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L’isola che non c’è esiste davvero ed è unica

L’isola che non c’è forse esiste davvero e bisogna spingersi fino in Canada per raggiungerla. È Sable Island, una lingua di sabbia a forma di mezzaluna lunga 42 km e non più larga di 1,3 km, situata al largo della costa della Nuova Scozia, nell’Oceano Atlantico. Un microcosmo davvero unico, che si è formato da grandi quantità di sabbia e ghiaia depositate sulla piattaforma continentale alla fine dell’ultima era glaciale, e che è stato modellato e rimodellato dai cambiamenti del livello del mare, dagli strati di ghiaccio, dai forti venti e dalle onde per almeno 10.000 anni.

L’isola è ben nota per la sua fiorente popolazione di cavalli selvaggi e per la sua fauna straordinaria. Da tempo, gli scienziati stanno lavorando insieme per capire come le forze straordinarie della natura influenzino i suoi continui cambiamenti.

La forza della natura sull’isola di Sable

Situata a quasi 300 chilometri da Halifax, in Nuova Scozia, Sable Island è avvolta ancora oggi dal mistero. Vi si accede principalmente tramite un aereo di linea regionale di pochi posti, oppure occasionalmente anche in elicottero. I forti venti e le correnti oceaniche continuano a modellarla da est a ovest, dando luogo a strati di sabbia o sedimenti ordinati.

La potenza della natura qui è una costante. Oltre a cercare di capire la spinta e l’attrazione dell’oceano, gli scienziati hanno la possibilità di osservare specie veramente uniche, come le oltre 400.000 foche grigie – la più grande colonia del pianeta – e una specie di ape endemica conosciuta solo sull’isola.

L’isola dei cavalli selvaggi

La storia dell’isola di Sable è a dir poco affascinante. Si crede che i mercanti portarono qui i cavalli nel 1700, tuttavia l’isola era troppo lontana per il commercio, così i mercanti si trasferirono, lasciando qui i loro cavalli. Oggi questi stupendi animali selvaggi, di cui si contano almeno 500 esemplari, beneficiano di misure protettive approvate sotto il mandato del primo ministro John Diefenbaker, che si è impegnato, a nome del governo federale, a non spostarli mai per non mettere in pericolo la razza, diventata dal 2008 l’emblema della Nuova Scozia.

L’isola è quasi interamente composta da sabbia, dune e bassa vegetazione. La forza esercitata dal vento e dalle onde ne cambia costantemente i contorni e, stando agli scienziati, in futuro l’aumento del livello del mare potrebbe contribuire a un più rapido mutamento di forma. Ma questa lingua sabbiosa del Canada, tra le isole più strane al mondo, è anche tristemente nota come il “Cimitero dell’Atlantico”.

Il triste destino di Sable Island

Con la fredda Corrente del Labrador da una parte e la più calda Corrente del Golfo dall’altra, Sable Island è avvolta da fitte nebbie che ne accrescono il fascino misterioso, ma che, unite alla violenza di vento e onde e ai banchi di sabbia che la sommergono, l’hanno trasformata in teatro di numerosi naufragi. Più di 300 se ne sarebbero verificati qui, il più recente dei quali ha visto protagonista un peschereccio che si è incagliato e si è spezzato nel 1999. Per fortuna, grazie ai progressi della tecnologia e della navigazione, i naufragi sono diventati estremamente rari in tutta l’isola.

Isola che non c'è esiste davvero unica

Sable Island, l’isola abitata dai cavalli selvaggi

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La magia delle cascate di ghiaccio che puoi anche scalare

C’è chi quando arriva l’inverno si rifugia nel confortevole abbraccio delle case e dei cottage, ammirando dal caldo quel panorama incantato e attendendo con ansia il sole della primavera e c’è chi, invece, non vede l’ora di vivere tutte la magia di questa stagione da brivido, organizzando viaggi ed esperienze direttamente tra i regni di Frozen.

Perché se è vero che le temperature, durante l’inverno, sono fredde e anche gelide, è vero anche che durante questo periodo la natura mette in scena alcuni dei suoi spettacoli più belli. I laghi ghiacciati e gli snow roller, i paesaggi innevati e le città avvolte dal candido manto della neve si trasformano in cartoline meravigliose da incorniciare con gli occhi.

Tra tutte queste meraviglie troviamo anche le cascate di ghiaccio. Succede infatti che, quando le temperature raggiungono le temperature minime, maestose discese d’acqua e cascatelle si gelano, dando vita a un paesaggio da fiaba.

Ice climbing: cascate di ghiaccio da osservare e da scalare

Questo fenomeno da brividi, in tutti i sensi, ha dato vita a un nuovo sport, faticoso e di nicchia, probabilmente, ma estremamente adrenalinico. Stiamo parlando dell’ice climbing e della capacità di scalare le pareti delle cascate ghiacciate.

Non è uno sport adatto a tutti, questo s’intende. È richiesta molta forza e tenacia, buona capacità di resistenza al freddo e un’ottima tecnica. Nulla che non può essere raggiunto con una rigorosa preparazione fisica. E anche se si tratta di un’attività ancora di nicchia, sono molte le persone che si mettono in viaggio per raggiungere i luoghi in ogni parte del mondo per scalare le cascate.

