Categorie
cicloturismo itinerari culturali vacanza natura Vacanze natura Viaggi

Ciclovia del Livenza: su due ruote fra natura e storia

Si snoda lungo tanti chilometri e attraverso due regioni, stiamo parlando della Ciclovia del Livenza nota anche con la sigla FVG – 7 nel tratto del Friuli-Venezia Giulia. La sua particolarità è quella di transitare vicino all’omonimo fiume e si divide in una parte su territorio friulano e una in quello del veneto, fino a Carole.

Il punto di partenza è Sacile, un luogo da sogno e che ricorda molto Venezia, e si può decidere di arrivare fino al confine con il Veneto oppure proseguire. La sua bellezza sta nel fatto che grazie a questa ciclovia si attraversano più territori e si rimane affascinanti dalla bellezza della natura intorno a sé, ma non solo: ci sono anche siti storici, naturalistici e culturali da scoprire.

La Ciclovia del Livenza: il tratto friulano

Ammonta a circa 30 chilometri il tratto friulano della Ciclovia del Livenza. Il punto di inizio è a Sacile, un borgo davvero pittoresco caratterizzato da un centro storico talmente particolare da farle meritare l’appellativo di piccola Venezia, oppure di Giardino della Serenissima: infatti il suo nucleo centrale si è sviluppato su due isole lungo il Livenza su cui si affacciano interessanti palazzi che ricordano proprio quelli di Venezia.

Una cittadina da visitare e da ammirare in tutta la sua bellezza. Poi in sella alla propria bicicletta, si attraversa la natura, ammirando bellissime distese di prati si passa da San Giovanni di Livenza e, poi, da Brugnera. Anche questo piccolo borgo merita una sosta: la sua storia è davvero molto antica e pare iniziare nel Medioevo, oltre a questo è una meta da visitare anche per altre ragioni come il grande parco di Villa Varda di San Cassiano di Brugnera. La struttura risale al XV secolo mentre il parco è caratterizzato da un bellissimo bosco.

Tra le ultime tappe della ciclovia in Friuli vi è Portobuffolè, che fa parte dei Borgi più belli d’Italia dove ammirare la Casa Gaia da Camino e le sue mostre, oppure l’Oratorio di Santa Teresa datato XVIII secolo al cui interno ammirare le opere d’arte che custodisce. Ultimo comune che si incontra in questo tratto di Ciclovia è quello di San Stino di Livenza, che si trova già in Veneto.

La Ciclovia lungo il territorio del Veneto

Per chi desidera proseguire vi è ancora un bel tratto di strada fare in Veneto, anche qui alla scoperta di luoghi davvero da favola. L’Italia è una terra tutta da scoprire, che cela bellezze a ogni angolo e percorsi come questi non solo permettono di immergersi nella bellezza della natura, ma anche di scoprire tesori inestimabili.

Questo tratto misura circa 25 chilometri, attraversa diversi paesi e la campagna, arrivando fino a Caorle, una cittadina meta perfetta e preferita dai vacanzieri. Dotata di un suggestivo centro storico, ha spiagge sabbiose molto grandi perfette per una giornata (o più) di mare. Qui si ferma il percorso in bici, ma la cittadina vale la pena una visita. O, perché no, anche una sosta di qualche giorno.

Caorle, ultima tappa della Ciclovia del Livenza

Fonte: iStock Photo

Tappa finale della Ciclovia del Livenza è Caorle

Cosa vedere a Caorle

Tante le cose da vedere e da fare a Caorle, una delle perle del litorale veneto. Per chi ama la storia e scoprire le ricchezze del passato, ad esempio, c’è il duomo databile intorno al 1038 con un particolare campanile cilindrico e che, al suo interno, ospita opere pregiate.

Oltre agli edifici religiosi vi è la bellezza dell’ambiente. Qui ci sono spiagge molto ampie, una scogliera che è letteralmente un’opera d’arte (vi sono tantissime opere da vedere) e tantissimi servizi.

Categorie
escursioni Marche vacanze avventura Vacanze natura Viaggi

Castel Trosino e le sue Cascatelle: il binomio perfetto per una gita nelle Marche

Dopo essere nato a quasi duemila metri tra le vette dei Monti della Laga, in Abruzzo, il torrente Castellano scende tortuosamente verso Ascoli Piceno, nelle Marche.

Pochi chilometri fuori dalla città delle cento torri le sue acque turchesi lambiscono un grandioso contrafforte di roccia bianca, sulla cui sommità svetta il campanile di una chiesa e tutt’attorno le case brune, con le facciate costruite con il travertino tipico del luogo. È Castel Trosino, un borgo senza tempo testimone del passato.

A poca distanza, in primavera e in estate, si possono sentire gli schiamazzi dei ragazzi e delle ragazze impegnati fra tuffi e bagni nelle piscine naturali d’acqua dolce scavate dal torrente poco più a monte.

Allo stesso tempo, nei pressi del borgo, il silenzio perenne e affascinante avvolge una grande necropoli longobarda, a sua volta retaggio del momento di massimo splendore di questo angolo d’Italia nel corso della storia.

Il borgo di Castel Trosino

Più che un borgo, Castel Trosino è poco più di un villaggio. Gli abitanti permanenti sono nell’ordine di una decina o due, le sue strade si esauriscono in qualche vicolo e un paio di piazze comunicanti.

In questo piccolissimo angolo ereditato direttamente dal medioevo, incastonato su uno sperone di roccia a strapiombo rispetto alla gola dove scorre il Castellano, si respira una bellissima atmosfera. Merito della conservazione del contesto originale del borgo, con gli edifici interamente fabbricati e mantenuti in pietra di travertino.

Fonte: Lorenzo Calamai

La chiesa di San Lorenzo Martire a Castel Trosino

Vi si entra solamente a piedi o in bicicletta, dopo aver eventualmente lasciato l’auto nel parcheggio della chiesa che sorge di fronte all’ingresso del paese. Si oltrepassa l’arco che apre una breccia nelle possenti mura e si è catapultati in un contesto totalmente medievale.

Se in epoca romana l’area dell’odierno abitato era già conosciuta per le sorgenti di acque termali che si gettano nel torrente Castellano conferendo alle acque il tipico colore turchese, fu nel VI secolo che Castel Trosino si sviluppò come fortificazione utile all’avvistamento vista la sua particolare posizione. Feudo longobardo dipendente dal Duca di Spoleto, rappresentò il baluardo militare nella valle del Castellano.

La porta di accesso e i resti della cinta muraria visibili oggi sono quelli che vennero risparmiati alla fine del Quattrocento dalla presa del castello operata dalle milizie dello Stato della Chiesa, che distrusse invece gran parte delle fortificazioni presenti.

Fonte: Lorenzo Calamai

La leggenda narra che Manfredi di Svevia abbia soggiornato a Castel Trosino

Oltrepassata la Taverna del Longobardo, bar e ristorante punto di riferimento dell’intera cittadina, vi troverete nella piazza principale, con di fronte la chiesa di San Lorenzo Martire, un bel pozzo decorato da archi in ferro battuto e il balcone di una casa bassa, conosciuta come la Casa di Re Manfrì, dove la tradizione narra che abbia soggiornato anche Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e Re di Sicilia.

Secondo alcuni interpreti della Divina Commedia, peraltro, le spoglie di Manfredi, morto nella battaglia di Benevento del 1266 e qui sepolto in un primo tempo, giacciono in un imprecisato punto sul greto del Castellano, che scorre sotto la rupe su cui si erge Castel Trosino.

Il tesoro di Castel Trosino

Una mattina di aprile del 1893 un contadino di Castel Trosino, Salvatore Pignoloni, prese carro, aratro e i suoi buoi e si diresse nella vigna che coltivava presso la cosiddetta contrada Santo Stefano, poco fuori dal borgo medievale.

Durante l’aratura, però, i suoi attrezzi finirono in una profonda fossa, rivelando ossa, scheletri e oggetti preziosi. Fu l’accidentale avviò della scoperta di quello che venne allora chiamato il tesoro di Castel Trosino: una grande necropoli longobarda, datata tra il VI e il VII secolo dopo Cristo.

Fonte: Mauro Orsini con licenza CC BY 2.5

Castel Trosino, vista d’insieme

Erano circa 240 i corpi sepolti e le seguenti ricerche archeologico hanno permesso grandi progressi nel determinare le modalità di convivenza sullo stesso territorio delle popolazioni longobarde e di quelle romano-bizantine. All’interno delle fosse era presente una gran quantità di piccoli oggetti come spille, anelli, orecchini, fibule e altri piccoli ornamenti preziosi. La maggior parte di questi si trova oggi al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo a Roma, altri sono arrivati fino al MET di New York, mentre molto altro può essere scoperto presso il vicino Museo dell’Alto Medioevo di Ascoli Piceno.

La necropoli vera e propria è ancora oggi visitabile, con ampi pannelli didattici che raccontano la storia del ritrovamento e approfondiscono usi e costumi delle antiche sepolture cerimoniali. Inoltre, una radura nel bosco offre una bella vista d’insieme sul borgo di Castel Trosino.

Per raggiungere la necropoli occorre percorrere la Strada provinciale di Valle Castellana che collega Ascoli e Castel Trosino. Scendendo dal borgo verso la città si lascia l’auto in corrispondenza di una strada in cemento sulla destra e la si percorre a piedi per qualche minuto, addentrandosi nel bosco.

Le Cascatelle di Castel Trosino

Il Castellano è una vera e propria benedizione nei mesi caldi dell’anno. Le sue acque chiare e fresche attraversano tumultuose il territorio montagnoso al confine tra Marche e Abruzzo, per poi offrire il meglio agli appassionati di wild swimming in una serie di piscine naturali d’acqua dolce una più spettacolare dell’altra tra Castel Trosino e Ascoli Piceno.

