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Le 5 migliori spiagge d’acqua dolce della Lunigiana

La Lunigiana è quell’estremo lembo nordoccidentale della Toscana, chiuso a ovest dal mare, a nordest dall’Appennino toscoemiliano e a sud dalle Alpi Apuane.

Una terra di confine tra le attuali Liguria, Emilia e Toscana, con alle spalle una storia peculiare e  millenaria e una cultura che fa eccezione rispetto a quella della regione di cui fa parte, o di quelle confinanti.

Un territorio segnato dal passaggio del fiume Magra, in particolare, ma che per la verità rappresenta una vera e propria terra dei fiumi. Nessun’altra parte della Toscana è così ricca di fiumi e torrenti che si offrono per conformazione al wild swimmingin un susseguirsi di spiagge d’acqua dolce dalla bellezza stordente e che offrono una splendida alternativa selvaggia al vicino Mar Tirreno.

Niente lidi, ombrelloni e lettini, soltanto acqua cristallina, il verde del bosco e la voglia di un tuffo rinfrescante a contatto con la natura.

Le Pozze di Treschietto sul torrente Bagnone

Tra le frazioni del comune di Bagnone, inteso come l’affascinante borgo capoluogo del territorio in questione, spicca Treschietto, contraddistinto dalla spettacolare torre del castello dei Malaspina che domina la valle del Bagnone, inteso stavolta come il torrente affluente del Magra che caratterizza questa valle.

La valle del torrente Bagnone è un vero e proprio paradiso del wild swimming e nei pressi di Treschietto si trova uno dei luoghi più belli per goderne. Scendendo dall’abitato verso Mochignano, altra frazione più a valle, si compiono un paio di tornanti e poi si passa su un vecchio ponte sopra il torrente. Una volta superato, si apre uno spiazzo sul margine destro della carreggiata dove poter lasciare l’auto e scendere sul letto del fiume in meno di cinque minuti grazie a una traccia di sentiero che attraversa i prati.

Fonte: Lorenzo Calamai

L’invitante piscina naturale delle Pozze di Treschietto

In corrispondenza dell’arrivo sulla riva del torrente si può scendere nella piccola gola dove le acque si restringono, dando vita a una bella piscina naturale sotto una impetuosa cascatella e offrendo posto per sistemarsi sui massi riparati dal sole.

La zona più bella è però quella che si trova risalendo per qualche decina di metri il corso del Bagnone, fino ad arrivare proprio sotto al grande ponte attraversato con l’auto. Qui sotto un’ampia polla di acqua verdissima è contornata da massi che si trasformano nel trampolino ideale per un tuffo e una nuotata, visto che la parte centrale della piscina naturale è assai profonda.

Fonte: Lorenzo Calamai

Bagno alle Pozze di Treschietto

I Bozzi di Vico del torrente Redivalle

Non lontano da Treschietto, nella borgata Montale della frazione Vico, si trova una bella spiaggia d’acqua dolce che offre ampio spazio per un lungo momento di relax, comode piscine d’acqua dolce e una scenografica cascata con la possibilità di un elettrizzante tuffo nella polla sottostante.

Qui ci si bagna nel torrente Redivalle, un altro dei principali corsi d’acqua della valle del Bagnone. Per arrivarci bisogna percorrere la Strada provinciale 67 fino a Vico. Entrati in paese, seguire le indicazioni stradali per Valle e imboccare la strada che porta a Montale. Qui percorrere tutto l’abitato e proseguire sulla strada sterrata per poco meno di un chilometro, fino al passaggio su un ponticello, quindi posteggiare ai margini della strada.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piscine naturali di Vico Montale sul torrente Redivalle, molto gettonate per la tintarella

Poco oltre, alcuni sentieri CAI salgono verso la maestosa cascata Pisciaron di Pungitopo, osservabile soltanto da debita distanza, e salgono al Rifugio dei Fagianelli. Dalla parte opposta della strada, un ampio sentiero scende sul letto del torrente, dove accanto a un vecchio mulino abbandonato si trovano pozze d’acqua fresca e cristallina, con ampi massi piatti dove sdraiarsi al sole.

Seguendo il corso del torrente per poche decine di metri, si giunge ai veri e propri Bozzi di Vico, una cascata con un salto di sette/otto metri in una polla sottostante. Un sentiero aggira la cascata e permette di accedere ai massi sottostanti per fare comodamente il bagno, ma per i più audaci un tuffo dalla sommità della cascata è un’attrazione adrenalinica da non perdere.

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata: dalla sommità si può fare un bel tuffo direttamente nella polla sottostante

Il Ponte della Colombaia a Pracchiola

Pontremoli è la cittadina più rilevante della Lunigiana. In mezzo al borgo scorre il fiume Magra, che vi arriva da nordest, dalla cosiddetta Valdantena, dal nome etrusco del corso d’acqua.

Qui un gruppo di borghi rurali, affascinanti quanto semi-abbandonati, punteggia la collina, dominando i silenziosi boschi circostanti. Uno di questi è Pracchiola, frazione di Pontremoli con poco più di un centinaio di abitanti, costituito da belle case in pietra e vicoli tortuosi, arcate e volte.

Poco prima di arrivare al parcheggio ai margini del paese, si incontra un ponte sul fiume Magra. Si tratta di un ponte moderno che cela sotto di sé l’antico Ponte della Colombaia, risalente al Quattrocento. Lasciate l’auto a bordo strada e, utilizzando il sentiero che si apre sulla destra della carreggiata poco prima del ponte asfaltato, scendete verso il ponte antico.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il quattrocentesco Ponte della Colombaia sorveglia lo scorrere del fiume Magra da tempo immemore. Qui peraltro il corso d’acqua è appena nato e ha attraversato solo territori incontaminati: acqua pura e cristallina per un tuffo energizzante

Da qui, con una discesa un po’ impervia, potrete accedere alle meravigliose piscine naturali sottostanti. Il torrente passa sotto al ponte quattrocentesco in uno stretto canyon per poi estendersi in una piscina naturale piccola ma deliziosa, non molto profonda, prima di saltare in una più grande, dove l’acqua è più alta.

Ci si può sistemare tra i ciottoli e la ghiaia che rimangono immediatamente a valle della piscina più bassa, senza tralasciare un tuffo nell’acqua cristallina della più alta.

Le Cascate del Pontaccio a Magliano

A metà tra il bel borgo di Fivizzano e la piccola Licciana Nardi, in una zona della Lunigiana da dove si gode una vista assolutamente strepitosa sulle cime delle Alpi Apuane, si trova la frazione di Magliano.

Nei pressi di un’ampia curva a U della Strada provinciale 21 si può lasciare l’auto a bordo strada e imboccare il sentiero che scende in meno di 5 minuti sul letto del torrente Arcinasso, un piccolo corso d’acqua che però in questa zona ha realizzato, con la sua incessante azione erosiva, un vero e proprio capolavoro naturale.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle tre cascatelle consecutive del Pontaccio di Magliano

Se immaginate un paradiso dell’Eden, un angolo di pianeta Terra celestiale, questo deve somigliare alle Cascate del Pontaccio. Utilizzando il sentiero per risalire a monte della prima cascata che si incontra, infatti, si apre uno scenario unico: una serie di cascatelle di acqua cristallina formano quattro piscine naturali consecutive, scavate in una roccia argillosa che conferisce una colorazione pastello all’ambiente circostante.

Al Pontaccio non è semplice fare un bagno vero e proprio: le piscine sono piccole e poco profonde, ad eccezione della prima dove si può effettuare un tuffo. Si tratta però del luogo ideale per un picnic e per una giornata di relax con nelle orecchie il solo suono dello scorrere del torrente, rinfrescandosi con un’immersione zen nelle sue acque.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il sole entra schermato dalle chiome degli alberi del bosco circostante: è un luogo ideale per ripararsi dai giorni più caldi dell’estate

Le Piagnare del Magra a Groppodalosio

Se vi state godendo una vacanza in Lunigiana, vi sarete accorti della peculiare costruzione dei tetti di molte delle vecchie case in pietra. La copertura è costituita infatti da piagne, lastre di arenaria disposte in triplice strato per proteggere dalla pioggia.

Dal nome di tali lastre nasce il nome delle Piagnare, un tratto spettacolare del fiume Magra dove il corso d’acqua scorre in mezzo a una ripida parete rocciosa di arenaria. Il colore scuro della pietra contrasta con il verde e l’azzurro delle purissime acque del Magra, qui davvero incontaminate.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo sbocco del sentiero è direttamente sopra la principale piscina naturale, con ampio spazio per sistemarsi

Le Piagnare si trovano nei pressi del paese di Groppodalosio, una frazione della Valdantena, nel comune di Pontremoli. Per raggiungerle si deve raggiungere il paese di Previdé, attraversarlo e proseguire verso Casalina. Quando su una curva verso destra, si può vedere un cancello pedonale in legno e filo di ferro chiudere il passaggio a un sentiero che si inoltra nel bosco, si è trovato l’accesso ad uno dei luoghi più belli per il wild swimming dell’intera Toscana.

In meno di tre minuti, infatti, il sentiero sbuca nei pressi di una grande piscina naturale formata dal Magra, con ampi massi all’ombra e al sole dove stendersi. L’esposizione del luogo permette di avere il sole per gran parte della giornata, cosa utile se si considera che ci si trova a circa 500 metri di altitudine e che le acque del fiume qui hanno temperature abbastanza fredde.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un contesto naturale incontaminato e mozzafiato

Lo scenario naturale è strepitoso: la ripida lastra di arenaria arriva fino a un gigantesco masso che divide in due il corso del fiume poco più a monte. Si può risalire il corso d’acqua agilmente, avventurandosi fino al ponte di Groppodalosio, una vecchia ma solida costruzione in pietra dalla quale passa la Via Francigena e dalla quale si può risalire fino al paese.

