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In questo antico e colorato quartiere è conservata l’anima della città

Ogni città nasconde un segreto, un tesoro prezioso celato nelle strade e nei quartieri meno battute dai viaggiatori. Si tratta dei luoghi che si trovano all’ombra dei possenti monumenti, delle grandi attrazioni turistiche attirano ogni giorno migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Come Balat, il quartiere storico e antico sulle sponde del Corno d’Oro che conserva e preserva l’anima intera della città di Istanbul.

Benvenuti a Balat

Situato nel distretto di Fatih, nella città vecchia sulla riva occidentale del Corno d’Oro, Balat è l’antico quartiere ebraico che è stato protagonista dell’emigrazione verso Israele e dell’immigrazione. Di quelle testimonianze storiche, le strade e le viuzze che si snodano per il quartiere ne sono impregnate, così come lo sono di colori, magia e suggestioni.

Le architetture colorate lo rendono forse uno dei luoghi più instagrammabili della città, eppure così non è perché Balat è un gioiello da scoprire, ma anche da comprendere nei contrasti e proteggere.

Balat

Balat

Entrando nel quartiere si ha la sensazione di trovarsi in un luogo dove il tempo si è fermato. I ritmi lenti invitano a fermarsi all’interno del parco situato nel punto più alto della zona, così da poter ammirare un panorama straordinario su Istanbul e su Balat. E poi si scende, ancora, per passeggiare tra le strade sulle quali si affacciano degli edifici contraddistinti da colori cangianti.

Un po’ Paese delle meraviglie, un po’ Luna park abbandonato: questa è Balat, piena di splendide contraddizioni. A edifici fastosi e raffinati se ne affiancano altri diroccati, usurati dal tempo ma al contempo estremamente affascinanti. Un caleidoscopio di colori e di sfumature che cambia a ogni passo, che nel suo forte contrasto tra splendore e degrado sa meravigliare.

Balat: cosa fare e cosa vedere

Moschee, sinagoghe, caffetterie e chiacchiere con i passanti, una giornata potrebbe non bastare per scoprire Balat, per assaporare la sua anima più vera in ogni sua forma. Perché una visita al quartiere ha bisogno di esploratori attenti, di viaggiatori pronti a percepire i collegamenti tra quei contrasti che si snodano tra le strade e che si concludono lì, nel cuore antico della città.

Balat

Balat

Cifit Carsi, questo è il suo nome. Qui, un tempo neanche troppo lontano, si incontravano gli artigiani e i commercianti che lavoravano senza sosta e stringevano affari. Alcuni sono andati via, altri sono rimasti. Sono gli stessi che si possono incontrare nei locali del quartiere, nelle caffetterie umili all’interno delle quali è possibile scoprire nuove storie mai raccontate da chi ancora abita Balat.

E poi ci sono i mosaici e gli affreschi che celebrano la grande bellezza dell’arte. Come quelli situati all’interno della Chiesa di San Salvatore in Chora, uno degli edifici sacri più famosi di tutta la città. C’è la splendida moschea del XVI secolo Al 18 di Sultan Selim Caddesi dove è possibile ammirare le iconiche maioliche di ceramica di Iznik.

E poi ci sono le botteghe e i forni, quelli nei quali fermarsi per ascoltare nuove storie e per ordinare un lahmacun e deliziare il palato con sapori tradizionali e straordinari trasformando la visita in un’esperienza sensoriale unica al mondo. Perché questa è Balat, ed è meravigliosa.

Balat

Balat

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Asia lusso Maldive Notizie vacanze Viaggi

In vacanza alle Maldive (come Miriam Leone)

Fanno invidia le foto apparse sui social di Miriam Leone, splendida attrice italiana, ex Miss Italia, in vacanza alle Maldive. Forse in luna di miele, con il marito Paolo Carullo che ha sposato lo scorso settembre in Sicilia, sua terra natìa.

Non solo le story e i post su Instagram ci fanno sognare, per i colori del mare dalle mille tonalità di verde smeraldo, per il bianco della sabbia che abbaglia, per il piacevole clima che c’immaginiamo là, mentre qui fa ancora freddo, ma anche per il lusso in cui sta trascorrendo la vacanza.

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Miriam Leone nel meraviglioso mare dell’atollo di Raa

Dove si trova il resort di lusso

Miriam e Paolo hanno infatti prenotato una water villa all’Emerald Maldive Resort nell’atollo di Raa, a Nord di Malè, la Capitale della Maldive dove si trova l’aeroporto internazionale. Per raggiungere il resort ci si imbarca su uno di quei piccoli idrovolanti che in pochi minuti arrivano ovunque. Volano bassi e guardare fuori dal finestrino, ammirando i piccoli cerchi verdi (sono le palme delle isole) circondati da una sottile striscia chiara (quella è la spiaggia) e da una azzurra (il mare dal fondale basso) che affiorano dall’acqua, è una vera gioia per gli occhi. Se siete stati alle Maldive almeno una volta sapete che questa è la (meravigliosa) sensazione che si prova.

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La spiaggia meravigliosa dell’Emerald Maldives

Il resort, che fa parte dei Leading Hotels of the World, è un cinque stelle ed è stato costruito su una piccola isola di 20 ettari, con una spiaggia tutt’intorno di un chilometro e mezzo (da percorrere più volte al giorno, avanti e indietro, per fare un po’ di movimento).

Com’è fatto il resort

Costruito in armonia con l’ambiente maldiviano, utilizzando materiali come bambù, pietre naturali e foglie di Ylang Ylang, i cui fiori hanno un buonissimo profumo intenso. Inoltre, è un resort “green”, che pone una grande attenzione all’efficienza energetica e alla conservazione dell’ambiente. Forse è proprio per questo è piaciuto a Miriam.

O forse sarà stata la water villa dove soggiorna, decisamente una delle più lussuose delle Maldive. Molto moderna, con una infinity pool privata che dà direttamente sull’Oceano Indiano, dove quando ci si sveglia la mattina basta mettersi a osservare l’acqua per vedere passare mante, squaletti pinna nera, magari qualche tartaruga e miriadi di pesci colorati.

