cristo, una delle più importanti opere rinascimentali del Portogallo. La Charola, l’originaria rotonda romanica con il deambulatorio, è la parte più antica. L’antico oratorio templare, costruito nel XII secolo, così come il castello che, ispirato alle fortificazioni della Terra Santa, era all’epoca la più moderna e avanzata struttura militare del regno, venne trasformato in cappella maggiore quando D. Manuel I ne ordinò la ristrutturazione nel XVI secolo, e fu allora che il monumento acquisì lo splendore architettonico che ancora oggi conserva e che gli è valso un posto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.

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La chiesa templare del convento dell’ordine di Cristo a Tomar, in Portogallo

All’interno, la chiesa, a pianta circolare, permetteva che i Cavalieri seguissero la Messa senza scendere da cavallo. Tra le tante curiosità, spicca la Finestra Manuelina, decorata come se fosse stata ideata da Dio in persona.

Bisogna visitare il convento con molta attenzione, per scoprire alcuni particolari notevoli, come le raffigurazioni del portale rinascimentale, la singolare simbologia della finestra della sala del capitolo, appunto, l’architettura del chiostro principale e le sale legate ai riti dei Templari.

Per capire meglio la storia del convento, bisogna sapere che l’Ordine dei Cavalieri del Tempio si trasformò in Ordine di Cristo, salvaguardando il potere, le conoscenze e le ricchezze che possedeva in Portogallo. Il famoso Infante D. Henrique, la guida dell’epopea delle scoperte, fu uno dei governatori e protettori più importanti dell’ordine.

Visitare la città di Tomar

Dal convento si può scendere a piedi fino al centro storico, in un un reticolo di strade strette, le rive del fiume e il colle coronato dalle mura del convento-fortezza, attraversando il parco della Mata dos Sete Montes. Prendendo la strada, invece, a metà percorso si vede la Ermida de Nossa Senhora da Conceição, una cappella che è un piccolo gioiello rinascimentale, opera del portoghese João de Castilho che lavorò anche nel convento.

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Il Castello dei Cavalieri Templari a Tomar

Il luogo più antico di Tomar ha la forma di una croce, orientata secondo i punti cardinali e a ogni estremità si trova un convento. A Sud, il Convento de São Francisco, con il curioso Museu dos Fósforos (Museo dei fiammiferi), a Nord, l’antico Convento da Anunciada, a Est, nel Museu da Levada, si osservano le macine e i mulini che funzionavano con la corrente del fiume Nabão che attraversa la città. Su una delle sponde del fiume è ubicato il Convento de Santa Iria e, un po’ più lontana, l’Igreja de Santa Maria do Olival, la chiesa che ospita le tombe dei Templari, fra le quali, quella di Gualdim Pais, il primo grande maestro, morto nel 1195. La Praça da República, la piazza con l’Igreja de São João Baptista, la chiesa madre, ne costituisce il centro.

Un luogo si svago e relax

Una volta conclusa la visita culturale di Tomar, si può fare una pausa rilassante nel Parque do Mouchão, un parco dove si trova la Roda do Mouchão, una ruota idraulica fatta di legno. È uno degli emblemi della città e rievoca i tempi in cui i mulini, i frantoi e i campi coltivati lungo il fiume contribuivano alla prosperità di questa importante città portoghese.

Nelle vie centrali si trovano diversi negozi e il caffè più antico, che serve le specialità della pasticceria locale, le “queijadas de amêndoa” (dolci di mandorla) e “queijadas de chila” (dolci di zucca siamese) e le tradizionali “Fatias de Tomar”, tuorli d’uova cotti a bagnomaria con una pentola speciale, inventata da uno stagnaio del posto a metà del secolo scorso.

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Il centro storico di Tomar sul fiume Nabão

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La città scavata nella roccia (che quasi nessuno conosce)

Se pensavate che Matera fosse l’unica città d’Italia scavata nella roccia viva vi sbagliate di grosso. Quella che vi vogliamo raccontare è davvero stata creata all’interno di una montagna un po’ come la famosa Petra in Giordania.

