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Molto più di una “collina scoscesa”: questa è la strada più ripida d’Europa

Viaggiare vuol dire scoprire paesaggi e posti incantevoli, alcuni facili da raggiungere altri difficili. In quest’ultimo caso la fatica e le difficoltà vengono puntualmente ripagate da uno spettacolo mozzafiato e da una vista che rimane impressa nella nostra mente e nel nostro cuore. D’altronde le strade difficili da scalare non esistono solo metaforicamente ma anche realmente e l’esempio perfetto in questo senso è la Hardknott Pass, una strada tortuosa e a un’unica corsia che taglia a metà il Lake District, una regione montuosa e un parco nazionale della Cumbria a nord-ovest dell’Inghilterra. Certo attraversarla non è semplice, ma l’esperienza intensa e la bellezza della natura che la circondano ne valgono sicuramente la pena almeno una volta nella vita.

Una strada ripida ma dai paesaggi incantevoli

Dolci e verdi pendii circondati della vegetazione: l’Inghilterra non è solo questo! Hardknott Pass, infatti è una delle strade più ripide del mondo e dell’Inghilterra stessa, tanto da contendersi il primato nel Regno Unito con Rosedale Chimney Bank, nel North Yorkshire. La strada con la sua pendenza che arriva fino al 33% prende il nome da “Hard Knott”, che significa letteralmente “dura collina scoscesa”. Una definizione che la rispecchia in pieno perché il percorso è formato da una serie di tornanti che mettono a dura prova le abilità dei guidatori. In effetti non è raro che ci si trovi alle prese con una visibilità ridotta a causa delle curve molto strette che caratterizzano il sentiero.

Hardknott Pass in Inghilterra

Fonte: iStock

Uno scorcio della Hardknott Pass

Una strada impervia, ma senza dubbio affascinante che non attira l’interesse solo degli automobilisti, ma anche degli appassionati delle due ruote, che si tratti di motociclisti o ciclisti. Sono in molti a decidere di salire in sella per essere puntualmente ripagati della fatica ammirando monumenti spettacolari come l’Hardknott Roman Fort, un sito archeologico che risale all’epoca romana. Tra le meraviglie del parco nazionale in cui si trova Hardknott Pass, tra una curva e l’altra, si arriva in cima e si rimane folgorati dalla vista che si staglia davanti agli occhi. Una volta raggiunta la vetta (che si trova a quasi 400 metri), si può ammirare nei giorni sereni l’incantevole Isola di Man.

Un percorso che affascina fin dai tempi degli antichi romani

Hardknott Pass con la sua salita che dura pochi ma intensi chilometri, forse non proprio per le sue altitudini, ma per la straordinaria pendenza, era già nota ai romani con il nome di Decima Strada. Considerata uno degli avamposti più solitari dell’Impero Romano, i sudditi dell’imperatore l’avevano costruita per collegare le terme di Ravenglass ai presidi di Ambleside e Kendal. Caduta in rovina dopo l’abbandono dei romani della Gran Bretagna, da quel momento la strada è stata utilizzata per il trasporto di merci con i carri e gli animali da traino.

Resti del forte romano a Hardknott Pass

Fonte: iStock

I resti del forte romano a Hardknott Pass

Nonostante il trascorrere dei secoli, il fatto che sia rimasta inaccessibile è diventato il suo punto di forza. Hardknott Pass infatti è la meta prediletta da chi vuole misurarsi con le sue abilità e i suoi limiti in quello che è un piccolo scorcio d’Inghilterra in cui il tempo sembra essersi fermato.

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È l’anno di Perugia, e vi sveliamo il perché

Perugia, città Best in Travel 2023 di Lonely Planet, gioiello architettonico dove si respira arte e storia a ogni passo nonché vivace polo culturale, è una delle mete da inserire nella lista delle vacanze in ogni momento.

Ma, per il 2023, c’è una ragione in più: dal 4 marzo all’11 giugno, in occasione del V centenario della sua morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria celebra con una grande mostra Pietro Vannucci (1450 ca.-1523), detto Perugino, il più importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento.

“Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo

La mostra Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo, curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, e Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo, è l’evento di punta delle celebrazioni del centenario del Maestro, assoluto protagonista del Rinascimento.

Il progetto espositivo, che consta di una settantina di opere, propone dipinti del Perugino antecedenti al 1504, l’anno in cui lavorava a due commissioni che segnano il punto più alto della sua straordinaria carriera: la “Lotta fra Amore e Castità“, ora al Louvre di Parigi, e soprattutto lo “Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi al Musée des Beaux-Arts di Caen (Francia).

La mostra riflette, nella maniera più completa possibile, i passaggi fondamentali del suo percorso artistico: dalle prime collaborazioni nella bottega di Andrea del Verrocchio alle imprese fiorentine che fecero la sua fortuna (come ad esempio le tre tavole già in San Giusto alle Mura, oggi nelle Gallerie degli Uffizi, o la Pala di San Domenico a Fiesole); dagli straordinari ritratti alle monumentali pale d’altare, quali il Trittico Galitzin, ora alla National Gallery di Washington, e il Polittico della Certosa di Pavia, in gran parte alla National Gallery di Londra e ricomposto per l’occasione in via del tutto eccezionale.

I luoghi di Pietro Vannucci a Perugia

Pietro Vannucci detto Perugino, di fama internazionale già a i suoi tempi, è senza dubbio il rappresentante più illustre della pittura umbra.

Nato a Città della Pieve, visse a lungo a Perugia dove ebbe bottega e realizzò alcune delle opere più grandiose: visitare la città nel 2023, oltre alla Mostra a lui dedicata, può essere l’occasione per andare alla scoperta dei luoghi che ne portano tuttora la fulgida impronta.

Su Corso Vannucci, a lui intitolato, il Nobile Collegio del Cambio (antica sede dei cambiavalute) ospita, presso la Sala delle Udienze, i pregevoli affreschi del Maestro che ricevette l’incarico ufficiale di dipingere la Sala nel 1499: partendo dalla volta, eseguì “Allegoria della Fortuna” con il “Trionfo di Apollo” e i pianeti accompagnati dai segni dello Zodiaco.
Lungo le pareti, dipinse il “Trionfo delle Virtù” con la rappresentazione delle quattro Virtù Cardinali e le Tre Teologali, queste ultime accompagnate dalla “Natività” e “Trasfigurazione” di Gesù e da “L’Eterno con Profeti e Sibille”.

A destra dell’ingresso, “Catone Uticense” introduce il ciclo di affreschi e vi è anche un quadretto en trompe-l’œil con l’autoritratto del Perugino.

