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Perdersi in un labirinto di tulipani, vera emozione

Un campo di 25mila metri quadrati (più di due volte il Duomo di Milano) dove spuntano oltre 200mila tulipani di decine di varietà. Chi viene a raccoglierli, con l’ormai nota formula “you pick” (li scegli e li raccogli da solo), può inebriarsi di colori e di profumi, li può ammirare, fotografare e portarseli a casa, dopo che lo staff avrà insegnato il corretto modo di recidere il tulipano, nel rispetto della pianta.

Non siamo nei Paesi Bassi, ma in Italia, in una località chiamata Terno d’Isola che si trova alle porte di Bergamo. Qui sorge Tulipania, uno dei campi di tulipani più famosi d’Italia, i primi ad aprire nel nostro Paese e ad avere successo.

Il labirinto di tulipani

Chi lo visita questa primavera – la fioritura dei tulipani dura poco – potrà anche provare l’emozione di camminare circondati da tulipani perdendosi in un intricatissimo labirinto, da cui in realtà non si vorrebbe mai uscire, vista la bellezza. I bambini ne andranno matti, ma anche i loro genitori.

Tantissime sono le varietà di tulipani che sono state piantumate nel campo, alcune precoci, altre tardive, in modo che si possa visitare il campo anche più volte nella stessa stagione trovandolo sempre diverso. Ciò, infatti, garantisce un periodo di fioritura che si prolungherà almeno per tutto il mese di aprile.

Gli eventi tra i campi di tulipani

Chi viene a Tulipania non lo fa solo ed esclusivamente per raccogliere i fiori. Nel campo ci sono delle postazioni di gioco per i bambini, come la piscina di paglia e il percorso sui ceppi.

Tra le novità di quest’anno c’è anche la possibilità di fare dei bucolici pic-nic nel campo e degli aperitivi tra i fiori.

L’ingresso al labirinto è libero, si pagheranno solo i fiori che si vorranno raccogliere o portare a casa. È consigliata la prenotazione online.

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Il campo di tulipani a Tulipania

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Visto per i nomadi digitali: a che punto siamo in Italia?

Lavorare senza smettere di viaggiare e viceversa, un sogno questo che fino a poco tempo fa era destinato a essere realizzato solo da pochi e che invece, oggi, è accessibile a molti. Con l’avvento della pandemia, e della conseguente emergenza sanitaria, infatti, tantissime aziende hanno sperimentato lo smart working, una modalità di lavoro agile che ha permesso a tutti i lavoratori di lavorare da casa, o da qualsiasi altra parte del mondo.

Non ci è voluto poi molto affinché questa situazione di crisi si trasformasse nell’opportunità di cambiare il proprio stile di vita, proprio come hanno fatto sempre i nomadi digitali.

Ma non è stato solo il desiderio di poter lavorare comodamente da casa ad aumentare la richiesta dello smart working, quanto più la possibilità di poterlo fare ovunque e in qualsiasi parte del mondo. Lo hanno dimostrato le workation, un trend vacanziero che si è diffuso velocemente, e con entusiasmo, e che permette di continuare a lavorare nei luoghi di villeggiatura, e in tutte quelle strutture ricettive che hanno messo a disposizione dei viaggiatori servizi ad hoc e alloggi straordinari con connessione e viste incantevoli.

Il visto per i nomadi digitali

La consapevolezza del desiderio espresso da sempre più persone rispetto a questo nuovo stile di vita, ha fatto sì che anche le normative di alcuni Paesi si adeguassero alla richiesta crescente. Sono nati così i digital nomad visa, visti per nomadi digitali che consentono di vivere e lavorare sul territorio straniero per un determinato e limitato periodo di tempo.

Anche nel nostro Paese la consapevolezza dei cambiamenti ha preso piede velocemente, e abbiamo assistito alla creazione di villaggi dedicati agli smart worker e altre iniziative create appositamente per tutti i lavoratori da remoto. Ma è solo di recente che l’Italia ha mostrato una certa apertura anche nei confronti dei cittadini stranieri che desiderano lavorare nel BelPaese.

Non si tratta ancora di un visto per i nomadi digitali, ma la strada è stata aperta. Con il Decreto Sostegni-ter, infatti, è stata introdotta nel nostro ordinamento la figura del nomade digitale, intesa come persona che proviene da un Paese terzo e che svolge attività lavorativa qualificata sul territorio attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici.

Cosa potranno fare i nomadi digitali in Italia

L’introduzione della figura dei nomadi digitali, e la conseguente definizione, hanno come obiettivo quello di attirare talenti e professionisti nel Bel Paese. Grazie al decreto, i lavoratori da remoto provenienti da altri Paesi potranno lavorare sul nostro territorio grazie al rilascio di un permesso di soggiorno della durata di un anno.

