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Romagna d’estate: il Ponte della Brusia e altre meraviglie del fiume Montone

Tre arcate di pietra, le laterali più piccole, la centrale più ampia, sormontata dalla guglia che congiunge le due metà: il Ponte della Brusia ne ha vista scorrere di acqua sotto le sue imponenti fondamenta. La sua schiena d’asino attraversa le acque del fiume Montone, in corrispondenza della frazione di Bocconi, da circa 600 anni.

Ancor più antica è la spettacolare cascata che salta ai suoi piedi, creando un anfiteatro di pietra attorno a una grande polla d’acqua dolce che d’estate diventa una delle località balneari più ambite della Romagna appenninica.

Il Montone nasce solo pochi chilometri più a monte, nell’abitato di San Benedetto in Alpe, prima cittadina della regione Emilia Romagna a pochi chilometri dal confine con la Toscana, superato il Passo del Muraglione.

Ponte della Brusia Emilia Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata della Brusia, da cui prende il nome il magico ponte che la sovrasta

Imbocca quindi la vallata che scende rapida dalle quote appenniniche fino a Forlì, scandendone la morfologia con il suo passaggio. All’ombra dei boschi che circondano il suo corso sorgono splendidi angoli fluviali, con spettacolari cascate e ampie piscine naturali scavate nella tipica, friabile roccia che compone questo territorio. La Cascata della Brusia, che dà il nome al ponte, ne è solo l’esempio più eclatante.

Il Ponte della Brusia

Percorrendo la Strada statale 67 che collega San Benedetto in Alpe a Portico di Romagna, si attraversa la frazione di Bocconi. Qui evidenti indicazioni stradali consentono di raggiungere l’ampio parcheggio dell’abitato, dove eventualmente lasciare l’auto prima di imboccare il breve sentiero in discesa che in un centinaio di metri consente di arrivare al Ponte della Brusia.

Ponte della Brusia

Fonte: Lorenzo Calamai

Imponente e spettacolare: la cascata sotto lo sguardo sempiterno del Ponte della Brusia

Il primo sguardo al contesto rivela subito lo spettacolo che ci attende: sotto il ponte il Montone si divide in mille rivoli su un pianoro roccioso, rompendosi poi mentre cade per una decina di metri verso un’ampia vasca sottostante. Tutt’intorno gli avventori trovano posto sui massi piatti levigati dall’acqua ed esposti al sole per buona parte della giornata.

Per raggiungere le sponde del fiume si deve attraversare il ponte e imboccare il sentiero che, sulla sinistra, scende fino a riva.

Ponte della Brusia

Fonte: Lorenzo Calamai

I ragazzi più temerari si sfidano a tuffarsi dalla non trascurabile altezza dei contrafforti rocciosi della cascata

Il Ponte della Brusia e la sua cascata sono una destinazione adatta a tutti: ci si può rilassare sulle rocce piatte, prendendo il sole sempre rinfrescati dallo scorrere dell’acqua; si può nuotare nella profonda piscina naturale ai piedi della cascata, dove l’acqua verde in estate sembra chiamare chi è accaldato; i più piccoli possono divertirsi nelle parti più esterne della medesima polla, dove l’acqua è bassa e la corrente nulla; c’è abbastanza spazio per accogliere molte persone e anche per organizzare un bel picnic, sfruttando la forza refrigerante del fiume.

Altre piscine naturali sul fiume Montone

Nei 12 chilometri che collegano San Benedetto in Alpe a Portico di Romagna il fiume Montone regala altri tre luoghi che con il Ponte della Brusia compongono un poker d’acqua dolce che gli amanti del wild swimming non possono non adorare.

Tra San Benedetto e Bocconi, frazione che sta a metà strada rispetto a Portico, il Montone compie un’ampia curva a gomito. In questo tratto peculiare si trova una maestosa cascata, con ai suoi piedi una coppia di ampie piscine naturali e le rovine di un antico mulino di pietra.

Gorgoni - Fiume Montone

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata principale dei Gorgoni sul Fiume Montone

Si tratta della spiaggia d’acqua dolce nota come Gorgoni, e si può raggiungere percorrendo il sentiero che parte in corrispondenza del cartello che indica il chilometro 150 della Strada statale 67.

In pochi minuti si potrà raggiungere un bel punto panoramico in corrispondenza di una prima cascatella con una piccola piscina naturale da cui godere di una bella vista sulle due cascate principali e sulla grande e affascinante parete rocciosa sgretolata nel corso dei millenni dallo scorrere del corso d’acqua. Alcune tracce conducono poi sulle sponde del fiume, a entrambi i livelli.

Gorgoni - Fiume Montone

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle piscine naturali dei Gorgoni

Poco più a monte dei Gorgoni, utilizzando in parte lo stesso sentiero, si può raggiungere il cosiddetto Gorgo del Diavolo. Si tratta di una grande piscina naturale immersa nel bosco, e pertanto sempre all’ombra.

È la destinazione ideale nei caldi giorni dell’estate più profonda, quando le temperature diventano insostenibili e c’è bisogno di tutto il refrigerio possibile. Per raggiungere il Gorgo del Diavolo bisogna giocoforza passare per alcuni tratti nel letto del fiume, ed è pertanto necessario essere attrezzati per doversi bagnare.

Vi accorgerete di essere arrivati quando troverete una ampia polla verde, evidentemente molto profonda, sormontata da una cascatella, con due rocce che costringono il passaggio del corso d’acqua e due contrafforti rocciosi sui lati della medesima, che consentono di sistemare la propria roba e fungono anche da trampolino per un tuffo acrobatico.

Gorgo del Diavolo

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Gorgo del Diavolo, con una corda appesa tra gli alberi per tuffi sempre più pazzi

Ultimo, ma non meno importante: prima di arrivare a Portico di Romagna, svoltando a destra proprio al limitare dell’abitato in via Molino di Sopra, si scende fino al bed and breakfast omonimo. Da qui un breve sentiero costeggia il fiume fino a La Chiusa, una imponente cascata artificiale con un bello spazio verde attorno sotto l’ombra di un grande e frondoso albero.

Meno bella dal punto di vista naturalistico, questa spiaggia d’acqua dolce ha il merito di essere meta ideale per un momento di condivisione acquatica per tutta la famiglia, tra giochi e relax nella zona dove l’acqua scorre su lunghe lastre di pietra.

La Chiusa Portico di Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

La Chiusa a Portico di Romagna

A La Chiusa è possibile arrivare anche percorrendo il sentiero degli orti, un percorso cittadino che fa il giro di Portico di Romagna passando sulla sponda opposta del Montone rispetto all’abitato, consentendo così di godere di begli scorci sul borgo e poi di risalire in centro passando per il centrale Ponte della Maestà.

Portico di Romagna, borgo medievale lungo il fiume

Quando nel 2021, a 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana Dante Alighieri, molti luoghi d’Italia toccati dal passaggio dell’esule fiorentino hanno festeggiato la ricorrenza con grandi celebrazioni.

Forse, fra i fasti delle città più grandi, sono passati sottotraccia gli onori riservati al Sommo dai comuni dell’Appennino Toscoromagnolo, in particolare da quello di Portico e San Benedetto, piccolo municipio che comprende le tre località di San Benedetto in Alpe, Bocconi e Portico di Romagna, tutte destinazioni di Dante Alighieri dopo il suo esilio da Firenze all’inizio del Trecento.

Se San Benedetto in Alpe e il suo torrente Acquacheta, con la famosa cascata, hanno avuto l’onore di essere citati nella Divina Commedia all’interno del canto XVI dell’Inferno, Portico di Romagna è invece nota per la leggenda che vorrebbe che l’Alighieri si fosse qui innamorato di Beatrice Portinari, lungo le rive del fiume Montone che accarezzano le rive del borgo.

Portico di Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Ponte della Maestà di Portico di Romagna

Una leggenda che ha il suo fondo di verità nella residenza storica dei Portinari a Portico di Romagna, luogo di nascita del capofamiglia Folco. Palazzo Portinari abbellisce ancora oggi il caratteristico centro storico del borgo medievale, fatto di vicoli stretti, acciottolato ed edifici con mattoni a vista.

Il Giardino di Dante e Beatrice è invece un curato spazio verde nella parte alta della cittadina, dominata dalla Torre dell’Orologio, una delle antiche vestigia del castello della famiglia Guidi, signori di Portico nel Medioevo, epoca di maggior splendore di questo importante snodo tra Toscana e Romagna, fra l’ovest e l’est del Centro Italia.

Il Ponte della Maestà sul fiume Montone, nella parte più bassa del centro abitato, collega invece il centro cittadino ad una bella passeggiata in spazi verdi molto ben curati, sulla sponda opposta del corso d’acqua rispetto all’abitato.

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Lago dell’Accesa: una gemma incastonata nella Toscana meridionale

Tra Gavorrano e Massa Marittima, pochi chilometri nell’entroterra rispetto al Golfo di Follonica, tra morbide e amene colline dai fianchi coperti di campi coltivati, circondato da una vegetazione varia che lo nasconde parzialmente alla vista di chi passa, sorge il Lago dell’Accesa, un sereno, cristallino e poco conosciuto specchio d’acqua nella zona meridionale della Toscana.

Un luogo estremamente rilassante, immerso nel verde e nel silenzio, circondato da un alone di leggenda che affonda le radici in tempi antichissimi. Una meta ideale per una gita fuori dai soliti circuiti e dalle solite destinazioni, tra un tuffo in acque profondissime, un picnic nelle piattaforme attrezzate sulle rive del lago e una passeggiata alla scoperta di alcuni fra i più importanti reperti etruschi della regione.

Visto dall’alto, nelle innumerevoli foto scattate dai droni o dalla vetta dei poggi circostanti, il Lago dell’Accesa rivela la sua forma particolare: un cerchio quasi perfetto, tagliato in orizzontale nel suo lato sud-occidentale, dove una lingua di terreno chiude una sorta di piccola laguna che è come un piccolo occhio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lago dell’Accesa, un’oasi dedicata al relax

Il sentiero che costeggia le rive dello specchio d’acqua non fa il giro intero del lago, ma ne percorre esclusivamente la metà orientale. Nella zona nord il panorama è costituito da un fitto canneto, come da tipica vegetazione lacustre, che si interrompe di quando in quando grazie ad alcuni pontili in legno.