Ancora in Corso Vannucci, la Galleria Nazionale dell’Umbria custodisce la più vasta collezione al mondo delle opere dipinte dall’artista rinascimentale e dai suoi seguaci mentre Palazzo Baldeschi al Corso conserva l’olio su tela “San Girolamo penitente” e l’olio su tavola “Madonna con Bambino e due cherubini”.

In Piazza Raffaello, la Cappella di San Severo si fregia dell’affresco “Trinità e santi” commissionato in origine a Raffaello nel 1505 dai monaci camaldolesi; egli, dopo aver realizzato una Trinità, dal 1508 è impegnato a Roma e non porta a termine l’opera.
Dopo la sua morte nel 1520, viene chiamato il Perugino a completare l’affresco e lo fa dipingendo sei santi legati all’ordine benedettino: San Girolamo, San Giovanni Evangelista, Santa Marta, San Gregorio Magno, San Bonifacio e Santa Scolastica.

Presso il Monastero di Sant’Agnese, in Via Sant’Agnese, spicca l’opera “Madonna delle Grazie tra due committenti” eseguita per il monastero delle clarisse di Sant’Agnese, comunità di clausura tuttora attiva, mentre la Chiesa di Sant’Agostino, in Piazza Domenico Lupatelli, preserva le copie dello smembrato “Polittico di Sant’Agostino”, le cui tavole originali vennero disperse durante le spoliazioni napoleoniche e oggi si trovano in vari musei del mondo.

Infine, uno sguardo all’Abbazia di San Pietro in Borgo XX Giugno: qui, il museo del monastero ospita “San Mauro, Santa Scolastica, San Pietro Vincioli, Sant’Ercolano e San Costanzo, tavolette appartenenti alla predella che era parte della grande macchina d’altare della chiesa di San Pietro.

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Ora puoi vivere in maniera interattiva un’incredibile foresta

La foresta incantata esiste davvero e aprirà i battenti il 1 maggio 2023.

Dream Forest Langkawi, grazie a projection mapping, illuminazione sofisticata e paesaggi sonori ipnotizzanti, trasformerà un sentiero di 1,2 chilometri e una foresta preistorica di oltre cento milioni di anni in un’esperienza coinvolgente e interattiva che racconta il folklore di Langkawi (paradiso tropicale della Malesia) attraverso la magia della tecnologia multisensoriale.

Il fiabesco progetto innovativo che fonde natura secolare e modernissima tecnologia

Dream Forest Langkawi era iniziato nel 2019 subendo, subito dopo, l’interruzione della pandemia.

Si trattava, però, di un progetto molto differente, parte del piano per rivitalizzare il bellissimo ex Kampung Buku (Villaggio del libro) dell’isola di Langkawi, ideato per essere vissuto nel segno di storie separate raccontate attraverso vari mezzi tecnologici in padiglioni singoli.

Con i fatti del 2020, invece, è diventato chiaro che l’industria del turismo e le attrazioni dovessero adattarsi a una nuova normalità: il mondo è cambiato, il modo in cui le persone viaggiano e consumano intrattenimento è mutato, e la sostenibilità culturale e ambientale è diventata un tema ancora più urgente.

Così, Puan Sri Tiara Jacquelina, Presidente e Chief Dream Maker dell’Enfiniti Academy of Musical Theatre and Performing Arts, ha riunito un team tutto malese di talenti creativi e tecnici ripensando il concetto di viaggio e come il percorso di scoperta del viaggiatore potrebbe essere migliorato ed elevato mediante l’uso della tecnologia e dell’automazione, utilizzando il paesaggio forestale naturale nel modo più responsabile e rispettoso possibile.

Il paese delle meraviglie

Alle pendici del maestoso Gunung Raya, il monte più alto dell’isola, la Dream Forest è un autentico paradiso di biodiversità che non dorme mai.

Durante il giorno, infatti, i visitatori hanno l’opportunità di compiere rigeneranti passeggiate nella natura per partecipare all’immersione nella foresta millenaria e trovarsi al cospetto di animali unici come il rospo di Sumatra, i lemuri volanti, le scimmie e numerose specie di bucefari che hanno fatto della foresta di Lubuk Semilang la loro dimora.

Ed è al tramonto che la foresta si trasforma, come per magia, e diventa uno spazio teatrale naturale dove Sang Gedembai, la guardiana della foresta dei sogni, insieme a Eli, Coco e Terra, tre helicopter seeds (particolare specie di albero che produce semi con le ali) ospitano i visitatori, danno il benvenuto per sperimentare e interagire con storie raccontate grazie a magnifiche proiezioni.

La prima storia è “La leggenda di Zigolo di Tasik Dayang” in cui la principessa delle fate Mambang Sari si innamora di Mat Teja, un principe mortale: i visitatori potranno scoprire come la loro storia d’amore agrodolce abbia modellato il paesaggio di Tasik Dayang Bunting come lo conosciamo oggi.

La seconda è “Il racconto di Merong Mahawangsa“: guerriero decorato e principe venerato, Merong Mahawangsa fu incaricato di scortare il figlio dell’imperatore romano in un viaggio per mare per sposare la principessa della Cina. La sua flotta fu intercettata dal temibile e focoso Garuda, determinato a interrompere l’alleanza tra queste due potenze giganti.

Infine, la terza storia, “La leggenda del Giganti di Langkawi” narra che, nei tempi antichi, i giganti vagavano a Langkawi. Due titani muscolosi, Mat Chinchang e Mat Raya erano cari amici, ma un malinteso al matrimonio dei loro figli si trasformò in una vera e propria rissa che quasi decimò l’isola.

Dream Forest Langkawi lavorerà anche a stretto contatto con i principali attori dell’industria turistica malese, tra cui Tourism Malaysia, Langkawi Development Authority (LADA) e associazioni turistiche come Malaysian Association of Tour and Travel Agencies (MATTA), Malaysian Inbound Tourism Association (MITA), compagnie aeree, agenzie di viaggio (OTA) e altri canali di distribuzione a livello locale e internazionale.
Ringraziando Tourism Malaysia, Puan Sri Tiara Jacquelina ha dichiarato: “Sono molto felice di aver ricevuto un forte sostegno anche dalle autorità statali e dalle agenzie governative. Credo che più lavoreremo in tandem e più riusciremo a sviluppare attrazioni entusiasmanti, Langkawi ha il potenziale per essere una delle destinazioni turistiche più popolari in questa regione”.
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Valle Anzasca, il giacimento d’oro che oggi è un sito turistico

In Italia prende vita una valle assolutamente affascinante ma anche unica dal punto di vista culturale: nella parte bassa è predominante la tradizione latina, mentre in alta valle sopravvivono ancora le usanze degli antichi Walser. Il luogo in questione è la Valle Anzasca, nelle province di Verbano-Cusio-Ossola, che era uno dei giacimenti d’oro più grandi d’Europa, oggi riconvertito in sito turistico.

