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Val di Lima: le spiagge di fiume più belle tra Pistoia e Lucca

La Lima è un torrente che nasce esattamente a mille metri d’altitudine, nei pressi del passo dell’Abetone che divide la Toscana dall’Emilia Romagna e la provincia di Pistoia da quella di Modena.

Corso d’acqua di notevole portata, la Lima scende in maniera impetuosa fino all’omonima frazione del comune di San Marcello Piteglio. Qui il suo corso devia verso occidente, entra nel territorio della provincia di Lucca e disegna una valle stretta tra le colline, i cui fianchi sono punteggiati di piccoli borghi.

La Val di Lima è una delle destinazioni principali in Toscana per gli amanti dell’acqua dolce e del wild swimming: tra San Marcello Piteglio e Bagni di Lucca sono innumerevoli le spiagge di ciottoli levigati dalla cristallina acqua del torrente e le pozze profonde dove potersi tuffare, fra cui spicca il canyon delle Strette di Cocciglia, una gola di alte pareti rocciose scavate dalle acque, che vi scorrono assumendo colori straordinari.

Fonte: Lorenzo Calamai

Golose indicazioni

Ponte di Castruccio

Dal paese di Popiglio, non lontano da San Marcello Piteglio, un comodo percorso in discesa, fatto prima da una strada lastricata che poi si trasforma in un sentiero nel bosco, scende verso il Ponte di Castruccio e l’Agriturismo le Dogane, percorrendo un tratto del Cammino di San Bartolomeo.

Dopo solo una decina di minuti di discesa, si raggiunge l’antico ponte a schiena d’asino sul torrente Lima.

Il Ponte di Castruccio, costituito da una sola arcata a tutto sesto, resiste da più di 700 anni sulle rive della Lima, confine medioevale fra Lucca e Pistoia. Prende il nome da chi volle la sua costruzione, Castruccio Castracani, leggendario condottiero lucchese a cavallo fra Duecento e Trecento, capace di mettere in scacco l’ascesa della potenza regionale fiorentina alla guida delle fazioni ghibelline di Lucca, Pisa e Pistoia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Ponte di Castruccio Castracani in Val di Lima: un tempo era dogana tra Lucca e Pistoia

Prima del ponte, sulla sinistra, una traccia consente di scendere sull’ampia spiaggia di sassi: sotto il ponte l’acqua si fa più profonda, dando vita a una bella piscina naturale. Dall’altra parte del fiume l’Agriturismo le Dogane, una volta vera e propria dogana di confine fra le due rive della Lima, dove potrete rifocillarvi o fare un spuntino.

Ponte di Casoli

La Strada statale 12 porta da Popiglio verso Bagni di Lucca. Percorrendola in direzione della cittadina termale dove la Lima si getta nel più imponente Serchio, in un lungo rettilineo si incrocia una indicazione verso il paese di Casoli, peraltro delizioso borgo montano che merita assolutamente una visita.

Per chi è in caccia di piscine naturali d’acqua dolce, però, l’attrazione è il ponte sulla Lima che si imbocca subito dopo aver seguito l’indicazione. Un sentiero sulla sponda opposta alla statale porta rapidamente nel letto del torrente.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una piscina naturale profondissima all’ombra del Ponte di Casoli

Qui un’ampia distesa di ciottoli bianchissimi sulle sponde di un tratto tranquillo del torrente offre lo spazio per sistemarsi, mentre poco più a valle, prima dell’arco del ponte, una gigantesca, profondissima piscina naturale richiama i bagnanti.

Un luogo ideale per una gita estiva, che offre divertimento, relax e azione per tutti i gusti, per i più grandi e per i più piccini, per chi è in cerca di riposo a contatto con la natura e per chi invece vuole provare il brivido del tuffo in acqua dolce.

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia a monte del Ponte di Casoli, sulle sponde della Lima

Strette di Cocciglia

Seguendo il tracciato della Strada statale 12 che costeggia il corso della Lima, si raggiunge l’abitato di Scesta. Dopo aver parcheggiato negli appositi spazi pubblici, seppur contrassegnati dalle insegne del Canyon Park, si prosegue a piedi nel senso contrario a quello di provenienza lungo la SS12 fino alla prima curva a sinistra: qui si apre un sentiero lastricato sulla destra che passa nei pressi di un piccolo oratorio abbandonato.

Si oltrepassa quindi un ponte in pietra che passa sopra le sponde rocciose delle Strette di Cocciglia, un piccolo capolavoro della natura: una forra immersa nel bosco dove il fiume scorre raggiungendo grandissime profondità, con le sue acque che assumono tutte le tonalità dell’azzurro, del celeste e del blu.

Qui è nato da oramai da anni il Canyon Park, un parco avventura che offre un’ampia varietà di attività outdoor. Da una parte ha reso le Strette di Cocciglia un luogo meno selvaggio e più frequentato, dall’altra ha democratizzato l’accesso alla meraviglia naturale attraverso l’uso dei SUP, delle canoe e di altre attrazioni.

Tuttavia il parco non impedisce a chi eventualmente volesse semplicemente esplorare le strette di accedervi liberamente: seguendo il sentiero che parte dal succitato ponte, si arriva in pochi minuti alla spiaggia di ciottoli bianchi all’imbocco del canyon.

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorare le Strette di Cocciglia

Nonostante l’aspetto estremo, le Strette di Cocciglia sono un luogo per tutti i palati. La spiaggia sarà il vostro quartier generale, da dove prendere le mosse: chi ama maggiormente il sole e il relax potrà farlo qui, bagnandosi occasionalmente nelle basse acque del torrente nella grande piscina antistante. I più audaci invece, si armeranno per andare ad esplorare il canyon.

Attraversare il canyon delle Strette di Cocciglia richiede due capacità: saper nuotare ed essere resistenti al freddo. La Lima infatti raggiunge qui addirittura i 13 metri di profondità in alcune zone, il che comporta una temperatura piuttosto rigida delle acque.
Il consiglio è di munirvi di una maglia termica o di una muta da surf e di scarpe adatte con ottima presa sul terreno e tenuta del piede, vi serviranno per arrampicarvi sulle pareti di roccia che costeggiano il torrente. Il bello delle Strette, infatti, è percorrerle a nuoto per brevi tratti, quindi scalare un po’ fuori dall’acqua e poi tuffarsi nuovamente nelle acque blu sottostanti.

Il torrente è incredibilmente trasparente: nonostante la grande profondità si vede in maniera ben definita il fondale. L’attraversamento del canyon richiede poco meno di un’ora. Arrivati alla fine, recuperate le energie e godetevi il calore del sole: il ritorno sarà più veloce, potendo nuotare continuamente in favore di corrente.

Poco più a valle del canyon, invece, si trova un’ansa della Lima che crea una bella piscina naturale dove potersi godere un bagno tranquillo, dove le temperature sono più accessibili a tutti e dove si trova una bella spiaggia ombreggiata di terra battuta per sistemarsi comodamente e godersi tutto il relax possibile.

Val di Lima piscine naturali di torrente Lucca Pistoia
La spiaggia zen sull’ansa della Lima

Il piccolo ponte sospeso

Il ponte sospeso è una delle attrazioni più vecchie della Val di Lima. Nei pressi di Mammiano Basso un ponte tibetano lungo più di 200 metri attraversa la vallata, offrendo brividi d’avventura e una bella vista panoramica ai temerari che ne affrontano l’attraversamento.

In maniera più modesta, più a valle del torrente, poco prima della deviazione per l’Agriturismo Pian di Fiume, un piccolo ponte sospeso pedonale collega le due sponde, permettendo di raggiungere quella opposta alla statale.

Fonte: Lorenzo Calamai

La lunga spiaggia di ciottoli bianchi sotto il piccolo ponte sospeso, con la sua piscina naturale

Qui un sentiero porta sul letto del fiume. Albero di alto fusto popolano le sponde del torrente, ombreggiando un’ampia area il cui sottobosco è molto pulito e diventa il luogo ideale dove passare una giornata d’estate, magari legando un’amaca tra due tronchi.

L’acqua è bassa e anche i bambini più piccoli si possono divertire, mentre per i più grandi che vogliono fare un tuffo si trova una piccola piscina naturale ai piedi di un grande masso scuro e piatto risalendo poco più a monte.

Tonfo della pescaia

Val di Lima piscine naturali di torrente Lucca Pistoia

Fonte: Lorenzo Calamai

Il punto più alto dal quale è possibile tuffarsi nelle acque della Lima

Poco più a valle rispetto alla spiaggia d’acqua dolce sopracitata, si trova uno dei migliori spot per il wild swimming della Val di Lima.

Una grande cascata artificiale, detta il Tonfo della pescaia, riempie una grande polla delle acque turchesi e cristalline del torrente. La corrente è abbastanza forte e non si tratta del luogo migliore dove fare il bagno, ma appena più a valle un contrafforte roccioso offre una serie di trampolini per gettarsi in una profonda polla sottostante.

Alcune corde fissate a degli alberi consentono di arrampicarsi sulle rocce e di lanciarsi verso la piscina naturale, per adrenalinici tuffi a diversi gradi di temerarietà.

La spiaggia attorno alla piscina è principalmente di ciottoli e di massi piatti, ma c’è anche un comodo spazio sabbioso, ombreggiato da alcuni alberi, sulla sponda opposta alla rocce da cui ci si tuffa.

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Le Saline di Trapani, tra terra, mare e un tramonto strepitoso

Il sole batte sugli specchi d’acqua, ognuno separato dall’altro da un cordolo artificiale. L’abbagliante bianco delle mura degli edifici, del terreno su cui si cammina, della città che si mostra all’orizzonte dietro le grandi pale del mulino a vento si combina con il silenzio che permane.