Quanto costa una vacanza come Miriam Leone

Se la coppia ha prenotato la luna di miele, ha potuto approfittare di una tariffa promozionale “Honeymoon Special” che prevede uno sconto del 20% pagando circa 800 euro a notte per la camera. C’è anche un’offerta invernale, che prevede uno sconto del 10%, in quel caso la villa costa mille euro a notte.

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Le water villa del resort cinque stelle

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Notizie patrimonio dell'umanità trulli Viaggi

25 anni di patrimonio dell’Umanità: i trulli diventano una galleria diffusa

C’era una volta, tanto tempo fa, una distesa di costruzioni bianchissime e assai particolari sormontate da tetti a forma di cono. Quegli edifici che durante il Regno di Napoli furono replicati per l’espansione urbana del territorio esistono ancora oggi e si sono trasformati in una vera e propria attrazione turistica che richiama viaggiatori provenienti da tutto il mondo.

Stiamo parlando dei meravigliosi trulli, quelli che popolano Alberobello e che oggi, come ieri, trasformano la città in una sorta di fiaba en plen air tutta da vivere.

Trulli di Alberobello: il nostro patrimonio

I trulli di Alberobello non hanno bisogno di presentazioni perché con il tempo si sono trasformati nel simbolo iconico della Puglia e dell’Italia intera. Un patrimonio mondiale dell’Umanità – come è stato deciso nel 1996 dall’UNESCO – che porta in alto la bandiera dell’orgoglio tutto italiano e che preserva la storia, la cultura e l’architettura del nostro Paese.

Le loro origini sono antichissime e assai misteriose eppure il tempo sembra non aver scalfito la bellezza eterna di queste abitazioni in pietra calcarea. Sparsi per tutta la Valle d’Itria, i trulli trovano la loro massima diffusione proprio ad Alberobello che conta più di 1500 strutture tra Monti e Aja Piccola.

Queste costruzioni che un tempo erano adibite ad abitazioni delle comunità rurali, o come alloggi temporanei, oggi sono diventati una delle mete preferite dei viaggiatori da tutto il mondo. Ma non si tratta solo di testimonianze storiche da osservare perché alcuni di questi trulli oggi si sono trasformati in bed and breakfast, uffici turistici, ristoranti e musei.

Per celebrare l’ingresso dei trulli di Alberobello all’interno dell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità, che le icone costruzioni stanno per trasformarsi in una galleria d’arte diffusa. L’obiettivo è presto detto: quello di creare un percorso visibile e invisibile, che attraversi il presente e il passato mettendo in collegamento queste costruzioni antiche in pietra a secco con i nuovi mondi in movimento dell’arte contemporanea.

Segni elementari: i trulli come galleria diffusa

La mostra d’arte contemporanea, organizzata in occasione del venticinquesimo anniversario dei trulli come patrimonio dell’Umanità, l’Associazione alla Cultura del comune, col sostegno della regione, ha organizzato la mostra Segni Elementari. L’arte contemporanea nei trulli patrimonio dell’umanità che trasformerà Alberobello in una galleria d’arte diffusa.

La mostra, curata dal direttore artistico Francesco Carofiglio, sarà visitabile fino al primo maggio 2022 e darà la possibilità di entrare all’interno di diverse costruzioni per ammirare la personale visione artistica di 22 artisti provenienti da tutto il mondo. Sarà quesa l’occasione perfetta per entrare nel fantastico, antico e misterioso mondo dei trulli di Alberobello ed essere proiettati in nuovi e affascinanti mondi tutti da scoprire.

La galleria diffusa si snoderà tra i trulli comunali di Via Monte Nero, Casa Pezzolla, passando per  Palazzo del Conte e Casa d’Amore. All’interno delle costruzioni di Alberobello verranno esposte più di 100 opere realizzate da artisti di fama internazionale e che, seppur diverse tra loro, instaureranno un dialogo continuo creando, nel tessuto urbano di un territorio magico e straordinario, una meravigliosa galleria d’arte da scoprire tappa dopo tappa.

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I meravigliosi trulli di Alberobello

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Premi europei per la mobilità sostenibile: le città finaliste

Mobilità green, città più sicure e meno inquinate con progetto di viabilità consapevoli e utilizzo di veicoli elettrici e mezzi alternativi come la bicicletta. La Commissione Ue ha annunciato i finalisti dei premi della Settimana europea della mobilità 2021. Amadora, Kassel e Luleburgaz si contendono il premio per le città più grandi (oltre 100 000 abitanti), mentre Alimos, Miajadas e Valongo sono le finaliste della categoria dei comuni più piccoli. Anche Firenzeunica italiana– tra le città in lizza per la mobilità green in Europa, per la sicurezza stradale.

Settimana europea della mobilità: i premi

La campagna della Settimana europea della mobilità si svolge ogni anno dal 16 al 22 settembre. L’anno scorso è stato registrato un aumento record del numero di città che hanno aderito alla campagna: oltre 3.100 città di 53 paesi diversi. I vincitori saranno annunciati nel corso di una cerimonia che si terrà il 28 marzo alle 15, online e in parte in presenza a Bruxelles. Ad essere riconosciute con l’ambito titolo green saranno tutte quelle azioni meritevoli in ambito sostenibile, portate avanti nel 2021, e presentate dalle città finaliste in occasione della Settimana europea della mobilità dello scorso anno.

Le categorie del premio sono: sicurezza stradale, l’European Mobility Week Award per i centri urbani con più di 100mila abitanti e per quelli con meno di 100mila abitanti, e il Sustainable urban mobility planning. Vengono riconosciute tutte quelle pianificazioni e azioni lodevoli delle città più sostenibili che hanno saputo migliorare il benessere dei cittadini attraverso soluzioni di trasporto più pulite, più verdi, accessibili, riducendo le emissioni di carbonio e inquinanti, apportando un netto miglioramento alla mobilità.

Firenze, unica città Italiana

Firenze, Rethymno (Grecia) e Varsavia sono in lizza per il premio dell’UE per la sicurezza stradale urbana, attribuito per straordinarie misure di sicurezza stradale, mentre i finalisti della categoria relativa alla pianificazione della mobilità urbana sostenibile sono Madrid, Mitrovica Sud (Kosovo) e Tampere (Finlandia). Firenze è quindi l’unica città italiana che la Commissione europea ha scelto come finalista nell’ambito della Settimana europea della mobilità 2021.

