Categorie
itinerari culturali mete storiche Notizie siti archeologici Viaggi

Una sensazionale scoperta in Italia riscrive la storia

A pochi chilometri dalla costa tirrenica, c’è un luogo che, a distanza di secoli, continua a stupire. Siamo a Vulci, nel Comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, sede di scavi archeologici di un’antica città etrusca.

Là dove il lavoro degli archeologi non s’interrompe mai le soddisfazioni sono tante. Alcune a dir poco eccezionali.

Ed è proprio l’ultima avvenuta in queste ore a esserlo in particolare. Durante i recenti scavi è infatti emersa una grandissima scoperta.

“Siamo seduti su una miniera d’oro”, aveva dichiarato Carlo Casi, direttore del parco di Vulci, in occasione di una recente scoperta. “Qui sotto c’è una città che esisteva sei-sette secoli prima di Roma, ci sono centinaia di ettari di necropoli, quasi tutti inesplorati”.

Ma non si tratta di una tomba quella che è appena stata scoperta, bensì di qualcosa ancora più importante: di un tempio.

Il Tempio di Minerva

Durante i recenti scavi è venuto alla luce un vero e proprio tempio dedicato a Minerva, risalente al VI secolo a.C., identificata come dea della saggezza per gli Etruschi e poi i Romani.

La prima sensazione di aver rinvenuto qualcosa di eccezionale lo aveva avuto il team che stava effettuando gli scavi dopo aver esplorato una zona del parco di Vulci con l’impiego di un georadar, una sorta di “occhio” in grado di andare in profondità. Tramite questo strumento erano infatti riusciti a individuare delle strutture murarie molto grandi, di circa 43 metri per lato.

Gli scavi che ne sono seguiti hanno di fatto confermato la presenza di un tempio monumentale finora sconosciuto, e il ritrovamento è eccezionale. Finora, l’edificio più grande rinvenuto a Vulci è stato il Tempio grande, che misura 36,4 X 24,6 metri.

A confermare che il tempio sia dedicato al culto di Minerva è lo stesso Casi che, in occasione di precedenti scavi, aveva individuato un’iscrizione che non lasciava dubbi: “Mener(vas)”.

Inoltre, già si fanno ipotesi sulla struttura del tempio che sarà prestro liberato dalla terra e che ancora si sta scavando: il tempio sarebbe stato completamente circondato da colonne, quattro sui lati corti e sei su quelli lunghi. Non ci resta che attendere la fine del meticoloso lavoro degli archeologi del parco di Vulci.

Categorie
Asia Giordania itinerari culturali Notizie Viaggi

Giordania, alla scoperta di Irbid, Capitale della cultura araba

Nell’estremo Nord della Giordania, a pochi chilometri dal confine con la Siria, c’è un gioiello che merita di essere scoperto. A un’ora e mezza da Amman e a tre quarti d’ora dall’antica città di Jerash, Irbid è uno dei siti storici meno noti del Paese e che nasconde un vero tesoro. E dire che sarebbe la seconda città più grande della Giordania, dopo la Capitale naturalmente.

Il Ministero della cultura e della gioventù giordana ha eletto Irbid Capitale della cultura araba. Con le sue radici culturali, che risalgono a secoli fa, la città di Irbid è stata un centro di poesia, arte, teatro e canto e ha donato al mondo arabo diverse icone.

Questo titolo appena conferitole fornisce l’occasione per andare alla scoperta di Irbid ed esplorare i contributi storici e contemporanei della città alla cultura.

Per tutto l’anno, la città ospiterà eventi culturali e mostre per mettere in luce quelle figure politiche, letterarie e sociali che hanno contribuito a elevare lo status di questa città come modello culturale per tutto il mondo arabo.

giordania-irbid-casa-storica

Fonte: Wikimedia Commons – Sana Janakat

Un’antica casa a Irbid

Perché visitare Irbid

Dove oggi sorge la città di Irbid, sono stati ritrovati reperti della prima età del bronzo e tombe dell’età del ferro, a testimonianza del fatto che si tratti di un’area abitata fin dai tempi antichi.

Irbid è anche menzionata nella Bibbia con il nome di “Beth Arbel”, mentre durante l’Impero Romano, quando veniva chiamata con il nome di “Arbela” o “Arabella”, fu una città di secondo piano rispetto alla vicina Abila (Quwayliba), oggi uno dei più importanti siti archeologici della Giordania, risalente, secondo i ritrovamenti rinvenuti, al 3.500 a.C… Entrambe, però, facevano parte della cosiddetta Decapoli, un insieme di dieci città ubicate collocate nei pressi di quella che un tempo era la frontiera orientale dell’Impero Romano, fra le attuali Giordania, Siria e Israele.

