Categorie
vacanze avventura Vacanze natura Viaggi viaggiare

Passi alpini: itinerari in auto, tra curve e strapiombi

Viaggiare in auto attraverso i passi alpini è un’esperienza decisamente unica. Si può definire quasi come un’avventura, in grado di combinare l’adrenalina delle curve, a volte strette e ripide, con la bellezza naturale mozzafiato dei paesaggi alpini. Per gli amanti della guida e della natura, percorrere questi passi è una splendida occasione per scoprire alcune delle strade più spettacolari del mondo, dove ogni curva svela un panorama nuovo ed ogni salita conduce a vette sempre più alte, con aria sempre più fresca e cielo che sembra sempre più vicino.

Percorrendo i passi alpini si avrà la possibilità di scoprire paesaggi naturali bellissimi, il desiderio di ogni fotografo e amante della fotografia. Sarà possibile osservare, anche a seconda della stagione, paesaggi alpini innevati, ma anche laghi azzurri di montagna che riflettono le vette e piccoli borghi che sembrano essere sospesi nel tempo.

Oltre a questo, c’è da aggiungere anche che, guidare lungo i passi alpini, vuol dire attraversare territori affascinanti e, sopratutto, ricchi di storia, in quanto questi percorsi vennero costruiti in passato per scopi soprattutto militari e commerciali. Molte di queste strade, infatti, venivano usate già in epoca romana e nel corso dei secoli sono stati teatro di battaglie, come la famosa “Battaglia delle Alpi” durante la Seconda Guerra Mondiale. Proprio a causa di questo ruolo fondamentale dei passi alpini negli anni, è possibile visitare non solo antiche fortificazioni, ma anche musei e piccoli villaggi che conservano ancora le tradizioni e l’architettura tipiche della regione italiana.

I passi alpini più spettacolari da attraversare in auto

Il Passo dello Stelvio, un’icona italiana

Il Passo dello Stelvio è probabilmente il più iconico e conosciuto tra i passi alpini e non è difficile capire il perché di questa sua fama. Con un’altezza di 2757 metri, è il secondo passo percorribile più alto d’Europa, in grado di offrire un’esperienza di guida che non ha eguali. È composto da ben quarantotto tornanti, solo sul versante settentrionale, che rendono il passaggio una vera e propria impresa, soprattutto per gli amanti della guida sportiva.

Lo Stelvio, però, non è solo una sfida per gli automobilisti. Percorrere questo passo, infatti, permette di immergersi in un luogo di straordinaria bellezza, dove la natura regna sovrana ed incontrastata. Una volta arrivati in cima al Passo dello Stelvio, infatti, è possibile ammirare un panorama unico, che va dalle vette delle Alpi Retiche, una parte della catena montuosa delle Alpi centrali, che si estende fra l’Italia, la Svizzera, il Liechtenstein e l’Austria, ed il ghiacciaio dell’Ortles, che si trova sulla vetta più alta dell’Alto Adige. Insomma, qualcosa di indimenticabile.

Nonostante queste sue caratteristiche, che rendono la percorrenza del passo difficoltosa, il passo alpino dello Stelvio è accessibile a tutti, purché si affronti la guida soprattutto con attenzione e rispetto per le condizioni stradali. Il periodo migliore per guidare lungo il Passo dello Stelvio è quello che va da giugno a settembre, quando la strada è libera dalla neve ed il clima è più mite ed è possibile osservare le lunghe distese di prati verdi e boschi che caratterizzano il paesaggio. Durante il tragitto è possibile fermarsi in alcuni dei villaggi più pittoreschi della zona, come Trafoi o Bormio, oppure visitare il Parco Nazionale dello Stelvio, all’interno del quale immergersi nella natura percorrendo i diversi sentieri a disposizione.

Il Passo Gavia, tra paesaggi selvaggi e silenzio

É sicuramente meno conosciuto rispetto al Passo dello Stelvio, ma non per questo meno affascinante. Il Passo Gavia è un’altra tappa imperdibile per chi ama le strade di montagna. Si trovo a poco più di 2600 metri di altitudine e collega la Valfurva con Ponte di Legno. Guidare lungo questo passo alpino vuol dire vivere un’esperienza molto diversa rispetto allo Stelvio. La strada, più stretta e sinuosa, è molto meno trafficata, con alcuni tratti che sono addirittura privi di guardrail e, quindi, particolarmente esposti. Queste caratteristiche rendono la percorrenza del Passo Gavia, in un certo senso, “dura” ed è quindi consigliata una guida molto attenta e prudente, soprattutto in determinati tratti.

Il passo alpino Gavia è un passo per veri appassionati. È l’avventura ideale per chi cerca il contatto diretto con la natura circostante e ama il silenzio delle alte quote. Lungo il percorso, infatti, si attraversano paesaggi selvaggi e pressoché incontaminati, dove è molto facile incontrare diverse specie animali, quali marmotte, stambecchi ed aquile. Come per il Passo dello Stelvio, anche per il Gavia il periodo ideale per viaggiare lungo questi paesaggi va da giugno a settembre, quando il passo è accessibile.

Sosta d’obbligo durante questo viaggio è il Rifugio Bonetta, che si trova esattamente sulla cima del passo alpino, dov’è possibile gustare piatti tipici della cucina valtellinese ammirando un panorama naturale strabiliante, che spazia dai ghiacciai dell’Adamello fino alle cime montuose dell’Ortles-Cevedale, le cui cime arrivano a circa 4000 metri.

Tratto di strada del Passo Gavia, con montagne innevate sullo sfondo

Fonte: iStock

Tratto di strada del Passo Gavia

Passo Sella, anfiteatro delle Dolomiti

Un altro passo degno di nota merita uno spostamento più ad est, precisamente nelle Dolomiti. Si tratta del Passo Sella, che si trova ad un’altitudine di 2240 metri e che collega la Val Gardena con la Val di Fassa, per un viaggio attraverso paesaggi mozzafiato e viste emozionanti sulle Torri del Sella, popolare destinazione fra gli amanti delle scalate, ed il massiccio del Sassolungo, vetta che supera i tremila metri di altezza, in Val Gardena. Attraversare il Passo Sella significa immergersi in un paesaggio unico al mondo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Attraversare questo passo alpino in auto non è particolarmente difficile, ma il traffico può essere intenso soprattutto durante i mesi estivi ed il fine settimana. Tuttavia il panorama visibile compensa ampiamente tutte le possibili difficoltà. La catena montuosa delle Dolomiti, infatti, è in grado di offrire un panorama straordinario, con le pareti rocciose che al tramonto si tingono di rosa, circondate da valli di un colore verde vivo e diversi laghi azzurri che riflettono le vette più alte. Anche qui, come per il precedente passo alpino, si consiglia una sosta al Rifugio Passo Sella, struttura dalla quale partono numerosi sentieri escursionistici, che conducono nel cuore delle Dolomiti.

Il Passo Giau

Rimanendo ancora nelle Dolomiti, un altro passo alpino che merita di essere percorso è sicuramente il Passo Giau, ad un’altezza di 2236 metri. Percorrere questo passo vuol dire attraversare un percorso in grado di collegare mete affascinanti come Cortina d’Ampezzo e Selva di Cadore e Colle Santa Lucia, per un viaggio attraverso alcuni dei paesaggi sicuramente più suggestivi delle Dolomiti, e non solo.

Il Passo Giau è famoso per le sue curve ampie e regolari, per una percorrenza in auto assolutamente piacevole e rilassante, anche per i panorami straordinari che è possibile ammirare lungo tutto il percorso. Infatti, la vista dal passo è semplicemente spettacolare. È possibile osservare i monti Nuvolau e Averau, ma anche ampie e verdi distese d’erba e prati fioriti, circondate da fitti boschi. Anche in questo caso il periodo migliore è sempre il periodo estivo, quando la strada è completamente libera dalla neve ed è possibile percorrere il tragitto in auto, accompagnati da un clima mite.

Il Rifugio Passo Giau potrebbe essere anche una sosta ideale lungo il tragitto, per una pausa rigenerante assaporando i piatti tradizionali locali.

Foto panoramica del Passo Giau all'alba, con cielo rosso e prati verdi

Fonte: iStock

Panorama del Passo Giau, Italia

Passo della Spluga, tra Italia e Svizzera

Infine, un altro passo alpino che merita di essere percorso ed esplorato è il Passo della Spluga. Questo passo alpino collega la Valchiavenna, un gioiello incastonato tra cascate e montagne, in Italia, con il canton Grigioni, in Svizzera. Si trova a 2113 metri di altitudine e segue un’antica via commerciale che veniva utilizzata in epoca Romana, una strada in grado di offrire un’esperienza di guida variegata. Infatti, sono presenti diversi tratti di strada più tranquilli e rilassanti e tratti che si possono definire più impegnativi, dove la strada si restringe e dove sono presenti curve più strette.

Fra i passi alpini menzionati, questo passo che collega Italia e Svizzera è probabilmente il meno frequentato, caratteristica che lo rende ideale per chi cerca un’esperienza più autentica ed intima per le proprie vacanze o per un weekend fuori porta. Lungo tutto il Passo della Spluga è possibile ammirare paesaggi di grande bellezza, con laghi di montagna, gole profonde e piccoli e affascinanti borghi alpini. Il passo alpino è aperto, generalmente, da giugno a settembre, periodo ideale anche per visitare, con un clima mite, il lago di Montespluga, un luogo di rara bellezza, dove la natura regna sovrana.

Come affrontare i passi alpini?

Affrontare i passi alpini in auto richiede una certa preparazione sotto due punti di vista: la pianificazione del viaggio ed in termini di guida. Infatti, prima di partire è importante assicurarsi che l’automobile sia in perfetti condizioni, soprattutto prestando particolare attenzione ai freni, ma anche agli pneumatici, che devono essere adatti per percorrere questo tipo di strade. Inoltre, prima di partire è necessario informarsi sulle condizioni meteo e sulla percorribilità dei passi, che potrebbero essere chiusi in determinati casi, per evitare eventuali incidenti e disservizi lungo il percorso.

Nei periodi di maggiore afflusso la percorrenza su questi tratti potrebbe essere molto rallentata a causa del traffico, di conseguenza potrebbe essere utile pianificare eventuali spostamenti la mattina presto oppure nel tardo pomeriggio, così da godersi il panorama unico che circonda queste strade in tutta tranquillità.