Il capoluogo toscano è in lizza in quanto, come sostenuto dalla commissione UE, ha mostrato “l’importanza che i dati in tempo reale hanno nel ridurre circostanze pericolose sulle strade urbane. Il sistema di monitoraggio e di analisi degli incidenti della città include la georeferenziazione e le caratteristiche delle strade, e ha portato a un’importante riduzione delle vittime della strada”. Sicurezza stradale che si misura anche grazie ai dati della Polizia Locale del capoluogo: gli incidenti mortali sono passati dai 25 registrati nel 2010 ai 7 del 2021.

Mobilità green, veicoli elettrici: le finaliste europee

Portogallo e Spagna si piazzano sul podio per le piccole e grandi città sostenibili. Per quanto riguarda le città con più di 100mila abitanti, le finaliste sono Amadora (Portogallo), Kassell (Germania) e Luleburgaz (Turchia). Amadora è stata selezionata per l’integrazione di tutte le fasce di età in eventi dedicati alla mobilità sostenibile, come tour ciclistici, prove di veicoli elettrici, ecc. Kassell ha invece promosso varie attività creative dedicate ai bambini nella mobilità sostenibile, con tour in bici o a piedi. Luleburgaz ha puntato sul fattore salute: psicologi, neurologi e cardiologi hanno portato il loro intervento/testimonianza sulla correlazione tra benessere della popolazione e  mobilità sostenibile.

Tra le finaliste con meno di 100mila abitanti troviamo: Alimos (Grecia), che trasformato alcune stazioni del trasporto pubblico in spazi per la creatività e il tempo libero; Miajadas (Spagna) che vanta una rete sicura di marciapiedi e piste ciclabili, e Valongo (Portogallo) dove si è lavorato molto per abbattere le barriere architettoniche, installando in città moltissime rampe -quasi un percorso- per carrozzine.

Firenze

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Il viaggio a Manchester che vi cambierà la vita

Dimentica l’animo spigoloso e l’atmosfera sobria dei decenni passati. Manchester ha da tempo cambiato pelle ed è diventata una città energica, giovane e interessante, con una scena musicale e culturale di tutto rispetto e una vita notturna da far invidia alle più grandi metropoli.

Luogo di nascita della rivoluzione industriale, Manchester ha vissuto un lungo periodo di inerzia prima di ritrovare la sua nuova vocazione, puntando sul design, sulla tecnologia, sul turismo più inclusivo e sostenibile, fino a diventare una meta ospitale, cosmopolita e gay friendly.

Dalle università che attirano studenti da tutto il mondo, al gay village di Canal Street, passando per gli stadi di calcio, vera e propria religione per la popolazione cittadina, che divide il tifo tra le due squadre Manchester City e Manchester United, l’atmosfera cosmopolita si fonde con l’animo più classico dei musei e della Cattedrale, creando un mix originale e imperdibile.

Se hai voglia di ricaricare le energie circondato da “24 Hour Party People” o stai programmando un weekend all’insegna della buona musica e del buon cibo, non puoi non scegliere Manchester: ti aspetta un viaggio che ti cambierà la vita.

Manchester per i music lover

Sarà per il suo dinamismo, per essere stata incrocio di commerci e civiltà o solo per qualche fortunata coincidenza, dagli anni ’70 a oggi Manchester ha accumulato un’eredità musicale importantissima. Lo sanno bene i fan dei The Smiths, Joy Division, The Stone Roses o degli Oasis che non perdono occasione per prenotare uno dei Manchester Music Tour alla scoperta dei luoghi iconici in cui hanno suonato e composto i loro idoli.

Ogni anno, i festival cittadini ospitano centinaia di artisti e riescono a soddisfare gli amanti di qualsiasi genere musicale. Tra gli eventi da non perdere, il leggendario Manchester Jazz Festival, il Manchester Folk Festival con la migliore musica tradizionale e il Neighborhood Festival per conoscere gli artisti locali. E se sei un raver non perdere The Warehouse Project che organizza il più grande evento di musica elettronica del Regno Unito e lancia i migliori artisti del settore.

Manchester è anche la città dei club e delle location storiche più belle e interessanti in cui ascoltare musica dal vivo. Tra i locali più di tendenza: il Band on the wall, vecchia fabbrica tessile del XIX secolo trasformata una decina di anni fa in uno dei locali più popolari della città, con un notevole bar degli anni ’30 e la grandissima pista da ballo; The Bridgewater Hall che dietro le vetrate luccicanti ospita i migliori artisti di musica classica del globo e il Gorilla, locale hipster seminascosto dalla ferrovia che offre concerti di musica sperimentale oltre a una delle migliori cucine vegetariane della città.

Manchester per i food lover

La notizia non ti sorprenderà: nel Regno Unito ormai si mangia benissimo. Manchester saprà stupirti con la sua attenzione per la sostenibilità, le sue proposte meat free e la grande quantità di wine bar, pub e microbirrifici.

Le tre tappe per gli amanti del buon cibo assolutamente da non perdere:

Il Scranchester food tour, una passeggiata in 8 tappe (segretissime fino al momento dell’arrivo) alla scoperta dei migliori posti della città in cui mangiare e rilassarsi. Il miglior cibo etnico unito a quello della tradizione locale. Ogni tour prevede soste differenti, da provare e riprovare.

Una cena con vista al rooftop dell’Hotel Football per godere della vista della città e del suo monumento più amato: lo stadio Old Trafford.

Una giornata a Escape to Freight Island, luogo magico nato dalla riqualificazione di un vecchio magazzino affacciato su un canale che oggi ospita cocktail bar, numerosi ristoranti con cucine dal mondo, intrattenimento e musica dal vivo.

Prima di ripartire, approfitta per un giro sul canale a bordo del lussuoso Manchester’s Vatten Hus: a metà tra una barca e un hotel, è la location ideale per i tuoi scatti più instragrammabili.

Ogni momento dell’anno è ideale per visitare Manchester. Per maggiori informazioni sulla città e i suoi dintorni, visita il sito Visit Britain.