Ma l’antico passato di questa città giace ancora nascosto sotto strade e edifici moderni. Ed è un vero tesoro quello che molto probabilmente cela ancora oggi.

A parte il tell (“tumulo”) che sorge nel centro della città, oggi sopravvivono pochissime testimonianze dell’illustre passato di Irbid. Molto di ciò che è stato recuperato negli anni è esposto all’interno del Museo archeologico che racconta la storia non soltanto della città ma di tutta la Giordania, a partire dalle prime suppellettili risalenti a 9.000 anni fa portati alla luce nei pressi dell’odierna Amman.

Anche il Museo Dar as Saraya, ricavato in una splendida villa d’epoca dell’800 costruita dagli Ottomani nel tipico stile dei caravanserragli come prigione, ospita manufatti locali che raccontano la lunga storia di Irbid.

Un luogo inaspettato

Irbid è sede di una delle più importanti università della Giordania, la Yarmouk University, e attira tantissimi giovani da ogni angolo del Paese, e non solo. Non sono moltissimi i turisti che la visitano, ecco perché può essere ancora apprezzata per la sua autenticità: lo stile di vita degli abitanti, i luoghi da loro frequentati non sono ancora stati contaminati dal turismo di massa. I locali dove mangiare, gli stand di street food, i bar dove fumare il narghilè sanno di Giordania.

Punto di partenza per esplorazioni

Irbid è anche il punto di partenza ideale per esplorare una parte di Giordania lontana dalle rotte più turistiche e dalle orde di gente. Basti pensare che dista più di quattro ore d’auto da Petra, il sito più visitato del Paese.

Da qui si possono invece visitare alcuni siti molto belli come Umm Quais, l’antica città Romana di Gadara, sui rilievi che dominano la Valle del Giordano, con le sue magnifiche rovine e i due teatri antichi. Sarebbe anche il luogo dove, secondo la Bibbia, Gesù compì uno dei suoi miracoli più prodigiosi, liberando due uomini posseduti dai demoni. Per questo motivo Gadara è anche una meta di pellegrinaggio.

Da Irbid si raggiunge facilmente anche il sito archeologico di Pella, i cui scavi hanno rivelato la presenza di insediamenti risalenti a 11mila anni prima della nascita di Cristo. La parte visitabile attualmente è molto piccola rispetto a ciò deve ancora essere scoperto e si cela nel sottosuolo.

Categorie
giardini luoghi misteriosi Posti incredibili Viaggi

Come in una fiaba: il Giardino dei Draghi è un luogo magico

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare reali. Posti che per forme, colori e lineamenti assomigliano a tutte quelle ambientazioni che popolano l’immaginario favolistico e che incantano.

Eppure questi luoghi sono veri, anche se unici e straordinari. E in molti casi portano la firma di Madre Natura, proprio lei che con sapiente pazienza è riuscita a creare quelli che sono i paesaggi più belli del mondo intero.

Ed è in uno di questi che vogliamo portarvi oggi. Un parco delle meraviglie che è un monumento naturale di imparagonabile bellezza e che conserva alcune delle leggende più suggestive del Paese intero. Benvenuti nel Giardino dei Draghi.

Il Giardino dei Draghi

Per conoscere ed esplorare questo giardino incantato dobbiamo recarci nel cuore della Romania e più precisamente nella regione storica della Transilvania. È proprio nella terra delle fate e dei vampiri, delle fiabe e delle leggende popolari, che sorge un luogo che lascia senza fiato, una riserva naturale protetta considerata uno dei luoghi più belli di tutto il Paese.

Il suo nome Grădina Zmeilor ed è il Giardino dei Draghi della Romania. Si tratta di luogo incantato che ospita un patrimonio paesaggistico e geologico di immenso valore. L’area, che si estende per quasi 30000 metri quadrati, conserva quello che è uno dei paesaggi più affascinanti, variegati e complessi del mondo intero.

Le rocce che puntellano il giardino, e che sono tutte diverse per forme e dimensioni, svettano verso il cielo fino a trapassare le nuvole creando uno scenario idilliaco e onirico.

Situato nei pressi del villaggio di Gâlgăul Almaşului, il Giardino dei Draghi è nato a seguito del distacco di alcuni blocchi di arenaria del massiccio montuoso dalla collina Dumbrava. Le rocce, che con il tempo sono state plasmate dal vento, dalla pioggia, dalla neve e dal gelo, oggi affascinano e suggestionano l’immaginario collettivo per le forme che hanno assunto e per le storie che ispirano e conservano tutt’oggi.

