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In Italia esiste una valle incantata immersa nella natura

A capeggiare la lista dei motivi che ci spingono a scegliere le prossime destinazioni di viaggio c’è molto spesso l’esigenza di esplorare, conoscere e vivere quelli che sono i patrimoni naturalistici che appartengono al mondo in cui abitiamo. Del resto, vivere la natura e immergersi nelle sue sconfinate meraviglie, è un lusso che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita.

Ma per farlo non abbiamo necessariamente bisogno di percorrere chilometri e raggiungere luoghi lontanissimi, perché anche il nostro Paese ospita bellezze naturalistiche che lasciano senza fiato e che aspettano solo di essere esplorate. Sono le foreste, i boschi e i laghi, le campagne e le colline, le grotte, le cascate e le valli incantate.

Ed è proprio in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi oggi, in una valle incantata dove la natura regna indisturbata. Un vero e proprio tesoro da proteggere e preservare che ci ricorda quanto è bello il Paese che abitiamo. Benvenuti nella Valle dei Mòcheni.

La valle incantata dei Mòcheni

Se state cercando un’esperienza che vi permetta di trovare quel contatto primordiale con la natura apparentemente perduto, allora la Valle dei Mòcheni è il luogo giusto da raggiungere.

Situata in provincia di Trento, e conosciuta anche come la Valle del Fèrsina per la presenza dell’omonimo torrente, quest’area immersa nel verde è capace di offrire un’esperienza sensoriale unica, all’insegna della pace e del relax.

Ogni senso, qui, è stimolato da Madre Natura. Lo è la vista, con quegli scenari lussureggianti e incontaminati che si aprono a ogni chilometro percorso, e lo è l’udito, accarezzato e stimolato a ogni ora del giorno e della notte con i suoni della natura. E lo sono il gusto, l’olfatto e il tatto grazie ai sapori, ai profumi e alla presenza di meraviglie naturali da toccare.

Incredibilmente surreale, questo territorio si è guadagnato l’appellativo di valle incantata, del resto basta osservarlo in tutta la sua meraviglia per scorgere le forme, i colori e la bellezza che appartengono ai paesaggi che hanno fatto da sfondo alle favole più belle.

Il territorio, inoltre, è circondato dalle vette delle montagne della Catena del Lagorai che incorniciano uno scenario idilliaco puntellato da boschi e pascoli nel quale perdersi e immergersi.

Fierozzo, Valle dei Mocheni

Fonte: Getty Images

Fierozzo, Valle dei Mocheni

Tra storia, cultura e natura

Sono pochi, anzi pochissimi, gli insediamenti umani in questa zona che sembrano non voler disturbare la natura e tutte le meraviglie che gli appartengono.

Ma sono preziosi, perché sono proprio loro a raccontare la storia e la cultura che appartengono a questo luogo immerso nella provincia di Trento. La valle incantata, infatti, prende il nome proprio dalla comunità germanofana che si è insediata qui tra il 1300 e il 1400: i Mòcheni.

Oggi la popolazione è molto ridotta, e le persone che ancora parlano questa lingua sono appena duemila. È loro il compito di preservare e raccontare la storia di questo luogo che possiamo conoscere nell’Istituto Culturale Mòcheno a Fersina o andando in visita ai paesi della valle come Roveda, Frassilongo e Fierozzo.

Le cose da vere, lungo la Valle dei Mocheni, sono molte, semplici e autentiche. Il consiglio è quello di scoprire il territorio a ritmo lento, lasciarsi suggestionare dai gruppetti di case e dalle baite sparse qua e là, e organizzare escursioni nella natura circostante.

Imperdibile è anche il Lago di Erdemolo, una meraviglia naturalistica posta a un’altezza di 2000 metri. Il percorso per arrivare fin qui è straordinario, e consente agli avventurieri di addentrarsi tra bellissimi paesaggi caratterizzati da boschi, alpeggi e radure.

Valle dei Mocheni

Fonte: Getty Images

Valle dei Mocheni
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Scoprire i luoghi più segreti del Lago di Garda

Così grande da essere il più esteso di tutto il Paese, così speciale da bagnare ben 3 regioni: il Lago di Garda, di cui oggi vi portiamo a scoprire i luoghi più segreti ma che sono dei sogni a occhi aperti.

La Valle dei Laghi, luogo fiabesco

Incastonata tra le catene montuose del Bondone e della Paganella, la Valle dei Laghi è un vero e proprio gioiello immerso nella natura più autentica che si presenta come meta ideale per coloro che desiderano trascorrere una vacanza attiva allʼinsegna di un turismo lento che rispetti lʼambiente e che permetta una conoscenza più profonda del territorio.

Un posto da sogno che si sviluppa tra il Lago di Garda e Trento e che regala al viaggiatore un meraviglioso percorso che attraversa scorci naturali che mozzano il fiato, bellezze architettoniche e questi specchi d’acqua che sono pura magia.

E proprio in questa valle, entrata dall’inizio di quest’anno a far parte dell’ambito turistico di Garda Dolomiti, da martedì 16 a domenica 21 agosto si terrà la seconda edizione di “Festival Confluenze”, la manifestazione dedicata al turismo responsabile e rispettoso dell’ambiente.

Lago di Terlago valle dei laghi

Fonte: iStock

Il Lago di Terlago nella Valle dei Laghi

Festival Confluenze, cosa sapere

Il Festival punta ad affermare un nuovo modo di vivere il territorio e di fare cultura attraverso la scoperta di borghi e di sentieri, della tradizione e dell’innovazione che caratterizzano la Valle dei Laghi. Un appuntamento in cui i viaggiatori potranno intraprendere itinerari e percorsi turistici inusuali sul territorio che, per bellezza e capacità di evocare suggestioni, sono il paradigma di una nuova forma di viaggio, caratterizzato da un ritmo lento del quale l’arte del camminare è perfetta espressione.

Il programma del Festival è ricchissimo e si suddivide in tre macroaree: i trekking di “Territorio a passo lento”, le degustazioni enogastronomiche presso le cantine della zona di “Linguaggi e incontri” e le “Esperienze confluenti” tra cultura, natura e suggestioni territoriali.