Indifferenti al passaggio dell’uomo, in lontananza, un grande gruppo di bizzarri fenicotteri si nutre, le zampe nell’acqua che arriva loro alle ginocchia, se questo è il nome delle loro strane articolazioni.

Il blu profondo del mare circonda tutto, e dal mare viene tutto quello che c’è dentro e intorno alle saline di Trapani, luogo unico e magico adagiato in un angolo della Sicilia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le vasche di estrazione del sale alle Saline di Trapani

Vengono dal mare, o meglio da altre terre attraverso il mare, le tantissime specie di uccelli migratori che sostano e nidificano tra le saline, trovando imprevedibile ristoro in questo territorio estremo dove la sopravvivenza animale e vegetale è riservata ad alcune peculiari creature.

Viene dal mare il cloruro di sodio estratto nelle grandi vasche che compongono la gran parte del paesaggio: è il sale, l’oro bianco del tempo che fu che è tornato oggi ad essere una ricchezza per questo territorio, capace anche di cucire un percorso culturale e turistico attorno all’attività di estrazione che caratterizza le sponde del Mediterraneo intorno a Trapani da migliaia di anni.

Le saline di Trapani: la storia fino ad oggi

Malgrado non siano arrivate ai giorni nostri tracce che riescano a dare una data di origine alle saline di Trapani, la loro storia è vecchia quanto la Sicilia stessa.

I Fenici, che si insediarono nella parte occidentale dell’isola a partire dall’ottavo secolo a.C., erano infatti un popolo dedito al commercio e che faceva largo uso del sale marino come spezia e come conservante.

Per le prime tracce storiche dell’esistenza delle saline di Trapani si deve però attendere quasi due millenni: sono infatti documentate da Muhammad al-Idrisi, il più grande cartografo del suo tempo. Nato nell’odierna Ceuta, al-Idrisi è stato l’autore della Tabula Rogeriana, rimasta il migliore e più accurato mappamondo esistente fino all’epoca delle grandi navigazioni.

Nella parte finale della sua vita, al-Idrisi si stabilì a Palermo, alla corte del re normanno Ruggero II, e qui scrisse in uno dei suoi volumi dedicati al viaggio che a Trapani “proprio davanti alla porta della città si trova una salina”.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un mulino a vento delle saline di Trapani

Per secoli, le saline furono la ricchezza principale di Trapani. La produzione e il commercio vennero incentivati da Federico II di Svevia come dai successivi regnanti angioini, venne fatta ulteriormente crescere sotto il dominio aragonese e raggiunse poi l’apice nel corso del Cinquecento.

Una importanza, quelle della saline e del porto della città di Trapani, che sarebbe rimasta di prima rilevanza fino alla fine dell’Ottocento, per poi entrare in crisi nel ventesimo secolo. La concorrenza di altri prodotti, di altre industrie di sale marino, le guerre mondiali furono tutti fattori che portarono a un progressivo declino e al parziale abbandono delle saline. Una grave alluvione, nel 1965, aggravò la situazione.

Solo l’istituzione della riserva naturale, avvenuta all’inizio degli Anni Novanta, ha potuto salvare l’area delle saline di Trapani e renderla progressivamente quello che è oggi: un luogo quasi unico, dove ancora si pratica la salicoltura (il sale di Trapani è un prodotto IGP), ma che a questa attività ha saputo abbinare l’interesse naturalistico, in particolare dedicato alle numerose specie di uccelli migratori che vi sostano, e quello culturale, grazie alla presenza del Museo del sale in uno dei tanti mulini a vento che caratterizzano il paesaggio.

Saline di Trapani, la riserva naturale orientata

La riserva naturale orientata Saline di Trapani e Paceco è una vasta area protetta che si estende dalla parte meridionale della città e si estende nello zone di Nubia, Culcasi, Salinagrande, piccole frazioni di campagna con campi coltivati ad ulivo che si frappongono fra una salina e l’altra.

La fascia costiera interessata copre oltre mille ettari ed è gestita dal WWF, che si occupa della salvaguardia, della valorizzazione e della attività divulgativa legata a questo particolare contesto a metà strada tra terra e mare, dove la mano dell’uomo ha modificato il paesaggio nel corso dei millenni ma la natura rimane presente ed è oggi particolarmente tutelata.

Presso il Mulino Maria Stella situato nella frazione di Nubia del comune di Paceco è aperto il centro visite della riserva naturale, peraltro tutelata anche a livello internazionale come zona umida di particolare rilievo. Da qui partono le visite guidate gratuite che conducono i visitatori all’esplorazione delle saline con una escursione di un paio d’ore, nelle quali si mettono in evidenza le peculiarità naturalistiche dell’area, come la caratteristica flora tipica delle zone salmastre e le tante specie di uccelli presenti, fra i quali spicca una popolazione in grande crescita di fenicotteri rosa.

Fonte: Getty Images

Fenicotteri rosa popolano le saline, con Trapani sullo sfondo

La riserva naturale ospita 25 diverse specie di uccelli, tra cui quelle che più di recente vi nidificano sono il Gabbiano roseo, la Folaga, il Germano reale, la Pettegola, la Garzetta e la Volpoca.

Attraverso la visita guidata si entra anche in contatto con il mondo della salicoltura, con la storia di quello che viene chiamato l’oro bianco e con il suo particolare tipo di estrazione. Tra luglio e settembre è peraltro possibile vedere dal vivo l’attività di raccolta del sale.

Completa l’offerta della riserva il Museo del sale, una struttura privata gestita da una famiglia storicamente legata all’attività di salicoltura, dove i visitatori possono ripercorrere tappe e vicende della lunga storia delle saline di Trapani. Gli antichi strumenti utilizzati, il lavoro di raccolta, il particolare ambiente in cui ci si trova sono le tematiche che vengono approfondite nel percorso all’interno della struttura.

In più, è possibile avventurarsi tra le piccole vie pedonali che attraversano le saline, tra le vasche di raccolta del sale fino ad arrivare sulla riva del mare, dove si staglia all’orizzonte il profilo delle isole Egadi.

Saline di Trapani, il luogo ideale per il tramonto

Saline di Trapani Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Il tramonto alle saline di Trapani

Il Museo del sale, dov’è peraltro aperto anche un ristorante che approfitta degli ampi e suggestivi spazi dell’antico mulino a vento, è inoltre anche il luogo migliore per godere di uno degli spettacoli più suggestivi dell’intera città di Trapani.

Qui, nelle limpide sere d’estate, il sole abbraccia il mare in un tramonto strepitoso, richiamando tante persone che vogliono godersi lo spettacolo, trapanesi e non.

Nel tardo pomeriggio la luce del sole si fa mano a mano sempre più dorata e bagna in maniera quasi abbacinante le circostante. Pian piano, ma in apparenza sempre più rapidamente, la stella si fa sempre più grande e si tinge di un rosso intenso, trasformando il cielo in uno spettacolo fiammeggiante.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un’imbarcazione si staglia contro il tramonto alle saline di Trapani

Il bel panorama che dalle saline spazia sui contorni delle Egadi e sulla città di Trapani, che si trova alle spalle del mulino a vento, muta rapidamente i suoi colori.

Il momento emozionante prosegue per diversi minuti anche dopo che l’orizzonte avrà inghiottito la grande palla rossa: la luce è ora soffusa, il cielo si tinge di sfumature indaco e viola, i colori si fanno più morbidi e il vento accarezza gentilmente il pelo dell’acqua delle vasche di raccolta del sale, increspandone la superficie.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le isole Egadi fanno da sfondo allo spettacolo del crepuscolo

È un’emozione lunga e languida, da godersi fino in fondo, fin quando le prime stelle non cominciano a brillare nella metà orientale del cielo. Se siete rimasti colpiti dall’unicità del panorama delle saline, dai volti enigmatici e dai colori degli uccelli migratori, non potrà fare a meno di colpirvi quest’ultima trasformazione del contesto quando il sole saluta il giorno e tutto si fa più silente.

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Vacanze sostenibili, il camper è perfetto per tutelare l’ambiente. Lo studio

Si fa presto a dirsi ecologisti, ma poi sono i fatti a dimostrarlo. Chi fa un viaggio in auto e prenota in un hotel, per esempio, tutela meno l’ambiente rispetto a chi trascorre una vacanza in camper. A dirlo è uno studio diffuso da Assocamp, l’Associazione Nazionale Operatori Veicoli Ricreazionali e Articoli per Campeggi, e condotto da Ergo, spin off della Scuola Superiore degli Studi Universitari Sant’Anna di Pisa, che afferma che un viaggio in camper incide meno sull’ambiente rispetto a un viaggio tradizionale, per i principali parametri d’impatto ambientale connessi alle emissioni di CO2, risorse idriche, uso di combustibili fossili ed emissioni di particolato.

Vacanze green in camper

Le vacanze in camper impattano meno sull’ambiente rispetto a quelle tradizionali. I numeri emergono dall’indagine “Turismo in camper, impatto economico ambientale del camperista” realizzata la scorsa primavera. Il camper è il mezzo ideale per chi sceglie un tipo di turismo sensibile alla sostenibilità, adatto in particolare alle famiglie e a gruppi di amici. Secondo i dati raccolti, la vacanza in camper raggiunge la migliore performance energetica se a viaggiare insieme sono quattro o cinque persone, ma i risultati positivi sono confermati con qualsiasi equipaggio. Dall’analisi, emerge un confronto degli impatti ambientali ottenuti da un viaggio in camper rispetto a una vacanza tradizionale in auto.

Nella ricerca di Ergo, i dati vengono rapportati, in termini percentuali, con quelli che risultano dallo scenario “vacanza tradizionale” e sono indicati per le categorie più rilevanti: il camper si conferma il più sostenibile, incidendo per il 70% sull’emissione di anidride carbonica, per il 64% sul consumo di risorse fossili e per il 73% nell’uso di risorse idriche rispetto a un viaggio tradizionale in auto e albergo che per tutte le voci incide al 100%.

