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L’edificio che riaffiora dal Lago Valvestino è pura magia

Tra Lombardia e Trentino si trova un lago che ha una storia incredibile. Si tratta di un lago artificiale le cui acque hanno un colore quasi innaturale. Soprattutto d’estate, con il sole a picco e il cielo limpido, diventano di un azzurro intenso. Sono talmente chiare che le montagne che lo circondano si riflettono benissimo, creando un effetto magico. Ma la magia che accade una volta all’anno è un’altra.

Il lago che nasconde un mistero

Il lago si chiama Valvestino e si trova nei pressi di altri due laghi più famosi, questa volta naturali, uno è il lago d’Idro e l’altro è il lago di Garda. Una particolarità del lago di Valvestino è la costa che lo circonda, fatta di meravigliose insenature che ricordano i fiordi della Scandinavia con le rocce a strapiombo. E poi c’è l’imponente diga, quella di Ponte Cola, tra il fiume Toscolano e il torrente Droanello, che alimenta la centrale elettrica di Gargnano. Alta più di 120 metri, è in grado di accumulare, nel suo grande bacino, un invaso di oltre 50 milioni di metri cubi d’acqua.

Il fenomeno dell’edificio che spunta dalle acque

A lungo i fondali di questo lago artificiale creato nel 1964 hanno tenuto nascosto un tesoro. Una volta all’anno, quando il livello dell’acqua del lago si abbassa, si assiste a un fenomeno incredibile: riemergono i resti di un antico edificio, che raccontano una storia secolare. Si tratta della dogana di Lignago, che segnava il confine tra l’Impero austriaco e la Repubblica di Venezia. In questo punto s’incrociavano sentieri e mulattiere ed era un passaggio obbligato per i viandanti. Ancora adesso, nell’alto Garda si dice in dialetto: “Te pasaré da Lignàc” (“Passerai da Lignago”), per indicare un percorso inevitabile.

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I ruderi della dogana di Lignago

Quando riemerge dalle acque, la dogana o “castello”, così chiamato per la forma e per quelle che sembrano “guglie” che in realtà sono solo i segni dell’erosione del tempo e dell’acqua, attira l’attenzione di una folla di curiosi che posta foto sui social facendo così accorrere ancora più gente.

Questo edificio, costruito nel XIX secolo, funzionava proprio come una dogana. Quando il lago non c’era ancora, serviva per controllare il passaggio delle merci da e verso il confine con i territori austro-ungarici. Quando con la fine della guerra la dogana smise la sua funzione, venne sommersa da milioni di metri cubi di acqua della diga.

Paradiso dei motociclisti

Ricca di curve, la strada che si snoda lungo il lago Valvestino è amata dai motociclisti, soprattutto nel periodo estivo. Si può assistere a questo evento passando sulla Strada Provinciale 9 dal Garda verso la Valvestino.

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Il lago artificiale di Valvestino con le sue acque crristalline

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Cambiano le regole per andare in Grecia

Alla Grecia, mancava solo l’abolizione del Plf come ultima misura anti Covid per tornare alla normalità. Ed è ciò che ha appena fatto. Dopo aver eliminato il tampone obbligatorio all’ingresso, dal prossimo 15 marzo, infatti, per viaggiare verso questo Paese tanto amato dagli italiani non sarà più necessario compilarlo prima di arrivare. Era l’ultimo requisito rimasto e anche quello è stato cancellato dalle autorità greche.

Cosa cambia per i viaggi in Grecia

Seguendo la raccomandazione del Comitato di esperti del ministero della Salute della Grecia, nessuno visitatore sarà più obbligato a compilare il modulo di localizzazione passeggeri. Saranno comunque controllati i certificati di vaccinazione.

Inutile dire che l’adozione di nuovi protocolli sanitari porta automaticamente la Grecia in testa alla concorrenza. Anche all’Italia, dove attualmente la compilazione del Plf per chi arriva dall’estero resta ancora obbligatoria.

Le misure che restano

Ciò non significa che con questa mossa la Grecia consideri liberi tutti! Restano ancora in vigore alcune misure, che però non influiscono affatto sulle vacanze di chi decide di andare in Grecia.

Gli alberghi e tutte le strutture ricettive turistiche che hanno più di 50 camere sono obbligati a instaurare una collaborazione con un medico o con una struttura sanitaria, che agisce secondo le indicazioni del ministero per il controllo del Covid che prevede la fornitura di guanti monouso al personale addetto alle pulizie e agli addetti all’area cucina, l’abolizione dell’uso dei guanti per i turisti durante il buffet. Resta obbligatorio l’uso del liquido disinfettante, la rimozione delle tovaglie usa e getta e l’abolizione della pulizia delle superfici con un dispositivo a vapore con temperatura superiore ai 70°C. Tutto questo sarà fatto come disinfezione, solo dopo un caso Covid confermato nella stanza.