Arrivando da Ascoli Piceno e superano il borgo di Castel Trosino lungo la Strada provinciale di Valle Castellana, si prosegue per circa 700 metri, fin quando non si trova sulla destra una strada bianca che scende verso il basso con un brusco tornante. È il luogo migliore dove lasciare l’aiuto e percorrere a piedi l’ampia strada sterrata che conduce al letto del Castellano.

Fonte: Lorenzo Calamai

A bagno nelle acque turchesi del Castellano

Qui si può facilmente guadare il fiume e imboccare il sentiero battuto dai frequenti passaggi. In circa 10 minuti di camminata nella vegetazione ripariale, si arriva a un’ampia radura, dove una cascata artificiale genera un’ampia polla d’acqua color turchese e offre il trampolino ideale per un tuffo liberatorio.

Le Cascatelle di Castel Trosino sono una delle mete preferite dai locali per una gita nel fine settimana. Come in un moderno anfiteatro, ci si dispone sulle rocce tutte attorno alla piscina naturale, assistendo in totale relax alle gare di tuffi fra ragazzi e bambini.

Fonte: Lorenzo Calamai

Cascatelle di Castel Trosino

Nell’area di un chilometri quadrato, dunque, Castel Trosino offre un borgo medievale estremamente scenografico dove perdersi in una atmosfera senza tempo, una affascinante necropoli longobarda dove esplorare le vestigia di una storia vecchia di 1500 anni e un contesto naturale accessibile ma selvaggio, dove potersi riconnettere con il verde degli alberi e l’azzurro delle acque: un contesto ideale per una giornata di vacanza diversa dalle altre.

Categorie
Vacanze natura Viaggi

Zion National Park: come organizzare la visita

Il Zion National Park è una delle tappe obbligate in un viaggio negli Stati Uniti. Ci si addentra in un ambiente straordinario, dove si incontrano maestose formazioni rocciose color crema, rosa e rosso che si stagliano in un cielo blu brillante, profonde gole incise e plasmate dalla forza impetuosa delle acque del Virgin River e dei suoi affluenti, si seguono i sentieri battuti per migliaia di anni e si sperimenta la natura selvaggia in uno stretto canyon, cuore del Parco.

La varietà unica di piante e animali vi lascerà a bocca aperta, mentre assorbite la ricca storia del passato e vi godete l’emozione delle avventure del presente. Ma prima, è molto importante sapere come organizzare la vostra visita in questo luogo unico al mondo.

Alla scoperta dello Parco Nazionale di Zion

Il Zion National Park è situato nella parte sud-occidentale dello Utah, nelle contee di Washington, Iron e Kane. Il territorio del Parco è contraddistinto da un elevato grado di biodiversità, reso possibile dalle particolari caratteristiche geografiche e morfologiche. La grande varietà di specie animali e vegetali è favorita dalla sua posizione, poiché è situato nel punto in cui convergono tre vaste regioni geografiche, il Gran Bacino, il deserto del Mojave e l’altopiano del Colorado. La ricchezza di habitat è data anche dal paesaggio formato da profondi canyon e tavolati ad alta quota, una notevole varietà di terreni di diversa composizione e una disponibilità d’acqua non omogenea.

Tutto in questo santuario nel deserto prende vita dalle acque del Virgin River. Cuore del Parco è il Canyon di Zion, una gola lunga 24 km e profonda 800 metri, scavata dal ramo settentrionale del fiume. Per proteggere questa meraviglia, nel 1909 è stato istituito il Monumento nazionale Mukuntuweap, trasformato poi nel Parco Nazionale di Zion nel 1919, di cui nel 1956 è diventata parte anche la sezione dei Kolob Canyons, dichiarata monumento nazionale nel 1937 .

Il nome Zion, adottato ufficialmente nel 1918 per designare il canyon, viene fatto risalire a Isaac Behunin, uno dei primi coloni mormoni insediatisi qui nel lontano 1863. Behunin riteneva di aver trovato in quel luogo la Sion descritta dal profeta Isaia nella Bibbia. Anche molte formazioni rocciose, che costituiscono le principali attrazioni del Parco, hanno nomi di derivazione biblica, ad esempio i Templi della Vergine, la Sentinella, i Tre Patriarchi sono stati così battezzati da un pastore metodista che vi venne in visita nel 1916.

Sembra ironico che in questo deserto apparentemente infinito l’acqua crei la maggior parte di ciò che vediamo. A nord di Zion, la pioggia che cade sull’altopiano del Colorado corre verso il basso, taglia gli strati relativamente morbidi e spinge i suoi detriti sul bordo meridionale, che scende in una serie di dirupi e pendii noti come Grand Staircase, perché la loro disposizione ricorda i gradini di una enorme scalinata che risale dal Grand Canyon – il cui strato più recente e superficiale costituisce quello più antico dello Zion – verso il Bryce Canyon, il cui strato più antico costituisce lo strato più recente dello Zion, riconoscibile alle quote più elevate. Ogni stratificazione geologica corrisponde a un mutamento climatico della regione, che si riflette nella diversa composizione del sedimento e, di conseguenza, nel colore dello strato.

Oltre alla musica del fiume e alle altezze elevate, si vede la natura di Zion moltiplicarsi con ogni pendenza, aspetto e tipo di suolo, con ogni minimo cambiamento di precipitazioni o di temperatura. Se a queste influenze si aggiungono specie provenienti da ecosistemi vicini, il parco diventa un mosaico di ambienti che non ha eguali, in cui piante e animali sono variamente distribuiti nei quattro macrohabitat presenti nel parco: il deserto, le zone riparie, le aree boschive e le foreste di conifere.

The Narrows, attrazione dello Zion Natonal Park

Fonte: iStock

Le attrazioni imperdibili del Zion National Park

Le attività più belle da fare al Zion National Park

Infinite sono le attività che si possono fare in questo luogo dalla bellezza indescrivibile. Per alcune di queste è necessario avere una buona preparazione fisica, essere ben equipaggiati e richiedere permessi appositi. È altresì indispensabile restare sempre aggiornati sulle condizioni meteo e su tutte le informazioni utili a far sì che la visita sia effettuata in tutta sicurezza. Ecco alcune delle esperienze imperdibili.

Canyoning

Il Zion National Park è uno dei dei luoghi migliori degli Stati Uniti dove praticare il canyoning. Con decine di canyon diversi da esplorare, alcuni abbastanza larghi da poter essere attraversati da un essere umano, offre opportunità che vanno da escursioni per principianti a esperienze che richiedono competenze tecniche avanzate. Potete contribuire a preservare e proteggere i canyon di Zion per le generazioni future seguendo le regole del parco e i principi del “Leave No Trace”.

I permessi sono necessari per tutte le escursioni tecniche di canyoning. Assicuratevi che il vostro gruppo sia autonomo e consapevole dei rischi legati a questa attività. È bene, inoltre, informarsi sulla classificazione del potenziale di alluvione improvvisa. In caso di minaccia di maltempo, si raccomanda di non entrare in un canyon stretto. Valutate continuamente le condizioni meteorologiche e modificate i piani per mantenere voi e i vostri accompagnatori al sicuro. Il gruppo deve disporre di una descrizione del percorso, di una mappa, di una bussola e della capacità di utilizzarle per individuare il percorso corretto per l’escursione.

Arrampicate

Le alte falesie di arenaria del Parco Nazionale di Zion sono famose in tutto il mondo per le arrampicate. A causa della loro difficoltà, la maggior parte del parco non è però consigliata agli arrampicatori inesperti e richiede una notevole preparazione. I permessi non sono richiesti per le arrampicate giornaliere, ma sono necessari per tutti i pernottamenti. È invece vietato accamparsi alla base della parete o nel proprio veicolo. Le descrizioni dettagliate delle vie sono disponibili presso i centri di assistenza.

Alcune formazioni rocciose e vie sono chiuse all’arrampicata da marzo ad agosto di ogni anno per proteggere i falchi pellegrini che nidificano. Per informazioni aggiornate sulle chiusure, rivolgetevi a uno sportello Wilderness o visitate il sito ufficiale del Parco.

Escursione al Left Fork (The Subway)

Ci sono due modi per esplorare la sezione del canyon a sinistra di North Creek, conosciuta come The Subway o Left Fork of North Creek. I visitatori sono invitati a viaggiare con un escursionista esperto o a procurarsi una descrizione dettagliata del percorso. I permessi sono sempre necessari, indipendentemente dalla direzione di marcia. È bene sapere che questa escursione non è una semplice passeggiata in montagna ma richiede un buon allenamento fisico, considerando anche che sarete in una zona isolata e che, quindi, in caso di difficoltà, i soccorsi non potranno arrivare in maniera tempestiva.

Zion National Park, The Narrows

Fonte: iStock

The Narrows, l’escursione mozzafiato nelle acque del fiume

Gita al fiume: The Narrows

Il Virgin River ha scavato una gola spettacolare nella parte superiore del Zion Canyon. Una escursione a The Narrows può essere un’esperienza indimenticabile nella natura selvaggia. Gran parte del percorso si svolge guadando, camminando e talvolta nuotando nel fiume. Badate bene, però, che la corrente è impetuosa, l’acqua è fredda e le rocce sotto i piedi sono scivolose. Anche le inondazioni improvvise e l’ipotermia sono pericoli costanti. Per tutti questi motivi, è necessaria una buona pianificazione e un equipaggiamento adeguato per una gita sicura e di successo.