Nella vacanza classica, a pesare sulla percentuale del 100% sono soprattutto le notti trascorse in una struttura alberghiera per quanto riguarda le emissioni di CO2 (42%) e per l’uso di combustibili di origine fossile (46%). I pasti al bar e ristorante contribuiscono maggiormente nell’uso delle risorse idriche (72%), mentre per le emissioni di particolato nell’aria l’automobile è la principale causa (43%). “Il camperista sposa volentieri l’idea di un viaggio sostenibile”, ha spiegato Paolo Bacci, promotore dello studio e titolare di una concessionaria di camper e caravan in provincia di Pisa.

“Adottando corrette abitudini quotidiane sempre più diffuse e considerate importanti, come il riciclo dei rifiuti, l’utilizzo dei pannelli fotovoltaici, l’eliminazione di materiali usa e getta, come piatti e bicchieri, l’uso consapevole dell’acqua e dell’energia, questi turisti confermano il loro desiderio per uno stile di vita green”.

Lo scenario “vacanza tradizionale” utilizzato come riferimento tiene conto dei valori di consumo delle auto rilevati dall’Automobile Club d’Italia (ACI) nel suo report “Rappresentazione del parco veicolare italiano” del 2022; dei consumi energetici relativi a una notte passata in hotel ricavati dallo studio “Klimabilanz von Reisen mit Reisemobilen und Caravans” di IFEU del 2020; e dei consumi idrici e della produzione di rifiuti indicati nel documento di ISPRA sulle performance ambientali delle organizzazioni turistiche registrate EMAS del 2020.

L’identikit del camperista

Lo studio delinea, quindi, anche il profilo del camperista medio, analizzato su un campione di più di mille intervistati. Ne esce un turista che ama la natura, che predilige il camper per recarsi al mare e in montagna (il 57%) o in piccoli borghi (21%), principalmente in Italia (è scelto dal 72%), che opta per un turismo lento, investe volentieri in prodotti enogastronomici (91% degli acquisti) e, una volta parcheggiato il veicolo, ama passeggiare o spostarsi in bicicletta, più spesso viaggia in estate prediligendo il campeggio (38%), aree di sosta (34%) o sosta libera (23%).

“Chi sceglie questo modo di viaggiare, abbraccia una filosofia di vita e una concezione di turismo molto particolare, legata al vivere il momento”, ha spiegato Ester Bordino, presidente di Assocamp. “Ama poter scegliere dove e quanto fermarsi, cambiando in corso d’opera i programmi senza avere mete prestabilite, ma andando alla pura scoperta lenta dei territori e delle comunità locali”.

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5 splendide spiagge d’acqua dolce nelle Marche

“L’Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia” scrive Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia, cogliendo in una riga la ricchezza di una regione che se non è il cuore d’Italia certamente si trova nella sua cassa toracica.

Nelle Marche si trova difatti un concentrato di tutto quanto il meglio il Paese ha da offrire, dai picchi dell’arte e dell’architettura, alle tracce della Storia d’ogni epoca, ai capolavori che è in grado di offrire la natura.

Fanno parte proprio di questi ultimi i tantissimi luoghi che, nelle stagioni più calde, attraggono locali e turisti per quello che, con la consueta qualità sintetica della loro lingua, gli anglosassoni chiamano wild swimming: fare il bagno in piscine naturali d’acqua dolce.

Le spiagge selvagge di fiume naturalisticamente più belle si trovano tutte nella zona più interna delle Marche, al cospetto della dorsale appenninica che separa la regione dall’Umbria, lungo un affascinante percorso ideale che collega perpendicolarmente la valle del fiume Metauro, che scorre ad Urbino, a quella del Castellano, che attraversa Ascoli Piceno.

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Il fiume Castellano nei pressi di Ascoli Piceno

Marche, spiagge d’acqua dolce: le Piscine dell’Auro

Mercatello sul Metauro è un delizioso borgo medievale con un centro storico piccolo ma affascinante. Sorge nell’alta valle del Metauro, fiume che nasce sulle alture del valico appenninico di Bocca Trabaria, e che nel suo territorio vede congiungersi i due torrenti, Meta e Auro, che danno vita poi al corso d’acqua più lungo delle Marche.

Poco più a monte della confluenza, che si trova nella frazione di Borgo Pace, si trovano le cosiddette Piscine dell’Auro, una serie di polle create dal torrente e costeggiate da un tratto di strada di campagna, ma asfaltata, che le rende la meta perfetta per una giornata d’estate.

La piscina più bella e gettonata è quella chiamata Gorga San Leo, ovvero una cascata che forma una bella piscina naturale ai propri piedi e con un ampio spazio sopra il salto e attorno per sistemarsi. Qui ci si può tuffare dalla cima della cascata o godersi qualche bracciata ai suoi piedi.

Spiagge acqua dolce marche

Fonte: Lorenzo Calamai

La Gorga San Leo alle Piscine dell’Auro

Tuttavia l’offerta delle Piscine dell’Auro è affascinante perché molto varia: le famiglie con bambini piccoli si indirizzeranno volentieri dove un cartello di legno indica l’accesso alla piscina naturale chiamata La Poderina, un tratto dove il letto del torrente si allarga, l’acqua è bassa e non c’è corrente, e un bel prato all’ombra degli alberi correda il contesto.

La Madonnina e i Morti, suggestivi nomi di altri due tratti di fiume con belle piscinette naturali dove poter fare il bagno, ma anche dotati di massi piatti dove poter trovare ombra e relax, si trovano rispettivamente a monte e a valle rispetto alle due succitate piscine sul corso dell’Auro. Completa il gruppo di spots per il wild swimming il Vecchio Mulino, edificio recentemente ristrutturato e trasformato in residenza, ma ai cui piedi si mantiene una larghissima e profondissima piscina naturale alimentata da una cascata dal fronte molto largo.

Una delle cose più affascinanti da fare alle Piscine dell’Auro, peraltro, è quella di godersi l’avventura di poter scendere (o risalire) il corso del torrente, visitando una piscina dopo l’altra, e scoprendo anche angoli per fare il bagno affascinanti, ma senza un semplice accesso dedicato direttamente dalla strada asfaltata.

Marche, spiagge d’acqua dolce: le Cascatelle di Cagli

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Fonte: Lorenzo Calamai

In agosto le Cascatelle di Cagli sono una delle destinazioni d’acqua dolce più gettonate

Il Bosso e il Burano sono due affluenti del già citato fiume Metauro che scorrono nella valle a sud rispetto al corso d’acqua nel quale si gettano. Su un altopiano stretto tra i loro letti sorge la cittadina di Cagli, da visitare e da utilizzare anche come quartier generale per organizzare una gita in giornata alle omonime Cascatelle.

Le Cascatelle di Cagli sono una serie di piscine naturali di acqua azzurrissima, scavate dal fiume Burano nella roccia bianca che contorna il suo letto, pochi chilometri a sud rispetto al paese.

Malgrado si trovino a poca distanza dalla Strada Flaminia, assai trafficata anche dal trasporto pesante, le Cascatelle offrono un contesto estremamente naturale, rimosso e protetto rispetto alle vicinanze. In estate sono un luogo molto gettonato dagli amanti dell’acqua dolce, che ne affollano le sponde. Il tratto interessato dalle piscine naturali è comunque piuttosto esteso e offre la possibilità a tutti di goderne in totale relax.

Note anche come Gola del Burano o Caldare, le Cascatelle di Cagli sono un luogo ideale per chi ama arrampicarsi sulle rocce e tuffarsi in profonde piscine naturali di acqua azzurra. Un luogo che regala vibrazioni positive ed energizzanti, a cui si può successivamente aggregare un rilassante aperitivo: se dal parcheggio delle Cascatelle si prosegue per poco più di un chilometro lungo il vecchio tracciato della via Flaminia in direzione sud, si raggiunge un piccolo chiosco di birre e piadine con un ampio spazio verde sulle sponde del Burano dove la pace e il silenzio regnano sovrani.

Marche, spiagge d’acqua dolce: i Tre pozzi del Fiume Bosso

Il già citato fiume Bosso è uno dei corsi d’acqua che regala ai visitatori le più ampie possibilità di wild swimming. Sono tantissime le piscine naturali, le cascatelle e i tratti di fiume dove poter passare una giornata tra relax, tuffi e picnic.

Il più bello è forse quello dei Tre pozzi, a poca distanza da Cagli. Qui il Bosso compie un’ampia curva a U nel suo corso, che termina in una splendida e imponente cascata, inforrandosi subito dopo tra le rocce. Questa piccola gola stringe il letto del fiume e crea quindi tre belle piscine naturali consecutive, con l’acqua che rimane cristallina grazie al pallore delle pietre del fondale e dei pinnacoli di roccia attorno.

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Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata del fiume Bosso ai Tre pozzi

Tanti i luoghi dove potersi sistemare: la gente del luogo ha sistemato anche un bel tavolo in legno da picnic in mezzo al corso del fiume, in modo da potersi godere un bel pranzo d’estate con i piedi a bagno nelle fresche acque del Bosso. In più il contesto particolare del luogo consente di poter alternare a proprio piacimento sole e ombra, com’è necessario nelle giornate più calde dell’estate.

Marche, spiagge d’acqua dolce: il Tempio di Shiva

Luogo affascinante, avvolto da un’atmosfera mistica, il Tempio di Shiva ha quest’aria magica per via della bellezza del contesto naturale: una tripla cascata riempie una piccola ma profonda piscina naturale di acqua dal colore blu elettrico, talmente acceso da sembrare quasi irreale.