Ecco i principali appuntamenti:

  • martedì 16 Agosto: itinerario Pergolese – Chiesetta di San Siro – Strada Romana – Pergolese (ritrovo ore 15:30 presso la Chiesa di Pergolese). Prezzo trekking, degustazione e spettacolo € 8,00;
  • mercoledì 17 Agosto: Itinerario da Monte Terlago ai Laghi di Lamar attraverso i verdi prati di Prada (ritrovo alle 15:30 nella piazzetta di Monte Terlago). Prezzo trekking, degustazione e spettacolo € 8,00;
  • giovedì 18 Agosto: sentiero di Malga Pian (ritrovo ore 15:30 presso la Chiesa parrocchiale di Vigo Cavedine). Prezzo trekking e degustazione € 8,00;
  • venerdì 19 Agosto: itinerario Calavino Madruzzo con rientro a Calavino a fine serata (ritrovo ore 18:00 al Municipio). Prezzo trekking con visita al borgo di Calavino e di Castel Madruzzo e spettacolo serale al Castello € 10,00. Partecipazione gratuita per chi partecipa solo al trekking;
  • sabato 20 Agosto: concerto del gruppo “Itinerari Trio” presso Malga Cavedine/Roncher al termine del quale sarà offerta una colazione con i prodotti naturali della Valle dei Laghi (ritrovo alle ore 06:00 al parcheggio delle Viote raggiungibile da Lagolo). Evento gratuito;
  • domenica 21 Agosto: percorso Fraveggio – Margone – Malga Bael (ritrovo ore 09:00 a Fraveggio con rientro nel pomeriggio). Evento gratuito.
Laghi di Lamar valle dei laghi

Fonte: Getty Images – Ph: REDA&CO

Il Lago di Lamar nella Valle dei Laghi

Tutte le meraviglie della Valle dei Laghi

Quello della Valle dei Laghi è un paesaggio montano che costituisce un antico alveo del fiume Adige e che si fonde a sud con la Valle del Sarca. Qui piccoli borghi e insediamenti sono disseminati in tutta l’area, così come ampi frutteti e i vigneti rigogliosi che donano all’area un aspetto romantico.

E grazie a questi appuntamenti è possibile scoprire luoghi come i Laghi di Lamar che sono situati proprio sotto al Monte Paganella. Un tempo uniti tra loro, oggi sono separati a causa di una frana che ha originato due bacini distinti: a sud il Lago Santo e a Nord il Lago di Lamar. Quest’ultimo, in particolare,  è uno specchio d’acqua cristallina che viene abbracciato da un bosco e da rocce cangianti. Entrambi gli invasi sono soggetti a fenomeni carsici, proprio come il Lago di Terlago, appena un paio di chilometri più a valle.

Bellissimo anche il borgo di Calavino che si trova alle falde occidentali del Monte Bondone, a 409 metri sul livello del mare. Un paese che si distingue per essere circondato da vigneti e frutteti, ma anche perché conserva intatto l’antico fascino della tradizione rurale trentina.

La parte più alta del borgo è impreziosita da pregevoli palazzi rinascimentali, mentre quella più bassa vanta un aspetto medievale e la presenza di mulini, fucine e opifici. Da non perdere è Palazzo Negri di San Pietro, che si trova rialzato a dominio del paese.

Castel Madruzzo, dal canto suo, appare come un miraggio: eretto su un’altura rocciosa, si raggiunge salendo una ripida stradina scavata nella roccia. Ma non solo. Questo maniero è circondato da un meraviglioso parco di 12 ettari, racchiuso da un muro di cinta e caratterizzato da interessanti varietà arboree, dal leccio, alle querce, ai faggi secolari. Insomma, una splendida e antica costruzione immersa in un paesaggio da sogno.

Infine, Fraveggio un paese attraversato ancora oggi da una roggia che precipita, in forma di cascata, nel terreno sottostante in direzione del Lago di Santa Massenza, nato dall’erosione glaciale.

Castel Madruzzo valle dei laghi

Fonte: Wikipedia – Ph: Syrio

Castel Madruzzo nella Valle dei Laghi

Gli altri splendidi laghi

In totale sono circa una decina e decidere quali ammirare non è sempre facile. Oltre ai Laghi di Lamar e al Lago di Santa Massenza di cui vi abbiamo parlato sopra, vale la pena fare un salto al Lago di Toblino in cui si affaccia un castello arroccato su una piccola penisola e circondato da boschi secolari e vigneti.

Vale una sosta anche il Lago di Cavedine, un piccolo bacino artificiale caratterizzato da acque spesso gelide, ma che sono anche l’ideale per praticare diversi sport acquatici. Particolarmente suggestivo è il paesaggio che lo abbraccia, anche perché è una zona ancora poco toccata dall’uomo e quindi ricca vegetazione.

Poi il Lago di Terlago, anch’esso ricco di vegetazione sommersa e di pesce, a tal punto da essere l’ecosistema lacustre più ricco del Trentino. Un meraviglioso bacino collinare poco profondo, ma le cui acque vantano un singolare colore bruno-olivastro dovuto alla variegata flora.

Ma non solo. Il lago è molto interessante anche dal punto di vista storico considerando che le più antiche testimonianze archeologiche risalirebbero al tardo Paleolitico, circa diecimila anni prima di Cristo.

Insomma, non resta che approfittare di questo Festival per scoprire alcuni dei luoghi segreti del Lago di Garda e questa valle che sembra uscita direttamente da un libro di fiabe.

Lago di Cavedine valle dei laghi

Fonte: iStock

Il Lago di Cavedine nella Valle dei Laghi
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La valle dei sentieri e delle malghe, la più pittoresca delle Alpi

Se alcune valli altoatesine sono prese d’assalto dai turisti – alcune d’inverno per le splendide piste da sci, come la Val Gardena, per esempio, altre d’estate per le bellezze naturalistiche, come la Val Pusteria, con le sue Tre Cime e il famoso Lago di Braies – ce ne sono altre ancora poco conosciute, che sono dei piccoli paradisi.

Noi ne abbiamo scoperta una, piccola, ma deliziosa, attraversata da tantissimi sentieri, puntellata di malghe e masi, con fitti boschi e viste panoramiche eccezionali sora i duemila metri. In nessun’altra zona dell’Alto Adige si contano così tante di malghe di montagna. Ve la vogliamo raccontare.