La storia della Valle Anzasca

La storia di questo giacimento d’oro non è delle più allegre: nel febbraio del 1961 quattro minatori italiani morirono in un incidente sul lavoro per l’esplosione delle cariche di dinamite che stavano trasportando. Fu così che terminò l’estrazione dell’oro nella Valle Anzasca, ai piedi del Monte Rosa. Un giacimento enorme: era di almeno 20 chilometri quadrati, per circa 60 chilometri di gallerie.

Da quel momento in poi le miniere sono state dismesse e usate per lo più come sito turistico in quanto sono luoghi di interesse perché insegnano uno spaccato della storia di questa parte d’Italia.

Secondo la tradizione, i primi a ricavare oro dai filoni minerari dell’Alta Valle Anzasca sono stati i Romani, soprattutto dai fiumi e nei terrazzamenti. Nei secoli successivi l’attività mineraria crebbe, aumentando l’interesse degli investitori. Ma è solo con l’arrivo di capitali stranieri, nell’Ottocento, che divenne una vera e propria attività industriale.

La Valle Anzasca oggi

La Valle Anzasca oggi è un ricco connubio di storia e paesaggi mozzafiato. Si sviluppa per 30 chilometri a Ovest della Val d’Ossola con un dislivello di più di mille metri che culmina con il Monte Rosa. È una zona affascinante e che ancora conserva i suoi aspetti rurali e una natura selvaggia e incontaminata.

Valle Anzasca piemonte

Fonte: iStock

Veduta della Valle Anzasca

Non a caso sono tantissimi i percorsi escursionistici a disposizione dei viaggiatori, come altrettanti sono i centri da visitare che lasciano senza fiato. Ma al di là di tutto questo, c’è anche la possibilità di conoscere il suo importante passato per l’attività mineraria. Attualmente, infatti, è possibile visitare la miniera d’oro della Guia, nei pressi di Macugnaga, prima miniera d’oro delle Alpi e prima miniera-museo in Italia.

Cosa vedere in Valle Anzasca

L’incantevole Valle Anzasca si incunea nelle Alpi Pennine e, in particolare, separa la Catena dell’Andolla (a nord) dai Contrafforti valsesiani del Monte Rosa (a sud), mentre la parte alta della valle si affaccia direttamente sul Massiccio del Monte Rosa. Per facilitare l’accesso alle vette e l’escursionismo di alta quota la valle è dotata di alcuni rifugi e bivacchi. Sono 6, invece, i comuni che ne fanno parte e sono uno più bello dell’altro.

Piedimulera, un luogo di notevole importanza

Piedimulera è un piccolo borgo di poco più di 1000 abitanti che sfoggia un centro storico caratterizzato dalla presenza di numerosi edifici risalenti al Sei-Settecento che testimoniano che questo luogo era un centro di commerci tra le genti ossolane e quelle della Valle Anzasca.

Di particolare interesse è il Palazzo Testoni con ricchi saloni decorati con stucchi e pitture. Molto particolare anche la Parrocchiale dei Santi Giorgio e Antonio Abate, un edificio organizzato in una navata unica di stile classico. Al suoi interno sono conservati interessanti dipinti, opera del pittore Lorenzo Peretti, fra cui un affresco raffigurante il Martirio di San Giovanni Nepomuceno.

Piedimulera ha anche delle frazioni di notevole interesse. Una di queste è Cimamulera che si sviluppa su una roccia. Da queste parti è presente un’antica torre recentemente trasformata in abitazione civile.

Piedimulera piemonte

Fonte: iStock

Veduta di Piedimulera

Calasca-Castiglione, due borghi in un unico comune

L’altro comune che fa parte della Valle Anzasca è Calasca-Castiglione. In realtà sono si tratta di due borghi che vennero riuniti in un’unica entità amministrativa nell’ormai lontano 1928. Nonostante questo, conservato la loro fisionomia originale di distinti villaggi di montagna.

Degna di nota è anche la frazione di Antrogna dove si trova la Parrocchiale di Sant’Antonio Abate, un edificio a tre navate sormontato da una grande cupola e, nella sua facciata, composto da cinque arcate e da un massiccio pronao. La sua caratteristica principale? Possiede delle dimensioni inconsuete per essere una chiesa di montagna: per questo motivo è pubblicizzata come la “cattedrale tra i boschi”.

Nel territorio di Calasca è molto particolare il Santuario della Madonna della Gurva, una chiesetta eretta nel 1641 sopra un enorme masso a strapiombo su una forra del torrente Anza. Poi ancora Villa Belli, dimora di un’illustre famiglia calaschese ricordata per aver dato i natali al fisico Giuseppe Belli. Colombetti, a sud di Castiglione, è invece un  borgo che si distingue per essere un modello esemplare di nucleo rurale in pietra ossolana ancora conservato. Ospita un ecomuseo all’aperto per valorizzare le sue belle abitazioni caratterizzate da logge e muri ad arco.

Macugnaga, il fiore all’occhiello

Macugnaga è un comune italiano sparso che senza ombra di dubbio è il fiore all’occhiello della Valle Anzasca. Si tratta di uno splendido borgo walser dominato dall’imponente parete est del Monte Rosa che si staglia sull’intera vallata con i suoi 4.634 metri di quota.

Cultura e tradizioni walser ancora caratterizzano Macugnaga: l’architettura tipica delle sue abitazioni, i tradizionali costumi indossati dalle donne del paese per le occasioni spaciali e ancora la lingua Titsch parlata dagli anziani o il tipico “Dorf”, piccolo nucleo abitativo del 1200.

Macugnaga valle anzasca

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Un angolo di Macugnaga

Da non perdere da queste parti è la Casa Museo Walser nella frazione di Borca. Si sviluppa su tre piani e ospita una permanente collezione di riproduzioni, antiche stampe, fotografie e reperti inerenti alla vita quotidiana della colonia Walser di Macugnaga.

Macugnaga è un luogo adatto per soggiorni turistici sia durante l’inverno, grazie ai suoi  35 chilometri di piste, due anelli di fondo, uno snowpark e numerosi tracciati per le ciaspole, sia in estate per fare passeggiare tra i boschi, escursioni alla scoperta degli alpeggi e dell’Oasi Faunistica e praticare alpinismo di alto livello sulle cime del Monte Rosa.