Angels Landing: l’atterraggio degli angeli

Angels Landing è una delle destinazioni più popolari del Zion National Park. Il suo nome, ormai famoso, deriva dal ministro metodista Frederick Vining Fisher che, durante la sua prima visita allo Zion Canyon, nel 1916, avrebbe detto che solo un angelo poteva atterrare lì. L’escursione è estramente faticosa ed è considerata la più pericolosa del Zion National Park (è necessario richiedere un permesso).

Camping

Il Parco Nazionale di Zion offre ai viaggiatori zaino in spalla una serie di sentieri in una varietà di paesaggi da esplorare. Per chi desidera rendere ancora più completa l’avventura nella natura, c’è la possibilità imperdibile di soggiornare nei campeggi designati sugli altipiani dello Zion, tra i bassi arbusti del deserto o vicino a un fiume in uno stretto canyon.

Come ottenere i permessi ‘Wilderness’

Zion è una spettacolare rete di canyon colorati, mesa ricoperte da fitti boschi e deserti suggestivi. Tutti i terreni all’interno del parco sono tutelati dal National Park Service a beneficio del pubblico. Inoltre, un notevole 84% di questo straordinario paesaggio è preservato come area “Wilderness”. Questa designazione garantisce che oltre 50 mila ettari del parco continuino a essere un luogo in cui la natura resti incontaminata. Viaggiare nella Zion Wilderness può essere, però, molto impegnativo e richiede un’attenta pianificazione prima di iniziare. La vostra sicurezza dipende dal buon senso, da un’adeguata preparazione e da una costante vigilanza.

Le prenotazioni anticipate, le domande di partecipazione alla lotteria online (Advanced Lottery) e i permessi di accesso sono disponibili per diverse aree all’interno della Zion Wilderness. Le quote contribuiscono a coprire i costi di rilascio dei permessi, di perlustrazione delle aree selvagge, di monitoraggio delle risorse del parco e di riparazione dei sentieri. Le attività guidate da organizzazioni didattiche o simili sono autorizzate solo sui sentieri che non rientrano nelle aree Wilderness del parco, ossia nelle zone primitive e incontaminate. Per informazioni aggiornate è necessario visitate la pagina web dello Zion National Park.

Come spostarsi nello Zaion National Park

Dal 2000, il National Park Service (NPS) ha iniziato a gestire un sistema di navette gratuite per ridurre il traffico e i problemi di parcheggio, proteggere la vegetazione e restituire tranquillità allo Zion Canyon. Lo Springdale Shuttle porta i visitatori dalla città di Springdale allo Zion National Park Visitor Center. Ogni anno il National Park Service modifica stagionalmente gli orari delle navette e la disponibilità dei campeggi. Ecco cosa dovete sapere per pianificare la vostra visita:

  • non è necessario un biglietto o una prenotazione per utilizzare la navetta del parco o per entrare nel parco
  • durante la stagione delle navette, i visitatori non possono guidare veicoli personali sulla Zion Canyon Scenic Drive
  • le navette arrivano ogni 15 minuti circa sulla Springalde Line (all’esterno del parco) e ogni 5-10 minuti circa sulla Zion Canyon Line (all’interno del parco).

Le navette impiegano circa 45 minuti per raggiungere lo Zion Canyon Visitor Center e il Tempio di Sinawava. Ciò significa che il viaggio di andata e ritorno dura circa un’ora e mezza. La Zion Canyon Line, o navetta del parco, parte dallo Zion Canyon Visitor Center per raggiungere destinazioni come lo Zion Lodge e i sentieri per le escursioni ad Angels Landing, Emerald Pools, West Rim Trail e Narrows.

Per chi opta per l’auto, la Zion Canyon Scenic Drive – la strada panoramica che inizia a nord di Canyon Junction – è chiusa ai veicoli privati quando sono in funzione le navette del parco. Essendo molto vasto, anche quando le navette sono in funzione è possibile guidare un veicolo privato sulla Zion-Mt. Carmel Highway (che collega la State Route 9 attraverso il parco), lo Zion-Mt. Carmel Tunnel, la Kolob Terrace Road e la Kolob Canyons Scenic Drive.

Quanto tempo serve per visitare il parco

L’ideale sarebbe avere almeno due o tre giorni per visitare il Zion National Park. In questo modo avrete tempo a sufficienza per percorrere i sentieri più lunghi e popolari, come Angels Landing e the Narrows, e potrete anche aggiungere alcuni dei sentieri più brevi e facili, come Riverside Walk e Canyon Overlook. Per decidere quanto tempo trascorrere a Zion, scegliete le escursioni che desiderate fare. Per ogni grande escursione (8 km o più), aggiungete un giorno al vostro itinerario.

Dove alloggiare

A Zion sono disponibili diverse opzioni di alloggio, dai resort di lusso ai boutique hotel, fino ai motel e ai lodge economici. Alberghi e strutture ricettive si trovano nella città di Springdale, nello Utah, o nelle sue vicinanze, che è la porta d’accesso al parco e il luogo in cui soggiornare quando si visita Zion. Naturalmente, è fondamentale prenotare le vostre sistemazioni in anticipo, soprattutto durante le stagioni di punta. La maggior parte dei luoghi di soggiorno a Zion offre Wi-Fi, piscine, vasche idromassaggio, punti di ristoro in loco e servizi di navetta per l’ingresso del parco.

Alcuni hotel offrono fermate della navetta direttamente dalla loro struttura, rendendo comodo l’accesso al parco senza doversi preoccupare del parcheggio. Il clima e l’affluenza di visitatori possono variare notevolmente a seconda del periodo dell’anno in cui visitate il Parco. Preparatevi a estati calde, inverni più freddi e a condizioni potenzialmente affollate durante le stagioni di punta.

Le navette per spostarsi allo Zion National Park

Fonte: iStock

Navette gratuite per spostarsi allo Zion National Park
Categorie
itinerari malghe trekking vacanza natura vacanze avventura Vacanze natura Viaggi

Lessinia, i più bei sentieri tra i paesini e le malghe

Un paradiso naturale incastonato tra le Piccole Dolomiti, il Monte Baldo e Verona, con paesaggi montani e collinari ricoperti da prati verdeggianti, pascoli, folti boschi, piccoli borghi e contrade dove il tempo sembra essersi fermato.

Quest’oasi di pace prende il nome di Lessinia ed è il luogo perfetto da esplorare a passo lento, durante una camminata in compagnia o anche in solitaria, a contatto diretto con le bellezze paesaggistiche di questa spettacolare zona d’Italia.

Trekking in Lessinia: itinerari tranquilli tra colline e montagne

Con Lessinia si fa generalmente riferimento alla fascia montuosa situata a nord di Verona, che occupa l’area tra la Val d’Adige, la Valle di Ronchi, le Piccole Dolomiti-Pasubio, la Valle dell’Agno-Chiampo e l’alta pianura veronese. Una piccola parte tocca anche la provincia di Vicenza e di Trento.

In un’area di questo ampio territorio sorge il Parco Naturale Regionale della Lessinia, un’area protetta con una superficie che supera i 10 mila ettari e che comprende 15 comuni e vette che toccano quasi 2000 metri di altezza.

In tale paesaggio suggestivo, sono disseminati moltissimi percorsi di trekking, dai più semplici a quelli più impegnativi dedicati ai più esperti. Itinerari che permettono agli amanti di questa pratica di trovarsi totalmente immersi tra le bellezze naturali. La maggior parte dei sentieri è adatto alle famiglie e ciò rende la Lessinia il luogo ideale per fare trekking ad ogni età.

Vediamo alcuni dei principali itinerari di trekking semplici, partendo da quelli che si trovano nella Lessinia orientale e passando poi alla parte occidentale, tutti perfetti per una camminata rigenerante a contatto con l’essenza della natura.

Badia Calavena e il Monte Pecora

Un primo percorso facile è quello che tocca le varie contrade di Badia Calavena in un tragitto di circa 20 chilometri.

Si parte dall’Abbazia di Calavena e si prende una strada con tornanti che si addentra nel bosco, sbuca all’altezza di una sorgente, con vista strepitosa sulla valle, e poi risale toccando la contrada Campanari (da dove si fa una tappa alla Chiesa di San Pietro Apostolo in Nemore) e la contrada Seri. Si giunge così sotto al Monte Pecora, sulla cui cima si trova un imponente generatore eolico attivo dal 2008.

Da lì si ridiscende verso sud, toccando diverse contrade: Righetti, Signoretti (abbandonata) e Volpi. Si completa la circumnavigazione del monte e si passa per la località Giri, che ospita il Brolo delle Biodiversità, ossia un insieme di coltivazioni particolari di antiche varietà di frutti di montagna. Il percorso torna ai Campanari e poi al Monte di San Pietro con la sua chiesa, per terminare nuovamente a Badia Calavena.

Un itinerario immerso nella natura che non presenta particolari difficoltà, adatto quindi anche alle famiglie con bambini.

Paesaggio naturale della Lessinia, un paradiso per il trekking

Fonte: iStock

Paesaggio naturale della Lessinia

La Val d’Orso, tra Valdiporro e Bosco Chiesanuova

Tra le altre opzioni più brevi e accessibili anche alle famiglie, c’è il suggestivo percorso che attraversa la Val d’Orso. Con soli 6 chilometri di lunghezza, questo itinerario è perfetto per coloro che desiderano trascorrere una giornata all’aria aperta senza affrontare tratti troppo impegnativi. Attraversando boschi incantati e antichi borghi come Valdiporro e Bosco Chiesanuova, i visitatori avranno l’opportunità di immergersi nella storia e nella cultura locale mentre godono della tranquillità della natura.