La Val Casies in Alto Adige

Tra i tanti luoghi paradisiaci dell’Alto Adige, c’è una valle laterale alla Val Pusteria davvero adorabile, nota per essere la valle dei sentieri e delle malghe. È la Val Casies, un’ampia vallata di prati verdi – che d’inverno diventano piste da fondo – costeggiata da montagne che arrivano fino ai 3mila metri. La valle è lunga solamente una ventina di chilometri puntellata da qualche paese (il più famoso è Monguelfo-Tesido), ma si sviluppa una vasta rete di sentieri, tematici e adatti a tutti, che vi sorprenderanno.

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Sul sentiero delle malghe nella Val Casies ©TV Gsieser Tal Kamilla Photography

D’estate è una valle molto soleggiata ed è bello andare alla scoperta dei tanti sentieri escursionistici e dei meravigliosi panorami naturali che si possono ammirare. Le vedute più spettacolari si possono ammirare sopra i duemila metri, dove finiscono le fitte pinete e lo sguardo può spaziare liberamente a 360 gradi sulle Dolomiti.

Di malga in malga

La Val Casies è ricca di malghe, alcune delle quali offrono anche la possibilità di ristoro, e di masi. Queste deliziose casette di legno, spesso isolate, sono circondate da prati e sorgono, il più delle volte, nei pressi di un ruscello o di uno specchio d’acqua. L’immagine che si ha è quella di una cartolina.

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Fonte: SiViaggia – Ilaria Santi

Il sentiero che porta alla malga Uwald a 2.042 metri

Ogni anno, a fine estate, alcune di queste malghe vengono aperte in occasione della Festa delle malghe della Val Casies (quest’anno si svolge il 18 settembre) e i turisti possono provare le specialità della valle o fare acquisti di prodotti gastronomici e di artigianato locale. Una bellissima festa contadina come quelle di una volta.

Tra queste malghe passano diversi sentieri tematici (il più famoso è Almweg 2000), che a loro volta s’incrociano cambiando non soltanto direzione ma anche nome. Ecco perché la Val Casies è famosa tra gli escursionisti che ogni volta possono percorrere un diverso sentiero.

Il sentiero dei masi

Se si percorre l’itinerario ad anello che parte da Colle e che fa il giro dei masi, si attraversano prati, boschi e pendii e si raggiungono alcuni deliziosi masi, come il Sinner e il Durnwald, dove si può anche sostare per uno spuntino. Il dislivello di questo sentiero è minimo, meno di 150 metri, ma il percorso è lungo quasi 10 chilometri. In ogni caso, non spaventatevi, è adatto a tutti.

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Fonte: SiViaggia – Ilaria Santi

Lungo il sentiero delle malghe nella Val Casies

La Via Dolomiten Panoramaweg

La Via Dolomiten Panoramaweg è, invece, un itinerario che, come dice il nome, regala un panorama eccezionale sulle Dolomiti Patrimonio Unesco. Anche questo è un percorso ad anello e parte da Monguelfo per salire fino al bosco Samwalad passando da malghe e masi.

Il sentiero delle usanze e delle tradizioni

Il sentiero delle usanze e delle tradizioni è sicuramente quello più turistico-culturale. Questo percorso è quello che racconta i mestieri dei contadini di queste montagne, della lavorazione del burro e del formaggio e delle sagre. Il sentiero parte da San Martino attraverso una strada forestale piuttosto ripida e passa per alcune malghe (Randlhütte-Hinterschuher Alm a 1.862 metri, Tolder Hütte a 1.942 metri, Ruschler Alm e Alfenalm).

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Fonte: SiViaggia – Ilaria Santi

Escursionisti sui sentieri della Val Casies

Il sentiero dei contrabbandieri

Lungo i sentieri, di tanto in tanto si incrocia il bivio per il sentiero dei contrabbandieri (che, come ci ha spiegato la guida alpina Andreas Reier, in realtà sono tre perché i veri contrabbandieri non dovevano farsi trovare). Questo itinerario, proprio per lo scopo per cui è stato tracciato, non è dei più semplici. Serviva a collegare la Val Casies con l’Austria, al di là dei monti Villgraten, prima semplicemente per il commercio di merci, poi, durante le guerre, per contrabbandare beni.

Chi volesse percorrerlo, può partire da Santa Maddalena, uno dei tre Comuni della valle, seguendo il sentiero numero 48 fino alla malga Tscharniet Alm a quasi duemila metri e poi proseguire fino alla Forcella di Ciarnil per immettersi sul sentiero dei contrabbandieri verso la valle Rosstal. C’è chi lo percorre in giornata, partendo la mattina presto e impiegando 4 o 5 ore (sola andata), ma chi vuole può decidere di pernottare oltreconfine e di tornare il giorno dopo.

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Fonte: SiViaggia – Ilaria Santi

Vista sulle Dolomiti dai sentieri di montagna della Val Casies
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Riccardo Scamarcio innamorato di questa valle (ancora) autentica

Lo hanno visto aggirarsi tra le valli, tra le antiche case walser e nei borghi. Cosa ci faceva Riccardo Scamarcio, lontano alla sua Puglia, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola? Sta girando il suo ultimo film. E sarà ambientato proprio in una delle valli meno conosciute, ma ancora incredibilmente autentiche, d’Italia.

Stiamo parlando della Val Formazza, la più settentrionale delle valli piemontesi, che vanta luoghi naturalistici meravigliosi.

Ed è esattamente da queste parti che l’attore sta lavorando a un lungometraggio intitolato “2Win” (“to win”, “vincere”) dedicato al mondo del rally e, in particolare, alla vita di Cesare Fiorio, ex dirigente sportivo nonché direttore sportivo della Ferrari in Formula 1, che vede protagonista proprio Scamarcio.

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Fonte: 123rf

La Val Formazza e i villaggi Walser

La bellissima Val Formazza

La Val Formazza, a cavallo tra Italia e Svizzera, è assolutamente meravigliosa e ricca di bellezze da esplorare. Tra queste c’è l’incantevole lago di Morasco dove le montagne si specchiano. Un puro spettacolo della natura. Nota anche come il “piccolo Canada italiano”, questa valle vanta luoghi naturalistici unici in Italia, come la cascata del Toce, per esempio, alta 143 metri, un vero spettacolo della natura, nota per essere la più bella e maestosa di tutte le Alpi. Il fiume Toce è poi quello che va ad alimentare il Lago Maggiore.