Le condizioni per ottenerlo prevedono la sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria che copra gli eventuali rischi su tutto il territorio nazionale e il rispetto delle disposizioni fiscali e contributive italiane.

Si tratta di una nuova opportunità per il nostro Paese che era stata già intravista dagli altri. Molto presto potremmo ritrovarci a vedere nuove affluenze nelle nostre città, incontrare nomadi digitali che provengono dall’estero tra le meravigliose campagne toscane, chiacchierare di lavoro davanti al Vesuvio o fare incontri interessanti al cospetto del Colosseo.

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Cercasi foto di rifugi e bivacchi: perché e come fare

Sta per arrivare il 150esimo anniversario della SAT (Società Alpinisti Tridentini). Per festeggiare l’evento l’intenzione è quella di ridare alle stampe la pubblicazione dei rifugi della SAT. Il tutto attraverso una nuova veste grafica che l’obiettivo di raccontare la storia, i sentieri e le curiosità dei presidi delle terre alte.

Cos’è la SAT

La SAT è una società che opera nel nostro meraviglioso Trentino e che conta circa 27.000 soci. Il lavoro principale è quello di occuparsi della manutenzione di 5.500 km di sentieri della regione garantendo, allo stesso tempo, l’ospitalità attraverso 34 rifugi d’alta quota e promuovendo moltissime attività culturali, corsi d’alpinismo e iniziative nelle scuole di ogni grado.

Fondata nella splendida cornice di Madonna di Campiglio il 2 settembre 1872, ha una storia che si intreccia con le vicende politiche e storiche del Trentino, fino almeno al primo dopoguerra. Oggigiorno cura la segnaletica e la manutenzione di 842 sentieri (4.357 km), 125 sentieri attrezzati (863 km con circa 9 km di tratti attrezzati) e 68 vie ferrate (263 km con 19 km di tratti attrezzati) per un totale di 5.550 km.

Un vero e proprio punto di riferimento stabile per tutti gli alpinisti. In fondo, i rifugi diventano sempre più luogo di accoglienza e incontro sociale. Basti pensare al Rifugio Mandron, inaugurato dalla SAT nel 1959, che sorge sul ciglio della costa erbosa della Conca Mandron, a poca distanza dai laghetti omonimi, ossia in vista di quello che uno dei più vasti e importanti ghiacciai italiani.

Oppure aI Bivacco Presanella che si trova in Val Nardis, nel gruppo della Presanella, a 2205 m s.l.m. Edificato dalla SAT nel 1885, è stato completamente ristrutturato nel 1999. Oggi si caratterizza per essere in muratura e dotato di un unico locale. Sempre aperto, può ospitare 12 persone ed è utilizzato prevalentemente per la salita alla Presanella.

Ma questi sono solo alcuni degli esempi di tutte le occasioni di ospitalità gestite dalla SAT.

AAA cercasi foto di rifugi e bivacchi

Per festeggiare i sui 150 anni, la società è alla ricerca di foto di rifugi e bivacchi SAT che diventeranno parte dell’archivio fotografico e che potrebbero essere utilizzati nella pubblicazione 2022. Chi volesse condividere i propri scatti (fotografie in alta risoluzione) può partecipare semplicemente inviandoli entro il 15 aprile 2022 alla seguente e-mail: comunicazione@sat.tn.it.

Ma questa non è l’unica celebrazione per questo importante traguardo. Infatti, verranno organizzati eventi, iniziative, pubblicazioni e mostre per un cammino condiviso in vista del 3 settembre 2022. Per esempio, sono proposti a tutti gli escursionisti 15 itinerari su tutto il territorio provinciale per scoprire i valori, la storia e le radici dell’associazione.

Sentieri per tutti poiché la proposta non è solo escursionistica: per quanto possibile, alcuni di questi tragitti potranno essere percorsi anche da diversamente abili. Camminandovi sarà possibile incontrare persino riferimenti storici e culturali, riferimenti alla cultura materiale e all’ambiente naturale. Elementi che verranno evidenziati dalla cartellonistica a inizio e fine percorso, ma anche lungo il tragitto. Vi basterà scansionare un QR code informativo e il gioco sarà fatto.

Panorami, paesaggi e realtà tutte da conoscere che regaleranno momenti di vita da trascorre su catene montuose, su valli o insediamenti abitati di una delle zone più belle ed emozionanti del nostro Paese.

foto rifugi e bivacchi sat

Un angolo del Trentino

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Il treno panoramico che attraversa i laghetti della Svizzera

I viaggi in treno sono tra le esperienze più belle che si possano fare, specie se per turismo. E la Svizzera, in questo, è la numero uno. Se alcuni treni sono molto famosi, come il Bernina Express (meglio conosciuto come Trenino rosso del Bernina) o il Glacier Express, ce ne sono altri meno noti, ma non meno belli.