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©Visit Britain/Ben Selway

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Australia Notizie Oceania prenotazioni Viaggi

È l’Australia la meta più desiderata del momento

L’Australia, dopo due anni di chiusure a causa della pandemia, il 21 febbraio ha finalmente riaperto le sue frontiere ai viaggiatori internazionali vaccinati. Ma ancor più sorprendente è che è la meta più desiderata del momento e che registra un vero e proprio boom di prenotazioni.

Boom di prenotazioni in Australia, lo studio

Secondo i dati di eDreams ODIGEO, dopo l’annuncio della riapertura dei confini ai turisti con doppia dose di vaccino, è stato registrato un balzo in avanti nelle ricerche di voli. Ben l‘87% in più il giorno della comunicazione dell’apertura, e un trend elevato anche nei giorni successivi.

È vero che già prima della pandemia il continente australiano si era caratterizzato per essere al centro dell’interesse di molti abitanti del Belpaese, ma è altrettanto vero che l’Australia era sempre rimasta un sogno per pochi, complici anche gli elevati costi del viaggio. Oggi, il boom di richieste riguarda Sidney seguita da Melbourne e da Brisbane.

Alla base del risultato, una serie di fattori che, di fatto, stanno creando un caso. Innanzi tutto, la riapertura delle frontiere in tempi record: quando addirittura all’interno dell’Europa devono cadere tutte le limitazioni fra gli Stati, l’Australia ha scelto di affidarsi ai vaccini, e non chiedere quarantene o altre forme di sicurezza.

In secondo luogo, anche l’annuncio che dal mese di giugno partirà il primo volo diretto dall’Italia al Paese dei canguri: il volo Qantas da Roma e Sydney con scalo a Perth. 15 ore e 45 minuti di permanenza a bordo con però l’innegabile vantaggio di non doversi preoccupare di scali, attese in aeroporto e coincidenze a rischio.

Altro dettaglio non da poco è che l’Australia è inserita per gli italiani nell’Elenco D, ossia quei Paesi da cui si può far rientro in Italia senza obbligo di quarantena e nei quali si può viaggiare per turismo.

Infine, potrebbe non essere da escludersi anche un “effetto Djokovic”: l’Australia si è mostrata severa nei confronti del giocatore che non ha rispettato le regole. Una garanzia di serietà per chi pensa di trascorrere nel Paese le sue vacanze.

Regole di viaggio per l’Australia

A partire dal 21 febbraio è possibile tornare a viaggiare in queste terra lontana ma dal fascino irresistibile. Per farvi accesso è fondamentale essere completamente vaccinati. Sono necessarie, quindi, due dosi di vaccino effettuate ad almeno 14 giorni di distanza, tra quelli attualmente approvati e riconosciuti nel Paese (ovvero Astrazeneca, Pfizer, Moderna, Sinovac, Bharat, Sinopharm, Sputnik, Novavax e Johnson & Johnson, di cui è sufficiente una sola dose).

Obbligatorio inoltre, avere un test Covid negativo: antigenico rapido eseguito entro le 24 ore dalla partenza, o molecolare entro le 72 ore dal decollo. Tutti coloro che rispettano questi due requisiti, dunque, sono attesi a braccia aperte in terra australiana, senza obbligo di quarantena.

Vi ricordiamo, inoltre, che per viaggiare in Australia è necessario essere in possesso di un visto turistico valido e di compilare una dichiarazione digitale del passeggero entro 72 ore dalla partenza.

Le informazioni sui requisiti d’ingresso vengono aggiornate regolarmente, quindi è importante controllarli prima di partire. I viaggiatori sono anche invitati a visionare i requisiti per le destinazioni di scalo che stanno attraversando. Per le norme specifiche di viaggio nei vari Stati e territori dell’Australia, vi invitiamo visitare il sito web del Dipartimento degli Affari Interni del Governo Australiano | State and Territory Information.

Western Australia, apertura a marzo

Il Wester Australia, invece, riaprirà le sue porte a partire dal 3 marzo. Per farvi accesso sarà necessario essere in possesso di un G2G pass, essere vaccinati con tripla dose, effettuare un test rapido antigenico all’arrivo  e segnalare un eventuale esito positivo.

Queste disposizioni sono provvisorie e saranno in vigore per un minimo di due settimane; a seguire saranno soggette a una revisione continua.

Cosa fare al rientro in Italia

Fino al 15 marzo 2022 (fatta salva la possibilità di adottare provvedimenti diversi in questo lasso di tempo), per rientrare in Italia dall’Australia è obbligatorio:

  • compilare il formulario on-line di localizzazione, il digital Passenger Locator Form (dPLF), e presentarlo, sul proprio dispositivo mobile o in versione cartacea, al vettore al momento dell’imbarco, e a chiunque sia preposto a effettuare i controlli;
  • presentare alla compagnia aerea, all’atto dell’imbarco, e a chiunque sia deputato a effettuare i controlli il Green Pass, o certificato equipollente, rilasciato al completamento del ciclo vaccinale;
  • presentare al vettore, all’atto dell’imbarco, e a chiunque sia preposto a effettuare i controlli, un certificato che attesti il risultato negativo di un test molecolare o antigenico, condotto con tampone, effettuato nelle 72 ore precedenti l’ingresso in Italia (se test molecolare) o 24 ore (se test antigenico), da mostrare a chiunque sia preposto a effettuare questa verifica.

Per chi rientra senza essere vaccinato è obbligatorio, oltre alla compilazione del dPLF:

  • sottoporsi a test molecolare nelle 72 ore precedenti l’arrivo o test antigenico nelle 24 ore precedenti il viaggio condotto con tampone e risultato negativo;
  • sottoporsi a isolamento fiduciario e sorveglianza sanitaria (informando la ASL competente per attivare la sorveglianza) presso l’indirizzo indicato nel dPLF, raggiungibile solo con mezzo privato, per un periodo di 5 giorni.
  • effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico, condotto con tampone, al termine dei 5 giorni di isolamento.

Australia, le reazioni alla riapertura

I viaggiatori atterrati all’aeroporto internazionale di Sydney sono stati accolti con un intrattenimento dal vivo, Aussie give-aways e con un banner di 75 metri che riportava la seguente dicitura: “Welcome Back World!” dipinto nell’adiacente pista dove è atterrato il primo volo internazionale.

Simili festeggiamenti sono avvenuti in tutto il Paese, in molti aeroporti è stato allestito un tappeto rosso di benvenuto ai tanto attesi ospiti.