Queste piattaforme sono in un’ ottima posizione per stendere l’asciugamano, prendere il sole e tuffarsi nell’acqua straordinariamente trasparente del lago, che diventa subito profonda, anche se è necessario fare attenzione alla vegetazione subacquea. Si possono anche utilizzare per mettere in acqua uno standing up paddle (SUP) con il quale esplorare tutto il bacino. Inoltre alcune delle piattaforme sono dotate di tavoli e panche da picnic, che rendono ancora più piacevole e comoda la permanenza.

Se invece siete più tipi da spiaggia la zona sud offre altre sistemazioni più classiche, con qualche accesso comodo al lago, anche con acqua più bassa adatta ai bambini. Il sentiero, infatti, si allontana un attimo dalla costa dello specchio d’acqua, ma conduce fino alla laguna blu circolare sul lato meridionale.

Il Lago dell’Accesa è straordinario nel suo genere: raggiunge grandi profondità, fino anche a 40 metri, ed è alimentato da sorgenti sotterranee. Non ha immissari, ma dà vita al torrente Bruna, che attraverserete se seguirete il percorso intorno alle rive del lago, il quale ha acque altrettanto cristalline.

Fonte: Lorenzo Calamai

Uno scorcio sulle morbide colline che contornano il Lago dell’Accesa

Come arrivare al Lago dell’Accesa

Il Lago dell’Accesa si trova nel territorio comunale di Massa Marittima, non distante dal tracciato della Aurelia, nella parte settentrionale della provincia di Grosseto. Dista una ventina di minuti da Follonica, la principale località balneare nelle vicinanze.

Il territorio rappresenta l’ultima propaggina meridionale delle Colline Metallifere, un complesso di rilievi caratterizzata da numerosi giacimenti minerari e da aree di produzione di energia geotermica, data la presenza di soffioni boraciferi.

Lago dell'Accesa

Fonte: DeAgostini/Getty Images

Vista aerea del lago e dei suoi dintorni

Per raggiungerlo si percorre la E80/SS1 Variante Aurelia fino all’uscita di Gavorrano Scalo. Da qui si possono seguire le indicazioni per il Lago dell’Accesa e imboccare la Strada provinciale dell’Accesa fino alla frazione La Pesta. Qui si imbocca una strada sterrata che in poche centinaia di metri porta ad un ampio parcheggio non lontano dalla rive del lago. Dal parcheggio parte il sentiero che, costeggiando il fosso che rappresenta l’origine del fiume Bruna, porta ad un passerella in legno dove la traccia si biforca: a destra si trovano le piattaforme attrezzate, a sinistra la laguna blu.

Il lago e i suoi dintorni sono anche una meta gettonata per gli amanti della mountain bike, grazie ai numerosi sentieri che percorrono le colline vicine e attraversano i poderi circostanti, fino ad arrivare alla conca dove si trova l’Accesa.

Gli Etruschi al Lago dell’Accesa

Un’altra eccezionalità del Lago dell’Accesa è quella di essere una zona abitata fin dai tempi etruschi: dal VI secolo prima di Cristo le sponde erano abitate per sfruttare i vicini giacimenti di metalli. Gli Etruschi infatti erano universalmente riconosciuti come un popolo di fabbri, con ottime competenze alla forgia.

Nelle immediate vicinanze del lago si trovano reperti archeologici visitabili gratuitamente di un antico insediamento etrusco: un raro esempio di una città dei vivi, mentre la maggior parte di ciò che di quella civiltà è arrivato ai giorni nostri sono le necropoli, le città dei morti.

etruschi lago dell'accesa

Fonte: Lorenzo Calamai

Gli scavi archeologici con i resti etruschi nelle vicinanze del lago

All’area archeologica si accede direttamente dal parcheggio. Invece che imboccare il sentiero che va al lago, proseguite inoltrandovi nel bosco di eucalipti, all’interno del quale si diramano varie tracce. Ognuna porta a una diversa area dove giacciono i reperti.

Quello che rimane dell’antico insediamento etrusco sono soltanto cumuli di pietre, dai quali si possono intuire le tracce delle fondamenta di qualche edificio. Ampi pannelli informativi, in ogni caso, aiutano nella scoperta degli immensi quantitativi di storia che sono passati sulle sponde del lago negli ultimi 3mila anni.

Storie, miti e leggende del Lago dell’Accesa

Con la sua forma caratteristica, la calma e il silenzio che lo circondano, l’estrema trasparenza dei suoi flutti, il Lago dell’Accesa possiede una notevole aura misterica. Il fatto, poi, che sia alimentato da sorgenti che si trovano sul fondale, a una notevole profondità e quindi invisibili all’occhio umano, ha dato vita a una serie di miti e leggende sul suo conto.

Secondo una di queste, il lago non sarebbe esistito fino al medioevo e sarebbe frutto di una terribile punizione divina.

Una volta terreno fertile ricoperto di campi coltivati a grano dai contadini locali, lo specchio d’acqua sarebbe frutto dell’ira dei cieli per non aver santificato il giorno di Sant’Anna, protettrice dei mietitori. Il 26 luglio, giorno in cui si celebra la santa, i contadini avrebbero dovuto dedicarsi al riposo, alla preghiera e al raccoglimento, e invece disubbidirono tale mandato, scendendo comunque nei campi a trebbiare il grano.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piattaforme attrezzate rendono ideale passare una giornata al lago

Fu così che nel bel mezzo della raccolta, al suono delle campane che indicava il mezzodì, una tempesta si manifestò improvvisamente nel cielo, mentre la terra iniziò a tremare. I contadini, i carri, il bestiame e il loro raccolto vennero inghiottiti in una voragine fiammeggiante che si aprì nel terreno, mentre si scatenava un fortissimo diluvio.

Al cessare della tempesta, al posto dei campi coltivati si trovava un lago, chiamato dell’Accesa proprio per le fiamme che avevano inghiottito che aveva osato contravvenire alle regole sacre. La leggenda vuole che tutt’oggi, nel giorno di Sant’Anna, si possano udire dalle profondità delle acque le grida dei contadini, lo scalpitio dei cavalli e i rintocchi delle campane del paese che fu sprofondato.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le campagne nei dintorni del Lago dell’Accesa

In tempi più recenti, alla fine degli anni Novanta, il Lago dell’Accesa è assurto alle cronache locali per essere diventato una sorta di Loch Ness italiano: si diceva che una coppia di turisti tedeschi fosse giunta in riva al lago con al guinzaglio il loro eccentrico animale domestico, un coccodrillo.

La creatura si sarebbe liberata dalle catene, gettata nel lago e sparita nella natura, ritornando alla vita selvaggia che più le si confà. Da allora, per qualche tempo, si susseguirono gli avvistamenti (mai confermati) di lucertoloni anfibi dalle parti del Lago dell’Accesa, tanto che gli abitanti della zona, si erano presi pure la briga di dare un soprannome al coccodrillo, Birillo, di cui però si sono perse le tracce da tempo.

Chissà se è stato il freddo, chissà se qualcos’altro, chissà se ancora Birillo il coccodrillo non sguazzi nei meandri del Lago dell’Accesa.

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Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof: una vacanza dinamica, di benessere e gusto tra le montagne dell’Alto Adige

Situato a Valles, un caratteristico villaggio alpino dell’Alto Adige, a 1.353 metri sul livello del mare, in una posizione unica nell’area sciistica ed escursionistica di Rio Pusteria, il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof è un’elegante struttura a 4 stelle ideale per tutte le età, per le vacanze in famiglia, in coppia e con gli amici.

Recentemente ristrutturato, l’hotel è completamente immerso nella suggestiva natura altoatesina, e si distingue innanzitutto per il ricco programma di attività all’aria aperta e per il benessere di grandi e piccini.

Active. Mountain. Spirit

Il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof offre una vasta gamma di attività a contatto con la natura e la montagna circostante. Conoscenza ed esperienza sono le parole d’ordine. Questo, infatti, è il posto giusto per esplorare sentieri di escursionismo e alpinismo nel comprensorio sciistico e turistico di Rio Pusteria, sia in estate che in inverno.

Il programma estivo

L’estate, circondati dalle montagne altoatesine, è il momento ideale per il trekking e l’esplorazione. Gli appassionati di ciclismo possono pedalare lungo percorsi di mountain bike adatti a tutti i livelli, e percorrere piste ciclabili ben segnalate che attraversano paesaggi incantevoli e i terreni montuosi più sfidanti.

Non solo montagna, perché gli ospiti dell’hotel possono accedere al prestigioso Golf Club Pustertal, per giocare o prendere lezioni di golf. Cosa non perdere? Le escursioni al rifugio Fane e alle montagne di Fundres con panorami mozzafiato. E se non ce la si sente di avventurarsi da soli, le guide escursionistiche della struttura organizzano visite guidate, dai tour per famiglie alle uscite all’alba, dalle escursioni a tema alle salite in vetta.

trekking Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

Fonte: Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof: trekking e escursionismo

AlmencardPlus

Gli ospiti dell’hotel possono usufruire della AlmencardPlus, che permette l’utilizzo gratuito di tutti gli impianti di risalita (dal 13 maggio al 12 luglio e dal 18 settembre al 2 novembre) e dei trasporti pubblici della regione turistica. Invece, tra il 13 luglio e il 15 settembre, sono disponibili sconti su diverse attrazioni e servizi.

Benessere tra le montagne dell’Alto Adige

Benessere per il corpo, ma anche per la mente, tutto l’anno. E se sono riconosciuti i benefici dello stare a contatto con la natura, il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof supera qualsiasi aspettativa con l’area benessere Acquapura Spa, un’oasi di relax e tranquillità per tutta la famiglia, con diverse opzioni per rigenerarsi dopo una giornata di attività.

Le piscine all’aperto riscaldata o coperta

Due le piscine per nuotare e rilassarsi, con una spaziosa zona lounge per una pausa relax. La piscina all’aperto e riscaldata ha una vista spettacolare sulle montagne, ed è il luogo ideale per fermare il tempo e contemplare il paesaggio. Per chi preferisce nuotare al coperto, l’hotel offre una piscina interna con un angolo idromassaggio, per distendere i muscoli e le tensioni accumulate.