Se si decide di attraversare questi passi alpini, un ulteriore consiglio è quello di pianificare, durante il tragitto, eventuali soste. Lungo il percorso, infatti, è possibile fare escursioni nella natura, arrampicate e gite in mountain bike. Tutte attività che consentono di vivere nel migliore dei modi l’ambiente montano ed immergersi in un’atmosfera di pace e tranquillità, creando ricordi indimenticabili.

Categorie
cascate Toscana vacanza natura Vacanze natura Viaggi

Farma, Iesa e San Galgano: itinerario nella Toscana nascosta

Come la spina dorsale di un gigantesco fossile di dinosauro, le rocce emergono dal terreno in lunghe barre diagonali. Il torrente Farma scorre ai loro piedi, compiendo una doppia ansa in uscita dalla quale, in corrisponde di due spiaggette di piccoli sassi bianchi, l’acqua si accumula in una profonda, smeraldina piscina naturale.

La maggior parte degli amanti dell’acqua dolce conosce il Farma per i celebri Canaloni, una zona del torrente dove il corso d’acqua è chiuso tra grandi massi lisci e levigati, dando forma a cascatelle e profonde polle dove fare il bagno. Non molti, invece, conoscono le piscine naturali nascoste tra i boschi di Iesa, borgo di poco più di 200 abitanti nel cuore della Toscana, fra Siena e Grosseto.

È una terra fantastica, a vocazione prevalentemente agricola, con grandi spazi aperti interrotti dai profili sinuosi di morbide, basse colline su cui sorgono casali circondati da cipressi, in una sorta di stereotipo di toscanità che diventa reale. È una destinazione ideale per una gita fuori porta, seguendo un itinerario che permette di scoprire le meraviglie del territorio a 360 gradi: un tuffo nelle fresche acque del torrente, la scoperta di un borgo rimasto fermo nel tempo, la visita di una celebre abbazia in rovina, che porta con sé il fascino della decadenza.

La piscina naturale nascosta del torrente Farma

Per raggiungere la bella spiaggia del torrente Farma, bisogna recarsi a Iesa, frazione del comune di Monticiano, in provincia di Siena.

Qui, raggiunta la piazza del paese, si seguono le indicazioni per Quarciglione. La strada asfaltata scende rapidamente per qualche tornante, con qualche cartello che indica la direzione per il torrente Farma. Quando si entra in un tratto di strada dentro al bosco e una ampia strada sterrata si apre sulla sinistra in occasione di un’ampia curva è il momento di parcheggiare a bordo della carreggiata.

La strada sterrata è infatti la prima parte del sentiero che si deve percorrere per scendere al torrente. In circa 20 minuti di cammino in discesa si raggiungono le rive del Farma. Il giusto viottolo per scendere sul greto lo si individua tenendo la destra quando si incrocia il sentiero che costeggia il torrente.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

Le acque del Farma sono temperate, nuotarvi è un’esperienza rigenerante

Qui dove il Farma compie un’ampia curva si trovano due spiaggette sulle diverse sponde del torrente. Sul lato d’arrivo c’è una comoda zona sabbiosa, mentre sull’altro lato alcuni alberelli offrono un po’ d’ombra per ripararsi dal sole battente. In mezzo, le trasparentissime acque prendono un colore più intenso, smeraldino, in corrisponde della profonda piscina naturale al centro del letto del torrente, dove una roccia spunta dal pelo dell’acqua offrendo un trampolino ideale per un tuffo rinfrescante.

A monte, dove il Farma spunta da un’altra ansa, fa bella mostra di sé una conformazione geologica affascinante, la cui formazione è tra le più vecchie dell’intera Toscana. Un po’ più a valle, dopo un tratto rettilineo in cui il torrente scorre placido e basso, un enorme masso cubico sull’ansa successiva domina la scena su una ulteriore piscina naturale.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia sul torrente Farma

Il tutto è immerso nella Riserva naturale del Farma, un’ampia area protetta all’interno della quale scorre il torrente lungo una direttrice ovest-est, prima di gettarsi nella Merse. Le colline all’interno della Riserva sono quasi interamente coperte di boschi con una varietà floristica notevole e una fauna che comprende specie come la lontra, la martora, il gatto selvatico.

Iesa e i suoi rioni

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Tra i vicoli di Lama, uno dei rioni di Iesa

Merita una sosta il paese di Iesa, antico borgo che popola da tempo immemore le boscose colline di questa propaggine meridionale delle Colline Metallifere, al limitare della Maremma.

Il paese, che già di per sé è una piccola frazione di Monticiano, è per la verità suddiviso in cinque rioni separati tra loro. Lama è il centro del borgo, con la sua piazza con il monumento ai caduti, un bar, un circolo, un ristorante, una biblioteca e una chiesa, tutti racchiusi in poche centinaia di metri. Le pareti in pietra a vista delle belle case di Lama, molte delle quali chiuse in modo semi-permanente, sono decorate con gigantografie di vecchie foto che raccontano la vita contadina nel borgo e da qualche murales.

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Le foto sui muri di Iesa raccontano la vita contadina nel paese

Il rione di Contra è separato da Lama da una fonte d’acqua potabile, ed è arroccato su un colle di fronte. Poco oltre si scorge un gruppo di altre case, Cerbaia, mentre sono più distaccate le borgate di Solaia e Quarciglioni, piccolissimi agglomerati di qualche abitazione.

A Iesa si respira l’aria dei tempi andati, come se fosse un paese eternamente fermo nel secondo dopoguerra italiano. Ha un’atmosfera sonnacchiosa in estate, i vecchi si radunano in piazza e guardano incuriositi ogni forestiero che passa, il bar anima i pomeriggi con i suoi tavolini che si affollano, intorno domina il rosso delle abitazioni e il verde degli alberi che dominano il territorio.

L’Abbazia di San Galgano

Pochi chilometri separano Iesa e le piscine naturali del Farma dall’Abbazia di San Galgano, che diventa una deviazione complementare all’itinerario fin qui descritto.

Si tratta di un’abbazia cistercense in rovina, della quale sono rimaste in piedi soltanto le mura esterne, mentre il soffitto è crollato. Questo dona un aspetto decadente e misterico al luogo, isolato tra i campi della campagna circostante e decisamente scenografico.

Qui nel 1983 il celebre regista russo Andrej Tarkovskij ha girato alcune scene di Nostalghia, forse il suo lungometraggio più noto, ma la chiesa è stata ritratta in diversi film tra gli Anni Sessanta e i Novanta.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sull’Abbazia di San Galgano

L’abbazia venne completata e consacrata nel 1288, al termine di una campagna di costruzione durata più di 60 anni. Nel secolo precedente nello stesso luogo sorgeva una piccola cappella, mentre era già attivo il vicino Eremo di Montesiepi, sulla collina adiacente. L’abbazia divenne in breve tempo un centro non solo religioso, ma di importante potere economico nella valle della Merse, tanto da influenzare la vita politica di Siena.

Si dice infatti che fu un frate di San Galgano a stipulare con il grande scultore Nicola Pisano il contratto per la realizzazione del pulpito del duomo della città, e che i primi operai della cattedrale furono gli stessi monaci dell’abbazia.

Fu la peste, nel 1348, a dare un duro colpo alla fiorente congregazione. Le compagnie di ventura razziarono poi l’Abbazia di San Galgano più volte, e già alla fine del Trecento solo un pugno di monaci era rimasto a presidiare il luogo. Fu un lento ma costante declino: nel 1576 il monastero era ridotto a un solo frate ormai, e la costruzione andò sempre in maggiore rovina. Nel Settecento crollarono definitivamente le volte e il campanile, nel 1789 la chiesa venne sconsacrata, mentre il monastero divenne una fattoria.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il corridoio alberato che porta all’ingresso della chiesa di San Galgano

Solo nel primo Novecento si ebbero i primi restauri e la chiesa assunse le sembianze che ha oggi: una rovina imperitura, il cui declino è stato arrestato, ma senza procedere a una ricostruzione arbitraria, che ne tradirebbe l’originalità.

Molto vicino è possibile visitare anche l’Eremo di Montesiepi, luogo della morte di Galgano Guidotti, cavaliere divenuto eremita che aveva conficcato la sua spada in una roccia a Montesiepi al momento dell’avvio del cammino monastico che lo avrebbe poi portato alla canonizzazione. Nell’eremo si trova, oltre alla spada di San Galgano, una cappella trecentesca affrescata da Ambrogio Lorenzetti.

Categorie
Friuli Venezia-giulia lago vacanza natura Vacanze natura Viaggi

Friuli: 5 laghi panoramici da non perdere

Acqua cristallina, il verde dei boschi e intorno una corona di montagne. Il contesto ideale per una giornata a contatto con la natura, tra relax e azione, in uno dei tanti, splendidi laghi che punteggiano la cartina geografica del Friuli.

La regione più nordorientale d’Italia è, forse più di ogni altra, un vera e propria terra delle acque. Le sue valli sono solcate da decine di fiumi rilevanti come il Tagliamento, l’Isonzo, il Natisone, il Livenza, il Piave, e da centinaia di torrenti purissimi che gli tributano le loro acque. Per questo, per gli amanti delle spiagge d’acqua dolce e del wild swimming, il Friuli è spesso considerato una specie di paradiso.

A questo impressionante menù di corsi d’acqua si devono aggiungere però un bel numero di laghi, che rappresentano una variante interessante e diversa rispetto a un tuffo in una piscina naturale di un torrente montano. I laghi del Friuli sono tutti di piccole dimensioni e collocati in un ambiente montano: luoghi di bellezza e di natura, dov’è impossibile non rimanere colti dalla grande bellezza di tutto ciò che accoglie il nostro sguardo. La loro natura alpina consente loro di evitare le caratteristiche che spesso rendono negativa un’esperienza balneare di lago, come fastidiosi depositi o un lieve strato melmoso sul fondo.

Lago di Cavazzo, il più grande lago naturale del Friuli

Lago Cavazzo Friuli

Fonte: Lorenzo Calamai

Il panorama dalle sponde del Lago di Cavazzo

Il Lago di Cavazzo è il lago naturale più grande del Friuli-Venezia Giulia: si apre in un bacino al confine tra tre diverse amministrazioni locali e, per questo, è non solo noto come Lago dei Tre Comuni, ma anche con il nome, a turno, di uno dei tre comuni in questione: Trasaghis, Bordano e Cavazzo Carnico.