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Fonte: 123rf

La cascata del Toce, la più maestosa delle Alpi

Tra i luoghi più insoliti ci sono gli alpeggi dell’Alpe Devero, una conca verdissima a 1.650 metri di quota, circondata da alcune delle cime più imponenti delle Alpi Lepontine.

I villaggi Walser

Tra le location dove Scamarcio starebbe girando il film ci sono anche i villaggi Walser ovvero di quella popolazione di origine germanica che s’installò proprio in questa zona di confine tra Vallese e Val d’Ossola tra il XII e il XIII secolo.

Il più famoso dei borghi walser di questa zona è Formazza, il primo paese abitato dai Walser a Sud delle Alpi, che oggi conta meno di 500 abitanti sparsi su un ampio territorio, proprio come si faceva secoli fa quando i piccoli nuclei abitativi erano sparsi lungo il territorio della valle. Fino agli Anni ’20 del 1900 lo si poteva raggiungere solo a dorso di mulo.

Il borgo sommerso

La sorte non è stata così rosea, invece, per il borgo di Morasco, abbandonato nel 1938 per consentire alla Edison la costruzione di un bacino idroelettrico, tanto da essere completamente sommerso dalle acque dell’immensa diga. Sacrificato per lasciare spazio al “progresso”, il piccolo abitato che contava solo una ventina di case ora è sotto un insospettabile quanto meraviglioso bacino d’acqua che oggi prende il nome di Lago di Morasco.

Nei primi anni era ancora possibile scorgere il campanile dell’oratorio dedicato a Sant’Anna e San Lorenzo che si trovava nel borgo, proprio come accade ancora oggi al borgo di Curon, sul Lago di Resia, in Val Venosta. Oggi non è più visibile neanche questo piccolo dettaglio dell’antica frazione di Morasco.

Le prossime location del film

Stando alla storia di Fiorio, dopo aver lasciato la Formula Uno e aver collaborato per un certo periodo con alcune Tv private come opinionista, si ritirò in Puglia dedicandosi alla gestione di una masseria a Ceglie Messapica. Ed è forse proprio qui che sarà girato parte del docu-film con Scamarcio.

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Questa valle italiana è la nuova destinazione del gusto

Che ogni regione d’Italia e ogni località del nostro Paese abbia dei piatti tipici e dei sapori irresistibili è risaputo (in tutto il mondo). Ma c’è una valle, che più di altre, sta diventando la nuova destinazione del gusto.

Val di Funes, la nuova destinazione di Slow Food Travel

Ci troviamo in Val di Funes, nel cuore delle straordinarie Dolomiti, un luogo incontaminato ai piedi delle montagne Odle e che vanta il riconoscimento di “Perla delle Alpi”. Ma la fare la differenza non è solo la sue evidente bellezza, è anche la qualità e l’autenticità della sua offerta gastronomica, a tal punto da essere diventala la nuova destinazione di Slow Food Travel, e la prima in assoluto dell’Alto Adige.

Del resto, da queste parti i piccoli produttori dei masi montagna, con i loro formaggi, pane nero e speck, regalano sapori autentici che passano anche dai vigneti della Valle Isarco, dove nascono vini che sono famosi in tutto il mondo. Tantissime anche le osterie e i ristoranti che sono in grado di mettere in risalto le unicità del territorio.

Cos’è Slow Food Travel

Il progetto Slow Food Travel consente ai territori la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità come destinazione gastronomica di qualità. Il tutto nel rispetto di rigorose linee guida e della filosofia dell’associazione, attraverso la costruzione di alleanze e di esperienze che valorizzano al meglio il patrimonio gastronomico locale.

Odle val di funese

Il Gruppo delle Odle

Un programma che nasce da un’associazione senza scopo di lucro, ma prima di tutto un movimento mondiale di persone impegnate a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali.

L’obiettivo di Slow Food Travel è lo sviluppo e la promozione di un’esperienza di viaggio che sia coerente con la filosofia di Slow Food. Al centro del progetto vi sono il cibo e la sua produzione. Culture e identità gastronomiche uniche e biodiverse. In sostanza, il visitatore scopre una determinata località attraverso il cibo sviluppando percorsi turistici e servizi fondati sulla promozione della biodiversità gastronomica, agroalimentare e culturale locale grazie a un’intensa partecipazione del visitatore.

Gli Slow Food Travel Days

Dal 21 al 29 maggio vanno in scena gli Slow Food Travel Days, una settimana di eventi – anche se ora a disposizione c’è solo il weekend, che comprende mercati, mostre, degustazioni, visite in fattorie e cantine.

Focus della settimana sono i prodotti gastronomici tipici della Val di Funes reinterpretati con nuovi abbinamenti. Sempre negli stessi giorni si potranno visitare due mostre: una dedicata alla biodiversità nel Centro visite del Parco Naturale Puez-Odle e l’altra su vino e suoli al Museo Mineralogico di Tiso. Ad arricchire il tutto anche visite guidate, degustazioni e attività alla scoperta di storie, prodotti, luoghi e tradizioni.

Gli Slow Food Travel Days si concluderanno con la presentazione ufficiale e la firma della certificazione Slow Food Travel a Villnöss, (la Val di Funes), sabato 28 maggio 2022 . Un evento che permetterà a questa zona d’Italia di definirsi la prima destinazione Slow Food Travel in Alto Adige. Un gioioso evento che sarà incorniciato da un intrattenimento musicale e da un mercato contadino con punti di degustazione.

val di funes cosa fare

La Val di Funes in estate

L’Itinerario in Val di Funes sarà fruibile fino all’autunno con due cicli di attività: le Dolomites Slow Food Farmer Tasting e le Slow Food Farmer Experience, con oltre 20 tra degustazioni ed esperienze che da maggio a ottobre permetteranno a turisti e viaggiatori di scoprire il lato enogastronomico più autentico di questa valle incastonata nelle Dolomiti.