Un luogo incantato nel cuore della Romania

Grădina Zmeilor è considerato uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi dell’intera Romania. Quelle monumentali rocce, che caratterizzano in maniera univoca l’intero paesaggio, hanno dato vita a storie e leggende che ancora oggi incantano e affascinano.

Secondo la tradizione popolare, la nascita del sito è avvenuta a seguito di una grandiosa e leggendaria battaglia tra le forze del bene e del male che si è combattuta proprio in quest’area. Un’altra storia, invece, narra che le rocce che caratterizzano il territorio non sono altro che i draghi che qui vi abitavano, e che a causa di un sortilegio sono stati trasformati in pietra.

Ogni roccia ha la sua storia, il suo nome e la sua leggenda. Nella parte occidentale del Grădina Zmeilor ci sono i blocchi di arenaria più grandi e popolari dell’intera area. Secondo i local, proprio su queste due rocce, si riposavano due grandi e maestosi draghi.

Indipendentemente dalle storie in cui scegliete di credere o da quelle che volete creare, il Giardino dei Draghi resta un luogo straordinariamente unico, un posto fiabesco e naturale che incanta, emoziona e stupisce a ogni passo.

Categorie
Europa Viaggi Wanderlust

Si chiama La Estrecha ed è la casa più stretta d’Europa

Inutile negare che la nostra attenzione è quasi sempre catturata da cose grandi, maestose e gigantesche, soprattutto quando siamo in viaggio. Ci lasciamo conquistare e sedurre dai grattacieli che sembrano sfiorare il cielo, dalle montagne che svettano verso il sole e da quelle monumentali attrazioni che sono diventate simbolo e icona di città e Paesi interi.

Ma un vero viaggiatore sa bene che spesso, la bellezza inaspettata, si rivela proprio in tutti quegli angoli che passano inosservati e che si trovano all’ombra delle case colorate, dei quartieri trafficati e del caos cittadino. Ed è proprio qui che vale la pena di fermarsi per scoprire nuove e inedite meraviglie.

E questo è il caso de La Estrecha, una casa così stretta che è quasi invisibile tra quei palazzi alti che sembrano quasi schiacciarla. E invece non si tratta di una compressione, perché la casa più stretta d’Europa è nata proprio così e si trova a Valencia.

Bentornati a Valencia

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio a Valencia. La Città delle arti e della scienza, chiamata così per le sue strutture futuristiche, per i musei interattivi e per il parco marino più grande d’Europa, non smette mai di sorprendere a ogni visita.

Sono tante, qui, le cose da fare e da vedere che incontrano i gusti e le esigenze di ogni singolo viaggiatore. Ci sono le spiagge e le riserve, i gioielli architettonici e la cattedrale, ma ci sono anche le tradizioni gastronomiche e le storie locali che permettono di scoprire il lato più autentico e caratteristico della città portuale che sorge sulla costa orientale della Spagna.

Anche una semplice passeggiata per le strade principali di Valencia può trasformarsi in un’avventura emozionante. Lo avevamo già visto quando ci siamo trovati a camminare per Carrer del Museu, la popolare strada che collega Plaza del Carmen con l’antica Plaza de Na Jordana e che ospita la piccola Casa de los Gatos. E lo vediamo adesso che ci troviamo davanti a quella che è la casa più stretta d’Europa.

La Estrecha: la casa più stretta d’Europa

Quando parliamo de La Estrecha come la casa più stretta d’Europa non stiamo utilizzando una metafora, perché questo edificio è davvero il più stretto che abbiamo mai visto. Purtroppo al suo interno non si può entrare, ma basta contemplare la facciata per renderci conto delle sue dimensioni extra slim, le stesse che negli anni hanno trasformato questa abitazione in un’attrazione popolare e turistica.

Per raggiungere e fotografare La Estrecha dobbiamo recarci nella piazza Lope de Vega, proprio lì dove si affaccia la Chiesa di Santa Caterina, una delle più antiche di Valencia nonché tappa imprescindibile di un tour cittadino. Una volta giunti fin qui è necessario aguzzare la vista per scorgere quella casa stretta e alta incastrata tra i palazzi.

La riconoscete facilmente, se non per le sue dimensioni che passano inosservate, per quella targa apposta proprio sopra la porta di ingresso. Quel 107 non è messo lì a caso, ma fa riferimento ai centimetri che compongono la sua larghezza. Del resto La Estrecha è la casa più stretta d’Europa.