Il lago è balneabile in un paio di ampie zone, ha un fondale di ghiaia molto fine, acque pure e trasparenti. Le spiagge sono di piccoli e comodi sassi bianchi, ma con un ampio spazio verde, con prati al riparo di frondosi alberi dov’è comodo stendere teli, asciugamani e materiale per il pic-nic. In più, sono presenti aree attrezzate con griglie per il barbecue.

L’acqua del Lago di Cavazzo è piuttosto fredda, ma il suo colore cristallino, che assume un blu più intenso quando la profondità diventa maggiore, attira anche i nuotatori più restii. Splendida la visuale che, dalla spiaggia sul lato sud-orientale, attraversa il bacino e si posa sui profili imponenti del monte Festa, con le rovine del fortino che ne incoronano la cima, e sulle cime circostanti.

Un sentiero pedonale percorre tutto il lato est del lago, regalando splendidi scorci sulla natura circostante, mentre sul lato occidentale il campeggio Lago 3 Comuni noleggia SUP e kayak per un viaggio acquatico che permette di esplorarne davvero ogni angolo.

Il Lago di Cornino e i grifoni

Il Lago di Cornino, con il suo specchio d’acqua talmente azzurro e blu da sembrare irreale, è un piccolo lago originatosi oltre diecimila anni fa.

Oggi ospita una strepitosa riserva naturale, con la più grande colonia italiana di grifoni. Non le creature della mitologia, bensì grossi rapaci della famiglia degli avvoltoi, nome scentifico gyps fulvus. Questa specie si era praticamente estinta in Italia, ne erano rimasti alcuni esemplari solamente in Sardegna. Un progetto di reintroduzione in alcune aree del paese, fra cui in Friuli, ha avuto successo.

Lago Cornino Friuli

Fonte: Lorenzo Calamai

Gli splendidi colori del Lago di Cornino

Nella Riserva naturale del Lago di Cornino la colonia di grifoni ha potuto consolidarsi e crescere negli anni, e oggi si vedono costantemente le sagome di questi grandi volatili volteggiare intorno alle montagne che sovrastano il bacino.

Il piccolo lago smeraldino è circondato da sentieri per una rapida passeggiata immersi nel verde e nella natura. Benché non sia balneabile, una gita in questo piccolo paradiso nella valle del Medio Tagliamento è un toccasana per gli occhi e per l’anima.

La riserva naturale si trova poco fuori dall’omonimo abitato, Cornino.

Laghi di Fusine, un anfiteatro naturale mozzafiato

Nei pressi della località sciistica di Tarvisio, vicino al confine con la Slovenia, il complesso dei piccoli Laghi di Fusine offre uno spettacolo naturale esaltante.

I laghi sono due, entrambi di origine glaciale e collegati tra loro da facili sentieri, con intorno un fitto bosco di abete rosso e una strepitosa visuale sulla catena montuosa del monte Mangart. Un anfiteatro naturale che offre una visione paradisiaca su un contesto alpino meraviglioso.

Laghi Fusine Friuli

Fonte: ph. greenoid via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 2.0

Lo spettacolare circo di vette alpine attorno al Lago superiore di Fusine

Non sono balneabili, poiché all’interno di una riserva naturale dedicata, ma anche se lo fossero la temperatura dell’acqua placherebbe ogni bollente spirito dello sventurato avventore.

Una rete di sentieri permette di fare il giro attorno ad entrambi i laghi, e dalla zona circostante partono una serie di escursioni verso la catena montuosa circostante. I Laghi di Fusine sono anche una splendida destinazione invernale: quando si posa la neve tutt’intorno e la superficie dei due bacini è congelata, lo spettacolo è assicurato.

Il Lago di Sauris e la sua zip-line

Situato a quasi 1000 metri di quota, il Lago di Sauris è uno specchio d’acqua artificiale. Quando venne costruita la diga che diede origine al lago, nel secondo dopoguerra,  questa era la seconda più alta d’Europa: una vera e propria meraviglia ingegneristica del tempo.

Oggi la diga è ancora apprezzabile, ma quello che più si ammira è la splendida cornice di questo ampio lago, situato vicino alla pittoresca e omonima cittadina di Sauris, patria di alcune speciali prelibatezze locali come lo splendido prosciutto, i formaggi di malga, lo speck e la birra.

Lago Sauris friuli
Le scenario del Lago di Sauris

Il Lago di Sauris è balneabile in un paio di zone, La Maina e la foce del Rio Storto, rispettivamente sulla sponda nord e sud, ma la data la quota e la temperature delle acque la maggior parte delle persone preferisce approfittare delle canoe e dei SUP per avere la propria esperienza acquatica.

Un’altra attrazione di recente realizzazione è una zip-line lunga oltre 2 km che porta a sorvolare il lago legati a un cavo d’acciaio a oltre 100 metri di altezza: un’esperienza adrenalinica e mozzafiato in un contesto unico.

Il Lago del Predil, gioiello verde tra le montagne

Non lontano dai già citati Laghi di Fusine, da Tarvisio e dal confine di Stato, un altro bellissimo lago caratterizza la catena montuosa che separa il Friuli dalla Slovenia.

È il Lago del Predil, un vero e proprio gioiello verde in mezzo alle montagne. Nasce da un’antica conca glaciale ed è il secondo lago del Friuli per grandezza dopo il lago di Cavazzo. Le sue acque sono limpide e fredde, pronte a sfidare anche il nuotatore più testardo, ma il loro colore attrae come il canto di una sirena. Le spiagge sabbiose lasciano ben presto spazio a piccoli prati rigogliosi dov’è semplicemente un toccasana rimanere a prendere il sole.

Lago Predil Friuli

Fonte: Mondogenerator via Unsplash

Lago del Predil, pregiata meta balneare e montana insieme

In mezzo al lago resiste un’isoletta, relitto di un arco morenico in parte distrutto. Al Predil si trova anche un piccolo stabilimento balneare che noleggia attrezzature nautiche durante l’estate. Si tratta, inoltre, di un luogo molto amato dai giovani d’estate, dove si può sempre trovare qualcuno che ama il divertimento in mezzo alla natura.

Lo spettacolo, dalle sue spiagge sabbiose, è veramente stupendo: uno specchio d’acqua piatto che va dal cristallino alle trasparenze smeraldine delle sue zone più profonde, incastonato tra altissime vette che lo circondano, i fianchi delle montagne coperte di fitti boschi.

Categorie
escursioni Fiume Friuli Venezia-giulia itinerari culturali vacanze avventura Vacanze natura Viaggi

Friuli, un’escursione panoramica con vista sul Tagliamento

Il Tagliamento è un fiume unico.

Non per i suoi 170 chilometri di lunghezza, dalle sorgenti sul Passo della Mauria a 1195 metri di altitudine fino a sfociare nell’Adriatico tra Lignano Sabbiadoro e Bibione, che lo rendono il più lungo ed importante del Friuli. Non, o almeno non solo, per gli intrecci della Storia, che lo videro protagonista tanto in epoca napoleonica quanto durante la rovinosa ritirata seguente alla disfatta di Caporetto, o le righe della letteratura, che da Hemingway a Pasolini ne hanno toccato le sponde.

La caratteristica che lo rende singolare è che si tratta di un braided river, un fiume a canali intrecciati. Il solo a scorrere nell’intero arco alpino ad aver mantenuto questa caratteristica morfologica grazie a un limitato intervento dell’uomo sul suo corso.

Quando si attraversa uno dei tanti ponti che in Friuli portano da una parte all’altra del fiume più rilevante della regione si intuisce immediato il significato di braided river: come sinuose trecce dalle volontà indipendenti, molteplici canali portano le cristalline acque del Tagliamento da monte a valle all’interno di un grande, ampio letto di ghiaia, intrecciandosi e separandosi più volte. Sono canali mutevoli, che modificano continuamente il proprio corso, tanto che quando si attraversa il medesimo ponte e si guarda giù, magari dopo un periodo di assenza, si trova un fiume diverso, un panorama cambiato e cangiante.

Fonte: Getty Images

I canali intrecciati del corso del Tagliamento

L’unicità del Tagliamento, che condivide questa caratteristiche con un risicato numero di fiumi in Europa e con una quantità più sostanziosa nel mondo intero, rende altrettanto unico anche il contesto paesaggistico all’interno del quale il fiume si muove.

La valle del medio Tagliamento, quella che orientativamente si trova tra Venzone e Pinzano al Tagliamento, offre una occasione perfetta per scoprirlo: qui il fiume si trova ad attraversare territori con una altitudine piuttosto bassa, contornati di montagne le cui vette non raggiungono grandi sommità, ma che per il forte dislivello rispetto al principale corso d’acqua che le attraversa permettono di bearsi gli occhi con panorami eccezionali.

Un esempio? Dalla cima del Monte Cuar, 1478 metri sopra il paese di Forgaria del Friuli, nel Gemonese, si gode di un panorama sensazionale sul corso del Tagliamento, su alcuni suoi affluenti e sulle montagne circostanti.

Per raggiungere la sommità della montagna esiste un sentiero ad anello, un’escursione semplice e divertente alla portata dei più.

Friuli, escursione al Monte Cuar

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Lago di Cavazzo visto dal Monte Cuar

L’escursione per salire al Monte Cuar prende le mosse dal Cuel di Forchia, una sella da dove passa la strada sterrata che arriva dal vicino paese di Avasinis e che è uno snodo di molti sentieri della zona.

Percorrendo la SP41 con provenienza Trasaghis, si raggiunge la frazione di Avasinis e si svolta a sinistra su via Novedet. La stretta strada asfaltata si impenna quasi subito, trasformandosi in una tortuosa stradella di montagna. La si segue per circa 8 chilometri, fino ad arrivare al Cuel di Forchia, contraddistinto da una vistosa segnaletica del CAI, con tanti cartelli in legno che indicano diverse direzioni per imboccare altrettanti sentieri.

Qui ci si trova di fronte a una scelta, poiché l’anello per la salita al monte Cuar si può percorrere in entrambi i sensi: il sentiero 815 sale per un sentiero comodo e largo, con una pendenza inizialmente molto morbida, che si fa più ostica solamente negli ultimi due chilometri dei sei che si devono percorrere per arrivare alla cima; il sentiero 816, invece, sale da Cuel di Forchia alla cima in un paio di chilometri appena, brusco e ripido, e arriva alla croce sommitale.

