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Giordania, il meraviglioso Jordan Bike Trail che passa attraverso il deserto

L’avreste mai detto che la Giordania è una delle migliori destinazioni per trascorrere le vacanze in bicicletta? Eppure è così e lo è soprattutto grazie al Jordan Bike Trail, un itinerario di 730 chilometri con conduce alla scoperta del Paese, da Nord a Sud, in 12 macro tappe, tra rovine archeologiche di immenso valore, riserve naturali e villaggi ospitali.

Cosa aspettarsi dal Jordan Bike Trail

Il Jordan Bike Trail permette di avventurarsi lungo sentieri rocciosi e attraversare deserti di sabbia rossa. Il tutto mentre si è accompagnati dall’ospitalità e la cucina beduina, accampandosi nelle aspre montagne abitate da pastori e dai loro greggi, o utilizzando uno dei tanti alberghi presenti.

Con un dislivello di 20.000 metri e suddiviso in 12 magiche tappe, attraversa da Nord a Sud l’intero territorio giordano mentre corre sul crinale dei monti che hanno visto millenni di storia, con luoghi famosi per il Cristianesimo e per le popolazioni che hanno solcato questo territorio.

In sostanza si passa in mezzo ad aree con magnifici resti romani incorniciati dalla natura, intere città riportate alla luce e antichi castelli medievali edificati durante le Crociate, fino alla più che meravigliosa città nabatea di Petra.

Se vi state chiedendo se si può affrontare in autonomia la risposta è sì: la Giordania, oltre a essere un Paese sicuro, è anche abitato da popolazioni nomadi molto ospitali.

Le tappe sono divise in tre grandi aree, ognuna delle quali prevede alcuni stop essendo lunghe diversi chilometri: la regione settentrionale, quella centrale e quella meridionale, ognuna con quattro diversi possibili itinerari.

 Jordan Bike Trail intinerario

Fonte: iStock

Un angolo del Jordan Bike Trail

L’incredibile itinerario

Se il vostro obiettivo è visitare i più famosi siti turistici della Giordania, la regione meridionale è la più caratteristica e sicuramente la più turistica. È quella che arriva a Petra, la città rosa, che attraversa il deserto del Wadi Rum per terminare sul Mar Rosso giordano ad Aqaba.

Selvaggio e avventuroso è l’itinerario del Nord, quello che va da Um Qais a Madaba, che passa tra deserti di roccia, costeggia corsi d’acqua e attraversa wadi e montagne.

Il percorso del Centro della Giordania parte da Madaba e arriva a Shobak, con tappe nelle antiche cittadelle e tra le rovine di castelli.

Itinerario Nord

L’itinerario che attraversa il Nord inizia dai resti della città di Gadara (oggi Um Qais) per poi regalare una tonificante discesa verso la diga di Al Arab. Cominciano subito dopo una serie di strade asfaltate e sterrate in cui ammirare villaggi più piccoli, prima di un’ulteriore lunga discesa verso la Valle del Giordano che è anche il punto più basso del viaggio. Da lì si risale a Pella con i resti di un’altra città della Decapoli per poi percorrere un lunga e lenta salita verso Kufr Rakeb, uno dei cinque distretti metropolitani che compongono il comune di Barqash.

Lasciando Kufr Rakeb si ha la possibilità di salire e scendere tra le famose foreste di querce del nord della Giordania. Qui si può ammirare il castello di Ajloun, una fortezza musulmana del XII secolo, per poi pedalare su una lunga discesa prima di risalire fino ad Anjara. Dopo Anjara direzione Khirbet as-Souq, su un terreno boscoso e ondulato.

castello di Ajloun jordan bike trail

Fonte: iStock

Il castello di Ajloun

Il percorso continua e arriva sino al Wadi Zarqa, un punto da dove godere di viste impressionanti. Inizia poi una lunga scalata fuori dal canyon: un tratto particolarmente impegnativo durante le giornate calde. Di seguito si scende in un’altra valle per risalire a Rumeimeen, dove sorge una cascata in cui dedicarsi a un po’ di relax, per poi proseguire fino a Fuheis.

A Fuheis prende vita praticamente un altro viaggio: vi lascerete alle spalle le rigogliose foreste del Nord per andare verso una zona più arida, pedalando lungo il bordo della Valle del Giordano. L’arrivo è a Madaba.

Itinerario Centrale

L’itinerario centrale parte da Madaba e permette di attraversare due dei principali wadi della Giordania centrale: Wadi Zarqa-Ma’in e Wadi Hidan. In quest’ultimo vale la pena prendersi un momento per fermarsi e godersi il ​​panorama visibile durante la discesa, ma anche per rilassarsi sotto la piacevole ombra offerta dai diversi alberi presenti. Anche perché, subito dopo, si deve affrontate una lunga salita che conduce a Dhiban.

Il percorso procede, e forse con il tratto più complesso di tutti: bisogna salire ben oltre 1000 metri per raggiungere il bordo opposto del canyon. Il panorama, però, è davvero unico al mondo, così come la serie di piccoli villaggi che caratterizzano la zona. Infine, da Rakin una discesa tecnica, seguita da un’ulteriore salita, scorta nella valle sotto Karak.

Karak vi regalerà altrettanti panorami impressionanti per poi proseguire per alcuni chilometri di strada sterrata attraverso piccoli villaggi giordani e tende di pastori sulla strada per Wad Hasa, l’ultimo dei principali wadi visibili durante questo tratto di Jordan Bike Trail.