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Strette dell’Albegna, il diamante d’acqua dolce della Maremma

Con l’arrivo della bella stagione fioriscono le occasioni per dedicarsi a una delle più complete e soddisfacenti attività outdoor: il wild swimming, nuotare in luoghi naturali il più incontaminati possibile, tra mare, laghi, fiumi e torrenti.

Luoghi da esplorare, custodire e rispettare che regalano momenti di contatto unico con la natura e contesti speciali dove immergersi, come le Strette dell’Albegna, nella Toscana meridionale.

Dalle pendici del Monte Amiata infatti, nasce il fiume Albegna, uno dei corsi d’acqua più importanti della Maremma collinare e fra i più lunghi della regione, destinato a sfociare nel Tirreno nei pressi del promontorio dell’Argentario.

Compreso tra le province di Siena e Grosseto, il cono vulcanico dell’Amiata, spento da centinaia di migliaia di anni, è il simbolo della parte più interna del territorio maremmano.

L’Albegna scorre giù dal complesso montuoso e, sinuoso, si spinge a meridione caratterizzando il territorio intorno al paese di Roccalbegna.

Passa poi nel territorio di Semproniano e, a valle del piccolo borgo di Rocchette di Fazio, si insinua per circa 700 metri in un canyon, fiancheggiato da due maestose pareti di roccia calcarea e bianca. Il sole si riflette sullo scorrere del fiume, regalando giochi di luce bellissimi sulla pietra che caratterizza questo tratto del corso d’acqua. Sono le Strette dell’Albegna, uno dei luoghi più belli dove sfuggire al caldo che attanaglia la Toscana in estate, uno dei contesti migliori per regalarsi un’esperienza di wild swimming unica nel suo genere.

Fonte: LigaDue con licenza CC BY-SA 4.0

Il corso dell’Albegna che si staglia nella campagna maremmana. Sullo sfondo si intravvede Roccalbegna

Bosco Rocconi e le Strette dell’Albegna

Le Strette dell’Albegna si trovano all’interno della Riserva Naturale Provinciale di Rocconi, all’interno della quale è presente dal 1995 l’Oasi WWF di Bosco Rocconi, grande circa 140 ettari. Si tratta di un territorio impervio e selvaggio, ma non distante dal borgo di Rocchette di Fazio.

Frazione a 3 chilometri dal centro di Semproniano, in provincia di Grosseto, si tratta di un piccolissimo borgo con splendide case dalla facciate con pietra a vista, caratterizzato dalle vestigia del suo florido passato medievale, quando fu roccaforte di diverse famiglie nobile del luogo, come gli Aldobrandeschi prima e gli Orsini poi.

Nella parte sommitale il castello aldobrandesco, o piuttosto quello che ne rimane, fa bella mostra di sé, come la nobile e austera Chiesa di Santa Cristina, la cui croce templare sul portale d’ingresso ha dato vita alle più disparate leggende, come quella che vuole che un cavaliere dell’ordine sia sepolto nelle sue cripte e che da qualche parte a Rocchette sia sepolto parte del tesoro dei templari.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il borgo di Rocchette di Fazio, con le sue facciate in pietra

Rocchette di Fazio si trova sulla cima di una rupe calcarea a un paio di chilometri di distanza dal fiume Albegna, che scorre infossato in fondo alla valle, in un contesto naturale caratterizzato da boschi di leccio e rocce calcaree, abitato da una fauna estremamente varia, dove hanno un ruolo da protagonisti i rapaci come il falco pellegrino.

Il sentiero di Bellafreddi

Raggiungere le Strette dell’Albegna da Rocchette di Fazio è facile. Un breve sentiero parte infatti poche centinaia di metri a valle del paese, quando una strada sterrata si apre sulla destra rispetto a quella asfaltata che porta verso la località La Crocina.

Si tratta del Sentiero di Bellafreddi, contrassegnato da segnavia rossi, e che vi porterà con una rapida discesa sul letto del fiume. Dopo una prima parte pianeggiante lungo la strada sterrata, il sentiero piega a sinistra e si inoltra nel bosco in discesa.

Dopo appena una decina di minuti si potrà già accorgersi dell’arrivo nei pressi delle rive dell’Albegna. Quando poi si esce dal bosco e si raggiungono i grossi massi calcarei sul letto del fiume, vi attende una bella vista sul Sasso del Nibbio, una caratteristica e aspra conformazione rocciosa.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Sasso del Nibbio campeggia sulle sponde dell’Albegna, laddove termina il Sentiero di Bellafreddi

Questa zona del fiume è ideale per funzionare da campo base, per così dire. Una piscina naturale piuttosto profonda offre la possibilità di un gradevole tuffo rinfrescante, mentre gli ampi massi calcarei possono accogliervi per il vostro picnic o per riposare le membra prima di affrontare l’esplorazione delle Strette, il canyon che vi attende appena qualche decina di metri più a valle.

Un tuffo nell’Albegna

Attraversare le Strette dell’Albegna è un’avventura alla portata di tutti, a patto di saper nuotare. Non c’è sostanzialmente nessuna difficoltà particolare e rispetto a tanti altri luoghi di wild swimming le acque di questo fiume sono incredibilmente temperate. L’unico consiglio è di utilizzare un paio di scarpe o di sandali chiusi per riuscire ad avere un po’ più di presa sulle rocce.

Si può limitarsi a un tuffo nella prima piscina naturale, fuori dal canyon vero e proprio, che offre la possibilità di un’immersione rinfrescante e rilassante, ma il meglio lo dà lo spettacolo che vi attende addentrandovi fra le bianche pareti.

Ovviamente, data la particolarità del contesto, affrontate questo percorso solamente in caso di bel tempo e nella bella stagione.

Fonte: Lorenzo Calamai

I colori magici delle Strette dell’Albegna, con la cristallina acqua del fiume che chiama a un’immersione

Fare il bagno alle Strette è un’esperienza notevole: alti faraglioni candidi circondano il fiume, splendidamente levigati in maniera dolce e curvilinea dall’erosione; ampie piscine naturali si alternano a tratti più bassi, i toni del turchese e del celeste rendono splendida un’acqua trasparentissima; giochi di luce riverberano tra le rocce e la superficie del corso d’acqua, in un’atmosfera di pace totale, da non spezzare assolutamente.

Non ci vuole molto per effettuare la traversata, tra i quindici e i venti minuti arriverete alla fine del canyon, dove poi il letto del fiume si riallarga e qualche masso isolato muove ancora il panorama totalmente naturale che ci si trova di fronte.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il sole si riverbera sulla superficie dell’acqua e crea spettacolari giochi di luce sulle pareti rocciose

La risalita delle Strette è tranquilla, la corrente dell’Albegna leggerissima: potete perdere ancora un po’ di tempo ad ammirare l’azzurro del cielo che si staglia contro i rami degli alberi aggrappati sulla vetta delle pareti rocciose e a sguazzare beati nelle acque cristalline del fiume, contando uno per uno i sassolini levigati che compongono il fondale.

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Cascata di Tret, nel cuore della Val di Non

La Val di Non, perfetta per chi desidera una vacanza rigenerante e rilassante lontano dallo stress in un suggestivo paesaggio naturale disegnato da boschi, villaggi montani, laghi e prati, custodisce autentiche meraviglie mozzafiato tra cui è doveroso annoverare la Cascata di Tret, fragoroso salto d’acqua di 70 metri che conquista grandi e piccoli.

Raggiungibile a piedi, emoziona con la passeggiata tra le rocce e gli alberi, in un ambiente dove si respira pace assoluta, le scalette e i ponticelli di legno.

Il fascino speciale della Cascata di Tret

Trovarsi al cospetto di una cascata è sempre un’esperienza magica ma la Cascata di Tret ha qualcosa di speciale: in Alta Val di Non, tra i paesi di San Felice e Tret, si rivela uno spettacolo della natura reso ancora più grandioso dal panorama in cui è immersa. L’acqua che scorre dai verdissimi prati si trasforma in un possente salto che si lancia a picco lungo le pareti rocciose superando un dislivello totale di ben 105 metri e raccogliendosi nel canyon plasmato dal Rio Novella.

Dopo aver attraversato il bosco e formato un primo piccolo salto, l’acqua cade nel vuoto dando vita alla vera e propria cascata di una settantina di metri, nella stretta gola incastonata tra le nude e ripide pareti di roccia: e poi, il torrente prosegue per un breve tratto tra le fronde per unirsi al Novella, il fiume che, dal canyon omonimo, funge da confine naturale tra le provincie di Trento e Bolzano.

Come godersi la magia della Cascata di Tret

Sono due i modi per arrivare a godersi la magia della Cascata di Tret, con itinerari piacevoli da percorrere soprattutto in primavera e in estate, sia con bambini che con amici a quattro zampe al seguito.

Per avere un primo impatto con la cascata da sotto e scendere nella gola in modo da “sentirsi piccoli” al suo cospetto (con una vista che lascia senza parole!) la partenza è da Tret poco dopo la chiesa a destra verso l’albergo Aurora: la strada a un certo punto da asfaltata diventa sterrata e, nelle vicinanze dell’ultima casa, ecco il bivio che indica le due possibilità, ovvero per “la cascata alta” e per la “cascata bassa”.

In questo caso, occorre seguire la stradina a sinistra per giungere alla base della cascata. Si tratta di un gradevole sentiero di campagna, tra i prati e un muro di pietra, che comodo e largo, inizia a scendere inoltrandosi nel bosco: dopo aver camminato all’ombra di maestosi abeti, ecco una radura con ringhiera di legno da cui hanno inizio gli scalini che portano alla cascata.