Ci troviamo nell’entroterra della Sicilia, nei pressi del piccolo Comune di Alia, nell’estrema provincia di Palermo. Qui sorgono le grotte della Gurfa, un esempio di architettura rupestre, la testimonianza di una cultura millenaria che pochi conoscono. Non si ha una data precisa di quando questo luogo vide per la prima volta la civiltà, dai rilievi effettuati, però sarebbe antichissima e risalirebbe all’età del bronzo (2500 -1600 a.C.).

Tra storia e leggenda

Per molti secoli era stato considerato un antico deposito agricolo (“gurfa” deriva dall’arabo “ghorfa” che significa “stanza”, “magazzino”. In Tunisia esistono depositi di grano detti “ghorfas”, alcuni divenuti oggi meta turistica. Nella toponomastica siciliana ricorre il nome “gurfi” col significato di “deposito”, “magazzino”), ma le dimensioni monumentali della sua enorme cupola di roccia lasciano pensare alla mano dell’uomo e a un’architettura di più sofisticata progettazione. Secondo alcune ipotesi potrebbe essere stata la tomba del re Minosse, personaggio della mitologia greca.

Le cavità nella roccia

Una cosa è certa: le grotte scavate nella falesia, comunque, non sarebbero naturali. Il complesso rupestre comprende sei cavità su due livelli. le loro dimensioni sarebbero state studiate a tavolino, se così si può dire.

Dapprima c’è un ambiente molto ampio a pianta rettangolare con un soffitto alto circa 5 metri a due spioventi, un tempo nominato “a saracina” (“alla saraceno”), poi ce n’è un altro a forma circolare conuna cupola, alta più di 16 metri, che culmina con un foro centrale. Entrambre queste stanze comunicano autonomamente con l’esterno e sono collegate fra loro tramite un corridoio.

Una scalinata scavata nel costone roccioso conduceva al secondo livello. Oggi della scala di pietra resta ben poco (una volta era un vero e proprio dedalo) e per salire sul livello superiore è necessario arrampicarsi su una scalinata metallica che si trova all’esterno. Qui sono stati scavati altri quattro ambienti, uno a sinistra e tre a destra in successione, di forma pressoché quadrata ma di diverse dimensioni.

Ciascun ambiente ha una grande finestra aperta sulla vallata. Segue un lungo corridoio che sbocca a circa metà dell’altezza dell’ambiente a forma di campana. A quest’ultimo ambiente, qualche anno fa, è stato dato il nome di “thòlos” per la somiglianza con la thòlos micenea detta “Tesoro di Atreo” che si trova nel Peloponneso, in Grecia. E, proprio il confronto con questo luogo ha portato uno studioso a supporre che l’intero complesso architettonico sia stato scavato per accogliere le spoglie del re cretese Minosse.

La tomba del re Minosse?

Secondo la mitologia greca, Minosse trovò la morte durante un attentato in occasione del suo viaggio per inseguire Dedalo, nella città di Camico (un centro della Valle del Platani, ancora oggi non identificato), mentre era ospite del re dei sicani, Kokalos. Gli storici parlano di imponenti cerimonie funebre in suo onore e di una grande sepoltura costruita proprio da Dedalo. Non a caso, la thòlos della Gurfa è la più grande di tutte quelle conosciute nel Mediterraneo.

Ma non è tutto. Alcuni studiosi si sono accorti che, in occasione dell’equinozio di primavera, a mezzogiorno in punto il Sole entra dal piccolo foro che si trova in cima alla cupola nella stanza più grande e colpisce il centro della sala. Di certo nom si tratta di una pura coincidenza, ma l’enigma non è ancora stato svelato.

In ogni caso, bisogna ricordare che, fino alla fine del XX secolo, queste cavità venivano ancora usate dai contadini come magazzini e, forse, anche come abitazioni o stalle, motivo per cui non sono stati trovati reperti sufficienti per una datazione o una spiegazione certa del luogo. Gli unici resti trovati sono quelli di una necropoli che risalirebbe all’età del rame.