Karak giordania

Fonte: iStock

La vista da Karak

L’Itinerario Centrale giunge poi al suo termine seguendo una pittoresca strada sterrata lungo il bordo del canyon, prima di superare Busayra fino a Dana. A Dana potrete emozionarvi con ampie vedute del Wadi Feynan e poi proseguire su un’altra bellissima valle fino a Shobak e al suo storico castello.

Itinerario Sud

L’itinerario in 12 tappe prosegue verso Sud poiché da Shobak si dovrà pedalare su una strada sterrata lungo la Valle Araba con alcune delle viste più spettacolari dell’intero percorso. Alla fine si salirà sulla King’s Highway e, dopo un’altra breve salita, si raggiungerà il punto più alto del sentiero, poco meno di 1700 metri. In discesa poi verso Little Petra e Petra, con viste meravigliose dei siti.

Da Petra una serie di salite, discese e strade sterrate condurranno in un’ampia area desertica fino ad Abbasiya.

La penultima tappa farà tirare un respiro di sollievo: le impervie salite sono ormai un lontano ricordo. Ma attenzione, rimane da affrontare la sabbia del deserto con i suoi contrafforti di arenaria: il Wadi Rum si comincia a vedere in lontananza, ma bisogna ancora avvicinarsi a Quwayrah e alla Desert Highway. Da lì si arriverà finalmente al deserto monumentale giordano dove organizzare un soggiorno in una tenda beduina.

Wadi Rum giordania

Fonte: iStock

Soggiornare nel Wadi Rum

Per ultimo, dalle infinità del deserto a un tratto complesso che conduce a Titen, un villaggio che un tempo apparteneva all’Arabia Saudita. Da questo momento in poi tutto sarà in discesa fino ad Aqaba, costeggiando le meraviglie del Mar Rosso.

Informazioni utili

Ogni tappa del Jordan Bike Trail fornisce informazioni sulle difficoltà dei percorsi, le distanze e il tempo medio di percorrenza, con mappe, file GPX per l’orientamento, dati altimetrici, luoghi di ristoro e per pernottare, trasporti, dove noleggiare le biciclette, la descrizione dei luoghi di maggior interesse che s’incontrano lungo il percorso e suggerimenti vari.

L’organizzazione del Jordan Bike Trail si propone anche di consigliare itinerari alternativi per quei ciclisti che non hanno molto tempo a disposizione per completare i vari percorsi e di fornire le principali informazioni sulla pianificazione del viaggio prima di partire.

È bene sapere, però, che è altamente sconsigliato andare da Sud verso Nord perché il tragitto è stato appositamente esplorato e progettato per essere percorso al contrario. Questo vuol dire che i tratti in salita sono su strada, mentre quelli in discesa o pianeggianti sono su sterrato/fuoristrada ove possibile. Inoltre, non si può entrare nel Wadi Rum provenendo da Aqaba.

Non resta che percorrere questo affascinante Paese a bordo di una bicicletta per scoprirne le sue sfaccettature più autentiche.

jordan-bike-trail

Fonte: @Jordan Bike Trail

Jordan Bike Trail
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montagna Notizie Viaggi

Puoi adottare gli alberi di questa montagna italiana

Sono il polmone verde del nostro pianeta, ma troppo spesso ci si dimentica di quanto siano importanti: gli alberi non fanno bene soltanto all’uomo, ma anche alla natura. Incendi e deforestazioni mettono a rischio la loro sopravvivenza, quindi non si può fare altro che prendersene cura con grande amore e attenzione. Aiutare a piantare nuovi alberi è un modo per garantire un futuro roseo alla Terra, ma non l’unico. Anche quelli che già popolano i boschi e le foreste hanno bisogno di essere aiutati e protetti. Uno dei gesti più semplici ma significativi è adottare un albero, dando vita a un legame fortissimo come quello che si crea con il progetto “MontepisanoTree” che prende proprio il nome dalle montagne del Subappennino Toscano.

Un progetto che si prende cura dell’ambiente

È qui, tra le province di Pisa e Lucca, che si possono adottare gli alberi del Monte Pisano. “MontepisanoTree” permette a chiunque di diventare una sorta di “custode” di questi alberi. Grazie a un semplice versamento, è possibile garantire le cure necessarie ai vari arbusti. Far parte di questo progetto vuol dire contribuire alla manutenzione e valorizzazione del bosco. Troppo spesso quest’ultimo viene minacciato dagli incendi, come è successo negli scorsi anni in questa parte della Toscana quando sono state bruciate centinaia di ettari di vegetazione.

Montagne e ulivi

Fonte: iStock

Un incantevole paesaggio montano

Se invece ci fosse stata una corretta manutenzione, i danni sarebbero stati molto più contenuti. Avere boschi floridi e ricchi di alberi, inoltre, è fondamentale per contrastare e ridurre gli effetti del cambiamento climatico, un dettaglio che fa la differenza sia per le nostre vite che per quelle degli animali e delle piante. Aderendo al progetto “MontepisanoTree”, si verrà periodicamente aggiornati sulla salute dell’albero che ha ricevuto le cure grazie all’adozione, si avrà una targhetta personalizzata e si permetterà al progetto stesso di andare avanti.

Alla scoperta di Monte Pisano

Ci sono tanti luoghi in Italia in cui la natura trionfa e uno di questi è proprio Monte Pisano, noto anche come Monti Pisani. La vetta principale di questo sistema montuoso è il Monte Serra che sfiora i mille metri, inoltre tutto il territorio circostante è caratterizzato da luoghi suggestivi che meritano di essere visitati almeno una volta nella vita. Piccoli borghi medievali come Calci e tutto quello che è rimasto delle antiche fortificazioni si alternano a santuari e persino acquedotti romani. In passato i Monti Pisani erano il luogo ideale per estrarre la pietra, gran parte della quale è stata utilizzata per costruire uno dei monumenti più belli che sorgono a pochi chilometri da qui, il Duomo di Pisa.