Area sauna: “Adults Only” e per famiglie

La zona sauna dell’hotel si compone di due aree: quella “Adults Only”, che garantisce intimità e pace, include una sauna outdoor, una sauna avventura, una sauna Bio, un bagno turco e un’area relax. Per le famiglie, invece, è disponibile una nuova area con sauna, bagno turco e area relax dove anche i più piccoli possono godere dei benefici del calore e del vapore.

Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof area spa

Fonte: Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

Area benessere del Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

I sapori tradizionali altoatesini

La proposta gastronomica del Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof è un viaggio tra i sapori tradizionali altoatesini e quelli mediterranei. La cucina regionale si fonde con quella gourmet, creando piatti unici e raffinati.

Dal menu si possono gustare i piatti tipici dell’Alto Adige, preparati con ingredienti locali, genuini e freschi. Il giovane e appassionato team di chef rielabora la cucina tradizionale, con proposte gourmet creative, arricchite da un tocco internazionale, che ogni giorno includono una portata a base di canederli per permettere agli ospiti di scoprire le innumerevoli varianti del piatto tipico altoatesino per eccellenza.

Gli ambienti del ristorante e del bar sono curati in ogni minimo dettaglio, diventando così un luogo confortevole e dove trascorrere del tempo insieme.

Falkensteiner Hotel, le offerte per la famiglia

Non è facile trovare un luogo capace di garantire divertimento e relax, con un’attenzione speciale per le famiglie. Il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof è ideale per chi viaggia con bambini, perché offre attività e servizi pensati per grandi e piccoli.

Proprio alle famiglie è dedicata l’esclusiva offerta Family Summer.

Da metà luglio a inizio settembre, per soggiorni di almeno 3 notti (dalla 5° notte è previsto uno sconto del 10%) la struttura garantisce un’assistenza professionale all’infanzia e buffet per i più piccoli perché i genitori possano godersi le vacanze in totale relax.

Tra le varie attività, quelle dedicate alle famiglie includono, ad esempio, le escursioni guidate con i lama, le visite alla fattoria, le escursioni alla Malga Fane, alla Malga Rodenecker, alla Val d’Altafossa e, infine, l’accesso all’area sauna per famiglie.

Fonte: Falkensteiner

Hiking a Nassfeld
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In Sicilia tra natura e archeologia: il fascino unico di Pantalica

La Sicilia è un’isola fatta di luoghi unici, capaci di unire eccezionalità naturali al lascito storico delle civiltà che hanno preceduto quella contemporanea.

Difficile trovare un esempio più alto di questo genere di luoghi rispetto a Pantalica, luogo di unione di archeologia e natura come pochi altri al mondo, a circa 25 chilometri nell’entroterra rispetto a Siracusa.

Qui il fiume Anapo e il torrente Calcinara hanno scavato profonde gole, che circondano un altipiano roccioso coperto da una vegetazione parziale. Un territorio aspro e affascinante, dalla conformazione particolare, che assume un fascino ulteriore perché sede di una delle più ampie necropoli protostoriche siciliane.

Quella che è oggi la necropoli rupestre di Pantalica, nome probabilmente di origine bizantina, si pensa infatti fosse l’antica città di Hybla, un’importante città-stato risalente a prima dell’ottavo secolo avanti Cristo, data di riferimento della conquista greca della Sicilia. Dell’abitato siculo non è rimasto niente, solamente le tombe scavate nella roccia o poste in grotte già preesistenti in questo groviglio di canyon e speroni montani, a cui si accostano anche abitazioni e luoghi di culto di età medievale, quando le popolazioni bizantine si ritirarono dalle coste prese di mira dalle incursioni navali di pirati e altri popoli.

Necropoli di Pantalica, Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta della necropoli nord-ovest di Pantalica

Dal 2005 la necropoli di Pantalica fa parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO. Oggi visitare questo immenso tesoro che unisce archeologia e natura è un’esperienza imperdibile, capace di fondere l’interesse per una storia che incombe in ogni momento sul proprio passaggio alla elettrizzante freschezza di un bagno nelle acque cristalline dell’Anapo o un tuffo nel blu del seducente Calcinara.

Pantalica: come arrivare e quali sentieri percorrere

Il sito di Pantalica si trova tra Sortino e Ferla, due belle cittadine di retaggio barocco del siracusano. Nelle vicinanze di ciascuna delle due si trova un ingresso all’area della necropoli rupestre di Pantalica, che a sua volta si trova all’interno della Riserva naturale orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e torrente Cava Grande.

Dal lato di Ferla, si esce dal paese seguendo le indicazioni presenti e in poco meno di 10 chilometri, percorrendo la Strada regionale 11, al parcheggio della cosiddetta Sella di Filiporto. Da qui un sentiero scende e incontra subito la chiesetta di San Micidario, una delle testimonianze bizantine del luogo. Proseguendo, si trovano più avanti la Grotta del Drago, gigantesca cavità naturale che si apre sopra alcune tombe, e si può raggiungere l’acropoli dell’antica città sicula e visitare i resti dell’Anaktoron, ovvero il palazzo del principe, l’unico edificio in pietra costruito ex novo dell’intero sito.

Pantalica

Fonte: Lorenzo Calamai

Indicazioni sul sentiero di Pantalica

Infine, si può scendere all’altezza del fiume Anapo, che scorre diverse decine di metri più in basso, e percorrere il tracciato dell’antica ferrovia Siracusa-Vizzini. Non ci sono più i binari su questo tracciato dismesso negli anni Cinquanta, rimane solo un ampio sentiero corredato di aree attrezzate, molto piacevole da percorrere a piedi.

Dal lato di Sortino, invece, si segue la panoramica via Pantalica fino a raggiungere il cancello che chiude la strada e segnala l’ingresso nella Riserva naturale orientata. Da questa parte la discesa verso il letto del torrente Calcinara è più impervia e ripida, con un tratto tutto in gradini in pietra, ma anche paesaggisticamente più affascinante. Al cospetto di innumerevoli aperture nella roccia, corrispondenti ad antichissime tombe, si scende verso le cristalline e fredde acque del torrente. Una volta giunti a valle, si trovano alcune radure con piccole piscine naturali dove potersi rinfrescare e dove la famiglie, in estate, si sistemano per una giornata rinfrescante, vista l’ombra, l’acqua bassa e la poca corrente del corso.

Qui si presenta una scelta: se si è debitamente attrezzati con zaino impermeabile e scarpette da fiume, si può scendere il corso del Calcinara passando via acqua fino a trovare una zona di propria preferenza dove accomodarsi. Il torrente si collega poi al fiume Anapo in corrispondenza della galleria della succitata vecchia ferrovia e poco dopo si trova il sentiero che risale al punto di partenza, una scarpinata in salita abbastanza impegnativa.

Fonte: Lorenzo Calamai

La necropoli rupestre di Pantalica si trova lungo il corso del fiume Anapo

Il sentiero, invece, prosegue attraversando il Calcinara e risalendo sulla sponda opposta, fino a portare all’affascinante esplorazione di una serie di cavità artificiali di epoca bizantina, antiche abitazioni nella parte più alta dell’altopiano. Da qui si può raggiungere la Strada regionale 11 e ricollegarsi al sentiero che parte dall’ingresso di Ferla, esplorare le attrazione di quel versante, e infine tornare al punto di partenza dopo la galleria che si incontra sul percorso della ferrovia.

Le necropoli di Pantalica e il palazzo del principe

A Pantalica si trovano circa 5mila tombe di epoca diversa. La maggior parte risalgono all’età protostorica della Sicilia, tra il XIII e l’VIII secolo a.C.

Per ragioni storiche non ancora del tutto definite, circa 1300 anni prima della nascita di Cristo le popolazioni sicule che abitavano principalmente le zone costiere dell’isola abbandonarono i loro insediamenti per ritrarsi nell’entroterra, in zone naturali impervie e con una posizione dominante sul circondario dal punto di vista dell’altitudine.

Fu così che iniziò la storia di Pantalica, dove comunque permangono tracce di insediamenti precedenti, già dell’età del bronzo. La civiltà di Pantalica aveva l’abitudine di seppellire i propri morti non lontano dagli agglomerati urbani, in grotte scavate nella roccia: queste sono rimaste, mentre le case in legno, canne e paglia delle popolazioni locali non hanno, ovviamente, lasciato traccia di loro.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una cascata sul torrente Calcinara nella Riserva naturale orientata di Pantalica

La città, tra alti e bassi, sarebbe rimasta florida fino al settimo secolo avanti Cristo, quando la fondazione di Akrai, l’odierna Palazzolo Acreide, per mano dei Greci di Siracusa comportò la probabile distruzione di Hybla. L’unica costruzione testimone della storia della città, al di fuori delle tombe, è il palazzo del principe, l’Anaktoron.

Sulla sommità più alta dello sperone roccioso che campeggia al centro delle due gole del fiume Anapo e del torrente Calcinara rimangono le fondamenta di un antichissimo edificio in pietra, molto probabilmente di proprietà del regnante dell’insediamento. Il particolare fascino e il mistero che ispira questa costruzione deriva dal fatto che, secondo gli archeologi, sarebbe stato costruito da maestranze provenienti da altri luoghi del Mediterraneo, forse Micene, dato che le popolazioni sicule non avevano dimestichezza nell’edificare costruzioni in pietra.

Pantalica fu abitata anche in epoca medioevale. Chiese e abitazioni rupestri di epoca bizantina testimoniano il ritorno ad un insediamento abitato nei secoli precedenti il Mille, probabilmente per sfuggire alle incursioni arabe e dei pirati sulle coste siciliane. Attorno al passaggio del millennio, furono popolazioni arabe ad insediarsi a Pantalica, come ricordato da fonti storiche.

Fonte: Lorenzo Calamai

Pantalica: una tomba nel letto del torrente Calcinara

Un tuffo a Pantalica

Un’aura di mistero ancestrale circonda Pantalica.

Scendendo verso i corsi d’acqua che ne caratterizzano la geografia, è inevitabile trovarsi ad osservare le decine di cavità che in ogni momento sono visibili in diverse aree delle conformazioni rocciose tutto intorno. Sono testimonianze del passato, luoghi arcani di sepoltura cerimoniale che ci ricordano in ogni momento che il nostro passo in un luogo che sembra sperduto, dominato dalla natura, è in realtà probabilmente lo stesso passo compiuto da tante altre persone molto simili nel corso degli ultimi 4mila anni.