Prendete per esempio la Ferrovia Vigezzina-Centovalli, quella che parte da Domodossola e che arriva a Locarno, sul versante elvetico del Lago Maggiore. È considerata una delle tratte ferroviarie più panoramiche d’Italia. Sul tratto svizzero si può anche proseguire oltre Locarno, andando alla scoperta di un paesaggio davvero da cartolina, che arriva fino al pittoresco Lago di Thun.

Il prossimo treno parte da Locarno il 9 aprile. Si tratta di un treno panoramico, proprio per poter ammirare la bellezza del territorio che si attraversa, fatto di un susseguirsi di gole profonde, montagne selvagge, fiumi e cascate. Una natura prorompente, in cui si inseriscono armoniosamente tanti piccoli borghi disseminati lungo l’intero tragitto.

Viaggio tra i panorami svizzeri

Il treno attraversa la Val Divedro, tra le Alpi Pennine e le Alpi Lepontine, al confine tra Italia e Svizzera, seguendo il fiume Diveria e infilando la galleria del Sempione, lunga 19,8 chilometri, che dal 1906 collega i due Paesi.

Il convoglio risale poi la valle del Rodano, fiancheggiando i soleggiati pendii delle montagne svizzere che sembrano una cartolina vivente. Il treno supera un dislivello di 450 metri prima di arrivare a Goppenstein, nel Canton Vallese, porta d’ingresso alla valle del Lötschen.

Da Kandersteg (siamo già nel Canton Berna), il percorso a bordo del treno conduce a Frutigen, in direzione Nord. Questo percorso è molto famoso: con una pendenza di oltre il 27%, in questo punto si attraversa una galleria elicoidale di 1.655 metri, tunnel bui e viadotti spettacolari. Poco prima di entrare a Frutigen, il treno transita sull’imponente viadotto di Kander, l’opera più fotografata della linea ferroviaria, per poi sfilare davanti al millenario Castello di Tellenburg, ormai in rovina. Da Frutigen, l’itinerario conduce alla bella cittadina di Spiez, nell’Oberland bernese, affacciata sul pittoresco Lago di Thun.

Il pittoresco Lago di Thun

Il Lago di Thun è incastonato in uno scenario alpino da sogno, con vista sulle vette da 4.000 metri e circondato da diversi villaggi, oltre che dalle cittadine di Thun e Spiez. La baia di Spiez, dominata da un bel castello, è a sua volta puntellata da bellissimi vigneti. Navigarlo con il battello nelle giornate di sole è un’esperienza bellissima. Una particolare attrattiva turistica è costituita dalle 12 chiesette romaniche, ormai millenarie, che si ergono tutt’attorno al lago.

La vicina cittadina di Spiez è anch’essa un piccolo gioiello. È dominata dal suo antico castello medievale che, come tutte le cose svizzere, è stato perfettamente restaurato. Si può visitare il castello e anche il centro storico che è davvero molto bello. Poi la sera si sale di nuovo a bordo del treno per fare ritorno a casa, anche se il consiglio migliore, per godersi il viaggio, è di fermarsi almeno una notte.

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Cartolina del Lago di Thun in Svizzera

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Festival di primavere da vivere: un’esplosione di colori e profumi

C’è qualcosa di meraviglioso che succede intorno a noi da marzo ad aprile. Si tratta dello straordinario risveglio della natura che avviene attraverso un’esplosione di colori e profumi che inebriano i sensi e che permettono di assistere agli spettacoli più belli del mondo.

Uno show, questo, tanto bello quanto sperato da cittadini e viaggiatori che, proprio in questo periodo, volano in ogni parte del globo per assistere a questo caleidoscopio di colori. Gli altri, quelli che restano, mettono in scena grandiosi spettacoli che prendono in prestito i colori e le forme della natura.

Sono i festival di primavera, quelli che omaggiano i fiori e i profumi, quelli che celebrano la bellezza, la rinascita e la nuova stagione. Alcuni di questi sono così stravaganti, originali e particolari, che meritano di essere visti e vissuti almeno una volta nella vita. Ecco i nostri preferiti.

National Cherry Blossom Festiva

National Cherry Blossom Festiva

Festival di primavera nel mondo

Iniziamo il nostro viaggio tra i festival di primavera nel mondo immergendoci nella grandiosa battaglia d’acqua che si tiene ogni anno in Thailandia. Si tratta del Songkran Water Festival, celebrato dal 13 al 15 aprile, che coincide con il capodanno buddista. Un momento durante il quale, tutti i cittadini del Paese, scendono in strada per festeggiare i nuovi inizi e per cacciare via le energie negative proprio con l’acqua.

