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L’albergo diffuso arriva anche in Valle d’Aosta

Anche la Valle d’Aosta ha introdotto la formula dell’albergo diffuso, nell’ambito del rinnovamento della propria offerta alberghiera.

La Giunta Regionale, infatti, ha approvato i nuovi requisiti per quanto riguarda la classificazione degli alberghi.

Le parole dell’Assessore al Turismo

L’annuncio del via libera in Valle d’Aosta all’albergo diffuso è arrivato dall’Assessore regionale al turismo, Giulio Grosjacques.

L’approvazione dei nuovi requisiti per la classificazione degli alberghi, delle Residenze turistico-alberghiere ed il “via libera” alla realizzazione di alberghi diffusi in Valle d’Aosta rappresentano uno strumento regolamentare che gli operatori della ricettività alberghiera attendevano da tempo.

La nuova classificazione porterà la nostra regione ad innalzare ulteriormente il livello qualitativo degli alberghi per acquisire sempre più attrattività sia sul mercato domestico che sui mercati turistici internazionali: ma la novità forse più importante di questa nuova classificazione riguarda la regolamentazione degli alberghi diffusi, che potranno essere realizzati in un raggio di 500 metri rispetto all’edificio che ospita i servizi di ricevimento“.

Pensando agli alberghi diffusi, ha poi aggiunto: “Penso a tutti i nostri paesi caratterizzati da borghi storici interessanti oppure che siano posizionati in prossimità di forti attrattori turistici e che potranno pensare ad uno sviluppo del loro territorio nella direzione del recupero urbanistico piuttosto che della sostenibilità ambientale“.

La nuova proposta di classificazione

La proposta di classificazione che verrà introdotta, prevede

  • l’ammodernamento di ogni requisito obbligatorio, strutturale, impiantistico e di servizio delle strutture alberghiere per rimanere al passo con la sopraggiunta evoluzione del comparto turistico-ricettivo;
  • l’introduzione, per gli alberghi dei due nuovi livelli di classificazione “3 stelle superior” e “4 stelle superior“;
  • per le RTA (Residenze Turistico Alberghiere) l’aggiunta del livello “5 stelle” per dare ulteriore qualità all’offerta già presente.

La classificazione aggiornata sarà attiva da subito per tutte le attività alberghiere di nuova realizzazione e per tutte quelle già in funzione che vogliano passare a un livello superiore oppure a quelle oggetto di significativi interventi di riqualificazione.

Albergo diffuso di cosa si tratta

Diamo ora uno sguardo a cosa si intende per “albergo diffuso“.

Di recente diffusione in Italia ed Europa, si tratta di una modalità di sviluppo del territorio che va a inserire le strutture ricettive all’interno di un centro abitato con gli alloggi dislocati in vari edifici sparsi per le vie, di solito stabili antichi e di pregio, ristrutturati e ammodernati, dotati di tutti i comfort.

E’ una tipologia di turismo sostenibile, green, dal bassissimo impatto ambientale poiché prevede la ristrutturazione e non l’ulteriore costruzione.

Ma non è tutto: ha salvato, e salva, dall’abbandono innumerevoli paesi e borghi disabitati, portando linfa vitale in zone che hanno ancora tanto da offrire, nel pieno rispetto della natura.

E poi, non certo per ultime, le relazioni umane che, nell’albergo diffuso, rivestono una notevole importanza.

Infatti, realtà costituite da poche persone permettono di stringere legami più forti e genuini, nulla a che vedere con il turismo di massa.

Chi sceglie per le proprie vacanze un albergo diffuso, ha l’occasione di rilassarsi davvero, di vedere il mondo da un’altra prospettiva e di tornare a casa arricchito da un bagaglio di esperienze ineguagliabile.

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La piscina naturale di Giotto, nell’alta Val di Taro

In Emilia, a monte di Borgo Val di Taro (PR), comunemente chiamata Borgotaro, considerata la capitale del fungo porcino, gli insediamenti umani iniziano a diradarsi e il fiume Taro a diminuire la sua portata e restringere il suo alveo. La valle si fa qui più intima e il corso, con il suo fondo di ghiaia e sabbia, concede una serie di anse nascoste, poco frequentate, facili da raggiungere e ideali per il wild swimming. Le spiagge sono piccoli paradisi che, situati mediamente a 500-600 metri di altitudine e con tanta ombra naturale, sono ideali per le giornate più afose. 

Una di queste presenta due piscine naturali separate da un bosco incantevole: superato il km 99 della SP359R (vedi Info Pratiche), parcheggio presso uno spiazzo sulla destra da cui partono due facili strade campestri che arrivano, intuitivamente e in meno di 2 minuti, nei pressi dell’alveo.

Qui il fiume ci regala una piscina naturale di forma vagamente  circolare; anzi no, a guardarla dall’alto sembra che Giotto sia passato di qui e abbia disegnato il suo proverbiale cerchio perfetto a mano libera. Un Giotto in versione gigante, a giudicare dalle dimensioni.

La piscina naturale di Giotto e il guado
La piscina naturale di Giotto e il guado

Le due sponde sono collegate da un guado di norma elementare, perché qui il fiume, nell’affrontare alcuni massi, diventa poco profondo, per poi riprendere prontamente la sua corsa. 

Gli amanti della tintarella si schierano come lucertole in destra orografica, mentre in sponda opposta un fitto bosco arriva fino alla riva offrendo costantemente ombra naturale. 

Altro rettilame si spiaggia sui massi lisci che delimitano la piscina naturale dalla successiva rapida. Questa, con assi principali di circa 25 metri e profondità fino a 3 metri, è un continuo invito a tuffarsi e nuotare. Così i bambini scelgono il masso più alto per lanciarsi nell’acqua.

Tuffi e nuotate
Tuffi e nuotate

Gli abitati sono lontani, la strada meno ma, un sound composito fatto dell’acqua che scorre, del vento sulle foglie e di qualche volatile fischiante, ne fanno un vecchio ricordo.

A valle della rapida il fiume compie una curva, finita la quale passa accanto ad una enorme spiaggia di ciottoli e ghiaia a cui si arriva intuitivamente con un delizioso sentiero che si fa largo tra le fronde alberate del bosco. 