Tutto pronto per andare in Grecia

Detto questo, non resta che scegliere la prossima meta greca dove andare, prenotare un volo (se ci seguite regolarmente vedete che pubblichiamo le offerte low cost non appena vengono lanciate) e un hotel o una camera in una casa privata. E non per forza d’estate. Chi desidera regalarsi un fine settimana prima delle vacanze estive può organizzare un “greekend” ad Atene o a Salonicco, per esempio, due mete perfette per la primavera.

Se, invece, v’immaginate già sdraiati sulla sabbia calda di una spiaggia delle Cicladi (o di altre isole greche) allora vi consigliamo di non indugiare e di puntare il dito sulla mappa scegliendo la vostra isola. Se cercate quelle meno note e quindi anche meno frequentate, ecco alcune dritte.

Le isole meno turistiche della Grecia

Tra le isole dove potrete trovare meno folle di turisti c’è Antipaxos, un angolo di paradiso nelle calme acque del Mar Ionio vicino a Corfù e al largo dell’Epiro continentale. Quest’isola è un’opera d’arte color pastello che richiama l’attenzione come una mitologica sirena. Si dice che il Dio del mare, Poseidone, la creò come nido d’amore per la futura moglie, la ninfa Anfitrite. Nessuna automobile, nessun rumore, nessuno stress. Qui sarete soli con il vostro asciugamano e le spiagge di ciottoli bianchi o di sabbia vellutata tutte per voi.

Altra meta è Lipsi, nel Mar Egeo, non è uno bensì 24 isolotti da sogno (e protetti) dove fuggire. Un piccolo arcipelago dove isolarsi ritrovandosi in spiaggia completamente soli, tra insenature nascoste e grotte incredibili.

E poi c’è una minuscola isola a pochi minuti dalle coste di Creta, nel Mar Libico, che si chiama Chryssi e che significa “oro”. Un piccolissimo paradiso con acque tropicali, dune di sabbia battute dal vento e una foresta protetta di ginepri. Per passare il tempo basta fare il giro dell’isola (solo 4 chilometri di circonferenza). Qui non servono troppi abiti né scarpe e neppure il cellulare. La vita su Chryssi è tornata alle origini: niente acqua corrente, niente ombra, niente servizi, solo la natura greca, in tutto il suo splendore.

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L’isola di Lipsi, nelMmar Egeo, in Grecia

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Lo spettacolare deserto di sabbia che si trasforma col vento

Esistono luoghi così belli da lasciare senza fiato, così straordinari da accelerare i battiti del nostro cuore, visioni straordinarie che ci ricordano che il mondo che abitiamo è un posto meraviglioso che dobbiamo proteggere e preservare. E pensando proprio a questi spettacolari capolavori della natura non possiamo non pensare ai Lençóis Maranhenses.

Un’infinta distesa desertica di sabbia bianca, bagnate da acque che prendono in prestito i colori del cielo, si palesa davanti agli occhi di viaggiatori e avventurieri che si spingono fino allo Stato del Maranhão, in Brasile, per guardare il mutevole e straordinario quadro dipinto da madre natura: il Parco Nazionale dei Lençóis Maranhenses.

Viaggio nel Parco nazionale dei Lençòis Maranhenses

Il nome stesso di questo suggestivo parco è un preludio alla meraviglia visiva che attende viaggiatori da tutto il mondo. Lençóis in portoghese vuol dire lenzuolo e fa riferimento proprio a questa immensa distesa di sabbia bianchissima che si perde a vista d’occhio.

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Spiagge paradisiache che si snodano, tra zone pianeggianti e altre dune, per oltre 15000 chilometri quadrati intervallate da splendide lagune dalle mille sfumature di blu.

L’uomo qui si è fermato, perché tanta era la bellezza messa in scena dalla che questa poteva solo essere contemplata. Le vaste distese di dune, infatti, sono state create durante l’era quaternaria attraverso agglomerati di sedimenti fluviali. La sabbia è esposta ai forti venti dell’entroterra che arrivando a creare dune che sfiorano i 40 metri di altezza.

Lo spettacolo della natura che cambia col vento

Come se non bastasse la sola visione ordinaria del Parco nazionale dei Lençòis Maranhenses, c’è qualcosa di meraviglioso che succede durante le stagioni. La forte esposizione al vento è destinata a cambiare quel paesaggio desertico caratterizzato da infinite distese di sabbia bianca e una quasi assenza di vegetazione.

Succede infatti che, durante la stagione invernale, le precipitazioni copiose invadono il territorio creando dei bacini d’acqua dal colore verde smeraldo e dalle sfumature di blu. Sono le piccole lagune che rendono il paesaggio ancora più suggestivo.

A volte confluiscono tra loro, altre volte restano isolate come oasi nel deserto e spiccano con un tripudio di colori incantati che trasforma l’intero paesaggio in un sogno a occhi aperti. Tutto merito, anche, della presenza di minerali come calcio, magnesio e rame, che tingono le acque di mille sfumature di verde e azzurro che fanno da contrasto al bianco tutto intorno.

Per molto tempo, il Parco nazionale dei Lençòis Maranhenses, è rimasto sconosciuto a gran parte del mondo e poi riscoperto dai piloti che sorvolavano la tratta aerea di Belèm-Fortaleza. Del resto la visione è impattante: dalla fitta e lussureggiante vegetazioni ci si ritrova davanti a una distesa quasi desertica che, come un lenzuolo bianco, ricopre tutto il territorio.