Sempre in questo periodo si tiene il romantico, suggestivo e straordinario National Cherry Blossom Festival. Per celebrare la fioritura dei ciliegi di oltre 3000 alberi, i cittadini americani scendono tra le strade di Washington DC per ammirare la rinascita della natura.

Celebrare la natura in Europa: i festival da non perdere

Sono tanti, anzi tantissimi, i luoghi da raggiungere questa primavera per celebrare la natura a suon di colori e di profumi in Europa. Ne sanno qualcosa a Madeira dove, dal 5 al 29 maggio, i cittadini mettono in scena uno spettacolo floreale di incredibile bellezza. Si tratta del Festival dei fiori di Madeira che si tiene a Funchal: in questa occasione i fiori invadono letteralmente l’intero territorio trasformandosi ora in sculture, ora in carri e tappeti colorati.

Se pensiamo alla primavera non possiamo non pensare ai tulipani. E sono loro gli assoluti protagonisti del Tulp Festival, una manifestazione profumata e inebriante che trasforma Amsterdam, dal 1 al 30 aprile, in una città fiorita. Sono oltre 40 le aree, tra spazi pubblici, parchi, centri commerciali, negozi e musei, che vengono addobbate con tulipani di ogni colore e specie.

Tulp Fest, Amsterdam

Tulp Fest, Amsterdam

Il 25 aprile, invece, sarà Zurigo a celebrare la primavera con una tradizione secolare. Stiamo parlando della Sechseläuten, una festa che si snoda tra le strade e le piazze della città e che culmina con l’incendio del Böögg, il maestoso pupazzo di neve che viene bruciato in piazza per salutare, almeno per il momento, l’inverno.

Festival di primavera in Italia

Restiamo in Italia per scoprire due degli appuntamenti più suggestivi del nostro stivale assolutamente da non perdere. Il primo è la Festa del Tulipano e di primavera che si tiene a Castiglione del Lago ad aprile. Con ben 14 giorni di festa continua, il comune umbro si prepara a ospitare grandiose sculture realizzate con petali di tulipano che sfileranno in città tra il 18 aprile e il 1 maggio

Per tutto il mese di aprile, in Trentino Alto Adige, si tiene uno degli eventi più profumati dell’anno, si tratta del Festival Lana in fiore che celebra la fioritura dei meli e delle erbe selvatiche che esplodono nel paese in provincia di Bolzano.

Lana in fiore

Lana in fiore

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È il museo più visitato d’Italia, merito della Queen delle influencer

Come ogni anno, l’annuale classifica stilata dal Giornale dell’Arte e The art News Newspaper stabilisce quali sono stati i musei più visitati del mondo. Detto che il primato a livello planetario per il 2021 lo detiene sempre il Louvre di Parigi, una grossa sorpresa viene dall’Italia.

Il museo più visitato d’Italia

Nonostante la pandemia e le conseguenti chiusure-aperture-chiusure-aperture, i visitatori nei musei non sono mancati. La grande sorpresa è chi si posiziona primo in Italia. Al contrario degli ultimi anni in cui è sempre stato il Colosseo il più visitato del nostro Paese, nella nuova classifica l’Anfiteatro Flavio viene superato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Gli Uffizi non sono solo il primo museo d’Italia, ma anche tra i primi al mondo. Si posizionano addirittura al quinto posto tra i cento musei più visitati del mondo, prima ancora della National Gallery of Art di Washington o dell’Ermitage di San Pietroburgo, davanti persino ai Musei Vaticani, scivolati quest’anno in decima posizione.

Nel 2021, i visitatori delle Gallerie (che includono anche il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti) sono stati 1.721.637, quasi 100mila in più di quelli del Colosseo (1.633.436) che scivola, quindi, al secondo posto, ma un milione in meno del Louvre che ne ha registrati 2,8 milioni.

Il merito (forse) è di Chiara Ferragni

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Dieter Schmidt, che ricopre la carica fin dal 2015, ha spiegato il segreto del successo del “suo” museo. Il merito è stato sicuramente dei giovani che sono cresciuti del 42% grazie ad alcune mostre online e ai social come Instagram e TikTok.