Qui la piscina naturale è più contenuta, ma l’ambientazione è wild con tanto spazio, bosco e ombra naturale.

La grande spiaggia di ciottoli dopo la rapida
La grande spiaggia di ciottoli dopo la rapida

Lasciate questo piccolo gioiello come lo avete trovato … anzi meglio, ripulitelo di ogni detrito prima di andarvene.

Il borgo medievale di Compiano

Non lontano da qui sorge Compiano (PR), un piccolo borgo medioevale completamente circondato da mura impreziosite da torrette e bastioni di varie forme: lasciate l’auto nel comodo parcheggio gratuito (44.498773, 9.663606) e percorrete a piedi l’unica via del paese che, curvando su sé stessa, porta, tra vicoli acciottolati, palazzetti e una bella terrazza panoramica, ad uno spettacolare castello che domina il borgo da uno sperone roccioso. 

Il castello, la cui prima menzione risale al 1141, si presenta a forma di quadrilatero irregolare fortificato con tre torri angolari e servito da un accesso tramite ponte in muratura protetto da un rivellino. I saloni interni si snodano intorno al cortile centrale e sono riccamente decorati. La sua storia ricalca quella della zona, con il susseguirsi di diverse famiglie egemoni, tra cui i Landi. Il Castello è anche relais, con diverse camere a disposizione, e ristorante. Le visite sono possibili su prenotazione. Compiano fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia.

Il Castello di Compiano al centro del borgo medievale
Il Castello di Compiano al centro del borgo medievale

Info Pratiche

🚗 Per arrivare in Val di Taro prendete l’uscita Borgotaro della A15 e proseguite, prima sulla SP308 e poi sulla SS523, in direzione Bedonia / Compiano. Per arrivare nell’alta valle, dopo il km 33 della SS523, ad una rotonda, prendete la SP4 verso destra in direzione Chiavari / Compiano attraversando il fiume Taro. Presso la frazione Ponte di Compiano, lasciate la SP4 al km 5, e svoltate a sinistra per riattraversare il Taro in direzione Tornolo. Proseguite per circa 3 km sulla strada intrapresa e, prima del successivo ponte sul Taro, girate a sinistra in direzione Pometo e, dopo aver riattraversato il fiume, svoltate nuovamente a sinistra per prendere la SP359R presso il km 97. 

🥾Superate il km 99 della SP359R e parcheggiate presso uno spiazzo sulla destra (44.475353, 9.589289) da cui partono due strade campestri verso il fiume che arrivano, intuitivamente e in meno di 2 min, presso una grande e profonda piscina naturale. 

🚵‍♀️Ottima meta anche per i ciclisti!

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La valle mozzafiato a pochi passi dall’Italia

A due passi dall’Italia abbiamo la fortuna di avere un Paese che è un vero e proprio capolavoro di eleganza e natura spettacolare. Il luogo in questione è la Svizzera, e in particolare oggi vogliamo parlarvi di una sua valle mozzafiato che non può non farvi innamorare.

La Valle di Lauterbrunnen

Oggi vi portiamo presso la Valle di Lauterbrunnen che si distingue per essere una delle riserve naturali più importanti della Svizzera. Vi basti pensare che qui prendono vita ben 72 cascate fragorose, altre valli appartate, incredibili alpeggi fioriti e molto altro ancora.

Una zona che ha davvero molto da offrire soprattutto per chi ama camminare, stare a contatto con la natura, fare arrampicate, parapendio, e gite in elicottero.

Le attrazioni da non perdere

Viste le tante meraviglie che regala questa zona abbiamo deciso di raccogliere quelle che, secondo noi, sono le località assolutamente imperdibili. E vogliamo iniziare questo viaggio fiabesco proprio dal villaggio da cui la valle prende il nome: Lauterbrunnen. Si tratta di un paesino che, soprattutto in estate, funge da perfetto punto di partenza verso le destinazioni turistiche più note della regione della Jungfrau.

Da queste parti è certamente imperdibile la Staubbach Fall, la cascata situata al centro del paesino e che è inevitabilmente divenuta il simbolo dello stesso. Del resto parliamo di un flusso d’acqua alto ben 297 metri: è la terza cascata più alta in Svizzera.

E in più sfoggia una vera particolarità: è possibile visitarla da “da dietro” in quanto sono presenti delle scale che risalgono la montagna e portano in incredibili punti panoramici. Una vera meraviglia della natura tanto che quando Johann Wolfgang von Goethe la visitò vi trovò l’ispirazione per il suo celebre poema “Gesang der Geister über den Wassern”.

Molto interessante è anche lo spettacolo naturale offerto dalle cascate del Trümmelbach: da qui si tuffano circa 20.000 litri d’acqua al secondo che danno vita a dieci scrosci d’acqua di origine glaciale che hanno un’altezza totale di circa 200 metri (e tutte sono situate all’interno di una maestosa montagna).

Murren, un paesino pedonale con un percorso di trekking da non perdere

Vale la pena fare un salto anche a Murren, un paesino completamente pedonale situato a ben 1638 metri di quota. Si presenta come una vera e propria bomboniera dove svettano fiere casette dalle architetture tipiche, hotel e ristoranti in legno e molto altro ancora.

A trovare pane per i loro denti saranno anche gli amanti degli sport invernali grazie ai vasti comprensori sciistici di Wengen-Petite Scheidegg e Mürren-Schilthorn. Anche se, e a dire la verità, in tutta la spettacolare regione della Jungfrau ci sono un totale di 45 impianti di risalita, 213 km di piste, fun park, 100 km di sentieri per escursioni invernali e 50 km di piste per slittino. Non mancano, tra le altre cose, le piste per lo sci di fondo.

Infine, vi consigliamo di fare un bel trekking che conduce da Murren a Grutsalp, una camminata di circa 1 ora e mezza che passa accanto alla linea ferroviaria che collega le due località. Tantissimi sono i panorami sulla vallata e altrettanti sono i possibili incontri con dolci mucche al pascolo.