Uno lo si percorre in salita, l’altro lo si percorre in discesa, tenendo conto che anche scendere comporta la sua fatica. I tempi di percorrenza sono simili, il dislivello in salita molto simile. Il primo passa dalle rovine di alcune piccole stalle e costruzioni contadine: i fianchi della montagna, oggi meta soprattutto di escursionisti, erano fino agli anni Settanta sfruttati per l’agricoltura e l’allevamento. Rigogliosi cespugli di lamponi costeggiano il sentiero, quasi tutto al riparo di un fitto bosco. Il secondo, dal sapore più impervio e immediatamente montano, corre lungo il costone roccioso più ripido del monte: si chiama cuar, in friulano corno, per via di questa sua forma protrusa, proprio come un balcone panoramico.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

I pascoli attorno al Monte Cuar

Lungo il sentiero 815 si trova inoltre una malga, poco sotto la cima del monte, tra pascoli verdeggianti. È aperta al pubblico e ci si può rifocillare assaggiando i prodotti tipici locali. Da qui già si gode di una splendida vista sul versante nord-orientale, con il Monte Festa e il Monte San Simeone che vegliano sul Lago di Cavazzo, le vette della Carnia alle loro spalle.

Il panorama sul corso del Tagliamento

Quando si avvista l’ampia croce che simboleggia la vetta del Monte Cuar, si percorrono con energia gli ultimi passi per arrivare fino in cima. È il momento di far viaggiare lo sguardo lungo le valli del Tagliamento e del torrente Arzino, uno degli affluenti del fiume che scorre in una vallata adiacente, incassato tra tornite colline sul lato destro del panorama, incuneandosi fino alla confluenza nel fratello maggiore.

All’estrema sinistra, incassato tra le montagne circostanti, il Lago di Cavazzo offre bella mostra di sé, con le sue acque cristalline. Accanto fa il suo ingresso sulla scena il Tagliamento, che proviene dalla sua parte più montana: l’ampio letto grigio, sinuosamente tagliato dai canali più grandi e dai rivoli più piccoli, si espande di fronte all’ampia pianura di Gemona del Friuli e di Osoppo.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Tagliamento scorre verso sud oltre il Monte di Ragogna

Spostando lo sguardo verso destra, lo si osserva lambire il Monte di Ragogna, un colle che ricorda la schiena di un gigantesco dinosauro che emerge dalla pianura circostante. Dietro, le colline intorno a San Daniele del Friuli. La vista si perde verso l’orizzonte mentre il fiume continua la sua intrecciata e vorticosa discesa verso sud, nella pianura udinese.

Lo sguardo spazia a 360 gradi, consentendo di ammirare la corona di montagne nobili che spuntano all’orizzonte e lo circondano, regalando quel tipo di pienezza sensoriale che riescono a dare i panorami che, con un’espressione trita ma assolutamente efficace, chiamiamo mozzafiato.

Categorie
castelli escursioni lago Lago Di Garda mete storiche panorami parchi naturali siti archeologici vacanza natura vacanze avventura Vacanze natura Viaggi

Rocca di Manerba: panorami e spiagge selvagge sul Lago di Garda

È il più grande lago italiano, e pertanto non poteva mancargli un lato wild: il Lago di Garda regala una zona di natura incontaminata, grandi panorami e l’eredità di un passato importante nella Riserva della Rocca di Manerba, un ampio parco naturalistico e archeologico sulle rive dello specchio d’acqua più noto del Belpaese.

Una zona del lago abitata fin dalla preistoria, che regala al visitatore la possibilità di conoscere le vestigia di questo passato remoto, che offre escursioni e passeggiate in una flora rigogliosa e inaspettata per queste latitudini, tra le quali spicca la salita all’antica fortezza seduta su uno sperone di roccia che domina tutta l’area circostante e dalla quale si gode di uno dei panorami più spettacolari sul lago e sulle sue isole.

Il parco si trova sul lato lombardo del bacino, nel comune di Manerba del Garda, abitato suddiviso nelle sette frazioni di Solarolo, Montinelle, Balbiana, Pieve, Trevisago, Campagnola e Gardoncino. Da Montinelle si può arrivare in auto fino al Museo Civico Archeologico della Valtenesi, da cui poi parte la breve salita fino alla Rocca e si può accedere a tutti i sentieri del Parco.

Storia e cultura: la Rocca di Manerba e il Museo Archeologico

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Guido Adler via Wikimedia Commons con licenza CC-BY SA 3.0

La Rocca di Manerba, l’Isola di San Biagio e lo Scoglio dell’Altare

Il Museo Civico Archeologico della Valtenesi, che è anche centro di accoglienza e di prima informazione per i visitatori della Riserva della Rocca di Manerba, sono presenti i resti degli insediamenti preistorici di cui sono state trovate tracce nella zona del fortilizio.

Se infatti la leggenda narra che il nome di Manerba derivi dalla fondazione in omaggio alla dea romana Minerva, le origini di un insediamento sono ben precedenti. Questa zona costiera del lago fu abitata fin dal tardo Neolitico, con le prime tracce che si fanno risalire a una datazione intorno al 4000 a.C.

Prima di entrare all’interno dei domini romani qualche millennio più tardi, l’area di Manerba fu occupata dalla popolazione dei Galli cenomani, una delle popolazioni di ceppo celtico presenti in Italia settentrionale. Secondo alcuni studiosi si dovrebbe a loro, piuttosto che a Minerva, il toponimo della zona: Manerba deriverebbe dalle parole mon ed erb, la cui unione starebbe a significare un luogo fortificato dimora di un sovrano. Una rocca, insomma.

La Rocca vera e propria, però, quella odierna, risale al XII secolo. Fu costruita su un precedente fortilizio altomedievale e divenne un baluardo contro le numerose turbolenze dei secoli successivi, dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini fino a quelle tra le signorie locali degli Scaligeri e dei Visconti. Le sue mura vennero distrutte nel 1576, quando la Repubblica di Venezia, entrata in controllo del territorio valtenese, decise di porre fine ai traffici illeciti di banditi e fuorilegge che trovavano rifugio nel castello.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Vista sul Monte Baldo

La Rocca di Manerba dista appena una decina di minuti di cammino dal Museo, percorrendo un agile sentiero in salita che porta al punto più alto del parco. Dalla vetta si gode di una straordinaria vista panoramica a 360 gradi sul Lago di Garda e sulle sue sponde: verso nord ovest si scorge immediatamente l’Isola di San Biagio, nota come Isola dei Conigli, riconoscibile dall’inconfondibile sagoma dei cipressi che la punteggiano; poco più avanti lo Scoglio dell’Altare, dove una volta si celebrava il giorno di San Pietro con una messa annuale che attirava tutte le comunità di pescatori del lago; a nord est si staglia la sagoma del massiccio del Monte Baldo, in territorio veronese; nelle giornate con maggiore visibilità si può scorgere a sud est anche la penisola di Sirmione; infine, tutt’intorno, il verde delle coltivazioni rurali della Riserva e il territorio di Manerba del Garda.

Le bellezze di Punta Sasso

Dalla Rocca di Manerba si può proseguire lungo il sentiero in discesa verso Punta Sasso. Per raggiungere lo scenografico punto panoramico a strapiombo sul Lago di Garda ci vogliono all’incirca 15 minuti. Si tratta di un percorso a tratti impervio, non difficile ma da affrontare con un minimo di prudenza e con il giusto equipaggiamento.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Le scogliere di Punta Sasso

Punta Sasso offre una vista del lago diversa: si tratta di una scogliera a strapiombo per circa 90 metri sulle acque del lago, immersa in un contesto più selvaggio. Il sentiero in discesa dalla Rocca incrocia qui il sentiero CAI che percorre tutta la costa del lago all’interno della Riserva, un emozionante percorso in saliscendi fra punti panoramici e tratti di folta boscaglia, per poi passare più all’interno tra vigne e ulivi, caratteristiche coltivazioni delle colline intorno al Garda.

Wild swimming al Lago di Garda

Le ampie scogliere nei dintorni di Punta Sasso sembrano impedire di trovare alcuni angoli dove fare il bagno su queste sponde del Lago di Garda, ma non è così.

Nei pressi della punta le calette di scogli, piccoli tesori incontaminati, sono raggiungibili solamente con delle imbarcazione che tassativamente non siano a motore. Si tratta di veri e propri paradisi naturali dove godere delle acque cristalline del lago e del silenzio totale che vi regna.

Non è però strettamente necessaria una barca a remi o a vela per poter raggiungere le spiagge d’acqua dolce della Riserva della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Filippo Tuccimei

Le spiaggette nascoste della Riserva della Rocca di Manerba

Nella parte meridionale del parco, infatti, tra il parcheggio di Via Agello e il Casella del Reparto di Alta Velocità, che nella prima parte del novecento serviva per calcolare la velocità degli idrovolanti che competevano sullo specchio d’acqua, si trova un impervio sentiero nel bosco dal quale si dipartono alcune tracce per scendere in piccole e nascoste calette di sassi sulle rive del lago.

Spiagge rocciose, con un ingresso in acqua non sempre facile, ma che lasciano presto il passo a grandi profondità, regalando una splendida esperienza di wild swimming.

Per chi invece ama maggiormente le comodità, al limitare settentrionale della Riserva si può accedere con facilità alla spiaggia di Pisenze, una lunga e stretta spiaggia di sassolini dove si adagia la risacca delle onde del lago. Un posto più antropizzato, ma molto rilassante e scenografico: alla destra dell’ingresso in acqua, le pareti rocciose del promontorio di Punta Sasso, ricoperte di vegetazione, di fronte l’Isola di San Biagio e la suggestiva sponda opposta del lago, con i suoi colli e le sue montagne.

Categorie
Piemonte Vacanze natura Viaggi

Val Mastallone: le piscine naturali caraibiche del Piemonte

Sembra di stare in spiaggia ai Caraibi, e invece alzando lo sguardo ci si accorge di essere in un ambiente alpino, tra boschi rigogliosi e vette impervie.