Noi di Tourism Australia siamo molto felici nell’accogliere nuovamente i viaggiatori internazionali che rappresentano una parte fondamentale dell’economia del Paese,” ha commentato Philippa Harrison, la Managing Director di Tourism Australia. “Sappiamo che l’Australia è una destinazione incredibilmente appetibile per i visitatori internazionali e non vediamo l’ora di condividere ancora una volta tutte le meravigliose esperienze turistiche che abbiamo da offrire.

“Gli ultimi due anni sono stati molto impegnativi per l’industria del turismo, la ripresa richiederà un po’ di tempo, ma gli operatori non vedono l’ora di dare il benvenuto ai turisti internazionali“, ha concluso Phillipa Harrison.

Insomma, anche l’Australia sembra davvero ritornare alla normalità.

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Port Douglas, Australia

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I misteri di Torino, città della magia nera (e bianca)

L’antica Capitale d’Italia nasconde ancora molti segreti. A Torino, infatti, ci sono diversi luoghi che l’hanno resa, a dir di molti, una “città magica”. Molte tradizioni e spazi del Capoluogo piemontese risultano ancora oggi essere legati alla superstizione, all’alchimia, alla massoneria e persino all’occultismo.

La sua fama risale ai tempi dei romani. Fondata nel 28 a.C. per volere di Augusto, Augusta Taurinorum, fu eretta a presidio del confine dell’Impero. All’epoca la città era divisa in una zona Est, quella dove sorge il Sole e che indicava il lato benigno del territorio, e una zona Ovest, quella dove tramonta il Sole e nascono le tenebre e dove venivano sepolti i morti e crocifissi i condannati.

Ancora oggi, piazze, portoni e palazzi riportano evidenti simboli esoterici, mentre antiche leggende parlano di misteriose gallerie sotterranee, di potenti reliquie, come la Santa Sindone custodita nella Cattedrale e il Sacro Graal. Inoltre, la città sarebbe al centro di due triangoli: uno di magia nera, legato alla sfortuna, e uno di magia bianca ovvero con luoghi portafortuna.

I luoghi della magia nera a Torino

Piazza Statuto è un luogo considerato negativo, in quanto coincide con il vertice del triangolo di magia nera di cui la città farebbe parte, insieme a San Francisco e a Londra. Pare che gli antichi romani avessero collocato in questa zona della città la necropoli e la vallis occisorum ovvero il patibolo dove venivano giustiziati i criminali. Ad aggiungere caratteristiche negative a questo luogo ci pensa poi lo snodo centrale delle fognature posto al centro della piazza che, nell’antichità, venivano chiamate “cloache” ossia “bocche dell’inferno”. Il monumento più famoso di questa piazza, la Fontana del Traforo del Frejus, pare sia suscettibile di un’interpretazione diversa dalla versione tradizionale, che vuole che questo monumento sia un omaggio ai minatori caduti duranti i lavori del traforo: per gli illuminati il Genio alato rappresentato in cima è la personificazione di Lucifero, che guida le forze dell’oscurità, guardando con aria di sfida le forze benigne, ossia l’oriente, simbolo di luce e nascita. Inoltre, in precedenza sulla sua testa era collocata una stella a cinque punte che poi fu rimossa: forse un terzo occhio? Infine, nella piazza si trova anche l’obelisco geodetico, che sta a indicare il passaggio del 45° parallelo che, per gli esperti di magia, indica il centro delle potenze maligne della città.

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La Fontana del Traforo del Frejus a Torino

In via Lascaris in passato c’era una Loggia Massonica. Alla base del palazzo, oggi sede di una banca, si trovano delle strane fessure a forma di occhi, che dovevano essere dei punti di sfiato o di illuminazione per i locali nel sottosuolo. Negli anni, a causa della loro strana forma, si è diffusa la credenza che si tratti degli occhi del diavolo.

Palazzo Trucchi di Levaldigi, in via XX Settembre, presenta un batacchio centrale che raffigura il demone con due serpenti mentre scruta chiunque bussi alla porta. Per questo è meglio conosciuto come il Portone del Diavolo, un luogo che sarebbe carico di energia negativa e attorno al quale si narrano tante leggende. Quella più inquietante è sicuramente la storia dell’origine del portone: molti raccontano che questo sia comparso improvvisamente in una notte, durante la quale un apprendista stregone invocò inutilmente Satana, che lo imprigionò per sempre dietro la porta.  Ad avvalorare l’ipotesi, misteriosi omicidi e sparizioni. Una su tutte, la storia del Maggiore Melchiorre Du Perril scomparso al suo interno nel 1817 e ritrovato vent’anni dopo, murato tra due pareti.

Tra corso Regina Margherita e corso Valdocco, vicino all’antica prigione in via Corte d’Appello, si trovava il patibolo dove venivano uccisi i condannati a morte fino al 1863. Si tratta di un luogo che è da sempre stato legato alla morte e alle tenebre e quindi entrato di diritto nella lista dei luoghi della magia nera di Torino.

I luoghi della magia bianca a Torino

Tra i monumenti più famosi di Torino c’è la Mole Antonelliana. Vero simbolo della città, è l’opera più conosciuta dell’architetto Antonelli. La Mole è uno dei simboli esoterici di magia bianca del Capoluogo piemontese. Secondo gli esperti di esoterismo, sarebbe un’enorme antenna che irradia l’energia positiva presa dal sottosuolo di tipo maschile (quella femminile è invece collegata alla Gran Madre) in grado di fare da equilibratore. Una leggenda che riguarda la Mole vuole che custodisca il Sacro Graal, in quanto la statua della Fede davanti alla Gran Madre avrebbe lo sguardo rivolto proprio verso l’edificio. Inoltre, la Mole rappresenta uno dei tanti simboli massonici italici, infatti Alessandro Antonelli, l’architetto che ne iniziò la costruzione nel 1863, era un massone.