Negli anni sono state fatte diverse modifiche all’interno dell’abitazione e il piano terra è stato annesso alla locanda adiacente. Eppure, in origine, questa era davvero la casa più stretta mai vista. Secondo le storie locali, infatti, ogni piano era caratterizzato da una piccola stanzetta con un arredamento minimale e indispensabile.

Le modifiche recenti hanno fatto perdere alla casa il suo primato, ma resta comunque quella facciata suggestiva e bizzarra che è la più stretta d’Europa. Mettetevi sull’uscio e scattatevi una foto: sarà la vostra cartolina di viaggio da Valencia.

Categorie
aeroporti Europa Notizie Viaggi viaggiare

Nuovo record per un aeroporto italiano

Un’estate da record per gli arrivi, quella che ha interessato una delle destinazioni più amate dai turisti di tutto il mondo. Tanto da ritrovarsi al top in Europa per i voli privati durante la bella stagione. Un significativo risultato raggiunto soprattutto grazie al ritorno dei tanti visitatori stranieri, dopo due anni di assenza a causa dell’emergenza sanitaria, che ha confermato l’amore dei viaggiatori internazionali per questa meta da sogno. Ecco di quale si tratta.

L’aeroporto di Olbia primo in Europa per i voli privati

Ebbene, nel mese di luglio, l’aeroporto privato di Olbia-Costa Smeralda è stato tra gli scali europei più trafficati della sua categoria. Nello specifico, l’Aviazione Generale ha registrato oltre 3.900 collegamenti aerei transitati nell’aerostazione sarda, con un incremento del volume di traffico del +18,3% rispetto al 2019. Nello stesso periodo sono stati raggiunti 204 movimenti in un solo giorno. Stando alle stime, ad agosto questo record potrebbe essere superato.

Un traguardo raggiunto grazie, soprattutto, ai viaggiatori giunti dal Medio Oriente e dagli Stati Uniti, ma è stata registrata una presenza importante anche dall’Europa, dai tedeschi agli svizzeri, ma soprattutto inglesi, che hanno contribuito a compensare l’assenza dei visitatori russi, che finora avevano rappresentato un segmento turistico molto importante per il territorio.

L’estate da record della Sardegna

Per quanto riguarda gli arrivi negli scali portuali e aeroportuali di Olbia ad agosto, i dati provvisori proiettano la Sardegna verso una stagione record, registrando numeri complessivi superiori rispetto all’estate 2019. L’isola con il mare più bello d’Europa, della natura incontaminata, degli antichissimi nuraghi e delle tradizioni millenarie si conferma una delle mete preferite dai viaggiatori di ogni nazionalità, dove il turismo resta un solido settore trainante dell’economia del territorio, simbolo del rilancio della regione.

Dal 1 al 20 agosto, secondo i dati forniti dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna, nei porti sardi si sono registrati 472.072 arrivi, (Olbia 292.312; Porto Torres 104.069; Golfo Aranci 62.636; Cagliari 13.055): numeri in crescita rispetto al 2021 (+3,49%), ma in calo in confronto al 2019, anno nel quale si registrarono oltre mezzo milione di arrivi.

Nello stesso periodo, nei tre aeroporti isolani sono arrivati quasi 500.000 passeggeri, tra voli di linea e non, con un incremento di oltre il 13% rispetto al 2021 e superiore (circa il 5%) anche al 2019. Tra porti e aeroporti, nei primi venti giorni del mese sono sbarcati sull’isola quasi un milione di passeggeri.

Intanto, il presidente della Regione, Christian Solinas, punta a condurre la Sardegna ad affermarsi come destinazione turistica competitiva anche oltre l’estate. In tale ottica, sono state impegnate risorse con l’obiettivo di consolidare i flussi estivi e di destagionalizzare in maniera concreta. Un aiuto decisivo è arrivato dall’incremento delle rotte garantite per tutto l’anno e dal fitto programma di grandi eventi, in particolare sportivi e culturali.

Le ragioni per desiderare una vacanza in Sardegna non mancano di certo (tra questi anche un turismo sempre più sostenibile) e sono talmente tante che non si sa da dove iniziare. Con le sue spiagge di sabbia soffice e candida lambite da acque cristalline, i paesaggi che sono un susseguirsi di rocce granitiche incorniciate da una macchia mediterranea selvaggia, i borghi e un patrimonio storico e archeologico unico, quest’isola dai mille contrasti seduce ad ogni scorcio.