La Valle di Lauterbrunnen, in Svizzera, è un vero tesoro da scoprire.

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Pila, piccola perla della Valle d’Aosta con vista sul Bianco e il Cervino

Cuore della Valle d’Aosta, dai suoi 1800 metri Pila domina la città di Aosta e gode di un invidiabile posizione panoramica con emozionante vista sui leggendari “4000” della regione: il Monte Bianco a ovest, il Cervino, il Grand Combin e, a est, il Monte Rosa.

Comprensorio sciistico d’eccellenza, è un’ambita località turistica in tutte le stagioni, capace di offrire divertimento e momenti indimenticabili a pieno contatto con una natura spettacolare.

Pila, estate tra sport e natura

In uno scenario idilliaco disegnato da ampi spazi, silenzio e aria cristallina, Pila è la meta ideale per lasciarsi alle spalle i rumori e la frenetica vita di città e per dedicarsi agli sport all’aria aperta: escursionismo, downhill, freeride, trekking e mountain bike.

Pila_estate

In estate, la splendida località spicca per la fitta rete di sentieri di varia difficoltà, in grado di soddisfare le esigenze sia delle famiglie con bambini sia degli escursionisti e alpinisti più esperti.

Imperdibile è, ad esempio, il Lago di Chamolé, limpido specchio d’acqua abbracciato da una verde conca da cui si apre un panorama favoloso sul Gran Combin, il Monte Bianco e la Valle del Gran San Bernardo: lo si raggiunge da Pila con la seggiovia di Chamolé che porta a quota 2003 metri e, da lì, imboccando il sentiero 19c, perfettamente segnalato.

Dal lago, i più esperti potranno proseguire alla volta del Col de Tza Sèche, della Becca di Nona a 3142 metri o impegnarsi nell’ascesa al Monte Emilius dove, sulla cresta ovest, è presente una via ferrata storica, destinata ai soli alpinisti con esperienza e buona resistenza fisica.

Pila valle d'aosta

Fonte: Ufficio Stampa

Passeggiate in quota a Pila

Novità del 2020, è poi il sentiero n. 22 che da Pila consente di arrivare a Chamolé e ammirare così tutta la bellezza del comprensorio al proprio ritmo.

Per gli appassionati delle due ruote, Pila è un assoluto punto di riferimento grazie al Bike Stadium di downhill ed enduro con 16 piste dai vari gradi di difficoltà: unica nel suo genere e molto ambita è la Pila-Aosta free ride, con un dislivello di 1170 metri e una lunghezza di 8 chilometri che possono arrivare fino a 11 sfruttando i tracciati più a monte.

La nuova flow trail è invece una pista divertente, adatta a tutti i bikers, anche ai più piccoli, da percorrere rigorosamente in discesa.

Sono poi attivi  i noleggi di bici ed e-bikes e due scuole di mtb con interessanti proposte per clienti individuali, gruppi e anche accompagnamento e-bike.

Centro di riferimento per lo sci in inverno

Durante la stagione invernale, il comprensorio sciistico di Pila attrae ogni anno migliaia di appassionati di sci e sport sulla neve con i suoi 70 chilometri di piste per tutti i livelli (4 piste nere, 21 rosse, 4 blu, più i tracciati percorribili con gli sci), che vanno da un’altitudine di oltre 1500 fino a quasi 2800 metri.

Pila-neve

Fonte: Snapseed

Le piste innevate di Pila in Valle d’Aosta

Ma non è tutto: Pila è una stazione “sci ai piedi” con accesso diretto agli impianti dai residence e dagli alberghi e offre uno snow park a circa 2200 metri di altitudine (un’area freestyle realizzata per soddisfare le esigenze degli acrobati della neve), piste per freeride, itinerari per racchette da neve, una pista Fun Slope, per il divertimento a ogni età, 15 impianti, fra seggiovie, ovovia e funivia per una comoda risalita, e due piste di scialpinismo.

Sono due le scuole di sci che, complessivamente, vantano oltre 170 maestri, accolgono allievi di tutte le età, livello e volontà per il grande debutto sulla neve o per perfezionare il proprio stile e soddisfare le proprie ambizioni.

Di rilievo anche l’architettura della stazione sciistica, realizzata negli Anni Settanta, con unità abitative e strutture alberghiere, ispirata alle stazioni montane francesi e modellata per forme e colori sull’orografia e sul paesaggio.

Riparata dalle avversità meteorologiche, Pila permette di sciare per tutto l’inverno fino a 2700 metri, ed è apprezzata per la qualità della battitura delle piste, per le svariate attività che si possono praticare sulla neve oltre lo sci e per l’indimenticabile qualità della gastronomia che utilizza le materie prime del territorio.

Inoltre, per coloro che non sciano (ma anche per gli sciatori), propone la conoscenza e l’esplorazione della natura in montagna organizzando escursioni con le ciaspole, con la preziosa conduzione delle guide ambientali naturalistiche.

D’inverno, da non perdere è l’evento più importante dell’anno: la Fiera di Sant’Orso che si tiene già ad Aosta, raggiungibile velocemente da Pila con la funivia. Ogni anno a fine gennaio (nel 2023 le date sono 30 e 31 gennaio e l’edizione è la numero 1.023) oltre mille gli artigiani espongono le loro opere lungo le vie del centro, ma ci sono anche musica, folklore e tradizioni per scoprire le eccellenze della Valle d’Aosta.

Fiera-Sant'Orso-Aosta

Fonte: @Regione autonoma Valle d’Aosta

Sculture di legno in mostra durante la Fiera di Sant’Orso ad Aosta

Le spettacolari piste per tutti i gusti, fino al fuoripista

Le piste di Pila sono ideate per consentire a tutti di dare soddisfazione alla propria voglia di sci. Si va dalle piste meno impegnative, come le Baby Pila, la Baby Gorraz e la Grimod, a quelle per i riders più esperti:

  • Platta de Grevon (Pista 27 sullo Skirama): pista per freerider con 510 metri di dislivello per quasi 1,8 chilometri di sviluppo e pura adrenalina.
    Doppio tracciato finale, uno più veloce e dinamico, l’altro, tradizionale, più dolce e graduale.
  • Du Bois (Pista 2 sullo Skirama): una pista dove liberare la propria voglia di libertà.
    La pendenza è sostenuta sull’intero tracciato e, pur essendo un tracciato per sciatori di buon livello, i passaggi non sono mai eccessivamente impegnativi.
  • Gorraz (Pista 3 sullo Skirama): questa pista presenta una sequenza di fantastici muri verticali di discreta lunghezza, alternati a tratti più riposanti e stimolanti cambi di pendenza.
  • Bellevue (Pista 10 sullo Skirama): una nera omologata anche per competizioni di alto livello, molto apprezzata dagli sciatori più esperti anche per la prima “S”, lunga e impegnativa.