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Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata del Fosso di Teria al cosiddetto Tempio di Shiva

La cascata si raggiunge affrontando una breve escursione di circa 20 minuti nel bosco, leggermente in salita. Un percorso alla portata di tutti da affrontare però con scarpe chiuse e un minimo di attenzione, in particolare per seguire la traccia fino a destinazione. La partenza del sentiero si trova sulla Strada provinciale 29, poco dopo aver superato il paese di Secchiano. Da uno spiazzo sterrato sulla sinistra della carreggiata si guada facilmente il fiume Bosso, inoltrandosi poi lungo il corso di un suo piccolo affluente, il Fosso di Teria.

Giunti al termine del sentiero, poco prima di fare la conoscenza con la bellissima cascata, incontrerete un tratto del torrente che passa fra panche, tavoli, muretti. Tutto realizzato alla bell’e meglio incastrando le pietre trovate intorno al torrente. Grandi acchiappasogni in legno sono appesi ai rami degli alberi, in un’atmosfera mistica e spirituale che si collega con il colore quasi ultraterreno della cascata.

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Fonte: Lorenzo Calamai

Nei dintorni della cascata del Tempio di Shiva

Il salto principale è preceduto da altri due, che è possibile raggiungere arrampicandosi lungo la traccia che si trova sulla destra della prima, dove sono state strategicamente piazzate alcune corde per aiutare la salita. Dalla cima della cascata principale ci si può tuffare senza pericoli nella polla sottostante, godendosi un rigenerante tuffo nell’acqua fredda e cristallina.

Marche, spiagge d’acqua dolce: il Ponte di Tasso (o Paradise)

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Fonte: Lorenzo Calamai

La grande piscina sotto il ponte

Anche la valle del Castellano, il fiume che passa per Ascoli Piceno, è un vero e proprio scrigno dei tesori per chi ama le avventure d’acqua dolce. Nessun altro luogo, però, ha il fascino selvaggio del Ponte di Tasso, conosciuto da tutti i giovani del posto come Paradise per non meglio precisate ragioni.

Fra Ascoli e Castel Trosino, percorrendo la Strada provinciale di Valle Castellana, si incontra sulla destra una strada sterrata che va percorsa per qualche centinaio di metri fino a trovare un ampio spiazzo dove parcheggiare l’auto. Da qui un sentiero scende rapidamente fino al Ponte di Tasso, rovina di un antico ma maestoso e solido ponte dal quale calarsi alle sottostanti piscine del fiume Castellano.

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Fonte: Lorenzo Calamai

Il Ponte di Tasso e la discesa al fiume

La discesa al fiume è molto ripida e non esattamente alla portata di tutti: bisogna scendere calandosi lentamente con l’aiuto di alcune funi. A monte del ponte si susseguono in serie piscine e cascatelle per tutti i gusti, sia quelli di chi vuole solamente bagnarsi in completo relax sia per chi vuol fare un tuffo acrobatico dove l’acqua è più profonda. A valle, invece, una gigantesca piscina creata da una cascatella è il luogo ideale per chi vuole nuotare un po’, ma anche per i tuffatori più ardimentosi.

Le acque del Castellano, arricchite da alcune sorgenti termali lungo il suo corso, hanno un splendido colore turchese, che nei punti dove l’acqua è più bassa si attenua, dando l’impressione di trovarsi in una spiaggia caraibica.

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Adults only: al Falkensteiner Hotel Antholz per una vacanza romantica

Nascosto tra i boschi incontaminati del Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina, il Falkensteiner Hotel Antholz è riservato a chi desidera una vacanza romantica all’insegna del relax e della natura. Un ambiente esclusivo per soli adulti, perfetto per staccare la spina dalla routine e riconnettersi con la propria metà. Panorama mozzafiato e cielo stellato fanno da cornice a questo idilliaco rifugio immerso in un parco di 12.000 mq: l’hotel, con camere e suite arredate con gusto e raffinatezza in stile alpino moderno, offre una vista spettacolare sulle montagne circostanti.

Esperienze nella natura per rigenerarsi

Il Falkensteiner Hotel Antholz offre un’ampia gamma di attività per immergersi nella natura e nella bellezza del paesaggio circostante, in coppia ma non solo. Escursioni guidate e trekking tra sentieri fioriti e boschi profumati, percorsi in mountain bike per i più sportivi, passeggiate romantiche al chiaro di luna e pic-nic gourmet in luoghi suggestivi sono solo alcune delle proposte. E si parte senza pensieri perché qualsiasi tipo di attrezzatura e supporto, dalle bici agli zaini, ai bastoncini da trekking, possono essere noleggiati comodamente in hotel.

Tante le destinazioni raggiungibili a piedi dalla struttura, come il Lago di Anterselva o quello di Braies, a circa un’ora di cammino. E ancora, il Falkensteiner Hotel Antholz propone due momenti particolarmente romantici e speciali, davvero per tutti: una passeggiata di pochi minuti per un pic-nic esclusivo nel bosco di Anterselva immediatamente accanto all’hotel, dove si trovano due capanne rustiche in legno; e un’escursione in Vespa al Passo Stalle, per raggiungere la tipica e tradizionale locanda alpina Stalleralm. Da vivere in coppia o in solitaria, per un benessere profondo, il Forest Bathing nel bosco accanto all’hotel, consente di rigenerarsi e ridurre lo stress grazie agli effetti positivi e benefici del verde, degli alberi e dell’aria di montagna.

FalkensteinerHotel Antholz

Fonte: Falkensteiner Hotel Antholz

Rilassarsi in piscina al Falkensteiner
Hotel Antholz

Acquapura Spa: coccole per il corpo e per l’anima

Benessere per il corpo e per l’anima grazie al tepore e ai profumi della Acquapura Spa, 1.000 mq di puro relax per un’esperienza altamente rigenerante. Una piscina interna e una esterna con lettini a bolle e doccia a cascata, sauna a vapore, sauna biologica, giardino con sauna finlandese, vasca Kneipp e una private SPA offrono un rifugio impareggiabile. Questo è il luogo ideale per abbandonarsi alle mani esperte dei massaggiatori qualificati, che sapranno sciogliere le tensioni e donare armonia a corpo e mente. Un’ampia gamma di trattamenti e rituali di bellezza completa l’offerta, per un’esperienza personalizzata e indimenticabile.

Un viaggio nei sapori della tradizione altoatesina

Il ristorante gourmet del Falkensteiner Hotel Antholz propone un viaggio culinario all’insegna del gusto e della qualità. La cucina, sapientemente curata dallo chef, reinterpreta i piatti della tradizione altoatesina con un tocco di modernità, utilizzando prodotti freschi e genuini provenienti dal territorio. Ogni portata è un’opera d’arte, un trionfo di sapori e profumi che conquisterà il palato anche dei palati più esigenti. Oltre alla colazione e alla cena, viene offerta agli ospiti la tradizionale Marende Gourmet: una selezione di assaggi salati e dolci, confezionati in una speciale scatola di legno. La carta dei vini vanta una selezione pregiata di etichette locali e nazionali, per accompagnare al meglio ogni menu.

FalkensteinerHotel Antholz

Fonte: Falkensteiner Hotel Antholz

Una camera del Falkensteiner
Hotel Antholz

Offerte imperdibili per una vacanza da sogno

Il Falkensteiner Hotel Antholz propone diverse offerte vantaggiose per rendere il soggiorno ancora più speciale. Tra queste, la proposta Summer Special, prenotabile fino al 27/07/2024 per soggiorni di almeno 5 notti, include un soggiorno in una delle raffinate camere matrimoniali con pensione 3/4 con uno sconto fino al 20%. Il pacchetto prevede l’ingresso giornaliero alla Acquapura Spa, attività ed escursioni guidate e tante altre coccole per la coppia! Tre motivi per scegliere un soggiorno al Falkensteiner Hotel Antholz? Per la sua posizione esclusiva nella natura incontaminata del Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina, l’atmosfera romantica ideale per una fuga di coppia all’insegna del relax e della privacy, per i servizi eccellenti di accoglienza e per il tempo libero.

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Romagna d’estate: il Ponte della Brusia e altre meraviglie del fiume Montone

Tre arcate di pietra, le laterali più piccole, la centrale più ampia, sormontata dalla guglia che congiunge le due metà: il Ponte della Brusia ne ha vista scorrere di acqua sotto le sue imponenti fondamenta. La sua schiena d’asino attraversa le acque del fiume Montone, in corrispondenza della frazione di Bocconi, da circa 600 anni.

Ancor più antica è la spettacolare cascata che salta ai suoi piedi, creando un anfiteatro di pietra attorno a una grande polla d’acqua dolce che d’estate diventa una delle località balneari più ambite della Romagna appenninica.

Il Montone nasce solo pochi chilometri più a monte, nell’abitato di San Benedetto in Alpe, prima cittadina della regione Emilia Romagna a pochi chilometri dal confine con la Toscana, superato il Passo del Muraglione.

Ponte della Brusia Emilia Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata della Brusia, da cui prende il nome il magico ponte che la sovrasta

Imbocca quindi la vallata che scende rapida dalle quote appenniniche fino a Forlì, scandendone la morfologia con il suo passaggio. All’ombra dei boschi che circondano il suo corso sorgono splendidi angoli fluviali, con spettacolari cascate e ampie piscine naturali scavate nella tipica, friabile roccia che compone questo territorio. La Cascata della Brusia, che dà il nome al ponte, ne è solo l’esempio più eclatante.

Il Ponte della Brusia

Percorrendo la Strada statale 67 che collega San Benedetto in Alpe a Portico di Romagna, si attraversa la frazione di Bocconi. Qui evidenti indicazioni stradali consentono di raggiungere l’ampio parcheggio dell’abitato, dove eventualmente lasciare l’auto prima di imboccare il breve sentiero in discesa che in un centinaio di metri consente di arrivare al Ponte della Brusia.