Il primo tratto della discesa appare ripido ma la protezione della ringhiera viene in aiuto: sono due tornanti di scalinata, a ridosso della parte rocciosa che accompagna fino al salto d’acqua.

Si cammina in piano per poi salire alcuni gradini, seguire il sentiero e arrivare al ponticello che attraversa il torrente: qui fa bella mostra di sé la Cascata di Tret, da ammirare, fotografare e godersi senza alcuna distrazione.

Volendo, invece, scorgere la cascata da sopra, al bivio già menzionato, occorre proseguire dritto lungo la strada sterrata, passeggiando in un paesaggio sublime fiancheggiato da alberi e verdi prati. Il percorso, pianeggiante, si inoltra poi nel bosco e, superato un ponte in legno, sulla sinistra si apre il sentiero (costeggiato da una ringhiera di legno) che va alla parte alta della Cascata di Tret.
Ancora un breve tratto nel bosco e, poi, l’atmosfera da favola del rio che sfocia nella cascata!

Entrambi gli itinerari si percorrono agevolmente con una decina (al massimo un quarto d’ora) a piedi.

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Gli Stretti di Giaredo: alla scoperta dell’affascinante canyon della Toscana

Goccia dopo goccia, l’acqua scava.

Talvolta erode la roccia in modo singolare, dando vita a luoghi unici come gli Stretti di Giaredo, un canyon lungo circa un chilometro attraversato dal torrente Gordana, non molto lontano da Pontremoli, in provincia di Massa.

Si trova in Lunigiana, la terra dei fiumi della Toscana. In questo angolo meno conosciuto della regione, un lembo di terra stretto tra montagne e mare all’estremo nordoccidentale del suo territorio, decine di corsi d’acqua scendono dagli Appennini per riversarsi verso il mar Tirreno.

Il torrente Gordana è uno di questi. Nasce dal monte Tecchione, nell’amena valle di Zeri, e ha un corso di appena 15 chilometri prima di gettarsi nelle acque del fiume Magra non lontano da Pontremoli, uno dei centri più rilevanti della Lunigiana.

Malgrado il breve tragitto percorso dai suoi flutti, il Gordana dà vita a un luogo peculiare come gli Stretti di Giaredo, dove l’acqua attraversa due giganteschi blocchi rocciosi, scavandoli verticalmente e dando vita a un profondo e affascinante canyon. Attraversarlo significa entrare in una sorta di mondo parallelo, dove il sole filtra a tratti, dando vitalità, colori e forme sorprendenti alla roccia e alla peculiare vegetazione.

Per attraversarlo non servono competenze particolari, tranne saper nuotare. Rispetto ad altre forre di questo tipo, infatti, gli Stretti di Giaredo possono essere esplorati e attraversati senza fare ricorso a corde, imbragature o chiodi. Basta una buona organizzazione e la necessaria prudenza per affrontare il percorso in sicurezza, camminando nel letto del torrente e immergendosi per alcuni brevi tratti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Stretti di Giaredo, un universo parallelo da esplorare

Stretti di Giaredo, come arrivare

La cittadina di Pontremoli, in provincia di Massa, è il capoluogo della Lunigiana. Situata in posizione centrale lungo la valle scavata dal fiume Magra, ha un centro storico medioevale elegante e una discreta vitalità, in particolare nei mesi estivi.

Si tratta inoltre di un ottimo quartier generale per le tante proposte di attività outdoor del territorio lunigianese, come per l’appunto la scoperta degli Stretti di Giaredo, che si trovano non lontano.

Per raggiungerli, si imbocca la Strada provinciale 37 seguendo le indicazioni per Zeri. Dopo essere passati sotto un alto cavalcavia dell’autostrada, si incomincia a salire. Nei pressi di un tornante verso destra, un’indicazione verso sinistra indica l’imbocco della strada per gli Stretti.

Tenete la destra al primo bivio e dopo circa un chilometro, su una brusca curva verso sinistra, il cartello con le indicazioni per gli Stretti indicherà una strada sterrata che prosegue nel bosco. Lasciate pure il vostro mezzo di trasporto nello spazio a bordo strada e proseguite da qui a piedi.

Fonte: Lorenzo Calamai

L’eccezionale stratificazione delle rocce scavate dalle acque del torrente Gordana

Per arrivare all’imbocco del canyon si impiega poco meno di mezz’ora, ma una parte del percorso consiste nel risalire il letto del torrente. La corrente è debole e l’acqua non arriva mai oltre il polpaccio, tuttavia servirà mettere i piedi in acqua.

Si prosegue per la strada sterrata fino a un largo spiazzo, dove si esce dal bosco e si piega verso sinistra, entrando nel letto del torrente. Da qui, in meno di mezzo chilometro, sarete giunti agli Stretti.

Avventura nel canyon

Risalire e ridiscendere il Gordana all’interno del canyon è un’avventura magnifica per il microuniverso in cui vi troverete a vivere per un’ora e mezzo circa: rocce di colori fantastici e brillanti, una natura straripante e rigogliosa, l’acqua azzurra del torrente.

Alzando lo sguardo potete osservare le fronde degli ontani neri e dei frassini che si protendono a invadere lo spazio aereo al di sopra della forra, popolando i boschi che crescono sui due fianchi al di sopra del canyon.

La fauna degli Stretti è caratterizzata da anfibi come rane e rospi, ma anche uccelli meno comuni come la ballerina gialla, il merlo acquaiolo e l’airone.

La parte più emozionante però è quella geologica. La peculiare morfologia rocciosa e l’opera di erosione compiuta dall’acqua portano alla luce rocce di forme e colori straordinari. Il lavoro del torrente Gordana consente a chi attraversa gli Stretti di osservare tutta la stratificazione compiutasi nel corso dei millenni, come guardandone una sezione del pianeta dal Mesozoico a oggi.

Fonte: Lorenzo Calamai

Uno dei passaggi più suggestivi del percorso nella forra degli Stretti di Giaredo

Il percorso si snoda nelle anse del Gordana, fra attraversamenti a nuoto di piscine profonde e tratti di camminata sulle rocce o su piccole spiagge, e finisce quando incontrate un grosso masso che divide il corso del torrente in due cascatelle laterali.

Il canyon vero e proprio finisce lì, ma se vi sentite abbastanza audaci e capaci di risalire (e ridiscendere) oltre le cascate, andrete incontro a un allargamento del letto del fiume e ad uno scenario ancora diverso ed affascinante. Se avete uno zaino impermeabile, impacchettate il vostro picnic per venirlo a consumare qui, lontano dalla civiltà.

Fonte: Lorenzo Calamai

Dopo circa un chilometro, superando la cascatella finale, il letto del torrente si allarga

Lo stop ultimo del percorso è nei pressi della diga di Giaredo, che sbarra il corso del torrente e che è sostanzialmente invalicabile.

Tornando, è possibile riposare al sole nella piccola spiaggia all’ingresso del canyon o nelle varie zone asciutte del torrente poco più a valle.

Stretti di Giaredo, l’attrezzatura necessaria

Il percorso che attraversa gli Stretti di Giaredo è alla portata di chiunque sappia nuotare, ma bisogna essere previdenti e ben attrezzati.

Se siete principianti, viaggiate con bambini o semplicemente volete godervi tutto in massima sicurezza e magari apprendere anche qualche cosa di più, la cooperativa Sigeric offre visite guidate su prenotazione. Nel costo è compreso servizio guida, attrezzatura composta da muta, caschetto e giubbotto salvagente, assicurazione.

Fonte: Lorenzo Calamai

Alcuni tratti degli Stretti devono essere necessariamente attraversati a nuoto e l’acqua è piuttosto fredda, occorre essere appropriatamente attrezzati con una muta

Se vi ritenete abbastanza esperti da poter affrontare il canyon da soli, non dimenticate di attrezzarvi di conseguenza: sandali tecnici chiusi sul tallone o, ancor meglio, scarpe da ginnastica con una suola che faccia un minimo di presa; una maglia termica o una muta tipo surf, visto che dentro il canyon non batte quasi il sole, e l’acqua è molto fredda.

Buona norma portarvi un caschetto, date le caratteristiche morfologiche del canyon. Visitate il canyon possibilmente in compagnia e sempre con il bel tempo: la pioggia può portare al pericolosissimo fenomeno del flash flooding e rendere la visita agli Stretti un’esperienza terribile e pericolosa.

Prese le dovute precauzioni, tuffatevi nel mondo parallelo che vi aspetta all’interno del canyon.

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Cosa mettere in valigia per una settimana di vacanza al mare

Manca poco alla prossima vacanza al mare e già vi state immaginando distesi sulla sabbia dorata e cullati dal dolce suono del mare: vi aspetta una settimana di meritato riposo in totale relax e alla scoperta di luoghi splendidi in giro per il mondo. Ma c’è un dubbio che vi assale puntualmente prima di ogni partenza: cosa mettere in valigia?

Anche i viaggiatori più esperti si trovano spesso a dover fare i conti con la gestione degli spazi e con la paura di dimenticarsi qualcosa di importante. Ecco tutti i consigli per preparare la valigia per una settimana al mare, con la lista degli elementi da inserire e i trucchi salvaspazio di cui non potrete più fare a meno.

Prepara una lista

Anche se può sembrare noioso, preparare una lista per il mare è un’attività essenziale per organizzare al meglio gli spazi in base alla capienza del vostro bagaglio e non dimenticare proprio nulla. A chi non è mai capitato di avere bene in mente cosa portare al mare, ma puntualmente ha dimenticato qualcosa a casa?