Il fascino delle racchette da neve

Con le ciaspole è possibile seguire diversi itinerari, sia in autonomia che con la guida ambientale naturalistica, di giorno oppure in notturna.

Un itinerario da provare conduce verso l’Alpeggio Grivel e sale poi all’alpeggio Grimondet: entrambe le mete vantano una straordinaria vista a tutto tondo sul fondovalle e sui 4000
valdostani, tra cui il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino e il Gran Combin.

Il percorso si snoda tra fiabesche abetaie, avvolte dal silenzio e dalla neve, lontane dalle piste affollate e a stretto contatto con la natura.

Pila per i più piccoli

Pila ha molto da offrire ai bambini, un mondo di vero divertimento.

Il Fun Park, nella zona di Chacard, offre un tapis roulant di 114 metri che accompagna a due percorsi: uno dedicato a bob e slittini, l’altro allo snow tubing con gommoni morbidi e colorati.
Non mancano tappeti elastici e gonfiabili colorati.

La Scuola di sci di Pila propone invece, nella tipica atmosfera delle costruzioni di montagna, il servizio di MiniClub Pila, per i bambini dai 2 anni in su, con personale educativo, qualificato e di esperienza.

Il progetto della nuova telecabina “Pila – Couis”

Si tratta del nuovo impianto di risalita del comprensorio di Pila che cambierà radicalmente la fruibilità del resort montano e renderà accessibile uno dei punti panoramici più iconici della Val d’Aosta e che dovrebbe essere ultimato nel 2024

Il progetto prevede una cabinovia a 10 posti che, collegherà la zona di arrivo della esistente telecabina Aosta-Pila con la zona della Platta de Grevon (ovvero Cima Couis 1), sullo spartiacque tra la Conca di Pila e la valle di Cogne. La stazione di partenza a Pila  a 1.800 metri di altitudine, è posizionata posteriormente alla stazione di arrivo della telecabina Aosta-Pila e presenterà un innovativo centro servizi. Mentre la stazione di arrivo a monte sulla Cima Couis – motrice – è caratterizzata da un particolare disegno a stella con le punte orientate verso i diversi 4.000 della Valle d’Aosta e conterrà al suo interno anche un bar-ristorante panoramico e servizi per il pubblico.

Con una portata di 2.400 persone all’ora alla velocità di 6 metri al secondo sarà possibile percorrere la lunghezza totale di 3,8 chilometri e un dislivello di 923 metri in 13 minuti. Attualmente per raggiungere Cima Couis da Pila, sci ai piedi, sono necessari 3 impianti ed un tempo complessivo di circa 60 minuti.

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Valle del Douro, come fare un viaggio in un dipinto

Una terra dal fascino unico, in cui scoprire bellezze paesaggistiche che lasciano senza fiato ed eccellenze del territorio che inebriano i sensi. La Valle del Douro, in Portogallo, è davvero una località da ammirare in ogni sua più piccola sfaccettatura, soprattutto se si è amanti del vino e delle sue infinite sfumature di gusto e di profumo.

Un viaggio nella bellezza più autentica nella parte più settentrionale del Portogallo e che vi farà scoprire uno dei luoghi più belli e affascinanti di questo Paese, tra vigneti terrazzati che cadono a strapiombo sulle rive del fiume omonimo, colline e vedute suggestive che sanno sedurre come fossero state dipinte dalle abili mani di un pittore.

Valle del Douro, cosa vedere

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la Valle del Douro è davvero un concentrato di meraviglie da cui lasciarsi conquistare e che si caratterizza, oltre per i suoi colori unici, per il suo caratteristico paesaggio che muta costantemente via via che ci si avvicina al confine con la Spagna, regalando scenari magici a chi vi si reca e la possibilità di visitare mille posti diversi in uno.

Ma la Valle del Douro non è solo fascino e paesaggi da sogno, è anche una meta in cui scoprire la bellezza delle città portoghesi e la loro incredibile energia. Come quella che si può vivere visitando Porto, una località dalla bellezza indescrivibile, in cui si intrecciano architetture e atmosfere caratteristiche, quasi come fossero uscite da una libro di fiabe. E meta in cui godere di una delle eccellenze del luogo, il famoso vino liquoroso omonimo alla città e i vini del Douro, specialità di questa zona del Portogallo ed eccellenze amate nel mondo.

Qui, nel centro della città, potrete anche passeggiare tra le incantevoli viuzze che la attraversano e la animano o godere del paesaggio del lungofiume, fino a far visita all’antica Vila Nova de Gaia, in cui nelle numerose e particolari cantine è possibile degustare le tante e tutte buonissime varietà del vino di punta della città. Ma non solo.

In viaggio nelle Valle del Douro

Percorrendo la suggestiva Route 222, considerata una delle più belle strade al mondo proprio per i meravigliosi panorami che è in grado di regalare a chi la attraversa, è possibile partire da Porto e raggiungere altre due splendide località della Valle del Douro, Peso da Régua e Pinhão, con le sue incredibili cantine, costeggiando tutto il fiume Douro e lasciandosi trasportare dalle emozioni uniche che sa suscitare.