Torino misteriosa

La Mole., simbolo di Torino

La Gran Madre è una delle chiese più belle della città ed è considerata come un forte punto di magia bianca. Si dice che anche qui sia sepolto il Sacro Graal. A sostegno di questa teoria contribuiscono le due statue poste davanti alla chiesa: una di queste rappresenta la religione, l’altra invece incarna la fede, in quanto regge una coppa (che simboleggia appunto il Sacro Graal). Si dice che lo sguardo della prima indichi il percorso da seguire per trovarlo (forse alla Mole Antonelliana, ma potrebbero anche essere il Palazzo di Città o Moncalieri, nel Medioevo frequentata dai Templari). Infine, c’è da considerare il nome inusuale per un luogo di culto cristiano, in quanto evoca una pagana Grande Madre, intesa come madre di tutti i viventi, alla base di tutti i culti misterici dell’antichità.

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La Chiesa Gran Madre a Torino

Piazza Castello sarebbe un altro dei luoghi legati alla magia bianca torinese e, nello specifico, il punto in cui sorge la Fontana dei Tritoni del Palazzo Reale, l’epicentro dell’energia positiva della città. Là dove sorge il palazzo, infatti, segna il confine tra la città bianca e quella nera. In particolare, il cancello del palazzo, con le due statue dei Dioscuri, indicherebbe proprio il confine che separa la zona Est da quella Ovest.

Nella Fontana Angelica di piazza Solferino sono raffigurate due figure femminili che rappresentano allegoricamente la Primavera e l’Estate e due figure maschili, l’Autunno e l’Inverno. L’Inverno volge lo sguardo verso Est, dove sorge il Sole, simbolo di energia positiva. L’acqua che viene versata dagli otri (che rappresentano i segni zodiacali dell’Acquario e dell’Ariete) rappresenta la conoscenza data agli uomini, una simbologia fortemente positivista.

Qui la magia bianca incontra la magia nera

Il Museo Egizio, secondo per importanza dopo quello del Cairo, ha una grande importanza per gli esperti di magia bianca e nera. Sembra proprio che il museo custodisca numerosi oggetti dotati di cariche sia positive sia negative, divenendo così un enorme campo energetico di forze della luce e delle tenebre. Tra gli oggetti a cui sono attribuite le cariche negative ci sono sicuramente quelli del Faraone Tutankamon (di cui è esposto un solo reperto, mentre gli altri sono conservati nei sotterranei) e la piccola testa mummificata del malefico Seth, fratello e assassino di Osiride, dio dei morti e dell’oltretomba.

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Questo treno con la locomotiva a vapore attraversa paesaggi iconici

Il Treno Natura che sta per partire attraversa uno dei paesaggi più iconici d’Italia: la Val d’Orcia. Dal 2014, questa valle toscana è tutelata dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. E un viaggio a bordo di questo treno è un’esperienza unica.

Si viaggia a bordo di un treno a vapore che percorre una suggestiva linea ferroviaria, chiusa all’esercizio ordinario nel 1996 e mantenuta in vita come linea a esclusivo uso turistico fino ai nostri giorni. Oggi, la Ferrovia della Val d’Orcia, con i suoi 51,2 chilometri che collegano le province di Siena (Asciano) e Grosseto (Monte Antico), rappresenta il miglior modo per trascorrere una giornata nel cuore più autentico della Toscana e provare un’esperienza di viaggio “slow”.

Salire a bordo del Treno Natura significa viaggiare all’insegna della storia e delle tradizioni gastronomiche, da Siena attraversando il cuore di questo spettacolare territorio che offre infinite attrattività turistiche, tra incantevoli borghi medievali, luoghi da visitare e percorsi di turismo esperienziale.

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L’iconica Val d’Orcia, in Toscana

L’itinerario del Treno Natura

Tante sono le attrattive turistiche in poco più di 50 km. Il percorso a bordo del treno d’epoca ha origine a Siena, “Città del Palio”, a bordo delle antiche carrozze “Centoporte”, trainate da locomotive a vapore finemente restaurate dalla Fondazione FS. La prima stazione che s’incrocia è quella del borgo trecentesco di Buonconvento, da cui è facilmente raggiungibile San Quirico d’Orcia, punto di partenza di una delle tappe più belle e suggestive della Via Francigena, la famosa via di pellegrinaggio che parte a Canterbury e arriva fino a Roma. Siamo immersi tra distese di grano, vigneti e campi di girasoli, in uno scenario di impareggiabile bellezza che si apre a borghi antichi abbarbicati sulle colline e distese pianeggianti dai colori uniformi.

Il tragitto continua piegando verso Sud-Ovest dove, da Monte Antico, inizia il viaggio lungo la ferrovia storica e, costeggiando la linea del fiume Ombrone, si giunge a Monte Amiata. A pochi chilometri dalla stazione, si trova la splendida Abbazia di Sant’Antimo, un complesso monastico il cui primo nucleo risale all’VIII secolo, uno degli esempi più importanti del romanico toscano. Proseguendo per alcuni chilometri, attraversando i vigneti del rinomato Brunello, è possibile raggiungere in bus Montalcino, piccolo gioiello medievale che s’affaccia sul panorama spettacolare delle crete senesi e delle colline maremmane.

Montalcino

Panorama di Montalcino

Risalendo verso Siena, s’incrocia la stazione di Torrenieri, anch’essa collegata da bus di linea a San Quirico d’Orcia, ma dalla quale sono anche facilmente raggiungibili altre meraviglie toscane, come il complesso termale della frazione Bagno Vignoni, con la sua vasca rettangolare di origine cinquecentesca, e Castiglione d’Orcia, il cui centro abitato sorge ai piedi della suggestiva Rocca degli Aldobrandeschi.

Da Torrenieri a Trequanda si risale la valle del torrente Asso, per rimmergersi in un panorama che, tra gallerie e viadotti, attraversa calanchi e paesaggi collinari aspri e arriva ad Asciano, l’antico borgo di origini etrusche, dove termina il tratto lungo la ferrovia storica.

La piazza termale di Bagno Vignoni

La famosa piazza termale di Bagno Vignoni

Quando parte il Treno Natura

Il Treno Natura della Toscana percorre diversi itinerari a seconda della data di partenza. Quello del 27 marzo è il “Treno Natura: il tartufo marzolo” che, da Siena, arriva a S. Giovanni d’Asso, attraversando la Valle dell’Arbia e la valle dell’Ombrone. Dopo aver attraversato il Parco della Val d’Orcia, le zone del Brunello di Montalcino e le Crete Senesi, il convoglio sosterà alla stazione di San Giovanni d’Asso. I viaggiatori potranno fare visita al castello, dove per l’occasione si svolgerà la mostra “Mercato del Tartufo”. Nelle vie del paese saranno allestiti dei mercatini con prodotti tipici dell’artigianato locale accompagnati da spettacoli itineranti.