La partenza è alla chiesetta di Santa Margherita di Bosco Chiesanuova. Si seguono le indicazioni CAI del sentiero 251, che attraversa un prato e si addentra nelle contrade di Cenise di Sopra e Cenise di Sotto. In questa zona spicca un’antica stalla ristrutturata trasformata in museo di contrada, in cui ammirare gli strumenti e gli arnesi che una volta venivano utilizzati nella vita quotidiana.

Proseguendo, si tocca la contrada Val d’Orso prima di arrivare al centro del paese di Valdiporro. Si passa per Grobberi e Dosso, mentre la strada che si ricongiunge con Bosco Chiesanuova attraversa un suggestivo bosco e una vecchia contrada ormai abbandonata e ricoperta dalla vegetazione: località Gusse. Si torna al punto di partenza toccando, in ultima, la contrada di Comperli.

Le malghe di Campofontana

Per coloro che desiderano una sfida leggermente più impegnativa, la Lessinia orientale offre una serie di tracciati che conducono attraverso i suggestivi boschi delle malghe di Campofontana. Con una distanza, anche in questo caso, di 6 chilometri e un dislivello di media entità, questi sentieri richiedono una preparazione fisica generale, ma offrono in cambio paesaggi mozzafiato e un’esperienza immersiva nella natura incontaminata.

Si parte dal parcheggio del cimitero di Campofontana verso contrada Pagani, che con un’altitudine di oltre 1250 metri è una delle più alte della Lessinia. Dalla vasca in pietra dell’antica fonte si prende la strada sterrata per la malga Lobbia, prima della quale si incontra la Madonna della Lobbia. Dalla cima in cui si trova la malga si può godere di un panorama mozzafiato.

Continuando a salire si raggiunge il muro che delimita il confine tra Verona e Vicenza, con l’opera scultorea della Madonna delle Scalette. Nel corso del tragitto si passa anche dalla Malga Porto di Sotto affiancando il Monte Formica, per poi tornare sulla strada che riporta al punto di partenza dell’itinerario.

La Foresta delle Gosse

Rimanendo nella Lessinia Orientale, un altro splendido percorso adatto a tutti è quello che attraversa la meravigliosa Foresta delle Gosse, una delle aree più suggestive del Parco Naturale Regionale della Lessinia.

La partenza di questo itinerario di trekking è a malga Parparo. Da qui si sale e si prende il sentiero europeo numero 5 che si immerge nella rigogliosa foresta di faggi delle Gosse. Seguendo le indicazioni per il rifugio Lausen, si raggiungono la malga Monticello e la Croce dei Norderi, per poi tornare indietro seguendo l’antico percorso di transumanza della “Via Cara”.

Questo itinerario è perfetto anche in inverno per camminare con le ciaspole ai piedi.

Suggestivo sentiero di trekking tra i boschi della Lessinia

Fonte: iStock

Sentieri nei boschi della Lessinia

I castagneti e la Calma Granda

Lasciandosi alle spalle lo stress della quotidianità cittadina, ci si può immergere anche tra gli storici castagneti di San Rocco di Piegara, soffermandosi in particolare al Calma Granda, un maestoso castagno plurisecolare, divenuto un vero e proprio monumento. La natura ritrova prepotentemente il proprio spazio in questi luoghi, con un percorso di circa 7 km, che richiede circa 2.5 ore per essere completato.

Ci troviamo nell’alta collina, con un’ambientazione diversa dai percorsi precedenti. Si parte dalla chiesa di San Rocco e poco dopo si incontra la contrada Negri e poi il vecchio baito della contrada Doardi e il secolare albero Calma Granda. Salendo sopra a Doardi si apre un colle con una vista spettacolare sulla Pianura Padana e sugli Appennini. Si continua a seguire il percorso fino alla prossima contrada: Dosso. Qui esiste ancora un antico forno di contrada ancora funzionante. Si rientra infine verso San Rocco.

Questo itinerario è perfetto anche per essere percorso in mountain bike o a cavallo.

La Valle delle Sfingi

Altri meravigliosi punti di interesse della Lessinia orientale sono sicuramente il Covolo di Camposilvano e la Valle delle Sfingi.

In questo itinerario di 9 chilometri, il punto di partenza è il museo geopaleontologico di Camposilvano, che custodisce interessanti reperti fossili e archeologici. In quest’area si può ammirare anche il Covolo, un’imponente grotta.

Si attraversa poi il paese fino a giungere a una particolare roccia a forma di fungo che apre la strada alla Valle delle Sfingi, una conca incorniciata da pascoli e faggete, dove spiccano molteplici monoliti di roccia dalle forme particolari, nati dall’erosione degli agenti atmosferici nel corso di migliaia di anni.

Lungo il resto del sentiero si incontrano varie malghe, prati e boschi incontaminati, alture dalle quali si possono ammirare i colli euganei nelle giornate più limpide. Si può fare una sosta al rifugio Lausen, per ripartire attraversando le contrade Battisteri, Al Pezzo e Tecchie, oltre alla Croce del Gal e a quella del Kuneck, fino a ricongiungersi con il museo di Camposilvano.

La splendida Valle delle Sfingi, in Lessinia

Fonte: 123RF

Valle delle Sfingi

Monte Crocetta e Monte Pastelletto

Guardando all’altro versante dell’enorme area, dunque alla Lessinia occidentale, si torna a parlare di un altro percorso semplice e adatto alle famiglie, per una percorrenza inferiore ai 6 chilometri. Un breve viaggio di poco più di due ore, alla scoperta di panorami a dir poco suggestivi, offerti dal Monte Crocetta e dal Monte Pastelletto.

Si parte dal paese di Breonio, nel comune di Fumane, e in particolare dalla chiesa parrocchiale di San Marziale. In cima al borgo si prende la stradina che porta sul percorso del CAI numero 240: in poco tempo ci si ritrova sulla vetta del Monte Crocetta, con una vista spettacolare sul lago di Garda e sul Monte Baldo.

Continuando, ci si immerge in una fitta pineta, si raggiunge il Monte Pastelletto dove si possono ancora ammirare i resti delle trincee della Prima Guerra Mondiale (come anche sul Crocetta). Si raggiunge poi il Vaio Boralunga e si scende verso la contrada Paroletto, affacciata alla strada che torna al punto di partenza.

La Spluga della Preta e la Grotta del Ciabattino

Restiamo nell’Alta Lessinia occidentale per un percorso suggestivo nel cuore del Parco Naturale Regionale della Lessinia, alla scoperta di boschi, pascoli e suggestive grotte in vetta alle montagne.

Per seguire questo itinerario di circa 8.5 chilometri, si parte dalla contrada Tommasi del comune di Sant’Anna d’Alfaedo, attraversando la località Coste e prendendo un sentiero sterrato che si immerge nei boschi, fino a raggiungere il Passo di Rocca Pia (sul confine tra il Veneto e il Trentino) con alcune tracce, anche qui, delle trincee che vennero costruite durante la Prima Guerra Mondiale.

Continuando a seguire il sentiero CAI 234, si sale fino a malga Fanta. Nelle vicinanze si possono osservare una vecchia caserma della finanza e la Spluga della Preta: un profondo abisso con una profondità di più di 800 metri che viene spesso esplorato dagli speleologi. Si raggiunge poi la cima del Corno d’Aquilio con la sua croce in ferro. Da qui la vista panoramica sul Parco toglie il fiato.

L’itinerario prosegue e scende verso la Grotta del Ciabattino, un luogo spettacolare che d’inverno viene arricchito da bellissime forme di ghiaccio. Il sentiero che si ricongiunge con il punto di partenza, poi, è il 240-250 del CAI.

A sud del comune di Sant’Anna d’Alfaedo si trova anche un punto di interesse che merita di essere visitato: il Ponte di Veja. Si tratta di uno dei più grandi ponti naturali d’Europa, alto 29 metri e lungo circa 50 metri. Un luogo suggestivo che testimonia la storia geologica millenaria di questi splendidi territori.

Il suggestivo Ponte di Veja, in Lessinia

Fonte: iStock

Ponte di Veja, in Lessinia
Categorie
Assisi capitali europee Cavalli cicloturismo Europa piste ciclabili Roma turismo religioso Umbria Vacanze natura Viaggi

Via dell’Acqua, la pista ciclabile che collega Roma e Assisi

È un percorso meraviglioso, ricco di storia e bellezza, che si inerpica tra la natura e regala una visione diversa di ciò che ci circonda. È la Via dell’Acqua, che collega Assisi a Roma e che si può percorrere in bicicletta, ma anche a piedi e – perché no – a cavallo.

Si snoda per 250 chilometri e porta ad attraversare questo tratto di Italia centrale, potendone apprezzare la natura, la campagna che si ha intorno a sé e i corsi d’acqua. Un percorso fatto di bellezza, che fa da filo rosso tra Umbria e Lazio, tra Valle Spoletana, Valnerina e la Valle del Tevere. Ma anche spirituale, infatti collega due centri della Cristianità: Assisi e Roma.

Tutto quello che c’è da sapere sulla Via dell’Acqua, per provare una vacanza diversa, più lenta che ci permette di apprezzare il territorio e di vivere in prima persona il turismo sostenibile.

La Via dell’Acqua, cosa c’è da sapere

Si estende per 250 chilometri la Via dell’Acqua, di questi 200 si snodano lungo percorsi ciclabili già esistenti e lungo strade di campagna, gli altri 50 – invece – su asfalto. Non importa quanto tempo si impiega a percorrerla, perché l’obiettivo è un altro. Tra le cose più belle, infatti, di un viaggio così ci sono la possibilità di lasciarsi incantare dal paesaggio circostante e quella di conoscere luoghi nuovi lungo il percorso.