Una terra e zone d’eccellenza del Portogallo, tra natura, tradizioni, arte e importanti resti del passato, come quelli visitabili a Vila Nova de Foz Côa, un suggestivo paesino in cui sorge una scoperta archeologica unica, una grotta con tracce di arte rupestre risalente all’età preistorica. Resti e peculiarità che rendono la Valle del Douro una perla del Portogallo e una meta che vale la pena di visitare, organizzando un tour in macchina, per esplorarne ogni singolo sorcio in totale autonomia, o prendendo parte a una mini crociera sul fiume Douro, prendendosi il tempo necessario per osservare tutti i magnifici colori che si susseguono in questa località portoghese dal fascino suggestivo.

Un’occasione e una meta unica per vivere un viaggio che non potrete mai più dimenticare e fare il pieno di immagini da sogno ed esperienze eccezionali.

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Valle della Dordogna, uno dei paesaggi più belli d’Europa

C’è una zona in Europa dove il tempo scorre lentamente e in cui tra grotte ornate, villaggi incantevoli e maestosi castelli, si può comprendere l’epopea degli uomini della Preistoria, le storie dei cavalieri del Medioevo e la fioritura delle arti del Rinascimento.

Siamo nella Valle della Dordogna, in Francia, un territorio eccezionale che vi lascerà davvero a bocca aperta.

Valle della Dordogna, coda sapere

La Valle della Dordogna si trova in Nouvelle-Aquitaine, una regione che offre un’infinità di spunti e di meraviglie da visitare. Questa magica zona francese è anche conosciuta come Dordogne – Périgord, due nomi che in realtà indicano la stessa area. Tuttavia, il primo è quello che possiamo definire il “nome storico”.

Ma non solo. Questo particolare territorio è conosciuto anche come “la regione dei mille e uno castelli” perché costellato di bellissimi manieri medievali e rinascimentali. Inoltre, è costituita da 4 zone chiamate “I 4 Périgord”:

  • bianco: per il colore della pietra locale;
  • nero: perché vi prendono vita numerosissimi lecci dalle sfumature molto scure;
  • rosso: per le calde tonalità delle foglie nelle vigne in autunno;
  • verde: grazie alla sua vegetazione lussureggiante.
Valle della Dordogna

Fonte: iStock

Un angolo della Valle della Dordogna

Cosa vedere nella Valle della Dordogna

Non è facile fare una selezione dei luoghi da visitare assolutamente presso la Valle della Dordogna. Del resto parliamo di una zona che è una delle più grandi riserve della biosfera del mondo, ma anche di un posto pregno di siti storici di particolare interesse e in cui fare delle esperienze culturali e gastronomiche di altissimo livello. Scopriamo insieme cosa non perdere assolutamente.

La Roque Gageac, il paese della roccia

La prima tappa che vi consigliamo di fare si trova nel Périgord nero ed è un vero e proprio paesino scolpito nella roccia: La Roque Gageac. Considerato uno dei villaggi più belli di Francia, sorge tra una falesia calcarea e il placido fiume Dordogna.

L’atmosfera che si respira è idilliaca e sospesa nel tempo, ma anche impreziosita dalla presenza di palme, piante di banane e limoni. Il modo migliore per visitarlo è passeggiando tra i suoi viottoli per ammirare gli edifici che sembrano prendere vita direttamente dalla roccia e tutti caratterizzati da tetti spioventi e appuntiti. In sostanza, sembra di essere stati catapultati dentro un vero e proprio libro di fiabe.

A sorprendervi, inoltre, sarà il perfetto equilibrio di colori: le strutture in pietra ambrata con i tetti in ardesia si confondono magistralmente con la falesia retrostante quasi a renderli una cosa sola. Da non perdere, senza ombra di dubbio, è il Palazzo Tarde che dalla sua posizione domina il grazioso villaggio.

La Roque Gageac francia

Fonte: iStock – Ph: OSTILL

La bellissima La Roque Gageac

Le Grotte di Lascaux, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO

Gli amanti della storia non possono di certo perdersi le Grotte di Lascaux che sono persino Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Scoperte nel 1940 per puro caso da quattro adolescenti, sono alcune delle più importanti caverne decorate del Paleolitico.

Vi basti pensare che una di queste è persino soprannominata la “Cappella Sistina della Preistoria”. Non a caso, al loro interno sono conservate opere d’arte parietale vecchie di 17.000 anni.

Périgueux, con edifici che hanno attraversato i secoli

Molto interessante anche Périgueux, una magnifica città d’arte e storia che fa parte del Périgord bianco. Si distingue per essere una realtà puntellata da un vasto numero di edifici che hanno attraversato i secoli, come la Cattedrale di San Front che è caratterizzata da due grandi cupole che la rendono particolarmente somigliante a Montmartre.

Essa, inoltre, è una tappa del Cammino di Santiago di Compostela. Decisamente peculiari anche il Palazzo Abzac de Ladouze, Palazzo Gilles Lagrange o Palazzo di Fayolle.

Périgueux francia

Fonte: iStock

La splendida città di Périgueux

Sorges, meta imperdibile per buongustai

I buongustai non possono certo perdersi una vera a propria perla del Périgord bianco: Sorges. Tale località, infatti, è considerata la Capitale del tartufo nero, il “tuber melanosporum”. E no, non c’è da sottovalutare questo nomignolo in quanto, secondo gli esperti, il tartufo di Sorges offre una fragranza e, al contempo, rivela i suoi sapori in maniera davvero unica al mondo.

Inoltre, potrete esplorare un museo dedicato a questo pregiato tubero e anche partecipare al mercato del tartufo, di cui però vanno sempre verificate le date online.

Bourdeilles, con un castello da favola

Nel Périgord verde da non perdere è Bourdeilles, un altro dei villaggi più belli di Francia, che regala ai visitatori un’imponente fortezza medievale del XIII secolo e un elegante castello rinascimentale.

Quest’ultimo, inoltre, consente di poter fare una visita guidata nella torre più alta di tutto il Périgord.

Bourdeilles francia

Fonte: iStock

Il Castello di Bourdeilles

Brantôme en Périgord, una delle più belle

Brantôme en Périgord, sempre facente parte della zona considerata verde, è per molti una delle più belle e incantevoli cittadine di tutta la regione.

Un luogo dove scoprire un piccolo centro raffinato in cui svetta fiera un’imponente abbazia benedettina, risalente al 769, costruita all’interno di una falesia.