Se non ve la sentite di arrivare in cima, però, potete sempre restare a guardare. La scenografia restituita dalle cascate di ghiaccio è surreale e favolistica, senz’altro magica. Ma dove si possono ammirare e scalare queste pareti ghiacciate?

Cascate di ghiaccio in Italia e nel mondo

Le terre sconfinate e fredde, lo sappiamo, sono il paradiso degli amanti degli sport invernali ed estremi. Nel White Desert Antarctica Wolf’s Fang, in Antartide, gli ospiti sono chiamati a provare l’ice climbing e il trekking in cordata a temperature sotto lo zero.

Anche nella Patagonia Argentina, e più precisamente al cospetto del Ghiacciaio Perito Moreno, uno dei più grandi del mondo, è possibile sperimentare l’arrampicata verticale su cascate gelate. Nella Patagonia settentrionale, invece, è possibile praticare l’ice climbing in tutte le stagioni.

In Italia, invece, è il Trentino a detenere l’onore di essere il regno dell’arrampicata sul ghiaccio. Sono circa quaranta le cascate e le cascatelle dove poter provare il brivido di salire in cima. La più famosa è sicuramente la Cascata Grande in Valpiana.

Nel Tirolo austriaco, quando l’inverno arriva e le cascate d’acqua che scendono nelle valli si ghiacciano, le opportunità diventano numerose. Incredibili e spettacolari pareti con tanto di colonne e coni ai quali aggrapparsi sono a disposizione di tutti. Un’altra meta molto popolare è la la valle Sellraintal, nei pressi di Innsbruck dove è presente anche il Seigesbackfall che, con i suoi 30 metri, è adatto anche ai principianti.

Concludiamo le mete da raggiungere con la regina dell’ice climbing: la Svizzera. È qui che ogni anno, nel Canton Vallese, di tengono i Campionati del mondo dell’arrampicata sul ghiaccio tra fine gennaio e inizio febbraio.

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Borghi Viaggi

È offline e felice uno dei più bei borghi d’Italia

I borghi d’Italia non smettono mai di stupirci perché è loro l’onere e l’onore di preservare le tradizioni autentiche e antiche che si tramandano da generazioni, di promuovere un ritmo di vita lento che ormai è andato perduto tra il caos e il disordine dei giorni e di conservare la genuinità in ogni suo aspetto.

Passeggiare tra i borghi d’Italia è un’esperienza unica. Qui si può ancora sentire il profumo del ragù che invade le strade a mezzogiorno, si possono osservare i panni stesi alla stregua di un’installazione moderna e ascoltare le persone del posto, che si conoscono tutte, e che ti tutti conoscono la storia.

E Lollove deve essere esattamente così, un paesino sospeso nel tempo e nello spazio, anche se grazie alle sue coordinate geografiche può essere raggiunto facilmente. Un borgo, ora annoverato tra i più belli d’Italia, dove si può vivere una vacanza all’insegna del digital detox, offline e felici, esattamente come sono i suoi abitanti.

LOLLOVE

Lollove

Lollove, il borgo più bello d’Italia

Il suo nome desta tanta curiosità, probabilmente proprio per quel love che sembra riferirsi a un rifugio d’amore. E in effetti questo paesino sardo, eletto tra i borghi più belli d’Italia, è davvero un angolo di pace straordinario, un luogo da raggiungere per staccare da tutto e da tutti, in compagnia della propria dolce metà o in solitudine.

Lollove, infatti, è completamente disconnesso dal resto del mondo, e lo è letteralmente. Il borgo sardo, situato a pochi chilometri da Nuoro, è sprovvisto di rete. Questo vuol dire che non c’è possibilità alcuna di connettere device o smartphone a internet. E allora sì che qui si può vivere una vera esperienza di digital detox.

Ed è proprio la possibilità di restare offline, anche se solo per qualche giorno o per un mese, e di godere del territorio nella sua forma più genuina, ha fatto sì che Lollove sia stato scelto per essere inserito tra Borghi più belli d’Italia. Il paesino sardo, già presente nella Guida 2022 dell’Associazione, è al fianco di altri borghi del territorio come La Maddalena, Sadali e Posada.

E quindi, senza internet, cosa si può fare nel borgo? Scopriamolo insieme.

Lollove

Lollove

La vacanza detox e felice nel borgo offline

Detox e felice: è questa la vacanza perfetta, quella che da qualche anno a questa parte ricerchiamo e pretendiamo. E ora abbiamo un luogo meraviglioso in cui vivere questa esperienza di disconnessione.

Lollove è un piccolo borgo medievale immerso nel verde dell’entroterra della Sardegna. Non c’è traffico e le stradine sono poco popolate, qui, infatti, vivono appena 12 abitanti. Eppure quelli bastano a mantenere viva la storia del luogo, la sua tradizione l’arte e la gastronomia. Lo fanno, per esempio, con le feste dedicate ai Santi Curatori, con le tradizioni, con laboratori organizzati per i turisti in cui questi possono imparare a fare il pane, la pasta o a coltivare l’orto.

Ma gli obiettivi sono molto più ambiziosi: con il riconoscimento di borgo più bello d’Italia l’amministrazione locale vuole rilanciare il Paese puntando tutto sull’offerta di un‘esperienza lenta, offline e a contatto con la natura.