La prima influencer a promuovere la Galleria degli Uffizi è stata la “Queen” Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale numero uno al mondo. Il cosiddetto “effetto Ferragni” aveva avuto immediatamente un riscontro positivo non appena aveva postato le sue foto a luglio del 2020 facendo registrare al museo fiorentino un boom di visitatori del +27%, soprattutto giovani. Oltre a un impressionante dato degli Uffizi come trend su Instagram e Twitter. Gli scettici erano convinti che la bolla sarebbe subito dopo scoppiata, viste le tante critiche arrivate alla Ferragni da questa visita. Invece i dati dimostrano che non è stato così.

Anche se i selfie e le foto della Ferragni davanti alla Nascita di Venere del Botticelli erano in realtà serviti per un servizio realizzato dalla testata Vogue Hong Kong, l’influencer aveva scritto: “Sono felice di condividere finalmente queste immagini scattate in uno dei musei più prestigiosi del mondo, la Galleria degli Uffizi, con Vogue Hong Kong”.

“L’effetto ha avuto un’onda lunga”, ha spiegato Schmidt a Repubblica. “Nel 2021 la presenza di giovani agli Uffizi è aumentata, infatti, del 42 per cento rispetto al 2020, e se consideriamo che non ci sono state gite scolastiche, e che quindi quei centomila ragazzi in più sono venuti di loro spontanea volontà, capiamo bene l’entità del fenomeno. Certo, all’attività su tutti i social, compreso l’ipergiovanile TikTok – che nel 2028 ha ampliato il suo pubblico del 45,9% ponendo gli Uffizi, oltre che in testa alla classifica dei musei italiani, al terzo posto tra quelli più seguiti al mondo, dopo il Prado di Madrid e il Rijksmuseum di Amsterdam – abbiamo unito una forte attività per giovani e famiglie a cura del nostro dipartimento educazione. Ma siamo andati oltre ogni rosea previsione”.

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Dove si trova la vera Monkey Island del videogame

Sin dagli Anni ’90, è considerato un capolavoro dagli appassionati di videogame. Ai tempi, questo gioco girava su Amiga, IBM e sui primi Mac. Prodotta da LucasFilm Games (oggi LucasArts), la saga di “Monkey Island”, forse la più amata degli ultimi trent’anni, comprende cinque videogiochi già pubblicati, più uno, attesissimo, “Return to Monkey Island”, che è appena stato annunciato e che uscirà nel 2022.

Come dice il titolo, il videogioco è ambientato su un’isola. Ovviamente si tratta di un luogo di fantasia, ma per ispirarsi i creatori di “Monkey Island”, l’isola delle scimmie, hanno trovato alcune location perfette come sfondo in cui ambientare le avventure del protagonista, Guybrush Ulysses Threepwood.

Le vere location di “Monkey Island”

Ambientato durante l’età d’oro della pirateria, la location non poteva che essere quella del Mar dei Caraibi, con le sue migliaia di isole tra le quali perdersi, con i loro covi segreti, le grotte dove nascondere preziosi bottini e tunnel misteriosi.

I primi quattro videogame della serie (“The Secret of Monkey Island” del 1990, “Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge” del ’91, “The Curse of Monkey Island” del ’97 ed “Escape from Monkey Island” uscito nel 2000) sono ambientati in un fantasioso arcipelago nel Mar dei Caraibi: l’Area delle tre isole ovvero Mêlée (la Capitale), Booty e Plunder. “Tales of Monkey Island”, il quinto gioco, invece, è ambientato nel fittizio Golfo di Melange, che comprende Flotsam Island e le Jerkbait Islands.

Ma dove si trova la vera isola delle scimmie? Secondo gli esperti si tratterebbe di un’isola al largo di Portorico chiamata Cayo Santiago, popolata da esemplari di Macachi mulatti, una specie originaria dell’Asia e importata in Centro America nella prima metà del ‘900. L’isola altrimenti è disabitata. Solo gli studiosi e i ricercatori possono approdare sull’isola. Di tanto in tanto vengono condotti i turisti con la barca per poter osservare i primati.

Scimmie a parte, l’isolotto di Cayo Santiago, che misura 600 metri da Nord a Sud, è un vero paradiso, perfetto come covo dei pirati. La sabbia candida, il mare cristallino, la foresta tropicale: ci sono tutti gli ingredienti. La spiaggetta di Small Cay è collegata da una lingua di sabbia al Big Cay.

La punta meridionale è un meraviglioso banco di sabbia dal fondale basso chiamato Bajo Evelyn. Piatta per quasi tutto il territorio, l’unica collina, chiamata a El Morrillo, è alta solo 35 metri, sufficienti per poter avvistare galeoni e distanza di chilometri.

