Quella in corso è un’estate davvero calda sotto ogni punto di vista, compreso quello che riguarda la tutt’altro che rosea situazione dei voli cancellati. La pandemia di coronavirus, infatti, ha messo a dura prova il settore dei trasporti aerei, e nonostante la ripartenza attuale, i disagi esistono ancora soprattutto per mancanza di personale. Solo nel mese di agosto, infatti, sono circa 15700 i voli eliminati dalle tratte dei cieli europei. Mese che, tra le altre cose, non è ancora terminato e che visto l’andamento attuale sta spingendo molti turisti e viaggiatori a ritardare le partenze e/o optare per altri mezzi.
Una situazione che, di fatto, potrebbe mettere a serio rischio il settore oltre ad essere una questione che apre a discussioni piuttosto accese. Portando a dibattiti sempre più aspri e combattuti che interessano la spinosa questione dei rimborsi nel trasporto aereo e che, vista la situazione e il caos delle ultime settimane, potrebbero cambiare.
Otre ad un gioco serrato di rimbalzi di responsabilità tra gli operatori del settore per le mancanze e i disagi creati ai viaggiatori e per chi debba corrispondere gli indennizzi a chi rimare a terra, lo scenario che riguarda le richieste di risarcimento da parte di coloro che hanno subito questo disservizio stanno aumentando sempre di più, obbligando l’Unione Europea a prendere provvedimenti e a rivedere le norme comunitarie in materia di ritardi e cancellazioni. Tanto che la presidenza semestrale ceca starebbe per riaprire le trattative per la revisione della direttiva del 2004.
La direttiva e i possibili scenari
Attualmente la normativa in vigore prevede la riprotezione su un altro volo o il rimborso totale in caso di cancellazione e che si abbia un risarcimento che va da 250 a 600 euro a seconda della lunghezza della tratta e per i ritardi che superano le 3 ore.
Cifre che da anni vengono contestate dalle compagnie aeree che si trovano costrette a risarcire ampie cifre anche per ritardi poco impattanti sul viaggio o per biglietti di un valore minore rispetto al risarcimento stesso. E che, soprattutto con il crescente numero di richieste causate dalle cancellazioni avvenute nelle ultime settimane stanno mettendo a dura prova un equilibrio già precario.
Già nel 2013 a tal proposito era stato fatto un tentativo di modifica dalla Commissione Ue, proponendo l’attuazione di una finestra pari a 5 ore prima di dover attuare il risarcimento. E che vista la riapertura delle trattative sta vedendo aprirsi uno scenario estremamente complesso, scatenando le reazioni delle associazioni del trasporto aereo, che chiedono di ammorbidire le regole in materia di compensazione.
Oltre a questo, altro motivo di discussione riguarda le modalità di riprotezione e rimborso dei voli in caso cancellazione per “circostanza straordinaria”. Una clausola che, soprattutto con l’emergenza Covid, ha potuto salvaguardare almeno in parte la liquidità delle compagnie, superando lo stallo dei voli.
Una situazione che sta evolvendo e che vede da una parte gli operatori del settore e le loro richieste e dall’altra la sempre costante tutela ai viaggiatori. Il consiglio in ogni caso rimane quello di rinviare i viaggi che è possibile spostare più avanti o come suggerito dal presidente dell’ENAC, volare solo al mattino, senza bagaglio in stiva e munirsi di tanta pazienza. In attesa che la situazione, anche in vista della revisione della direttiva, si stabilizzi.