Uno scorcio di Calci

Fonte: iStock

Il borgo di Calci, in provincia di Pisa

C’è tanto verde e non mancano neanche le prelibatezze gastronomiche. L’olio che si produce da queste parti è tra i più apprezzati della Toscana, tanto e vero che lungo i vari percorsi dei Monti Pisani si possono incontrare tantissimi ulivi. Anche le castagne e i funghi sono tipici del posto e fanno apprezzare ancora di più questi boschi. Adottare un albero del Monte Pisano non è soltanto un modo per fare qualcosa di concreto in favore dell’ambiente e della sua tutela, ma anche l’occasione per scoprire e visitare luoghi incantevoli e incontaminati in cui la natura si esprime al meglio.

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linee aeree Notizie Viaggi

La nuova compagnia aerea italiana è davvero rivoluzionaria

In Italia, e tra non molto, arriverà una nuova compagnia area che però sarà quasi del tutto diversa rispetto alle altre che ormai conosciamo bene. Un vettore rivoluzionario che, senza ombra di dubbio, farà parlare molto di sé.

Si chiamerà AviaRoma e, come riportato da L’Agenzia di Viaggi Magazine, non sarà solo una nuova aerolinea, sarà anche un nuovo modello di business basato su un’app dove il passeggero troverà una vasta gamma di servizi legati al territorio di destinazione.

L’ambizioso progetto

Il progetto è di Robert Flavio Paltrinieri che può vantate un passato professionale nel trasporto aereo. Secondo lui, e come si può leggere sempre sul magazine che vi abbiamo citato sopra: “AviaRoma dovrà essere vista come una infrastruttura”.

L’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di far volare a prezzi molto bassi. Ma come sarà possibile tutto questo? “Perché il nostro core business non sarà il vettore, bensì la piattaforma digitale messa a disposizione del passeggero che potrà relazionarsi con il territorio di destinazione, accedendo e acquistando servizi e prodotti di quel territorio direttamente tramite la app. Di fatto, il servizio aerei diventerà la parte marginale del nostro sistema produttivo, mentre il valore sarà costituito dalla comunità diretta che opera nella compagnia”, ha spiegato al magazine Paltrinieri.

Detta in parole più semplici, e stando al progetto attuale, i collegamenti di AviaRoma non saranno presenti sui motori di ricerca internazionale di voli come Skyscanner, ma solo ed esclusivamente sulla app in cui verranno allestiti innumerevoli servizi e prodotti del territorio dove opereranno gli aeromobili.

Flotta e rotte

Il piano di sviluppo del vettore prevede il micro raggio, ovvero i brevi collegamenti aerei tra province, ma anche il corto, medio e lungo raggio. Come si può leggere sul sito, le operazioni cominceranno quest’anno e con i seguenti aerei.

  • micro raggio: massimo 90 minuti di volo – quindi in Italia – e verrà utilizzato il nuovissimo CESSNA Sky Courier a 19 posti – non appena i primi aerei saranno disponibili per la vendita in Europa – e in alcune circostanze anche ATR 42 e 72;
  • corto raggio: massimo 180 minuti di volo per raggiungere le principali città europee, e del bacino del mediterraneo, con una straordinaria rete nei Balcani. Verrà utilizzato un Bombardier CRJ Family;
  • medio raggio: fino a 300 minuti di volo e prevede un network verso l’Africa e le principali mete turistiche europee. Verranno utilizzati Airbus A318, Airbus A319, Airbus A320, Airbus A321;
  • lungo raggio: oltre i 300 minuti di volo che serviranno a collegare 5 continenti, con aerei potenti, comodi e sicuri e grandissimi come gli Airbus A340 300/500/600.

Sempre sul sito si può leggere che dal 2025 la compagnia, nel lunghissimo raggio, metterà in flotta i primi 2 Airbus 380-800 e che sta già pianificando un nuovo segmento: il lungo raggio business con aeromobili da 6 e 12 passeggeri.

Come funzionerà l’applicazione

L’applicazione di AviaRoma permetterà di coniugare e connettere il passeggero al territorio, risparmiare ma anche guadagnare. I prezzi saranno competitivi, con tariffe ante-Covid e costo fisso uguale per tutti. Ciò vuol dire che non ci sarà più la logica del pricing dinamico, con il costo del volo che aumenta con l’approssimarsi della data di partenza.

In cantiere c’è anche un sistema di payback che consentirà al passeggero di avere a disposizione un pacchetto di servizi e prodotti del territorio che vuole visitare da acquistare sempre tramite app.

AviaRoma, inoltre, si è avvalsa dell’intelligenza artificiale per mettere a punto la sua offerta: ha creato un sistema di interazione tra reti di operatori che possano garantire ed erogare i servizi a bordo dell’aereo, anche in assenza di connessione.

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Borghi Campania Napoli Viaggi

In questo piccolo borgo marinaio il tempo si è fermato

Napoli è conosciuta per il calore e l’accoglienza della sua popolazione, ma anche perché è una città ricca di storia e paesaggi mozzafiato che stupiscono e lasciano senza parole ogni volta che si ammirano. Girare tra le vie del capoluogo campano riserva ogni volta una sorpresa e capita spesso di imbattersi in un angolo o in uno scorcio mai visto prima. Quartieri e vicoli sono il tratto distintivo di Napoli, ma la città che affaccia sul Vesuvio non poteva di certo farsi mancare un incantevole borgo.