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Cayo Santiago, Portorico, l’isola di “Monkey Island”

 

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Una delle meraviglie del mondo si trova in Georgia

Un luogo incredibile in un paesaggio quasi lunare ed ancestrale. Sul confine tra Georgia e Azerbaijan (e per questo molto conteso e al centro di lotte religiose e di appartenenza territoriale) si trova un sito di monasteri rupestri nel cuore del Caucaso.

Meta lontana dalle solite rotte turistiche, vale la pena di essere scoperta. Qui si trovano una quindicina di monasteri arroccati e letteralmente incastonati tra le rocce: decine di chiese, cappelle, cupole, pennacchi, e refettori costellano un vasto altipiano semidesertico tra le due ex repubbliche sovietiche.

Alla scoperta di Davit Gareja

Giunti sull’altipiano di Gareja, a circa 60-70 km a sud est della capitale georgiana Tiblisi, si iniziano a scorgere cappelle blu e pennacchi spuntare dalla sabbia e dalla pietra. Il complesso monastico ortodosso georgiano di Davit Gareja, infatti, si trova nella regione della Cachezia nella Georgia orientale, sulle pendici semidesertiche del monte Gareja.

Un luogo che per la sua bellezza quasi primitiva lascerà a bocca aperta i viaggiatori. Di alcuni edifici, chiese e cappellette in particolare, restano solo ruderi ancora visibili; due di questi monasteri, invece, sono abitati ancora oggi dai monaci georgiani, riconoscibili dal lungo saio nero. Il Monastero di Lavra, forse il più noto, si trova nella regione georgiana, ed è il più antico. Il complesso di Udabno, il secondo meglio conservato, si trova invece nel distretto di Agstafa in Azerbaigian.

Il Monastero di Lavra e i panorami da Natlismtsemeli

Non è semplice visitare tutti i monasteri del sito di Davit Gareja, perché sono disseminati in una vasta area che difficilmente viene perlustrata interamente dai turisti. Tuttavia sugli itinerari maggiormente frequentati c’è senza dubbio il più antico dei monasteri, ossia quello di Lavra. E’disposto
 su tre livelli, in una sorta di corte che include le grotte di Davit e del suo discepolo del Kakheti Lukiane, una chiesa rupestre del VI secolo chiamata Peristsvaleba, e la tomba di Davit. Sembra uscire dalla montagna, infatti per metà è chiuso sul fianco dalla roccia.

Poco distante da Lavra, percorrendo a fatica uno sterrato in salita, si giunge ad un altro monastero che si è difeso dallo scorrere del tempo senza essere cancellato del tutto. Si tratta del Monastero di Natlismtsemeli, anch’esso quasi un tutt’uno con il costone roccioso che sembra quasi inglobarlo. Da lontano ci si accorge della sua collocazione grazie una macchia di colore blu in mezzo ad infinite distese di sabbia. La sua piccola cupola color cobalto, infatti, svetta sul crinale e indica la direzione. Affreschi e dipinti sono stati rovinosamente portati via dalle intemperie e dall’incuria dell’essere umano, ma vale la pena comunque arrivare sino a qui perché il panorama è davvero da film.

Il Monastero di Udabno

Udabno è una ex cittadina sovietica dove ancora oggi vivono circa 200 famiglie e si trova il secondo monastero più famoso di Davit Gareja. Sulla collina che domina la località svetta il monastero di Udabno,
 che merita di essere segnato sulla road map per i mirabili affreschi che custodisce, tra cui quelli raffiguranti l’Ultima Cena, e san Davit e il discepolo Kakheti Lukiane circondati da cervi.

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È questa la SPA naturale più bella di tutte

È uno dei luoghi più belli del mondo e che vanta un patrimonio naturalistico così straordinario che il suo nome significa “Castello di cotone”. Non è un caso, infatti, che sia stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco proprio per la sua incredibile bellezza, davvero fuori dal comune.

Qui delle bianchissime terrazze di travertino ospitano piccole piscine di acque termali. Una vera e propria Spa naturale immersa in un paesaggio mozzafiato, ma anche in prossimità delle rovine di un’antica città, anch’essa Patrimonio Culturale dell’Unesco.

Pamukkale, tesoro prezioso della Cappadocia

Siamo in Cappadocia, una regione semi-arida della Turchia centrale che è conosciuta principalmente per i suoi “Camini delle Fate“. Un panorama unico e surreale che è il frutto del dispiegarsi di forze naturali nel corso di millenni che hanno portato alla nascita anche di Pamukkale, la Spa naturale più bella di tutto il pianeta.

Si caratterizza per terrazze di forma circolare che hanno preso vita alle pendici di una montagna bianchissima. Una condizione che ha creato un’incredibile contrasto con il turchese delle acque e la verde pianura sottostante. Le acque di questo luogo, che sembra un sogno a occhi aperti, hanno una temperatura di circa 35°C, perfette in quasi tutte le stagioni.