È la splendida contraddizione della Val Mastallone, valle laterale della Valsesia percorsa dall’omonimo torrente Mastallone, riconosciuta come sito di importanza comunitaria per il suo elevato valore ambientale. Una valle stretta, poco abitata, dove i flutti cristallini del corso d’acqua che la caratterizza hanno scavato la roccia per millenni, dando origine a un vero e proprio paradiso per il wild swimming, tra i migliori in Piemonte.

Nel raggio di pochi chilometri, infatti, si succedono una serie di spiagge d’acqua dolce le cui piscine naturali regalano spiagge bianche e acqua cristallina, le cui trasparenze e i cui riflessi fanno pensare a latitudini ben più esotiche.

Varallo, la porta della Val Mastallone

La Val Mastallone si apre per circa 25 chilometri verso nord a partire dal paese di Varallo, abitato di poco più di 6mila abitanti in provincia di Vercelli. Qui il torrente Mastallone si getta nel Sesia e le sue acque proseguono il percorso fino a mescolarsi con quelle del Po.

Varallo è uno dei centri più rilevanti di questa porzione di territorio piemontese. Principale ragione di tale notorietà è il Sacro Monte, un santuario cattolico che fa parte del sito UNESCO Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.

La costruzione, avviata al termine del XV secolo, si protrasse fino al 1713, dando vita a un complesso religioso piuttosto esteso, con una basilica, che costituisce la stazione finale di un percorso di pellegrinaggio che si snoda tra vie e piazzette che salgono dal paese al santuario, e quarantaquattro cappelle affrescate. Circa ottocento statue in terracotta policroma o in legno, a grandezza naturale, corredano il contesto.

Oggi c’è anche una funicolare che permette di raggiungere il santuario dalla base del colle su cui è seduto.

Anche la cittadina di Varallo è punteggiata di chiese e campanili, alcune delle quali di pregevole fattura architettonica e con un certo numero di opere d’arte a corredo. Particolarmente notevole quella di Gaudenzio Ferrari nella Chiesa della Madonna delle Grazie, i cui interni sono affrescati con La Vita e la Passione di Cristo, uno dei capolavori della pittura rinascimentale piemontese.

Le Storie di Cristo di Gaudenzio Ferrari nella Chiesa della Madonna delle Grazie di Varallo

Da Varallo prende le mosse la scoperta della Val Mastallone, che racchiude al suo interno altri e diversi tesori, prevalentemente naturalistici ma non solo.

Val Mastallone, come arrivare alle piscine naturali

Varallo, la porta della Val Mastallone, si trova in provincia di Vercelli, in Valsesia, valle alpina caratterizzata da fitti boschi che coprono i fianchi delle alte montagne che la circondano.

Per recarsi in Val Mastallone si deve giocoforza percorrere la Strada provinciale 9, che prende le mosse da Varallo e si dirige verso nord, lungo il corso del torrente che dà il nome alla valle.

La zona più bella per fare il bagno tra le cristalline acque del corso d’acqua, dove si trovano le piscine naturali caraibiche, si trova a circa 4 chilometri dal centro del paese. Superato il bivio per Arboerio, si prosegue fino al ponte per Cervarolo, piccolo borgo sul lato orografico sinistro del Mastallone.

Fonte: Getty Images

Le alture della Val Mastallone

Rimanendo sulla provinciale, è da questo punto che incomincia il tratto più bello del fiume, all’incirca fino al successivo ponte sul torrente, quello antico e affascinante della Gula, antico ponte in pietra. Bisogna proprio raggiungere quest’ultimo attraversamento per poter lasciare l’auto e proseguire a piedi, scendendo nel bosco lungo un breve sentiero che porterà sul letto del corso d’acqua, con diversi accessi a due o tre zone di spiaggia d’acqua dolce.

Le piscine naturali della Val Mastallone

Le piscine naturali della Val Mastallone sono davvero una meraviglia della natura: pareti rocciose cadono a picco sul torrente sul lato opposto rispetto a quello di arrivo, praticamente verticale; il contesto è corredato da una vegetazione verdissima tutt’intorno. La spiaggia principale è esposta al sole dalla tarda mattinata e per tutto il giorno, ma può contare su spazi sovrastanti, curiosamente disposti ad anfiteatro, sempre all’ombra, per trovare riparo anche nelle giornate più calde.

Val Mastallone Piemonte

Fonte: Filippo Tuccimei

Le piscine naturali del Mastallone

La comodità delle diverse spiaggette che popolano le sponde del Mastallone è la fine sabbia bianca accumulata durante l’inverno dallo scorrere del torrente. Il contrasto fra questa e il colore verde-azzurro dell’acqua regala quell’impressione di trovarsi in una spiaggia caraibica da cartolina. Poi, però, si alza lo sguardo e le cose vanno ancora meglio: un verdissimo anfiteatro montano corona il panorama fino al cielo blu: non è raro osservare, centinaia di metri più in alto, rapaci che planano disegnando cerchi concentrici.

Non perdete l’occasione per una bella avventura di light canyoning, camminare all’interno del letto del torrente, risalendolo per esplorarne ogni nicchia: passando lungo il corso del Mastallone è possibile raggiungere un’alta, strettissima gola, percorsa la quale il torrente crea una piscina naturale profonda, verdissima e dalle trasparenza caraibiche. Si può arrivare fino ad ammirare il ponte della Gula da sotto, vedendolo abbarbicato alle pareti della forra scavata dalle acque.

Fonte: ph. Drikyz con licenza CC BY-SA 3.0

Il ponte della Gula

Leggende locali raccontano che un santo eremita, in un tempo imprecisato, avrebbe condannato il diavolo a costruire il ponte se non voleva essere ricacciato all’inferno. Il diavolo eseguì la condanna e costruì il ponte in una sola notte, con la rabbiosa intenzione di restarsene inosservato nelle tenebre, e ignorato nella vergognosa sconfitta patita dal santo eremita. Una delle tante leggende legate alle costruzioni di ponti in luoghi impervi e al diavolo, spesso protagonista di queste storie.

Durante un recente restauro, è stata scoperta una pietra recante la data del 721 d.C., cioè di epoca longobarda, ma potrebbe trattarsi di residuo di altro ponte precedente, perché l’ipotesi storica più accreditata è che il ponte sia stato edificato nel XV secolo.

La zona balneare tra il ponte della Gula e il ponte di Cervarolo è abbastanza frequentata in estate, anche se non è mai affollata. È la destinazione ideale per una gita lunga tutto il giorno, di quelle in cui arrivare al mattino presto con tutto l’equipaggiamento necessario a una giornata in riva al fiume, dal pranzo alla merenda, senza dimenticare l’attrezzatura per risalire il torrente: scarpe adatte e, magari, uno zaino impermeabile che consenta di portare con sé il minimo indispensabile per l’esplorazione del corso d’acqua.

La Val Mastallone, comunque, offre molto altro rispetto alla singola gita giornaliera. I piccoli borghi arroccati sui fianchi delle montagne costituiscono una delle principali attrazioni del luogo, tra cui si distinguono le comunità walser, con la loro distintiva architettura in legno. I walser sono una popolazione germanica che abita da tempo immemore le regioni attorno al massiccio del monte Rosa e che ha mantenuto alcune caratteristiche identitarie uniche malgrado il passare dei secoli, come la tipica lingua titzschu, una sorta di svizzero tedesco arcaico.

A Rimella, nella parte superiore della valle, si trova il Museo Etnografico Walser, dove si può apprendere di più sulla cultura, la storia, gli usi e i costumi di questa popolazione presente in un numero limitato di luoghi a cavallo degli odierni confini di Italia, Svizzera, Austria, Francia (e pure Liechtenstein, a dir la verità).

La posizione scenografica di Cervatto e del suo castello, le belle case di Cravagliana, i particolari musei di Fobello (paese natale di Vincenzo Lancia, fondatore dell’omonima casa automobilistica) sono altre delle attrazioni culturali della Val Mastallone, alle quali abbinare ovviamente l’esplorazione dei tanti sentieri montani tracciati sulle splendide montagne che fanno da corona a questo piccolo paradiso alpino.

Categorie
cicloturismo Fiume Friuli Venezia-giulia piste ciclabili Vacanze natura Viaggi viaggiare

Friuli, dal Natisone all’Isonzo: lungo il fiume in bicicletta

Non c’è, in Italia, altra regione così brulicante di torrenti e fiumi balneabili e brillanti come il Friuli. La regione all’estremo nord-est del nostro paese è un vero e proprio regno delle acque, capace di conquistare i più indefessi amanti del turismo fluviale e di stupire al contempo anche i novizi del wild swimming.

Ad aumentare esponenzialmente l’attrattiva delle sponde di alcuni dei fiumi e dei torrenti friulani c’è la possibilità, non così frequente, di poterle esplorare in sella a una bicicletta, sfruttando magari alcuni dei percorsi ciclabili pensati per i visitatori della regione.

Pensate a quando andate in bicicletta nella vostra città: piste ciclabili intermittenti, automobilisti imprudenti, l’inquinamento che neutralizza il piacere del movimento a due ruote. Niente a che vedere con l’esperienza di pedalare tranquilli a stretto contatto con la natura che regala la ciclovia che collega Cividale del Friuli a Tolmin, in Slovenia, e che collega le rive del fiume Natisone a quelle dell’Isonzo.

Due corsi d’acqua straordinari. Il Natisone attraversa una valle stretta, dall’altitudine assai limitata, con usi, costumi e cultura separati da quelli del resto del Friuli. Le sue acque tendono allo smeraldino, sempre limpide e pure, raramente fredde (una rarità per certi corsi montani). L’Isonzo ha metà del suo corso in territorio italiano, ma le sue spiagge più belle, caratterizzate da piscine naturali con acque turchesi e cristalline su un fondale di sassolini bianchissimi, si trovano in Slovenia, nella zona compresa tra Kranjska Gora e Tolmin.

friuli ciclabile natisone isonzo
Il Natisone poco fuori da Cividale

Le due vallate, di qua e di là dal confine di Stato, hanno il vantaggio di mantenersi su un’altitudine media relativamente bassa, mentre i fianchi delle montagne si impennano ai loro lati. Così, anche per il ciclo-amatore alle prime armi non è impresa impossibile percorrere i 45 chilometri che compongono il percorso: il dislivello totale dell’intero percorso è di appena 350 metri, alla portata della maggior parte delle persone, e pertanto adatto a intere famiglie.

Cividale del Friuli, la partenza

La partenza del percorso ciclistico è a Cividale del Friuli, piccolo gioiello delle Valli del Natisone, di cui è anche il centro decisamente più rilevante.