Il 18 aprile partirà il “Treno Natura: fiera regionale antiquaria” che, sempre da Siena, arriva a Buonconvento. Dopo aver attraversato le Crete Senesi, il Parco della Val d’Orcia e le zone del Brunello di Montalcino, il convoglio sosterà alla stazione di Buonconvento, un piccolo paese fortificato che sorge lungo l’antica Via Francigena. Sarà possibile visitare la Fiera regionale dell’antiquariato, attraverso le vie del borgo, ma anche i musei cittadini. In alternativa, su prenotazione, i viaggiatori potranno partecipare a un trekking.

Il 23 aprile si potrà salire a bordo del “Treno Natura: festa del vino” che giunge a Torrenieri e a S. Quirico d’Orcia, dove i passeggeri del treno storico potranno partecipare alla festa dedicata al nettare degli dèi.

Invece, il 25 aprile partirà il “Treno Natura: primavera in Val d’Orcia” alla volta di Torrenieri e poi, in pullman, di Castiglione d’Orcia. Nel centro cittadino sarà possibile gustare i prodotti tipici della gastronomia locale e visitare il mercatino di prodotti locali e intrattenersi con la musica degli artisti di strada.

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La fortezza di Castiglione d’Orcia

Cosa sapere prima di partire

Per viaggiare a bordo dei treni storici è obbligatorio essere il possesso di Green Pass Rafforzato valido, a esclusione dei minori di 12 anni e dei soggetti esenti. È obbligatorio indossare la mascherina di tipo FFP2 o superiore per la protezione del naso e della bocca. La violazione di tali obblighi comporta l’intervento delle forze dell’ordine e l’interruzione del servizio alla prima stazione utile.

A seguito delle disposizioni emanate dalle autorità competenti, al fine di massimizzare la tutela della salute di viaggiatori e dipendenti, la Fondazione FS ha attivato misure e iniziative in materia di prevenzione della diffusione del Coronavirus. In particolare, sono state potenziate le attività di sanificazione e disinfezione dei treni, sono stati installati a bordo dei treni dispenser di disinfettante per le mani ed è stato introdotto un nuovo criterio di prenotazione dei posti a bordo che garantisce il rispetto delle distanze di sicurezza prescritte dalle autorità sanitarie.

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Sboccia il campo di tulipani più panoramico d’Italia

Con la famiglia, Marco Dainese ha piantato più di 50mila tulipani, scavando ogni singola buca nel terreno per porre, uno alla volta, i bulbi nella terra. Assieme ai suoi bambini, ha scelto un arcobaleno di colori perché voleva che, solo a vederli, esprimessero gioia. È così che è nato Tulipani Euganei, un campo “you-pick” a Luvigliano, una frazione di Torreglia, un Comune di 6mila abitanti della provincia di Padova, che si estende ai piedi dei Colli Euganei.

Qui si può passeggiare nel campo e raccogliere, in piena autonomia, i tulipani che più si preferiscono, grazie a cestini che vengono forniti all’ingresso.

“Negli ultimi due anni, a causa della pandemia, ho sentito il bisogno di mettermi nuovamente in gioco con qualcosa di nuovo e che potesse essere d’aiuto alla gente in questi momenti difficili”, spiega Marco. “È così che è nata l’idea del campo di tulipani”.

Tutti pazzi per i tulipani

Negli ultimi anni, è scoppiato un vero e proprio boom di campi di tulipani anche in Italia. A dare l’esempio, naturalmente, è stata l’Olanda, considerata da tempo immemore la patria dei tulipani. Nei Paesi Bassi, la fioritura dei tulipani è una tradizione antichissima che ogni anno attira milioni di turisti.

A primavera, immense distese fiorite si stagliano a perdita d’occhio tra i canali, offrendo un panorama di mille colori che affascina chiunque si trovi ad ammirarlo. Oltre ai giardini dove ammirare lo spettacolo della fioritura, come il celebre Keukenhof, il più bello del mondo, è qui che è nata l’idea di invitare i visitatori non soltanto ad ammirarli ma anche a raccogliere i tulipani da portarsi poi a casa.

Oggi non è necessario andare troppo lontano per poter godere di questa incredibile meraviglia. Anche in Italia ci sono splendidi campi di tulipani che, a inizio primavera, finalmente tornano a sbocciare in un tripudio di colori che conquista tutti. Certo, da noi non c’è una vera e propria tradizione come quella olandese, tuttavia in molte zone della nostra penisola possiamo godere della fioritura dei tulipani, grazie anche ai numerosi eventi che vengono organizzati proprio in occasione di questo speciale momento dell’anno.

Il paesaggio dei Colli Euganei

Nei pressi di Luvigliano ci sono diversi itinerari naturalisti che portano alla scoperta dei Colli Euganei. Qui correva una via antichissima chiamata “pedecollinare” che, leggermente sopraelevata rispetto alla pianura, percorreva l’orlo collinare collegando diverse località. Salendo lungo le pendici del Monte Pirio, si costeggiano vasti filari di vigne e alcune costruzioni rustiche antiche ma ancora ben conservate. Giunti in cima, la vista si apre sui colli circostanti, sui villaggi e sulle torri d’avvistamento che un tempo servivano a creare una rete di collegamenti visivi a scopo difensivo.

Una zona termale

Questa zona del Veneto è famosa per le sue fonti termali. È proprio qui che sorgono alcune delle località più famose d’Italia per il turismo termale, come Abano Terme e Montegrotto. In questo territorio sono presenti circa 220 piscine, con la possibilità di disporre del centro termale direttamente in ogni hotel. Le proprietà curative dell’acqua ipertermale che sgorga naturalmente a più di 80°C e dei fanghi, gli unici la cui efficacia è garantita da un brevetto europeo, sono testimoniate anche da diversi studi scientifici fatti in collaborazione con l’Università di Padova, la Fondazione Maugeri e il Centro Studi Pietro d’Abano.