Nel compilare la lista, dividete tutto ciò che dovrete portare con voi in categorie e inserite anche il numero di elementi per ciascuna tipologia. Vi sarà utile sia per comprendere fin da subito la mole di indumenti e accessori che vi serviranno, sia per spuntare facilmente le varie voci man mano che inserite gli elementi in valigia.

Riduci all’essenziale

Lo spazio in valigia non basta mai: che abbiate uno zaino, un trolley o una valigia di grandi dimensioni che dovrete condividere in coppia, non ci sarà mai abbastanza spazio per tutto quello che vorreste portare. Ecco allora che torna il consiglio più antico del mondo: riduci all’essenziale. Per aiutarvi, preparate gli outfit già completi che vorrete indossare in vacanza, in modo tale da portare soltanto ciò che indosserete veramente, lasciando a casa il superfluo.

Inoltre, un trucco per non esagerare con la quantità di vestiti è quello di scegliere calzature e indumenti comodi e versatili, che possono adattarsi a diverse occasioni, sia durante il giorno che per un’uscita serale.

Cosa non dimenticare: i prodotti più importanti

Potremmo anche dimenticarci alcuni vestiti o un paio di scarpe, ma ci sono elementi che per qualsiasi partenza sono essenziali e non possono essere dimenticati:

  • Documenti di riconoscimento (carta d’identità o passaporto e loro fotocopie utili in caso di smarrimento)
  • Soldi in contanti e carte di credito e debito (molto utili se si viaggia negli USA o a Dubai)
  • Smartphone (ormai indispensabile nella vita quotidiana) con il suo caricabatteria
  • Adattatore universale per prese (in caso di viaggi in Paesi che usano prese diverse da quelle italiane)
  • Numeri di emergenza: ovunque vi stiate recando, è importante salvare i numeri di telefono principali da chiamare in caso di emergenze

Indumenti e accessori per il mare: quali mettere in valigia

Questa è la parte più difficile dell’organizzazione di una valigia per il mare: quali e quanti vestiti portare? Nel comporre il vostro bagaglio, partite dalle cose più importanti e andate a scalare man mano. Ecco l’elenco delle cose da non lasciare fuori dalla valigia.

  • Abbigliamento intimo: slip, reggiseni se si è donne, calze, pigiami, non possono assolutamente mancare. Per una settimana si consigliano circa 14 paia di slip (se si ipotizzano due cambi al giorno) e 7 paia di calze (un cambio al giorno, con la possibilità di lavarle facilmente all’occorrenza)
  • Calzature: se andrete alla scoperta della località in cui soggiornate, servirà sicuramente un paio di scarpe comode da jogging e non dimenticate anche le ciabatte, sia quelle per fare la doccia che quelle adatte alla spiaggia; e se le spiagge in cui andrete saranno rocciose prendete anche le scarpette per gli scogli
  • Costumi da bagno: possono bastarne tre paia per sette giorni di mare
  • Magliette e altri indumenti comodi: per andare al mare servono vestiti comodi e quindi t-shirt, canottiere, pantaloni corti e lunghi o gonne. Meglio portare più magliette a maniche corte (almeno una al giorno, da lavare all’occorrenza), saranno adatte sia per il giorno che per la sera. Portatene almeno due bianche: si abbinano con tutto
  • Indumenti per coprirsi: portate anche una felpa o un giubbino per le serate più fresche e anche una giacca o mantello antipioggia per non farvi trovare impreparati in caso di maltempo
  • Accessori per il mare: occhiali da sole, cappellino per proteggere la testa (o foulard) e telo mare
  • Zainetto e/o borsa per il mare: utile, il primo, in caso di escursioni giornaliere, mentre la borsa per la spiaggia è comoda per trasportare tutto l’occorrente per il mare

Prodotti per l’igiene personale: cosa non deve mancare

I prodotti per l’igiene personale sono essenziali in casa come in vacanza. Preferite formati da viaggio o munitevi di bottigliette piccole nelle quali travasare una buona parte dei prodotti, in modo da risparmiare spazio portando soltanto quello che effettivamente consumerete nell’arco di una settimana.

Inoltre, nel caso in cui si debba prendere un aereo, i prodotti travel size sono perfetti se si ha soltanto il bagaglio a mano. Nella maggior parte degli aeroporti (tranne alcune eccezioni come Milano Malpensa e Roma Fiumicino), è vietato superare una certa soglia di liquidi trasportati a mano.

Ecco i prodotti da inserire nel beauty-case per una settimana al mare:

  • Spazzolino, dentifricio, collutorio e altri accessori per la pulizia dei denti
  • Spazzola per capelli
  • Protezione solare e doposole
  • Deodorante, profumo ed eventuale make-up con relativi accessori
  • Stick per pulire le orecchie
  • Shampoo e bagnoschiuma (nel caso in cui non vi rechiate in hotel o in strutture che solitamente li offrono)
  • Accessori per la rasatura
  • Fazzoletti
  • Medicinali di prima necessità: portate con voi un piccolo kit di pronto soccorso, con cerotti, antidolorifico, antipiretico, antinfiammatorio e, visto che parliamo di vacanze al mare, inserite anche il repellente per le zanzare

La regola generale è ancora quella di portare soltanto l’essenziale tra quello che utilizzate solitamente per l’igiene personale. In base alle specifiche esigenze, potreste aggiungere nella vostra lista personalizzata anche altri elementi.

Prodotti e accessori tecnologici: quali portare

Oltre allo smartphone e al suo caricabatterie, altri prodotti tecnologici da inserire in valigia, o nello zaino, sono:

  • Power bank: non è indispensabile, ma se ne siete in possesso e sapete di utilizzare molto i device elettronici, oppure farete lunghe gite senza la possibilità di ricaricarli, una power bank potrebbe tenerli in vita evitando fastidiosi contrattempi
  • Prese multiple e adattatori universali: sarete sempre pronti a caricare i vostri strumenti tecnologici anche con prese diverse da quelle italiane
  • Cuffiette auricolari: se dovete prendere l’aereo o il treno, quale miglior compagno di viaggio se non della buona musica in sottofondo mentre i paesaggi scorrono fuori dal finestrino?

Se viaggiate con bambini, infine, lasciate un po’ di spazio per qualche gioco, oltre a salvagente e braccioli da gonfiare in spiaggia. Ora siete davvero pronti a partire per una splendida settimana al mare.

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Tra le vie degli alpeggi della Valtellina, cammini da sogno

Con l’arrivo della primavera, torna un nuovo modo di vivere la montagna: non più sport sulla neve e panorami imbiancati, bensì lunghe camminate all’aria aperta tra prati verdi e natura incontaminata. La Valtellina è la meta perfetta per gli amanti del trekking, dove nasce l’iniziativa “In giro per alpeggi”. Si tratta di alcuni splendidi itinerari che raccontano la vita d’alta quota e ci offrono l’occasione per assaporare alcuni dei prodotti tipici che qui vengono preparati. Scopriamo qualcosa in più.

Gli alpeggi della Valtellina

Vivere l’esperienza di fare trekking in montagna: sono sempre più i turisti che si godono quest’avventura, andando alla scoperta di alcuni dei panorami più belli d’Italia. Una delle destinazioni perfette è la Valtellina, che si snoda nella provincia di Sondrio. Nasce così l’iniziativa “In giro per alpeggi”, con bellissimi sentieri che partono dalla bassa valle e raggiungono l’alta montagna, attraversando panorami naturali da sogno. I percorsi incrociano alcuni meravigliosi alpeggi che offrono ai turisti la possibilità di scoprire come si vive in alta quota e di cosa ci si nutre, assaporando i prodotti caseari tipici del luogo.

È stato creato anche un passaporto che permette di individuare tutti gli alpeggi presenti in Valtellina, con una loro breve descrizione e le indicazioni necessarie per raggiungerli a piedi. Per chi preferisce vivere un’esperienza diversa, è possibile scegliere un accompagnatore di media montagna per partecipare ad attività che forniscono una visione più coinvolgente e completa della vita d’alta quota. Sarà un’occasione unica per affiancare gli alpeggiatori, scoprendo così il loro duro lavoro e le antiche tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.

Gli itinerari da scoprire

Scopriamo allora alcuni degli itinerari degli alpeggi della Valtellina, avventure meravigliose dove immergersi nella natura incontaminata. Uno dei cammini più suggestivi è quello che conduce a Bormio, nota meta turistica invernale, che durante la stagione calda offre la possibilità di esplorare le malghe dei dintorni. I contadini aprono le loro fattorie per permettere a grandi e piccini di vivere da vicino le tradizioni di montagna: dall’allevamento alla mungitura delle mucche, passando per il rispetto dell’ambiente e degli animali.

Anche Livigno offre opportunità interessanti: la famosa destinazione sciistica, da giugno a settembre, si concentra su tutt’altra attività rispetto agli sport sulla neve. Le sue malghe sono il luogo perfetto per vivere una giornata a contatto con la natura, tra esperienze autentiche. Gli alpeggi di Federia, Alpe Mine e Alpe Vago consentono di fermarsi per riposare un po’ dopo una lunga escursione, assaporando prodotti tipici valtellinesi.

Spostiamoci poi a Madesimo, dove si arriva sino all’Alpe Groppera affrontando un itinerario più impegnativo (incontrando il lago Azzurro) oppure uno più adatto alle famiglie (passando dall’Alpe Motta). L’attività principale? Assistere alla preparazione di alcuni formaggi del luogo, da poter poi degustare per imparare ad apprezzare i sapori della montagna. Molto suggestivo è poi il villaggio di Montespluga, dove gli alpeggiatori portano il loro bestiame a pascolare tra i prati verdi. Infine, nel borgo di Mese si può visitare il Museo del Latte, per ammirare gli strumenti che venivano utilizzati in passato per la produzione dei formaggi.