Come raggiungere le grotte della Gurfa

Il sito rupestre si raggiunge percorrendo la Strada Statale n.121 che va da Palermo ad Agrigento, uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al chilometro 189, si attraversa l’abitato e si percorre la Strada Provinciale 53 fino alla collina, dove sul fianco della roccia si scorgono le aperture di questo antichissimo insediamento e, anche da lontano, questo costone rossastro e forato sprigiona un certo fascino.

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Le grotte della Gurfa in Sicilia

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La location da sogno della serie Tv “Fantasy Island”

I più giovani non lo ricorderanno, ma chi fosse teenager negli Anni ’70 (ma anche ’80) ricorderà sicuramente la serie televisiva “Fantasilandia”, che raccontava di un’isola dove gli ospiti venivano accolti dalla coppia formata dal Signor Roarke e dal suo assistente nano Tattoo e dove i sogni di tutti coloro che mettevano piede sull’isola diventavano realtà.

Ebbene, a distanza di 50 anni, è arrivato il sequel, “Fantasy Island”. La nuova serie Tv americana è disponibile su Sky e NOW in streaming. Sulla stessa isola paradisiaca, ora, ad accogliere i ricchissimi ospiti è Elena Roarke, la nipote del protagonista di “Fantasilandia” (interpretata dall’attrice Roselyn Sánchez, protagonista di un’altra celebre serie Tv, “Senza traccia”), pronta a esaudire tutti i loro desideri. Anche quelli più strani.

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Taveuni, l’isola delle Fiji dove è stata girata la serie Tv “Fantasy Island”

I suoi fidati assistenti sono Ruby, un’ospite che ha deciso di accettare una seconda possibilità e di restare a vivere sull’isola, e Javier, pilota, meccanico e “tuttofare” del resort. E che resort.

Dove si trova la vera “Fantasy Island”

Se per girare “Fantasilandia” ai tempi erano state scelte le Hawaii, in particolare la costa Na Pali sull’isola di Kauai, nel sequel, l’isola misteriosa e paradisiaca accessibile solo a pochissimi fortunati è ubicata in un punto non ben precisato dell’Oceano Pacifico. Invece, abbiamo scoperto dove sono state girate le puntate. L’isola dove è stata ambientata la serie si chiama Taveuni e si trova niente meno che nella zona settentrionale dell’arcipelago delle Fiji. E non poteva che essere un paradiso in Terra, dove i sogni di chiunque vi si rechi diventano realtà. Anche i nostri, se ci potessimo andare.

Taveuni è chiamata anche “isola giardino”, in quanto il 60% della sua superficie è coperta da foresta pluviale. Molte delle scene della serie, infatti, sono state ambientate proprio nella foresta, che fa parte del Bouma National Heritage Park, una foresta protetta dove vivono diverse specie di uccelli autoctoni. Qui si trovano anche tantissime cascate, tra cui le più famose delle Fiji, le cascate Bouna.

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Cascate nel Bouma National Heritage Park a Taveuni, Fiji

Chi ha la fortuna di venire a Taveuni può godersi dei meravigliosi trekking, come quello che corre lungo la costa, Lavena Coastal Walk, o quelli che si immergono nell’entroterra, come il Veaux Peak e il Vidhwa Rainforest Hike.

Per chi viene fin qui per il suo mare – la maggior parte dei turisti, forse – può godere della splendida Rainbow Reef, una barriera corallina meravigliosa, che regala un coloratissimo ecosistema. Una delle esperienze più incredibili che si possono fare alle isole Fiji.

La mansion dove alloggiano gli ospiti che arrivano sull’isola in realtà non esiste, è stata costruita per esigenze di copione, e ricorda molto il Queen Anne Cottage che si trova all’interno dell’Arboretum and Botanic Garden a Los Angeles.

I più attenti cinefili forse riconosceranno qualche scorcio dell’isola, apparso parecchi anni fa in un altro film, di tutt’altro genere. Era il 1991 quando a Taveuni fu girato “Ritorno alla laguna blu”, con Milla Jovovich, il seguito del più celebre “Laguna blu“, che vide protagonista una giovanissima Brooke Shields e un muscolosissimo Christopher Atkins. Anche in questo caso, per rendere il set un luogo paradisiaco non dovettero fare nulla. Solo premere REC.