Dal 1981, gli straordinari Lençòis Maranhense, sono stati inglobati in quella che è diventata la riserva del parco volta a proteggere lo straordinario paesaggio e tutto il suo ecosistema. Ovviamente una meraviglia della natura così, non poteva che dare adito a storie e leggende suggestive da tramandare oggi e domani.

In molti credono che proprio sotto la sabbia bianca dei Lençòis Maranhense sia sepolto l’antico villaggio degli índios caetés, gli indigeni che popolavano e sorvegliavano questa terra.

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

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Glorenza, la città più piccola d’Italia

Borgo fortificato e tra i più belli d’Italia, Glorenza, in Val Venosta, si fregia del titolo di “città” fin dal 1300. Le sue mura, ricostruite interamente alla fine del ‘400, sono quelle che ancora oggi circondano il centro storico cittadino e che si possono, in parte, visitare.

Sorta lungo il fiume Adige, la cui sorgente nasce proprio a pochi chilometri da Glorenza, nei pressi del famoso lago di Resia (quello con il campanile che spunta dalle acque), e al centro di una vallata che confina con la Svizzera e con l’Austria, attraversata ancora oggi dalla via Claudia Augusta, che oggi si può anche percorrere in bicicletta, è stata per secoli al centro di un importante crocevia di commerci, soprattutto del sale.

Cosa vedere nel borgo

All’interno delle mura, Glorenza non è mai cresciuta né cambiata. L’assetto è ancora quello medievale, anche se molti edifici sono sorti nei secoli successivi. Ha mantenuto comunque l’architettura di una volta, con le tipiche case di pietra, le facciate decorate con affreschi, i portici e gli erker come finestre. Passeggiare tra le strade di Glorenza è come fare un balzo indietro nel tempo.

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La città murata di Glorenza, in Alto adige @IDM Südtirol-Alto Adige/Angelika Schwarz

C’è ancora la piccola chiesa originale, troppo piccola per gli abitanti di oggi, circa 400 che vivono nel borgo e altrettanti nei dintorni, che sono costretti a frequentare quella sorta fuori dalle mura, la Chiesa di San Pancrazio del XIII secolo. C’è ancora il vecchio mulino, ormai in disuso, ma messo in funzione ogni primavera per dare gioia ai turisti.

Ogni angolo di Glorenza regala una sorpresa: ci sono la Casa del Balivo, una bella residenza signorile con degli smerli, la Casa Frölich con bellissimi affreschi all’interno e la Casa Gebhard con le finestre bellamente decorate. Solo per citarne alcune.

Alcune oggi sono dimore private, magari tamandate da generazioni. altre sono state ristrutturate e trasformate in deliziosi locali, ristoranti, tradizionali o contemporanei, e in bellissimi boutique hotel, con poche camere e un servizio di altissimo livello.

Al borgo si accede ancora oggi attraverso tre porte originali. La Porta di Tubre molto probabilmente era un’abitazione. Oggi ospita l’ufficio informazioni e ai pieni superiori della torre un museo che racconta la storia del borgo. Da qui si accede anche al cammino di ronda, ancora interamente fatto di legno e protetto da un tetto, dove si contano ben 350 feritoie.

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Le antiche case di Glorenza, la città più piccola

Il profilo del borgo dall’alto rivela anche sette torri con le cuspidi ancora intatte, una delle quali, la Torre Flurin, fu adibita a carcere e poi sede del tribunale fino al 1931.

Gli eventi tradizionali

Se si capita a Glorenza in occasione di una delle feste locali l’esperienza diventa memorabile. In ogni stagione si svolgono mercati contadini e sagre tradizionali, mentre a dicembre l’evento più bello e da non perdere è il mercatino di Natale che dura solo tre giorni ma che è rimasto un evento ancora autentico.

Le bancarelle di prodotti artigianali vengono allestite sotto i portici che corrono sotto le case del borgo e nella piazza principale, dove aleggia un delizioso profumo di cannella che viene dai dolci tipici, gli zelten, e di vin brulè e si sentono le note dei cori natalizi.

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Le mura che circondano il borgo di Glorenza

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La strada arcobaleno italiana che sfida i quartieri colorati del mondo

Milano è una città che incanta e stupisce, che cattura lo sguardo e fa vibrare ogni muscolo del corpo. Pullula di vita questa metropoli riconosciuta all’unanimità come capitale mondiale della moda e del design, ricca di negozi esclusivi, ristoranti stellati e parchi urbani.

Il maestoso Duomo in stile gotico che campeggia in città, la chiesa di Santa Maria delle Grazie e le lussuose vie dello shopping, attirano persone provenienti da tutto il mondo pronte ad esplorare il capoluogo lombardo. Eppure è proprio all’ombra di tutta questa grandiosità riconoscibile che Milano nasconde un segreto, un quartiere protetto alla stregua di un tesoro prezioso situato proprio a pochi passi dalle principali attrazioni cittadine.