Nata in epoca romana con il nome di Forum Iulii, dalla cui contrazione nasce il toponimo Friuli che andrà ad indicare l’intera regione, Cividale è un borgo storico, con un centro che merita una prolungata visita.

Vi si entra attraversando il Ponte del Diavolo, che permette di attraversare una vertiginosa gola dove scorre il fiume Natisone. Si accede quindi a Piazza del Duomo, con il duomo cinquecentesco che si trova di fronte al bel Palazzo comunale, ornato a sua volta dalla statua di Giulio Cesare, fondatore della città.

friuli ciclabile natisone isonzo

Fonte: Lorenzo Calamai

Cividale del Friuli vista dalle sponde del Natisone

In fondo alla piazza, sul lato opposto, si trova il Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli, ospitato in quello che fu il Palazzo dei Provveditori veneti, elegante edificio di impronta palladiana. Il Museo ospita soprattutto reperti del passato longobardo della città, che fu capoluogo del ducato stabilito in Friuli dopo la caduta dell’impero romano.

Altra mirabile testimonianza del passato di Cividale è il Tempietto longobardo, piccolo gioiello di architettura e scultura facente parte del complesso religioso di Santa Maria in Valle, all’estremità orientale del centro storico.

Il Museo archeologico nazionale e il Tempietto longobardo sono i due luoghi che fanno parte del sito seriale dell’UNESCO I Longobardi in Italia: i luoghi del potere, che raggruppa le tracce del passaggio storicamente, architettonicamente e artisticamente importante della popolazione longobarda nella Penisola, al fianco di luoghi come Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Spoleto.

Partendo dal centro storico di Cividale prende quindi le mosse la pedalata lungo il corso del Natisone per giungere nella valle dell’Isonzo. Si risale il corso d’acqua sulla sponda in sinistra orografica sfruttando la pista ciclabile in sterrato ben tenuto fino alla vicina frazione di Ponte San Quirino, quindi si passa sull’altro lato e si attraversano tutte quelle piccole frazioni di San Pietro al Natisone che ospitano alcuni dei più bei luoghi dedicati al wild swimming lungo il fiume, soste ideali per una pedalata col giusto ritmo.

Le piscine naturali del Natisone lungo il percorso

Fin dalle prime battute, il percorso ciclistico affronta piste ciclabili dedicate o strade secondarie molto poco trafficate. In più, ci sono diversi spot dov’è possibile abbandonare la bicicletta per qualche decina di minuti, rinfrescandosi nelle più belle spiagge d’acqua dolce del fiume Natisone.

Poco dopo l’attraversamento del Natisone in località Ponte San Quirino, ad esempio, si arriva a Vernasso.

Qui l’area predisposta alla nota, chiassosa sagra locale, si trasforma in un gioiellino di pace e tranquillità durante la settimana. Vi si trova una larga spiaggia per metà costituita da sassi e per metà da un bel prato d’erba. Il fiume si allarga tranquillo in un’ampia piscina naturali dove rinfrescarsi in totale relax.

Non lontano, in località Oculis, è possibile una piccola deviazione: percorrendo una stradina tra i campi sulla destra si arriva a un piccolo ponte pedonale. A fianco del ponte un sentierino porta al letto del torrente e a una bella spiaggia riparata dalle fronde degli alberi. Le acque del Natisone scorrono placide all’ombra delle chiome: un luogo ideale per i giorni più caldi d’estate.

Superata la località di Cras si giunge all’incrocio con il ponte che attraversa il fiume. Mentre il percorso ciclabile continua seguendo le indicazioni per Antro e imbocca la strada sterrata sulla destra a pochi metri dall’incrocio, gli appassionati di wild swimming possono imboccare, anche in bici, il sentiero che scende a pochi metri dal ponte. Conduce a un’ampia radura boschiva a stretto contatto con una spiaggia in uno dei punti più belli del Natisone: una cascatella delimita l’inizio di un tratto molto spettacolare, con grosse conformazioni rocciose decorate da una timida vegetazione che sorgono dal letto del fiume, che sotto di loro raggiunge una elevata profondità.

Trampolini ideali per un acrobatico tuffo nelle temperate acque del Natisone, mentre l’ampia piscina naturale garantisce anche lo spazio per qualche rilassante bracciata.

Un’altra piccola piscina naturale si trova dietro al campo sportivo di Pulfero, che viene fiancheggiato dal percorso ciclistico che, infine, si sposta lungo la Strada statale 54 fino a Stupizza e poi al confine con la Slovenia.

A Stupizza l’ultima possibile deviazione per un bagno nel Natisone: in concomitanza della fermata dell’autobus del paesino, si seguono le indicazioni per il percorso tematico il Villaggio degli Orsi e la strada bianca che porta al ponte sul fiume. Da qui si accede alla lunga spiaggia di sassolini bianchi, con tanto spazio per sistemarsi (e anche per appoggiare le bici, se serve). La piscina naturale migliore si trova risalendo di un centinaio di metri a monte del ponte.

La Valle dell’Isonzo e lo sconfinamento in Slovenia

friuli ciclabile natisone isonzo
L’Isonzo scorre in terra slovena

Oltrepassato il confine nei pressi di Stupizza, si prosegue per qualche chilometro lungo il corso del Natisone sloveno, quindi si piega a oriente in direzione Tolmin, piegando verso la valle dell’Isonzo.

È qui che le cose si fanno un po’ più avventurose: il percorso lascia l’asfalto per uno sterrato comunque non impegnativo, tagliando per le campagne fino a Kobarid, quella che fu Caporetto, nota per la battaglia della Prima guerra mondiale.

Proprio in questo luogo carico di storia e di fascino, nel quale merita fermarsi a riprendere fiato, si incontra l’altro grande fiume di questo splendido viaggio a due ruote: da qui in poi si costeggia l’Isonzo fino a Tolmin, scendendo verso sud con lo sguardo rapito dagli scorci sulle sue acque turchesi e incredibilmente attraenti.

friuli ciclabile natisone isonzo
Una delle meravigliose spiagge sull’Isonzo

Poco a sud di Kobarid, in località Ladra, si trovano un paio di tratti di fiume splendidi, con ampie spiagge di sabbia sulle sponde delle acque turchesi del fiume.

Infine anche a Tolmin, termine ultimo della splendida pedalata, l’Isonzo regala un paio di splendidi spot per il wild swimming proprio a margine della città: dove il torrente Tolminka si getta nell’Isonzo formando un’enorme piscina naturale.

Così, anche una volta scesi dal sellino, ci sarà spazio per un ultimo tuffo prima del ritorno a casa.

Categorie
Friuli Venezia-giulia Vacanze natura Viaggi viaggiare

Friuli: le più belle piscine naturali delle Valli del Natisone

Il Friuli-Venezia Giulia ha tre propaggini orientali, tre lembi di terra che si spingono verso la Slovenia: a nord c’è Tarvisio, crocevia verso l’Austria e gli impianti sciistici di Kranjska Gora; a sud Gorizia e Nova Gorica, divise soltanto da una linea di confine; e a far da baricentro fra queste due zone c’è una regione poco conosciuta, che dalla pianura udinese muove verso nord-est seguendo il placido scorrere di un fiume: sono le Valli del Natisone.

Ma perché se il fiume è uno le valli sono al plurale? Perché a far parte di questo insieme geografico non è solo la vallata principale del fiume Natisone, che entra in Italia dalla Slovenia nei pressi della minuscola cittadina di Stupizza per scorrere fino a Cividale del Friuli e oltre, fino a perdersi nelle acque del Torre prima e dell’Isonzo poi. Sono anche le piccole, nascoste e misconosciute valli laterali dei suoi affluenti principali: i torrenti Erbezzo, Cosizza e Alberone.

Le Valli del Natisone coniugano la bellezza incontaminata della natura alla facilità nel raggiungere tutti i luoghi di interesse, siano essi i piccoli borghi che punteggiano il territorio, i verdi boschi nei quali affrontare una delle tante escursioni verso le montagne che circondano la valle o le spiagge d’acqua dolce sulle rive smeraldine del corso d’acqua, frequentate da locali e visitatori durante l’estate.

È l’ideale per chi ama un tuffo rinfrescante senza lunghe sfacchinate, ma al tempo stesso ritrovandosi in pochi minuti nel mezzo della natura, senza niente di artificiale che inquini il contesto. Vi ritroverete in spiagge d’acqua dolce da sogno, senza nessuna traccia umana se non la presenza di qualche altro bagnante, a poche centinaia di metri da dove avrete lasciato il vostro mezzo, sia esso a quattro o a due ruote, a motore o a pedali.

natisone friuli piscine naturali
Il fiume Natisone nei pressi del confine fra Italia e Slovenia

Le acque del Natisone sono particolarmente tendenti al verde, ma sempre limpide e pure, come uno smeraldo, una pietra preziosa incastonata in un territorio dove la natura la fa da padrona. In più, è un corso d’acqua particolarmente temperato: rinfrescante d’estate, ma raramente freddo come lo sono tanti altri torrenti e fiumi montani che caratterizzano il territorio friulano.

Le Valli del Natisone sono inoltre ideali per chi ama il turismo in sella a una bicicletta: l’altitudine limitata e un terreno sostanzialmente pianeggiante rendono il territorio ideale ad essere attraversato dalle due ruote, come testimonia anche la presenza della Ciclovia della pianura e del Natisone, che da Cividale del Friuli risale fino a Stupizza.

È una zona che si adatta perfettamente ad essere scoperta a ritmo lento come lo scorrere del fiume, perlustrando ogni angolo, perché anche il più remoto ha una piccola storia da raccontare, il suo piatto tipico da assaggiare, l’impronta del passaggio della Storia e delle storie delle persone che queste valli hanno popolato nel corso del tempo: negli ultimi 60 anni le Valli del Natisone hanno perso circa il 30% degli abitanti, rimanendo un luogo ancorato al passato e immerso nel verde.

Valli del Natisone: le più belle piscine naturali

natisone friuli piscine naturali
Un’altalena improvvisata per tuffarsi nelle splendide acque del Natisone

Lungo i 15 chilometri d’asfalto della Strada statale 54 che collegano Cividale del Friuli, bella cittadina che rappresenta il portale d’ingresso alle Valli del Natisone, a Stupizza, ultimo avamposto italiano prima del confine con la Slovenia, il fiume Natisone regala alcune delle più belle piscine naturali di tutto il Friuli.