Pensieri pronti a essere cullati dal dolce suono del fiume che scorre. Sia l’Anapo che il Calcinara sono corsi d’acqua incontaminati, dalle acque pure e cristalline, che si offrono al visitatore per un tuffo rigenerante e un momento di contatto con la natura selvaggia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo nelle acque dell’Anapo

Sono tante le piscine naturali e le spiagge d’acqua dolce che è possibile sfruttare tra i sentieri di Pantalica. Lungo il letto dell’Anapo le zone migliori sono probabilmente quelle immediatamente precedenti e immediatamente successive alla galleria sul tracciato dell’antica ferrovia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piscine naturali del torrente Calcinara

Il torrente Calcinara, però, è forse quello che offre gli angoli di acqua dolce più belli e suggestivi. Oltre alle già citate piccole polle nella prima parte del percorso che scende sa Sortino, si consiglia di risalire brevemente la parte del corso d’acqua prima della confluenza con l’Anapo: si potrà raggiungere un tratto davvero splendido, con un paio di ampie piscine naturali ombreggiate dove l’acqua assume tonalità del blu elettrico e alcuni massi offrono l’opportunità di tuffarsi dalla cima di una cascatella, mentre la parete rocciosa sovrastante si apre in alcune cavità artificiali tipiche della necropoli.

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Lago di Fiastra, una gemma nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Nel 1950 l’allora Ente Nazionale per l’Energia Elettrica decide di costruire una diga per sfruttare l’energia del fiume Fiastrone, nelle Marche, e trasformarla in elettricità. In cinque anni viene realizzato lo sbarramento nei pressi del paese di Fiastra, in provincia di Macerata. Nasce così il Lago di Fiastra, un invaso artificiale, il più grande della regione, che campeggia in una conca circondata da morbide colline, con lo sfondo degli aspri rilievi dei Monti Sibillini.

Quasi settanta anni dopo il Lago di Fiastra è ancora un luogo importante per la produzione di energia idroelettrica, ma si è trasformato anche in una destinazione sensazionale per tutti gli innamorati delle attività outdoor, grazie a un contesto naturale spettacolare che permette di avere a disposizione un ventaglio davvero molto ampio di opportunità per esplorarne tutti gli angoli, sempre impegnandosi in qualcosa di diverso.

Affascinanti escursioni, percorsi ciclabili, angoli panoramici, rarità della natura, spiagge di sabbia e roccia dove prendere il sole e poi tuffarsi nelle fresche acque del lago per rinfrescarsi. E poi nuoto, canoa, windsurf e una grande varietà di attività acquatiche.

Lago di Fiastra

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Lago di Fiastra offre opportunità per tutti i gusti

Il contesto del Lago di Fiastra

Il Lago di Fiastra è una conca incastonata nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Fra le cime appeniniche più alte, i monti della catena montuosa circondano con le loro cime verdi lo scenario nel quale è stato realizzato l’invaso.

Il fiume Fiastrone, pressoché unico immissario del lago, nasce nelle vicinanze della cittadina montana di Bolognola, a pochi chilometri di distanza. Qui, originando a circa 1700 metri di altitudine, scende rapido fino a Fiastra, aprendosi nel bacino artificiale mille metri più in basso.

Il lago ha una forma allungata e stretta, chiuso fra i rilievi che lo circondano, in un ambiente naturale estremamente verde dove la presenza umana c’è, ma è minoritaria. Il vertice meridionale bagna l’abitato di San Lorenzo al Lago, un piccolo paese dove si trovano diverse strutture ricettive per il pernottamento, ma anche per sfruttare al meglio il lago, come una spiaggia attrezzata e un’area cani. Su tutto il versante orientale corre la Strada provinciale 91, mentre il versante occidentale è caratterizzato da alcune morbide colline boscose sulla sommità delle quali si trovano alcune piccolissime cittadine.

Lago di Fiastra

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle spiagge del Lago di Fiastra

All’estremità settentrionale del lago si trova la diga che sbarra il Fiastrone, zona dove si trova l’imbocco del sentiero che conduce alle Lame Rosse, un’area caratterizzata da bizzarre e spettacolari conformazioni rocciose rossastre che ricorda i canyon del continente americano e compone una delle principali attrative del Lago di Fiastra.

Cosa fare al Lago di Fiastra

Il Lago di Fiastra è un vero e proprio scrigno dei tesori per gli amanti delle attività acquatiche e delle attività all’aria aperta.

Un sentiero percorre tutto il versante orientale del lago, percorribile a piedi e in mountain bike, offrendo tante occasioni per fotografare tutti i diversi angoli del bacino. Per arrivare da un vertice all’altro occorrono circa due ore, e durante la camminata si incontrano diverse aree attrezzate per il picnic, anche corredate di griglie.

Lago Fiastra Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

I due campeggi sulle sponde del lago offrono numerose attività acquatiche

Il lago ha zone designate e ben segnalate per la balneazione: nella zona di San Lorenzo al Lago è presente un chiosco che noleggia ombrelloni e lettini per chi desidera la maggiore comodità possibile, mentre per chi è più avventuroso la sponda orientale del lago offre tantissime occasioni per un tuffo, sia con alcune spiaggette che con alcuni comodi massi biancastri dai quali tuffarsi direttamente nei flutti.

Peraltro, malgrado la notevole profondità media dell’invaso e la purezza delle acque, che non attraversano pressoché alcun centro abitato prima di arrivare nel lago, la temperatura dell’acqua è confortevole anche per chi mal sopporta il freddo.

I due campeggi presenti e le altre strutture ricettive offrono inoltre una gran varietà di opportunità acquatiche, come il noleggio di canoe, kayak, standing up paddles e giri del lago in barca a vela.

Lago di Fiastra Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Non mancano le opportunità per un po’ di relax estemporaneo sulle sponde del lago

Il sentiero delle Lame Rosse è uno dei più gettonati: partendo dalla diga sul lago si affronta una impervia salita nel bosco per raggiungere una zona brulla e spoglia di vegetazione, dove gli agenti atmosferici hanno scavato la morbida scaglia rossa che costituisce il terreno di una parte della collina, dando alla roccia forme bizzarre. Pinnacoli e torrioni rocciosi si alternando in una sorta di canyon unico nel suo genere.

Numerosi cammini a tappe passano dal Lago di Fiastra, con l’abitato di Fiastra che è destinazione della seconda tappa del Grande Anello dei Sibillini, un percorso escursionistico di 124 chilometri che attraversa i luoghi più caratteristici del Parco Nazionale. A San Lorenzo al Lago si ferma la undicesima tappa del lunghissimo Cammino dei Cappuccini, che attraversa gran parte delle Marche, andando da Fossombrone a Ascoli Piceno. Anche il Cammino Francescano della Marca, che va da Assisi ad Ascoli Piceno, passa dal Lago di Fiastra, così come il Cammino delle Terre Mutate, un percorso escursionistico sviluppato dall’associazione Movimento Tellurico per promuovere la (ri)scoperta dei territori coinvolti nella sequenza sismica del 2016-2017 che ha sconvolto le comunità di questa porzione d’Italia.

Lago di Fiastra

Fonte: Lorenzo Calamai

Scorcio sulla vista opposta del Lago dal sentiero lungo il versante orientale

Le strade che contornano il lago sono destinazione prediletta anche di tanti cicloturisti che affrontano le salite nelle circostanze, ad esempio risalendo il corso del Fiastrone in direzione di Bolognola o affrontando i tornanti che salgono fino alla frazione di Biselli, dove si trova uno spettacolare punto panoramico che permette di osservare il lago dall’alto.

Nei dintorni

Il Lago di Fiastra si trova in una zona rurale, dove occasionali gruppi di case spezzano un territorio molto verde, con grandi prati dedicati all’agricoltura e montagne che si stagliano all’orizzonte, imponenti.

Non lontano, però, si trovano due dei borghi più belli delle Marche. A circa 30 minuti di auto in direzione nord-ovest si trova Camerino, sede di una delle più antiche università italiane, attiva già nel medioevo.

Ferita in maniera devastante dal terremoto del 2016, Camerino sta lentamente tornando ad aprirsi, con un numero sempre più alto di monumenti e luoghi d’interesse visitabili grazie ai lenti ma progressivi interventi nel centro storico. L’highlight è oggi la Basilica di San Venanzio, un grande edificio religioso zeppo di opere d’arte fra cui spicca una tavola di Giovambattista Tiepolo, trasportata qui da un’altra chiesa chiusa perché inagibile. Visitare la cittadina è anche un modo per sostenere una faticosa opera di ricostruzione che rischia di andare davvero per le lunghe e spopolare definitivamente il paese.

Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sul borgo di Sarnano

In direzione opposta, cioè verso est, si trova Sarnano, borgo che sorge in una sorta di culla in mezzo alle vette dei Sibillini, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Sarnano è assolutamente medioevale, lo si vede già arrivando da lontano, con i suoi mattoni rossi in pietra cotta e le torri che dominano il centro storico. In città labirintici vicoli lastricati si affastellano salendo e scendendo dalla Piazza Alta, sulla quale affacciano il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Popolo, il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria di Piazza.

Cascate Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

Sulla Via delle Cascate Perdute a Sarnano

Gli amanti dell’acqua dolce possono inoltre trovare a Sarnano un percorso complementare alla visita del Lago di Fiastra: la Via delle Cascate Perdute è infatti un percorso trekking che riunisce la visita a cinque maestose cascate che parte dal centro storico e si dipana nelle campagne circostanti per un itinerario lungo 12 chilometri e della durata totale di circa quattro ore a piedi, un po’ meno se lo si affronta in mountain bike.

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In Sicilia non c’è solo il mare: un tuffo a Cavagrande del Cassibile

Viaggiare è un richiamo. Una vocazione quasi primordiale, se si pensa che ha coinvolto uomini e donne di tutti i tempi e di tutti gli spazi. Nel 1776 Jean-Pierre Houel, pittore e artista francese, inizia un viaggio attraverso la Sicilia che durerà tre anni, girando in lungo e in largo l’isola. Darà alle stampe quattro volumi, intitolati Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari, corredati da un ampio numero di tavole, ma molto del suo lavoro pittorico finirà in Russia, venduto alla corte degli zar per riuscire a ripagare le spese del suo infinito percorso di scoperta della Trinacria.