Alcune curiosità sull’isola

La montagna più importante di Taveuni è una dorsale vulcanica lunga 16 chilometri, un vulcano la cui ultima eruzione risale al 1550. Il punto più elevato, il monte Uluiqalau (1.241 metri) registra precipitazioni fino a 10mila mm. all’anno, facendo di Taveuni uno dei luoghi più piovosi del mondo.

Inoltre, Taveuni è famosa perché è attraversata dal meridiano dei 180° ovvero dalla linea internazionale del cambio di data.

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I protagonisti della serie Tv Anni ’70 “Fantasilandia”

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Kiss Please: le strade degli innamorati in Italia

Sono tanti i viaggi e le esperienze che tutti gli innamorati possono fare in giro per il mondo. A partire dalla visita di tutte quelle città universalmente riconosciute come romantiche, la cui capolista è Parigi, seguita poi da Verona, Venezia, Praga e Roma, per continuare poi con le avventure di coppia, quelle selvagge e a contatto con la natura primordiale e selvaggia, passando poi per i viaggi panoramici on the road.

E poi ci sono le strade, quelle da percorrere a suon di baci, quelle dove fermarsi e stringere il proprio partner è un obbligo. Quelle che si riconoscono dai Kiss please, i cartelli stradali che celebrano l’amore attraverso l’invito di darsi un bacio davanti al mare, o al lago, sotto il sole o la pioggia.

I luoghi dove baciarsi è un “obbligo” in Italia

Hanno la forma e le sembianze di cartelli stradali, quelli blu e rotondi che impongono un obbligo. Ma la loro indicazione, sicuramente inusuale, è molto più di quello che sembra. Le sagome di due persone che si stringono in un bacio sono eloquenti: davanti a questo cartello ci si deve baciare.

L’invito è chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti: Kiss please. Un suggerimento, più che un obbligo, che è difficile da non cogliere soprattutto se si è in compagnia della propria dolce metà. I cartelli del bacio sono spesso posti su terrazze con vista mare, strade panoramiche e luoghi affascinanti e suggestivi dove, suggellare l’amore con un bacio, sembra quasi un obbligo. E voi ne avete mai visto uno?

Baciarsi a Trentinara

L’iniziativa dei Kiss please si è diffusa velocemente nel nostro Paese, complici le immagini dei cartelli che hanno fatto il giro del web e che hanno trasformato i luoghi che lo ospitano in vere e proprie destinazioni romantiche. Ma dove si trovato i cartelli del bacio?

Uno è stato posto nel meraviglioso territorio del Cilento e più precisamente del suggestivo borgo di Trentinara. Qualche anno fa, infatti, sul magnifico belvedere del paesino è apparso un cartello stradale che non impone divieti o obblighi, ma invita le persone a baciarsi davanti a quel panorama straordinario.

Le due sagome che compaiono sul cartello sono state identificate dagli abitanti in Saul e Isabella, due personaggi molto cari a tutto il territorio. Secondo la leggenda locale, infatti, i due innamorati con la promessa di restare insieme per l’eternità si gettarono proprio da quella terrazza, rinchiusi in un abbraccio senza fine.

A fare da sfondo al romantico bacio di tutti gli innamorati che passano per Trentinara c’è lo splendido golfo di Salerno con l’Isola di Capri e la Costiera Amalfitana che si intravedono in lontananza.

Sirmione: il monumento al bacio

Ci spostiamo ora a Sirmione, la gemma più preziosa del Lago di Garda, nonché località rinomata e apprezzata dai viaggiatori di tutto il mondo. È qui che, sulla passeggiata più romantica del borgo, è stato posto il cartello che invita tutte le coppie a baciarsi davanti alla scenografia naturale offerta da Madre Natura. A realizzare il Kiss Please è stato l’artista Lillo Marciano, un monumento al bacio che invita a celebrare l’amore sul lago.

Baciarsi ovunque a Tortoreto

Non uno, non due, ma ben quattro cartelli che invitano cittadini e viaggiatori a baciarsi nel comune di Tortoreto. L’iniziativa, promossa dal comune nell’estate del 2021, ha visto l’installazione di 4 cartelli riportanti l’iconica scritta Kiss Please. Anche in questo caso, per celebrare l’amore, sono stati scelti dei punti panoramici molto cari agli innamorati.