Cosa vedere in Val di Funes

La Val di Funes è un luogo che pare rimasto fermo nel tempo. Qui si respira un’aria di leggenda, ma si può anche camminare e scalare, fino ad arrivare a fare esperienze uniche e da non farsi assolutamente scappare.

Imperdibile, per esempio, è il Parco Naturale Puez-Odle dove poter passeggiare tra peccete e lariceti gustandosi l’aria frizzante di montagna. Qui le Odle sono il paradiso del verticale dove poter ricalcare lo orme di Messner, Innerkofler e molti altri. Un patrimonio dell’umanità che offre destinazioni alla portata di tutti.

Parco Naturale Puez-Odle alto adige

Un angolo del Parco Naturale Puez-Odle

Tiso, invece, è il primo paesino che si incontra una volta raggiunta la Val di Funes. Si trova adagiato su un promontorio soleggiato a circa 950 metri sul livello del mare, ed é accarezzato da boschi di castagne, frutteti e vigneti. Qui potrete ammirare le Geodi di Tiso (una rarità geologica) che che possono avere un diametro fino a 20 centimetri.

Da percorrere anche il sentiero attrezzato Günther Messner che è un percorso che permette di scoprire la vera essenza dell’attività escursionistica nelle Dolomiti. Un tragitto divertente ma che è il caso di affrontare solo in condizioni climatiche stabili e, soprattutto, se si è esperti: seppur attrezzato, richiede buona capacità di movimento in montagna.

Poi San Pietro, un altro paesino situato a 1150 metri sul livello del mare. Al centro del borgo si trova una bellissima chiesa consacrata agli apostoli San Pietro e Paolo che viene chiamata anche il Duomo della Val di Funes, grazie alle sue spettacolari dimensioni. Da qui partono diverse escursioni ed è possibile raggiungere anche il famoso Passo delle Erbe che regala una vista unica sulle montagne circostanti.

Da visitare anche Castel Forte, uno dei più grandi complessi fortificati dell’Alto Adige. Si trova posizionato su un’altura dominante sul fiume Isarco e ospita al suo interno il più grande torchio altoatesino, alto oltre 10 metri, e una collezione di oltre 100 miniature di castelli realmente esistenti.

Tiso val di funes

Il borgo di Tiso

Imperdibile la Chiesetta di San Giovanni che è uno dei simboli della Val di Funes. Situata in località Ranui, è oggi uno degli edifici sacri più amati e fotografati d’Italia.

Infine Santa Maddalena, un paese minuscolo e l’ultimo che si incontra salendo per la Val di Funes. Si trova a 1339 metri sul livello del mare e grazie a questo offre uno dei più bei panorami di tutto l’Alto Adige. Da non perdere è la chiesa del paese, la quale venne costruita esattamente nel luogo in cui, secondo una leggenda, il Rio Fopal trascinò a valle il dipinto raffigurante Santa Maddalena.

Il panorama, da queste parti, è impressionante e sorprendente durante ogni stagione dell’anno e in particolare al tramonto, quando l’ultima luce del giorno abbraccia le cime delle montagne lasciando tutti senza fiato.

Chiesetta di San Giovanni val di funes

La Chiesetta di San Giovanni al tramonto

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Le più belle escursioni in montagna si fanno in questa valle

C’è una valle di confine, lontana dalle mete più affollate, che regala escursioni nel silenzio più totale della natura, dove il cinguettio degli uccelli è l’unica distrazione al gorgoglio dei torrenti, un white noise naturale che accompagna gli escursionisti lungo tutto il tragitto.

Una valle che può vantare ben 300 giorni di sole l’anno, dove trovare refrigerio anche nelle più calde giornate estive, dove ai verdi pascoli si alternano i picchi dei Tremila innevati che fanno da cornice ai sentieri in quota.

Alla scoperta della Val Venosta

Stiamo parlando della Val Venosta, al confine da una parte con l’Austria e dall’altra con la Svizzera, un valle che ha molte attrazioni da offrire al turista, dal celebre Lago di Resia con il suo iconico campanile che spunta dalle acque alla sorgente dell’Adige, il secondo fiume più importante d’Italia dopo il Po.

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Escursione sopra il Lago di Resia in Val Venosta @IDM Südtirol-Alto Adige/Kirsten-J. Sörries

Grazie a un’articolata rete di sentieri, la Val Venosta è una delle mete più consigliate dove andare quando arriva la bella stagione. Ci sono itinerari semplici per le classiche gite giornaliere, ma anche più impegnativi per escursioni che durano anche più giorni. Tutti però regalano scorci meravigliosi su alcune delle montagne più importanti del nostro Paese: il gruppo Ortles-Cevedale, dove ci sono le vette più alte dell’Alto Adige, il Parco Nazionale dello Stelvio, le Alpi Venosta e il Gruppo del Sesvenna.

I sentieri delle rogge in Val Venosta

I sentieri delle rogge (“Waalwege”) si trovano solo nella Val Venosta. Il loro percorso si snoda lungo gli stretti canali d’acqua utilizzati secoli fa dai contadini per irrigare i campi, essendo questa valle piuttosto arida. Le rogge si estendono su entrambi i versanti della valle, sul Monte Sole e sul Monte Tramontana e, in tutta la Val Venosta, si conta circa una ventina di questi sentieri percorribili in tutti i periodi dell’anno, offrendo splendidi panorami sulle imponenti catene montuose e sulla valle.

I sentieri delle rogge in Alto Adige sono perfetti per le escursioni in famiglia e per chi cerca itinerari non troppo impegnativi. Uno dei più belli è sicuramente il sentiero della roggia di Senales, che conduce al Castel Juval, la residenza estiva di Reinhold Messner, altoatesino doc. Il sentiero no. 3 inizia sopra l’azienda agricola Köfelgut e si snoda attraverso castagneti e boschi misti lungo i pendii soleggiati della bassa Val Venosta. Sono circa 7 chilometri e ci si impiega non meno di tre ore, ma quando si arriva la soddisfazione è grande. La fortezza medievale che domina la Val Senales oggi ospita uno dei sei Messner Mountain Museum (MMM) dell’Alto Adige e si può visitare. Oltre a una vasta collezione tibetana, frutto delle sue numerose spedizioni, c’è una galleria di quadri e la collezione di maschere con pezzi provenienti dai cinque continenti, mentre all’esterno c’è un bellissimo parco di animali alpini.