Presto si inizierà a lavorare per costruire servizi e infrastrutture per i turisti e per i nuovi residenti, ma la promessa è quella di mantenere questo borgo autentico e genuino, perché è questa la caratteristica che oggi lo rende un luogo in cui perdersi e ritrovarsi, senza Google Maps.

Lollove

Lollove

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Notizie Viaggi

Perché il 2022 è l’anno della rinascita del turismo

Il futuro dei viaggi sembra finalmente più roseo. Sono diversi i Paesi che stanno ammorbidendo le restrizioni di viaggio, quantomeno nei confronti delle persone vaccinate, e nell’ultimo periodo stiamo assistendo a significative riaperture, che lasciano bene sperare in una pronta ripartenza del settore turistico globale. Tra previsioni positive e grandi annunci, ecco cosa sta succedendo.

L’indagine del World Travel & Tourism Council

Un’indagine del World Travel & Tourism Council (Wttc) vede nella campagna vaccinale e nella fine delle restrizioni la strada per tornare ai livelli di occupazione e viaggi degli anni pre-pandemia. Stando alla ricerca, il contributo dell’industria turistica all’economia globale per il 2022 potrebbe raggiungere gli 8,5 trilioni di euro (ossia 8,5 miliardi di miliardi), di appena il 6.4% in meno rispetto al 2019.

Per il World Travel and Tourism Council, se i governi continuano ad aprirsi e a rimuovere le restrizioni ai viaggi, il comparto turistico potrebbe arrivare a creare ben 58 milioni di posti di lavoro. Un’ottima notizia dopo le enormi perdite subite in questi ultimi due anni. “Mentre le persone ricominciano a viaggiare, i governi devono implementare regole semplificate, compreso l’uso di soluzioni digitali. I viaggi del futuro dovrebbero essere contactless garantendo al contempo la sicurezza”, ha spiegato Julia Simpson, Ceo del Wttc.

Le riaperture di Nuova Zelanda e Australia

Tra i Paesi che riapriranno nel 2022 (di cui vi abbiamo parlato qui), spicca la Nuova Zelanda. Inizialmente, il governo neozelandese aveva previsto di riaprire le frontiere gradualmente dal gennaio 2022, ma a causa della variante Omicron ha deciso di rinviare l’apertura delle frontiere alla fine di febbraio.

Anche l’Australia, che è probabilmente il Paese più radicale nelle sue restrizioni, è finalmente pronta a riaprire completamente i confini a tutti i viaggiatori vaccinati con doppia dose, a partire dal 21 febbraio. In realtà – come vi abbiamo spiegato anche qui – già a partire dal 15 dicembre 2021, i viaggiatori stranieri possono entrare nel Paese, purché in possesso di un adeguato visto temporaneo e di alcuni stringenti requisiti.

In particolare, ad oggi, è fatto obbligo ai turisti di:

  • compilare il modulo “Australia Travel Declaration” almeno 3 giorni prima della partenza;
  • possedere un certificato di vaccinazione completa (da almeno 7 giorni);
  • esibire l’esito negativo di un tampone antigenico o molecolare effettuato rispettivamente nelle 24 ore o nelle 72 ore precedenti l’imbarco.

A seconda del luogo verso cui si viaggia, è poi possibile che vi sia l’obbligo di sottoporsi a quarantena: le disposizioni, a questo proposito, variano da regione a regione. E intanto è già boom di richieste. Il giorno della comunicazione della riapertura, eDreams ha infatti registrato un incremento delle ricerche per mete australiane dell’87% per viaggiare proprio a partire dalla data di riapertura dei confini nella terra dei canguri. In cima alla top five delle destinazioni che i viaggiatori italiani vorrebbero scoprire, ora che sarà di nuovo possibile, c’è Sydney, seguita da Melbourne, Brisbane, Perth e Adelaide.

Anche la Grecia ha allentato le restrizioni

Sempre più Paesi, intanto, stanno allentando le restrizioni di viaggio. A questi, si è aggiunta anche la Grecia che agli europei consente l’ingresso nel Paese senza obbligo di test negativo, purché siano in possesso del Green Pass.

Secondo quanto dichiarato dall’Autorità per l’Aviazione Civile (Caa) nell’ambito delle nuove regole dell’Unione europea sulla validità del certificato digitale, potranno entrare senza test tutti i passeggeri provenienti dagli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Accordo di Schengen, così come dai 33 Paesi extra Ue che hanno aderito al Certificato Covid digitale dell’Unione Europea (EUDCC). In quest’ultima lista rientrano anche San Marino e il Vaticano.

Nello specifico, per entrare in Grecia, tutti i viaggiatori, inclusi i minorenni che hanno già compiuto 5 anni, hanno l’obbligo di compilare – prima dell’imbarco – il Passenger Locator Form (PLF). Devono inoltre presentare la Certificazione Digitale Covid-Ue (Green Pass), purché questo attesti:

  • il completamento del ciclo vaccinale da almeno 14 giorni (il conteggio dei giorni parte dal giorno successivo a quello della somministrazione dell’ultima dose); ai fini del solo ingresso in Grecia, il certificato attestante il completamento della vaccinazione (due dosi o monodose) ha una durata di 9 mesi (mentre il Green Pass vaccinale comprensivo di dose di richiamo/booster non ha scadenza).
  • guarigione da Covid-19 negli ultimi 180 giorni (per la normativa ellenica tale certificato è valido a partire dal 14° giorno successivo al tampone positivo);
  • tampone molecolare (PCR) negativo effettuato nelle 72 ore prima dell’ingresso in Grecia o tampone antigenico rapido effettuato nelle 24 ore prima dell’ingresso in Grecia.