Bannio Anzino, dagli incantevoli scorci

Il comune di Bannio Anzino è costituito da due paesi distinti, Bannio e Anzino. Il primo è la Capitale millenaria della Valle Anzasca e regala diversi luoghi di interesse come la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo che testimonia la trasformazione del tempio preesistente, in stile lombardo avvenuta nel 1644, pochi anni dopo l’ultimazione dell’elegante campanile, monumento nazionale e datato 1592.

Anzino gode invece una certa notorietà per la devozione degli abitanti a sant’Antonio da Padova. Proprio qui, infatti, è conservato un quadro di pregevole fattura situato nell’omonimo santuario. Inoltre, è paese d’origine di importanti personaggi, tra cui Ludovico Quaroni, architetto romano del Novecento.

Vanzone con San Carlo, con insediamenti umani già in epoca romana

In questo comune sono stati trovati numerosi reperti databili attorno al I secolo d.C., rinvenuti in seguito a scavi archeologici di fine Ottocento. Un comune antico e interessante che nacque nel 1875 dalla fusione di San Carlo d’Ossola e Vanzone.

Oggi di particolare interesse è la chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria che sfoggia un’artistica porta in noce massiccio con scolpito, nelle due formelle centrali, il martirio di Santa Caterina. Non da meno è la torre di Battiggio, detta “dei Cani”, costruita in pietre locali squadrate: una caratteristica della Valle Anzasca.

Infine, la miniera d’oro, abbandonata nei primi anni del novecento, nota come la miniera dei Cani insieme a sorgente di acqua minerale, ricca soprattutto di ferro e di arsenico che ha caratteristiche curative e terapeutiche, conosciute fin dal Medioevo.

Ceppo Morelli, minor comune anzaschino

Pur essendo il minor comune della Valle Anzasca, Ceppo Morelli regala al visitatore un certo patrimonio storico e culturale. È impossibile non pensare, per esempio, alla chiesa di San Giovanni Battista che ospita un pulpito risalente al Settecento.

La frazione di Mondelli, invece, è il posto in cui scoprire la cosiddetta Casa degli Specchi, una dimora signorile nella quale le pareti della sala da pranzo sono interamente ricoperte da specchi.

Ceppo Morelli piemonte

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Veduta di Ceppo Morelli
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La villa più bella del Lago di Como è pura magia

Il Lago di Como è puntellato di splendide ville lungo tutta la costa. Antiche dimore sorte nel corso dei secoli a testimonianza della ricchezza e dell’opulenza dei proprietari che le hanno volute.

Ma ce n’è una fra tutte che spicca per la sua magnificenza, per l’opulenza del suo parco e per la posizione unica a invidiabile che la rende la più bella villa del Lago di Como. Talmente unica da aver ispirato scrittori e registi che ne sono stati ispirati per creare capolavori.

Stiamo parlando della Villa del Balbianello, nel Comune di Lenno, sulla sponda occidentale del lago, dove inizia la zona costiera denominata Costa della Tremezzina. Con il suo splendido giardino e la vista mozzafiato che offre, Villa del Balbianello è una delle più spettacolari dimore del Lago di Como.

Come arrivare alla Villa del Balbianello a Lenno, sul Lago di Como

Fonte: 123rf

Villa del Balbianellovista dal Lago di Como

È una villa costruita sulla punta della penisola di Lavedo, e proprio per questo è visibile da ogni punto del Lago di Como. È una delle più scenografiche dimore d’epoca che disegnano il profilo del Lario. Donata al FAI da Guido Monzino, suo ultimo proprietario, nel 1988, Villa del Balbianello fu voluta dal Cardinal Angelo Maria Durini alla fine del Settecento e fu costruita sul luogo dove un tempo si trovava un monastero francescano.

Luogo di poeti, scrittori e registi

Quando la villa passò in eredità dal Cardinal Durini al nipote Luigi Porro Lambertenghi questo invitò nientemeno che lo scrittore Silvio Pellico, l’autore di “Le mie prigioni”, come precettore dei suoi figli. Pellico era solito gustare il proprio sigaro sulle rive del lago ed è qui che s’intrattenne con il patriota Piero Maroncelli per parlare dell’Italia e della rivoluzione. Secondo alcuni, fu proprio in questi anni che i loro discorsi vennero intercettati dalla ronda austriaca che perlustrava le coste.

Successivamente, la Villa del Balbianello fu acquistata da Giuseppe Arconati Visconti, che ospitò nel proprio salotto personaggi come Giovanni Berchet, Giuseppe Giusti e persino Alessandro Manzoni.

In seguito, la proprietà venne abbandonata in stato di degrado a causa del declino della casata, finché l’ufficiale statunitense Butler Ames se ne innamorò, decise di acquistarla nel 1919 e la restaurò. Monzino, collezionista d’arte e appassionato viaggiatore (fu il primo italiano ad arrivare in cima all’Everest), acquistò la villa nel 1974, per farne custode dei ricordi delle sue imprese. Ricordi che ancora oggi riempiono le stanze: le mappe, i libri, gli strumenti di viaggio, i cimeli delle sue note alpinistiche sono racchiusi nel Museo delle Spedizioni.

Il contesto in cui si trova la villa ha fatto innamorare oltre ai letterati anche artisti e registi: nel giardino e nelle sale sono state girate scene di molti film, da “La Certosa di Parma” nel 1947 a “Jackpot” nel ’92 con Adriano Celentano a saghe famosissime, come quella di Star Wars con “Episodio II – L’attacco dei cloni” di George Lucas nel 2002 e quella di 007 con il film “Casino Royale” nel 2006.

Il Bene FAI più visitato d’Italia

Dal 1988 si prende cura della villa e dello splendido parco il Fondo Ambiente Italiano e lo fa in modo eccellente evidentemente, visto che è da anni ormai il Bene FAI più visitato d’Italia con circa 150mila turisti l’anno). E non soltanto dagli italiani, ma anche da turisti stranieri provenienti da tutta Europa, Stati Uniti e persino dall’India. Viene spesso richiesta come location per matrimoni: solo nel 2022 ne sono stati celebrati ben 200.

Quest’anno la stagione di apertura della villa è stata estesa; quindi, i visitatori saranno ancora più numerosi. Non soltanto, quindi, da aprile a ottobre, ma sarà visitabile a partire dall’11 marzo e per buona parte dell’inverno, consentendo così di destagionalizzare il turismo lungo tutto il Lago di Como e di godere del fascino del lago in ogni stagione. L’autunno, per esempio, è la più affascinante per le immagini, i panorami e i colori del lago.