Il lungo mare, perché nulla è più romantico della visione del cielo e del mare che si fondono all’orizzonte, e altri luoghi iconici della città come i giardini di Piazza Campo della Fiera e i giardini Gaetano Ruggieri del Belvedere.

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In vendita 100.000 biglietti aerei a partire da 9,99 euro

Dal 24 gennaio, easyJet mette in vendita 100.000 biglietti aerei a partire da 9,99 euro per volare da e verso l’Italia tra il 1° febbraio e il 31 marzo 2022. La promozione sarà disponibile per una settimana e scadrà il 31 gennaio.

Tantissime le destinazioni verso le quali si può volare quest’inverno. E, su alcune delle rotte soggette alla promozione in partenza dagli aeroporti di Milano Malpensa e di Napoli, la compagnia low cost prevede anche un incremento delle frequenze settimanali.

Volare verso le Capitali europee

Tra le mete facilmente raggiungibili ci sono per esempio Atene, Barcellona, Praga, Amsterdam, Parigi e Copenhagen, con due voli in più (il mercoledì e il sabato) a partire dal 2 marzo e un volo aggiuntivo il martedì a partire dall’8 marzo.

Fuori stagione, Atene è bellissima. Pochi turisti per visitare l’Acropoli, clima piacevole tutto l’anno per girarla tranquillamente e vivere come un vero ateniese. Questi sono alcuni dei vantaggi. Tra le cose imperdibili c’è una passeggiata per Anafiotica, una frazione di Plaka, la parte più vecchia che ricorda, nell’architettura, le isolette greche, e un giro notturno per Psyri, un quartiere molto vibrante dove ammirare i murales e fermarsi nelle taverne o nei bar aperti fino a tardi.

Se invece siete già stati a Praga, molto probabilmente non avrete notato quante opere di David Černý, un celebre artista ceco, ci siano in giro per la città e un itinerario alla scoperta di queste sculture così moderne vi lascerà senza parole. Come la testa di Kafka, alta 10 metri, o quella della donna incinta inginocchiata che si trova nella Città Vecchia o ancora un Sigmund Freud appeso a un palo che vi guarda dall’alto. Qui trovate l’itinerario.

Al mare d’inverno

Per gli amanti del mare d’inverno, le mete perfette sono le Canarie e le Baleari. Si può infatti volare a prezzi bassissimi a Lanzarote, Fuerteventura, Tenerife e Ibiza. Per queste due ultime destinazioni, easyJet introdurrà rispettivamente un ulteriore volo il venerdì a partire dal 4 marzo e due voli in più il mercoledì e il sabato dal 9 marzo.

Le mete raggiungibili con questa offerta sono tante anche per chi abita a Napoli. Oltre alle Capitali europee e a Lione (verso la quale, a partire dal 19 marzo ci saranno due ulteriori voli settimanali, il martedì e il venerdì), con qualche euro in più si potrà volare anche verso Sharm-el Sheikh, uno dei corridoi turistici approvati dal nostro ministero del Turismo e da quello della Salute. Il Mar Rosso ci è mancato tantissimo e sono in molti a non vedere l’ora di tornarci, in tutta sicurezza naturalmente.

Cambio data gratuito

Tutti i voli di easyJet hanno la “Garanzia Flex”. Il che significa che si può modificare la data di partenza fino a due ore prima del viaggio senza costi aggiuntivi.

Atene

Vale la pena andare ad Atene solo per questa vista

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Monastero di Torba, tra arte e un pizzico di mistero

A Gornate Olona, località Torba in provincia di Varese, svetta una struttura ricca di arte, ma anche caratterizzata da un pizzico di mistero: il Monastero di Torba. Si tratta di un complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, immerso nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati.

La storia del Monastero di Torba

Il primo nucleo di questo tesoro antico dal grande fascino fu costruito dai Romani nel III secolo d. C. Non possedeva alcuna caratteristica religiosa, poiché rappresentava solo un luogo strategicamente perfetto grazie alla presenza del fiume Olona.