Sono ricche, inoltre, di idrocarbonato di calcio che, versandosi sui bordi dell’altopiano, riesce a creare queste piscine uniche nel loro genere. Camminarci è come stare sulle nuvole o come scalare un maestoso Castello di cotone.

Pamukkale turchia

Un angolo di Pamukkale

È bene sapere, però, che tutte le piscine non sono aperte contemporaneamente. Infatti, l’are di Pamukkale venne deturpata nel corso del XX secolo con la costruzione di hotel e con l’incanalamento dell’acqua calda verso le piscine artificiali degli alberghi. Ma non solo. Gli scarichi di queste ultime hanno per anni riversato le acque reflue direttamente sul sito, contribuendo drammaticamente all’inscurimento delle vasche calcaree.

Pamukkale, la rinascita

Grazie all’intervento dell’Unesco che ha predisposto un piano di recupero, gli hotel furono demoliti e le piscine artificiali sono oggigiorno accessibili a piedi nudi. Inoltre, è stata scavata una piccola trincea lungo il bordo con lo scopo di recuperare l’acqua, mentre le parti più scure sono state fatte sbiancare dal sole, in assenza di acqua per diverse ore al giorno.

Per questo motivo, vi potrà capitare di trovare molte piscine vuote. Le altre aree, invece, potrebbero essere coperte d’acqua per un paio di ore al giorno. Ma non è finita qui: il sito è costantemente sorvegliato da addetti che impediscono ai visitatori di abusarne. E, grazie a tutto questo, Pamukkale sta lentamente riprendendo il suo colore bianco, tornando a essere quello che è sempre stata, ovvero la Spa naturale più bella del mondo.

Un vero e proprio capolavoro della natura che si distingue per essere anche un luogo magico e misterioso. Ancor più irresistibile, poi, è lo spettacolo ammirato da lontano: una montagna di fiocchi di cotone bianchi candidi che sono tutti lambiti da acque termali che scivolano tra una vasca e l’altra. Al tramonto, poi, l’emozione è davvero indescrivibile.

Pamukkale psicini

Le piscine di Pamukkale

La straordinaria e importantissima città di Hierapolis

Come detto poco sopra, Pamukkale sorge nei pressi dei resti di una bellissima città molto antica: Hierapolis. Anch’essa patrimonio Unesco, è una remota città romana (e termale) che si fa spazio sulla sommità di una montagna, da cui dominava l’intera vallata.

Un sito che risulta particolarmente famoso per la grande quantità di resti di epoca bizantina e romana. Fondata durante il periodo ellenistico-romano, venne parzialmente distrutta da un terremoto nel 60 d.C. e ricostruita tra il I e il III secolo. Ed è proprio a quest’ultima era che risalgono alcuni degli edifici più importanti che sono ancora splendidamente conservati come il teatro, i ninfei pubblici e la porta di Frontino.

Hierapolis, coa vedere

Nel IV secolo fu costruita dai bizantini la cinta muraria, mentre con l’avvento del cristianesimo la città accolse una chiesa, una cattedrale, una basilica e il Maryrion di San Filippo Apostolo, rinvenuto durante una campagna di scavi del 2011 condotto da un team italiano. Accanto alla tomba, sono emerse anche alcune vasche per immersione, a conferma che si trattava di un vero e proprio “santuario di guarigione”.

hierapolis turchia

I resti di Hierapolis

Straordinario è il Tempio di Apollo la cui costruzione sembra risalire al III secolo. Vi si possono ammirare ancora i resti di un porticato dorico che abbraccia l’ampia terrazza che è collegata all’area sacra da una bella scala di marmo.

Suggestiva anche la Porta di Plutone (Plutonium) che, secondo la mitologia greco-romana, rappresenta l’ingresso degli inferi. Si trova sotto il Tempio di Apollo e da qui fuoriesce un gas molto denso considerato velenoso. A quanto pare, infatti, gli animali che vi fanno ingresso muoiono all’istante. Secondo la tradizione, a conoscere il segreto che consentiva di trattenere il respiro erano solo i sacerdoti. Esclusivamente loro, quindi, sapevano come evitare di essere investiti dai fumi tossici.