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Alla scoperta dei laghi vulcanici del Lazio, tra storia, natura e leggende

Il Lazio è una delle regioni italiane più ricche di bacini lacustri. Basti pensare che, con la loro superficie, occupano circa l’1,3% dell’intero territorio regionale. I laghi più importanti sono di origine vulcanica e sono senza alcun dubbio un vero spettacolo per gli occhi, incastonati in paesaggi suggestivi, su cui si affacciano borghi antichi che valgono assolutamente una visita.

Lago di Bolsena, il più grande lago di origine vulcanica d’Europa

Il lago di Bolsena, di forma ellittica, è il quinto per dimensioni in Italia ed è il più grande lago di origine vulcanica d’Europa, con una superficie di 114,5 kmq, un perimetro di 43 km e una profondità massima di 151 metri. È situato nell’alto Lazio, al confine con Umbria e Toscana – nella parte settentrionale della provincia di Viterbo – nella caldera principale del complesso vulcanico Vulsinio, formatasi in seguito alle eruzioni laviche. All’interno del lago si trovano due isole: Bisentina e Martana, ricche di vegetazione a macchia mediterranea che contrasta con l’azzurro della sua superficie.

L’isola Bisentina è una delle principali attrazioni turistiche per chi visita il borgo di Capodimonte, cui è collegata con un servizio di battello. Qui si trovano numerosi monumenti, tra cui la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola, caratterizzata dalla presenza di una maestosa cupola, il convento Francescano, la pregevole Rocchina e il tempio di Santa Caterina progettato da Sangallo.

L’isola Martana è situata di fronte al borgo di Marta, da cui dista circa 2 chilometri. Ha una particolare forma che ricorda una mezzaluna, ma in realtà è la parte emergente di un cratere vulcanico ricoperto dall’acqua nel corso dei secoli. Diverse leggende aleggiano su questo luogo: secondo la tradizione, sull’isola sarebbero state nascoste nel 410 d.C. le spoglie di Santa Cristina, per sottrarle alle invasioni barbariche, mentre secondo un’altra credenza, durante il dominio dei Goti vi sarebbe stata segregata e poi barbaramente uccisa la regina Amalasunta, per mano di un sicario su ordine di suo cugino e consorte Teodato. Martana è diventata proprietà privata intorno alla metà del XX secolo e lo è tutt’oggi, per cui l’approdo è consentito unicamente su permesso degli attuali proprietari.

Il lago di Bolsena è un luogo ricco di natura, arte e storia antica. Nove sono i borghi che compongono il circondario del bacino vulcanico – Bolsena, Marta, Capodimonte, Gradoli, Latera, San Lorenzo Nuovo, Montefiascone, Grotte di Castro, Valentano – e ognuno di essi cela interessanti tesori da scoprire.

Lago di Bracciano, tra le mete più ambite dai romani

Il lago di Bracciano, situato a nord nei monti Sabatini (fu infatti definito dai Romani ‘Lacus Sabatinus‘) è il secondo del Lazio per grandezza, con una superficie di 57,5 kmq e una profondità  massima di 160 m. Insieme al lago di Martignano, anch’esso di origine vulcanica, è compreso nel Parco Regionale di Bracciano – Martignano per il particolare valore naturalistico. Tutta l’area protetta si estende per oltre 16 mila ettari, offrendo ai visitatori un mosaico estremamente variegati di attrazioni paesaggistiche e storiche. Le rive del lago Sabatino sono state, infatti, popolate fin dal Neolitico, come testimonia un importante ritrovamento nei pressi di Anguillara Sabazia, in località La Marmotta, di un villaggio sommerso a circa 7,5 metri di profondità.

Per i romani, il lago di Bracciano è una delle delle mete irrinunciabili durante il periodo primaverile ed estivo, dove  trascorrere una piacevole giornata o un weekend lontano dal caos cittadino, immersi nella natura. Oltre a praticare attività ed escursioni all’aria aperta, si può andare alla scoperta degli splendidi borghi sorti su queste rive.  Partendo da Bracciano, con le sue attrazioni, tra cui il Castello Orsini-Odescalchi, si può raggiungere il pittoresco borgo di Anguillara Sabazia e la sua bellissima Collegiata di Santa Maria Assunta. Da qui, dirigendosi verso nord, si giunge a Trevignano Romano, dove troneggia l’antica Rocca dei Vico.

Una splendida veduta del lago di Bracciano

Fonte: iStock

Lago di Bracciano, meta preferita dei romani in primavera ed estate

Lago di Vico, uno dei più belli dell’Italia centrale

Il Lago di Vico si trova al centro del comprensorio dei Monti Cimini, costituito da un insieme di rilievi montuosi di origine vulcanica. È uno dei più belli e meglio conservati dell’Italia centrale, anche per via della sua caratteristica forma a ferro di cavallo dovuta dalla presenza dello sperone del monte Venere, cono vulcanico secondario all’interno del cratere principale che lo ospita. L’elevato valore naturalistico dell’area è alla base dell’istituzione della Riserva Naturale “Lago di Vico“, avvenuta nel 1982, che si estende nel Comune di Caprarola per 3.240 ettari, di cui circa 1.000 sono costituiti da boschi e altrettanti sono occupati dal bacino lacustre e dalle fasce palustri circostanti, mentre i rimanenti ospitano colture agricole, in massima parte di nocciole, che costituiscono una delle principali risorse economiche del comprensorio del lago.

La presenza di siti preistorici e archeologici posti sulle pendici interne del cratere, rende il lago di Vico una meta straordinaria. Le coste, abitate fin dal Neolitico e successivamente dagli Etruschi e dai Romani, si presentano a tratti molto selvagge mentre in altri spuntano piccole spiagge che consentono l’accesso alle acque di questo specchio blu. Tutta la caldera dei Monti Cimini e l’avifauna del lago offrono agli appassionati di natura occasioni per praticare birdwatching e trekking.

Nei dintorni, non perdetevi una passeggiata presso il centro storico di San Martino al Cimino, una visita a Ronciglione o un salto a Caprarola, con i suggestivi scenari offerti dallo splendido Palazzo Farnese, considerato uno dei monumenti più significativi del tardo Rinascimento in Europa.

Lago di Vico, perla naturale del Lazio

Fonte: iStock

Il paesaggio idilliaco del lago di Vico

Lago Albano, il più profondo dei laghi vulcanici italiani

Il lago Albano è il più grande nel territorio dei Castelli Romani ed è il più profondo dei bacini vulcanici italiani. Prende il suo nome da Albalonga, madre di Roma, che si ipotizza sorgesse proprio sulle sue sponde. Viene anche chiamato lago di Castel Gandolfo, perché nelle sue acque si specchia il borgo che ospita la residenza estiva dei Papi. Ha una forma ellittica originata dall’unione di due crateri e raggiunge circa 3,5 km di lunghezza e 2,8 km di larghezza, mentre la sua profondità massima è di circa 170 metri.

Perfetto per una gita fuori porta, in primavera e in estate è meta ambita dagli amanti degli sport acquatici, come canottaggio, vela, diving, kayak e sup – qui è presente il circolo federale della FICK (Federazione Italiana Canoa e Kayak), dove si allena la nazionale italiana – o semplicemente da chi abbia voglia di farsi un tuffo nelle sue acque e prendere il sole sulle sue sponde. Sul lungolago di Castel Gandolfo si incontrano spesso ciclisti e podisti in allenamento. La bellezza del paesaggio, la ricchezza della vegetazione, le testimonianze archeologiche e storico-artistiche rendono questo lago una meta piacevole e interessante per chi vuole regalarsi passeggiate rilassanti. Navigandolo lungo il “Sentiero dell’Acqua” su di un battello, ci si può immergere appieno nell’ambiente circostante, ricco di tesori da scoprire.

Da visitare, i borghi di Albano Laziale, sempre animato anche grazie alle tante manifestazioni di interesse turistico, legate soprattutto alla tradizione del territorio, che si svolgono durante tutto l’anno, e Castel Gandolfo, arricchito dalle affascinanti Ville Pontificie con i loro giardini di una bellezza unica.

Lago Albano o lago di Castel Gandolfo, meta ambita nel Lazio

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Lago Albano, il più grande bacino nel territorio dei Castelli Roman

Lago di Nemi, piccolo e leggendario specchio d’acqua

Il lago di Nemi è un piccolo specchio d’acqua incassato nel cratere di un antico vulcano, parte del complesso vulcanico dei Colli Albani. Meta di divertimento e villeggiatura sin dai tempi degli antichi Romani, prende il nome dal ‘Nemus Dianae’, bosco sacro dedicato alla dea Diana, che era situato nelle vicinanze. A confermare l’importanza storica di questo luogo è la sua ricchezza archeologica. Basti pensare che nei pressi delle rive si trovano il Tempio di Diana e il Museo delle Navi Romane.

Il lago di Nemi fu, infatti, oggetto di una leggenda riguardante due navi gigantesche, costruite in epoca romana, forse contenenti dei tesori, che sarebbero state sepolte sul fondo del bacino per ragioni misteriose. Tale leggenda prese a circolare probabilmente sin dal I secolo d.C., e poi per tutto il Medioevo, accreditata ogni tanto dal ritrovamento occasionale di strani reperti da parte dei pescatori. Queste voci avevano, però, un fondamento di verità: le due navi, frutto di un’ingegneria avanzata e splendidamente decorate, erano state fatte costruire dall’imperatore Caligola, in onore della dea egizia Iside e della dea locale Diana, il quale le utilizzava come palazzi galleggianti in cui abitare o sostare sul lago, o con cui simulare battaglie navali. In seguito alla sua morte, avvenuta nel 41 d.C., il Senato di Roma – di cui l’imperatore era stato acerrimo avversario politico – fece distruggere tutte le opere di Caligola, tra cui anche le navi di Nemi, che furono affondate sul fondo del lago.