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Un sentiero delle rogge in Val Venosta @IDM Südtirol-Alto Adige/Patrick Schwienbacher

Sentieri tra malghe e rifugi

Un tempo, il fondovalle paludoso rendeva il passaggio dei pastori con le greggi al seguito piuttosto complicato. Motivo per cui lungo i crinali di montagna sono sorti molti rifugi. Oggi, in Val Venosta, a più di 2.000 metri d’altitudine, si contano oltre 80 tra baite e rifugi ancora in attività. E cosa c’è di più piacevole di una camminata in montagna ripagata, poi, da una tavola imbandita e da un pisolino su una bella terrazza soleggiata?

In alcuni rifugi si può anche trascorrere la notte, nel silenzio più totale, lontani dalle strade trafficate e da ogni sorta di inquinamento luminoso. Al rifugio Maseben, a 2.267 metri di altitudine, si gode di una splendida vista sul paesaggio alpino. Ma la sorpresa non è questa. Questo rifugio è stato scelto per installarvi due telescopi (uno solo per osservare il Sole) fissati direttamente alla malga, creando un vero e proprio osservatorio astronomico, aperto tutto l’anno. Ed è questa la vera grande sorpresa di questa passeggiata.

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Un rifugio panoramico in Alto Adige @IDM Südtirol-Alto Adige/Alex Filz

Gli esperti, Wolfgang Thöni e Siegfried Patscheider, ogni giovedì, salgono al rifugio di sera per mostrare, agli ospiti o a chi ha voglia di partecipare alla lezione di astronomia, le costellazioni, che sono sempre diverse, in base alla stagione o semplicemente alle condizioni meteo. Un’esperienza entusiasmante organizzata insieme all’Associazione turistica Passo Resia, non soltanto per gli astrofili, ma per tutti. I bambini e i ragazzi la adoreranno. Chi non vuole tornare indietro può anche fermarsi a dormire in una delle camere con bagno privato.

Escursioni di tre giorni in Val Venosta

Per gli appassionati, in Val Venosta c’è anche la possibilità di fare escursioni di più giorni. Noi vi proponiamo la più bella, che può essere percorsa su un itinerario breve o lungo, quella dell’Alta via Val Venosta. Si estende dalla sorgente dell’Adige, sul Passo di Resia, fa tappa prima a Planol, passando il Lago di Resia, poi a Piz Lun, passando il Giogo Alto, per poi arrivare nella valle di Mazia, fino alla tappa di Sluderno per concludersi al Castel Juval. Qui il protagonista assoluto è il panorama, che regala una spettacolare vista sugli alti ghiacciai del Gruppo Ortles.

L’itinerario completo, per chi volesse farlo, sarebbe lungo 180 km e durerebbe più giorni. Percorre sentieri in parte esistenti e in parte nuovi, passando anche sui sentieri delle rogge o lungo le vecchie vie di comunicazione che attraversano le fattorie dei contadini di montagna.

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La Valle dell’Isonzo, sui luoghi del Giro d’Italia

Il Giro d’Italia è da sempre l’occasione giusta per andare alla scoperta di luoghi incredibili, sulla scia dei grandi ciclisti e delle loro imprese mozzafiato. E se la maggior parte delle tappe, come è abbastanza intuitivo, si trova proprio nel nostro Paese, ce ne sono alcune che varcano i confini e ci portano tra le bellezze della Valle dell’Isonzo, una delle destinazioni green della Slovenia.

La Valle dell’Isonzo, meraviglia unica

Dopo un inizio scoppiettante in Ungheria, la carovana del Giro d’Italia si sposta nel nostro Paese, attraversandolo dal Sud al Nord alla scoperta di paesaggi affascinanti e di salite tra le più ardite mai percorse. Ma c’è spazio, ormai quasi alla fine della competizione, per un paio di tappe in terra straniera. Il 27 maggio 2022, infatti, i corridori si spostano in Slovenia e affrontano un itinerario a dir poco incantevole, nel cuore più incontaminato della Valle dell’Isonzo. E questa è l’occasione perfetta per ammirare i luoghi più suggestivi di questa ricca regione dal fascino unico.

La tappa, con partenza da Marano Lagunare, si snoda tra il verde lussureggiante della Valle dell’Isonzo oltrepassando la frontiera italiana, per inerpicarsi dal lato sloveno del monte Kolovrat e tornare quindi nel nostro Paese, sino al Santuario della Beata Vergine di Castelmonte. Nonostante siano pochi i chilometri in terra straniera, sono ugualmente sufficienti per regalarci alcune splendide emozioni. A partire proprio da Kolovrat, imponente cima montuosa che porta ancora le tracce di una delle pagine più brutte della storia mondiale.

Monte Kolovrat

Monte Kolovrat

Proprio qui, a cavallo tra l’Italia e la Slovenia, si trovava la terza linea di difesa del nostro esercito, durante la Prima Guerra Mondiale. Luogo di grande bellezza, il crinale montuoso è spesso meta di tantissime persone che vogliono concedersi un po’ di attività all’aperto, tra lunghe passeggiate e gite in mountain bike. Kolovrat è però anche una tappa fondamentale del Sentiero della Pace, quell’immenso itinerario di ben 520 km che, dallo Stelvio alla Marmolada, unisce le località che hanno caratterizzato il fronte italo-austriaco della Grande Guerra.

Kobarid, la storica città di Caporetto

Caporetto

Caporetto

Non si può certo fare a meno di citare, in questo contesto, la splendida città di Caporetto: sede di una storica sconfitta ai danni dei nostri soldati, è ancora oggi profondamente segnata dal suo passato così tumultuoso. Ossari e trincee costellano il territorio, a memoria di eventi che hanno lasciato per sempre il loro segno. Una meta da non perdere è il Museo di Kobarid, luogo di profonde suggestioni. Oltre a racchiudere oggetti provenienti dal fronte e fotografie dell’epoca, permette di fare un vero e proprio tuffo indietro nel tempo e immaginare cosa potesse significare vivere durante la guerra.