In seguito venne usato dai Goti, Bizantini e Longobardi fino all’arrivo delle monache benedettine che arricchirono la costruzione della chiesa e del monastero, nell’XI secolo, facendolo diventare di fatto un centro religioso.

Una storia, quella del Monastero di Torba, che si rivela particolarmente articolata soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel corso degli anni divenne, infatti, terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo. Il tutto fino al 1482, periodo in cui le suore dovettero abbandonarlo dando vita al cosiddetto “periodo agricolo” del complesso.

In epoca napoleonica, nel 1799, a causa delle soppressioni degli ordini religiosi, Torba perse definitivamente lo status di monastero. Una situazione che portò a murare il portico, ampliare l’entrata della chiesa trasformandola in magazzino per carri e attrezzi, e a coprire con un nuovo intonaco tutti i preziosi affreschi presenti al suo interno.

I secoli successivi furono invece contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971, anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Il maestoso complesso venne poi acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano (FAI), il quale ha provveduto a ristrutturarlo. Nel 1986 si conclusero i lunghi lavori di restauro che consentirono di aprire la proprietà al pubblico.

Cosa visitare al Monastero di Torba

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2011 in quanto parte del sito archeologico, il Monastero di Torba è un luogo che profuma di antico e di natura: è immerso in ampio parco circondato dai boschi e dal silenzio.

Al suoi interno, salendo nei piani superiori, è possibile ammirare  la Torre di Torba, uno strumento di avvistamento creato dai romani e riadattato in seguito per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di Aliberga. Al secondo, è ancora presente l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo svettava un altare. Non mancano di certo i filmati e le audioguide che ne raccontano la storia.

affreschi torre monastero di torba

Gli affreschi all’interno della Torre di Torba

All’esterno è invece possibile visitare la Chiesa di Santa Maria costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale. Ha pianta unica con parte absidale rialzata e un cripta al di sotto della stessa. All’interno di essa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all’VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali.

Le raffigurazioni pittoriche a calce, a causa del loro stato di conservazione, si presentano frammentarie e non permettono l’esatta identificazione dei soggetti. Due sono le fasi individuate: una più antica, del IX-X secolo, e una successiva, dell’XI-XIII.

Grazie ai restauri del FAI, è oggi possibile osservare i grandi archi del portico del corpo del monastero, ora sede del ristoro, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, ancora visibile all’interno del refettorio. I portici sono testimoni dell’ospitalità dell’ordine monastico per pellegrini e viaggiatori, che potevano riposare al coperto e usufruire del forno attorno al quale è posizionata la scala che sale al piano superiore della torre.

Il parco archeologico di Castelseprio

L’affascinante Monastero di Torba è circondato dal parco archeologico di Castelseprio, riscoperto solo negli anni ’50. Costituito dai ruderi dell’omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas, è Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 26 giugno 2011.

Diversi sono i monumenti visitabili. Ne sono un esempio le costruzioni a carattere militare (ponte e torrione d’ingresso, mura di cinta, torri difensive, strutture civili (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religiose. C’è il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista, dove al suo interno si conservano due vasche battesimali, e la chiesa di S. Paolo, probabilmente di età romanica.

Visitabile anche il borgo di cui rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio tra cui, quasi sicuramente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

parco archeologico di Castelseprio cosa visitare

La chiesa nel parco archeologico di Castelseprio

Perché il Monastero di Torba è misterioso

Come detto in precedenza, il Monastero di Torba rivela una forte carica di mistero. Vi aleggia, infatti, una leggenda che narra che i volti mancanti delle tre monache, rappresentate in un affresco situato al secondo piano della torre, non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, oggi, ormai divenute spiriti, vaghino nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace.

Ma non solo, c’è anche la storia della tempesta che, abbattendosi sul monastero, sradicò un grande albero dalle cui radici emerse la sepoltura marmorea del re longobardo Galdano da Torba. A tal proposito si dice che un brigante insediatosi a Torba iniziò a saccheggiare i paesi circostanti, mentre una giovane donna di nome Raffa si fece trovare dal brigante a fare il bagno nelle acque del fiume Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello.