Inoltre, lungo la Via dell’Acqua si incontrano anche diverse attività per mangiare e dormire, ma anche servizi, che offrono una scontistica grazie alla convenzione attiva per coloro che viaggiano in bici, a cavallo o a piedi e sono in possesso della credenziale che si può richiedere sul sito ufficiale. Il dislivello complessivo è di 2100 metri ed è una vera e propria immersione nella natura alla scoperta di luoghi suggestivi e del fascino di un tratto di Italia a cavallo tra due regioni: l’Umbria e il Lazio.

Perché si chiama così e la storia della sua nascita

Sul sito ufficiale di questo percorso si racconta che la genesi di tutto è stata l’acqua, che è stata ciò che ha ispirato ma che è anche l’elemento che lo caratterizza. Infatti si snoda proprio nei pressi di alcuni argini.

Il percorso è facile, fattibile per tutti.  Come viene spiegato – sempre sul sito ufficiale – la realizzazione della Via dell’Acqua è stata possibile anche grazie al fatto che in Umbria c’era già una fitta rete di percorsi ciclabili. Numeri alla mano, infatti, dei 160 chilometri di tratta che scorrono in questa regione, ben 120 erano su ciclabili già esistenti.

Il risultato sono seniteri, strade e ciclabili che uniscono due regioni e due città: un modo per conoscere il territorio da un altro punto di vista, una maniera per godere della bellezza intorno a sé senza alcuna fretta, ma lasciando che lo sguardo si meravigli a ogni scorcio.

Come si deve percorrere e le info utili

Come percorrerla? La si può fare da Assisi verso Roma e viceversa. Sul profilo Facebook ufficiale dedicato alla Via dell’Acqua vengono pubblicati e condivisi aggiornamenti utili da conoscere prima di partire. Sempre tramite Facebook si arriva ad altre informazioni che contengono le indicazioni e i suggerimenti sulle soste da fare lungo il tragitto, come quella al sito archeologico Lucus Feroniae, che si sviluppa in un’area archeologica e in un museo a ingresso gratuito, oppure la sosta a Terni per visitare la Basilica di San Valentino.

Categorie
Austria Europa montagna Vacanze natura Viaggi

Innsbruck d’inverno: una cartolina da esplorare camminando

Le immagini degli edifici colorati che si affacciano sul fiume Inn, incorniciati dalle cime innevate della maestosa catena montuosa Nordkette, ci proiettano direttamente un’atmosfera incantata che sembra uscita da un libro di fiabe. Ma in realtà quel luogo esiste ed è reale e si chiama Innsbruck.

La capitale del Tirolo incastonata tra le catene montuose alla stregua di un tesoro prezioso, è una meta già conosciuta e frequentata dagli amanti degli sport invernali e non solo. Durante la stagione fredda, infatti, la splendida Innsbruck ci delizia con immagini da cartolina che ci fanno sognare.

Il sole che illumina le case e scioglie la neve sulle vette incantate, l’aria pura e la natura incontaminata diventano delle vere e proprie attrazioni turistiche per tutti coloro che cercano un rifugio lontano dalle caotiche metropoli per ritrovare se stessi. Qui è possibile spegnere il motore e partire alla scoperta di questo luogo semplicemente camminando, grazie a una rete di 67 chilometri che si snodano per tutto il territorio.

I 7 itinerari alla scoperta delle meraviglie di Innsbruck

Sono sette le passeggiate tematiche pensate da Walks to explore, il progetto messo a punto da Innsbruck Tourismus per permettere ai viaggiatori e ai cittadini di scoprire e riscoprire tutto il territorio da diverse prospettive in solitaria, in dolce compagnia o insieme alla famiglia.

Dai cammini più classici e famosi a quelli che portano fuori dai sentieri battuti, questi itinerari tematici accompagnano alla scoperta di Innsbruck e di tutte le sue meraviglie: la città antica e la sua parte più moderna, la storia della dinastia degli Asburgo, i tipici mercatini di Natale e tanti altri splendidi luoghi tutti da esplorare.

“Prospettive alpino-urbane”, dalla città alla cima innevata

La prima passeggiata permette di arrivare, con poca fatica, dal centro urbano alla vetta della Nordkette in poco più di mezz’ora con tanto di vista panoramica mozzafiato.

Questo percorso parte dal centro congressi della città e si avvia verso L’Alpenzoo, un’oasi di circa 4 ettari nella quale sono ospitati 2000 animali selvatici appartenenti a più di 150 diverse specie alpine (tra questi si possono ammirare orsi, stambecchi e linci). Questo zoo alpino unico merita sicuramente una visita lungo il tragitto.

Si prosegue prendendo la funicolare dallo zoo fino alla stazione di Hungerburg e, successivamente, la funivia che sale in cima fino alla stazione Seegrube. Un’ultima tratta in cabinovia e poi a piedi (in circa 15 minuti) porta alla vetta dell’Hafelekar. Da qui si gode di un panorama mozzafiato sul vasto paesaggio alpino circostante.

Dopo essere saliti nel punto più alto, la passeggiata “Prospettive alpino-urbane” prevede di ridiscendere fino a tornare in città. Una volta raggiunto il fiume Inn, si attraversa il ponte Hans-Psenner-Steg e si cammina verso il centro storico di Innsbruck, passando per i Giardini Imperiali (Hofgarten).

“Torre enorme e profondi burroni”, verso i punti panoramici

La passeggiata “Torre enorme e profondi burroni”, invece, conduce in cima alla torre da salto del trampolino del Bergisel e permette di esplorare la gola del fiume Sill, il canyon di Innsbruck, e altri punti di interesse tutti da scoprire.

Si parte dall’Arco di Trionfo (Triumphpforte), per camminare verso sud sulla strada principale. Lungo il tragitto si possono ammirare la Basilica di Wilten e l’Abbazia di Wilten. Si giunge al Tirol Panorama, il museo panoramico che ospita anche la collezione della fanteria imperiale.

Nella vicinanze si trova anche l’imponente torre da salto con gli sci Bergisel (la Bergisel Ski Jump) che ospita oggi un ristorante e una terrazza con vista panoramica sulla città. Altri due punti panoramici da raggiungere tramite questa passeggiata sono il Drachenfelsen Observation Desk e il Sonnendeck (che significa terrazza soleggiata).

Seguendo il sentiero panoramico si giunge alla splendida gola del Sill, l’ultimo punto di interesse prima di tornare indietro, verso il centro della città.

Trampolino di lancio da sci del Bergisel, con vista panoramica sulla città di Innsbruck e sui monti innevati

Fonte: iStock

Trampolino di lancio da sci del Bergisel

“Natale in montagna”, tra i mercatini di Innsbruck

La terza passeggiata è sicuramente quella più magica perché porta i visitatori all’interno del suggestivo Natale di Innsbruck. In inverno, seguendo questo itinerario si attraversano i sette mercatini di Natale della città austriaca e, anche in questo caso, non mancano le visioni spettacolari offerte dal mercatino panoramico dell’Hungerburg. Ogni mercatino ha caratteristiche uniche tutte la scoprire e racconta una storia di tradizioni che affascina chiunque scelga di visitarli.

Si parte dalla stazione dei congressi e, con la funicolare, si arriva al primo mercatino panoramico sull’Hungerburg, con la splendida vista su Innsbruck. Il secondo mercatino è quello di San Nicola, nella piazza Hans-Brenner-Platz del quartiere di St. Nikolaus, raggiungibile attraversando il ponte Emile-Béthouart-Steg sul fiume Inn.

La magia del Natale prosegue attraversando il Walther Park e arrivando fino alla piazza del mercato dove ha sede il Family Market, il terzo mercatino di Natale: qui si respira un’atmosfera familiare con tante attrazioni anche per i bambini.

Una volta raggiunto il cuore della Città Vecchia, si possono ammirare le bancarelle del quarto mercatino di Innsbruck, mentre sul Maria-Theresien-Strasse, il meraviglioso viale principale della città, prende vita il quinto mercatino di Natale: un mercato moderno con luci suggestive sugli alberi e un’atmosfera speciale.

Camminando verso sud lungo la Leopoldstrasse si arriva al sesto mercato, quello sulla Wiltener Platzl: qui i protagonisti sono l’artigianato locale, i cibi squisiti e i ricchi eventi culturali. Si deve camminare fino alla torre del trampolino Bergisel, infine, per immergersi nella magia del settimo mercatino, con bancarelle di artigianato prodotto nella regione e una vista spettacolare sulla città illuminata.

Il Tettuccio d'Oro durante i mercatini di Natale di Innsbruck, in inverno

Fonte: iStock

Il Tettuccio d’Oro durante i mercatini di Natale di Innsbruck

“Sulle orme degli Asburgo”: alla scoperta della storia

Il quarto itinerario, “Sulle orme degli Asburgo”, porta i viaggiatori alla scoperta della città degli Asburgo conducendoli direttamente al Tettuccio d’Oro fatto realizzare dall’Imperatore Massimiliano I. Da qui, questo percorso porta ad ammirare la Cattedrale di San Giacomo e si avvia verso il Teatro Statale Tirolese e la Fontana di Leopoldo. Altre tappe sono il Palazzo Imperiale e la Chiesa di Corte, ma anche la Chiesa dei Gesuiti e il Museo Regionale Tirolese.

Si attraversano poi la Fontana di Rodolfo in Bozner Platz, l’Arco di Trionfo e altri punti di interesse del centro cittadino.

“La giovane Innsbruck”: camminata nella città giovanile

Gli amanti dei percorsi a due ruote, invece, potranno divertirsi nel percorso dedicato alla Giovane Innsbruck per scoprire i luoghi più cari ai cittadini. Si ha così la possibilità di esplorare la pista di pattinaggio, il paradiso dell’arrampicata e un tranquillo laghetto.