Ma Caporetto non è solo storia: anche la natura gioca un ruolo importantissimo. Il fiume Isonzo, con le sue acque color smeraldo, scorre impetuoso appena fuori dalla città, dove è attraversato dal bellissimo Ponte di Napoleone. A poca distanza, il piccolo ruscello Kozjak è invece il protagonista di un’oasi meravigliosa. Il corso d’acqua, scorrendo tra le rocce, dà vita infatti ad una serie di splendide cascate tutte da scoprire, affrontando una bella camminata nel verde incontaminato. E dopo aver esplorato i dintorni, non resta che gustare qualche prelibato manicaretto locale.

Cascata di Kozjak

Cascata di Kozjak

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Il villaggio immerso in una valle senza elettricità

Ci sono luoghi dove le forze della natura modellano non solo il paesaggio ma anche le vite delle persone che lo abitano. Uno di questi è la selvaggia Val Bavona, la più rocciosa e impervia del territorio alpino. Siamo nel Ticino, nel punto in cui nasce la famosa cascata di Foroglio, accanto alla quale sorge l’omonimo e pittoresco villaggio dove il tempo sembra essersi pietrificato. Fin qui potrebbe sembrare una verde valle della Svizzera come un’altra, ma c’è una caratteristica che la rende davvero unica e green: la mancanza di elettricità.

Foroglio, villaggio senza tempo

Foroglio è il villaggio più conosciuto della valle, grazie alla cascata che porta il suo nome e che gli fa da sfondo con un fragoroso salto di 110 metri. Un grazioso centro con le case raccolte attorno alla chiesetta quattrocentesca, che ricordano la vita delle generazioni dedite alla transumanza, modeste abitazioni in pietra costruite seguendo le necessità del lavoro e la configurazione del terreno, che nel tempo hanno mantenuto quasi intatto il loro aspetto primitivo. Tra una e l’altra spuntano anche le torbe (che abbiamo incontrato anche a Bosco Gurin), caratteristiche costruzioni in legno e pietra adibite alla conservazione dei cereali, soprattutto della segale.

Foroglio è uno dei dodici villaggi che costellano il fondovalle, posti più o meno a un chilometro l’uno dall’altro, e chiamati “terre” dai locali. Ad aver contribuito alla perfetta conservazione di questo mondo rurale è stata l’assenza di una strada carrozzabile in Val Bavona, costruita solo dopo il 1950, e di una rete elettrica (fatta eccezione per San Carlo). In questa valle, infatti, il fabbisogno energetico viene soddisfatto da sempre solo con l’energia solare, motivo per cui i villaggi che la costellano sono abitati esclusivamente d’estate.

Un paradosso se si pensa alla grande quantità di energia elettrica prodotta in Val Bavona, tra tre centrali e tre laghi artificiali. Come risultato della scelta dei residenti di continuare a vivere senza il lusso dell’elettricità, la valle isolata rimane più o meno la stessa oggi come lo è stata per secoli.

Villaggio immerso valle senza elettricità

Il pittoresco villaggio di Foroglio

Itinerario alla scoperta della Val Bavona

Per Foroglio passa anche un’incantevole passeggiata che percorre i dodici insediamenti della valle e permette ai visitatori di scoprirne tutti i segreti e apprezzarne il fascino senza tempo. Un percorso ricco di suggestioni non solo per gli splendidi paesaggi che offre allo sguardo, ma anche per le testimonianze dell’intervento dell’essere umano che ha saputo interpretare il territorio e trasformare anche gli elementi naturali più ostili in alleati.

Durante l’escursione ci si imbatte nei cosiddetti “splüi”, caratteristiche costruzioni sottoroccia che dovevano rispondere alle esigenze dei contadini, e per cui sono state adibite a rifugio per sé e per gli animali, a depositi per il cibo o a magazzino per il fieno e la legna. La maggior parte si trova ai piedi delle frane, dove si depositano i macigni più grossi. Gli abitanti hanno anche realizzato terrazze sulle pendici della montagna, coltivando così la terra tra le rocce e sopra di esse e creando i cosiddetti prati pensili. A stupire, in questa valle, è il modo in cui le persone abbiano vissuto in armonia e simbiosi con la terra e con la natura, e le loro ingegnose tecniche di sopravvivenza.

La storia della Val Bavona, proprio come quella di altre valli alpine, è fortemente caratterizzata dalle transumanze. Per saperne di più, si può seguire il sentiero didattico sul tema presso i villaggi di Cavergno e Bignasco. Il percorso accompagna gli escursionisti attraverso le varie tappe del fondovalle fino a Foroglio, proseguendo attraverso la Val Calnegia fino ai pascoli alpini, a un’altitudine di oltre 2000 metri.

Da alcuni anni, la Fondazione Valle Bavona, attraverso le attività del “Laboratorio Paesaggio”, offre ai visitatori l’occasione di vivere a diretto contatto con il territorio, sperimentando, sviluppando conoscenze, acquisendo pratica di tecniche tradizionali, contribuendo a mantenere intatto e a salvaguardare un patrimonio straordinario.

Cascata Foroglio

La cascata di Foroglio, attrazione della Val Bavona

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La splendida valle delle mele è in fiore. Una meraviglia

Con l’arrivo della primavera, la valle si ammanta di bianco. E nell’aria si diffonde un delicato profumo, quello delle mele. Un paesaggio pittoresco, che sembra uscito da un dipinto Impressionista.

I meleti della Val di Non

Stiamo parlando della Val di Non, una delle zone più belle e amate del Trentino. Immersa nella natura, tra monti e malghe, cela scorci fantastici, ancora poco conosciuti e tutti da scoprire.

La valle è famosa per i meleti che, con la bella stagione, soni uno spettacolo per gli occhi. Ad aprile, con l’evento “Aprile dolce fiorire”, creato dalla Strada della mela e dei sapori delle valli di Non e di Sole, si rende omaggio allo sbocciare della primavera e dei fiori di melo.

Eventi tra i meleti in fiore

Tantissime sono le iniziative a tema floreale. Dalle escursioni nella natura, agli eventi per le famiglie e per gli appassionati di cucina, con pic-nic, mercatini e passeggiate gastronomiche, fino alle idee weekend per le coppie in cerca di un romantico break.