Categorie
aeroporti Notizie Viaggi

SiViaggia ti regala il numero 22 dello sfogliabile GATE

Ogni mese vi regaliamo il magazine di lifestyle GATE da scaricare e sfogliare. La rivista, scritta in italiano e in inglese, contiene articoli di viaggi, ma anche di moda e attualità.

A pagina 116-117 trovate un articolo di SiViaggia dedicato all’isola di Minorca, la più piccola delle Baleari, un vero gioiello naturale riconosciuto dall’Unesco, da scoprire esclusivamente a piedi percorrendo il meraviglioso Camí de Cavalls. E in più, alcune pillole con spunti per gite fuoriporta in Italia.

È sufficiente registrarsi gratuitamente per poter effettuare il download.

Registrati a SiViaggia per scaricare questo eBook

Bastano pochi click (ed è totalmente gratuito)

Categorie
arcipelaghi Idee di Viaggio Isole Baleari luoghi misteriosi mare Viaggi

Es Vedrà, l’isola disabitata e misteriosa delle Baleari

Appartiene all’arcipelago delle Baleari, ma è un’isola off limits. Proprio per questo s’è mantenuta quel paradiso terrestre che è ancora oggi.

La si scorge quando si arriva a Ibiza, ma nulla ha a che fare con l’isola della movida spagnola. Es Vedrà è una riserva naturale fatta solo di roccia che è parte del Parco Naturale di Es Vedrà, Es Vedranell i els Illots de Ponent. L’unico modo per raggiungerla è in barca e, per approdare, è necessario procurarsi un permesso speciale.

Es Vedrà è considerato uno dei luoghi più misteriosi del mondo. Vi raccontiamo il perché.

Miti e leggende di Es Vedrà

Dicono sia un’isola magica, protetta dalla gemella, Es Vedranell, che ha la forma di un drago addormentato. Sono tante le leggende che girano intorno a quest’isola, nate dalla grande energia che viene sprigionata.

Tanti i fatti inspiegabili che vi sono accaduti nel corso dei secoli. Secondo una leggenda, Es Vedrà sarebbe l’isola delle sirene che cercarono di incantare Ulisse. Secondo un’altra, invece, sarebbe il luogo di nascita della dea Tanit, una divinità introdotta dai Fenici che un tempo dominavano l’isola la cui statua si può vedere un po’ ovunque a Ibiza.

Inoltre, a molti naviganti è capitato spesso di riscontrare un malfunzionamento delle bussole una volta arrivati nei pressi di Es Vedrà e pare che persino i piccioni viaggiatori perdano il senso di orientamento una volta giunti qui.

In epoca più recente, sono risultati diversi avvistamenti di Ufo e c’è stato pure un atterraggio di emergenza nel 1979 durante il quale un pilota, dopo aver visto delle strane luci rosse proprio nei pressi dell’isola, è stato costretto a un atterraggio di emergenza a Manises, nei pressi di Valencia, passato alla storia appunto come il famoso “Caso Manises“.

Sempre gli extraterrestri sfrutterebbero i fondali dell’isola per una loro base aliena. Così sostengono i diver che hanno avvistato delle luci sotto la roccia, oltre a sentire strani rumori che, a volte, hanno alterato anche il percorso dei pesci.

Gli esperti sostengono che abbia un accumulo di energia simile alle piramidi d’Egitto o ai Moai dell’Isola di Pasqua e che faccia parte del cosiddetto “Triángulo del Silencio”, una sorta di Triangolo delle Bermuda del Mediterraneo. E, proprio come il Polo Nord e il Triangolo delle Bermuda sarebbe uno dei tre luoghi più magnetici del nostro pianeta.

Molti pensano che sia proprio da qui che parta quell’energia che tanto attira i turisti a Ibiza e che non smettono mai di esserne attirati anno dopo anno.

La magia dell’isola

In cima all’isola c’è una sola costruzione, la Torre des Savinar, eretta nel 1763 per proteggerla dai pirati. Per raggiungere la torre bisogna fare una camminata in salita di una decina di minuti dalla Cova des Mirados: da lassù la vista è incredibile.



Booking.com

Così come spettacolari sono anche i tramonti che si possono ammirare in questa porzione di Mediterraneo, in particolare dalla spiaggia di Cala d’Hort, lungo la costa Sud occidentale di Ibiza, con l’isolotto sullo sfondo.