Limeuil, in una pozione straordinaria

Una delle tappe da fare assolutamente nel Périgord rosso è Limeuil, un antico paesino che si trova in una posizione straordinaria: alla confluenza dei fiumi Dordogna e Vézère. È considerato uno dei villaggi medievali più belli di tutta la valle ed è un vero e proprio susseguirsi di edifici in pietra ricoperti di rose e case a graticcio.

Bellissimi, inoltre, sono le Jardins Panoramiques de Limeuil, dei giardini botanici situati sul sito dell’antico castello fortificato che, come dice il nome, regalano delle viste davvero splendide.

Limeuil, francia

Fonte: iStock

Lo splendido villaggio di Limeuil

Bergerac, la patria di Cyrano

L’ultima tappa che vi consigliamo di fare nel Périgord rosso è Bergerac anche conosciuta come la patria di Cyrano, celebre commedia-tragedia teatrale del poeta francese Edmond Rostand che si è ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese, precursore della letteratura fantascientifica.

Una città, quindi, ricca di storia e il cui centro storico ospita splendidi vicoli medievali, case a graticcio, finestre antiche e incantevoli porte rinascimentali. Non mancano statue dedicate a Cyrano de Bergerac, così come la possibilità di fare una crociera a bordo di una gabarre, la tradizionale barca regionale dal fondo piatto.

Insomma, la Valle della Dordogna è in grado di regalare paesaggi e luoghi altamente affascinanti.

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Anche l’Italia ha il suo castello delle fiabe: è spettacolare

Il castello nell’immaginario collettivo è un luogo meraviglioso, immerso in scenari fantastici pieni di mistero e di quella magia che è difficile spiegare a parole. Il Castel Savoia che si trova a Gressoney-Saint-Jean, in Valle d’Aosta, rispecchia in pieno tutte queste caratteristiche. Una volta arrivati si staglia davanti ai nostri occhi un paesaggio mozzafiato, complice il fatto di essere posizionato a 1350 metri di altitudine che ne fanno un piccolo gioiellino degno delle migliori favole. In inverno come in estate è il luogo in cui la natura regna incontaminata.

Fatto costruire dalla Regina Margherita nel 1899, che era solita trascorrere il periodo estivo proprio a Gressoney, domina tutta la vallata e le cime del Monte Rosa.

Un castello solo apparentemente austero

Costruito in una posizione spettacolare, il meraviglioso castello riesce a far convivere contemporaneamente differenti stili che tutti insieme, riescono ad armonizzare e a restituire un paesaggio fiabesco come pochi.

L’austerità delle cinque torri si nota subito dal rivestimento in mattoncini ma la presenza di numerose finestre esaltano la bellezza della struttura, soprattutto quando è ricoperta dalla neve o quando viene baciata dai raggi del sole.

Una volta varcata la soglia, quello che può sembrare a prima vista un ambiente freddo si riscalda e diventa accogliente grazie alla maestosa scala in legno di rovere riccamente decorata con intagli.

È uno degli elementi architettonici più affascinati di questo edificio e conduce direttamente a quello che a inizio ‘900 era il piano nobile. Qui infatti si trovano l’appartamento del Re Umberto I e le stanze della Regina Margherita. Il pianterreno invece era destinato alla sala da pranzo, a diversi salottini e alla veranda dalla quale si può ammirare il paesaggio. Il tratto distintivo di ogni ambiente è quello di essere decorato con pitture e arredi che richiamano lo stile medievale e non solo. Molte decorazioni si ispirano alla margherita, proprio in onore del nome della regina.

Agli arredi che riportano a un’epoca lontana si contrappongono dei servizi che per l’epoca potevano considerarsi all’avanguardia. Infatti, la sovrana aveva a disposizione acqua calda, termosifoni, l’illuminazione elettrica e addirittura un binario sotterraneo che serviva come mezzo di comunicazione tra la sala da pranzo e la cucina collocata in un altro edificio.

Castel Savoia a Gressoney interno

Fonte: Getty Images

Una delle stanze di Castel Savoia a Gressoney

A contatto con la natura: la passeggiata della Regina

Il panorama senza eguali e la grande passione per la montagna e l’escursionismo hanno fatto sì che la moglie di Umberto I scegliesse Castel Savoia come sua dimora estiva. La Regina Margherita, infatti, amava stare a contatto con la natura e immergersi in essa per scoprire ogni sua meraviglia.

Non è un caso che dal castello parta quella che oggi viene chiamata la “passeggiata della Regina”. Il sentiero facile da percorrere è lungo circa 3 km e arriva fino a Tschemenoal, una delle frazioni più pittoresche di Gressoney. Il sentiero ancora oggi conserva tutte quelle caratteristiche che hanno fatto innamorare perdutamente la sovrana come pini, abeti e un verde che spicca su ogni altra cosa. A rendere ancora più incantevole il panorama c’è poi il Lago di Gover, di origine artificiale, il luogo ideale in cui rilassarsi e la classica ciliegina sulla torta di un viaggio rigenerante.

Paesaggio Castel Savoia a Gressoney

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Il paesaggio mozzafiato di Castel Savoia a Gressoney
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Topolò, il borgo di confine su un ripido pendio

Qui è dove l’asfalto finisce, nell’estrema parte orientale della provincia di Udine, a pochi passi dal confine con la Slovenia: disperso tra i boschi delle valli del Natisone, arroccato su un pendio a 580 metri di altitudine tra i monti Colovrat e San Martino, ecco Topolò, frazione del comune di Grimacco.

Una ventina di abitanti dei 400 che furono (ma ne stanno arrivando di nuovi, chi per l’estate chi per viverci tutto l’anno), nessun bar o negozio: il ritmo della vita scorre lento, sospeso nel tempo, in un silenzioso e verde paesaggio plasmato, nel corso dei secoli, dai torrenti Patok, Za Traunim e Za Velin Čelan.

Il nome del borgo deriva dallo sloveno “topol”, ovvero pioppo, a indicare un territorio ricco di questi alberi.