Anche qui una visita ai borghi che circondano il lago è d’obbligo. Nemi è una delle cittadine più amate e frequentate dei Castelli Romani, per il suo magnifico panorama e le tradizioni culturali ed enogastronomiche. In particolare è famosa per le sue  fragole che, secondo la leggenda, sarebbero nate dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone, poi trasformate in cuori rossi. Genzano di Roma è situato sulle alture del versante esterno del cratere vulcanico, formatesi in seguito alle esplosioni che hanno generato il Lago di Nemi e il Lago Albano. Da non perdere un giro tra i suoi monumenti, tra cui la Collegiata-Cattedrale della Santissima Trinità,  il Convento e la Chiesa dei Cappuccini e Palazzo Sforza Cesarini.

Borgo di Nemi che si affaccia sull'omonimo lago

Fonte: iStock

Lo splendido Borgo di Nemi affacciato sul lago omonimo
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SentierElsa: tra tuffi e natura un parco fluviale per tutta la famiglia

Il SentierElsa è un percorso attrezzato che attraversa il Parco fluviale dell’Elsa, una zona verde e curata sulle sponde del fiume nella zona in cui attraversa la cittadina di Colle val’Elsa, all’incirca a metà strada tra Firenze e Siena.

In questo tratto il corso d’acqua prende il nome di Elsa Viva, per via del brillante colore turchese che assumono le sue acque nel momento in cui ricevono il tributo di alcune vicine sorgenti di acqua termale, le Vene.

Un comodo sentiero lungo circa quattro chilometri, alla portata di tutti, fiancheggia le fresche acque del fiume, meta ideale per un bagno rinfrescante nella tarda primavera e in estate. Dolci anse, spettacolari cascate, aree attrezzate per il picnic, ponticelli con corde e massi e la generale cura con cui è mantenuto il sentiero lo rendono una destinazione ideale per chi è alla ricerca di una giornata di relax in mezzo al verde, con il piacevole scorrere dell’acqua nelle orecchie, ed è particolarmente indicato per le famiglie, che possono combinare la scoperta della natura fluviale con un contesto sicuro e controllato.

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista dell’Elsa dal Ponte di San Marziale, dove inizia il SentierElsa

Come arrivare al SentierElsa

Colle Val d’Elsa, cittadina facilmente raggiungibile percorrendo la superstrada Firenze-Siena, si trova a circa 40 minuti di auto dal capoluogo e 30 minuti da Siena.

Il Parco Fluviale dell’Elsa (o, appunto, SentierElsa), con le sue piscine di un celeste intenso, si trova nel bel mezzo della cittadina.

Il percorso in riva al fiume che dà il nome alla città è posto fra il Ponte di San Marziale e il Ponte di Spugna, lungo la strada che va verso il centro di Colle. È possibile quindi accedere da uno qualsiasi dei due capi del sentiero, ognuno dei quali ha ampie zone di parcheggio nelle vicinanze.

Le acque dell’Elsa, in questo tratto che attraversa Colle, diventano di un color celeste intenso, quasi turchese. Nei 22 chilometri di corso prima di arrivare in città, il fiume viene definito dai locali Elsa Morta, per la sua scarsa portata. A Colle, invece, riceve i tributi di due sorgenti perenni come le Vene di Onci, dalle quali sgorgano più di mille litri d’acqua al secondo, e le Caldane: entrambe di acqua calda termale, regalano al fiume sia il suo caratteristico colore che la notevole portata, facendogli meritare il nome di Elsa Viva.

Il percorso del parco fluviale è lungo quattro chilometri e contornato di radure nel bosco, rocce, spiaggette e piscine naturali scavate dal fiume. Esplorate in lungo e in largo il sentiero, soffermandovi nei luoghi che più vi incuriosiscono: scegliere il vostro posto preferito sarà una piccola, divertente avventura.

La grande cascata

Prendendo il SentierElsa dal Ponte di San Marziale si incontrano subito la Steccaia e il Callone Reale. Si tratta di due opere di ingegneria idraulica presenti fin dal Medioevo che consentivano ai colligiani di regolare la portata del fiume, deviandone le acque in modo da irrigare i campi e da muovere le macine dei mulini ed essere utilizzate da cartiere e ferriere.

Poco più avanti si incontra una delle principali attrazione del percorso. La grande Cascata del Diborrato è la punta di diamante del parco fluviale: un salto di circa 10 metri con un fronte molto ampio genera un grande lago profondo tutto da nuotare.

Leggenda vuole che in fondo alla pozza ci sia ancora un carro armato della Seconda Guerra Mondiale, finito giù dalla cascata e inghiottito dai flutti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Tuffo dalla Cascata del Diborrato, lungo il SentierElsa

Un’area picnic si trova adiacente alla cascata, dalla sommità della quale, in estate, i più ardimentosi si cimentano in un tuffo spregiudicato nella grande polla sottostante.

Per trovare un posto dove sistemarsi e accedere facilmente alla piscina a valle della cascata, seguite il sentiero e, scendendo dal promontorio della cascata, girate a destra verso la cosiddetta Grotta dell’Orso, una rientranza profonda nella roccia ai piedi del salto.

Il lago celeste ai piedi del Diborrato è un luogo davvero misterioso dove fare il bagno, sembra uscito da panorami centroamericani, con la parete rocciosa sul lato opposto rispetto alla cascata che offre una valida alternativa alla cima della cascata per un tuffo, arrampicandosi e poi utilizzando una corda che vi è stata affissa per lanciarsi verso la piscina.

Altri angoli del SentierElsa

Non c’è solo la Cascata del Diborrato fra gli angoli meritevoli di una sosta lungo il percorso del Parco fluviale dell’Elsa.

Di fronte alla succitata Grotta dell’Orso si trova una grande piscina ovale attraversata da un cordolo di roccia calcarea, sulla quale ci si può comodamente sedere, tenendo i piedi a bagno. A valle e a monte del cordolo potete nuotare nelle celesti piscine dell’Elsa. In sinistra orografica la grotta e le sue prospicienze regalano un po’ di terreno all’asciutto per accomodarsi: si tratta di una zona ombrosa, un ottimo rifugio dalla calura, con una superficie pianeggiante in terra battuta.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Grotta dell’Orso con le sue piscine naturali

Poco più a valle ci si imbatte in una serie di cascatelle che creano alcune piscinette non troppo profonde, in un tratto spettacolare del fiume. Dall’acqua emergono composizioni rocciose biancastre, conformazioni calcaree dovute alla particolare composizione chimica che l’Elsa Viva assume dopo aver ricevuto le acque delle Vene e delle Caldane.

Qui potete sistemarvi nella zona in terra battuta adiacente al sentiero in destra orografica, sempre riparati dal solleone grazie al tanto verde circostante e immergervi piacevolmente nelle piscine naturali. Una zona dedicata al relax e meno battuta delle precedenti, dove rilassarsi in pace e a contatto con la natura circostante.

Infine, subito prima che il sentiero attraversi un ampio prato leggermente discostato dal letto del fiume, si trova una radura fra gli alberi dove poter stendere l’asciugamano o una coperta sulla terra battuta per rilassarvi, mentre scendendo un poco a valle, dopo alcune rapide e una cascatella, una bella piscina riservata permette la possibilità di qualche bracciata.

Fonte: Lorenzo Calamai

Risalendo a nuoto l’Elsa, tra una piscina e l’altra

Il percorso si chiude con un simpatico guado su una fila di grandi sassi, con delle corde alle quali assicurarsi, prima di risalire il Ponte di Spugna e riemergere dal SentierElsa.

Scoprire Colle Val d’Elsa

Oltre a godervi la verdeggiante frescura del Parco Fluviale di Colle, non trascurate la visita alla cittadina di Colle Val d’Elsa.

Arroccato su un colle non molto alto, centro rilevante in epoca medioevale e rinascimentale, cittadina che ha dato i natali al genio architettonico di Arnolfo di Cambio, Colle Val d’Elsa conserva il proprio fascino ancora oggi grazie alle opere dell’ingegno che popolano il centro cittadino, posto in posizione sopraelevate rispetto all’abitato odierno.

Le bellezze architettoniche, le vedute sul territorio circostante e l’atmosfera senza tempo che contraddistinguono Colle Val d’Elsa meritano la visita in un luogo peraltro non particolarmente battuto dal turismo mainstream.

Fonte: Sorin Popovich, con licenza CC BY-SA 2.0

Vista dell’abitato di Colle Val d’Elsa

Al centro storico si accede superando l’affascinante Porta Volterrana, residuo maestoso delle mura che circondavano Colle, la cui costruzione è attribuita a Giuliano da Sangallo. Superata piazza Santa Caterina, con il suo affaccio panoramico, si trova Palazzo Renieri-Cortigiani, oggi municipio, e il ponte del Campana, dal quale si ammira la facciata rinascimentale dell’omonimo palazzo.

Lungo la centrale via del Castello si trova il Palazzo Pretorio e, in fondo, il bastione difensivo che è il Baluardo, fortificazione che cinge il castello e che si affaccia come una balcone sull’abitato ai suoi piedi.

Da qui un stretta via pedonale lastricata accompagna la discesa verso la vicina piazza Arnolfo di Cambio, elegante centro della vita cittadina contemporanea.