Per tutti gli altri viaggiatori resta l’obbligatorietà del test rapido negativo effettuato entro le 72 ore che precedono l’arrivo in Grecia (oppure del molecolare entro le 24 ore prima), indipendentemente dallo stato vaccinale. La certificazione attestante la negatività a tale tampone deve essere tassativamente in inglese e riportare il nome del titolare, così come indicato sul documento d’identità. Anche i figli minorenni dovranno risultare negativi al test prima di entrare in Grecia.

L’ottimismo di compagnie aeree e tour operator

Intanto, le compagnie aeree e i tour operator si stanno adoperando per aumentare il personale nella speranza che la riduzione delle regole di viaggio inneschi un boom di vacanze estive. Michael O’Leary, CEO di Ryanair ha detto che, per l’estate 2022, la compagnia aerea low cost si aspetta di mettere su il 115% dei livelli di capacità, pari a quelli raggiunti nel 2019. Proprio per questo, Ryanair sta reclutando e formando 1.000 nuovi piloti e 2.000 assistenti di volo. Tuttavia, O’Leary ha tenuto a specificare che molto dipende dagli sviluppi della pandemia. Anche l’amministratore delegato di easyJet, Johan Lundgren, si aspetta traguardi estivi vicini a quelli raggiunti negli anni pre-pandemia.

Stando a quanto spiegato alla BBC da Julia Lo Bue-Said, amministratrice delegata della rete di agenti di viaggio indipendenti “Advantage Travel Partnership”, una parte significativa di coloro che si metteranno in viaggio quest’estate sta rimandando la partenza dall’anno scorso, a causa del Covid, se non addirittura dal 2020. La maggior parte delle prenotazioni di vacanze a corto raggio vede come destinazioni principali la Spagna, la Turchia e la Grecia, ma c’è stato anche un aumento fenomenale delle vacanze a lungo raggio per una durata più lunga. Le persone sono ora finalmente pronte per le agognate vacanze e in tanti sono anche pronti a spendere di più, pur di regalarsi finalmente quell’esperienza di viaggio a lungo desiderata.

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Il trekking più mozzafiato d’Italia (con altalena panoramica)

Un piccolo Comune della provincia di Como è diventato uno degli angoli più belli d’Italia, da dove godere di un panorama mozzafiato che dà direttamente sul lago. Siamo a Gera Lario, al confine tra la Provincia di Como e la Provincia di Sondrio, sulla punta estrema del lago di Como. Lontano, quindi, da quei borghi così famosi, come Bellagio, Varenna, Tremezzo, Laglio divenuti ormai famosi in tutto il mondo.

Se non la si conosce o se nessuno ce la racconta, difficilmente verrà in mente di andare alla scoperta di questa zona meno nota di uno dei laghi più amati e visitati al mondo.

Da qui, parte un itinerario di trekking – non troppo difficile -, che porta fin sul Monte Berlinghera. A 1.930 metri di quota, questo monte è considerato uno dei balconi panoramici più belli che esistano nel nostro Paese.

Il sentiero si svolge lungo sterrati e mulattiere, attraversa boschi di querce, abeti e faggi e altipiani, incrocia piccole pievi e baite con vista sul lago di Como. Lo possono percorrere anche i bambini.

Il trekking del Monte Berlinghera

Lungo tutto il percorso, che dura circa due ore, con un dislivello di circa 700 metri, il paesaggio regala paesaggi bellissimi e tante emozioni. Come quando si giunge alle baite di pietra, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui si possono ammirare da una parte l’Alpe di Mezzo (a 1540 metri) e dall’altra l’Alpe Pescedo (1560 metri).

L’altalena gigante vista lago

Seguendo le indicazioni verso Bocchetta di Chiaro, ci s’imbatte in uno degli scorci più belli di questo trekking. A più di 1.600 metri è stata posizionata un’altalena panoramica gigantesca fatta di legno che farà la gioia dei bambini, ma anche dei grandi. Dondolarsi, qui, è come gettarsi nelle acque del lago sottostante.

Il panorama dei due laghi

Una volta giunti in cima al Monte Berlighera, una vetta delle Alpi Lepontine, dove sono visibili i resti di una cappella dedicata agli alpini, oltre alla spettacolare vista del Lario ci sarà un’altra sorpresa: si scorgerà anche il piccolo lago di Mezzola, con le sue acque color smeraldo, che si trova più a Nord del lago di Como, dal quale è separato dall’ultimo tratto del fiume Mera (che alimenta, in parte, il lago di Como).

Tutt’intorno le montagne: la Valchiavenna ovvero il cuore verde della Lombardia, il Pian di Spagna, il maestoso Monte Legnone che, con i suoi 2.609 metri, è la cima più alta della provincia di Lecco e del settore più occidentale delle Alpi Orobie, e tutte le vette che fanno da corona al lago di Como.