Sull’isolotto di Magaride è possibile imbattersi in Borgo Marinari, un quartiere legato alla città tramite un piccolo lembo di terra, in cui è possibile assaporare il silenzio e un’atmosfera quasi sospesa nel tempo, lontana dai ritmi frenetici e dalla vivacità del capoluogo campano.

L’affascinante storia di Borgo Marinari

La storia e la vita di questo borgo è strettamente legata a quella di Napoli e inizia nel momento in cui alcuni coloni greci di Cuma, decisero di colonizzarlo e fondare un emporio portuale. La presenza dei greci, nel corso degli anni, fu rimpiazzata da quella dei romani, tanto che secondo alcune leggende, il territorio diventò la sede della dependance del generale romano Lucio Licinio Lucullo.

I greci e i romani, non furono gli unici abitanti del borgo: poco prima dell’inizio dell’epoca medievale giunsero anche i monaci Basiliani che fondarono il loro convento inizialmente dedicato a San Salvatore e poi in seguito a San Sebastiano. Non a caso, ancora oggi, infatti, la zona è conosciuta come isolotto di San Salvatore. Il timore di un’invasione da parte dei Normanni costrinse i monaci a trasferirsi dall’isolotto stesso che fu trasformato in un piccolo presidio per proteggere la città. La conquista normanna fu però inevitabile e il presidio militare divenne la base per la costruzione del futuro Castel dell’Ovo.

Nel corso dei secoli Borgo Marinari ospitò sempre più famiglie di pescatori, ma alla fine del XIX secolo in seguito a una bonifica il quartiere ha assunto un aspetto ancora più pittoresco. Da quel momento è come se qui il tempo si fosse fermato.

Borgo Marinari di Notte

Fonte: iStock/SergeYatunin

Una veduta notturna di Borgo Marinari

Un panorama unico: Borgo Marinari oggi

La zona prettamente turistica è riuscita a conservare la sua antica bellezza: le barche sono una presenza costante e attirano immediatamente la vista con le loro forme e i loro colori. Anche i pescatori che entrano ed escono di continuo dal porto sembrano essere gli stessi che popolavano questo borgo tanti anni fa. Scoprire oggi Borgo Marinari significa anche fare un tuffo in uno dei luoghi più romantici e magici della movida napoletana.

L’imponenza di Castel dell’Ovo, il castello più antico di Napoli, regala uno scenario unico e mozzafiato. Ma non è l’unica attrazione che si può ammirare: a pochi passi si possono incontrare gli altri simboli della città, come il Palazzo Reale, il Teatro San Carlo, oltre alla splendida Piazza del Plebiscito. In poche parole, qui c’è il panorama perfetto per chi vuole godersi un momento di relax in un posto da sogno, destinato a rimanere a lungo nel cuore di ogni visitatore.

Borgo Marinari e le barche

Fonte: iStock/photooiasson

Le barche attraccate a Borgo Marinari
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L’incredibile scoperta in Italia durante gli scavi della metropolitana

L’Italia è ricca di splendide testimonianze archeologiche in grado di raccontarci qualcosa in più sulla storia della nostra civiltà: alcune di esse, tuttavia, si celano ancora sotto terra in attesa di tornare alla luce. A volte questo accade per puro caso, e non può che lasciare tutti a bocca aperta. È proprio ciò che è successo a Cagliari, dove un’affascinante scoperta archeologica ha costretto gli operai ad interrompere i lavori per un’importante opera urbanistica.

Cagliari, trovato un acquedotto romano

Da tempo fervono i lavori per la realizzazione della nuova metropolitana leggera di Cagliari, che collegherà le stazioni di Piazza Matteotti e Piazza Repubblica. Gli scavi stanno occupando gran parte dell’area in cui transiteranno i treni della Linea 3, che dovrebbe essere inaugurata nel 2024. Ma un recente avvenimento mette a rischio la data prevista per il termine dei lavori: gli operai si sono infatti imbattuti in qualcosa di davvero sorprendente e inatteso. Sotto terra si celavano alcune antiche rovine che ora, pian piano, stanno tornando alla luce.

Quella che riprende vita è la Cagliari romana, con tante testimonianze di un’epoca lontanissima che credevamo perdute per sempre. Nel corso degli scavi, infatti, sono state trovate alcune vasche e delle condutture in muratura, nascoste ad appena un metro di profondità in Piazza Matteotti, ovvero esattamente al termine del tracciato della nuova metropolitana. Si tratta di ciò che resta di un acquedotto romano, un’opera di carattere monumentale che serviva l’intera rete idrica della città antica. A conclusione del percorso dell’acquedotto, è stata scoperta anche una fontana di grandi dimensioni.

Gli archeologi sono subito intervenuti per analizzare le rovine appena riemerse dal sottosuolo. “Si tratta di ritrovamenti importanti. Sotto terra ci sono edifici di carattere monumentale di età romana. Quasi certamente si tratta di un acquedotto” – ha spiegato la sovrintendente Monica Stocchino. La scoperta è davvero eccezionale, e ci permette di gettare un occhio alla città antica di Cagliari, come doveva essere durante il periodo dell’Impero Romano. Ma cosa ne sarà adesso dell’acquedotto appena scoperto?

Cosa succederà all’acquedotto romano

La sovrintendenza dovrà trovare il modo di coniugare l’esigenza di preservare queste splendide testimonianze storiche con quella di portare avanti i lavori, così da garantire una migliore mobilità urbana ai cittadini. È un problema che richiede una soluzione in tempi brevi, per evitare che l’opera di realizzazione della metropolitana non slitti troppo a lungo. “I tempi di esecuzione certamente slitteranno, anche perché è stato solo a seguito di nostre sollecitazioni che la sovrintendenza si è espressa” – ha affermato Carlo Poledrini, direttore generale dell’ARST (Azienda Regionale Sarda Trasporti) – “Si troverà, auspicabilmente, una soluzione in grado di salvaguardare quanto deve essere salvaguardato e allo stesso tempo di procedere con i lavori”.