Chiara Ferragni, Fedez e la polemica

L’immagine di Es Vedrà ha fatto il giro dei social quando l’influencer Chiara Ferragni e il marito Fedez, in vacanza a Ibiza, hanno postato una loro foto pericolosamente abbarbicati su uno spuntone di roccia con l’isolotto sullo sfondo durante un tramonto infuocato.

Il post – con immancabili story da parte di entrambi – ha scatenato una forte polemica tra i follower in quanto, tra le raccomandazioni ai turisti che vengono ad ammirare il panorama e il tramonto c’è proprio quella di fare molta attenzione quando ci si avvicina al bordo della scogliera per via dello strapiombo dove si può facilmente cadere (proprio in quei giorni in Italia un ragazzo era caduto in un precipizio per recuperare il cellulare della fidanzata ed è morto).

La coppia ha scattato un selfie su una roccia altissima senza alcuna protezione: sotto di loro, il vuoto. Il precipizio è da brividi e il video estremo, tanto che loro stessi hanno affermato di avere paura. Cosa non si farebbe per qualche cuoricino in più su Instagram… Anche richiscare la vita.

Polemica a parte, molti di coloro che non avevano mai sentito parlare di Es Vedrà ma che delle Baleari conoscevano solo Ibiza e Formentera ora sanno anche dell’esistenza di questo luogo, della sua storia e delle sue incredibili leggende.

ibiza-cala-hort-es-vedra

Fonte: 123rf

La spiaggia di Cala d’Hort a Ibiza con Es Vedrà sullo sfondo
Categorie
Posti incredibili Viaggi

È la più grande opera d’arte visiva al mondo, e puoi attraversarla

Se l’obiettivo di un viaggio è quello di cogliere l’essenza più vera e autentica di una città, allora, c’è solo un luogo che dovete raggiungere, attraversare ed esplorare, ed è il suo mercato.

Da Parigi a Barcellona, passando per Valencia e Copenhagen, ogni grande città ha il suo mercato coperto, un luogo che è crocevia di incontri e di abitudini, di atmosfere uniche e di tradizioni. Un posto in cui è possibile acquistare prodotti caratteristici e deliziare il palato con proposte locali.

E se è vero che visitare questi luoghi ci permette di entrare in qualche modo nel cuore pulsante delle città, è altrettanto vero che ne esiste uno, in Europa, che fa molto altro, che regala un’esperienza sensoriale e sbalorditiva. Che è un omaggio alla bellezza, alla terra e ai suoi frutti. Perché non si tratta di un semplice mercato, ma dell’opera visiva più grande al mondo. Benvenuti nel Markthal di Rotterdam.

Dentro il Markthal di Rotterdam

Correva l’anno 2014 quando la notizia dell’apertura del Markthal di Rotterdam si diffondeva in tutto il mondo. A entusiasmare l’animo dei cittadini, e a incuriosire i viaggiatori, non era solo il fatto di poter aggiungere all’itinerario urbano un luogo dove poter mangiare e fare shopping, ma soprattutto quello di poter attraversare una struttura che aveva fatto dell’arte e della cucina un binomio vincente e straordinario.

Nel Markthal, oggi lo sappiamo, si può mangiare, degustare e fare shopping sotto un arco delle meraviglie realizzato con sapienza e geniale creatività dagli artisti Arno Coenen e Iris Roskam. Il nome dell’opera d’arte è cornucopia, un corno dell’abbondanza di nome e di fatto.

Basta guardare le immagini scattate da cittadini e viaggiatori che hanno attraversato questo posto per comprendere che quella che abbiamo davanti è l’opera artistica visiva più spettacolare del mondo intero. La cornucopia, che fa da contrasto alle pareti grigie esterne, si concretizza con un murales vivace e colorato che è un tripudio di colori e di bellezza, ed è un omaggio all’arte e alla cucina.

Il Markthal di Rotterdam è un mercato e anche un’opera d’arte, un unicum nel suo genere. Le persone qui si incontrano e si fermano a parlare, fanno acquisti oppure assaggiano le prelibatezze della cucina locale in una cornice straordinariamente affascinante e sorprendente da ogni punto di vista.

Markthal, Rotterdam

Fonte: iStock/pidjoe

Markthal, Rotterdam

La cornucopia dell’abbondanza

Si chiama Horn of Plenty l’opera d’arte realizzata da Arno Coenen e Iris Roskam e che corre fluida sulle pareti dell’intero mercato coperto di Rotterdam. Una cornucopia dell’abbondanza che si è estende per oltre 11000 metri quadrati e che ha trasformato questo luogo in un’opera d’arte immersiva e sensoriale. Per realizzarla sono stati utilizzati 4000 pannelli in alluminio che sono stati poi posizionati lungo l’arco come tessere di un mosaico digitale.