Come arrivare

Si può arrivare fino a un certo punto in auto. Poi si prosegue a piedi. Si lascia l’auto a San Bartolomeo, dopo aver percorso la strada statale 340 fino a Gera Lario; una volta giunti all’altezza del ponte sul torrente San Vincenzo, si seguono le indicazioni per Bugiallo. Dopo circa 3 km in salita, a un bivio bisogna girare a destra e continuare sulla strada stretta ma asfaltata che porta fino a San Bartolomeo (da Gera Lario sono circa 12 km), dove si trova l’omonima chiesa e dove di deve parcheggiare.

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Panorama del lago di Como e del lago di Mezzola dal Monte Berlinghera

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Scoperto il più antico insediamento di Homo sapiens in Europa

È stato scoperto in Francia il più antico insediamento di Homo sapiens in Europa. Precisamente nella grotta Mandrin, nella Valle del Rodano, che sarebbe stata occupata in quattro fasi alterne da Sapiens e Neanderthal. I resti risalgono a circa 54.000 anni fa: ciò significa che l’uomo moderno sarebbe arrivato nel Vecchio Continente quasi 10.000 anni prima di quanto pensassimo.

Lo studio è stato pubblicato su “Science Advances” da un team internazionale di archeologi guidato da Ludovic Slimak del Centro nazionale della ricerca scientifica francese (Cnrs).

La probabile coesistenza di Sapiens e Neanderthal in Europa

Negli ultimi 24 anni, Slimak ha diretto gli scavi nel sito preistorico della grotta Mandrin. Tra manufatti e ossa di animali portati di volta in volta alla luce, è stata appena fatta la scoperta eccezionale del molare di un bambino che, come dicevamo, anticipa di 10 mila anni i più antichi rinvenimenti di Homo sapiens finora registrati in Europa.

Analizzando alcuni denti fossili rivenuti nella grotta nella Valle del Rodano, i ricercatori sono riusciti a stabilire se appartenessero a Neandertal o Sapiens in base alle loro forme e dimensioni. In questo modo, sono riusciti a riconoscere che alcuni appartenevano all’uomo moderno, confermando così i sospetti sorti dopo il ritrovamento di manufatti di pietra molto simili ad altri trovati in precedenza in diversi siti di Homo sapiens nel Mediterraneo orientale (qui vi avevamo parlato dei gioielli più antichi del mondo scoperti in Marocco).

Stando a quanto ha commentato Marco Peresani, professore di archeologia del Paleolitico all’Università di Ferrara, “questa è la prova che cercavamo della coesistenza dei Sapiens e dei Neanderthal nello stesso territorio. Sapevamo che si erano incrociati e scambiati il patrimonio genetico, e questo implicava la coabitazione nelle stesse aree, ma finora mancava la pistola fumante”.

Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia

Tecniche di luminescenza e datazione al radiocarbonio sono state fondamentali per dimostrare che lo strato di sedimenti in cui si trovavano questi reperti risale a un periodo che va da 56.800 a 51.700 anni fa. Una scoperta che rivoluziona ciò che pensavamo di sapere sulle nostre origini. Basti pensare che, finora, il record dell’insediamento più antico dell’uomo moderno in Europa era detenuto dalla grotta Bacho Kiro, vicino alla città di Dryanovo, in Bulgaria (terra ricca di meraviglie da vedere), dove nel 2020 sono stati trovati reperti risalenti a 47.000 anni fa.

La nuova scoperta francese conferma, quindi, che la storia dell’arrivo dei Sapiens in Europa è più complessa di quanto si pensasse. “Non è avvenuta con una sola ondata migratoria, ma con più ondate successive di popolazioni isolate, che talvolta si sono estinte per essere poi rimpiazzate da altri gruppi umani”, ha spiegato Peresani.

Dai reperti emersi nella grotta Mandrin, sembra ora che gruppi di Homo sapiens siano entrati periodicamente nell’Europa meridionale molto prima che i Neandertal si estinguessero. A sostenerlo, la paleoantropologa Isabelle Crevecoeur dell’Università di Bordeaux in Francia, secondo la quale l’arrivo dell’essere umano moderno nel continente dopo la scomparsa dei Neanderthal sarebbe stato probabilmente la fine di un lungo processo migratorio, a volte infruttuoso. Stando alle stime di Slimak, non si sarebbe trattato un accampamento di cacciatori-argicoltori di breve durata, ma di una “tentata colonizzazione dell’Europa”.

Scoperto il più antico insediamento di Homo sapiens in Europa

Il sito preistorico della grotta Mandrin, in Francia

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La fenestella magica sul golfo di Napoli

Napoli è una di quelle destinazioni che forse è meglio non raggiungere se lì non si vuole lasciare il cuore. Perché questo accade sempre. Ogni volta che si guarda il maestoso Vesuvio che si staglia su tutto il golfo, quando si passeggia tra le vie e i vicarielli, quando si ascoltano le storie, intrise di fascino e di leggenda, quando si osservano le meraviglie antiche e moderne.

Ecco cos’è Napoli, una città le cui leggende hanno creato una realtà persino più magica, intricata e meravigliosa di tutto ciò che è universalmente tangibile. Una realtà fatta si storie fuori dall’ordinario come quella quella della piccola fenestella conosciuta in tutto il mondo dove si perpetua la magia.