Una strada piena di vita e di colore che si allontana dal grigio e dal giallo del capoluogo perché dai colori dell’arcobaleno si è lasciata ispirare, ed è bellissima. Stiamo parlando di via Lincoln e del quartiere giardino.

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln, Milano

Il quartiere arcobaleno di Milano che ricorda Burano

Villette multicolore, con tanto di giardini lussuosi, si affiancano ad altri edifici brillanti, a guardare via Lincoln nella sua totalità non stupisce l’appellativo di quartiere arcobaleno che i cittadini gli hanno dato, al quale si affianca anche quello di Burano milanese.

Perché a Burano, in effetti, sembra esserci davvero. Così come sembra essere a Notting Hill o in un suggestivo borgo ligure, senza però tutte i turisti che frequentano questi meravigliosi e colorati quartieri del mondo. Sì perché Via Lincoln, in realtà, nonostante sia una delle strade più caratteristiche di Milano non è molto frequentata dai turisti, né tanto meno appare sulle guide di viaggio, eppure si trova non così distante dal centro.

Per raggiungere il quartiere arcobaleno di Milano, che sfida tutte le strade colorate del mondo che già conosciamo, dobbiamo recarci in zona Risorgimento, nei pressi della stazione metropolitana di San Babila.

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln: la storia del Quartiere Giardino

Indipendentemente dall’appellativo scelto per questo coloratissimo quartiere, quello che è certo è che questo agglomerato di case, giardini e villette colorate merita davvero una visita, soprattutto per chi è alla ricerca di un’esplorazione urbana che vada oltre i soliti monumenti storici e caratteristici della città di Milano.

La storia del Quartiere Giardino risale all’ultimo ventennio del 1800, quando una cooperativa chiese i permessi al governo per acquistare l’area e realizzare un complesso residenziale di case accessibili ai cittadini e, nello specifico, ai lavoratori della zona di Porta Vittoria. Il progetto di una Città Ideale, così la definì la società Seao, fu approvato e il Quartiere Giardino prese forma.

Con il passare degli anni i giardini delle villette si riempirono di fiori e di piante e così fecero anche i balconi, mentre le facciate delle case vennero tinte di nuance cangianti e allegre alle quali venivano aggiunte decorazioni floreali, del resto si trattava sempre di una città ideale, e come tale aveva bisogno di essere abbellita. A tutto questo colore, si aggiunge anche quello degli alberi in fiore in primavera, che danno vita a un vero e proprio tripudio di meraviglia.

Ovviamente la bellezza acquisita nel tempo ha trasformato la strada arcobaleno in un vero e proprio quartiere esclusivo che vanta anche una certa vicinanza dal cuore di Milano, motivo per il quale i costi delle abitazioni ora sono altissime. Ma visitarlo, certo, è gratis.

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln, Milano

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Traffico aereo: le previsioni per il futuro di IATA

Il mondo si accinge a riaprire le frontiere dopo due anni di chiusure dovute alla pandemia da Covid-19. E IATA, l’organizzazione internazionale delle compagnie aeree, ha tracciato la sua previsione a tal proposito.

Come sono cambiate le aspettative

È evidente che le aspettative rispetto ai due anni appena passati sono cambiate e, soprattutto, grazie all’evoluzione delle restrizioni di viaggio imposte dal governo in alcuni mercati. Nonostante questo, il quadro generale presentato nell’ultimo aggiornamento delle previsioni a lungo termine di IATA rimane invariato rispetto a quanto previsto a novembre, prima dell’arrivo della variante Omicron.

Willie Walsh, direttore generale di IATA, ha infatti affermato che: “la traiettoria per il recupero del numero di passeggeri da Covid-19 non è stata modificata dalla variante Omicron. Le persone vogliono viaggiare, ma c’è ancora molta strada da fare per raggiungere un normale stato di cose. Tuttavia, le previsioni in merito all’evoluzione del numero di passeggeri danno buone ragioni per essere ottimisti“.

Tutto questo vuol dire che il ritorno alla tanto desiderata normalità anche nel traffico aereo è previsto solo nel 2025, e con una stima di circa 4 miliardi di passeggeri. IATA pronostica fra tre anni un livello del 101% di viaggiatori rispetto a quelli del 2019, ultimo anno di comparazione prima dell’emergenza Covid.

L’aggiornamento di febbraio riguardo alle previsioni a lungo termine segnala che se lo scorso anno si era registrato un 47% di volume di traffico rispetto al 2019, in questo 2022 gli analisti prevedono un recupero di traffico al 69%, nel 2023 all’83%, al 94% nel 2024 e al 101% nel 2025.

Uno scenario di ripresa internazionale leggermente più ottimistico rispetto a novembre 2021, basato sul progressivo allentamento o eliminazione delle restrizioni di viaggio in molti mercati.