Cosa vedere a Villa del Balbianello

Decisamente il punto forte della villa è il suo enorme giardino. Le potature ardite, come quella a ombrello del grande leccio, sono un vero spettacolo. E poi la Loggia Durini, la monumentale struttura ad arco decorata da una rosa dei venti intarsiata e abbracciata da un Ficus Repens (dove è stata girata la celebre scena del bacio in Star Wars tra Anakin Skywalker e la bellissima Padme), e la Darsena, il porticciolo ricavato nelle rocce (chi ha la fortuna di giungere a Villa del Balbianello a bordo di un’imbarcazione potrà provare un’esperienza davvero esclusiva).

All’interno della villa, oltre al Museo delle Spedizioni, ci sono anche numerose collezioni: oggetti d’arte primitiva, carte geografiche, stampe ottocentesche con vedute del Lario, tappeti e rari dipinti su vetro del XVIII secolo.

Info utili

La Villa del Balbianello è aperta tutti i giorni tranne lunedì e mercoledì (non festivi), dalle 10 alle 18. Ultimo ingresso per visitare solo il parco alle 17 e ultima visita guidata agli interni della villa alle 16.30. A partire dal mese di novembre entrerà in vigore l’orario ridotto con apertura al pubblico dalle 10 alle 17. In questo periodo, l’ultimo ingresso al giardino sarà alle 16 mentre nella villa l’ultima visita guidata partirà alle 15.30.

A dicembre le aperture sono solo nei giorni 1, 2, 3, 5, 8, 9, 10, 12, 15,16,17, 19, 22, 23, 26, 29, 30, 31. A gennaio 2024 la villa sarà aperta solo i giorni 2, 5, 6 e 7. È sempre consigliata la prenotazione al massimo 24 ore prima. La visita del parco costa 12 euro (9 euro il biglietto ridotto), mentre con la visita guidata della villa che dura tre quarti d’ora costa 23 euro (15 euro il ridotto). Inoltre, il FAI organizza anche aperture speciali, come le Giornate di primavera, ed eventi durante tutto il corso dell’anno.

Villa del Balbianello

Fonte: Marianne Majerus Garden Images

Il parco della Villa del Balbianello
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Chaco Canyon, una delle prime metropoli della storia

Il mondo d’oggi è costellato di metropoli che sono una più intrigante dell’altra, ovvero quelle città che nell’accezione moderna hanno notevoli dimensioni, specie se caratterizzata da una dinamica vita sociale, economica, culturale. Ma quale è stata la prima in assoluto?

Le opinioni degli esperti su questo argomento sono un po’ dibattute. C’è chi ritiene che sia stata Roma antica che superò il milione di abitanti. Ci sono altrettanti studiosi che sostengono che la prima metropoli della storia fu Catalhoyuk, in Turchia, che risale a 9500 anni fa. Poi ci sono gli esperti che invece sono convinti che Alessandria d’Egitto fu la prima metropoli cosmopolita al mondo. E poi ancora dei conoscitori che dichiarano che ad esserlo sia stato Chaco Canyon, nel Nord America, ed è proprio di quest’ultimo che vi vogliamo parlare.

Un po’ di storia su Chaco Canyon

Chaco Canyon è forse il più importante mistero archeologico del Nord America ed ed è legato alla storia degli Anasazi, una civiltà nativa che ha lasciato moltissime tracce prima di scomparire completamente. Oggi è un prestigioso sito archeologico che si trova negli Stati Uniti, e precisamente a Four Corners County, l’unico punto dove si incontrano quattro Stati del Nord America: il New Mexico, l’Arizona, il Colorado e lo Utah.

Attualmente è una zona arida e abbandonata, ma fino circa 800 anni fa era fertile e abitata da questa popolazione che visse tra il VII secolo e la fine del XIII secolo. Anche se a dire la verità vi sono tracce dei loro antenati risalenti al 1500 a.C., ma questa vera e propria civiltà si sviluppò propriamente nel X secolo.

Un’area che, nel 1250, venne in gran parte abbandonata, anche se un recente studio ha stabilito che questa tribù nativa, come successe per i Maya, non sopravvisse alla siccità causata dal riscaldamento globale, finendo per estinguersi. Altrettanti studiosi sostengono che la violenza e la guerra hanno spinto questa popolazione al cannibalismo: sono stati ritrovati corpi smembrati. Insomma, quel che è certo è che l’origine e il declino di questa popolazione è ancora in discussione.

Il Chaco Canyon oggi

Il Chaco Canyon oggi è una raccolta di quasi 3.600 siti archeologici e anche un monumento nazionale americano divenuto poi National Historical Park. Classificato persino patrimonio mondiale dell’UNESCO, è il più importante sito archeologico precolombiano del Messico settentrionale .

Molte delle costruzioni presenti sono allineate secondo i cicli solare e lunare, il che indica un certo grado di avanzamento di questa civiltà per le osservazioni astronomiche e l’architettura. Sfortunatamente, però, i siti culturali sono fragili e il rischio di erosione causato dai turisti ha portato, per esempio, alla chiusura al pubblico di Fajada Butte, una collina che, nonostante non ci sia una fonte d’acqua, conserva rovine di piccole abitazioni rupestri.

I luoghi del Cacho Canyon sono considerati sacri da tempo immemore e si trovano tra il Canyon Centrale, che contiene i più grandi complessi di questo sito, e gli Esterni dove sorgono alcune delle più interessanti Grandi Case.

Le Grandi Case sono degli enormi complessi che rappresentavano il fulcro dello stile architetturale e religioso del popolo. Molti complessi del Chaco Canyon possiedono una media di 200 case ognuno, con punte di 700. Dimore ben progettate e che spesso raggiungevano i quattro o cinque livelli. C’erano poi le strutture religiose, note come kiva, che venivano costruite in proporzione al numero delle abitazioni di un pueblo (termine con cui i primi esploratori spagnoli identificavano lo stile di vita degli Anasazi).

Decisamente interessante è il complesso del Pueblo Bonito (“Bel Villaggio”) che copre quasi 8000 m², include 650 case ed è la più spaziosa delle Grandi Case.

In sostanza, il Chaco Canyon con i suoi enormi edifici e la sua dimensione metropolitana ha attirato per decenni le curiosità della comunità scientifica. Per questo in molti si chiedono come hanno fatto le popolazioni a superare i vari ostacoli naturali e a trasportare i materiali necessari alla costruzione della città. Stando alle recenti rivelazioni di alcuni esperti provenienti dalla Colorado University, avrebbero utilizzato delle ingegnose cinghie legate al cranio.