Il grandissimo murales, che omaggia il cibo e l’abbondanza, raffigura i prodotti sani e genuini della terra, gli stessi che possono essere acquistati tra le bancarelle del mercato. Ci sono frutta e verdura, arance, filari di grano e pesci giganti. C’è un omaggio straordinario al cosmo e ai suoi frutti, alla natura e a tutti gli esseri viventi che la popolano.

Per grandezza e maestosità, il grande murales, sembra richiamare gli straordinari affreschi che campeggiano sulle volte delle chiese rinascimentali. Non è un caso, infatti, che sin dalla sua inaugurazione Horn of Plenty si sia guadagnato l’appellativo di Cappella Sistina di Rotterdam.

Non ci sono divinità, nuvole o putti, ma ci sono i frutti della terra e tutte le altre creature che la abitano e che colorano di meraviglia questo luogo da vivere e attraversare.

Markthal, Rotterdam

Fonte: iStock/kievith

Markthal, Rotterdam
Categorie
itinerari culturali Notizie treni Viaggi viaggiare

A bordo del treno vintage per un viaggio epico

Un treno che ha fatto la storia d’Italia, simbolo del benessere e della ripresa economica degli Anni ’60. L‘ETR 250, meglio conosciuto come treno “Arlecchino“, entrò in servizio il 23 luglio del 1960, in occasione delle Olimpiadi di Roma, compiendo il viaggio inaugurale da Bologna a Venezia.

Restaurato da qualche anno, ora è tornato a viaggiare sui binari in alcune occasioni speciali.

Il treno “Arlecchino”

L’elettrotreno “Arlecchino” era uno di quei convogli lussuosi, caratterizzati dall’alta qualità e da un design all’avanguardia. Prodotto dalla Breda, si ispirava al design degli aerei.

Il treno Arlecchino restaurato

Fonte: 123rf

Il mitico “Arlecchino”

Gli interni curati nei minimi dettagli, con una particolare disposizione delle sedute negli scompartimenti e i colori vivaci degli allestimenti con poltrone avvolgenti, pareti ricoperte di vinilpelle, pannelli e tappeti caratterizzati da una vasta gamma di tinte pastello – da cui il soprannome “Arlecchino”, appunto – rendevano il viaggio su questo mezzo una vera e propria esperienza, oggi come allora.

Dei quattro esemplari prodotti allora, oggi ne rimane uno solo in Italia, l’ETR 252, mentre gli altri furono smantellati alla fine degli Anni ’90. Nel 2013, la Fondazione FS recuperò questo “superstite” e lo trasferì al Deposito Rotabili Storici di Pistoia dove venne stazionato e in seguito restaurato e ammodernato. Tutto l’allestimento è stato sistemato nella più totale fedeltà al modello originale, riproducendo anche quei colori vivaci che lo hanno reso famoso. Oggi ha anche una meravigliosa carrozza panoramica.

arlecchino-carrozza-panoramica

Fonte: @Fondazione FS

La carrozza panoramica del treno “Arlecchino”

Chi ha la fortuna di viaggiare a bordo dell’”Arlecchino” oggi trova aria condizionata, un nuovo impianto di illuminazione, un bar di bordo aggiornato ma coerente con lo stile dell’epoca. Anche in materia di sicurezza il treno è aggiornato, perché monta il Sistema controllo marcia treno (Scmt) che consente di viaggiare su tutte le tratte ferroviarie mantenendo velocità elevate e alti standard di sicurezza.

Le prossime partenze

Chi ha sognato di viaggiare a bordo del mitico “Arlecchino” può farlo tenendo d’occhio le prossime partenze. Il 27 agosto il treno partirà dalla stazione Centrale di Milano alla volta di Venezia per un viaggio a dir poco epico, vista anche la destinazione. Il treno farà tappa anche a Verona e Padova prima di raggiungere la stazione di Santa Lucia.

arlecchino-treno-prima-classe

Fonte: @Fondazione FS

La Prima classe dell’”Arlecchino”

Il treno effettuerà un itinerario di sola andata, quindi i posti a bordo delle quattro carrozze non saranno molti. I pochi fortunati non possono dunque farsi sfuggire questo appuntamento imperdibile viaggiando a bordo del convoglio che ha fatto sognare intere generazioni, con il suo belvedere e la raffinatezza degli interni realizzati dai più grandi designer italiani.