Ponte della Brusia

Fonte: Lorenzo Calamai

Imponente e spettacolare: la cascata sotto lo sguardo sempiterno del Ponte della Brusia

Il primo sguardo al contesto rivela subito lo spettacolo che ci attende: sotto il ponte il Montone si divide in mille rivoli su un pianoro roccioso, rompendosi poi mentre cade per una decina di metri verso un’ampia vasca sottostante. Tutt’intorno gli avventori trovano posto sui massi piatti levigati dall’acqua ed esposti al sole per buona parte della giornata.

Per raggiungere le sponde del fiume si deve attraversare il ponte e imboccare il sentiero che, sulla sinistra, scende fino a riva.

Ponte della Brusia

Fonte: Lorenzo Calamai

I ragazzi più temerari si sfidano a tuffarsi dalla non trascurabile altezza dei contrafforti rocciosi della cascata

Il Ponte della Brusia e la sua cascata sono una destinazione adatta a tutti: ci si può rilassare sulle rocce piatte, prendendo il sole sempre rinfrescati dallo scorrere dell’acqua; si può nuotare nella profonda piscina naturale ai piedi della cascata, dove l’acqua verde in estate sembra chiamare chi è accaldato; i più piccoli possono divertirsi nelle parti più esterne della medesima polla, dove l’acqua è bassa e la corrente nulla; c’è abbastanza spazio per accogliere molte persone e anche per organizzare un bel picnic, sfruttando la forza refrigerante del fiume.

Altre piscine naturali sul fiume Montone

Nei 12 chilometri che collegano San Benedetto in Alpe a Portico di Romagna il fiume Montone regala altri tre luoghi che con il Ponte della Brusia compongono un poker d’acqua dolce che gli amanti del wild swimming non possono non adorare.

Tra San Benedetto e Bocconi, frazione che sta a metà strada rispetto a Portico, il Montone compie un’ampia curva a gomito. In questo tratto peculiare si trova una maestosa cascata, con ai suoi piedi una coppia di ampie piscine naturali e le rovine di un antico mulino di pietra.

Gorgoni - Fiume Montone

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata principale dei Gorgoni sul Fiume Montone

Si tratta della spiaggia d’acqua dolce nota come Gorgoni, e si può raggiungere percorrendo il sentiero che parte in corrispondenza del cartello che indica il chilometro 150 della Strada statale 67.

In pochi minuti si potrà raggiungere un bel punto panoramico in corrispondenza di una prima cascatella con una piccola piscina naturale da cui godere di una bella vista sulle due cascate principali e sulla grande e affascinante parete rocciosa sgretolata nel corso dei millenni dallo scorrere del corso d’acqua. Alcune tracce conducono poi sulle sponde del fiume, a entrambi i livelli.

Gorgoni - Fiume Montone

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle piscine naturali dei Gorgoni

Poco più a monte dei Gorgoni, utilizzando in parte lo stesso sentiero, si può raggiungere il cosiddetto Gorgo del Diavolo. Si tratta di una grande piscina naturale immersa nel bosco, e pertanto sempre all’ombra.

È la destinazione ideale nei caldi giorni dell’estate più profonda, quando le temperature diventano insostenibili e c’è bisogno di tutto il refrigerio possibile. Per raggiungere il Gorgo del Diavolo bisogna giocoforza passare per alcuni tratti nel letto del fiume, ed è pertanto necessario essere attrezzati per doversi bagnare.

Vi accorgerete di essere arrivati quando troverete una ampia polla verde, evidentemente molto profonda, sormontata da una cascatella, con due rocce che costringono il passaggio del corso d’acqua e due contrafforti rocciosi sui lati della medesima, che consentono di sistemare la propria roba e fungono anche da trampolino per un tuffo acrobatico.

Gorgo del Diavolo

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Gorgo del Diavolo, con una corda appesa tra gli alberi per tuffi sempre più pazzi

Ultimo, ma non meno importante: prima di arrivare a Portico di Romagna, svoltando a destra proprio al limitare dell’abitato in via Molino di Sopra, si scende fino al bed and breakfast omonimo. Da qui un breve sentiero costeggia il fiume fino a La Chiusa, una imponente cascata artificiale con un bello spazio verde attorno sotto l’ombra di un grande e frondoso albero.

Meno bella dal punto di vista naturalistico, questa spiaggia d’acqua dolce ha il merito di essere meta ideale per un momento di condivisione acquatica per tutta la famiglia, tra giochi e relax nella zona dove l’acqua scorre su lunghe lastre di pietra.

La Chiusa Portico di Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

La Chiusa a Portico di Romagna

A La Chiusa è possibile arrivare anche percorrendo il sentiero degli orti, un percorso cittadino che fa il giro di Portico di Romagna passando sulla sponda opposta del Montone rispetto all’abitato, consentendo così di godere di begli scorci sul borgo e poi di risalire in centro passando per il centrale Ponte della Maestà.

Portico di Romagna, borgo medievale lungo il fiume

Quando nel 2021, a 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana Dante Alighieri, molti luoghi d’Italia toccati dal passaggio dell’esule fiorentino hanno festeggiato la ricorrenza con grandi celebrazioni.

Forse, fra i fasti delle città più grandi, sono passati sottotraccia gli onori riservati al Sommo dai comuni dell’Appennino Toscoromagnolo, in particolare da quello di Portico e San Benedetto, piccolo municipio che comprende le tre località di San Benedetto in Alpe, Bocconi e Portico di Romagna, tutte destinazioni di Dante Alighieri dopo il suo esilio da Firenze all’inizio del Trecento.

Se San Benedetto in Alpe e il suo torrente Acquacheta, con la famosa cascata, hanno avuto l’onore di essere citati nella Divina Commedia all’interno del canto XVI dell’Inferno, Portico di Romagna è invece nota per la leggenda che vorrebbe che l’Alighieri si fosse qui innamorato di Beatrice Portinari, lungo le rive del fiume Montone che accarezzano le rive del borgo.

Portico di Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Ponte della Maestà di Portico di Romagna

Una leggenda che ha il suo fondo di verità nella residenza storica dei Portinari a Portico di Romagna, luogo di nascita del capofamiglia Folco. Palazzo Portinari abbellisce ancora oggi il caratteristico centro storico del borgo medievale, fatto di vicoli stretti, acciottolato ed edifici con mattoni a vista.

Il Giardino di Dante e Beatrice è invece un curato spazio verde nella parte alta della cittadina, dominata dalla Torre dell’Orologio, una delle antiche vestigia del castello della famiglia Guidi, signori di Portico nel Medioevo, epoca di maggior splendore di questo importante snodo tra Toscana e Romagna, fra l’ovest e l’est del Centro Italia.

Il Ponte della Maestà sul fiume Montone, nella parte più bassa del centro abitato, collega invece il centro cittadino ad una bella passeggiata in spazi verdi molto ben curati, sulla sponda opposta del corso d’acqua rispetto all’abitato.

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Lago dell’Accesa: una gemma incastonata nella Toscana meridionale

Tra Gavorrano e Massa Marittima, pochi chilometri nell’entroterra rispetto al Golfo di Follonica, tra morbide e amene colline dai fianchi coperti di campi coltivati, circondato da una vegetazione varia che lo nasconde parzialmente alla vista di chi passa, sorge il Lago dell’Accesa, un sereno, cristallino e poco conosciuto specchio d’acqua nella zona meridionale della Toscana.

Un luogo estremamente rilassante, immerso nel verde e nel silenzio, circondato da un alone di leggenda che affonda le radici in tempi antichissimi. Una meta ideale per una gita fuori dai soliti circuiti e dalle solite destinazioni, tra un tuffo in acque profondissime, un picnic nelle piattaforme attrezzate sulle rive del lago e una passeggiata alla scoperta di alcuni fra i più importanti reperti etruschi della regione.

Visto dall’alto, nelle innumerevoli foto scattate dai droni o dalla vetta dei poggi circostanti, il Lago dell’Accesa rivela la sua forma particolare: un cerchio quasi perfetto, tagliato in orizzontale nel suo lato sud-occidentale, dove una lingua di terreno chiude una sorta di piccola laguna che è come un piccolo occhio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lago dell’Accesa, un’oasi dedicata al relax

Il sentiero che costeggia le rive dello specchio d’acqua non fa il giro intero del lago, ma ne percorre esclusivamente la metà orientale. Nella zona nord il panorama è costituito da un fitto canneto, come da tipica vegetazione lacustre, che si interrompe di quando in quando grazie ad alcuni pontili in legno.

Queste piattaforme sono in un’ ottima posizione per stendere l’asciugamano, prendere il sole e tuffarsi nell’acqua straordinariamente trasparente del lago, che diventa subito profonda, anche se è necessario fare attenzione alla vegetazione subacquea. Si possono anche utilizzare per mettere in acqua uno standing up paddle (SUP) con il quale esplorare tutto il bacino. Inoltre alcune delle piattaforme sono dotate di tavoli e panche da picnic, che rendono ancora più piacevole e comoda la permanenza.

Se invece siete più tipi da spiaggia la zona sud offre altre sistemazioni più classiche, con qualche accesso comodo al lago, anche con acqua più bassa adatta ai bambini. Il sentiero, infatti, si allontana un attimo dalla costa dello specchio d’acqua, ma conduce fino alla laguna blu circolare sul lato meridionale.

Il Lago dell’Accesa è straordinario nel suo genere: raggiunge grandi profondità, fino anche a 40 metri, ed è alimentato da sorgenti sotterranee. Non ha immissari, ma dà vita al torrente Bruna, che attraverserete se seguirete il percorso intorno alle rive del lago, il quale ha acque altrettanto cristalline.