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Il Ragazzo di Campagna: puoi diventare il protagonista del film per un giorno

L’incremento delle ricerche di voli e di strutture ricettive in questo periodo ci conferma che la voglia di viaggiare è più alta che mai e i motivi sono facilmente intuibili. Il sole torna a essere protagonista delle nostre giornate, le temperature si alzano e il risveglio della natura sta tingendo di meraviglia il mondo che abitiamo.

E se la primavera ci invita a organizzare nuovi viaggi, in coppia o in famiglia, le vacanze pasquali diventano il momento perfetto per andare alla scoperta del globo o per riscoprire tutte le meraviglie del nostro Stivale.

Le cose da fare, a Pasqua e a Pasquetta, sono tantissime: picnic, passeggiate tra parchi e giardini o esplorazioni delle città d’arte. Ma se è una gita fuori porta davvero speciale che volete fare quest’anno, allora, la destinazione da raggiungere è Borgo Tre Case, l’immaginario paese che ha fatto da sfondo al celebre film “Il Ragazzo di Campagna” e che proprio ad aprile diventerà il punto di riferimento di un raduno nazionale dei fan. Pronti a diventare i protagonisti di una pellicola iconica?

Indossare i panni de “Il ragazzo di campagna” a Pasquetta

Le cose da fare durante le vacanze pasquali, dicevamo, sono tantissime. Ma se è un’esperienza cinematografica, unica e iconica, che volete vivere questo aprile, allora, non vi resta che preparare le valigie e mettervi in viaggio verso Borgo Tre Case.

Ci troviamo in provincia di Pavia, nei pressi di Carbonara al Tincio, un luogo immerso nel verde e circondato da boschi e campagne che ha ispirato Castellano e Pipolo per la realizzazione del film cult “Il Ragazzo di Campagna”. Proprio qui, infatti, la coppia di registi reso reale Borgo Tre Case, un piccolissimo nucleo urbano che ha fatto da sfondo alle avventure di Artemio, protagonista della pellicola.

Ed è proprio qui che, in occasione di Pasquetta, decine di fan si raduneranno per vivere un’esperienza contadina ispirata a “Il Ragazzo di Campagna”. Non sappiamo se, per l’occasione, il grande Renato Pozzetto si unirà a loro, quello che sappiamo, però, è che potete farlo voi. E vi spieghiamo come.

Come partecipare all’esperienza cinematografica

A distanza di quasi 40 anni dalle riprese del film di Castellano e Pipolo, “Il Ragazzo di Campagna” resta ancora uno dei film più amati d’Italia, un vero e proprio cult che vive e sopravvive nella memoria di migliaia di fan di tutto il Paese. Sono proprio loro a riunirsi ogni giorno virtualmente sulla pagina Facebook “Artemio”, dedicata al protagonista della pellicola, e sono sempre loro che lo faranno il 10 aprile dal vivo con una gita fuori porta di Pasquetta davvero unica.

Molto più di un raduno, l’evento organizzato nei pressi della Cascina del Bosco Grande alle porte di Pavia, ha come obiettivo quello di rivivere le scene più iconiche del film. Ci saranno, infatti, piatti e prelibatezze ispirati ai protagonisti, la musica dal vivo che evocherà la colonna sonora del film e le ambientazioni che hanno fatto da sfondo ai momenti più cult.

L’evento è a numero chiuso, ma è possibile partecipare prenotando un posto sul sito ufficiale di Borgo Tre Case. Pronti a vivere una Pasquetta da “ragazzi di campagna”?.

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Kronborg, il castello che stregato Shakespeare

Di principi, regnanti e cavalieri parlano i castelli e le fortezze, custodi di storie, leggende e segreti che affascinano e suggestionano da sempre. Ce ne sono tantissimi, da visitare e da scoprire nel mondo, e alcuni sono così celebri da essersi trasformati in vere e proprie attrazioni turistiche. Edifici imponenti e maestosi che con le loro torri merlettate, i ponti di attraversamento, gli arredamenti opulenti e le stanze segrete evocano un passato che non si può dimenticare.

E oggi è proprio di un castello che vogliamo parlarvi, di una delle più emblematiche fortezze rinascimentali europee, situata in Danimarca e iscritta nel registro del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco dal 2000.

Il nome Kronborg Slot, forse, non vi dirà molto, ma la fama di quello che è successo all’interno del maestoso edificio secoli fa ha raggiunto il mondo intero. Perché questo castello non solo ha stregato William Shakespeare, ma è stato trasformato dal grande scrittore nella dimora di Amleto.

Viaggio in Danimarca sulle orme di Shakespeare

Il nostro viaggio di oggi ci porta in Danimarca, nel Paese scandinavo che da sempre popola le travel wish list dei viaggiatori di tutto il mondo. Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, come perdersi e immergersi nella bellezza della capitale o lasciarsi suggestionare da Odense, la città natale dello scrittore Hans Christian Andersen.

Non ci sono solo le celebri città da visitare però, ma anche i suoi dintorni. Partendo da Copenhagen, e a soli circa 40 chilometri dalla capitale danese, è infatti possibile raggiungere uno dei luoghi più affascinanti dell’intero Paese: il castello di Kronborg.

Situato a Helsingør, l’edificio fu costruito nel 1420 da Eric di Pomerania, ma il suo aspetto attuale risale alla grande ristrutturazione effettuata dall’architetto Anthonis van Obbergen il secolo successivo, su commissione di Federico II di Danimarca, che lo ha trasformato nello splendido castello rinascimentale che oggi possiamo ammirare.

Lo stesso castello, che è diventato una meta imprescindibile per tutte le persone che giungono nel Paese, stregò letteralmente William Shakespeare. Fu proprio in questo che il drammaturgo e poeta inglese scelse di ambientare il suo più celebre dramma, quello dell’Amleto.

La residenza di Amleto

Che siate affascinati dalle opere di William Shakespeare o siete in cerca di esperienze uniche e iconiche in Danimarca, non potete rinunciare a una visita al castello di Kronborg per rivivere le suggestioni del dramma shakespeariano in quella che è conosciuta nel mondo come la residenza di Amleto.

L’edificio è un vero e proprio gioiello rinascimentale tutto da scoprire, nei suoi esterni così come nei suoi interni. Grazie alle visite guidate, infatti, è possibile esplorare le stanze, le cripte e le catacombe. Proprio qui, nelle viscere del castello, potrete scoprire la grande statua in pietra di Ogier, il protettore della Danimarca, alla quale è legata una suggestiva leggenda. Secondo la tradizione il guerriero si risveglierà per proteggere il Paese in caso di pericoli.