“I fattori più incidenti nel traffico passeggeri – ha proseguito Walsh – sono le restrizioni che i governi impongono ancora ai viaggi. Fortunatamente, più governi hanno capito che le restrizioni di viaggio hanno un impatto a lungo termine minimo o nullo sulla diffusione di un virus. E le difficoltà economiche e sociali causate da un beneficio molto limitato semplicemente non sono più accettabili in un numero crescente di mercati. Di conseguenza, la progressiva rimozione delle restrizioni sta dando una spinta tanto necessaria alle prospettive di viaggio“.

Lo scenario internazionale

Non tutti i mercati o settori si stanno riprendendo allo stesso ritmo. Per esempio, l’Asia-Pacifico è in ritardo nella ripresa. Mentre Australia e Nuova Zelanda hanno annunciato nuove misure per riconnettersi con il mondo, la Cina non mostra segni di allentamento della sua strategia anti-Covid. Questo vuol dire che i blocchi localizzati nel suo mercato interno stanno deprimendo il numero di passeggeri globali, anche se altri mercati importanti come gli Stati Uniti sono in gran parte tornati alla normalità.

Quindi, a causa delle restrizioni di viaggio ancora in atto nel mercato Asia-Pacifico, il traffico da/per/all’interno di questa zona raggiungerà solo il 68% dei livelli del 2019 nel 2022, il risultato più debole. I livelli del 2019 dovrebbero essere recuperati nel 2025 (109%) a causa di una lenta ripresa del traffico internazionale nella regione.

Per quanto riguarda l’Europa, nei prossimi anni si prevede che il mercato trarrà vantaggio dalle preferenze dei passeggeri per i viaggi a corto raggio man mano che la fiducia riprenderà. Ciò sarà facilitato da una circolazione sempre più armonizzata e priva di restrizioni all’interno della Ue. Secondo le previsioni di IATA, il numero totale di passeggeri da/per/all’interno dell’Europa raggiungerà l’86% dei valori del 2019 nel 2022, prima di recuperare completamente nel 2024 (105%).

Il traffico da/per/all’interno del Nord America, dopo un 2021 resiliente, continuerà a registrare ottime performance anche nel 2022. Infatti, il mercato interno statunitense sta tornando alle tendenze pre-crisi e con continui miglioramenti nei viaggi internazionali. Nel 2022, il numero di passeggeri raggiungerà il 94% dei livelli del 2019. La piena ripresa è prevista nel 2023 (102%).

Le prospettive di traffico passeggeri dell’Africa sono leggermente più deboli nel breve termine a causa dei lenti progressi nella vaccinazione della popolazione e dell’impatto della crisi sulle economie in via di sviluppo. Il numero di passeggeri da/per/all’interno di questo continente riprenderà più gradualmente che in altre regioni, raggiungendo il 76% dei livelli del 2019 nel 2022 e superando i livelli pre-crisi solo nel 2025 .

Si ritiene che il focus del Medio Oriente sulla connettività a lungo raggio attraverso i suoi hub si tradurrà in una ripresa più lenta. Le previsioni di IATA sono che il numero di passeggeri da/per/all’interno del Medio Oriente raggiungerà l’81% dei livelli del 2019 nel 2022, il 98% nel 2024 e il 105% nel 2025.

Il traffico da/per/all’interno dell’America Latina è stato relativamente positivo durante la pandemia. Attualmente, si prevede che vedrà un forte 2022, con restrizioni di viaggio limitate e flussi dinamici di passeggeri all’interno della regione e da/per il Nord America. Inoltre, IATA sostiene che il numero di passeggeri nel 2019 sarà superato nel 2023 per il Centro America (102%), seguito dal Sud America nel 2024 (103%) e dai Caraibi nel 2025 (101%).

Le conseguenze del conflitto Russia-Ucraina

Purtroppo non sono da sottovalutare le conseguenze del conflitto Russia-Ucraina. Tuttavia, la previsione tracciata da IATA non calcola l’impatto che può avere questo evento sull’aviazione. Ma in generale, il trasporto aereo è resiliente agli shock e sembrerebbe improbabile che questo conflitto possa avere un impatto sulla crescita a lungo termine del trasporto aereo. E, nonostante la chiusura degli spazi aerei, è ancora troppo presto per stimare quali saranno gli effetti a breve termine per l’aviazione. È piuttosto evidente, però, che esistono rischi al ribasso, in particolare nei mercati esposti al conflitto.

I fattori di sensibilità includeranno l’estensione geografica, la gravità e il periodo di tempo per le sanzioni e/o la chiusura dello spazio aereo. Questi impatti si faranno sentire più gravemente in Russia, Ucraina e nelle aree limitrofe. La Russia pre-Covid era l’undicesimo mercato più grande per i servizi di trasporto aereo in termini di numero di passeggeri, compreso il suo enorme mercato interno. L’Ucraina si è classificata 48esima.

L’impatto sui costi delle compagnie aeree a seguito delle fluttuazioni dei prezzi dell’energia o del reindirizzamento per evitare lo spazio aereo russo potrebbe avere implicazioni più ampie. Non si esclude che la fiducia dei consumatori e l’attività economica subiscano un impatto anche al di fuori dell’Europa orientale.