“La Sicilia – scrive Houel – che gli antichi poeti hanno cantato come terra del mito perché offriva accanto ai grandi fenomeni naturali le prime testimonianze delle arti, è uno dei paesi d’Europa più interessanti, più degni di essere descritti nei particolari.”

Li descrisse talmente nei particolari, il pittore, che in uno dei suoi volumi si trovò a scrivere anche della Cavagrande del Cassibile, la parte più larga del lungo canyon che questo fiume ha scavato nella roccia dei monti Iblei, dando vita a quella che oggi è una delle più suggestive, affascinanti e meravigliose alternative ad una giornata al mare in Sicilia.

Cavagrande del Cassibile (9)

Fonte: Lorenzo Calamai

Cavagrande del Cassibile, una delle piscine naturali

Il Cassibile, corso d’acqua delle Sicilia sudorientale, non lontano da Avola, ha generato infatti con il passare dei secoli una serie di laghetti e piscine naturali d’acqua dolce una più bella dell’altra, corredate da una vegetazione fatta di oleandri dai fiori rosa e da una fresco bosco che ne riveste le rive, mentre intorno incombono i profili aspri degli Iblei.

Un vero e proprio paradiso per il wild swimmingper gli amanti dell’acqua dolce e per chi, semplicemente, vuole prendersi una pausa dalla sabbia e dagli scogli per trovare refrigerio tra le imponenti pareti della gola dove scorre il fiume Cassibile. Un luogo naturale e favoloso, tutto da esplorare.

Come raggiungere i laghetti di Cavagrande del Cassibile

Cavagrande del Cassibile si trova tra Avola e Palazzolo Acreide, in una zona rurale e impervia. Le piscine naturali si trovano infatti a circa 500 metri di altitudine più in basso rispetto al livello dei paesi più vicini, sul fondo di una gola scavata dall’attività erosiva del fiume.

Cavagrande del Cassibile (3)

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle piscine naturali di Cavagrande del Cassibile

Raggiungerle significa pertanto affrontare un’escursione breve, ma con notevoli pendenze, da tenere a mente soprattutto per la risalita. Ovviamente, ci si trova in un’area più unica che rara a livello naturalistico e pertanto è necessario portare con sé tutto il necessario (cibo, acqua, protezione solare) e riportare indietro i propri rifiuti.

Esistono numerosi sentieri che portano a diverse zone del torrente e a diverse piscine naturali. Alcuni sono stati chiusi, altri sono attualmente in manutenzione da parte dell’ente che gestisce la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile, come la Scala Cruci, uno degli accessi più frequentati.

Percorrendo la Strada provinciale 4 da Avola fino alla frazione Montagna, si incroceranno per prime le indicazioni per questo accesso, ma poco più avanti, sulla destra, una strada sterrata porta all’accesso al sentiero Carrubella. Questo itinerario consente di scendere in qualche decina di minuti ad una bella piscina naturale, il cosiddetto laghetto di Carrubella, attraversando una zona molto scenografica. Questo tratto del fiume Cassibile si trova un po’ più a monte rispetto ai principali laghetti e ha il pregio di essere meno frequentata, anche se ovviamente ha meno spazio a disposizione.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il laghetto Carrubella visto dal sentiero

Per scendere alle principali piscine, si consiglia invece di proseguire in auto oltre la frazione Montagna, attraversare il corso del Cassibile e raggiungere Canicattini Bagni. Da qui imboccare la Strada provinciale 73 e dirigersi poi, percorrendo una strada sterrata ma agibile ad ogni mezzo, verso il parcheggio gratuito del sentiero Scala Mastra Ronna, che prende le mosse nelle vicinanze di un casotto gestito dall’azienda regionale del Demanio.

Da qui il sentiero, ben tenuto, in circa 45 minuti consente di scendere alle principali piscine naturali di Cavagrande del Cassibile, con uno spettacolare panorama sulla gola, potendo scorgere anche qualcuna delle numerose grotte che gli eventi atmosferici e l’uomo hanno scavato nella roccia nel corso dei millenni.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo splendido panorama sulle aspre vette, scendendo il sentiero verso i laghetti

Un tuffo a Cavagrande del Cassibile

“Non appena arrivato mi recai alla Cava Grande: una delle meraviglie della Sicilia – scriveva nel 1777 Jean-Pierre Houel – La parte più alta la sua ampiezza è pari alla sua profondità. In fondo scorre il fiume Cassibile che la scavata la percorre per tutta la lunghezza.”

“È uno spettacolo maestoso imponente, sia che dalla riva del fiume si contempli l’altezza delle rocce, sia che dalla loro sommità si ammira vastità e la profondità della cava. Essa è piena di abitazioni antiche scavate nella roccia e di grotte sepolcrali che risalgono a più di 2500 anni fa.”

Fonte: Lorenzo Calamai

La piscina più grande tra quelle della Cavagrande

Una descrizione sintetica e perfetta di tutto ciò che si può trovare scendendo sul letto del fiume Cassibile. Il panorama durante il sentiero consente di spaziare sulla roccia dei rilievi montuosi che circondano la cava, dove antiche grotte sono parte delle necropoli e degli ipogei paleocristiani che le popolazioni locali avevano stabilito nello scenario unico e imponente della Cavagrande.

Qui dove il letto del fiume può allargarsi fino alla massima ampiezza raggiunta dalla gola, ampie piscine naturali offrono ai visitatori di oggi costante refrigerio, grazie a una portata d’acqua imponente. Anche se il luogo è molto gettonato durante l’estate, gli ampi spazi consentono di disperdersi senza rischiare l’affollamento.

Tuffo a Cavagrande del Cassibile

Fonte: Lorenzo Calamai

Tuffo a Cavagrande del Cassibile

L’acqua verde, fresca e trasparente invita a tuffarsi dalle rocce nelle profondità dei laghetti, che si susseguono uno dopo l’altro con diverse altezze, dando dunque possibilità di trovare la piscina naturale più adatta ad ogni evenienza: dalla polla dove chiunque può toccare il fondale alla maestosa vasca finale dove tuffarsi senza ritegno.

Il consiglio è quello di esplorare in lungo e in largo tutte le zone di questo tratto del fiume, trovare il vostro luogo per sistemarvi e godervi una giornata rinfrescante ed energizzante a contatto con una natura impressionante, capace di costruire un luogo unico e maestoso. Prendetevela comoda: la risalita è dura, ed è bene non affrontarla sotto il sole.

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Le Gurne dell’Alcantara, dove nuotare nel fiume più bello di Sicilia

Lo hanno ritratto al cinema, lo hanno usato come palcoscenico per il teatro. Lo esplorano ogni estate centinaia di persone, eppure nessuno lo conosce davvero nei suoi angoli più belli e nascosti. I greci lo chiamavano Akesinés, per i romani era l’Assinus, ma furono gli arabi a dargli il nome che porta ancora oggi: al-Qantarah, il ponte.

È il fiume Alcantara, nel cuore della Sicilia orientale. Uno dei corsi d’acqua con maggiore portata dell’isola, con più di 50 chilometri di corso dalla sorgente a Floresta, sui Nebrodi, fino alla foce nel Mar Ionio.

È celebre per le sue splendide Gole, una forra di basalto scavata dalle impetuose acque del fiume nel corso dei millenni: pareti alte fino a 25 metri, modellate in forme geometriche sorprendenti, all’interno delle quali scorrono acque roboanti, azzurre e celesti, pure e cristalline. Freddissime, per di più. Si tratta di una delle mete più gettonate dell’estate siciliana, un’alternativa all’altrettanto splendido mare della costa catanese.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le gole dell’Alcantara: alte pareti di basalto al cui interno scorre impetuoso un fiume dalle acque freddissime

Poco più a monte, però, nei dintorni di Francavilla di Sicilia, un sentiero consente di visitare un altro tratto dal fiume dal grande fascino: sono le Gurne dell’Alcantara, una serie di piscine naturali che rappresentano un vero e proprio paradiso per gli appassionati dell’acqua dolce.

Immerse in un contesto naturale verdissimo e panoramico, contornate da svariate testimonianze del passato, le Gurne sono un vero e proprio gioiello per chi desidera un’alternativa meno frequentata e meno nota alle Gole dell’Alcantara.

Le Gurne dell’Alcantara, come arrivare

L’impetuoso corso del fiume Alcantara scende dalle pendici dei Nebrodi e, circa a metà della propria discesa verso la costa orientale dell’isola siciliana, scorre in un tratto caratterizzato dalla presenza di roccia lavica retaggio di eruzioni vulcaniche vecchie di migliaia di anni.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il fiume Alcantara disegna una splendida valle scorrendo sui resti di una colata lavica vecchia di svariate migliaia di anni

A partire dalla misteriosa Cuba di Santa Domenica, una chiesetta del decimo secolo sperduta nella campagna caratterizzata da echi normanni e arabi nella sua architettura peculiare, l’Alcantara assume caratteristiche peculiari. L’affascinante profilo di Castiglione di Sicilia, incluso nel circuito de I Borghi più belli d’Italia, domina il territorio, seduto sulla prospiciente collina che domina la valle disegnata dal corso d’acqua.

Poco più a valle, presso il paese di Francavilla di Sicilia, l’Alcantara si snoda nelle sue gurne (dal greco antico γούρνα, vasca, nei dialetti meridionali divenuto poi sinonimo di piscina naturale o gorgo di un fiume). Le Gole dell’Alcantara si trovano ancora più a valle, in località Motta Camastra, dopo che il fiume ha ricevuto il tributo del torrente Zavianni. Per raggiungere le Gurne dell’Alcantara si devono seguire le indicazioni che da Francavilla portano verso Castiglione. All’estremità sudoccidentale della cittadina, lungo la Strada provinciale 7i, si svolta a sinistra in via Orsino Orsini. Sul muro piccole indicazioni aiutano a trovare la via, al termine della quale è presente uno spiazzo dove poter parcheggiare e accedere al sentiero delle Gurne, contraddistinto da un pannello informativo realizzato dal Parco fluviale dell’Alcantara, ente controllato dalla Regione Sicilia che si occupa della salvaguardia del territorio attraversato dal fiume.