La storia magica della fenestella di Marechiaro

Marechiaro, il piccolo borgo che si trova nel quartiere di Posillipo a Napoli , conserva una storia meravigliosa, quella cantata nei versi del poeta Salvatore Di Giacomo e accompagnati dalla musica di Francesco Paolo Tosti. Una storia che comincia da una piccola finestra, apparentemente anonima, che si affaccia sul golfo.

La storia vuole che qui, il poeta e scrittore napoletano, si lasciò suggestionare da quella piccola finestra che sul davanzale aveva esposto un garofano. Guardandola si lasciò ispirare per la creazione di quella che è diventata una delle più celebri canzoni napoletane in Italia e nel mondo.

Così è nato Marechiare, il brano interpretato da numerosi protagonisti della musica italiana, quello persino tradotto in altre lingue. Quello che spinge i viaggiatori del globo a raggiungere Posillipo per entrare dentro i versi di quella canzone.

Quanno spónta la luna a Marechiare,
pure li pisce nce fanno a ll’ammore

Marechiaro, il borgo di Posillipo sospeso nel tempo e nello spazio

Riscoprire le origini della celebre canzone e vivere la suggestione che ruota attorno a quelle parole è un’occasione perfetta per raggiungere Marechiaro. Il piccolo borgo di pescatori, infatti, è meraviglioso. Questo luogo non segue le più tradizionali leggi del tempo ma solo quello del rumore delle onde che scandisce i ritmi delle giornate.

L’azzurro del cielo e del mare si incontrano e si fondono all’orizzonte mentre sembrano stringere in un abbraccio il golfo di Napoli e l’imponente Vesuvio. Il nome stesso del borgo è un’invito a contemplare la bellezza dei ritmi lenti. Il nome Marechiaro non fu scelto, infatti, per le acque cristalline per come si può credere, ma per la quiete di un mare calmo, lento, dove le onde si muovono chianu chianu.

Il borgo è piccolo ma estremamente affascinante e suggestivo. È bello di giorno ma è meraviglioso di notte quando il sole lascia spazio alle tenebre e le luci, accendosi, si riflettono sull’acqua. L’atmosfera è sospesa nel tempo e nello spazio e la magia ha ufficialmente inizio.

E la fenestrella di Marechiaro? Quella si trova sempre al suo posto, perché è suo di diritto, ed è facilmente riconoscibile. Sul davanzale, infatti, è sempre esposto un garofano fresco. Sulla parete inoltre, nei pressi della finestra, uno dei versi della canzone.

fenestella di marechiaro

La fenestella di Mare Chiaro cantata nei versi di Salvatore Di Giacomo

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Ryanair: perché quest’estate i prezzi dei voli saliranno

Che lanci offerte che costano meno di una colazione al bar o che faccia previsioni catastrofiche, Michael O’Leary, numero uno di Ryanair, la prima compagnia aerea in Europa, fa spesso parlare di sé.

In un blitz fatto in Italia ieri, prima a Roma e poi a Milano, dove ha annunciato l’operativo della prossima estate, il più grande di sempre, che prevede diverse nuove rotte (qui il nostro articolo), nuovi hub, come l’aeroporto Marco Polo di Venezia, e ha anche fatto delle previsioni, non bellissime, che fanno riflettere.

Estate, boom di prezzi

Innanzitutto, O’Leary ha ricordato che l’offerta media di Ryanair, anche quando non ci sono tariffe che partono da 4,99 euro, è comunque la più conveniente di tutte, con un prezzo medio di 37 euro. Le offerte e le tariffe basse per volare, però, non dureranno molto. Chi vuole viaggiare a prezzi convenienti, spiega O’Leary, può farlo solo fino a maggio.

Per l’estate, infatti, i prezzi sono destinati a salire, e di molto. I motivi sono principalmente due: innanzitutto, grazie anche alle recenti riaperture dei Paesi d’Europa e alle nuove misure Covid, ci sarà sicuramente più richiesta di viaggi. La gente si muoverà di più, insomma, sia per le vacanze estive sia per via della migliore situazione pandemica.

Meno voli in Italia

Ma l’altro motivo è il fatto che ci sarà anche meno disponibilità di voli. Se Ryanair ha già introdotto 25 nuovi aeromobili sul territorio italiano, rispetto alla scorsa estate, ITA, la nostra nuova compagnia di bandiera che ha preso il posto di Alitalia, invece, vola verso meno destinazioni. Inoltre, O’Leary, in tono non poco polemico, ha ricordato che poiché in Italia le compagnie aeree sono costrette a pagare una tassa ambientale (cosa che non avviene in altri Paesi europei), anche meno compagnie sono interessate a volare nel nostro Paese rispetto ad altri più convenienti. Insomma, molta richiesta e poca disponiblità significano una sola cosa: prezzi elevati.

Le novità dell’estate

Da Milano è prevista una programmazione Ryanair record, con 144 voli tra cui tre nuove rotte, quella per Francoforte, per Newcastle, in Inghilterra, e per l’isola di Madeira in Portogallo. Da Roma, è previsto l’operativo estivo più grande di sempre in partenza dalle due basi di Roma Fiumicino e Roma Ciampino, con 17 nuove rotte (82 in totale) in tutta Europa, tra cui Berlino, Gran Canaria e Preveza, in Grecia.