Se tutti gli hotel, qui, sono convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) e offrono ogni tipo di attività curativa, è altrettanto vero che si può venire anche solo per divertirsi e rilassarsi tra le tiepide acque degli stabilimenti termali.

Ogni anno nelle Terme di Abano e di Montegrotto vengono ospitate circa 3.300.000 presenze e molte di queste sono coppie di giovani alla ricerca di benessere in senso olistico e non solo di anziani come si potrebbe pensare. Oltre alle terme, infatti, questa zona è famosa per l’ottima tavola, per la cultura – nei dintorni ci sono alcune delle Ville Venete più belle – e per le attività open air, a partire dal cicloturismo, proprio nel cuore del Parco dei Colli Euganei.

Il “vivaio” all’aperto dà la possibilità di vivere qualche ora immersi nei fiori e nella natura dei colli, raccogliendo i tulipani per portare a casa un ricordo di una splendida giornata. La fioritura è prevista da fine marzo e durerà indicativamente fino a tutta aprile. Per l’entrata è previsto il pagamento di un buono d’ingresso con il quale vengono dati anche 2 o 3 tulipani in omaggio. È obbligatoria la prenotazione e si potrà accedere in base a diverse fasce orarie (9-11, 11.30-13.30, 14-16 e 16.30-18.30).

Tulipani Euganei

Il campo di Tulipani Euganei che fiorirà a primavera @Marco Dainese

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Questo antico borgo dell’Umbria un tempo era uno Stato a sé

Oggi è una piccola frazione del Comune di San Giustino, in provincia di Perugia, ma un tempo ebbe una grandissima importanza storica. Stiamo parlando di Cospaia, e qui si è svolta una vicenda incredibile.

Nel 1441, si trovava tra il confine dello Stato Pontificio e la Repubblica di Firenze dei Medici e, in un periodo storico tra i più importanti della nostra storia, mentre dal Medioevo si entra nel Rinascimento, in questo un minuscolo territorio succede una cosa imprevedibile: per errore prende vita la Repubblica di Cospaia, che allora contava solamente 350 abitanti, e che è esistita fino al 26 giugno 1826.

La storia della Repubblica di Cospaia

Un piccolo Stato indipendente, durato quattro secoli, la cui storia è nota a pochi. Fu Papa Eugenio IV, impegnato nella lotta con il Concilio di Basilea, a cedere il territorio di Sansepolcro alla Repubblica di Firenze. Per errore, nella designazione del confine, una piccola striscia di terra non venne inclusa nel trattato che delimitava i confini, e gli abitanti dichiararono prontamente l’indipendenza. Nacque così la più piccola Repubblica del mondo.

Un consiglio di anziani e l’insieme dei capifamiglia bastavano a dirimere le questioni, magari con l’intervento del curato, l’unico in grado di leggere e scrivere. Facendosi notare il meno possibile, questa comunità anarchica visse così indisturbata.

Solo dopo alcuni secoli, ottenuto un atto di sottomissione da parte di 14 rappresentanti del territorio, Cospaia entrò a far parte dello Stato della Chiesa. Ogni anno, ancora oggi, nel mese di giugno, si celebra la Festa della Repubblica di Cospaia, per commemorare la fine dell’indipendenza.

Cosa resta a Cospaia della Repubblica

Gli abitanti della Repubblica fecero tesoro di questa insolita situazione geo-politica, traendo vantaggio dalla mancanza di tasse, dazi e gabelle, e ne approfittarono per sviluppare, fra i primi in Italia, la coltivazione del tabacco. Cospaia, la Repubblica dove tutto era lecito, diventò a tutti gli effetti la capitale del tabacco.

Il piccolo Stato resistette, nei secoli, ai tentativi dello Stato Pontificio e del Granducato di Toscana di imporre dazi alle coltivazioni, superò il periodo napoleonico e il Congresso di Vienna che riconobbe solo quattro Repubbliche al mondo: gli Stati Uniti, la Svizzera, San Marino e Cospaia.

E la coltivazione e il commercio clandestino del tabacco portarono così un certo benessere. Tuttora, alcune varietà di tabacco vengono definite con il nome di “cospaia”. Ancora oggi, nonostante il tabacco non sia più una fonte di reddito per gli abitanti del borgo, rimangono ancora le tipiche strutture utilizzate per la sua produzione, come gli essiccatoi sparsi in tutto il territorio.

Tra gli edifici degni di nota, c’è Villa Giovagnoli-Liuti risalente al XVIII secolo. Rappresenta un tipico esempio di villa padronale con una casa colonica annessa, a testimonianza di un passato legato alla coltivazione del tabacco le cui tracce sono ancora ben visibili nell’essiccatoio.

Sulla porta della chiesa parrocchiale della confraternita, resta un’iscrizione in latino che fa riferimento all’indipendenza del passato (“Perpetua et firma libertas”, “Perpetua e sicura libertà”).

Alcuni reperti sulla Repubblica di Cospaia sono conservati oggi nel Museo del Tabacco a San Giustino.

Per esigenze d’irrigazione dei campi di tabacco, fu innalzato un terrapieno come diga creando così un laghetto artificiale. Il Lago di Cospaia è oggi un luogo molto amato, specie d’estate, dagli abitanti della zona che vengono a pescare, ma che attira anche turisti da altre zone d’Italia.

Il Sentiero del contrabbandiere

Tutt’intorno si snoda il Sentiero del contrabbandiere, che un tempo veniva percorso dai contrabbandieri che portavano il tabacco di contrabbando verso il Montefeltro. Il Sentiero del contrabbandiere è un percorso ad anello di 12,5 chilometri che tocca ben tre Regioni, Umbria, Toscana e Marche. Il punto di partenza è Cospaia.

Dall’abitato, che si trova a soli a 373 metri sul livello del mare, si sale verso le colline fino raggiungere i 659 metri del Monte Garrole e, più avanti, Poggio Sportino, il punto più alto della camminata a 861 metri. Da qui si ridiscende verso Cà Concello, si segue il corso del Vertola e poi lo si abbandona per risalire verso Corposano. Da qui, un lungo tratto in discesa riporta fino a Cà Magnano (392 metri) e Cà Mulinello. L’ultimo tratto è verso Cedinna da dove il sentiero riconduce alla Chiesa di San Lorenzo e infine a Cospaia.