Le Gurne dell’Alcantara, il sentiero e le piscine

Il tratto di fiume che ospita le Gurne dell’Alcantara è costeggiato da un ampio sentiero che permette di ammirare le parti più affascinanti di questa attrazione naturale e di accedere a una delle piscine naturali dove potersi rinfrescare facendo il bagno nelle invitanti acque del corso d’acqua.

Dopo qualche minuto di cammino dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio di via Orsini, infatti, si apre un bivio: proseguendo mantenendo la sinistra si raggiunge il sentiero lungofiume che prosegue portando il visitatore alla scoperta di ruderi di archeologia industriale, dei resti di un antico ponte sul fiume e di un’area picnic con vista su una gigantesca polla alimentata da una cascata; tenendo la destra, invece, si raggiunge con qualche altro minuto di cammino la piscina naturale simbolo delle Gurne.

Gurne dell'Alcantara Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

La doppia cascatella presso la passarella crea un’ampia piscina detta Gurna della Passarella

Questo tratto del sentiero porta infatti a una passerella pedonale che conduce ad alcuni edifici utilizzati per sfruttare l’energia idroelettrica del fiume. Senza attraversare la passerella, però, si può accedere a destra a una spettacolare doppia cascatella che forma un’ampia polla ai suoi piedi. La portata ingente dell’Alcantara consente alla piscina naturale di abbondare d’acqua in ogni stagione dell’anno. Qui, inoltre, la temperatura del fiume, sempre esposto al sole, è ben più temperata rispetto alle Gole, dove a causa dell’imponenza della forra che lo contiene si trovano acque freddissime. Una spiaggetta di sassi bianchi, popolata di oleandri, correda lo scenario.

A valle rispetto a questa prima spiaggetta si apre un’ampia polla con una discreta profondità, circondata da rocce. Sul lato destro rispetto allo scorrere del fiume, una banchina di cemento consente di sistemare un asciugamano al sole prima di tuffarsi nelle fresche e dolci acque dell’Alcantara.

Gurne dell'Alcantara Sicilia Francavilla

Fonte: Lorenzo Calamai

La grande piscina a valle della passerella è quella che richiama il maggior numero di bagnanti

Una volta goduto di questo primo assaggio delle Gurne, si può scegliere di risalire il sentiero e di proseguire verso valle seguendo la traccia principale. Da questa si noteranno, peraltro, numerose deviazioni verso il letto del fiume: si tratta di discese a tratti impervie, che portano però ad altre piscine naturali, magari più appartate rispetto a quelle sopra descritte. L’alternativa, se opportunamente attrezzati (zaino impermeabile e scarpette da scoglio, o scarpe adatte a essere immerse nel fiume), è scendere il fiume seguendone il corso: una sorte di canyoning leggero, senza passaggi troppo difficili, ma che comunque richiede un minimo di atletismo.

Questa seconda opzione consente di raggiungere una serie di cascatelle che si susseguono, creando piccole piscine naturali tra rocce arrotondate dallo scorrere dell’acqua, con una splendida visuale sui ruderi di Castello Ruffo, forte difensivo di memoria normanna, che campeggia sulla sommità di un colle brullo collocato tra Francavilla e il fiume. Si tratta forse del tratto più bello e spettacolare delle Gurne dell’Alcantara, che ripaga dell’avventurosa discesa acquatica affrontata.

Gurne dell'Alcantara

Fonte: Lorenzo Calamai

La Gurna più spettacolare, quella che consente di affacciarsi sui ruderi del castello normanno

Poco più a valle di questa piscina si può riscontrare una traccia nella boscaglia sulla sinistra idrografica che ricollega con il sentiero principale, visto che proseguendo più a valle si incontrano meno zone balneabili e qualche costruzione umana in più.

Lungo questo tratto dell’Alcantara si trova infatti un antico mulino che nel 1896 venne trasformato in una delle prime centrali idroelettriche d’Italia, rifornendo sia Castiglione che Francavilla, ma anche i resti di un maestoso ponte la cui costruzione, si dice, potrebbe risalire addirittura alla dominazione araba della Sicilia (come detto, il nome del fiume deriva dalla parola araba per ponte). Sicuramente di origine araba sono le saje, piccole condotte atte a deviare le acque del fiume per formare un sistema di irrigazione, di cui ancora rimangono tracce. Una diffusa cartellonistica aiuta i visitatori a rintracciare i luoghi più significativi del percorso, fino a raggiungere, a circa un chilometro dalla partenza, un’ampia area attrezzata con tavoli e panche da picnic.

Il sentiero delle Gurne non è perfettamente manutenuto, ma rappresenta una vera e propria perla nella Valle dell’Alcantara. Ogni estate le spettacolari e magnifiche Gole vengono visitate da migliaia di turisti, siciliani e non, mentre le splendide piscine naturali solo pochi chilometri a monte sono rimaste pressoché incognite, frequentate principalmente da locali. Un angolo di natura da non perdere, soprattutto per gli appassionati d’acqua dolce.

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Mare in Toscana, le spiagge selvagge più belle

È come se ci fosse qualcosa di vivo, di ulteriore dentro di noi, che ci spinge a cercare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. Qualcosa, se vogliamo, di più distante, intatto, selvaggio.

Uno spirito di scoperta che si cala anche nel quotidiano, nel giorno libero da dedicare a una piccola vacanza, nel weekend per una gita fuori porta.

Rifuggire ombrelloni e lettini, che per carità hanno il loro scopo e la loro legittimità, per scoprire un mare più autentico, aspro e bello.

Anche la costa tirrenica toscana, che è stata esplorata, vissuta e sfruttata in lungo e in largo, è capace di offrire esperienze di questo genere, in particolare nella zona meridionale della regione.

Ecco, quindi, che si propone una selezione delle più belle spiagge selvagge della Toscana, dove c’è sempre un piccolo percorso da fare per arrivarci, dove domina la macchia mediterranea con i suoi profumi e i suoi colori, e dove l’azzurro del mare si fonde con quello del cielo.

Fonte: Lorenzo Calamai

I colori elettrizzanti delle spiagge selvagge della Toscana

Cala Civette, la sorella minore delle Bandite di Scarlino

La Riserva Naturale delle Bandite di Scarlino corrisponde ad un ampio promontorio con sbocco sul mare, coperto di macchia mediterranea, bosco e da una fitta rete di sentieri, che si aprono in ampie calette remote e affascinanti, ciascuna costretta tra due capi impervi.

La più nota tra queste è Cala Violina, una spiaggia dalla fine sabbia bianca con un mare cristallino. Un luogo unico la cui necessità di salvaguardia ha indotto il Comune di Scarlino a limitarne l’accesso attraverso un sistema di prenotazione e un biglietto (dal costo minimo) d’ingresso.

Altra spiaggia nota delle Bandite è quella di Cala Martina, che invece è rocciosa e contraddistinta da un monumento a Giuseppe Garibaldi, che qui riuscì a sfuggire alle guardie papali imbarcandosi su un peschereccio.

Salita un po’ meno agli onori delle cronache e per questo meno frequentata, ma non certo meno bella è Cala Civette, una lunga e suggestiva spiaggia dai connotati selvaggi che si apre tra Punta Le Canne, ovvero l’estremo meridionale della succitata Cala Violina, e la punta di Torre Civette, un’antica fortificazione difensiva oggi trasformata in abitazione privata.

Fonte: Lorenzo Calamai

Cala Civette, vista in direzione settentrionale. Dietro quel promontorio, Punta Le Canne, si trova Cala Violina

Percorrendo la Strada provinciale 158 che collega Scarlino a Castiglion della Pescaia, si svolta in direzione del Centro Velico di Punta Ala. Si lascia quindi l’auto dopo un paio di chilometri, in corrispondenza dell’avvio del sentiero. La traccia sale nella parte iniziale, aggira la vetta di una collina e riscende verso il mare.

Sulla sinistra un inequivocabile bivio lascia il sentiero principale e scende: dopo solo pochi passi consente già uno spettacolare affaccio su Cala Civette, che si raggiunge percorrendo in pochi minuti la discesa scoscesa. Il tempo di percorrenza totale del tragitto è di 30/40 minuti, il sentiero principale collega Cala Civette con Cala Violina offrendo la possibilità di proseguire l’escursione.

Fonte: Lorenzo Calamai

Scendendo verso Cala Civette

La lunga lingua di sabbia color ocra ha alle spalle una fitta pineta e il percorso per arrivarci la separa dalla ben più affollata spiaggia di Punta Ala. Un luogo privato e protetto, dove attendere la luce del tramonto che si abbassa sul mare prima di riprendere la via di casa.

Spiaggia di Alberese, il mare si fonde con il cielo

Il Parco regionale della Maremma è stato il primo parco naturale istituito dalla Regione Toscana nel 1975. Al suo interno si trovano alcune aree di costa fra le più belle e intatte del litorale tirrenico toscano, sia per la bellezza del mare che per l’affascinante conformazione del territorio.

I monti dell’Uccellina, disseminati di antiche torri di avvistamento, fanno da sfondo alla meravigliosa spiaggia di Alberese, o spiaggia di Collelungo (secondo alcune mappe si tratta di due zone diverse, ma nella pratica è una sola, lunga lingua sabbiosa). Qui il colore dorato della sabbia, i tronchi di legno sbiancati dal mare, dalla salsedine e dal vento, contrastano con l’azzurro intenso del mare, che si estende in tutte le direzioni a perdita d’occhio, fondendosi con l’azzurro del cielo, senza che sia distinguibile una linea dell’orizzonte.

Fonte: Lorenzo Calamai

La lunga spiaggia di Alberese, a sud della foce del fiume Ombrone, dona una pace totale e rassicurante: intorno a voi solo sabbia dorata e l’azzurro del mare

Arrivare è semplice: prendete l’uscita di Rispescia della SS1 Variante Aurelia e seguite le indicazioni prima per Alberese e poi per Marina di Alberese. Svoltate a destra seguendo la cartellonistica e, dopo qualche centinaio di metri, prendete a sinistra oltrepassando la soglia del Parco rappresentata da due colonne in mattoni di cotto. Percorrete il lunghissimo rettilineo che vi porterà fino al parcheggio di Marina di Alberese. L’accesso alla spiaggia è adiacente al parcheggio.