Fonte: Lorenzo Calamai

Uno scorcio sulle morbide colline che contornano il Lago dell’Accesa

Come arrivare al Lago dell’Accesa

Il Lago dell’Accesa si trova nel territorio comunale di Massa Marittima, non distante dal tracciato della Aurelia, nella parte settentrionale della provincia di Grosseto. Dista una ventina di minuti da Follonica, la principale località balneare nelle vicinanze.

Il territorio rappresenta l’ultima propaggina meridionale delle Colline Metallifere, un complesso di rilievi caratterizzata da numerosi giacimenti minerari e da aree di produzione di energia geotermica, data la presenza di soffioni boraciferi.

Lago dell'Accesa

Fonte: DeAgostini/Getty Images

Vista aerea del lago e dei suoi dintorni

Per raggiungerlo si percorre la E80/SS1 Variante Aurelia fino all’uscita di Gavorrano Scalo. Da qui si possono seguire le indicazioni per il Lago dell’Accesa e imboccare la Strada provinciale dell’Accesa fino alla frazione La Pesta. Qui si imbocca una strada sterrata che in poche centinaia di metri porta ad un ampio parcheggio non lontano dalla rive del lago. Dal parcheggio parte il sentiero che, costeggiando il fosso che rappresenta l’origine del fiume Bruna, porta ad un passerella in legno dove la traccia si biforca: a destra si trovano le piattaforme attrezzate, a sinistra la laguna blu.

Il lago e i suoi dintorni sono anche una meta gettonata per gli amanti della mountain bike, grazie ai numerosi sentieri che percorrono le colline vicine e attraversano i poderi circostanti, fino ad arrivare alla conca dove si trova l’Accesa.

Gli Etruschi al Lago dell’Accesa

Un’altra eccezionalità del Lago dell’Accesa è quella di essere una zona abitata fin dai tempi etruschi: dal VI secolo prima di Cristo le sponde erano abitate per sfruttare i vicini giacimenti di metalli. Gli Etruschi infatti erano universalmente riconosciuti come un popolo di fabbri, con ottime competenze alla forgia.

Nelle immediate vicinanze del lago si trovano reperti archeologici visitabili gratuitamente di un antico insediamento etrusco: un raro esempio di una città dei vivi, mentre la maggior parte di ciò che di quella civiltà è arrivato ai giorni nostri sono le necropoli, le città dei morti.

etruschi lago dell'accesa

Fonte: Lorenzo Calamai

Gli scavi archeologici con i resti etruschi nelle vicinanze del lago

All’area archeologica si accede direttamente dal parcheggio. Invece che imboccare il sentiero che va al lago, proseguite inoltrandovi nel bosco di eucalipti, all’interno del quale si diramano varie tracce. Ognuna porta a una diversa area dove giacciono i reperti.

Quello che rimane dell’antico insediamento etrusco sono soltanto cumuli di pietre, dai quali si possono intuire le tracce delle fondamenta di qualche edificio. Ampi pannelli informativi, in ogni caso, aiutano nella scoperta degli immensi quantitativi di storia che sono passati sulle sponde del lago negli ultimi 3mila anni.

Storie, miti e leggende del Lago dell’Accesa

Con la sua forma caratteristica, la calma e il silenzio che lo circondano, l’estrema trasparenza dei suoi flutti, il Lago dell’Accesa possiede una notevole aura misterica. Il fatto, poi, che sia alimentato da sorgenti che si trovano sul fondale, a una notevole profondità e quindi invisibili all’occhio umano, ha dato vita a una serie di miti e leggende sul suo conto.

Secondo una di queste, il lago non sarebbe esistito fino al medioevo e sarebbe frutto di una terribile punizione divina.

Una volta terreno fertile ricoperto di campi coltivati a grano dai contadini locali, lo specchio d’acqua sarebbe frutto dell’ira dei cieli per non aver santificato il giorno di Sant’Anna, protettrice dei mietitori. Il 26 luglio, giorno in cui si celebra la santa, i contadini avrebbero dovuto dedicarsi al riposo, alla preghiera e al raccoglimento, e invece disubbidirono tale mandato, scendendo comunque nei campi a trebbiare il grano.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piattaforme attrezzate rendono ideale passare una giornata al lago

Fu così che nel bel mezzo della raccolta, al suono delle campane che indicava il mezzodì, una tempesta si manifestò improvvisamente nel cielo, mentre la terra iniziò a tremare. I contadini, i carri, il bestiame e il loro raccolto vennero inghiottiti in una voragine fiammeggiante che si aprì nel terreno, mentre si scatenava un fortissimo diluvio.

Al cessare della tempesta, al posto dei campi coltivati si trovava un lago, chiamato dell’Accesa proprio per le fiamme che avevano inghiottito che aveva osato contravvenire alle regole sacre. La leggenda vuole che tutt’oggi, nel giorno di Sant’Anna, si possano udire dalle profondità delle acque le grida dei contadini, lo scalpitio dei cavalli e i rintocchi delle campane del paese che fu sprofondato.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le campagne nei dintorni del Lago dell’Accesa

In tempi più recenti, alla fine degli anni Novanta, il Lago dell’Accesa è assurto alle cronache locali per essere diventato una sorta di Loch Ness italiano: si diceva che una coppia di turisti tedeschi fosse giunta in riva al lago con al guinzaglio il loro eccentrico animale domestico, un coccodrillo.

La creatura si sarebbe liberata dalle catene, gettata nel lago e sparita nella natura, ritornando alla vita selvaggia che più le si confà. Da allora, per qualche tempo, si susseguirono gli avvistamenti (mai confermati) di lucertoloni anfibi dalle parti del Lago dell’Accesa, tanto che gli abitanti della zona, si erano presi pure la briga di dare un soprannome al coccodrillo, Birillo, di cui però si sono perse le tracce da tempo.

Chissà se è stato il freddo, chissà se qualcos’altro, chissà se ancora Birillo il coccodrillo non sguazzi nei meandri del Lago dell’Accesa.

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Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof: una vacanza dinamica, di benessere e gusto tra le montagne dell’Alto Adige

Situato a Valles, un caratteristico villaggio alpino dell’Alto Adige, a 1.353 metri sul livello del mare, in una posizione unica nell’area sciistica ed escursionistica di Rio Pusteria, il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof è un’elegante struttura a 4 stelle ideale per tutte le età, per le vacanze in famiglia, in coppia e con gli amici.

Recentemente ristrutturato, l’hotel è completamente immerso nella suggestiva natura altoatesina, e si distingue innanzitutto per il ricco programma di attività all’aria aperta e per il benessere di grandi e piccini.

Active. Mountain. Spirit

Il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof offre una vasta gamma di attività a contatto con la natura e la montagna circostante. Conoscenza ed esperienza sono le parole d’ordine. Questo, infatti, è il posto giusto per esplorare sentieri di escursionismo e alpinismo nel comprensorio sciistico e turistico di Rio Pusteria, sia in estate che in inverno.

Il programma estivo

L’estate, circondati dalle montagne altoatesine, è il momento ideale per il trekking e l’esplorazione. Gli appassionati di ciclismo possono pedalare lungo percorsi di mountain bike adatti a tutti i livelli, e percorrere piste ciclabili ben segnalate che attraversano paesaggi incantevoli e i terreni montuosi più sfidanti.

Non solo montagna, perché gli ospiti dell’hotel possono accedere al prestigioso Golf Club Pustertal, per giocare o prendere lezioni di golf. Cosa non perdere? Le escursioni al rifugio Fane e alle montagne di Fundres con panorami mozzafiato. E se non ce la si sente di avventurarsi da soli, le guide escursionistiche della struttura organizzano visite guidate, dai tour per famiglie alle uscite all’alba, dalle escursioni a tema alle salite in vetta.

trekking Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

Fonte: Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof: trekking e escursionismo

AlmencardPlus

Gli ospiti dell’hotel possono usufruire della AlmencardPlus, che permette l’utilizzo gratuito di tutti gli impianti di risalita (dal 13 maggio al 12 luglio e dal 18 settembre al 2 novembre) e dei trasporti pubblici della regione turistica. Invece, tra il 13 luglio e il 15 settembre, sono disponibili sconti su diverse attrazioni e servizi.

Benessere tra le montagne dell’Alto Adige

Benessere per il corpo, ma anche per la mente, tutto l’anno. E se sono riconosciuti i benefici dello stare a contatto con la natura, il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof supera qualsiasi aspettativa con l’area benessere Acquapura Spa, un’oasi di relax e tranquillità per tutta la famiglia, con diverse opzioni per rigenerarsi dopo una giornata di attività.

Le piscine all’aperto riscaldata o coperta

Due le piscine per nuotare e rilassarsi, con una spaziosa zona lounge per una pausa relax. La piscina all’aperto e riscaldata ha una vista spettacolare sulle montagne, ed è il luogo ideale per fermare il tempo e contemplare il paesaggio. Per chi preferisce nuotare al coperto, l’hotel offre una piscina interna con un angolo idromassaggio, per distendere i muscoli e le tensioni accumulate.

Area sauna: “Adults Only” e per famiglie

La zona sauna dell’hotel si compone di due aree: quella “Adults Only”, che garantisce intimità e pace, include una sauna outdoor, una sauna avventura, una sauna Bio, un bagno turco e un’area relax. Per le famiglie, invece, è disponibile una nuova area con sauna, bagno turco e area relax dove anche i più piccoli possono godere dei benefici del calore e del vapore.

Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof area spa

Fonte: Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

Area benessere del Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof

I sapori tradizionali altoatesini

La proposta gastronomica del Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof è un viaggio tra i sapori tradizionali altoatesini e quelli mediterranei. La cucina regionale si fonde con quella gourmet, creando piatti unici e raffinati.