Quello che per il momento è evidente è che nelle ore successive all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la domanda di viaggi internazionali ha subito un forte calo. Ma secondo gli esperti dei viaggi, dopo due anni di stop a causa della pandemia, le persone hanno molta voglia di viaggiare.

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Il belvedere mozzafiato che è una meraviglia

Vale la pena salire fin quassù per il belvedere mozzafiato da quale ammirare una splendida vista sulla punta del ramo lecchese del Lago di Como, del piccolo lago di Annone (che da lontano ha la forma di un cuore) e sul fiume Adda che scorre sotto i piedi. L’effetto “wow” è assicurato.

Il belvedere dei Resinelli

Siamo ai Piani dei Resinelli, sulle Prealpi lombarde, a pochi chilometri da Milano. Qui, a circa 1300 metri di quota, si trova una delle terrazze panoramiche più belle. Ci si arriva attraversando il Parco del Valentino, un’area di circa 185 ettari a Nord del monte Coltignone, intitolato all’industriale lecchese Valentino Gerosa Crotta che, negli Anni ’60 del Novecento, lo lasciò in eredità al Touring Club Italiano. Tra queste cime, ricordano gli esperti, ha mosso i primi passi l’alpinista ed esploratore Walter Bonatti (a cui è stato intitolato un rifugio in valle d’Aosta).

Tuttavia, non è necessario essere super allenati per percorrere il sentiero lungo la via Escursionisti che arriva al belvedere, una passerella d’acciaio sospesa nel vuoto. Da brividi. La passeggiata, un percorso ad anello, è, infatti, molto tranquilla, adatta alle famiglie e anche a chi non è abituato a camminare. In mezz’ora, massimo un’ora, per chi se la prende comoda, si arriva a destinazione.

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Il belvedere dei Piani di Resinelli

Il sentiero è ampio e agevole, in leggera salita, a tratti immerso nel bosco di frassini e faggi, e conduce all’ingresso del Parco del Valentino. Durante il periodo estivo è facile vedere anche pecore e capre al pascolo.

Il Parco del Valentino

Quando è aperto, merita una visita anche il Museo Casa Villa Gerosa, che racconta la storia del Gruppo delle Grigne, il massiccio montuoso alpino più famoso della zona che supera i 2400 metri, dei loro sentieri e dei bivacchi e che propone diverse iniziative interessanti anche per i più piccoli.

All’interno del Parco del Valentino si trovano molti altri edifici, testimoni della storia dei Piani dei Resinelli. Vi si trovano diverse costruzioni, come la stazione della teleferica che collegava i Piani con Lecco passando nella Val Calolden e che, fino all’apertura della carrozzabile, a metà degli Anni ‘30, consentì di trasportare i materiali per la costruzione e il primo sviluppo, come Villa Gerosa, un tipico esempio di villa montana padronale.

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Il belvedere a strapiombo

Poco più a monte, i rustici testimoniano la vocazione al pascolo tipica di questa località, già da quand’era chiamata Alpe di Mandello. E, infine, un “roccolo”, una postazione di caccia, posto sulla cresta che arriva al belvedere e che attesta la diffusione di questo metodo di caccia con le reti, diffusosi nel territorio intorno alla metà del XIX secolo.

Gli edifici sono collegati tra loro da strade sterrate, costruite per facilitare il trasporto del legname. Il bosco che ricopre gran parte del parco si è sviluppato solo negli ultimi anni in quanto, fino a non molti anni, fa ospitava dei pascoli che arrivavano fino a Cima Paradiso (o Cima Calolden) e del Coltignone. Quassù sono ancora visibili i ruderi di alcuni giacigli impiegati dai pastori come ricovero o come deposito per il latte.

Ormai sono quasi del tutto cancellate dalla vegetazione, invece, le tracce delle antiche miniere, delle piste da sci, utilizzate fino agli Anni ’80, e del trampolino, intitolato al canottiere e sciatore lecchese Nino Castelli, che fu per alcuni anni, fra i primi dell’arco alpino.

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Il lago di Lecco sotto i piedi e, in lontananza, il lago di Annone

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Il villaggio Svizzero che profuma di fiori e farina

Incastonato tra i paesaggi idilliaci e incontaminati della Valle Onsernone, considerata la più selvaggia di tutta la Svizzera, passando tra risalti, paesaggi isolati e strutture antiche e abbandonate, si arriva a Vergeletto, un piccolo e delizioso villaggio abitato solo da 64 persone.

Le poche case in pietra che si affiancano una all’altro si palesano come una poetica visione, la vita che pullula all’interno dei boschi della valle fatta di flora e fauna selvaggia, qui lascia spazio a quella umana che scorre lenta, secondo tradizioni antiche e secolari.

Vergeletto: la patria dell’anima e della farina

Situato proprio sotto il grazioso laghetto alpino di Salei, raggiungibile imboccando i sentieri montani, questo villaggio si palesa davanti agli avventurosi, abituati ad attraversare la natura e null’altro per chilometri, come un miraggio. Lontano dai sentieri più battuti dal turismo, Vergeletto è un luogo appartato, selvaggio e incontaminato, dove la vita scorre seguendo i ritmi scanditi dalla natura.