Nonostante la spiaggia si trovi all’interno del Parco della Maremma, non vi sarà richiesto di fare il biglietto per accedere al litorale. L’attività di balneazione, infatti, è considerata libera.

Non è da trascurare, però, la possibilità di organizzare una bella escursione all’interno del Parco (ingresso a pagamento dal Centro Visite di Alberese): il sentiero A2 è un percorso di media difficoltà, non tanto per le asperità altimetriche quanto per la lunghezza, visti i 7 km per andare e altrettanti per tornare. Quel che è certo è che avrete la possibilità di effettuare un’escursione di grande impatto visivo e scenografico, immersi nella macchia mediterranea e in una natura selvaggia e particolare, e di passare per i bastioni difensivi medievali che sorvegliano da secoli la baia in funzione difensiva.

Fonte: Lorenzo Calamai

I monti dell’Uccellina dominano la spiaggia di Collelungo

Il Pozzino, antico porto etrusco

La Baia del Pozzino è la meno remota di questa selezione, eppure spesso poco considerata, raramente affollata.

Si tratta di un piccolo golfo protetto, una insenatura poco più a settentrione del più ampio e gettonato Golfo di Baratti.

La spiaggia è composta da sabbia scura mista a ciottoli, alle spalle una dolce collina coperta da un prato verde e ai lati alti faraglioni con una rigogliosa macchia mediterranea. Il fondale roccioso lo rende un buon posto per lo snorkeling intorno alle scogliere, facendo attenzione che il mare non sia mosso.

Fonte: Lorenzo Calamai

La vista sul Golfo di Baratti dall’insenatura del Pozzino

Anche il percorso per arrivare in questo piccolo angolo di pace e natura è particolare: si parte dal centro di Baratti, dalla piazzetta antistante alla spiaggia con il chiosco e i ristoranti Demos e La Perla. Proprio fra i due ristoranti si apre una strada che si fa sterrata dopo poche decine di metri e si inoltre in una ombrosa pineta.

Dopo pochi minuti di cammino vi imbatterete in un paio di curiosi edifici. Sono alcune delle principali opere dell’architetto Vittorio Giorgini, attivo negli anni Cinquanta e Sessanta, che qui costruì Casa Saldarini, detta anche il Dinosauro, e l’Esagono. In particolare Casa Saldarini è un esempio avanguardistico di architettura dalle forme curve, sinuose, dalle sembianze zoomorfiche.

Seguendo il sentiero per altri 15/20 minuti, immersi nell’ombra di una pineta che di quando in quando offre scorci affascinanti sulla scogliera sottostante, si raggiunge la Baia del Pozzino, anticipata da un’appetitosa vista panoramica sulla spiaggia stessa.

Fonte: Lorenzo Calamai

La vista sul Pozzino arrivando dal sentiero

Buca delle Fate, cala con panorama

Il promontorio di Populonia è uno dei luoghi più suggestivi e con il mare più bello di tutta la Toscana. Raggiungete Baratti, una piccola località balneare nei pressi di Piombino, e percorrete fino in fondo la strada che conduce al porticciolo. Da qui imboccate la strada in salita che sale verso il borgo medievale di Populonia, che oltre alla necropoli etrusca ha conservato anche le imponenti fortificazioni del XV secolo.

Sulla sinistra un ampio spiazzo sabbioso sulla sinistra, chiamato il Reciso, fa da parcheggio a chi vuole affrontare la discesa verso la Buca delle Fate. Un sentiero infatti parte dall’altra parte della strada, scavalcando una piccola scaletta in legno che immette nel bosco dai profumi mediterranei che copre il promontorio.

Da qui in appena 15 minuti di discesa a piedi si raggiunge un ampio pianoro roccioso con una maestosa vista sul mare e sull’Isola d’Elba, di fronte.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una panoramica panchina sul promontorio per ammirare il sole che scende dietro l’Arcipelago Toscano

Uno stretto sentiero sulla sinistra cala verso la spiaggia sassosa, con ampi massi per sistemarsi, chiamata Buca delle Fate.

Come le fate di cui porta il nome, questo luogo unico risulta magico fin dalla prima occhiata. Frequentato fin dai tempi degli Etruschi, di cui rimangono testimonianze nella vicina necropoli di Populonia, questa spiaggia di sassi è una nicchia lontana dalla civiltà, immersa in un ambiente selvaggio.

Facendo il bagno nell’acqua dai colori cangianti, verde, azzurro e blu, occhio a non venir ammaliati da ninfe, fate, sirene o altre creature marine. Secondo la leggenda, attirano gli esseri umani nel loro mondo sottomarino, per farli vivere con loro senza fare più ritorno: sarebbe così male?

Fonte: Lorenzo Calamai

Bagno sulla sassosa spiaggia di Buca delle Fate: acqua cristallina con un fondale roccioso, adatta anche allo snorkeling

Cala del Lupo, paradiso dimenticato

Cala del Lupo è una piccola caletta di ciottoli, nascosta nel promontorio di Populonia, raggiungibile solo attraverso un percorso a piedi da Buca delle Fate di circa 40 minuti.

Si tratta di un percorso semplice: anche se non è segnato, la traccia è unica e impossibile da perdere. Si deve procedere dal promontorio sopra la Buca delle Fate in direzione sud, scendere alla vicina Cala San Quirico, una spiaggetta di sassi dove si trova anche una piccola area ristoro con un tavolo da picnic, e proseguire oltre seguendo il sentiero che immediatamente sale con un piccolo strappo fino a offrire una vista panoramica sia sulla spiaggia appena lasciata, sia sull’intero promontorio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Panorama su Cala del Lupo, un piccolo gioiello nascosto

Si prosegue lungo il sentiero nel bosco, tra lo stormire delle foglie, la risacca del mare più in basso e i profumi salini e mediterranei del terreno.

Quando il bosco si dirada e si affronta un tratto del sentiero alla luce del sole, scollinando da una tratto in falsopiano in salita, si potrà vedere poco più avanti Cala del Lupo, con il suo mare cristallino e la vista sulle isole dell’Arcipelago toscano. Da lì il sentiero rientra per un breve tratto nel bosco e si dovrà fare attenzione per trovare la svolta in discesa a destra che consente di scendere fino alla spiaggia, passando per ampi lastroni di roccia.

Cala del Lupo è un luogo nascosto e dimenticato, dove poter davvero passare una giornata lontano dalla civiltà, distesi al sole con nelle orecchie il solo rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga.

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Come affrontare un lungo viaggio in bici

Finalmente ti sei deciso ad affrontare quel lungo viaggio in bicicletta che da tempo accarezza i tuoi sogni, ma non sai bene come organizzarti al meglio per evitare i tanto temuti contrattempi che questa modalità di trasporto può generare. Niente panico: con la giusta pianificazione e conoscendo tutti gli accessori da portare con te, sarai pronto per una vacanza memorabile, lontano dal caos cittadino e immerso negli scenari naturali che desideravi esplorare da tempo.

Come si affronta quindi un lungo viaggio in sella a una bici? Dalle attrezzature allo studio dell’itinerario, ecco tutto quello che dovresti sapere per non farti trovare impreparato e goderti ogni attimo della pedalata alla scoperta di luoghi mozzafiato in giro per l’Italia o nel resto del mondo.

Scegli la destinazione più adatta

Ogni viaggio che vogliamo intraprendere richiede una certa dose di organizzazione, ma se il mezzo di trasporto principale è la bici, allora la pianificazione dettagliata degli spostamenti diventa un elemento essenziale.

Innanzitutto, la scelta della destinazione in cui viaggiare su due ruote è di estrema importanza. La difficoltà dell’itinerario e le tempistiche possono variare molto in base a diversi fattori: l’abitudine alla pedalata, l’esperienza, la capacità di affrontare i dislivelli e le strade sterrate possono influire sulla qualità e sulla durata del viaggio. Nel valutare questi fattori, è bene tenere a mente che verrà portato con sé anche uno zaino o dei bagagli e questo comporta un carico maggiore sulle ruote e quindi uno sforzo fisico superiore per chi pedala.

Studia l’itinerario

Oltre alla giusta destinazione, è bene studiare dettagliatamente tutto l’itinerario da percorrere, in modo tale da organizzare le soste e i pernottamenti. Se non hai alle spalle altri viaggi di più giorni a bordo di una bicicletta, per prevedere i tempi di percorrenza di un tragitto puoi calcolare una velocità media di 15 km/h (per una persona abbastanza allenata).

Nel definire l’itinerario con tappe e soste per bere, mangiare, riposarsi o scattare foto, è bene informarsi su eventuali alternative nel percorso, in caso di chiusura di strade o altri problemi imprevisti. In questo modo non ti farai trovare impreparato e non perderai troppo tempo nel cercare la migliore soluzione.

Una volta studiato al millimetro ogni spostamento e steso una mappa con il percorso che hai organizzato, avrai a disposizione uno strumento molto utile per non perderti durante il viaggio. Puoi quindi installare sul tuo smartphone una delle tante app che leggono i tracciati GPX, caricare il tuo itinerario e seguirlo durante il viaggio. In alternativa, molti ciclisti usano anche le app di mappe generiche.

Scegli attentamente dove dormire

Stai organizzando l’itinerario perfetto per il prossimo viaggio in bici di più giorni, ma hai dubbi su dove andare a dormire? Potrebbe sembrare una scelta banale, ma la tipologia di pernottamento in questo caso può fare la differenza su qualità e comodità del viaggio.

In linea generale, se ti trovi alle prime esperienze è sconsigliato il campeggio. Dovresti portare con te una tenda e l’attrezzatura necessaria, elementi che inciderebbero sull’ingombro e sul peso del trasporto. Inoltre, se non sei già abituato alle nottate nella natura e sotto le stelle, puoi rischiare di risvegliarti ancor più stanco del giorno precedente, condizionando negativamente il piacere del viaggio in bici. In questi casi, meglio optare per ostelli, alberghi o B&B.

Prima di partire controlla la bicicletta

Hai scelto la destinazione e studiato perfettamente il percorso da intraprendere, ma ora devi pensare a un altro aspetto essenziale: la bicicletta. Se non ne possiedi una professionale, ideale per il cicloturismo, non perderti d’animo. Anche una due ruote da città potrebbe andar bene, ovviamente in base alla tipologia di strada che verrà battuta.