Dal menu si possono gustare i piatti tipici dell’Alto Adige, preparati con ingredienti locali, genuini e freschi. Il giovane e appassionato team di chef rielabora la cucina tradizionale, con proposte gourmet creative, arricchite da un tocco internazionale, che ogni giorno includono una portata a base di canederli per permettere agli ospiti di scoprire le innumerevoli varianti del piatto tipico altoatesino per eccellenza.

Gli ambienti del ristorante e del bar sono curati in ogni minimo dettaglio, diventando così un luogo confortevole e dove trascorrere del tempo insieme.

Falkensteiner Hotel, le offerte per la famiglia

Non è facile trovare un luogo capace di garantire divertimento e relax, con un’attenzione speciale per le famiglie. Il Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof è ideale per chi viaggia con bambini, perché offre attività e servizi pensati per grandi e piccoli.

Proprio alle famiglie è dedicata l’esclusiva offerta Family Summer.

Da metà luglio a inizio settembre, per soggiorni di almeno 3 notti (dalla 5° notte è previsto uno sconto del 10%) la struttura garantisce un’assistenza professionale all’infanzia e buffet per i più piccoli perché i genitori possano godersi le vacanze in totale relax.

Tra le varie attività, quelle dedicate alle famiglie includono, ad esempio, le escursioni guidate con i lama, le visite alla fattoria, le escursioni alla Malga Fane, alla Malga Rodenecker, alla Val d’Altafossa e, infine, l’accesso all’area sauna per famiglie.

Fonte: Falkensteiner

Hiking a Nassfeld
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In Sicilia tra natura e archeologia: il fascino unico di Pantalica

La Sicilia è un’isola fatta di luoghi unici, capaci di unire eccezionalità naturali al lascito storico delle civiltà che hanno preceduto quella contemporanea.

Difficile trovare un esempio più alto di questo genere di luoghi rispetto a Pantalica, luogo di unione di archeologia e natura come pochi altri al mondo, a circa 25 chilometri nell’entroterra rispetto a Siracusa.

Qui il fiume Anapo e il torrente Calcinara hanno scavato profonde gole, che circondano un altipiano roccioso coperto da una vegetazione parziale. Un territorio aspro e affascinante, dalla conformazione particolare, che assume un fascino ulteriore perché sede di una delle più ampie necropoli protostoriche siciliane.

Quella che è oggi la necropoli rupestre di Pantalica, nome probabilmente di origine bizantina, si pensa infatti fosse l’antica città di Hybla, un’importante città-stato risalente a prima dell’ottavo secolo avanti Cristo, data di riferimento della conquista greca della Sicilia. Dell’abitato siculo non è rimasto niente, solamente le tombe scavate nella roccia o poste in grotte già preesistenti in questo groviglio di canyon e speroni montani, a cui si accostano anche abitazioni e luoghi di culto di età medievale, quando le popolazioni bizantine si ritirarono dalle coste prese di mira dalle incursioni navali di pirati e altri popoli.

Necropoli di Pantalica, Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta della necropoli nord-ovest di Pantalica

Dal 2005 la necropoli di Pantalica fa parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO. Oggi visitare questo immenso tesoro che unisce archeologia e natura è un’esperienza imperdibile, capace di fondere l’interesse per una storia che incombe in ogni momento sul proprio passaggio alla elettrizzante freschezza di un bagno nelle acque cristalline dell’Anapo o un tuffo nel blu del seducente Calcinara.

Pantalica: come arrivare e quali sentieri percorrere

Il sito di Pantalica si trova tra Sortino e Ferla, due belle cittadine di retaggio barocco del siracusano. Nelle vicinanze di ciascuna delle due si trova un ingresso all’area della necropoli rupestre di Pantalica, che a sua volta si trova all’interno della Riserva naturale orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e torrente Cava Grande.

Dal lato di Ferla, si esce dal paese seguendo le indicazioni presenti e in poco meno di 10 chilometri, percorrendo la Strada regionale 11, al parcheggio della cosiddetta Sella di Filiporto. Da qui un sentiero scende e incontra subito la chiesetta di San Micidario, una delle testimonianze bizantine del luogo. Proseguendo, si trovano più avanti la Grotta del Drago, gigantesca cavità naturale che si apre sopra alcune tombe, e si può raggiungere l’acropoli dell’antica città sicula e visitare i resti dell’Anaktoron, ovvero il palazzo del principe, l’unico edificio in pietra costruito ex novo dell’intero sito.

Pantalica

Fonte: Lorenzo Calamai

Indicazioni sul sentiero di Pantalica

Infine, si può scendere all’altezza del fiume Anapo, che scorre diverse decine di metri più in basso, e percorrere il tracciato dell’antica ferrovia Siracusa-Vizzini. Non ci sono più i binari su questo tracciato dismesso negli anni Cinquanta, rimane solo un ampio sentiero corredato di aree attrezzate, molto piacevole da percorrere a piedi.

Dal lato di Sortino, invece, si segue la panoramica via Pantalica fino a raggiungere il cancello che chiude la strada e segnala l’ingresso nella Riserva naturale orientata. Da questa parte la discesa verso il letto del torrente Calcinara è più impervia e ripida, con un tratto tutto in gradini in pietra, ma anche paesaggisticamente più affascinante. Al cospetto di innumerevoli aperture nella roccia, corrispondenti ad antichissime tombe, si scende verso le cristalline e fredde acque del torrente. Una volta giunti a valle, si trovano alcune radure con piccole piscine naturali dove potersi rinfrescare e dove la famiglie, in estate, si sistemano per una giornata rinfrescante, vista l’ombra, l’acqua bassa e la poca corrente del corso.

Qui si presenta una scelta: se si è debitamente attrezzati con zaino impermeabile e scarpette da fiume, si può scendere il corso del Calcinara passando via acqua fino a trovare una zona di propria preferenza dove accomodarsi. Il torrente si collega poi al fiume Anapo in corrispondenza della galleria della succitata vecchia ferrovia e poco dopo si trova il sentiero che risale al punto di partenza, una scarpinata in salita abbastanza impegnativa.

Fonte: Lorenzo Calamai

La necropoli rupestre di Pantalica si trova lungo il corso del fiume Anapo

Il sentiero, invece, prosegue attraversando il Calcinara e risalendo sulla sponda opposta, fino a portare all’affascinante esplorazione di una serie di cavità artificiali di epoca bizantina, antiche abitazioni nella parte più alta dell’altopiano. Da qui si può raggiungere la Strada regionale 11 e ricollegarsi al sentiero che parte dall’ingresso di Ferla, esplorare le attrazione di quel versante, e infine tornare al punto di partenza dopo la galleria che si incontra sul percorso della ferrovia.

Le necropoli di Pantalica e il palazzo del principe

A Pantalica si trovano circa 5mila tombe di epoca diversa. La maggior parte risalgono all’età protostorica della Sicilia, tra il XIII e l’VIII secolo a.C.

Per ragioni storiche non ancora del tutto definite, circa 1300 anni prima della nascita di Cristo le popolazioni sicule che abitavano principalmente le zone costiere dell’isola abbandonarono i loro insediamenti per ritrarsi nell’entroterra, in zone naturali impervie e con una posizione dominante sul circondario dal punto di vista dell’altitudine.

Fu così che iniziò la storia di Pantalica, dove comunque permangono tracce di insediamenti precedenti, già dell’età del bronzo. La civiltà di Pantalica aveva l’abitudine di seppellire i propri morti non lontano dagli agglomerati urbani, in grotte scavate nella roccia: queste sono rimaste, mentre le case in legno, canne e paglia delle popolazioni locali non hanno, ovviamente, lasciato traccia di loro.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una cascata sul torrente Calcinara nella Riserva naturale orientata di Pantalica

La città, tra alti e bassi, sarebbe rimasta florida fino al settimo secolo avanti Cristo, quando la fondazione di Akrai, l’odierna Palazzolo Acreide, per mano dei Greci di Siracusa comportò la probabile distruzione di Hybla. L’unica costruzione testimone della storia della città, al di fuori delle tombe, è il palazzo del principe, l’Anaktoron.

Sulla sommità più alta dello sperone roccioso che campeggia al centro delle due gole del fiume Anapo e del torrente Calcinara rimangono le fondamenta di un antichissimo edificio in pietra, molto probabilmente di proprietà del regnante dell’insediamento. Il particolare fascino e il mistero che ispira questa costruzione deriva dal fatto che, secondo gli archeologi, sarebbe stato costruito da maestranze provenienti da altri luoghi del Mediterraneo, forse Micene, dato che le popolazioni sicule non avevano dimestichezza nell’edificare costruzioni in pietra.

Pantalica fu abitata anche in epoca medioevale. Chiese e abitazioni rupestri di epoca bizantina testimoniano il ritorno ad un insediamento abitato nei secoli precedenti il Mille, probabilmente per sfuggire alle incursioni arabe e dei pirati sulle coste siciliane. Attorno al passaggio del millennio, furono popolazioni arabe ad insediarsi a Pantalica, come ricordato da fonti storiche.

Fonte: Lorenzo Calamai

Pantalica: una tomba nel letto del torrente Calcinara

Un tuffo a Pantalica

Un’aura di mistero ancestrale circonda Pantalica.

Scendendo verso i corsi d’acqua che ne caratterizzano la geografia, è inevitabile trovarsi ad osservare le decine di cavità che in ogni momento sono visibili in diverse aree delle conformazioni rocciose tutto intorno. Sono testimonianze del passato, luoghi arcani di sepoltura cerimoniale che ci ricordano in ogni momento che il nostro passo in un luogo che sembra sperduto, dominato dalla natura, è in realtà probabilmente lo stesso passo compiuto da tante altre persone molto simili nel corso degli ultimi 4mila anni.