La visione è idilliaca e sicuramente inedita, eppure a guardare Vergeletto non si può non desiderare di tornare ancora, e a guardare le fotografie che lo ritraggono il motivo sembra piuttosto intuibile. Sembra quasi di poterla attraversare quell’atmosfera silenziosa e surreale in cui tutto è rimasto sospeso nel tempo e nello spazio. Un luogo in cui è possibile dare voce alle emozioni e ascoltarle, data l’assenza di traffico, caos e disordine che contraddistinguono i giorni della società contemporanea. Un luogo dell’anima, come lo ha definito lo scrittore Max Frisch.

Ma Vergeletto è anche il luogo che profuma di mais e pop corn, di farina. Non una qualsiasi ma quella di quella bóna, oggi diventata una preziosa testimonianza del tempo passato nonché ingrediente strategico e speciale per le preparazioni di birre, biscotti, torte e gelati.

Vergeletto e la farina bóna

Come un antico scrigno volto a conservare un prezioso tesoro, così è Vergeletto. La memoria degli anziani, che vivono ancora nel villaggio, è preziosa, sono loro i custodi di questa antica preparazione. La testimonianza più antica della produzione della farina bóna risale agli ultimi decenni del 1800.

Una preparazione, questa, che rischiava di essere perduta per sempre durante gli anni ’60 dello scorso secolo a causa dei cambiamenti delle abitudini alimentari e dell’assenza dei mugnai. A partire dagli ultimi anni del 1900, però, anche a seguito della ristrutturazione del mulino di Loco, la memoria dell’antico prodotto è tornata in auge e Vergeletto ha ricominciato la sua produzione.

L’impegno dei mugnai per la produzione di farina di mais è forte del ricordo di Nunzia Terribilini, la donna alla quale è attribuita l’idea di tostare il mais fino a che almeno un terzo dei chicchi non scoppiassero. Ora sono gli abitanti della Valle Onsernone a dover continuare quel lavoro iniziato tanti anni fa, lo stesso destinato a essere tramandato da generazioni.

Così ecco che un viaggio a Vergeletto si trasforma, come per magia, in un’avventura che attraversa il tempo e lo spazio, che permette di entrare nelle viscere della natura incontaminata e da questa lasciarsi accarezzare, che consente ai viaggiatori di esplorare tradizioni antiche e straordinarie. Pronti a partire?

Vergeletto

Vergeletto

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Le location del film “Il ritratto del duca” con Helen Mirren

Si è da poco celebrato il 60° anniversario di uno dei furti più famosi della storia, quello del ritratto di Francisco Goya intitolato “Il Duca di Wellington”, un dipinto che ritrae Arthur Wellesley, duca di Wellington, conservato ancora oggi nella National Gallery di Londra. È l’unico dipinto ad essere mai stato sottratto dalla pinacoteca nei suoi 196 anni di storia.

La storia vera viene raccontata in modo sublime nel film “Il ritratto del duca” (“The Duke”, presentato fuori concorso all’ultima mostra del Cinema di Venezia) con l’attore Jim Broadbent, nel ruolo del protagonista Kempton Butnon, ed Helen Mirren, in quello della moglie Dorothy.

Nel 1961, Butnon, tassista di Newcastle, trafugò dal museo londinese il famoso quadro del valore stimato di 140mila sterline. Commise il furto solo per attirare l’attenzione. Lo restituì qualche anno dopo e fu condannato solamente per non aver riportato la cornice.

La National Gallery di Londra

Le location del film sono naturalmente quelle protagoniste indiscusse della storia, prima fra tutte la National Gallery, il museo più famoso di Londra. Chiunque visiti la Capitale britannica prima o poi ci capita, anche perché si trova nella centralissima Trafalgar Square e poi, cosa non da poco, l’ingresso è gratuito. Il motivo è che la collezione appartiene al popolo britannico e chiunque è libero di accedervi.

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La National Gallery di Londra

Il maestoso edificio con una grande scalinata e un colonnato sovrastato dalla cupola è davvero imponente. Fu inaugurato nel 1838 da una giovane Regina Vittoria. Non è solo uno dei musei più importanti di Londra, ma anche del mondo. Le sue 66 gallerie sono ordinate in quattro sezioni in modo cronologico.

All’interno la National Gallery ospita migliaia di dipinti di ogni epoca, dalla scuola italiana (tra cui opere di Piero della Francesca a Botticelli a Leonardo e Michelangelo) alla fiamminga, olandese, spagnola, francese e, naturalmente, inglese.

L’Old Bailey, il tribunale penale

Quando Kempton viene condannato, deve comparire all’Old Bailey, il tribunale penale, per vari capi d’imputazione, tra i quali il furto del dipinto e della sua cornice. Ancora oggi questo edificio nel centro di Londra, nei pressi della St Paul’s Cathedral, ospita la Central Criminal Court, la Corte della Corona e il tribunale penale centrale.