Per affrontare un lungo viaggio verifica prima di partire alcuni aspetti tecnici della bicicletta: sella comoda, ruote in ottimo stato e portapacchi capiente. È necessario, inoltre, fare un controllo ai freni. Se il telaio è particolarmente robusto potrai agganciare apposite borse che renderanno il viaggio molto comodo, in questo modo porterai con te un notevole numero di oggetti senza che il baricentro della bici venga stravolto.

Non dimenticare mai di portare anche un kit di attrezzi e qualche ricambio: li benedirai in caso di eventuali guasti, soprattutto se dovessero avvenire lontano dai centri abitati. Tra gli accessori da portare sempre con sé in un lungo viaggio in bici troviamo:

  • Luci
  • Borraccia termica
  • Lucchetto
  • Gilet catarifrangente
  • Olio lubrificante per catena
  • Pompa (da fissare al telaio)
  • Camere d’aria di ricambio e toppe autoadesive per riparare piccoli fori
  • Supporto per smartphone

Organizza il contenuto di borse e zaino

Cosa portare con sé per un lungo viaggio in bici? Se è già complicato ridurre al minimo il numero di indumenti per un bagaglio a mano in aereo, viaggiando su una sella dovranno essere ridotti all’essenziale. La quantità di cose da trasportare dipende principalmente dalla capacità della borsa o dello zaino che si utilizza.

A tal proposito, è bene fare una distinzione fra tre tipologie di contenitori che fungono da valigia per questo tipo di viaggio: le borse posteriori, la borsa da manubrio e lo zaino. Quelle posteriori sono due borse collegate al portapacchi, solitamente abbastanza capienti, mentre la borsa da manubrio è più piccola e leggera, ottima per conservare cibo o accessori che possono servire più frequentemente mentre si pedala. Lo zaino, infine è utile se si prevedono tappe nelle quali si intraprendono anche camminate. Il consiglio è quello di creare un mix tra queste borse, cercando di non caricarle troppo per non sbilanciare il baricentro e rendendo il viaggio più faticoso.

Una volta scelto il contenitore, dovrai pensare al contenuto. Non dimenticare di rifornirti di abbondante acqua e qualche snack da consumare durante il viaggio. Anche se non si intende pedalare sotto il sole delle giornate estive più calde, è consigliata la crema solare ad alta protezione: sarai spesso esposto alla luce solare e senza protezione rischieresti una scottatura, anche nei mesi lontani dall’estate.

Non dimenticare anche i guanti e il casco, indispensabile per viaggiare in completa sicurezza. Se il tragitto è particolarmente lungo sarà bene indossare la tipica tuta da ciclista con tessuto traspirante: per viaggi così impegnativi la comodità è d’obbligo. Infine, non dimenticare un ricambio di vestiti “in borghese”: per una cena al ristorante o un drink in un locale potrai sfoggiare pantalone e camicia o un bel vestito, lasciando da parte gli indumenti sportivi.

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Le imprevedibili spiagge di Sansepolcro

Quando la canicola picchia, non è sempre facile mantenere lo sguardo concentrato sulla cultura e sull’arte.

Sansepolcro, meravigliosa cittadina medievale al confine tra Toscana, Umbria e Marche che ospita alcuni dei più celebri capolavori di Piero della Francesca, ha in fondo un’anima rurale, a contatto con la natura che la circonda, e nasconde piccoli tesori d’acqua dolce che possono diventare il complemento ideale per un weekend di tarda primavera o estate che metta insieme i capolavori del Rinascimento con un tuffo rinfrescante nelle acque del torrente Afra.

Non è infatti il Tevere, che solca il centro cittadino allargandosi fino a prendere forma di fiume, la spiaggia prediletta dagli abitanti di Sansepolcro. Fino a qualche decennio fa, i ragazzi del paese si avventuravano nella vicina valle dell’Afra, per passare i lunghi pomeriggi estivi tra le cascate e le piscine naturali del torrente, riparato da frondosi e freschi boschi.

Ancora oggi le piscine naturali dell’Afra sono la destinazione ideale per i caldi pomeriggi estivi. Dopo aver visitato il centro storico medioevale della città, dopo essersi lustrati gli occhi di fronte alle opere di Piero della Francesca e alle altre mirabili attrazioni artistiche di Sansepolcro, è il momento di immergersi, letteralmente, nella natura, andando alla scoperta delle spiagge d’acqua dolce che si trovano poco fuori città.

Fonte: Lorenzo Calamai

I tetti di Sansepolcro nella luce della golden hour

Sansepolcro, la città di Piero della Francesca

Adagiata sulle sponde del fiume Tevere, Sansepolcro è un piccolo centro di circa 15mila abitanti con una concentrazione di capolavori dell’arte rinascimentale da far invidia a qualsiasi altra città toscana.

Qui, infatti, è nato Piero della Francesca, uno dei pittori più importanti del Rinascimento che, dopo aver lavorato a Arezzo, Rimini, Roma, Perugia e Urbino, tornò nella città natale negli ultimi anni prima della morte, avvenuta il 12 ottobre 1492, il giorno in cui Cristoforo Colombo sbarcava per la prima volta in un nuovo continente.

Il Museo Civico di Sansepolcro ospita due delle più mirabili opere del proprio enfant du pays: il Polittico della Misericordia e la Resurrezione.

Il Polittico, realizzato tra il 1445 e il 1462, è di particolare impatto scenografico, ospitato in una sala buia e rivestita di nero per dare risalto alle sue 23 tavole a sfondo dorato. Al centro figura l’altera immagine della Madonna della Misericordia, il cui mantello dà riparo ai fedeli, infinitamente più piccoli. La forza dell’opera, oltre che nella suggestione della sua complessità, sta nell’utilizzo di forme geometriche e nell’organizzazione prospettica della scena, caratteristiche innovative e distintive di Piero della Francesca.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Polittico della Misericordia è un’opera suggestiva, innovativa e imponente

La Resurrezione, opera successiva, è un affresco recentemente salvato da un’importante opera di restauro operata tra il 2015 e il 2018. Un’opera costruita con cura geometrica, ma sottraendo stavolta la figura del Cristo alle leggi della prospettiva che valgono invece per i soldati addormentati ai suoi piedi, a simboleggiarne lo sfuggire alle leggi terrene.

All’affresco della Resurrezione è collegato un aneddoto storico: si narra che nel 1944 il comandante alleato Anthony Clarke, che aveva ordinato il bombardamento di Sansepolcro per riscattarla dall’occupazione tedesca, fermò l’artiglieria nel momento in cui si ricordò dell’entusiastico racconto che lo scrittore Aldous Huxley aveva fatto, vent’anni prima, dell’opera di Piero della Francesca, giungendo a definirla il più bel dipinto al mondo.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un particolare dalla Resurrezione, con il corpo atletico del Cristo ispirato ai modelli classici della scultura greca

Sansepolcro non si esaurisce però qui: il centro storico è caratterizzato da un dedalo di vicoli e viuzze che regalano scorci architettonici di notevole bellezza, improntati alla natura medioevale del borgo, costituitosi attorno ad una abbazia nel X secolo.

Nella bella Basilica Concattedrale di San Giovanni Evangelista, per tutti il Duomo di Sansepolcro, è conservato un dipinto raffigurante l’Ascensione di Cristo ad opera del Perugino, altro autore chiave del Rinascimento, e il particolare Volto Santo, una scultura lignea di incerta datazione proveniente da oriente e oggetto di venerazione.

Ai margini del centro storico l’imponente fortezza risale all’epoca medicea ed è opera dell’architetto Giuliano da Sangallo, uno dei nomi più prestigiosi dell’architettura del sedicesimo secolo.

Alla scoperta del torrente Afra

Albula, l’antico nome del fiume Tevere. Un corso d’acqua che immediatamente evoca tempi remoti ed epoche sepolte dal passare del tempo: un accumularsi di Storia che si rintraccia su tutto il territorio attraversato dai 405 chilometri di lunghezza del fiume sacro ai destini di Roma, come recita la patriottica incisione sulla colonna posta in epoca fascista presso le sorgenti sul monte Fumaiolo, in Emilia-Romagna.

L’unico, breve tratto che il Tevere compie in Toscana è qui, nei pressi di Sansepolcro, prima di proseguire in Umbria, passando per il territorio dei comuni di Città di Castello, Perugia, Todi, Orvieto e infine passando nel Lazio.

La parte iniziale della valle del Tevere ha un notevole interesse naturale, di qua e di là dal confine con la Toscana e il torrente Afra ne è uno degli affluenti più affascinanti. Nel suo breve corso fa in tempo a formare spettacolari piscine naturali all’ombra di un fitto bosco di castagni.

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascatella del torrente Afra dà vita a una bella piscina naturale

Per raggiungere le spiagge d’acqua dolce più vicine a Sansepolcro, si deve imboccare via della Montagna, la strada che risale tutto il corso dell’Afra, fiancheggiandolo, fino ad arrivare per l’appunto in frazione Montagna, un piccolo abitato all’ombra del massiccio dell’Alpe della Luna.

In corrispondenza della struttura ricettiva San Martino val d’Afra si trova quello che i locali chiamano Gorgo dei Ciliegi, una bella polla d’acqua rinfrescante ai piedi di una cascata.

Tuttavia le due piscine d’acqua dolce più belle si trovano qualche chilometro più a monte, poco prima del bivio della strada con le indicazioni per Germagnano. Qui un sentiero sulla destra della sede stradale scende verso il torrente. Le varie biforcazioni della traccia conducono alle due diverse piscine naturali che si nascondo all’ombra del bosco.

A monte, il corso del torrente scivola su un percorso scavato nella roccia fino a scendere dolcemente nell’ampia e invitante piscina ai suoi piedi, alla costante ombra di un fitto bosco che isola completamente dalla pur vicina strada asfaltata. Ha un fondale di sassolini rotondi e attorno un anfiteatro di roccia che rendono il luogo il più comodo per un picnic o semplicemente per una sosta rilassante.

Più a valle, un’ampia polla ben più profonda è sormontata da una cascatella più alta. Si può raggiungere percorrendo il sentiero o camminando dentro il letto del torrente e poi tuffandosi direttamente dalla cascata che la domina, per avere un brivido di adrenalina in più.