Info utili

Il biglietto di sola andata da Milano Centrale a Venezia Santa Lucia costa 60 euro, da Verona 40 euro e da Padova 22 euro. Si possono anche percorrere tratte più brevi: da Milano a Verona costa 36 euro, da Milano a Padova 54 euro e da Verona a Padova 32 euro.

I bambini fino ai 4 anni non compiuti viaggiano gratis, ma è obbligatoria la prenotazione del posto, mentre pagano il 50% i ragazzi dai 4 ai 14 anni non compiuti.

Il treno parte da Milano alle 9.20 con arrivo a Verona alle 11.02, a Padova alle 11.57 e a Venezia alle 12.25.

arlecchino-fs-stazione

Fonte: @Fondazione FS

L’”Arlecchino” in partenza dalla stazione
Categorie
Borghi Europa Scozia Viaggi

In Italia esiste un vero (e bellissimo) villaggio scozzese

L’immagine di kilt, wisky e cornamuse fa subito pensare alla Scozia ma se vi dicessimo che anche in Italia si cela un borgo dove vivono i discendenti di un antico clan scozzese, in un territorio che ricorda proprio le Highlands?

Si tratta di Gurro, piccolo e raccolto paesino della Valle Cannobina, al confine con la Svizzera, tra il lago Maggiore e l’Ossola, una perla nascosta che lascia senza fiato.

Una nascita leggendaria

Il legame con la Scozia si rivela già nella fondazione del borgo: si narra, infatti, che nel 1525, dopo la sconfitta nella Battaglia di Pavia, i superstiti tra i mercenari scozzesi al servizio del Re Francesco I di Francia ripartirono per tornare a casa ma le abbondanti nevicate li costrinsero a fermarsi in Valle Cannobina fino alla primavera.

Il terreno fertile, le distese dei prati adatti alla coltivazione e all’allevamento e la conformazione delle montagne ricordarono loro le Highlands scozzesi e così decisero di stabilirsi in quella zona dando vita a quello che oggi è conosciuto come il borgo di Gurro.

Se la storia della fondazione ha il profumo di leggenda, esistono tuttavia prove concrete a supporto: il dialetto locale che, come confermato da una ricerca svolta dagli studiosi dell’Università di Zurigo, include circa 800 parole di origine gaelica, i nomi dei discendenti dei soldati registrati nei registri parrocchiali (ad esempio, Dromont e Lenatt), il costume tradizionale delle donne con la sottoveste in tessuto scozzese, e i cognomi quali Donaldi, Gibi e Pattriti che avrebbero origine da MacDonald, Gibb e Fitzpatrick.

Inoltre, le antiche case del villaggio sono caratterizzate da travi a forma di croce di Sant’Andrea, tipiche delle abitazioni scozzesi e presenti soltanto qui e in nessun altro paese della Valle Cannobina.

Un angolo di Scozia sulle montagne italiane

gurro museo

A 16 chilometri da Cannobbio, Gurro ha appena 212 abitanti e vanta un pittoresco centro storico con le casette in pietra strette le une alle altre con grandi logge in legno e piccole vie che attraversano l’intero abitato.

Fiore all’occhiello è il Museo etnografico della Valle Cannobina, spaccato della vita di un tempo, che raccoglie attrezzi da lavoro realizzati in legno a testimonianza di una civiltà agricola e rurale, giocattoli, abiti, pizzi e vasellame.
Non manca la sezione dedicata agli strumenti di filatura, gli strumenti per la pettinatura e il telaio per la tessitura dal momento che Gurro è famoso per la lavorazione della lana e della canapa.

La popolazione è ancora oggi molto legata alle proprie origini scozzesi e la domenica e durante particolari ricorrenze indossa il kilt tradizionale: la seconda domenica di luglio si svolge la festa del paese celebrata con la sfilata con il tartan al suono della cornamusa.

Ma la vicinanza alla Scozia non finisce qui. Il tenente colonnello Gayre of Gayre and Nigg, barone di Lochoreshyre, nel 1973 dopo svariate ricerche appurò l’appartenenza degli abitanti di Gurro al Clan Scozzese e fece in modo che potessero usufruire dei diritti riservati agli appartenenti ai Clan Scozzesi e, in particolare, al Clan Gayre.

Per l’occasione, Gurro ricevette il kilt ufficiale del Clan Gayre dal colore verde e la sporran originale, borsetta di pelo e pelle usata come portaoggetti e fissata nella parte anteriore del kilt: entrambi i cimeli sono oggi conservati presso il Museo etnografico.