Nelle immediate vicinanze di Cividale si trova subito uno dei luoghi magici lungo il corso del fiume. Basta uscire dalla città da Borgo Brossana, l’antica porta d’accesso alla città per chi proveniva da oriente,  e seguire la strada tra i campi fino ad arrivare al primo incrocio dopo la fine dell’abitato. Qui si può vedere una traccia attraversare il campo e inoltrarsi verso il letto del torrente.

Si ha così accesso a una bella e comoda spiaggia di sassi bianchi con un’ampia piscina naturale dove si può fare il bagno in completo relax. Poco più a monte un’ampia ansa del Natisone dà vita a una polla molto profonda, dove ci si può tuffare dalle rocce sovrastanti. Sono due zone piuttosto conosciute e frequentate, tanto che i locali preferiscono a volte risalire ancora un po’ più a monte, dove si trova una spiaggia molto ampia di piccoli sassi bianchi con una zona dove il letto del fiume presenta diverse profondità, adatte a tutti i gusti.

natisone friuli piscine naturali
Le acque smeraldine del fiume Natisone

Uscendo da Cividale sulla sponda opposta del Natisone, invece, si può raggiungere la frazione di Purgessimo. Qui, poche centinaia di metri dopo l’insegna stradale che annuncia l’inizio dell’abitato, si trova un sentiero sulla sinistra che porta a una lunghissima lingua di sassi bianchi in fondo alla quale una rapida forma una bella piscina naturale profonda.

A Vernasso, piccola frazione di San Pietro al Natisone, si trova una delle spiagge d’acqua dolce più gettonate, in particolare per la sua comodità: a fianco della classica spiaggia di sassi si trova un bel prato verde dove sistemare l’asciugamano. È un luogo ideale per le famiglie con i bambini grazie alla sua ampia piscina naturale con acqua piuttosto bassa e corrente pressoché inesistente.

Il titolo di più bella piscina naturale sul corso del Natisone se la contendono però due luoghi vicini: il mulino di Biarzo e i massi nei pressi del ponte di Tiglio, entrambe piccole frazioni raggiungibili da strade che si diramano dalla solita Strada statale 54 succitata.

natisone friuli piscine naturali
Scorci di Natisone nei pressi del ponte di Tiglio

A Biarzo il Natisone è costretto a compiere una brusca curva da un promontorio roccioso che diventa l’ideale trampolino per rinfrescanti tuffi nella profonda piscina naturale sottostante. Un luogo animato da un’atmosfera vivace, ma con tanto spazio a disposizione per tutti.

A valle del ponte di Tiglio una spiaggetta oltre una radura alberata, in concomitanza di una cascatella, delimita l’inizio di un tratto altamente spettacolare del fiume. Grosse conformazioni rocciose, come scogli decorati da una sparuta vegetazione, sorgono dal letto del fiume in un tratto dove raggiunge elevate profondità. La corrente è dolce e c’è tanto spazio per nuotare fra i riflessi e le trasparenze smeraldine dell’acqua.

Valli del Natisone: da vedere

Le Valli del Natisone, territorio nascosto e dimenticato, sono punteggiate non solo da prodigi della natura, ma anche da sottovalutate bellezze artificiali.

Una visita non può prescindere da un giro per Cividale del Friuli, centro più importante lungo il corso del fiume. Il Natisone scorre in una gola diversi metri sotto il Ponte del Diavolo, mirabile opera ingegneristica e architettonica dal quale si accede al centro storico del borgo. Qui, di fronte al Palazzo comunale, veglia lo sguardo di Giulio Cesare, reso permanente da una statua che ritrae il condottiero romano, fondatore della città. La chiamò Forum Iulii, toponimo a cui risale l’origine del nome Friuli, mentre la denominazione di Cividale risale ad epoca medievale.

A quest’ultimo periodo deve le sue origini il Tempietto longobardo, una delle opere architettoniche più rilevanti del borgo. Un giro per il curatissimo centro storico, fra eleganti bar e osterie con la cucina tipica locale, non può prescindere dalla visita al Duomo e all’antistante piazza.

Valli del Natisone Friuli

Fonte: ph. Aconcagua via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 3.0

San Giovanni D’antro

Non perdetevi un assaggio di gubana e strucchi, i dolci tipici delle Valli: la prima è una torta di pasta lievitata ripiena di uvetta, frutta secca e scorza di limone che viene tipicamente servita bagnandola con della grappa per ammorbidirla; i secondi sono piccoli pasticcini ripieni di un ripieno simile a quello della gubana, spesso arricchito dai profumi della cannella, del miele e del burro fuso.

Altro luogo sensazionale delle valli è la Grotta di San Giovanni d’Antro. Antro è una frazione del comune di Pulfero, dove si trova una chiesa ipogea costruita all’interno di una montagna. Un luogo unico, al quale si ha accesso salendo gli 114 scalini che portano al maestoso ingresso. All’interno della grotta, tra cunicoli e stalattiti, si trova una vera e propria pieve. Un sito dall’enorme valore sia speleologico che storico.

La leggenda vuole che la chiesa e la grotta siano stati rifugio per le popolazioni delle Valli durante le scorrerie degli Unni. In realtà sin dal IX secolo d.C. si hanno testimonianze dell’utilizzo delle grotte di Antro come luogo di preghiera, ascesi e contemplazione.

A Polava, minuscola frazione di una delle valli laterali dove scorrono gli affluenti del Natisone, resiste un incredibile tempio buddista. Fondato negli anni Novanta dal maestro Yeshe Tobden, il piccolo santuario prosegue le sue attività in un luogo di pace piuttosto sperduto: a Polava sono rimasti solamente 3 abitanti stabili, mentre sono un migliaio le statue di Buddha presenti al tempio.

Categorie
Borghi Fiume Friuli Venezia-giulia itinerari culturali vacanza natura Vacanze natura Venzone Viaggi

In Friuli tra wild swimming, meraviglie naturali, borghi e cultura

Un enorme punto interrogativo: se si guarda da una foto satellitare il corso del Tagliamento, il fiume più importante, caratteristico e identitario del Friuli, lo si vede disegnare, con il suo ampio letto grigio solcati da azzurri canali che si staglia nelle immagini aeree, un’ampia curva iniziale per poi andare giù dritto, lungo la verticale nord-sud, fino a gettarsi nell’Adriatico.

In effetti il Tagliamento nasce nei pressi del Passo della Mauria, in Carnia, e scorre in direzione est fino al magico borgo di Venzone. Qui, scontrandosi con il massiccio montano delle Prealpi Giulie, è costretto a deviare repentinamente il suo corso verso sud con una grande curvatura che, molti chilometri più a valle, si stabilizza in un percorso più rettilineo verso sud.

Quella forma che ricorda un punto interrogativo ha un significato metaforico ma preciso: lungo il corso del Tagliamento si trovano molte risposte alle vostre domande sui luoghi da visitare nella vostra prossima vacanza in Italia.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Getty Images

I canali intrecciati del corso del Tagliamento

Il Friuli è un paradiso per l’outdoor, una terra delle acque che invita a nozze gli amanti del wild swimming e della natura, un territorio bellissimo pieno di ricchezze culturali e culinarie che, malgrado una costante crescita turistica in anni recenti mantiene la sua originalità e offre zone ancora molto poco battute, ma assolutamente imperdibili.

Il Tagliamento e i suoi affluenti: le spiagge più belle del Friuli

Tagliamento, Arzino, Leale, ma anche Torre, Natisone, Isonzo e molti altri ancora. Sono i nomi di alcuni dei fiumi che condiscono il territorio del Friuli di una molteplicità di stupende spiagge d’acqua dolce, tra piscine naturali, canyon da esplorare e grandi cascate.

Le spiagge più belle del Friuli, infatti, non sono sul mare. Niente da togliere al litorale adriatico della regione, ma le vette di bellezza raggiunte dai fiumi e dai torrenti che costellano le mille valli delle province di Udine e Pordenone restano irraggiungibili: spiagge di minuscoli sassolini bianchi levigate dallo scorrere millenario dei corsi d’acqua, stupendi ambienti naturali da esplorare, torrenti dalle acque cristalline che regalano ogni possibile colorazione nello spettro del blu e dell’azzurro.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Le sinuose curve dell’Arzino, uno dei torrenti più belli del Friuli

Uno spettacolo a cui è difficile resistere e che è molto vario: lungo il corso del Tagliamento sono innumerevoli le discese sull’ampio greto del fiume, dove in ogni giorno d’estate è possibile scorgere il cono degli ombrelloni piantati tra la ghiaia, mentre la gente si rinfresca dalla calura gettandosi nelle fredde acque del fiume; il torrente Arzino, suo affluente, è assai più selvaggio e montano, ma regala la possibilità di esplorarlo camminando direttamente nel letto del torrente, e i suoi colori sono unici; il torrente Palâr ha i puoi bei trampolini per tuffi adrenalinici tra le sue acque cristalline, e lo si può risalire esplorando un ambiente fluviale incontaminato; il fiume Natisone, più a est, è adatto a tutti i gusti, con spiagge comode da raggiungere e acque temperate dove sguazzare gioiosamente.

Spilimbergo e Venzone, borghi da non perdere

Il Friuli, la zona centro-occidentale della regione Friuli-Venezia Giulia, comprendente le province di Udine e Pordenone, è un territorio pieno non solo di attrazioni naturali, ma anche di splendide opere dell’uomo, che si possono ammirare nei borghi medievali e rinascimentali che popolano il suo territorio.

Il Duomo romano-gotico, il Palazzo del Daziaro, la Loggia della Macia e il Castello con il suo Palazzo dipinto sono le principali attrazioni del bel borgo di Spilimbergo, sulla sponda occidentale del Tagliamento. Una cittadina curata e viva, movimentata dai tanti eventi culturali che si susseguono nelle sue strade lastricate e pedonali del centro storico, animata dalle osterie che popolano i suoi vicoli e immersa in una atmosfera rinascimentale conferitale dalle opere d’arte di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, e dalle architetture che riportano gli stilemi romanici, gotici, e del Rinascimento Veneto.