Un altro sito da visitare a Hierapolis è il suo Teatro Romano. Progettato nel III secolo per ospitare più di 10 mila spettatori, oggi regala al visitatore la possibilità di ammirare un’ampia parte del palco, i sedili della cavea in travertino e una facciata imponente impreziosita con statue e rilievi. Possibile, inoltre, immergersi nelle acque della Vasca Sacra che si trova nel cortile del centro termale dell’Antica Piscina.

città di Hierapolis teatro

Il Teatro Romano di Hierapolis

Infine, da non perdere è il Museo Archeologico di Hierapolis dove poter scoprire diversi sarcofagi e reperti rinvenuti nella città e nei suoi dintorni, come lampade, gioielli e opere scultoree che provengono dal Teatro Romano. Nel dettaglio, il museo è suddiviso in tre parti principali: nella prima è possibile ammirare una ricca collezione di sarcofagi risalenti al periodo ellenico; nella seconda si può osservare un buon numero di oggetti di uso quotidiano che solitamente accompagnavano le tombe della necropoli; nella terza area vi è un’ampia sala dove sono custoditi frontoni e statue che decoravano i vari edifici di Hierapolis e delle città limitrofe. Una tappa obbligatoria, quindi, per chi vuole comprendere in maniera più approfondita i fasti e il successivo declino di Pamukkale.

Insomma, tra terme naturali in cui sembra di stare sulle nuvole e resti di monumenti storici dal forte impatto visivo ed emozionale, Pamukkale è assolutamente un luogo da visitare almeno una volta nella vita.

Pamukkale cappadocia

Pamukkale e Hierapolis viste dall’alto

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Questa rocca diventa il villaggio di Harry Potter

Il castello fortificato sovrasta il centro abitato di Lonato del Garda, in provincia di Brescia. Sin dal Medioevo, era considerata una rocca strategica dal punto di vista difensivo e militare. Oggi, oltre a essere visitabile, è anche sede di diversi eventi pubblici. Ma nessuno di così grande successo come quello dedicato ad Harry Potter.

Per un giorno, infatti, la Rocca di Lonato si trasforma nel Villaggio di Harry Potter. Il 18 aprile sarà una “Giornata Fantastica al Villaggio di Harry Potter”, per festeggiare l’arrivo della primavera con un evento all’aperto dedicato soprattutto ai bambini, che potranno partecipare alle attività e alle avventure che li porteranno a scoprire il magico mondo del celebre maghetto.

Il villaggio di Harry Potter

Lo scenario fiabesco della Rocca, con il ponte levatoio e le possenti mura merlate, sarà la cornice perfetta in cui i bambini, guidati dagli animatori della Compagnia San Giorgio e il Drago e Un mondo di avventure, potranno conoscere i personaggi che popolano la saga di Harry Potter, come i professori della Scuola di Magia, e prendere parte ad avventure straordinarie in loro compagnia.

Per l’occasione, saranno allestite 15 postazioni dedicate ai molti e affascinanti temi di questo mondo magico, a partire da Diagon Alley, il favoloso Mercato dei Maghi dove si potranno comprare giochi e gadget unici come le bacchette, le scope volanti, i libri di magia, i cappelli e le sciarpe dedicate alle quattro Case della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Altri mitici luoghi rievocati all’interno della Rocca, nei quali i bambini e le loro famiglie potranno incontrare tutti i personaggi del mondo di Harry Potter, saranno le Aule di Scuola, l’Ufficio del Preside e la Capanna di Hagrid. Saranno anche presenti uno spazio espositivo di Leonessa Bricks che porterà in mostra le costruzioni Lego a tema Harry Potter e un’aula quiz con Melagodoevents che testerà – con un grande gioco a quiz – la conoscenza della saga di grandi e piccini.

A scuola di magia

In compagnia dei professori della Scuola di Magia, i bambini impareranno a lanciare gli incantesimi più iconici e preparare misteriose pozioni. Potranno anche partecipare a squadre al Gioco del Quidditch, sotto la supervisione di un arbitro che spiegherà le regole di questo sport e si assicurerà che vengano rispettate.

Ma soprattutto, potranno partecipare alle attività pensate appositamente per loro, tra le quali tre avventure fantastiche durante le quali dovranno difendere il mondo magico dalle forze del Male. Nella prima avventura, il Ministero della Magia coinvolgerà i nuovi studenti per risolvere dei misteri dentro la Foresta Proibita, popolata dalle creature più spaventose del mondo dei maghi. Nella seconda, dovranno scendere in campo con i professori per difendere la Scuola di Magia dall’invasione dei Dissennatori. Nella terza, infine, si avventureranno fino ai confini di Hogwarts per sventare i piani dei Mangiamorte e impedire a Colui-Che-Non -Deve-Essere-Nominato di impossessarsi del mondo magico.

Nel parco ci sarà anche la Ford Anglia volante dei Weasley per le più belle foto ricordo dell’evento. L’ingresso alla Rocca costa 8 euro sia per gli adulti sia per i bambini ed è obbligatoria la prenotazione.

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La Rocca di Lonato del Garda