Topolò

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Veduta di Topolò

I punti di interesse del borgo di confine

Sono un centinaio le case, molte delle quali vuote, e l’abitazione più tipica di Topolò è la “casa izba“, di origine medievale, caratterizzata dall’architettura spontanea della Slavia veneta: a pianta rettangolare, con scale esterne e ballatoi, si eleva su tre livelli e presenta due stanze per piano.
Il pianoterra ospitava la cucina, chiamata in passato “stanza del fumo” poiché priva di camino, e un tinello (“izba”) riscaldato dalla stufa- forno, la cosiddetta “pec”.
Salendo la scala esterna, si raggiungono le camere del primo piano e il ballatoio dove, anticamente, venivano essiccati il mais e i funghi per il consumo familiare.

Di recente, grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea, molte case sono state restaurate e oggi si propongono come “albergo diffuso“, soprattutto per una comunità internazionale, giovane, nomade e creativa che aiuta il borgo a rivivere nonostante il massiccio spopolamento iniziato a fine Ottocento e proseguito dopo la metà del XX secolo.

Passeggiando tra le strette stradine pedonali lastricate, in una dimensione “altra” lontana dalla frenesia e dai rumori della vita di città, lo sguardo si posa poi sulle “kozolec“, costruzioni in pietra e legno adibite a ricovero per gli attrezzi agricoli e utilizzate per fare seccare il fieno e i prodotti dei campi.

Ma non solo: di sicuro interesse è la Chiesa di San Michele, costruita direttamente dagli abitanti nel 1847 con materiale estratto dalle cave locali: sulla facciata spicca il mosaico raffigurante San Cristoforo mentre l’interno ospita tre altari, il maggiore intitolato a San Michele e i due laterali alla Santa Vergine e a San Giuseppe.
Da vedere anche gli affreschi a opera del pittore friulano Antonio Gentilini e la pala in terracotta dedicata alla Natività, realizzata nel 2006 dallo scultore Isidoro Dal Col.

Topolò fontana

Fonte: iStock

Fontana a Topolò

Un tuffo nella natura tra percorsi e sentieri

Trovarsi da queste parti significa anche immergersi in un contesto paesaggistico tutto da esplorare grazie a sentieri e percorsi ideali per gli amanti del trekking, delle escursioni e delle piacevoli passeggiate: un sentiero conduce, ad esempio, al vicino paese sloveno di Luico (Livek) costeggiando dodici installazioni artistiche a opera di artisti di differenti nazionalità.

Più impegnativo, ma davvero suggestivo, è l’itinerario lungo il torrente Codariana, dalle acque limpidissime: durante la passeggiata, si arriva al cospetto della forra del Velik Suopota, con le ripidissime pareti scavate dalla forza dell’acqua nel corso dei millenni e due favolose cascate.
La minore, “Mali Suopota”, si ammira al termine del canalone.
Lungo la riva sinistra del ruscello, più a monte, si ergono tuttora le rovine di una casa padronale e dell’antico mulino annesso, complesso che rimase attivo fino al 1956.

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Le cascate di Candalla e la sua valle selvaggia

Il nostro Paese nasconde dei luoghi ancora intatti poiché non eccessivamente esplorati dal turismo di massa. Vere e proprie meraviglie che potremmo definire “segrete” e che sono dei piccoli paradisi terrestri. Uno di questi si trova tra le Alpi Apuane, nella provincia di Lucca, ed è un sogno a occhi aperti tutto da scoprire: Candalla.

Candalla, meraviglia della Toscana

Candalla è una preziosa valle situata sul versante versiliese delle Alpi Apuane meridionali, fra Camaiore e Casoli. Qui scorre il torrente Lombricese che crea un’oasi di pace immersa nella natura incontaminata. Un flusso d’acqua che scorrendo veloce verso il mare dà alla luce a pozze dove fare il bagno, spiaggette di sassi, scivoli nella roccia e delle spettacolari cascate.

Una zona, tuttavia, in cui poter lasciarsi andare a diversi trekking eccezionali. Vi basti sapere che si sviluppano tra rovine di mulini ormai abbandonati e insediamenti preistorici: i sentieri di Camaiore Antiqua.

Visita alle Cascate di Candalla

Dirigersi verso le cascate di Candalla vuol dire scegliere di entrare in un luogo che sembra uscito direttamente da un libro di fiabe. Per farlo, infatti, è necessario attraversare un fitto bosco, costeggiare un limpidissimo torrente e scovare edifici in rovina che un tempo furono frantoi, opifici e mulini. Fino a raggiungere le piscine naturali dove fare un bagno indimenticabile.

Le pozze di Candalla sono una meta irresistibile soprattutto per gli amanti della natura, un posto fuori dal comune per tuffarsi durante le giornate torride o per scoprire i colori e gli odori di una zona del nostro Paese prettamente selvaggia.

Cosa non perdere durante una visita alle Cascate di Candalla

Come detto in precedenza, sono diversi i trekking che si possono intraprendere per raggiungere questo spettacolo della natura. Ma la buona notizia è che a un certo punto, oltrepassato un ponte da dove poter già ammirare una delle splendide cascate, il sentiero diventa unico.

A quel punto vi basterà avere scarpe comode, tanta voglia di scoprire la natura più autentica e, soprattutto, farvi anche un bagno di storia. Tra i vari punti d’interesse, per esempio, da non perdere ci sono le rovine di un antico mulino che si trovano non distanti dalla prima piscina. Un complesso che rappresenta il vero e proprio ingresso alla valle. Si tratta di un edificio a tre piani. Nel più basso vi sono tre stanze con tre ingressi indipendenti e in una di queste sono collocate due macine. Il tetto, sfortunatamente, è crollato ma è comunque interessante ammirarlo e immaginare come fosse.

Dopo il mulino si raggiunge una delle più famose cascate di Candalla dove, sulla destra, è possibile intravedere una sorta di portale naturale in cui sorge un spiaggetta con gli alberi, la sabbia e l’acqua cristallina.

Molto interessante anche la deviazione per la Grotta all’Onda che è una delle più importanti testimonianze di frequentazione ininterrotta di una caverna dalla preistoria fino all’inizio del XX secolo. Nell’area sono stati condotti numerosi scavi archeologici, a partire dal 1867, che hanno restituito reperti antichissimi.