Spilimbergo-Friuli
Il centro di Spilimbergo, uno dei borghi più belli del Friuli

Spilimbergo è inoltre per la Scuola mosaicisti del Friuli, centro di formazione di fama mondiale nell’antica (e resa contemporanea) arte del mosaico.

Ben più a monte, seguendo il corso del Tagliamento, si incontra Venzone. Antica cittadina rasa al suolo dal terremoto del 1976, è stata ricostruita così com’era, pietra per pietra, riportandola ad essere l’unico esempio rimasto in Friuli di cittadina fortificata del Trecento.

Cinta dalle antiche mura, Venzone affascina con la sua atmosfera medievale, con il Duomo di Sant’Andrea a recitare il ruolo di grande protagonista della scena. Il Municipio è uno splendido esempio di palazzo di stile gotico veneziano.

Nella Cappella di San Michele, vicino al Duomo, sono conservate le mummie di Venzone, una serie di corpi risalenti al XIV secolo. Nel Seicento circa una quarantina di mummie venne estratta dalle tombe del Duomo: il processo di mummificazione non era dovuto ad opera umana, ma a particolari condizioni naturali del luogo. I motivi esatti per cui la mummificazione sia stata possibile non è ancora stato determinato con precisione, ma si ritiene sia dovuto a una temperatura e umidità particolarmente adatte, oltre alla consistente presenza di solfato di calcio nel terreno e, forse, di un particolare tipo di fungo idrovoro.

Duomo di Venzone
Mura e Duomo di Venzone

Le colline di San Daniele e i gusti del Friuli

Un viaggio in Friuli non può prescindere dalle gioie del palato, che in Friuli sono peraltro più economiche che in molte altre regioni d’Italia, che si parli di cibo o di buoni bicchieri.

San Daniele del Friuli, oltre a essere un borgo seduto sul cocuzzolo di una dolce collina e meritare una visita, è naturalmente la patria di uno dei prosciutti più rinomati del Paese. La cittadina offre osterie e ristoranti di tutti i livelli e per tutte le tasche per assaggiare un prodotto prodigioso e unico al mondo, mentre le persone del luogo sapranno edurvi su quale, secondo loro, sia il prosciuttificio che in quel momento offre il prodotto migliore.

Da non perdere l’abbinamento con i fantastici formaggi locali e con alcuni dei vini bianchi più pregiati d’Italia, anche se non sono da sottovalutare i vini rossi freschi e leggeri che accompagnano spesso i pasti dei friulani.

Re della cucina friulana, infine, è il frico, ricetta contadina simbolo della regione. Si tratta di una sorta di tortino con due soli ingredienti di base: patate e formaggio. Lo si può arricchire con cipolla, salsiccia, speck, ma la ricetta di base prevede solo l’unione di qualche patata, come legante, e di una ricca grattugiata di formaggio che viene fatto fondere, fino a formare una crosticina dorata all’esterno. È così pronto ad essere impiattato per far innamorare della cucina friulana qualunque ospite, come accade da innumerevoli generazioni.

Categorie
Friuli Venezia-giulia spiagge Vacanze natura Viaggi

Friuli: 5 splendide spiagge d’acqua dolce in Val d’Arzino

Trenta chilometri di meraviglia. Sono quelli percorsi dal torrente Arzino, uno dei corsi d’acqua più belli per chi ama il turismo fluviale, le spiagge d’acqua dolce e il wild swimming.

Scorre in Friuli, da sella Chiampon fino a gettarsi nel fiume Tagliamento poco a monte della stretta di Pinzano al Tagliamento. Con il suo scorrere ha scavato una valle profonda, sui cui fianchi trovano posto diversi piccoli borghi immersi nella natura montana del luogo, tra le Prealpi Carniche.

L’Arzino regala una serie di spiagge d’acqua dolce straordinarie, alternando continuamente tratti del letto del fiume in piano, dove l’acqua scorre placida, a profonde piscine naturali al cospetto di contrafforti rocciosi, e ancora a tratti più impetuosi in strette forre. La sua natura montana gli regala la sua caratteristica più bella: una trasparenza totale che regale un colore cristallino all’acqua, che poi si intensifica sempre più verso il turchese laddove aumenta la profondità del fondale.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorando il corso dell’Arzino

Gli ampi tratti placidi, con una corrente tranquilla, e le temperature calde in estate, pur trattandosi di una valle montana, lo rendono una destinazione fantastica per i pomeriggi di luglio, agosto e settembre.

Inoltre, per ampi tratti il corso dell’Arzino può essere esplorato semplicemente percorrendo il suo letto a piedi. Un’escursione divertente che permette di scoprire ogni angolo del torrente e di trovare la piscina naturale più adatta ai propri gusti. Qui di seguito, alcune delle più belle spiagge d’acqua dolce che si possono trovare in Val d’Arzino.

Sequalins, pace e relax in Val d’Arzino

Sequalins è una piccola borgata poco distante da Casiacco, risalendo il corso dell’Arzino verso monte. Qui, imboccando la via omonima all’abitato, si trova una strada sterrata che costeggia il torrente. Sulla destra, una traccia consente di scendere sulla spiaggia di sassi bianchi.

Grandi massi dove sistemarsi, pace e silenzio popolano questa tranquilla spiaggia d’acqua dolce. Un luogo riservato per godersi un torrente dal colore unico. Una piccola piscina naturale si trova ai piedi di un solitario masso bianco, mentre poco più a monte, dietro un’ansa del torrente, c’è un altro bello spot per fare il bagno.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

L’imbattibile colore dei flutti dell’Arzino

La briglia distrutta

Proseguendo lungo la strada sterrata succitata e percorrendola fino al termine, si trova un argine in cemento del torrente. Lo si percorre a piedi e si scende sul greto del torrente, trovandosi di fronte uno spettacolo che ricorda la devastante potenza della natura: in questa stretta gola la furia dell’Arzino in piena ha distrutto completamente la briglia di cemento costruita proprio per rallentare l’impeto quando il torrente si ingrossa e una massa consistente d’acqua scende verso i paesi a valle.

D’estate, però si trasforma in un luogo di divertimento e relax: una profonda piscina naturale è sorta tra i massi e le macerie, profonda abbastanza da consentire di tuffarcisi in mezzo.

Qui, spesso, i ragazzi del luogo che frequentano questa spiaggia d’acqua dolce abbelliscono il luogo con qualche elemento in più, come qualche panchina intagliata sul lato del fiume opposto a quello di arrivo, o corde da equilibrista sospese in mezzo alla polla d’acqua.

Pert, l’Arzino per tutti i gusti

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo dal lungo masso piatto

Pert, qualche chilometro più a monte di Sequalins, è uno dei luoghi più gettonati dalle famiglie in cerca di un bel posto dove fare una rilassante gita giornaliera al fiume, magari con un bel picnic.

Qui l’Arzino offre divertimento per tutti i gusti in un tratto dove il torrente scorre tranquillo e offre diversi tipi di piscina naturale. Si parcheggia da un lato e dall’altro del ponte sul torrente e, scendendo sulla grande spiaggia di ghiaia e sabbia sottostante, troverete una lunga e placida piscina naturale mediamente poco profonda che si sviluppa tra due docili rapide.

Le famiglie amano rinfrescare cocomeri, meloni e bevande nelle fredde acque dell’Arzino, mentre imbandiscono la tavola tra gli alberi al margine del corso d’acqua. L’area è attrezzata con tavoli in legno e barbecue in muratura per grigliare. I bambini, intanto, giocano senza pericoli nell’acqua bassa.

Per chi ama maggiormente la quiete e ha voglia di un tuffo dove l’acqua è più profonda, scendendo leggermente a valle, via fiume o tramite i sentieri che lo costeggiano, si raggiunge un comodo e ombroso masso piatto, ai piedi del quale un’ampia e profonda polla permette di fare qualche bracciata.

La cascatella laterale

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo spettacolo delle spiagge d’acqua dolce dell’Arzino

Risalendo ancora leggermente a monte rispetto a Pert, nei pressi della piccolissima frazione di Chiamp, si trova un altro bellissimo tratto del torrente Arzino. Un ripido sentiero scende nel bosco che nasconde alla vista le anse più affascinanti porta direttamente sul letto del corso d’acqua.

In meno di 5 minuti si raggiunge una spiaggia di sassi bianchi sul lato orografico destro del torrente e ci si trova di fronte uno scenario semplicemente spettacolare: l’Arzino assume tutte le sfumature del blu, dalle tonalità più cristalline alle tinte del cobalto dove l’acqua si fa particolarmente profonda, contrastando con il verde degli abeti e la roccia scura sull’altra sponda.

Un piccolo affluente del torrente balza giù dal fianco della montagna, con una cascatella bucolica che si apre la strada tra le rocce.

Per fare il bagno ci sono due possibilità: la prima è la lunga e profonda piscina a valle del punto nel quale siete scesi, che ha di fronte una piccola, deliziosa e comoda spiaggetta di sabbia; la seconda si trova risalendo un po’ più monte, fin dove l’Arzino si stringe in una corte e stretta, spettacolare gola: qui l’acqua è davvero profonda, ci si può arrampicare sulle pareti rocciose attorno alla piscina naturale e concedersi il più azzurro dei tuffi.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

È sempre possibile vedere il fondale, ma in realtà l’acqua è molto profonda

Cerdevol

Cerdevol, luogo che prende il nome dalla vicina borgata del paese di Pielungo, è una delle spiagge d’acqua dolce più gettonate della Val d’Arzino.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Filippo Tuccimei

Cerdevol, uno dei luoghi più belli della Val d’Arzino

Un luogo davvero sensazionale, dove grandi faraglioni di roccia bianca fanno da contorno a diverse, profonde piscine naturali di acqua azzurrissima. Tra tuffi, grandi nuotate e spiagge di sassi bianchi, si può passare una giornata di divertimento a contatto con la natura. Il luogo è racchiuso tra due forre: quella a monte, da dove arriva il torrente, è corta e, malgrado la forte corrente, la si può riuscire a risalire; quella a valle è ben più lunga ed è meglio non avventurarvisi.

Per arrivarci si deve percorrere la Strada provinciale 1, che costeggia tutto il corso dell’Arzino, fino al bivio per Pielungo. Lasciatosi questo sulla sinistra, si prosegue per poche centinaia di metri fino a trovare alcuni spiazzi dove parcheggiare. Da qui un comodo sentiero porta sul greto del torrente in circa 5 minuti.