Una delle possibilità ventilate dagli enti preposti alla tutela del patrimonio archeologico è quella di individuare una variante al progetto originario della linea metropolitana. Si parlerebbe, nel caso, di spostare il capolinea: è anzi possibile che proprio nell’area in cui è prevista l’ultima fermata si celino ancora dei reperti da portare alla luce. “Le rinvenienze archeologiche, in termini generali, erano già note per cui faremo delle ipotesi di intervento, ma il tracciato non cambierà” – ha dichiarato Poledrini.

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La Fontana dell’elefante: perché il simbolo di Catania

La prima tappa di qualsiasi tour di Catania che si rispetti è senza dubbio piazza Duomo, al cui centro si erge l’inconfondibile Fontana dell’elefante, considerata uno dei simboli della città.

Costruita in un paio d’anni tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini, la statua dell’elefante che si erge sulla fontana è fatta di basalto nero (“u Liotru”, in dialetto catanese) protagonista del monumento. A questa simbolica fontana è legata una leggenda secondo la quale proteggerebbe Catania dalle eruzioni dell’Etna.

Fu costruita in seguito al terribile terremoto che colpì il Val di Noto nel 1693. Sembra una fontana piuttosto semplice, invece è ricca di elementi e soprattutto simbolici.

La leggenda

Il termine catanese “U Liotru” che viene usato per indicare la fontana sarebbe in realtà nato dalla storpiatura del nome Eliodoro, un giovane catanese che, secondo una leggenda, avrebbe tentato – senza successo – di diventare Vescovo di Catania. Quando si mise contro il Vescovo Leone II, questo lo condannò a essere bruciato vivo nel Forum Achelles.

Questo fantomatico personaggio sarebbe legato all’elefante perché una leggenda narrava che fu lui il suo scultore e che addirittura fosse solito cavalcarlo per spostarsi da Catania a Costantinopoli. Sempre secondo la leggenda, il vescovo Leone avrebbe fatto portare la statua fuori dalle mura affinché fosse dimenticata, ma il popolo le avrebbe ugualmente tributato degli onori divini.

Simbologie della Fontana dell’elefante

La base è un piedistallo di marmo bianco al centro di una vasca sempre di marmo nella quale cadono i getti d’acqua della fontana che escono dal basamento, sul quale si trovano due sculture che riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano.

Sopra la base marmorea è stato posizionato l’elefante nero con le zanne bianche fatte di pietra calcarea. L’elefante è rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata. L’elefante indossa una gualdrappa di marmo decorata con gli stemmi di Sant’Agata, patrona di Catania.

Ma perché proprio un elefante a Catania? Le ipotesi che sono state fatte sono diverse. Secondo alcuni studiosi si riferirebbe alla vittoria dei catanesi sui libici. Secondo altri, l’elefante sarebbe quello proveniente da un circo, mentre altri ancora sostengono che sia il ricordo di una religione di cui oggi si sono perse completamente le tracce.

La più accreditata, però, è l’ipotesi fatta dal geografo arabo Idrisi che face un viaggio in Sicilia nel XII secolo. Egli disse che i catanesi consideravano l’elefante una statua magica, in grado di proteggere il centro abitato dalle eruzioni dell’Etna e, sempre secondo lui, la statua sarebbe stata costruita durante la dominazione cartaginese o bizantina.

Ma le simbologie non sono finite: dal dorso dell’elefante si erge una colonna alta 3,66 metri di granito, decorata da figure di stile egizio. Sarebbe stata usata come meridiana per indicare l’ora esatta a tutti i cittadini di Catania.

In cima all’obelisco sono stati montati un globo, circondato da una corona con una foglia di palma (che rappresenta il martirio e un ramo di giglio che invece simboleggia la purezza. Sopra il globo è stata posta una tavoletta di metallo su cui è stata incisa una scritta dedicata a Sant’Agata con l’acronimo “MSSHDEPL” (“Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria»”, e sopra ancora una croce.

Solo nel XIX secolo venne protetta da un cancello di ferro con un piccolo giardino interno che oggi sono spariti. Quando decisero di spostare la fontana dalla piazza del Duomo a piazza Palestro – a circa un chilometro e mezzo di distanza – ci fu addirittura una sommossa popolare. E la fontata rimase lì dov’era.

Catania, la città dell’elefante

L’elefante è il simbolo di Catania per diversi motivi. Un’antica leggenda narra di un elefante che avrebbe cacciato degli animali feroci durante la fondazione della città. Già sotto la dominazione musulmana (avvenuta nell’827 e che durò fino al 1061 con la conquista dei Normanni), infatti, Catania era conosciuta con il nome di “Balad-el-fil” o “Medinat-el-fil” ovvero “città dell’elefante”.

Divenne il vero simbolo di Catania nel 1239. Prima di allora l’emblema cittadino era l’effigie di San Giorgio, ma i catanesi decisero di cambiarlo in seguito a una serie di rivolte per poter passare da semplice dominio di un Vescovo-conte a città demaniale. Oggi l’elefante è raffigurato nello stemma comunale, in quello dell’università e di tutte gli uffici istituzionali oltre a essere la mascotte di diverse squadre sportive.

La prossima volta che andate a Catania non mancate di fare una visita alla Fontana dell’elefante e di scoprirne tutti suoi incredibili segreti. Stanno realizzando un Lego per poterla costruire a casa. Andrà sicuramente a ruba.