A tu per tu con i produttori

Tra le passeggiate esclusive, quella in compagnia della famiglia Odorizzi, che per l’occasione apre le porte della propria azienda agricola e accompagna i partecipanti nei meleti in fiore per scoprire segreti e curiosità della coltivazione delle famose mele Melinda D.O.P., con una breve sosta per ammirare Castel Valer, il fiore all’occhiello tra i castelli della valle, l’antico maniero con la torre ottagonale più alta della provincia di Trento, incorniciato dalle stupende Dolomiti di Brenta, Patrimonio dell’Umanità.

O quella organizzata dalla piccola azienda vinicola LasteRosse che propone una camminata nella natura, tra meli, boschi e piccoli vigneti: 3317 passi di benessere in compagnia della famiglia Pancheri, con una splendida vista sul lago di Santa Giustina, un vero splendore dalle acque turchesi, dominato dal magnifico castello, il maestoso Castel Cles. Nessuno direbbe che, nelle sue profondità, questo lago nasconda magici e preziosi segreti come strade, mulini e ponti, finiti sott’acqua per far spazio a una diga. Un’esperienza piacevole, che si conclude con una visita alla cantina e una degustazione accompagnata da un assaggio di prodotti locali artigianali.

Cucinare con le mele (e non solo)

Tra le numerose iniziative, anche la passeggiata nei prati dove imparare a conoscere e raccogliere alcuni tipi di erbette spontanee commestibili che poi verranno impiegate in cucina per preparare i canederli da portare a casa.

Alla vigilia di Pasqua, il 16 aprile, nel Frutteto Storico di Cles viene organizzata una caccia al tesoro durante la quale i bambini, muniti di cestino, dovranno cercare le uova colorate nascoste tra gli alberi di mele e anche di pere.

Adotta un melo

In molti agriturismi della zona dove è possibile soggiornare l’iniziativa “Adotta un melo” dà la possibilità di scoprire i segreti dei meleti e di adottare una pianta, per poi fare ritorno in autunno per raccoglierne i frutti.

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La fioritura dei meleti nella Val di Non

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Il treno storico che attraversa le valli incantate delle Alpi

Sta per partire un treno storico che, tra aprile e ottobre, una domenica al mese, viaggerà tra alcune delle valli alpine più pittoresche. Il treno, che insieme alla ferrovia Vigezzina percorre uno dei tratti su rotaia più belli e panoramici d’Italia, supera il confine con la Svizzera per condurre il viaggiatore in un paesaggio che sembra uscito da un libro di fiabe.

Il territorio che attraversa il treno

È il treno storico delle Centovalli, che anche quest’anno viaggia tra Locarno e Camedo, in territorio svizzero, proprio al confine con la Val Vigezzo, riportando i viaggiatori indietro nel tempo. È una valle, questa, del Canton Ticino a due passi dall’Italia e quindi facilmente raggiungibile, che inizia nella frazione di Intragna e finisce a Camedo, sul confine italo-svizzero.

Il nome “Centovalli” deriva dall’esistenza nel luogo di numerose valli e vallette che ne scavano i due versanti, sui quali sono inerpicati i piccoli centri abitati; il carattere della valle è pittoresco e in certi casi selvaggio.

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Il treno storico delle Centovalli

Un’opera di ingegneria

Ed è proprio sul tratto Camedo-Locarno e viceversa che viaggia il treno storico. Un viaggio lento, in cui la locomotiva trascina i vagoni a velocità ridotta (può andare al massimo a 60 km orari) sui binari a scartamento ridotto per una ventina di chilometri, offrendo ai passeggeri ancora più tempo per lasciarsi incantare dal paesaggio, dalle gole di Ponte Brolla agli imponenti ponti a strapiombo sulle selvagge vallate delle Centovalli.

La natura accidentata di questo territorio ha imposto ardite costruzioni di ponti, viadotti – come il Viadotto Ruinacci, uno dei punti più suggestivi e fotografati della ferrovia a 55 metri sulle acque sottostanti – e gallerie – tra cui la Galleria Sass Gött. Il percorso, come per altre ferrovie alpine, presenta alcuni punti di grande arditezza del tracciato, come quello tra Verdasio e Intragna.

A bordo del treno storico

Quando si sale a bordo di una delle carrozze rivestite interamente di legno del treno d’epoca che percorre la tratta ferroviaria Locarno e Camedo (e viceversa) è un po’ come fare un balzo indietro nel tempo.

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Gli interni del treno d’epoca @Christian Guerra

Il treno è composto da un elettrotreno (o motrice) ABDe 6/6 del 1963 e da vagoni AB4 del 1923, quelli su cui un tempo viaggiavano i passeggeri della Terza classe e che oggi sono invece un lusso per pochi. Infatti, ci sono solamente 38 posti a bordo delle carrozze di Seconda classe.

Accomodandosi a bordo di queste vetture d’epoca, si resta incantati dall’atmosfera romantica e suggestiva che rende ancor più piacevole un viaggio alla scoperta di un territorio ricco di opere architettoniche che raccontano la storia di questa ferrovia.

Info utili

Il primo treno storico parte domenica 3 aprile. Le successive date sono quelle del 15 maggio, 12 giugno, 24 luglio, 28 agosto, 25 settembre e 9 ottobre.

Gli orari di partenza da Locarno, la splendida cittadina sulle rive del Lago Maggiore, a Camedo sono alle 10.07 con arrivo alle 11 e alle 14.13 con arrivo alle 15.07, mentre da Camedo a Locarno il treno parte alle 12.06 con arrivo alle 13 e alle 15.55 con arrivo alle 16.46.

Andata e ritorno in Seconda classe costa 24 Franchi svizzeri, pari a poco più di 23 euro. I ragazzi tra i 6 e i 16 anni viaggiano con il 50% di sconto, mentre i bambini sotto i 6 anni viaggiano gratis, se non occupano un posto a sedere. I cani viaggiano con il 50% di sconto e non possono occupare posti a sedere. I posti non sono numerati.

Naturalmente è possibile abbinare il viaggio in treno da Domodossola a Camedo e/o da Camedo a Domodossola salendo sulla ferrovia Vigezzina-Centovalli. Tuttavia, i biglietti speciali del treno d’epoca sono validi unicamente sui treni storici e non consentono di viaggiare sui treni del traffico regionale o internazionale, pertanto è necessario acquistare anche il biglietto per proseguire.

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La stazione di Camedo in Svizzera @Christian Guerra