Non è tutto, però, perché all’interno del castello ogni estate vengono portate in scena, da attori e compagnie teatrali, le opere più famose del poeta e drammaturgo inglese. Ed è allora che è possibile immergersi totalmente nel fascino della letteratura shakespeariana.

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I luoghi da non perdere in un tour della Svizzera

Il Paese del cioccolato per antonomasia, delle cime innevate, dei graziosi paesini usciti da una cartolina, delle distese verdi e dei laghi trasparenti come ghiaccio: questa, e non solo, è la Svizzera!

La Confederazione Elvetica, questo piccolo Stato Federale composta da 26 cantoni, dalla ricca varietà linguistica – tedesco, francese e italiano sono le sue lingue ufficiali – e culturale è un luogo che si presta ad essere visitato tanto in estete quanto in inverno per via della sua poliedricità. Allora via: pronti a scoprire cosa vedere in Svizzera.

I posti da visitare in Svizzera: Berna

In cima alla lista di cose da fare in Svizzera, c’è, senza ombra di dubbio, conoscere Berna. Questa fiabesca capitale si fregia di un centro storico dichiarato patrimonio mondiale dell’Unesco ed è facile capirne il motivo: l’architettura medievale, ancora perfettamente conservata, vede l’alternarsi di portici, torri, fontane e casette in mattoni dai tetti appuntiti.

Berna si sviluppa lungo le anse del fiume Aar dove, in tempi remoti, venivano allevati gli orsi: il nome della città deriva proprio dalla parola Barn che significava, per l’appunto, orso. Il modo più romantico per familiarizzare con la cittadina è una passeggiata nella città vecchia, magari al tramonto mano nella mano con la vostra persona del cuore.

Per gli amanti dell’arte, poi, imprescindibile una visita al Zentrum Paul Klee – che ospita la più vasta collezione al mondo delle opere del celebre pittore – e all’imponente cattedrale tardo gotica: immaginate che ci vollero più di 450 anni prima che fosse terminata del 1893.

Lugano e il Canton Ticino

Situato nella parte più meridionale del Paese, il Canton Ticino, viene spesso soprannominato la Svizzera italiana per via della sua prossimità con il nostro Paese: si tratta, infatti, dell’unico Cantone in cui la lingua ufficiale è la sola lingua italiana.

Questa zona dal variegato paesaggio ospita città come Lugano e il lago su cui si riflette, il lago di Ceresio. Pur essendo una città Svizzera, Lugano, presenta la tipica architettura lombarda e gli antichi palazzi e portici di cui è popolata raccontano vecchie storie di commercio di pesce di lago e artigianato locale: una città tranquilla, ordinata ed accogliente.

Spostandosi, invece, nella zona dell’Alto Ticino, tra i luoghi da visitare in Svizzera, non si può dimenticare Bellinzona e i suoi romantici castelli medievali, patrimoni UNESCO. La città capitale del Canton Ticino ospita, infatti, ben tre fortezze medievali: Castel Grande, Castello di Montebello e Castello di Sasso Corbaro. Dei tre, tutti splendidamente conservati come esempi magistrali dell’architettura militare del medioevo, forse il più suggestivo è quello di Montebello.

Immaginatelo al crepuscolo, con le mura candide accese da una calda luce artificiale che lo rende oro, stagliarsi sulle cime innevate dei monti che lo circondano mentre il cielo si tinge di mille sfumature di rosa: uno spettacolo impossibile da dimenticare.

Per gli amanti delle avventure outdoor, infine, degno di nota sarà il ponte tibetano Carasc che con i suoi 270 metri di lunghezza, vi terrà sospesi a 130 metri dalla valle: pronti ad una scarica di adrenalina?

Zurigo: tra i posti più belli in Svizzera

Proseguendo alla scoperta di cosa fare in Svizzera, è imprescindibile citare Zurigo. Questa è la città più popolata e grande della Svizzera, oltre che la sua capitale economica, e per molti versi viene spesso avvicinata alla tedesca Berlino: entrambe, per esempio, presentano una vena spiccatamente postindustriale.

Zurigo si sviluppa lungo il fiume Limmat e il cuore della città vecchia, accessibile attraverso il monumentale ponte Munster, si caratterizza, invece, dai severi toni gotici: basti pensare alle due torri della Cattedrale, che permettono di identificarla persino da molto lontano. Grossmünster è il nome di questa simbolica chiesa voluta da Carlo Magno in persona intorno al IX secolo, che originariamente presentava un aspetto piuttosto diverso da quello attuale. Nella seconda metà del 1700, infatti, un incendio la distrusse parzialmente costringendo alla ricostruzione delle guglie e delle torri.

Proprio a Zurigo, poi, sorge la storica fabbrica di cioccolato Lindt & Sprüngli: i più golosi vorranno assolutamente visitarla!

E a proposito di attrazioni non convenzionali, non dimenticate i vari poli museali: il Centre Le Corbusie, Museo delle Belle Arti – dove albergano capolavori di Van Gogh, Monet, Rodin – e la casa del movimento dadaista, il Cabaret Voltaire.

Le città sul lago Lemano: Ginevra e Losanna

Un tour della Svizzera che si rispetti non può, di certo, dimenticare i suoi laghi. Il lago di Lemano – anche noto come lago di Ginevra – è il più esteso del paese e le sue acque cristalline hanno origini glaciali. È attraversato dal fiume Rodano e sono ben tre i Cantoni che si riflettono in questo azzurro specchio lacustre: il Canton Vallese, il Cantone di Ginevra e il Vaud.

La sua peculiare forma a mezzaluna, incorniciata tra vigneti e le Alpi, lo rendono il luogo perfetto per una romantica esplorazione in barca.

Ginevra

Conosciuta come la città della pace, Ginevra ospita i quartier generali di Nazioni Unite, Croce Rossa e Unicef: la metropoli più piccola del mondo è, infatti, tra i centri più importanti nell’ambito della cooperazione internazionale anche grazie al rispetto di principi quali la neutralità e l’accoglienza.

Tra le cose da fare in Svizzera ricordatevi di avvicinarvi alla secolare tradizione dell’arte orologiaia: proprio a Ginevra per commemorarla e celebrarla esiste l’Horloge Fleuri – l’orologio fiorito!

Negli ultimi anni, poi, abbiamo sentito sempre più spesso parlare del CERN: è il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare. Sapevate che al suo interno si possono vistare gratuitamente due esposizioni permanenti?

Infine, il Balcone di Ginevra: dalla cima posta a 110 metri del Monte Salève godrete di un panorama indimenticabile sul lago e il paesaggio limitrofo.