L’uomo resistette ai colpi e inseguì la fanciulla fino in cima alla torre: fu qui che lei lo avvinghiò e che caddero insieme nel vuoto. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente. Per questo motivo decise di costruire presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore. Storie, quindi, che rendono il monastero ancora più carico di suggestioni.

Non resta che organizzare un viaggio verso il meraviglioso Monastero di Torba per scoprirne le numerose ricchezze e gli altrettanti misteri. Attenzione però! Attualmente la struttura risulta chiusa e la sua apertura è prevista per il 25 febbraio.

Monastero di Torba cosa vedere

L’esterno del Monastero di Torba

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Le regole per viaggiare in Europa potrebbero cambiare

Da Bruxelles si sta lavorando al fine di dar vita a una nuova normativa per gli spostamenti tra i Paesi membri che sia univoca. L’obiettivo è quello di omologare in un solo modello i criteri sanitari di entrata nelle frontiere. Ciò vuol dire che le regole per viaggiare in Europa potrebbero presto cambiare. Cerchiamo di capire insieme in che modo.

Come cambiano le regole e da quando

Stando a quanto trapelato fino a questo momento, il consiglio dell’Unione Europea avrebbe intenzione – già da martedì – di rivedere il sistema delle mappe di contagio tracciate dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc). Uno strumento che rivela il quadro della situazione epidemiologia in ogni Paese membro e che ha determinato le possibilità di spostamento tra i confini europei.

In sostanza, il sistema dovrebbe rimanere solo a livello informativo, superando l’approccio utilizzato fino a ora che riguarda “l’area geografica di provenienza dei viaggiatori“. Probabilmente, quindi, basterà essere in possesso del Green Pass, eliminando conseguentemente l’obbligo di presentare il risultato di un tampone negativo o di sottoporsi a quarantena.

Come funziona la mappa dell’Ecdc

Questo strumento è sempre stato utilizzato con lo scopo di orientare le decisioni degli Stati membri dell’Unione Europea per quanto riguarda le limitazioni sui viaggi tra Paesi. Viene assegnato il colore “verde” alle aree e regioni a basso rischio di contagio, e poi il “giallo”, il “rosso” e infine il “rosso scuro” in base all’incidenza dei casi di positività su 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni.

Con le nuove norme decise a livello Ue, la mappa dell’Ecdc dovrebbe continuare comunque a essere aggiornata settimanalmente, ma avrà carattere meramente informativo.

Quali saranno le nuove norme da seguire

Le regole, contenute nella raccomandazione concordata dagli ambasciatori Ue in vista del Consiglio Affari Generali di martedì, hanno l’obiettivo di semplificare la mobilità europea per cercare di ritornare il più vicino possibile a una normalità.

Restrizioni, quindi, non più legate all’area di arrivo dei singoli viaggiatori, ma esclusivamente sulla presentazione del Super Green Pass, ovvero il documento che certifica l’avvenuta vaccinazione o guarigione, con durata confermata di 9 mesi a partire dall’1 febbraio.

Spostamenti permessi anche con Green Pass base, ossia quello ottenuto tramite tampone. In questa eventualità, la validità sarà di 72 ore nel caso di test molecolare con esito negativo, e di 24 per gli antigenici.

Cambierà, inoltre, anche il modo di redigere la mappa. Ciò vuol dire che i colori  (che vanno dal verde al rosso scuro) saranno il risultato della combinazione dell’insorgere di nuovi casi con la copertura vaccinale. L’obiettivo fondamentale di tutto questo è aumentare il numero dei vaccinati. Infatti, secondo il documento per chi non è in possesso di un certificato di vaccinazione o di guarigione e arriva da una zona rosso scuro, dovrebbe essere obbligato a sottoporsi a un test molecolare o antigenico prima della partenza e alla quarantena/autoisolamento per dieci giorni dopo l’arrivo.