L’edificio fu costruito nel luogo dove si trovava la prigione medievale di Newgate, distrutta nel grande incendio di Londra del 1666, in una strada chiamata Old Bailey, che segue il percorso delle mura fortificate della City (dette “bailey”, appunto) e che ha dato il nome alla corte. È stato citato in moltissimi romanzi, a partire da “Racconto di due città” di Charles Dickens al giallo “Attentato alla corte d’Inghilterra” di Tom Clancy, e immortalato in altri film prima di questo, come “Il caso Paradine” di Hitchcock, per esempio, o la serie Tv “Poirot”.

La città di Newcastle

Poiché la città è cambiata moltissimo negli ultimi anni rispetto al periodo del furto del dipinto, gli Anni ’60, quando vi abitavano i Butnon, la produzione non ha potuto girare tutte le scene a Newscastle, ma ha dovuto cercare delle location altrove. Le ha trovate a Leeds e nella vicina Bradford, nel West Yorkshire.

Affacciata sul fiume Tyne – iconico è il Tyne Bridge che lo attraversa da parte a parte – e a pochi chilometri dal Mar del Nord, è stata per secoli un importante un grande porto e centro per il commercio, soprattutto della lana, oltre che una zona di estrazione del carbone, tanto che nel XIX secolo divenne la città-guida della rivoluzione industriale in Inghilterra. Oggi che queste industrie non esistono quasi più, Newcastle è divenuta famosa per la sua vita culturale, per la movida notturna e per lo sport, soprattutto il calcio, con la squadra del Newcastle che milita in Premier League.

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Una scena del film “Il Duca di Wellington”

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La migliore birra si beve su un pub in cima a un palazzo di Dublino

C’è chi si mette in viaggio seguendo il cuore e i suoi comandamenti, per provare nuove esperienze sensoriali e ricche di emozioni. C’è chi lo fa per realizzare un sogno, per perdersi e immergersi in nuove realtà e chi, ancora, per arricchire il proprio bagaglio culturale. Ma c’è anche chi lo fa per bere la migliore birra del mondo in un luogo suggestivo e affascinante, dinamico e frizzante, che regala una delle viste più spettacolari di sempre.

Un luogo che sembra appartenere all’immaginario della fiction e che invece è reale, ed è facilmente raggiungibile da tutti i viaggiatori che hanno in mente di andare Dublino.

La capitale dell’Irlanda si sa, è la patria della birra, non una qualsiasi ma quella che è diventata il simbolo di tutto il Paese, stiamo parlando della Guinness. Ed è proprio in città che una nuova esperienza a suon di Guinness è disponibile per tutti i buoni intenditori. Benvenuti al Gravity Bar.

Gravity Bar

Gravity Bar

Il Gravity Bar

Situato in cima a un edificio al numero 8 di St. James’s Gate, il Gravity Bar è molto più di un locale dove trascorrere una tranquilla serata in compagnia o in solitudine durante una vacanza. Questo bar, infatti, rappresenta il cuore e l’anima della cultura della patria della birra, non è un caso che l’epico bar si trovi proprio sul tetto della Guinness Storehouse di Dublino.

Situato al settimo piano della struttura, il locale da fuori sembra quasi somigliare a un’astronave. Una volta entrati al suo interno, invece, è chiaro che quella che aspetta i visitatori una delle esperienze sensoriali più straordinarie per gli amanti dei tour di degustazioni.

Il Gravity Bar è situato in uno dei punti più panoramici e alti di Dublino e la struttura ottagonale garantisce una vista a 360 gradi attraverso le grandi vetrate che si affacciano direttamente su tutta la città. Il panorama si estende dalle montagne di Wicklow, dove l’azienda produttrice di birra si rifornisce di acqua dolce, al Phoenix Park passando per la suggestiva baia di Dublino.

Vista panoramica di Dublino dal Gravity Bar

Vista panoramica di Dublino dal Gravity Bar

Dentro il cuore della birra

Un viaggio a Dublino può trasformarsi in un altro viaggio, sensoriale, quello che si snoda all’interno di un edificio in cui è possibile attraversare e assaggiare la storia, la cultura e il sapore della birra. Dopo un tour all’interno della Guinness Storehouse di Dublino, che porta i visitatori alla scoperta dei processi di produzione e dei lavori dei maestri bottai, si sale fino all’ultimo piano dove è situato il luogo perfetto per sorseggiare la birra scura mentre si contemplano alcuni dei luoghi più belli della capitale irlandese.

Il Gravity Bar è un punto di riferimento per tutti i cittadini di Dublino. Inaugurato negli anni 2000, un ventennio dopo ha investito in un’importate ristrutturazione riaprendo i primi giorni di marzo del 2020. A causa della pandemia, però, questo meraviglioso locale con vista non è stato accessibile a tutti per quasi due anni, almeno fino a oggi.

Perderselo è davvero un peccato. Chi ha voglia di brindare con una pinta scura? Se avete in mente un viaggio a Dublino non dimenticate di prenotare un posto al Gravity Bar tramite il sito web della Guinness Storehouse, il locale potrebbe essere piuttosto affollato.

Gravity Bar

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