Lungo il percorso, uno degli edifici più belli che si può incontrare è probabilmente quel che resta del Pastificio Bertagna. Esso si sviluppava su 3 piani e comprendeva una grande stanza coperta a palco sorretto da pilastri con archi dove erano situate cinque macchine di ferro. Nei pressi di queste rovine ci sono delle vasche bellissime per fare il bagno.

Mentre all’inizio della valle, da non perdere è la Ferriera Barsi che è costituita da un pianterreno in cui si trovano due stanze sterrate e una a tetto a uso di ferriera con tre fucine.

Infine, vale la pena scoprire anche la Grotta del Tambugione che si apre sulla parete ovest del Monte Ciuraglia, anch’essa un luogo di rilevante importanza archeologica. Scavata da Nello Puccini nel 1914, al suo interno sono stati rinvenuti i resti di ovocaprini, cinghiali e caprioli, ma anche le ossa di sei esseri umani: quattro adulti, un giovane e un bambino insieme a un corredo funebre di nove pezzi di ceramica.

Insomma, Candalla con le sue cascate e i reperti archeologici è una vera e propria perla da scoprire.

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Valle dell’Orfento, nel cuore selvaggio della Majella

In Abruzzo c’è un luogo davvero unico per chi desidera fare escursioni nella natura, tra boschi e canyon, eremi e corsi d’acqua. È la splendida Valle dell’Orfento, situata sul versante nord-occidentale della Majella, e la si raggiunge dai numerosi sentieri che partono da Caramanico Terme, in provincia di Pescara. Lo scenario ideale dove trascorrere tranquille giornate immersi nel verde e ammirare paesaggi incantevoli.

Nella natura della Valle dell’Orfento

Agli inizi degli anni ’70, la Valle dell’Orfento è diventata Riserva Naturale dello Stato e attualmente ricopre una superficie complessiva di 2606 ettari. Qui troverete l’unico canyon della Majella, cuore verde d’Abruzzo, ad avere un corso d’acqua perenne, che dà vita a uno dei più affascinanti habitat di questo massiccio.

Lo scenario che si svela allo sguardo cambia a ogni passo. A bassa quota ci si imbatte in querce e faggi, mentre oltre i 1800-1900 metri di altezza c’è un’eccezionale presenza di pino mugo. Ad altitudini maggiori, le avversità climatiche diventano estreme e la copertura vegetale rada e sparsa. Il paesaggio qui assume un aspetto lunare, le specie vegetali che sono riuscite ad insediarsi sono tra le più rare, come la Stella alpina appenninica o la Soldanella minima sannitica che fioriscono tra le rocce. Tra le specie animali, nella Riserva è possibile incontrare cinghiali, tassi, volpi, faine, caprioli, cervi, l’aquila reale e il camoscio appenninico.

Le testimonianze storiche, tra eremi e capanne in pietra

Nel corso di centinaia di migliaia di anni, i fenomeni erosivi generati dalle acque del fiume sulle pareti calcaree hanno prodotto una serie di sgrottamenti e ripari sotto roccia che fin dalla preistoria hanno fatto da rifugio per le popolazioni. Ma le testimonianze più importanti, ancora evidenti, sono quelle risalenti al periodo medievale, quando eremiti in cerca di solitudine e silenzio raggiunsero la valle, edificando proprio nelle sue grotte eremi e piccoli romitori.

Se ne conoscono nove nella sola Valle dell’Orfento: alcuni non più accessibili e di cui non rimangono evidenze, altri particolarmente importanti e significativo. Attraversando i pascoli delle zone più basse, si incontrano le capanne in pietra a secco dalla caratteristica forma a “trullo” (tholos), punti di sosta e di stazzo dei pastori che hanno lasciato testimonianze peculiari del paesaggio agro-pastorale della Majella.

I percorsi più belli della Valle dell’Orfento

La Valle dell’Orfento è ricca di percorsi di diversa lunghezza e difficoltà che permettono di fare trekking ed escursioni nella splendida natura della Riserva. Le visite possono essere fatte in autonomia, seguendo la segnaletica presente, o con l’accompagnamento di guide locali.

Tra gli itinerari più suggestivi, c’è Il Sentiero delle Scalelle, una passeggiata piacevole ed emozionante che parte dalla frazione di Santa Croce e conduce fino al Ponte di Caramanico, seguendo il corso del fiume Orfento poco prima che questi si getti nell’Orta. Si cammina quasi sempre immersi in mezzo alla foresta e spesso circondati anche da felci.

Dalla frazione di Santa Croce di Caramanico Terme s’imbocca anche un suggestivo percorso ad anello che attraversa diversi campi coltivati, immettendosi poi dentro un fitto bosco di conifere. La parte terminale della passeggiata è sicuramente la più suggestiva, poiché permette di raggiungere una spettacolare gola scavata dal fiume. Un altro percorso ad anello conduce, invece, all’Eremo di Sant’Onofrio all’Orfento, di cui oggi resta solo parte del portale affrescato, la cornice del tetto ancora incastonata nella roccia e tracce di un piccolo campanile a vela.

Partendo, invece, dalla caratteristica frazione di Decontra, si raggiunge l’Eremo di San Giovanni, considerato uno dei più suggestivi d’Abruzzo dato che è stato completamente ricavato dalla roccia. È famoso anche per essere stato frequentato dall’eremita Pietro da Morrone, divenuto poi famoso come Papa Celestino V.  Un lavoro meticoloso ha fatto affiorare dalla pietra vani, altare e scale, ma anche un ingegnoso sistema di canali e vasche per la raccolta dell’acqua piovana. Questa escursione presenta circa 700 metri di dislivello e si presenta più impegnativa rispetto alle precedenti, per questo è raccomandata agli escursionisti più allenati. Fatica e vertigini valgono però la pena, perché questo splendido itinerario regala un’esperienza davvero unica e imperdibile, e panorami di paesaggi straordinari. Ma sono davvero tante e tutte imperdibili le meraviglie da scoprire qui, nella incontaminata Valle dell’Orfento.