In poche parole, non importerà più da quale Paese si proviene. Quello che conterà sarà il personale certificato Covid. E martedì, al Consiglio Affari Generali, dovrebbe essere il giorno della svolta poiché uno dei temi in agenda è proprio il “coordinamento a livello Ue nel contesto del Covid-19”, che dovrebbe approvare una revisione delle raccomandazioni sui viaggi e proprio come ve la abbiamo illustrata.

Del resto, cambiamenti sulle normative stanno già avvenendo nei singoli Paesi: la Francia ha tolto l’obbligo di mascherina all’aperto; le restrizioni sono state alleggerite fortemente in Irlanda e più cautamente in Belgio, dove il governo ha introdotto il cosiddetto “barometro”, vale a dire un sistema di classificazione del rischio che si basa sulle ospedalizzazioni e sulle terapie intensive. Fuori dall’Ue, nel Regno Unito, Boris Johnson ha abolito l’obbligo di mascherine al chiuso e il “passaporto vaccinale”.

La “plausibile” fine della pandemia e il cambio di regole

Da una parte c’è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che parla di “plausibile” fine della pandemia in Europa grazie alla diffusione della variante Omicron, dall’altra ci sono gli Stati Ue che finalmente hanno trovato un accordo — non vincolante — per salvaguardare la libera circolazione in sicurezza all’interno dell’Unione, privilegiando un approccio basato sulla persona e non sull’area geografica di provenienza. Il tutto con lo scopo di recuperare un po’ di normalità.

È bene sapere, tuttavia, che l’Oms resta comunque cauta nelle sue valutazioni. In particolare, il direttore dell’Organizzazione Mondiale della sanità Europa, Hans Kluge, parlando all’Afp ha spiegato che la variante Omicron potrebbe arrivare a infettare il 60% degli europei entro marzo. Questo vuol dire che dovremmo essere in una nuova fase della pandemia che potrebbe portarla più vicino alla fine.

Una volta che l’onda Omicron si sarà placata, ci saranno alcune settimane e mesi di immunità globale, o grazie al vaccino o perché la gente sarà immune a causa dell’infezione e anche un calo a causa della stagionalità“, ha detto Kluge, precisando però che non siamo ancora in una fase endemica del virus: “Endemico significa (…) che possiamo prevedere cosa accadrà, questo virus ha sorpreso più di una volta. Quindi dobbiamo stare molto attenti“. In poche parole, è vero che la situazione sembrerebbe migliorare, ma nei fatti tutto questo non vuol dire che siamo verso un pieno ritorno alla normalità.

La raccomandazione sui viaggi visionata dal quotidiano El Pais conferma che ora ci si sente pronti per un cambiamento, anche grazie ai risultati raggiunti con la campagna vaccinale nell’Ue. Ad oggi ha ricevuto almeno una dose il 70% della popolazione di riferimento, mentre il 75% ha completato il ciclo.

Ma non solo. Nonostante l’aumento dei contagi, che ha fatto registrare nuovi record in vari Paesi tra cui l’Italia, la situazione sembra più sotto controllo e non c’è stato un incremento altrettanto esponenziale della pressione sugli ospedali. La commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, consiglia comunque prudenza poiché “il virus è ancora pericoloso“.

Come si sta muovendo l’Italia

Nel frattempo, il governo italiano starebbe valutando delle soluzioni per chi sì è già sottoposto alla terza dose di vaccino contro il Covid- 19 (se volete sapere quali Paesi hanno aperto solo a chi ha fatto il richiamo cliccate qui). Il motivo è molto semplice: dal giorno 1 febbraio la scadenza del Green Pass in Italia passerà da 9 a 6 mesi.

Il taglio, quindi, della durata della Carta Verde rappresenterebbe un problema non da poco per coloro che per primi hanno fatto la terza dose, già da ottobre. Una spiacevole situazione nella quale sarebbero incappati già diversi turisti stranieri che si sono visti costretti a rinunciare alle vacanze in Italia perché nei loro Paesi hanno fatto la terza dose ad agosto o a settembre, ritrovandosi dunque nel limbo di un Green Pass considerato scaduto e senza la possibilità di essere rinnovato con una quarta dose. La previsione è quella di una proroga quasi inevitabile vista l’attuale assenza di un’ulteriore dose di richiamo.