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Il borgo italiano affacciato sul lago a forma di cuore: è un incanto

L’Italia è un Paese meraviglioso che non smette mai di sorprendere e incantare. Lo fa con le meraviglie naturali che si snodano lungo tutto lo stivale, con l’immenso patrimonio storico e culturale, con i monumenti artistici e architettonici che sono diventati i simboli delle città e del BelPaese stesso. E lo fa anche con i borghi, quei piccoli scrigni di immensa bellezza che custodiscono storie, tradizioni e usanze tramandate da generazioni.

Ed è proprio alla scoperta di un piccolo paesino che vogliamo andare oggi. Un luogo che si palesa davanti allo sguardo dei viaggiatori e dei cittadini come se fosse un sogno a occhi aperti. Un posto adagiato su una piccola collina mantovana dalla quale domina un castello, che assume le forme e le sembianze di un guardiano il cui compito è quello di proteggere tutti i tesori del territorio. Un borgo italiano affacciato su un lago a forma di cuore che è un incanto. Benvenuti a Castellaro Lagusello.

Castellaro Lagusello, il romantico borgo italiano

Ci troviamo in provincia di Mantova, a soli 30 chilometri dalla città e immersi tra i splendidi paesaggi delle colline moreniche. È qui che una frazione di Monzambano ha attirato la nostra attenzione e quella di moltissimi viaggiatori. Si tratta del borgo di Castellaro Lagusello, un luogo che custodisce una storia antichissima che si nasconde tra le meraviglie naturali del territorio che si snoda tutto intorno.

Per scoprire la sua storia dobbiamo tornare indietro nel tempo, quando nell’XI secolo proprio la collina che oggi lo ospita fu scelta per diventare un rifugio sicuro dagli attacchi dall’esterno. Il nome stesso del borgo fa riferimento alle sue origini. Castellaro, infatti, vuol dire recinto fortificato, mentre lagusello fa riferimento al lago.

Sì perché il borgo, adagiato dolcemente su una morbida collina, affaccia proprio su un piccolo lago che rende il paesaggio incantato. Questo specchio d’acqua, incastonato nella natura, ha infatti una caratteristica forma di cuore che rende la visione estremamente romantica. Passeggiare sulle sponde del lago, e tra le strade del borgo, è davvero un’esperienza unica.

Il borgo sul lago a forma di cuore

Lontano dai sentieri più battuti dal turismo di massa, Castellaro Lagusello permette di vivere un’esperienza davvero unica all’insegna della grande bellezza. Questo paesino, inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia, è davvero un luogo magico, caratterizzato da un’atmosfera sospesa e senza tempo all’interno della quale è possibile immergersi e perdersi.

Non è solo lo specchio d’acqua, che oggi è riserva naturale tutelata dal Parco Regionale del Mincio, a incantare, ma lo sono anche tutte le suggestioni di un passato antichissimo che vivono e sopravvivono in ogni angolo del paesino.

Le mura merlate e le case antiche, la torre dell’orologio e la chiesa barocca di San Nicola e poi, ancora, le stradine e i vicoletti che si intrecciano tra loro e che conducono agli scorci meravigliosi che affacciano sul lago incantato a forma di cuore: il borgo è sorprendente. Così come lo è il contesto naturalistico in cui è inserito che si snoda tutto intorno. Fermatevi nei pressi del castello, o raggiungete le sponde del lago e fermatevi a guardare il panorama: da qui la vista è meravigliosa.

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Casole d’Elsa, in Toscana, il regno della bicicletta

Incastonato tra Siena, San Gimignano, Volterra e San Galgano, il territorio che circonda lo splendido borgo medievale di Casole d’Elsa è un susseguirsi di dolci colline, uliveti, vigneti, pascoli e boschi. Un fazzoletto di terra vergine che accoglie nel suo paesaggio suggestivo chi desidera regalarsi una vacanza green, immergendosi nell’incredibile patrimonio naturalistico, artistico, architettonico, storico ed enogastronomico della Toscana. Ma soprattutto un vero paradiso per gli amanti della bicicletta.

Casole d’Elsa, tra monumenti e paesaggi unici

Insignito della Bandiera Arancione, Casole d’Elsa domina dai 400 metri di un colle il paesaggio della Val d’Elsa e della Montagnola senese fino alla Maremma. Conteso a lungo sin dal 1200 da senesi, volterrani e fiorentini, racchiude testimonianze del suo passato burrascoso nella bellezza dei suoi monumenti, come la Collegiata di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1161 e rimaneggiata nei secoli, situata nel centro dell’abitato, e la trecentesca Rocca senese, oggi sede del Comune.

Un gioiello a poca distanza da Siena che si presenta come un accogliente teatro di vita e cultura, con tante iniziative coinvolgenti da scoprire, dal Presepe Vivente al Palio di Sant’Isidoro, alla musica e alle feste d’estate. Qui ci si sente in pace col mondo, contemplando l’armoniosa quiete dei paesaggi che abbracciano la Val di Cecina, tra la Foresta del Berignone, area naturale protetta e meta di escursioni e immersioni fluviali, e la Rocca Sillana, spettacolare punto di osservazione che offre un panorama mozzafiato della Toscana.

Casole d’Elsa, il paradiso toscano per chi ama la bicicletta

Regalare un’esperienza di viaggio che coinvolge mente e corpo, la sensazione di ‘entrare nel paesaggio’ che solo il ritmo della pedalata può dare, sono solo alcune delle motivazioni che hanno spinto soggetti pubblici e privati a investire nel progetto ‘Terre di Casole Bike Hub‘, il primo bike hub in Italia, nel cuore della Toscana, Best Green Destination italiana. Si concentra sul territorio di Casole d’Elsa e in maniera naturale si estende ai comuni limitrofi di San Gimignano, Volterra, Radicondoli, Monteriggioni, Sovicille e Monticiano.