Naturalmente non c’è un annuncio senza un’offerta. Ecco allora che la compagnia low cost ha lanciato un’offerta speciale da prenotare entro i prossimi giorni, con tariffe a partire da 19,99 euro (a tratta). Si può prenotare entro l’11 febbraio per viaggiare fino a ottobre 2022.

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Michael O’Leary a Milano insieme ai diretti degli scali di Bergamo e Malpensa

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Acaya, un vero e proprio esempio di città fortificata

La splendida regione Puglia è principalmente presa d’assalto durante la bella stagione grazie alle sue spiagge paradisiache e al mare cristallino da cui è lambita. Ma questa meraviglia italiana cela anche imperdibili località di notevole rilevanza storica. Una di queste è Acaya, che si distingue per essere un vero e proprio esempio di città fortificata.

Acaya, la storia

Acaya è una frazione di circa 450 abitanti del comune di Vernole, in provincia di Lecce. In passato il borgo prendeva il nome di Segine, per poi essere cambiato per volere di Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535, ovvero colui che si impegnò nella completa fortificazione del minuscolo paese, costruendovi la cinta muraria, il fossato, i bastioni e i baluardi.

Con la morte di quello che potremmo definire il suo padre fondatore, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608, fu acquistato da Alessandro De Monti. Fu così che per Acaya iniziò un periodo di decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714.

Verso la fine del XVII secolo, il feudo fu liquidato ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno, lo vendettero ai Vernazza. Essi furono gli ultimi feudatari fino all’eversione della feudalità nel 1806.

Perché Acaya è un vero esempio di città fortificata

Acaya colpisce sin da subito per la sua armonia e bellezza, ma oltre a questo vanta anche una particolare importanza storica. Il motivo è piuttosto semplice: attualmente è l’unico esempio di città fortificata del Meridione d’Italia uscita indenne dai secoli e dalle guerre. Il tutto mantenendo il suo affascinante aspetto seicentesco.

città fortificata salento

Un angolo di Acaya

Infatti, il borgo fortificato riflette gli schemi ideali della città-fortezza in quanto in essa si scorge l’impostazione delle opere difensive costituite dalla cinta bastionata con “fianchi ritirati”, ma anche la morfologia urbana dal rigido tracciato ortogonale, entrambi elementi fondamentali della nuova urbanistica. Le strade interne sono pianificate militarmente e non presentano la classica conformazione “a gomitolo” dei centri storici delle città italiane: sono inserite in un piano di strade dritte ben distanziate che si intersecano tra loro orizzontalmente e verticalmente.

Cosa vedere ad Acaya

Tante le cose da vedere ad Acaya, a partire dalla sua porta d’ingresso dedicata a Sant’Oronzo, un’imponente struttura realizzata nel 1535. È caratterizzata per essere a fornice unico e conserva ancora, all’interno degli stipiti, gli incassi litici del portone.

Suggestiva la sua facciata poiché arricchita dalla presenza di vari stemmi e lapidi (Acaya, Vernazza, De Monti) sormontati dalle insegne imperiali di Carlo V. Il fastigio della porta è scavalcato da una statua lapidea di Sant’Oronzo, protettore dell’antico borgo.

Imperdibile è il suo Castello che si mostra come la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si è sviluppata la storia di queste popolazioni. Risale al 1535-1536 ed è un edificio trapezoidale intorno ai cui lati Est e Sud vi sono gli ambienti a pianoterra. Inoltre, è collegato con la terraferma attraverso un unico ponte. Il Castello di Acaya è oggi sede di mostre archeologiche permanenti e di arte contemporanea.

castello acaya

Il Castello di Acaya

Bellissima anche la Chiesa Parrocchiale del borgo fortificato che risale al XVI secolo. La struttura è dedicata alla Madonna delle Neve ed è in stile neoclassico. L’interno, a tre navate separate da pilastri, possiede sei altari laterali. Fu riedificata quasi completamente intorno al 1865.

Davanti alla Chiesa non perdete l’occasione di ammirare la Torre Campanaria che fu ristrutturata da Gian Giacomo dell’Acaya.

Seppur di piccole dimensioni, merita una tappa anche la Cappella di San Paolo che fu costruita intorno alla metà del XVIII secolo. Essa presenta una facciata con un frontone triangolare interrotto nella zona centrale da una croce. L’interno è ad aula unica rettangolare e con un modesto altare.

Non si può di certo perdere il pittoresco Centro Storico a pianta regolare. Qui vi sono tre strade da Est a Ovest e sei strade che le tagliano da Nord a Sud. Un antico abitato che fu fortificato con l’assenso di Carlo V proprio per realizzare una struttura difensiva più distante dalla costa che riuscisse a rispondere in modo più adeguato agli attacchi dei turchi che in quegli anni sbarcavano in massa sulle coste pugliesi.