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Pista ciclabile del Lago di Garda: le tappe del percorso attorno al Benaco

La pista ciclabile del Lago di Garda è un percorso suggestivo tra montagne e lago, lungo paesaggi incantevoli punteggiati da borghi medievali, limonaie e distese di oliveti e vigneti. Un viaggio attraverso le tre province che si dividono il Benaco (l’altro nome del Lago di Garda): Brescia, Trento e Verona.

Sebbene alcuni tratti siano da percorrere sulla Strada Gardesana, l’itinerario che compie il giro del Lago di Garda è composto anche da numerose piste ciclabili e ciclopedonali che permettono di godere in sicurezza del viaggio sulle due ruote.

Il giro del Lago di Garda in bicicletta

In totale sono 140 chilometri di un percorso di medio-alta difficoltà, sia per la lunghezza del tragitto, sia per alcuni tratti che presentano dislivelli. Per via della sua difficoltà e la presenza di tratti su strada trafficata, il percorso è largamente sconsigliato ai bambini, agli anziani e ai pattinatori. È invece più adatto a persone con una buona preparazione tecnica e fisica e una maggiore esperienza su bici da strada. Percorrendo la strada i ciclisti dovranno fare varie soste per dissetarsi e riposare, un’ottima scusa per visitare i vari centri abitati che si affacciano sulle sponde del lago e riposarsi sdraiati su una delle tante spiaggette, in estate.

Il giro in bici lungo la pista ciclabile del lago di Garda inizia nella località di Toscolano Maderno (BS), a metà della costa occidentale del bacino lacustre, e punta verso nord fino a Riva del Garda, per poi ridiscendere lungo la costa orientale fino a Lazise e Peschiera. Attraversa poi la costa sud e raggiunge nuovamente il punto di partenza iniziale. Il giro completo del lago può essere suddiviso a metà: sia che si opti per il giro alto del Lago di Garda o per il giro basso, arrivando a Torri del Benaco (in provincia di Verona), è possibile prendere il traghetto che attraversa il lago fino a Toscolano Maderno.

Andiamo alla scoperta del percorso che parte da Toscolano Maderno e compie il giro del Lago di Garda, attraverso le sue molteplici tappe panoramiche.

Vista splendida su Toscolano Maderno, affacciato sul lago di Garda

Fonte: 123RF

Toscolano Maderno

Da Toscolano Maderno a Limone Sul Garda: storia e paesaggi suggestivi

Il giro del Lago di Garda in sella alla bici ha inizio nel paese di Toscolano Maderno (BS), splendida località affacciata sul lago che porta ancora le testimonianze degli antichi mulini che durante il medioevo servivano per la produzione della carta (a tal proposito merita una visita il Museo delle Cartiere di Toscolano).

Si procede in direzione direzione Nord, verso Gargnano. In questo tratto di strada non c’è ancora la pista ciclabile (che collegherà l’intero lago di Garda), ma per molti tratti è possibile uscire dalla Strada Statale ed entrare nei centri abitati affacciati sullo specchio d’acqua, ricchi di punti storici e tratti caratteristici della costa occidentale. Si entra quindi nel piccolo borgo di Bogliaco e successivamente nella località di Villa, prima di addentrarsi nel meraviglioso centro storico del paese di Gargano, tra vicoletti, palazzi storici e scorci romantici sul lago di Garda sulle bellissime limonaie.

Seguendo Via della Remembranza si passa a fianco di Villa Feltrinelli, storico palazzo di lusso (oggi hotel), che ospitò, tra le varie figure culturali di spicco nel periodo della Prima Guerra Mondiale, anche Gabriele D’Annunzio.

Si prosegue questo viaggio suggestivo tra montagne e lago seguendo Via San Giacomo, una stradina panoramica che si ricongiunge successivamente alla Statale con le sue gallerie. Questo è il tratto in cui porre maggiore attenzione alle vetture, soprattutto in estate quando la strada principale è molto più trafficata. Al termine della galleria che giunge al porticciolo di Tignale, con la sua spiaggetta Pra De La Fam, meta di molti amanti del windsurf e del Kitesurf, e la meravigliosa limonaia affacciata sul lago. Si raggiunge poi un’altra galleria caratterizzata da colore bianco e da una striscia laterale rossa. Qui, attraversando un cancelletto laterale, si prende la vecchia gardesana, che evita la strada principale trafficata, alla quale si riallaccia più avanti.

Il percorso prosegue fino alla lunga galleria dalla quale si esce per Campione del Garda, una delle 18 piccole frazioni che compongono il paese di Tremosine. Qui si può fare una sosta sulla graziosa spiaggetta, prima di prendere un altro tratto della vecchia Gardesana, con brevi gallerie scavate nella roccia, che si collega con il primo tornante della spettacolare strada della Forra, una delle più belle del mondo. Si torna con la bicicletta sulla Gardesana per circa 5 chilometri prima di raggiungere Limone Sul Garda.

Da Limone Sul Garda a Riva del Garda: la ciclopedonale più bella d’Europa

Questo è uno dei tratti più spettacolari del giro del Lago di Garda in bicicletta. Una volta attraversate le viuzze di Limone Sul Garda, con le sue meravigliose limonaie e il lungolago da cartolina, si prende il Sentiero del Sole. Dopo una breve salita si raggiunge la ciclopedonale del Garda, parallela alla Gardesana fino a Capo Reamol. Qui inizia il tratto più suggestivo dell’intero percorso: la passerella di Limone, definita “la pista ciclabile più bella d’Europa“. Un percorso di 2 chilometri sospeso sul lago con viste straordinarie sullo strapiombo e sul paesaggio circostante. Attenzione però, perché la passerella è molto frequentata, soprattutto nei festivi e durante l’estate, ed è importante fare attenzione ai numerosi pedoni lungo il tragitto.

La pista ciclopedonale di Limone Sul Garda, a strapiombo sul lago di Garda

Fonte: iStock

La pista ciclopedonale di Limone Sul Garda

Questo percorso termina nuovamente sulla terraferma, al monumento dedicato alle persone che hanno sacrificato la loro vita per la costruzione della “moderna” Gardesana, che venne inaugurata nel 1931. Da questo punto si lascia la provincia di Brescia per entrare nella provincia di Trento. L’ultimo tragitto è interamente sulla Statale, quindi serve fare molta attenzione ai veicoli. Si attraversano infine alcune gallerie per poi raggiungere Riva del Garda, il punto più a nord di questo incantevole itinerario alla scoperta delle meraviglie del lago di Garda.

Da Riva del Garda a Torbole: la pista ciclabile della Valle dell’Adige

Dopo una sosta nella cittadina di Riva del Garda, dove meritano una visita la Rocca di Riva e la Torre Apponale affacciate al porticciolo, si può ripartire alla volta di Torbole. Si attraversa quindi la cittadina seguendo la pista ciclabile della Valle dell’Adige che si sviluppa lungo le rive del lago, fino a raggiungere il porticcolo di San Nicolò. Qui, evitando di prendere la galleria, si prosegue sulla pista ciclabile che la costeggia e passa per la spiaggia della località Linfano, fino a raggiungere il suggestivo ponte che attraversa la foce del fiume Sarca (qui parte la ciclabile che si addentra nella Valle dei Laghi). Si arriva così a Torbole, il luogo perfetto per gli sport acquatici, per rilassarsi in riva al lago e immergersi nella storia e nelle tradizioni locali.

Da Torbole a Brenzone: la ciclopedonale sulle sponde del lago

Dal centro di Torbole si riprende la lunga pedalata alla scoperta del Lago di Garda iniziando a discendere la sponda est del Benaco, percorrendo la Gardesana Orientale con tratti in galleria. Si arriva prima a Navene, una piccola località ai piedi del Monte Baldo con splendide spiaggette in cui potersi rilassare. Ci troviamo ora nella terza provincia che si divide questo splendido lago, quella di Verona.

Dal borghetto di Navene si prende la ciclopedonale asfaltata che si allunga sulle rive del Benaco e ai lati della Statale, fino a raggiungere il bellissimo Castello Scaligero di Malcesine, la fortezza medievale che domina la cittadina. Usciti dal centro abitato di Malcesine, la pista ciclabile continua a costeggiare la spiaggia verso sud, fino a Brenzone sul Garda passando per la baia di Val di Sogno e Cassone.

Il centro abitato di Malcesine, sulla sponda orientale del lago Garda

Fonte: iStock

Malcesine

Da Brenzone a Punta San Vigilio: panorami da sogno

Sono circa 15 i chilometri che dividono Brenzone da Punta San Vigilio, una località che offre alcuni tra i panorami più belli sul Lago di Garda. Da qui si può ammirare l’acqua cristallina del lago circondato da colline verdi adagiate ai piedi del Monte Baldo. Prima di giungere a Punta San Vigilio si percorre la ciclopedonale che segue le coste del lago e che passa per Torri del Benaco. Qui ci si immerge in un borgo medievale con stradine acciottolate, palazzi storici e il Castello affacciato sul lungolago.

Questo è anche il punto nel quale si può prendere il traghetto che attraversa il lago e giunge a Toscolano Maderno, scelto da coloro che intendono percorrere soltanto il giro alto del Lago di Garda.

Da Punta San Vigilio a Lazise: la pista tra i borghi medievali

Il giro del lago prosegue uscendo dal centro abitato di Punta San Vigilio e costeggiando lo specchio d’acqua lungo la pista ciclabile. In un tragitto lungo circa 14 chilometri, si attraversano due borghi di incredibile bellezza: Garda, con i suoi archi, vicoli stretti, ville monumentali e case antiche, e Bardolino, nel cuore della Riviera degli Olivi e luogo dedito anche alla produzione di un ottimi vini.