Si può godere di percorsi ciclistici con livelli di difficoltà variabile, circondati dai suggestivi scenari toscani. Ce n’è per tutti i gusti: si pedala in mountain bike su sentieri segnati, in e-bike, mezzo ideale per gli itinerari cicloturistici su strade a bassa percorrenza di traffico e sentieri tracciati, o in bici da corsa, per ripercorrere le tracce dei grandi campioni passati di qua. Dai Grand Tour che abbracciano la Val d’Elsa e la Val di Merse per oltre 170 km, da percorrere in più tappe per i cicloturisti o tutto d’un fiato per i gran fondisti, ai tracciati per stradisti, dai 36 ai 105 km, diversificati per zona, che si sviluppano nei dintorni di Casole, verso il Chianti e il Volterrano, ai tre tracciati su strade sterrate (gravel).

I ciclisti possono, inoltre, scegliere di intraprenderli in modo autonomo oppure accompagnati da guide territoriali esperte, godendo in entrambi i casi di una efficiente rete di servizi, che vanno dal noleggio biciclette alla fornitura di mappe e gps, all’assistenza meccanica e medica fino alle visite guidate culturali nei luoghi toccati dai vari tracciati. Nel 2019 è stato anche realizzato un campo scuola di Mountain Bike e di guida sicura in bici, per avvicinare i bambini alla passione per la bicicletta in un contesto più controllato rispetto a quello esterno.

L’esperienza di chi ha scelto le due ruote come strumento di “conoscenza territoriale” continua nelle strutture che hanno aderito al progetto, dagli agriturismi agli hotel di lusso, tutte attrezzate di servizi bike-friendly, così come in ristoranti, aziende vinicole e cantine che offrono la possibilità di degustare i prodotti tipici del territorio.

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Notizie Olanda Viaggi

Sembra di stare in Olanda. In realtà ci troviamo dall’altra parte del mondo

Organizzare un viaggio in primavera è sempre un’ottima idea. La stagione più attesa dell’anno, infatti, trasforma il mondo che conosciamo regalandoci paesaggi straordinari e visioni idilliache. Tutto merito di Madre Natura che, con il suo risveglio, porta in scena spettacoli incredibili che incantano la vista e stordiscono i sensi.

Stiamo parlando delle immense fioriture. Quelle che tingono di meraviglia i parchi e i giardini, i viali alberati e le colline, i deserti e le montagne, le stesse che si sono trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche che, in primavera, attirano migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Tra gli spettacoli primaverili più famosi troviamo quelli dei tulipani, fioriture che hanno reso celebre l’Olanda e che creano visioni meravigliose che non si possono descrivere, ma solo vivere, come quella che possiamo vedere in queste foto. Ma non lasciatevi ingannare da ciò che la vostra mente vi suggerisce perché anche se l’impressione è proprio quella di stare nel Paese europeo, in realtà, ci troviamo dall’altra parte del mondo. Lo spettacolo è comunque grandioso.

Fioriscono i tulipani nel mondo

A partire da metà marzo, e per circa due mesi, è possibile assistere a quello che è lo show più incredibile dell’anno. Stiamo parlando delle fioriture dei tulipani in Olanda, esplosioni che ogni anno attirano migliaia di viaggiatori provenienti da ogni dove. Lo spettacolo che si apre davanti allo sguardo degli avventurieri è unico: tappeti variopinti formati da migliaia di esemplari in fiore incantano la vista e inebriano i sensi.

L’Olanda, dicevamo, è diventata meta imprescindibile per tutti gli amanti della stagione primaverile, tutto merito degli sterminati campi che in questo periodo si colorano di meraviglia. Tuttavia, la fioritura dei tulipani non è prerogativa di questo Paese e, al contrario, anche nel resto del mondo è possibile assistere a queste esplosioni di colori e profumi.

Succede in Italia, in tutti quei luoghi dove la natura ogni anno porta in scena spettacoli incredibili. E accade anche dall’altra parte del mondo, dove la Cina, adesso, assomiglia in tutto e per tutto a uno scorcio d’Olanda.

La fioritura di tulipani nel parco di Kunming, Cina

Fonte: Getty Images

La fioritura di tulipani nel parco di Kunming, Cina

In Cina come in Olanda

Organizzare un viaggio in Cina, durante la stagione della primavera, è davvero un’esperienza che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita. Già a partire dagli ultimi giorni di febbraio, infatti, alcune zone del Paese si tingono di meraviglia grazie alle diverse fioriture, come quella dei ciliegi a Longyan. Non è l’unica però, nel Paese infatti anche i tulipani sono in fiore, e hanno trasformato il parco di Kunming in una piccola Olanda.

Ci troviamo nel capoluogo della provincia dello Yunnan, nella Cina Meridionale, dove il clima è mite e temperato tutto l’anno. Proprio qui, a Kunming, i tulipani sono già fioriti all’interno del parco cittadino. Circa 50 esemplari importati da altri Paesi, di diverse specie e colori, hanno creato un meraviglioso e suggestivo paesaggio che ha attirato visitatori provenienti da ogni dove.

Dai campi, colorati e profumati, fanno capolino miniature di mulini a vento che restituiscono la sensazione di sentirsi in Olanda, anche se siamo dall’altra parte del mondo. Lo spettacolo è comunque grandioso.