E poi la sua affascinante Cinta Muraria che sfoggia una forma rettangolare con tre baluardi. Sulla parte superiore delle mura vi era un camminamento di ronda per le guardie e tutte erano circondate da un fossato. Tre dei quattro angoli della fortificazione sono muniti di robusti bastioni. Nel quarto, posto a Sud-Ovest, svetta il maestoso Castello di Acaya.

acaya puglia

Le vie del Centro di Aacya

La Riserva Naturale Le Cesine

La splendida città fortificata di Acaya si trova a 5 km dal Mare Adriatico e dalla Riserva Naturale Statale Le Cesine. Essa è costituita da dune, un’area palustre, una pineta, la macchia e la zona coltivata. Presenti, inoltre, due stagni: Salapi e Pantano Grande, entrambi alimentati dalle piogge e separati dal mare da un cordone di dune sabbiose.

L’Oasi è gestita dal WWF e la sua superficie è fondamentalmente rappresentata da pineta a pino d’Aleppo e pino Domestico. La fauna, invece, è composta da anfibi, rettili e da numerose specie di uccelli che popolano i vari ambienti della Riserva nei diversi periodi dell’anno.

Il simbolo è il moriglione, un’anatra tuffatrice che popola i suoi stagni salmastri durante i mesi autunnali e invernali. Importante è anche la presenza della pianta lianosa detta Periploca Maggiore, specie a rischio di estinzione.

La Riserva può essere vista durante tutto l’anno, anche se bisogna prenotare in anticipo. Ciò vuol dire che prima di recarsi è opportuno verificare che ci sia possibilità di visitarla.

Insomma, Acaya è una vera e propria perla medievale che rappresenta anche un sogno utopico e un’idea perfettamente rinascimentale di Gian Giacomo dell’Acaya. Del resto lui fu in grado di creare una città ideale e armonica, in scala rispetto a centri più grandi, ma che comunicasse questo “disegno”. Basti pensare che proprio a lui si devono anche le Mura di Lecce, il Castello di Crotone, intitolato a Carlo V, la Fortezza di Amantea, in Calabria e la realizzazione finale di Castel Sant’Elmo a Napoli.

Acaya cosa vedere

Una splendida veduta di Acaya

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La panchina vista lago più romantica del mondo

Può una panchina trasformarsi in una destinazione di viaggio ed essere lei stessa il motivo per il quale si sceglie di raggiungere una determinata destinazione? La risposta è sì, e probabilmente lo sanno bene tutti quelli che proprio nei piccoli dettagli incontrati lungo il tragitto hanno riscoperto il significato più autentico dell’avventura.

Panchine, dicevamo. Come quella che si affaccia sul meraviglioso e suggestivo lago di Bled e che, siamo certi, non ha bisogno di presentazioni. Una panchina che può essere raggiunta con un po’ di allenamento e un pizzico di fatica, ma che restituisce il panorama più incantato di sempre. Quello da fotografare, da contemplare e da osservare, per lasciarsi meravigliare.

Meraviglioso è il lago di Bled

Incastonato tra suggestive montagne, e situato nella zona nord ovest della Slovenia, il lago di Bled è uno dei luoghi più raggiunti e fotografati dai viaggiatori di tutto il mondo, la cui popolarità è conseguenza diretta della sua bellezza. Raggiungibile in un paio d’ore di auto da Trieste, e poco distante da Lubiana, questo luogo incantato fa da cornice agli scatti più magici degli avventurieri che partono alla scoperta di questo territorio.

Le acque cristalline nelle quali si specchiano le montagne verdi, dove campeggia al centro di tutto l’isolotto, rendono l’atmosfera di Bled sognante e favolistica, perfetta per weekend romantici e ma anche per viaggi rigeneranti e rilassanti. Proprio nei pressi del lago, infatti, ci sono le terme più celebri di tutto il territorio che hanno trasformato la sponda occidentale in uno dei paradisi termali più apprezzati di sempre.

Tantissimi sono poi i percorsi naturalistici che si snodato attorno al lago e che permettono di raggiungere altezze che garantiscono la visione dei scorci più belli di sempre. Ed è proprio qui, su queste alture, che possiamo vivere un’esperienza suggestiva e straordinaria.

Come arrivare alla panchina vista lago che celebra la bellezza

Sono tante le fotografie che popolano i feed di Instagram e di altri social network che immortalano una delle visioni più belle del lago di Bled. Ed è proprio in queste che spesso ritroviamo quella panchina in legno che ci invita a sederci per contemplare il meraviglioso territorio che si palesa davanti ai nostri occhi.

Per raggiungerla è necessario camminare, salire e inerpicarsi per i tanti sentieri nel bosco. Ma l’arrivo vale la fatica perché è da questa altezza che è possibile ammirare uno degli scenari naturali più belli del Paese e probabilmente dell’Europa intera.

Tra i numerosi sentieri escursionistici, ce n’è uno che una volta imboccato porta a quello che è il belvedere più magico di sempre. Stiamo parlando del percorso che passa per la Mala Osojnica, 685 metri , e arriva fino alla Velika Osojnica situata a un’altezza di 756 metri.

In circa un’ora di cammino è possibile avere l’accesso esclusivo alla visione di tutto il lago di Bled circondato dalle maestose Alpi. Lo spettacolo potrà sembrarvi familiare e non è un caso, il panorama davanti ai vostri occhi, infatti, è uno dei più iconici del territorio.

È qui che trovate una suggestiva e semplice panchina di legno dove fermarvi per riposarvi, e per assaporare ogni sensazione provata davanti al meraviglioso spettacolo.

panchina sul lago di Bled

panchina sul lago di Bled