Pensieri pronti a essere cullati dal dolce suono del fiume che scorre. Sia l’Anapo che il Calcinara sono corsi d’acqua incontaminati, dalle acque pure e cristalline, che si offrono al visitatore per un tuffo rigenerante e un momento di contatto con la natura selvaggia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo nelle acque dell’Anapo

Sono tante le piscine naturali e le spiagge d’acqua dolce che è possibile sfruttare tra i sentieri di Pantalica. Lungo il letto dell’Anapo le zone migliori sono probabilmente quelle immediatamente precedenti e immediatamente successive alla galleria sul tracciato dell’antica ferrovia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piscine naturali del torrente Calcinara

Il torrente Calcinara, però, è forse quello che offre gli angoli di acqua dolce più belli e suggestivi. Oltre alle già citate piccole polle nella prima parte del percorso che scende sa Sortino, si consiglia di risalire brevemente la parte del corso d’acqua prima della confluenza con l’Anapo: si potrà raggiungere un tratto davvero splendido, con un paio di ampie piscine naturali ombreggiate dove l’acqua assume tonalità del blu elettrico e alcuni massi offrono l’opportunità di tuffarsi dalla cima di una cascatella, mentre la parete rocciosa sovrastante si apre in alcune cavità artificiali tipiche della necropoli.

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Lago di Fiastra, una gemma nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Nel 1950 l’allora Ente Nazionale per l’Energia Elettrica decide di costruire una diga per sfruttare l’energia del fiume Fiastrone, nelle Marche, e trasformarla in elettricità. In cinque anni viene realizzato lo sbarramento nei pressi del paese di Fiastra, in provincia di Macerata. Nasce così il Lago di Fiastra, un invaso artificiale, il più grande della regione, che campeggia in una conca circondata da morbide colline, con lo sfondo degli aspri rilievi dei Monti Sibillini.

Quasi settanta anni dopo il Lago di Fiastra è ancora un luogo importante per la produzione di energia idroelettrica, ma si è trasformato anche in una destinazione sensazionale per tutti gli innamorati delle attività outdoor, grazie a un contesto naturale spettacolare che permette di avere a disposizione un ventaglio davvero molto ampio di opportunità per esplorarne tutti gli angoli, sempre impegnandosi in qualcosa di diverso.

Affascinanti escursioni, percorsi ciclabili, angoli panoramici, rarità della natura, spiagge di sabbia e roccia dove prendere il sole e poi tuffarsi nelle fresche acque del lago per rinfrescarsi. E poi nuoto, canoa, windsurf e una grande varietà di attività acquatiche.

Lago di Fiastra

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Lago di Fiastra offre opportunità per tutti i gusti

Il contesto del Lago di Fiastra

Il Lago di Fiastra è una conca incastonata nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Fra le cime appeniniche più alte, i monti della catena montuosa circondano con le loro cime verdi lo scenario nel quale è stato realizzato l’invaso.

Il fiume Fiastrone, pressoché unico immissario del lago, nasce nelle vicinanze della cittadina montana di Bolognola, a pochi chilometri di distanza. Qui, originando a circa 1700 metri di altitudine, scende rapido fino a Fiastra, aprendosi nel bacino artificiale mille metri più in basso.

Il lago ha una forma allungata e stretta, chiuso fra i rilievi che lo circondano, in un ambiente naturale estremamente verde dove la presenza umana c’è, ma è minoritaria. Il vertice meridionale bagna l’abitato di San Lorenzo al Lago, un piccolo paese dove si trovano diverse strutture ricettive per il pernottamento, ma anche per sfruttare al meglio il lago, come una spiaggia attrezzata e un’area cani. Su tutto il versante orientale corre la Strada provinciale 91, mentre il versante occidentale è caratterizzato da alcune morbide colline boscose sulla sommità delle quali si trovano alcune piccolissime cittadine.

Lago di Fiastra

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle spiagge del Lago di Fiastra

All’estremità settentrionale del lago si trova la diga che sbarra il Fiastrone, zona dove si trova l’imbocco del sentiero che conduce alle Lame Rosse, un’area caratterizzata da bizzarre e spettacolari conformazioni rocciose rossastre che ricorda i canyon del continente americano e compone una delle principali attrative del Lago di Fiastra.

Cosa fare al Lago di Fiastra

Il Lago di Fiastra è un vero e proprio scrigno dei tesori per gli amanti delle attività acquatiche e delle attività all’aria aperta.

Un sentiero percorre tutto il versante orientale del lago, percorribile a piedi e in mountain bike, offrendo tante occasioni per fotografare tutti i diversi angoli del bacino. Per arrivare da un vertice all’altro occorrono circa due ore, e durante la camminata si incontrano diverse aree attrezzate per il picnic, anche corredate di griglie.

Lago Fiastra Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

I due campeggi sulle sponde del lago offrono numerose attività acquatiche

Il lago ha zone designate e ben segnalate per la balneazione: nella zona di San Lorenzo al Lago è presente un chiosco che noleggia ombrelloni e lettini per chi desidera la maggiore comodità possibile, mentre per chi è più avventuroso la sponda orientale del lago offre tantissime occasioni per un tuffo, sia con alcune spiaggette che con alcuni comodi massi biancastri dai quali tuffarsi direttamente nei flutti.

Peraltro, malgrado la notevole profondità media dell’invaso e la purezza delle acque, che non attraversano pressoché alcun centro abitato prima di arrivare nel lago, la temperatura dell’acqua è confortevole anche per chi mal sopporta il freddo.

I due campeggi presenti e le altre strutture ricettive offrono inoltre una gran varietà di opportunità acquatiche, come il noleggio di canoe, kayak, standing up paddles e giri del lago in barca a vela.

Lago di Fiastra Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Non mancano le opportunità per un po’ di relax estemporaneo sulle sponde del lago

Il sentiero delle Lame Rosse è uno dei più gettonati: partendo dalla diga sul lago si affronta una impervia salita nel bosco per raggiungere una zona brulla e spoglia di vegetazione, dove gli agenti atmosferici hanno scavato la morbida scaglia rossa che costituisce il terreno di una parte della collina, dando alla roccia forme bizzarre. Pinnacoli e torrioni rocciosi si alternando in una sorta di canyon unico nel suo genere.

Numerosi cammini a tappe passano dal Lago di Fiastra, con l’abitato di Fiastra che è destinazione della seconda tappa del Grande Anello dei Sibillini, un percorso escursionistico di 124 chilometri che attraversa i luoghi più caratteristici del Parco Nazionale. A San Lorenzo al Lago si ferma la undicesima tappa del lunghissimo Cammino dei Cappuccini, che attraversa gran parte delle Marche, andando da Fossombrone a Ascoli Piceno. Anche il Cammino Francescano della Marca, che va da Assisi ad Ascoli Piceno, passa dal Lago di Fiastra, così come il Cammino delle Terre Mutate, un percorso escursionistico sviluppato dall’associazione Movimento Tellurico per promuovere la (ri)scoperta dei territori coinvolti nella sequenza sismica del 2016-2017 che ha sconvolto le comunità di questa porzione d’Italia.

Lago di Fiastra

Fonte: Lorenzo Calamai

Scorcio sulla vista opposta del Lago dal sentiero lungo il versante orientale

Le strade che contornano il lago sono destinazione prediletta anche di tanti cicloturisti che affrontano le salite nelle circostanze, ad esempio risalendo il corso del Fiastrone in direzione di Bolognola o affrontando i tornanti che salgono fino alla frazione di Biselli, dove si trova uno spettacolare punto panoramico che permette di osservare il lago dall’alto.

Nei dintorni

Il Lago di Fiastra si trova in una zona rurale, dove occasionali gruppi di case spezzano un territorio molto verde, con grandi prati dedicati all’agricoltura e montagne che si stagliano all’orizzonte, imponenti.

Non lontano, però, si trovano due dei borghi più belli delle Marche. A circa 30 minuti di auto in direzione nord-ovest si trova Camerino, sede di una delle più antiche università italiane, attiva già nel medioevo.

Ferita in maniera devastante dal terremoto del 2016, Camerino sta lentamente tornando ad aprirsi, con un numero sempre più alto di monumenti e luoghi d’interesse visitabili grazie ai lenti ma progressivi interventi nel centro storico. L’highlight è oggi la Basilica di San Venanzio, un grande edificio religioso zeppo di opere d’arte fra cui spicca una tavola di Giovambattista Tiepolo, trasportata qui da un’altra chiesa chiusa perché inagibile. Visitare la cittadina è anche un modo per sostenere una faticosa opera di ricostruzione che rischia di andare davvero per le lunghe e spopolare definitivamente il paese.

Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sul borgo di Sarnano

In direzione opposta, cioè verso est, si trova Sarnano, borgo che sorge in una sorta di culla in mezzo alle vette dei Sibillini, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Sarnano è assolutamente medioevale, lo si vede già arrivando da lontano, con i suoi mattoni rossi in pietra cotta e le torri che dominano il centro storico. In città labirintici vicoli lastricati si affastellano salendo e scendendo dalla Piazza Alta, sulla quale affacciano il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Popolo, il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria di Piazza.

Cascate Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

Sulla Via delle Cascate Perdute a Sarnano

Gli amanti dell’acqua dolce possono inoltre trovare a Sarnano un percorso complementare alla visita del Lago di Fiastra: la Via delle Cascate Perdute è infatti un percorso trekking che riunisce la visita a cinque maestose cascate che parte dal centro storico e si dipana nelle campagne circostanti per un itinerario lungo 12 chilometri e della durata totale di circa quattro ore a piedi, un po’ meno se lo si affronta in mountain bike.