Fioriscono i tulipani in Cina: sembra di stare in Olanda

Fonte: Getty Images

Fioriscono i tulipani in Cina: sembra di stare in Olanda

 

 

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Luoghi da film luoghi misteriosi Puglia Taranto Viaggi

La città che fa da sfondo alla fiction “Sei donne – Il mistero di Leila”

La scomparsa di una ragazzina, Leila, e del suo patrigno Gregorio, è il mistero attorno al quale si sviluppa il racconto della serie Tv Rai “Sei Donne – Il mistero di Leila”. Protagonista Maya Sansa, nel ruolo del pubblico ministero Anna Conti, stimata e autorevole professionista che, trovando nella sparizione di Leila delle analogie con il suo passato, si butta a capofitto nella risoluzione del caso.

Anna è PM alla procura di Taranto, la città che fa da sfondo all’intricata vicenda. La serie è stata infatti realizzata con il patrocinio del Comune e della provincia di Taranto. Ed è una Taranto inedita e contemporanea a fare da cornice a un racconto in cui le storie dei protagonisti s’intrecciano con un tessuto territoriale lontano dagli stereotipi.

Le location di “Sei donne”

“Sei donne” è stata girata nell’estate del 2022, prevalentemente nella città di Taranto, ma alcune riprese hanno coinvolto altri Comuni della Puglia. La serie porta, infatti, sul piccolo schermo alcune delle migliori mete di mare italiane, in particolare, sullo sfondo possiamo ammirare delle magnifiche località pugliesi come Statte, San Giorgio Ionico, Polignano a Mare e Monopoli.

Monopoli
Il borgo e il mare di Monopoli

Alcune riprese sono state fatte anche nella provincia di Brindisi, in particolare a Torre Canne, una piccola frazione di Fasano.

Il regista della fiction Vincenzo Marra ha spiegato: “Desideravo un luogo caldo dove fosse presente il mare”. Il mare c’è, e che mare, quello della Puglia. Monopoli e Polignano a Mare sono due delle località di villeggiatura più famose della Puglia. Monopoli, per esempio, ha un litorale unico, fatto di spiagge nascoste nel verde e di scogli a picco sul mare. Uno scenario suggestivo e pieno di anfratti. Alcune spiagge vanno letteralmente scovate, ma ne vale la pena.

Quanto a Polignano a Mare, questa cittadina è davvero uno scrigno di meraviglie che si susseguono. Stupenda è la spiaggia Lama Monachile, racchiusa tra due altissime scogliere e protesa verso il mare azzurro, uno scenario da cartolina tra i più fotografati della zona. ma di Polignano è affascinante anche centro storico, arroccato su uno sperone a picco sull’Adriatico. la cittadina è nota per aver dato i natali a Domenico Modugno.

Ma torniamo a Taranto, dove ha sede la procura dove lavora la protagonista e dove è incentrata tutta la vicenda. È una città troppo poco spesso considerata meta di turismo, ma che nasconde alcune chicche. Innanzitutto, è soprannominata la “città dei due mari” per la sua peculiare posizione, a cavallo tra il Mar Grande e il Mar Piccolo attorno ai quali si sviluppa tutto l’abitato.

Castello Aragonese di Taranto

Fonte: Ph Aliaksandr Antanovich – iStock

Il Castello Aragonese di Taranto

La città offre uno dei panorami architettonici più ricchi e vari della nostra Penisola: si va dal romanico-gotico della Chiesa di San Domenico Maggiore, costruita sui resti di un tempio greco del VI secolo a.C., ai palazzi in stile rinascimentale del Borgo umbertino, al barocco della Cattedrale – o Duomo – di San Cataldo, la più antica cattedrale pugliese, delle chiese e dei palazzi signorili della città vecchia, dalle rimanenze di strutture medievali (come la Torre del Gallo nel centro storico) alle forme decisamente più eleganti di palazzi e installazioni in stile Liberty e neoclassico.

Ma l’edificio più imponente della città, imperdibile da visitare per un turista, è il Castello Aragonese o Castel Sant’Angelo. Costruito sui resti di altre fortificazioni, prima greche, poi bizantine, normanne e svevo-angioine, il castello è rimasto praticamente tale e quale nonostante i suoi 3000 anni di storia.

E poi ci sono le sirene, una leggenda su cui si fonda la storia di Taranto, a cui è dedicato il lungomare, uno dei più belli d’Italia che si affaccia sul Golfo delle sirene. Sono molti i turisti che giungono per la prima volta a Taranto e che, camminando sulla passeggiata, rimangono ammaliati dalle splendide statue di sirene che spuntano qua e là, appoggiate agli scogli.

taranto cnn
Panorama di Taranto, la “città dei due mari”

E poi c’è una Taranto contemporanea, quella degli edifici moderni come la Concattedrale Gran Madre di Dio, progettata negli Anni ’70 da Gio Ponti. La sua architettura vuole rappresentare, in omaggio alla tradizione marinara della città, una “vela” che si specchia nell’acqua delle tre vasche antistanti l’ingresso, che simboleggiano il mare.

Anche la periferia è tutta da scoprire, in particolare il quartiere Paolo VI. Qui, le palazzine una volta intonacate di bianco e divenute, col tempo, fatiscenti, sono state completamente colorate da giganteschi murales realizzati da artisti che hanno interpretato ciascuno la propria versione della città. Taranto è quindi una città d’arte antica, ma anche di street art contemporanea.

Inoltre, Taranto è la vera porta del Salento. E qui si apre un mondo fatto di spiagge maldiviane e di scorci di un’Italia favolosa che vi raccontiamo qui.

Polignano a Mare

Fonte: iStock

Il delizioso borgo di Polignano a Mare