Innsbruck in inverno non offre soltanto piste da sci e sentieri montani, bensì anche eventi culturali, negozi e pub alla moda e giovanili, luoghi vissuti da coloro che ci vivono.

Il punto di partenza è la stazione di bici cittadina SOWI, presso l’Università. Attraversando alcune delle principali arterie stradali si giunge al meraviglioso Centro di arrampicata della città austriaca (il Kletterzentrum). Pedalando o camminando lungo il fiume Inn si arriva al lago balneabile Baggersee, per poi attraversare il corso d’acqua sul ponte New Orleans. Il tour ripercorre poi il centro cittadino fino a giungere all’Università di Innsbruck e alla piazza Eduard-Wallnöfer-Platz.

“Esplora la moderna Innsbruck”, tra le architetture cittadine

Il sesto itinerario è quello che omaggia la modernità della città e porta i viaggiatori alla scoperta dello sfarzo barocco e delle architetture più moderne, in un connubio perfetto tra antico e contemporaneo. Questa passeggiata vi immerge nel paesaggio urbano di Innsbruck, ammirandola come luogo cosmopolita e di grande importanza per l’architettura moderna.

Anche in questo itinerario si parte dal Congresso e ci si dirige verso la Casa della Musica. Le altre tappe toccano, tra i vari punti di interesse, anche la Sparkassenplatz, il forum cittadino “BTV Stadtforum”, l’edificio IKB, il centro commerciale RathausGalerien, il Taxispalais Kunsthalle Tirol e il Kaufhaus Tyrol.

“L’autentica Innsbruck”, un tuffo nel passato

A pochi passi dal centro storico della città, invece, prende vita la settima passeggiata, quella che porta all’esplorazione della Innsbruck più autentica e che si snoda tra i quartieri St. Nikolaus, Mariahilf e Hötting, dove il tempo sembra essersi fermato.

Il viaggio nella storia porta ad ammirare le principali chiese della zona, ma anche il castello di Büchsenhausen e il Tettuccio d’Oro, simbolo della città austriaca, ricoperto da 2567 scandole di rame dorato.

Innsbruck d’inverno con la neve: tutte le attività da provare

In un ambiente come quello di Innsbruck, in cui la neve d’inverno fa da padrona, non possono mancare tutte quelle attività ad essa collegate. Perché non cimentarsi nel pattinaggio in una delle piste della zona? Un esempio è la pista dell’Olympiaworld, illuminata anche di notte e con la musica che accompagna durante l’avventura sul ghiaccio. Altre due piste di pattinaggio sono il Lanser See, sul lago di Lans raggiungibile in tram, e il Möserer See, sopra Telfs.

Oltre allo sci, inoltre, ci si può avviare a piedi in uno dei molteplici sentieri per il trekking che conducono sui monti innevati, oppure si può decidere di indossare le ciaspole e fare escursioni sulla neve: facilmente raggiungibili da Innsbruck, ci sono diversi percorsi perfetti per una ciaspolata in compagnia, da quello che porta a Kühtai, a 2.020 metri di altitudine, al Telfer Wiesen oppure al Mieminger Plateau, un altopiano perfetto per questo tipo di escursione.

Anche le piste per gli slittini sono molto amate dai visitatori. Tra le più note troviamo quelle di Gleirschalm, di Rangger Köpfl, una delle più lunghe del Paese, e di Birgitzer Alm.

Categorie
luoghi misteriosi Vacanze natura Veneto Viaggi

La magia del Lago Pianozes, a poca distanza da Cortina d’Ampezzo

Cortina d’Ampezzo è una fiabesca località della provincia di Belluno incastonata tra le montagne più belle della Terra: è la Regina delle Dolomiti. Un luogo famosissimo e frequentato da turisti provenienti da ogni parte del mondo ma, nonostante questo, riesce a mantenere ancora degli angoli segreti, poco noti al turismo di massa e che conservano intatta la loro pura bellezza, come il Lago Pianozes.

Lago Pianozes: informazioni utili

Il Lago di Pianozes è un posto magico che sorge a circa 6 chilometri di distanza dalla straordinaria Cortina d’Ampezzo. Situato a 1181 metri sul livello del mare, riesce subito a farsi amare dai suoi visitatori per via delle sue acque color smeraldo, in cui si riflettono le imponenti cime circostanti e la vegetazione rigogliosa che impreziosisce il territorio.

Facilmente raggiungibile in auto, d’estate è ben più frequentato che in inverno, merito dei paesaggi da cartolina che regala e dall’aria pura e fresca di montagna che rimette al mondo.

Da questo prezioso specchio d’acqua, tra le altre cose, si snodano diverse escursioni che portano al cospetto delle Dolomiti, ma nulla vieta di poter fare solo una piccola passeggiata lungo il suo diametro per poter ammirare al massimo la sua bellezza cristallina.

Il giro dei tre laghi di Cortina

Nei pressi di Cortina prendono vita tre dei più bei laghi delle Dolomiti, profonde gole e fragorose cascate. Non a caso, è possibile fare un’escursione dal forte interesse naturalistico intorno a questi tre laghi.

Si tratta di un emozionante giro ad anello di circa 6 ore che inizia proprio dal piccolo tesoro del Lago Pianozes. Qui è impossibile non fermarsi ad ammirare e fotografare questa distesa d’acqua dal colore verde acceso, esaltata dal fitto bosco che la incornicia e che si fa spazio tra le cime dolomitiche.

Da qui si imbocca la strada per risalire per circa 100 metri, per poi ritrovarsi su una stradina sterrata (sentiero 430) in direzione del Lago d’Ajal. Ci vogliono approssimativamente 40 minuti di cammino per arrivare al cospetto del Lago d’Ajal, ma quel che è certo è che ciò che il visitatore si trova davanti è uno spettacolo puro: è immerso in un ambiente naturale di vero pregio e vi si specchia un grazioso rifugio con un’ampia terrazza da cui ammirare tutto il fascino delle Dolomiti.

Subito dopo occorre intraprendere il sentiero 431, che si presenta ben più impegnativo dei tragitti appena effettuati. Ci si inoltra nella foresta e si passa persino nei pressi del Beco d’Ajal, un luogo dai profili magici e caratterizzato da una serie di grandi e curiosi massi incastonati in una folta vegetazione. Non manca la possibilità di fare soste per ammirare scorci incredibili sull’intera conca ampezzana e le sue sontuose montagne.

L’escursione continua per circa tre ore, uscendo a passo lento dal fitto bosco, fino a quando gli occhi si posano su un panorama commovente: siamo arrivati al Lago Federa. Si tratta di uno dei laghi di montagna più belli e famosi delle Dolomiti, che regala un paesaggio che sembra caduto in terra dal paradiso.

Si riprende quindi il cammino seguendo il segnavia 432 che in circa 40 minuti conduce alla malga Federa, piena di mucche, asini e cavalli al pascolo, per poi seguire le indicazioni per il sentiero Gores de Federa, che passando tra cascate, gole, rivoli d’acqua e ponti sospesi conduce verso la fine di questa straordinaria escursione.

Categorie
Vacanze natura Viaggi

Parco regionale del Matese, il paradiso degli sportivi dalla storia antica

Boschi incantati, giochi d’acqua e laghetti, sorvegliati da imponenti massicci che fanno da guardiani alla natura incontaminata di un luogo senza tempo. È l’immagine suggestiva che si presenta di fronte agli occhi addentrandosi in un territorio speciale e tutto da scoprire: il Parco regionale del Matese.

Ci troviamo in Campania, sui monti che confinano con il Molise. Qui gli amanti della tranquillità, delle passeggiate lente e della montagna, trovano un ambiente perfetto per rilassarsi, godendo delle bellezze paesaggistiche di questo splendido territorio.

Ma non solo, perché sempre più spesso il Parco regionale del Matese è scelto dagli amanti dello sport e dell’avventura, poiché si presta a molteplici attività, dal cicloturismo al kayak, fino alle arrampicate e al parapendio.

Scopriamo tutte le caratteristiche di questo luogo suggestivo tutto da esplorare.

Il Parco regionale del Matese: una splendida oasi naturale

Il Parco regionale del Matese è un’oasi naturale di estrema bellezza, con peculiarità tutte da scoprire. Entrato in funzione come area naturale protetta della Campania nel 2002, il parco copre un’area di ben 33.326 ettari sul confine con il Molise e tocca due province campane: Caserta e Benevento.

A sole due ore da Napoli, quest’area prende il nome dal Massiccio del Matese (a cavallo tra Campania e Molise) sul quale spiccano tre imponenti monti di natura calcarea: il Mutria, il Miletto (il più alto della zona con più di 2.000 metri) e il Gallinola.

Ma non è tutto, perché il Parco custodisce una varietà di paesaggi e punti di interesse tutti da esplorare. Nell’area sono presenti tre laghi, tra i quali il Matese, il più alto d’Italia, e due fiumi che lo attraversano: il Titerno e il Tammaro.

Ciò che incanta è la varietà di flora e fauna presenti in questa riserva naturale, dalla vegetazione mediterranea alle praterie, che lasciano il posto a boschi di faggi e castagni salendo in quota. Qui, inoltre, trovano dimora i lupi, le volpi, le lepri, i caprioli, i gatti selvatici e tanti altri esemplari.

Parco regionale del Matese, in Campania

Fonte: iStock

Paesaggio del Parco regionale del Matese, in Campania

Il Lago del Matese e gli altri specchi d’acqua

La distesa naturale del Parco regionale del Matese è ricca di acqua, tra sorgenti, cascate e laghi. Tra questi spicca il Lago del Matese, il lago carsico più alto d’Italia: si trova a circa 1000 metri di altitudine tra i comuni di Castello del Matese e di San Gregorio Matese. Incastonato tra i meravigliosi boschi di faggio è sorvegliato dall’alto da due imponenti montagne rocciose: il Monte Miletto e il Monte La Gallinola.