Si giunge infine a Lazise, splendida cittadina medievale ricca di fascino. Non distante dal centro storico si trovano anche splendide terme naturali, con numerose proprietà benefiche, in cui godersi una pausa rilassante.

Da Lazise a Desenzano, passando per Sirmione

Dal meraviglioso centro di Lazise si sale nuovamente in sella per viaggiare attraverso la costa meridionale del Lago di Garda che attraversa due località: Peschiera e Sirmione. La prima è la cittadina storica che ospita anche il famoso parco giochi Gardaland, mentre la seconda è una delle zone più incredibili del Benaco.

Arrivati a Sirmione si apre davanti agli occhi la meraviglia. Si tratta di una lingua di terra che entra nel lago di immensa bellezza. Qui si possono ammirare le Grotte di Catullo, i resti di una villa romana del I secolo d.C. situata sulla punta più settentrionale della penisola con splendide viste sul lago, il Castello Scaligero con le sue imponenti mura e il suo pittoresco centro ricco di negozietti e ristoranti, le Terme di Sirmione e varie spiagge paradisiache che sembrano appartenere a isole caraibiche.

In questo tragitto si percorre spesso la Strada Gardesana, non essendo totalmente servito da piste ciclabili, fino a raggiungere la cittadina di Desenzano, nota per il suo caratteristico centro storico con il porticciolo, il lungolago e le spiaggette in cui rilassarsi.

La splendida vista dall'alto su Sirmione, sul lago di Garda

Fonte: iStock

Sirmione

Da Desenzano a Toscolano Maderno

Per l’ultimo tragitto che parte da Desenzano e si ricongiunge con Toscolano Maderno, si attraversano i magnifici paesaggi della Valtenesi, meglio se percorrendo le strade secondarie dove i borghi punteggiano una zona collinare ricca di vigneti e oliveti. Così, si possono ammirare le bellezze naturali e architettoniche di Moniga (con il suo Castello e le splendide spiagge), Manerba (con il suggestivo Parco Archeologico della “Rocca” e la sua splendida spiaggia), Salò (con i suoi numerosi palazzi antichi e il vivo centro storico con il lungolago), Gardone Riviera (che ospita il Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D’Annunzio ora trasformata in un bellissimo museo) e, infine Toscolano Maderno, l’originario punto di partenza di questo tour in bicicletta dai variopinti panorami suggestivi.

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Le meraviglie del Cervino, tra grotte, laghi e percorsi di trekking

Lo splendore delle imponenti montagne alpine è in grado di ipnotizzare chiunque, tra vette, grotte di ghiaccio, natura incontaminata, laghetti glaciali e percorsi di trekking con viste spettacolari che esplorano ogni angolo di questo meraviglioso paesaggio.

Ci troviamo in Valle d’Aosta, l’incantevole regione italiana costellata da alcune delle vette più alte e imponenti d’Italia e d’Europa, che non ha bisogno di presentazioni. Sul confine tra questa splendida regione e la Svizzera (Canton Vallese) sorge imponente il Monte Cervino, conosciuto anche con il nome tedesco Matterhorn. La sua forma piramidale distintiva, con le sue quattro facce rocciose ripidamente inclinate, e la sua maestosità lo rendono una delle montagne più simboliche delle Alpi, conosciuta in tutto il mondo e meta di escursioni suggestive.

Andiamo alla scoperta delle meraviglie del Cervino, tra grotte, laghetti, viste panoramiche e tanto altro: un paesaggio da cartolina perfetto per una vacanza immersa totalmente nella natura più selvaggia, lontano dai rumori delle città e ad un passo dal cielo.

Grotta di ghiaccio: perla delle Alpi

La grotta del Piccolo Cervino è uno dei luoghi più intriganti che le Alpi abbiano da offrire. Si tratta della grotta di ghiaccio più alta in Europa, essendo posta a ben quattromila metri. Avventurarsi fin qui è un’esperienza incredibile, che molti decidono di intraprendere per poi restare assolutamente appagati alla vista di questa particolare creazione naturale, incastonata nel ghiacciaio del Klein Mattherhorn.

Ogni anno migliaia di turisti si avventurano nella grotta, raggiungibile grazie alla funivia, giungendo al Piccolo Cervino. Allo stesso modo è possibile arrivare fin qui dalla stazione, sfruttando una magnifica galleria di 50 metri scavata interamente nel ghiaccio vivo. Fantastici i giochi di luce che è possibile apprezzare nella grotta, posta a 15 metri di profondità, per una visita allietata da dolci musiche che conferiscono all’avventura uno stato quasi magico.

Il suggestivo percorso lungo la Grotta di Ghiaccio, Monte Cervino

Fonte: iStock

Percorso della Grotta di Ghiaccio

Il Lago Blu, lo specchio d’acqua incantano

Adagiato ai piedi del Monte Cervino, tra prati e boschi rigogliosi vicino a Breuil-Cervinia, troviamo il Lago Blu. La sua origine è glaciale e il suo nome non è di certo stato scelto casualmente. Si tratta di un suggestivo specchio d’acqua dalle intense sfumature di blu che sono uno spettacolo per gli occhi di chi coloro che hanno l’occasione di visitarlo.

Situato a 2395 metri di altitudine, vicino alla stazione di arrivo della funivia del Plateau Rosa, uno dei punti panoramici più spettacolari sopra Cervinia, il Lago Blu è uno spettacolo naturale mozzafiato: nelle sue acque si specchia il Cervino e le altre maestose montagne innevate che lo circondano in un abbraccio.

Non lontano da un altro lago suggestivo creato da una diga, ossia il Lago Goillet, il Lago Blu è una meta popolare soprattutto in estate e coperto da una coltre di neve in inverno, il lago è raggiungibile facilmente a piedi lungo i sentieri ben segnalati.

Conca di Cheneil: magia fuori dal tempo

Tanti i percorsi dedicati al trekking sul Cervino. Uno di questi, a pochi chilometri da Cervinia, conduce direttamente alla conca di Cheneil, raggiungibile unicamente a piedi, mettendo alla prova la propria resistenza. Si tratta della terrazza più nota tra quelle presenti sul crinale tra la Val d’Ayas e Valtournenche.

La conca è circondata da splendidi panorami montani, con prati verdi, fitti boschi di conifere e viste spettacolari sulle vette circostanti, tra cui il Cervino. È il luogo ideale in cui rilassarsi, passeggiare e godere della tranquillità della natura più incontaminata.

Ai turisti e ai locali è offerto un servizio gratuito, aperto 24 ore su 24. Si tratta dell’ascensore di arroccamento che parte da La Barma, dove poter comodamente parcheggiare la propria vettura, per poi giungere all’imbocco di Cheneil. Inutile dire che avventurarsi a piedi in questo paesaggio è qualcosa di caldamente consigliato, per dare vita a ricordi indelebili.

Dalla Conca di Cheneil partono diversi sentieri che esplorano il territorio circostante, tra laghetti, pascoli e rifugi montani in cui rifocillarsi. Quando la neve ricopre il terreno, poi, si possono fare divertenti ciaspolate e cimentarsi nello sci alpinismo.

La splendida vetta del Monte Cervino, la famosa "piramide" della Valle d'Aosta

Fonte: iStock

Monte Cervino

Trekking sul Cervino immersi nella natura

Il paesaggio del Cervino si presta per ottime escursioni, a piedi o in bici, e scalate con percorsi di trekking caratterizzati da diversi gradi di difficoltà, perfetti per ogni esigenza e livello di preparazione.

La salita fino alla cima del monte (a circa 4.478 metri sul livello del mare), che segue la Cresta del Leone (dal versante svizzero) e la Cresta del Leone Italiana (nel versante italiano), è molto impegnativa e richiede un’ottima preparazione tecnica e fisica. Meta molto ambita tra gli alpinisti esperti, a ricordarne la difficoltà e la pericolosità è quella che fu la prima ascensione al Cervino, avvenuta il 14 luglio 1865, che venne segnata dalla tragica morte di quattro membri della cordata, un evento ricordato come la “tragedia del Cervino”. Per questo è consigliato solo agli escursionisti più esperti e con il supporto di una guida alpina.

Tra i percorsi di trekking più adatti anche ai meno esperti troviamo la Gran Balconata del Cervino: un percorso mozzafiato ad anello lungo 70 chilometri, posto al cospetto del Cervino. Fascino e timore s’intrecciano dinnanzi al gigante di roccia, meta ideale per ogni appassionato di alpinismo. Percorribile interamente in 5/6 giorni, il cammino inizia ad Antey Saint André e finisce a Chatillon/Saint Vincent. Coloro che non vogliono completare l’intero anello, possono percorrere anche solo una parte di questo tragitto facile e adatto a tutti.

Un altro lungo itinerario, invece, conduce i viaggiatori attraverso la valle alpina della Valtournenche, che ha goduto negli ultimi anni di un particolare sviluppo. È un percorso particolarmente faticoso, questo, che non presenta però difficoltà tecniche. Ciò vuol dire che non è riservato ai soli esploratori esperti ma quasi a chiunque: non ci sono scuse, dunque, questo è uno spettacolo da non perdere.

Non solo trekking nel territorio del Cervino. Queste sono montagne molto conosciute per lo sci, soprattutto nelle vicine località di Zermatt in Svizzera (che merita una visita) o di Breuil-Cervinia in Italia. Proprio da Breuil-Cervinia si può raggiungere uno dei paradisi per gli sport sulla neve, ossia il panoramico Plateau Rosa. Questo territorio dalle molteplici risorse è perfetto anche per escursioni in mountain bike, per arrampicate sulle pareti rocciose dei monti, per il golf estivo a 2050 metri di altitudine, mentre i più impavidi possono vivere l’esperienza adrenalinica del parapendio.