Scopri tutte le esperienze che potete fare a Ginevra.

Losanna

Sulla sponda nord del Lago di Lemano, sorge Losanna. Considerata una delle città più verdi d’Europa, si distingue per le sue numerose gallerie d’arte, musei da visitare e teatri. A tale proposito, merita una vista la fondazione de l’Hermitage: nella cornice di una meravigliosa residenza del XIX secolo si snoda un percorso composto da più di 600 opere di artisti impressionisti e post impressionisti del calibro di Degas.

St Moritz e il ghiacciaio Zermatt

Altra attrazione lacustre, tra i luoghi della Svizzera da visitare, è l’elegante cittadina di Saint Moritz.

Affacciata sulle sponde dell’omonimo lago, è tra le città più soleggiate all’anno (quota 322 giorni su 365!) ed affascina grandi e piccini per i suoi colori accesi: il bianco delle nevi come sciarpe di lana ricopre le vette delle montagne circostanti e si contrappone all’azzurro terso del cielo.

Saint Moritz è conosciuta per lo più grazie al fatto di essere una delle principali destinazioni alpine al mondo: sport, natura e relax – ma anche shopping- sono i suoi punti forti.

Se in inverno va per la maggiore lo scii, in estate si presta all’escursionismo e alle attività outdoor come: windsurf, canottaggio e vela.

Sapevate, infine, che anche a Saint Moritz esiste una torre pendente? Trentatré metri di altezza per cinque gradi di pendenza, è ciò che resta dell’antica chiesa di San Maurizio, demolita nel corso del Novecento.

Lucerna e il Lago dei Quattro Cantoni

Sul quarto lago per dimensioni della Svizzera si affaccia la cittadina di Lucerna, preziosa città medievale caratterizzata dalle tipiche case dai graziosi tetti a timpano e dai ponti coperti.

Il ponte della Cappella è il più antico ponte coperto in legno d’Europa e con i suoi 205 metri collega la città vecchia a quella nuova. Fu costruito nel 1333, ma nell’ultima decade del Novecento venne distrutto da un incendio scatenato da un mozzicone di sigaretta. Costò ben oltre due milioni di dollari restaurarlo, ma vale davvero la pena percorrerlo per ammirare la fedele, quanto costosa, ricostruzione se pensate che al suo interno ci sono 146 dipinti che rappresentano i momenti più salienti della storia di Lucerna.

Finisce qui il nostro tour virtuale dei luoghi più belli da visitare in Svizzera. Ce n’è davvero per ogni gusto: amanti dello sport, dei paesaggi innevati, delle acque fredde e cristalline dei laghi di origine glaciale e delle pittoresche cittadine uscite da una favola dei fratelli Grimm.

Ora non resta altro che scegliere dove e quando andare: la valigia è pronta?

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Genova, Capitale Italiana del Libro 2023: gli itinerari letterari

Ogni anno, una splendida città italiana viene eletta Capitale del Libro: è l’occasione giusta per promuovere eventi culturali su tutto il territorio, dedicando appuntamenti imperdibili alla lettura e ai più celebri scrittori. Nelle scorse ore, con una cerimonia che si è tenuta presso la sala Spadolini del Ministero della Cultura, è avvenuta l’attesa proclamazione. Per il 2023, il titolo sarà detenuto dalla città di Genova, che nei prossimi mesi metterà in campo numerosi progetti per stimolare la curiosità di cittadini e turisti e invogliarli sempre più alla lettura.

Genova, la Capitale Italiana del Libro 2023

“Sono commosso, contento e soprattutto orgoglioso” – ha affermato il sindaco Marco Bucci, dopo aver scoperto che la sua città è stata eletta come Capitale Italiana del Libro per il 2023 – “Nonostante quello che è successo negli anni scorsi, siamo riusciti a creare una rete di cultura assolutamente unica di cui siamo orgogliosi”. Partecipando all’iniziativa promossa annualmente dal Ministero della Cultura, la città della Lanterna ha presentato un progetto molto interessante intitolato “Genova a parole spiegate”, che è stato premiato per la sua originalità.

Ma quali sono le prime novità che il capoluogo ligure introdurrà per i prossimi mesi, come spunto ai cittadini e ai turisti che desiderano avvicinarsi ancor di più al mondo della lettura? “Investiremo molto nelle biblioteche” – ha dichiarato il sindaco di Genova – “La nostra volontà è quella di aprirle in orari diversi da quelli attuali, come il dopo cena o durante la notte, oltre a portare in città personaggi importanti che possano leggere e raccontare i libri in pubblico o nei teatri”. Tutte iniziative davvero interessanti, che sicuramente vedranno la luce molto presto. Ma ora scopriamo un lato inedito di Genova, seguendo i suoi più suggestivi itinerari letterari.

Gli itinerari letterari di Genova

Non c’è modo migliore per visitare Genova, se non seguendo le orme dei grandi scrittori e poeti che di qui passarono, rimanendo incantati da un fascino unico al mondo. Come Eugenio Montale, che nacque proprio nella città della Lanterna: i suoi primi passi li mosse presso corso Dogali, a non molta distanza dal porto e dai suoi panorami meravigliosi. Nel cuore del suggestivo quartiere del Castelletto, c’è ancora una targa a ricordare la casa che lo vide venire al mondo. E in pochi minuti si arriva alla stazione di Piazza Principe, che il poeta frequentò a lungo per raggiungere Monterosso e le Cinque Terre, luoghi che lo ispirarono nelle sue composizioni.

Assieme a Montale, gli altri poeti della Riviera Ligure ci hanno regalato splendidi scorci di una città magica. Autori come Giorgio Caproni e Dino Campana ci portano tra gli stretti caruggi del centro storico, alla scoperta di palazzi nobiliari e deliziose chiesette, per poi giungere verso il porto e ammirare l’infinita distesa azzurra del mare. Persino scrittori internazionali come Herman Melville, che visitò Genova solamente per pochi giorni, non poterono fare a meno di rimanerne incantati. L’autore di Moby Dick descrisse con parole magnifiche la sua passeggiata lungomare, l’arrampicata tra le colline che cingono la città e la splendida Lanterna che lo seguiva in lontananza.

Da ultimo, non ci resta che scoprire i luoghi più amati da un altro grande personaggio genovese: stiamo parlando di Fabrizio De André, uno dei più celebri cantautori italiani che hanno reso grande questa città. Uno dei posti più iconici e strettamente legati all’artista è Villa Saluzzo Bombrini, chiamata anche Villa del Paradiso: vi si trasferì in giovane età assieme alla famiglia, e qui diede il via alla sua carriera musicale.