Questo specchio d’acqua è un’oasi che numerosi volatili hanno scelto come loro dimora, come il Germano Reale e gli Aironi cenerini. Visitarlo è semplice, tramite diversi percorsi segnalati che accompagnano lungo il suo perimetro, a piedi o in bicicletta. Questa camminata è facile e adatta a tutti, anche ai bambini. Nei periodi in cui il livello dell’acqua del lago è più basso è possibile anche raggiungere l’isolotto “Montrone” (o “Monterone”) che una volta veniva utilizzato per riparare il bestiame.

Ma non c’è solo il Lago del Matese ad arricchire il paesaggio naturale di questo meraviglioso parco. Troviamo anche il Lago di Letino e il Lago di Gallo Matese. Sono più piccoli ma molto suggestivi e utilizzati per produrre energia idroelettrica.

Trekking e tanto sport per tutto l’anno

Il Parco regionale del Matese ha una varietà di ambientazioni che lo rendono il luogo ideale per numerose attività all’aperto durante tutto l’anno.

I sentieri per il trekking sono numerosi e segnalati: si addentrano nei fitti boschi, girano attorno ai laghi, esplorano i canyon scavati nella roccia e salgono in quota fino alle cime dei monti che compongono questo splendido paesaggio, con viste mozzafiato dall’alto.

Anche gli amanti delle due ruote possono seguire in mountain-bike le stradine e i sentieri che esplorano ogni punto del parco, per un’escursione all’insegna dell’avventura.

Ma non è tutto, perché sono tanti gli sport che si possono praticare in quest’area protetta, a partire dalle arrampicate sulle pareti calcaree: quelle di Civita di Pietraroja, di San Lorenzello, di Letino e della Valle Orsara, sono le più famose.

Inoltre, le acque tranquille dei laghi del Parco del Matese sono bacini perfetti per escursioni in kayak e canoa e per chi ama vivere il brivido dell’avventura è possibile fare escursioni guidate tra le gole e i canyon scavati dalle acque, mentre le zone umide circostanti sono ottimi ambienti per coloro che sono appassionati di birdwatching. Qui si possono avvistare, tra i vari esemplari, la marzaiola, il picchio rosso e anche l’aquila reale.

Gli amanti delle passeggiate a cavallo possono esplorare il paesaggio in sella a queste splendide creature, addestrate dalle aziende locali, e i più temerari possono effettuare discese in parapendio o in deltaplano.

Quando arriva l’inverno, poi, il paesaggio si imbianca e diventa l’ambientazione perfetta per gli sport sulla neve. A Bocca della Selva gli appassionati si possono cimentare nello snowboard, nello sci da discesa e nello sci da escursionismo, oppure percorrere piacevoli camminate con le ciaspole ai piedi.

Parco regionale del Matese in inverno, con le alte cime innevate

Fonte: iStock

Vista sul Lago del Matese in inverno

Cosa vedere nel parco

Oltre ai tre laghi, i boschi incantati e le alte cime che fanno da guardiane al Parco regionale del Matese, ci sono molti altri punti di interesse da visitare durante un’escursione in questa magnifica zona d’Italia. Ecco tre luoghi da non lasciarsi sfuggire: la Piana delle Pesche, la Cipresseta di Fontegreca e le Forre di Lavello.

Piana delle Pesche

Una dei punti da raggiungere lungo un’escursione nel Parco del Matese è la Piana delle Pesche, una distesa di prati circondata da un bosco con enormi alberi, il luogo perfetto per famiglie con bambini per cimentarsi in un’escursione semplice e per fare un picnic nella natura. Per arrivare alla Piana delle Pesche, che si trova a Gioia Sannitica, si parte dalla Frazione di Curti. Da qui parte una stradina segnalata, in salita, che attraversa il bosco fino a raggiungere il pianoro. Quando le acque dei ghiacciai si sciolgono, inoltre, nella zona si forma anche un piccolo laghetto chiamato Laghetto Suglio.

Cipresseta di Fontegreca

Al di sopra della cittadina di Fontegreca ha sede lo splendido Bosco degli Zappini, conosciuto come la Cipresseta di Fontegreca. Una tappa qui è dovuta, per ammirare una tipologia di cipresso raro e unico al mondo. Si tratta della varietà che ha più di 500 anni definita “horizontalis”.

Oltre agli alberi, che ricoprono un’area di circa 40 ettari, si trovano anche piccole piscine naturali, cascate e ruscelli, che rendono il paesaggio ancor più suggestivo. All’entrata del bosco, inoltre, si trova anche il Santuario della Madonna dei Cipressi.

La splendida Cipresseta di Fontegreca, il Bosco degli Zappini all'interno del Parco regionale del Matese

Fonte: iStock

Cipresseta di Fontegreca

Forre di Lavello

Uno dei luoghi più incantevoli del Parco regionale del Matese sono le Forre di Lavello. Si tratta di gole, create dall’azione erosiva dell’acqua per millenni, che si trovano tra i monti Erbano e Cigno, sulla strada che collega Cerreto Sannita a Cusano Mutri, lungo il fiume Titerno. Il corso d’acqua ha creato un canyon di spettacolare bellezza tra le rocce calcaree, visitabile attraverso un sentiero che ripercorre un’antica mulattiera di epoca sannitica.

Nel tragitto, lungo circa 2 chilometri, si trovano anche altre perle che questo parco custodisce gelosamente: la Grotta delle Fate, il Ponte del Mulino, il Muraglione, la Caverna dell’Elefante, la Grotta delle Streghe e quella dei Briganti, oltre ad alcuni punti panoramici come il Belvedere sulla Forra.

Il territorio del Matese è carsico e quindi ricco di corsi d’acqua sotto terra che in certi punti compaiono in superficie sotto forma di cascate, piscine naturali e torrenti. Le Forre di Lavello, infatti, non sono gli unici canyon presenti all’interno del Parco del Matese. Sono ottimi luoghi da esplorare anche la Gola di Caccaviola, il canyon di Pesco Rosso e la Forra dell’Inferno.

E proprio le azioni del mare, fin dall’antichità, rendono questo territorio ricco di fossili. Molti sono situati nel sito geo-paleontologico di Pietraroja (nella provincia di Benevento): qui si possono ammirare reperti fossili di vertebrati (pesci, rettili, anfibi) e anche un esemplare di un dinosauro carnivoro, antenato dei Velociraptor.

Il Parco Regionale del Matese tra storia e tradizioni antiche

I sentieri di questo splendido Parco sono stati percorsi dall’uomo fin dall’antichità. Quest’area fu roccaforte di un popolo particolarmente tenace, i Sanniti, che a lungo tennero testa alle armate dell’Impero di Roma.

In questi territori è possibile ritrovare tracce anche di Goti, Vandali e Longobardi, tra monumenti e grotte sacre. Quella che racconta questo territorio è una storia tanto antica quanto intrigante, composta da svariati popoli, come ad esempio i Saraceni, il cui arrivo è testimoniato dai centri arroccati e dai monasteri fortificati. I borghi, inoltre, portano i segni di splendori e ricchezze, di stili differenti e periodi di carestie particolarmente difficili. Il territorio parla e racconta ancora di Normanni, Svevi e Angioini, per un’esperienza incredibile, che porterà ad immergersi nella storia di questi luoghi.

Ma è una storia caratterizzata anche da tradizioni ben radicate, soprattutto per quanto concerne il cibo. All’interno del Parco sarà possibile apprezzare tutte le specialità dell’area, tramandate tra generazioni dal mondo pastorale e contadino: dal formaggio pecorino alle caciotte, dai caciocavalli alla mozzarella. Impossibile non provare i prosciutti stagionati di Pietraroja, così come il cazzu’ntontulu (salume) di Castello Matese. Tutto ruota intorno alla natura, dolci compresi, caratterizzati soprattutto da fragole, more e mirtilli offerti dai boschi.

Categorie
lago Vacanze natura Viaggi

Lago Scaffaiolo, specchio d’acqua ad alta quota

I piccoli laghi di montagna sono splendidi in qualsiasi stagione: imbiancati dalla neve in inverno o ricoperti di colori magnifici in estate, ci regalano un panorama da sogno che sembra uscire da una cartolina. Oggi scopriamo il lago Scaffaiolo, incantevole perla turchese d’alta quota, la meta ideale per fare trekking o semplicemente per regalarsi un picnic fuori porta. Scopriamo la sua bellezza.

Lago Scaffaiolo, dove si trova

Siamo nel cuore dell’alto Appennino Modenese, parte della catena montuosa Tosco-Emiliana: situato nell’entroterra dell’Emilia Romagna, in provincia di Modena, il piccolo Lago Scaffaiolo si trova ad oltre 1.700 metri di quota, al di sotto della vetta del monte Cupolino. Pare che il suo nome abbia radici longobarde, derivante dal termine “scaffa” che indicherebbe un avvallamento nel terreno. A differenza della maggior parte degli altri laghi appenninici, non è di origine glaciale: si è formato a causa di alcune alterazioni chimiche e fisiche, le quali hanno portato al disfacimento della roccia, in concomitanza con l’azione di neve e vento.

Il lago Scaffaiolo è alimentato da acque piovane e dallo scioglimento delle nevi sulle vette circostanti, ma anche da una falda che si trova al di sotto del monte Cupolino. Per molti secoli, tuttavia, l’origine delle acque del bacino fu un vero e proprio mistero, e ancora oggi è oggetto di discussione. È infine a poca distanza, in direzione nord ovest, che si può ammirare un altro piccolo laghetto chiamato Lago d’Acqua Marcia, quest’ultimo situato in un avvallamento di origine glaciale. Insomma, il paesaggio è davvero incredibile e ci regala un’ottima opportunità per passare una bella giornata fuori porta tra gli Appennini.

La bellezza del lago Scaffaiolo

Panorama del lago Scaffaiolo

Fonte: iStock

Il bellissimo lago Scaffaiolo

Il lago Scaffaiolo, che si trova praticamente al confine tra l’Emilia Romagna e la Toscana, è un luogo dalla bellezza unica: nonostante le sue dimensioni piuttosto ridotte – o forse proprio per queste – offre un panorama davvero affascinante. L’ambiente naturale in cui sorge è particolare, a partire dalla scarsa fauna che popola le sue acque. Nel lago, profondo dai 6 agli 8 metri, non ci sono infatti pesci, ma solamente tantissimi girini. Tutt’intorno, inoltre, spicca l’assenza di boschi rigogliosi: piuttosto, si possono vedere ampi pascoli erbosi e distese di mirtilli.

Il clima, in questa zona, è caratterizzato da repentine escursioni termiche e da forti venti, dovuti anche all’alta quota. Per questo motivo, il lago è spesso cinto da una fitta nebbia che rende il panorama misterioso e un po’ inquietante. In ogni stagione, poi, ha il suo lato ricco di fascino: in inverno, ad esempio, il bacino è quasi sempre coperto da ghiaccio e da neve. In primavera e in estate, il risveglio della natura lo arricchisce di splendidi colori. Mentre in autunno l’atmosfera diventa più tenebrosa, dominata da tinte drammatiche.

Lago Scaffaiolo, le sue leggende

Sapevate che anche Giovanni Boccaccio e il poeta Giosuè Carducci citarono il lago Scaffaiolo nelle loro opere? Ad attirare l’attenzione furono probabilmente alcune leggende legate a questo posto così suggestivo: si dice infatti che gettare un sasso nelle sue acque faccia immediatamente comparire una spessa nebbia, ma anche che al centro del lago vi sia un pericolosissimo gorgo invisibile, in grado di catturare gli incauti bagnanti e di farli precipitare sul fondo – dove si aprirebbe una lunga serie di cunicoli che condurrebbero nientemeno che al mare!

Cosa fare al lago Scaffaiolo

Il lago Scaffaiolo non è particolarmente difficile da raggiungere, ma bisogna percorrere uno dei numerosi sentieri che si dipanano nei dintorni per poter ammirare il suo bellissimo panorama. Se avete voglia di fare un po’ di trekking (anche se non troppo impegnativo), potete sceglierlo come meta per una gita fuori porta o per un picnic sulle sponde del bacino. Uno degli itinerari più facili è quello che parte dalla vicina Baita del Sole e che si inerpica tra i prati e le piste da sci – sì, qui si trovano alcune delle principali destinazioni invernali per gli amanti degli sport sulla neve.

Panorama del lago Scaffaiolo in inverno

Fonte: iStock

Il lago Scaffaiolo in inverno

Ancora più semplice e breve è il sentiero che parte dal Passo della Croce Arcana, dove si trova un comodo parcheggio, e che si dipana lungo la cresta della montagna, per circa 1h:15m di percorso. Se siete più esperti, dal lago Scaffaiolo potete partire per numerose escursioni d’alta quota. La vetta del monte Cupolino è a poco più di 1h di cammino, mentre il Corno alle Scale si trova a circa 2h di viaggio. Ci sono alternative proprio per tutte, da chi percorre decine di km senza stancarsi alle famiglie con bambini, che hanno bisogno di sentieri più facili.

In ottica ancora più ampia, che potrà interessare i veri appassionati di trekking, presso il lago passa il Sentiero Italia. Quest’ultimo è un affascinante cammino lungo quasi 8.000 km, che attraversa la dorsale appenninica e poi si addentra lungo le Alpi, dove incontra il Sentiero Europeo E1. Questo sistema di itinerari è uno dei più belli del nostro continente, che lo attraversa per tutta la sua lunghezza: parte da Capo Nord, in Norvegia, per arrivare a Capo Passero, in Sicilia. Insomma, questa zona è un vero paradiso per chi ama camminare.

Ma c’è molto di più: in inverno, ci sono diverse piste da sci che potrete esplorare, per dedicarvi agli sport sulla neve. Il panorama stesso del lago, completamente imbiancato, è qualcosa di sensazionale. Infine, sulle sponde del lago Scaffaiolo si trova il Rifugio Duca degli Abruzzi, probabilmente il più antico dell’Italia settentrionale. Inaugurato nel 1878, grazie al lavoro del CAI di Firenze e di quello di Bologna, venne poi ricostruito nel 1902 e dedicato al Principe Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi. Durante la guerra fu devastato, quindi nel 1926 – e in seguito nel 1965 – venne nuovamente ristrutturato.

Quello che potete ammirare oggi, tuttavia, è molto più moderno e risale al 2001. Il rifugio non è solamente un piccolo pezzetto di storia degli Appennini, ma anche il luogo ideale dove trovare ristoro dopo una lunga camminata. Potrete assaporare così alcuni tipici cibi di montagna, o soggiornare in una cornice da sogno, approfittando delle tante bellezze vicine per regalarvi una vacanza all’insegna della natura e del relax.

Categorie
Basilicata Borghi cascate Vacanze natura Viaggi

Cascate di San Fele, un angolo di paradiso nell’Appennino Lucano

I paesaggi naturali sono capaci di meravigliarci ogni volta che ne entriamo in contatto. E quando due elementi in particolare, terra e acqua, si uniscono a formare uno spettacolo mozzafiato, allora sembra proprio di ritrovarsi in una fiaba.

Ci troviamo in Basilicata, terra di paesaggi suggestivi tra colline e mare, tra natura e borghi medievali che raccontano storie di vita centenarie. Proprio qui, immerse nel paesaggio naturale della Valle di Vitalba, in provincia di Potenza, esistono luoghi in cui la terra e l’acqua danno vita a un paesaggio suggestivo tutto da esplorare: le Cascate di San Fele.

Le Cascate di San Fele, cosa vedere in questo paradiso

Se cercate un angolo di paradiso in Italia, dovete assolutamente visitare le Cascate del Borgo di San Fele, in provincia di Potenza. Il territorio è attraversato dal Torrente Bradano che sgorga dall’Appennino Lucano e confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Lungo il suo percorso, il corso d’acqua segue particolari salti di quota che danno vita a queste meravigliose cadute d’acqua.

Le Cascate di San Fele, però, non parlano solo di bellezze naturali, ma anche di storia. Proprio qui, lungo la strada che porta alla discesa d’acqua, si trova la famosa “Gualchiera di San Fele“. Ma di cosa si tratta? È una macchina degli anni venti che venne costruita per lavare e trattare la lana grezza al Torrente Bradano, sfruttando la forza motrice dell’acqua che batteva sulle pale dello strumento. Un macchinario eco-sostenibile all’avanguardia, se si pensa all’epoca in cui venne realizzato, che permetteva di rendere lana più resistente e pronta per essere sottoposta a ulteriori lavorazioni.

Gli abitanti del posto usavano la potenza dell’acqua anche per far funzionare gli antichi mulini, i cui resti sono presenti ancora ai giorni nostri, una testimonianza dell’ingegno e della devozione al lavoro della popolazione locale.

Una volta concluso l’itinerario alla scoperta delle Cascate di San Fele, merita una visita anche il centro storico di San Fele, un piccolo borgo medievale incastonato tra i monti che fa parte della Comunità Montana del Vulture. Qui si possono ammirare il castello, i palazzi storici e le chiese che ne raccontano la storia e le tradizioni.

5 itinerari per le Cascate di San Fele, in Basilicata

Fonte: iStock

Vista sul borgo di San Fele, lungo il cammino per le Cascate, in Basilicata

Come arrivare alle cascate di San Fele: 5 itinerari

Per raggiungere le splendide Cascate di San Fele esistono diversi percorsi tracciati. È possibile percorrerli tutti, per un totale di circa 8 chilometri, oppure scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. Ecco 5 itinerari per il trekking alla scoperta di queste meravigliose cascate immerse nella natura incontaminata.

Il Paradiso

Con soli 300 metri e 10 minuti di tragitto, il “Paradiso” è il sentiero più breve per arrivare alle Cascate di San Fele. Il suo nome non è casuale: qui si respira una silenziosa pace che rigenera corpo e spirito.

Le Gemelle

Anche questo percorso è molto breve, con 300 metri di sentiero percorribili in circa 15 minuti. E anche qui il nome conferito è decisamente azzeccato: al termine del cammino spiccano infatti le splendide cascate “Le Gemelle”, nate dall’incontro di due ruscelli appartenenti al Torrente Bradano e al Torrente Acquafredda.

U Urtone

l percorso è lungo circa 1 km e parte dal paese di San Fele. Lungo il sentiero che costeggia il Torrente Bradano si può ammirare la cascata “U Urtone”, alta 22 metri, e anche i ruderi di un antico mulino.

Fosso d’Anna

L’itinerario “Fosso d’Anna” è lungo 1 chilometro e in questa zona le cascate prendono il nome di “U Uattënnierë”, il termine dialettale della zona per chiamare la “gualchiera”.

Il Ponte

Aumenta la lunghezza del percorso e la difficoltà per il percorso “Il Ponte”. Si tratta di un sentiero i 4,5 chilometri da percorrere in circa 4 ore di camminata. Si parte dal paese si San Fele, attraversando Piazza Nocicchio, per addentrarsi in un percorso naturalistico suggestivo. Si attraversa anche un antico ponte risalente alla Prima Guerra Mondiale, elemento caratteristico che dona il nome a questo itinerario.