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Lo spettacolo imponente della Cascata dell’Acquacheta

Più che un inferno, sembra un paradiso: la Cascata dell’Acquacheta, magniloquente capolavoro della natura, decora un ampio anfiteatro naturale tra i boschi dell’Appennino tosco-romagnolo, nei pressi del paese di San Benedetto in Alpe, in provincia di Forlì-Cesena ma a pochi chilometri dal confine con la Toscana.

Non tutti ne hanno dato una definizione così estatica. La Divina Commedia, infatti, la racconta diversa: nel settimo cerchio dell’Inferno, dove permangono sempiternamente le anime dei violenti contro Dio, la natura e l’arte, scorre il fiume Flegetonte, un corso d’acqua di sangue ribollente che si produce in una cascata orrendamente spettacolare.

Dante Alighieri, nel XVI canto della prima parte della sua Commedia, racconta che la cascata del Flegetonte è identica a quella del torrente Acquacheta.

Nonostante cotanto paragone, il corso d’acqua che dà origine alla cascata è lungo appena 13 chilometri. Nasce nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e si snoda per gran parte all’interno del medesimo. A San Benedetto in Alpe si unisce ad altri torrenti di simili dimensioni (il Rio Destro e il Troncalosso) per formare il Montone, importante corso d’acqua romagnolo che percorre ben 140 km prima di sfociare nell’Adriatico. Tra le vette nei pressi di San Benedetto, però,

“Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa”

Così scrive il Poeta per descrivere il salto e il rimbombo della cascata del Flegetonte, equiparato proprio a quello del maestoso salto del piccolo Acquacheta.

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

Sotto l’imponente Cascata del torrente Acquacheta

Nel Medioevo lungo il corso del torrente si trovava l’antica strada di collegamento tra Firenze e la Romagna, attraverso un’antica strada che nei secoli successivi è andata poi a perdersi. Ecco perché questi luoghi erano così familiari a Dante, che vi ebbe rifugio dopo l’esilio dal capoluogo toscano.

Settecento anni più tardi la cascata che ispirò quella del Flegetonte è ancora lì, a far bella mostra di sé, e richiama un certo numero di visitatori, specie in estate. È una attrazione valida però tutto l’anno, che esprime la propria potenza, fascino e bellezza in qualsiasi stagione. Per raggiungere il punto panoramico dal quale ammirarla si affronta una piacevole escursione nella natura a partire proprio da San Benedetto in Alpe.

Come arrivare a San Benedetto in Alpe

San Benedetto in Alpe si trova nel comune di Portico e San Benedetto, il cui comune comprende appunto il territorio del paese e quello del vicino Portico di Romagna, i paesi dove scorre l’alto corso del fiume Montone.

È attraversato dalla Strada statale 67 Tosco-Romagnola che attraversa Toscana ed Emilia Romagna in senso latitudinale, collegando Pisa a Marina di Ravenna e che valica gli Appennini proprio nei pressi di San Benedetto.

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

La citazione dantesca a San Benedetto in Alpe

Per recarsi all’avvio del sentiero per visitare la Cascata dell’Acquacheta si può parcheggiare nei numerosi posteggi presenti in piazza XXV Aprile, dirimpetto alla chiesa del paese e dove una lapide commemorativa ricorda proprio i già citati versi di Dante Alighieri. Si risale a piedi la strada che parte in salita dalla piazza (per l’appunto viale Acquacheta) e in corrispondenza del primo tornate si incrocia l’imbocco del sentiero.

L’escursione per visitare la Cascata dell’Acquacheta

Il corso del torrente Acquacheta è costeggiato da una bella escursione di circa due ore di durata, percorrendo sentieri ben tenuti e con numerose possibilità di sosta lungo il tragitto: ci sono diverse aree attrezzate e numerose spiaggette più o meno nascoste lungo l’abbondante corso d’acqua.

Il percorso è lungo all’incirca quattro chilometri e mezzo, con un paio di salite di discreta pendenza, ma comunque alla portata di qualsiasi camminatore. Si arriva poco oltre i 700 metri di altitudine, percorrendo un dislivello positivo di 290 metri, seguendo il sentiero CAI 407.

Dalla partenza nei pressi del tornante sopra piazza XXV Aprile a San Benedetto in Alpe, il sentiero corre lungo la riva in sinistra orografica dell’Acquacheta, attraversando proprio nelle battute iniziali un’ampia area attrezzata per picnic su un’ansa del torrente.

Immersi nella bellezza dei boschi del Parco delle Foreste Casentinesi, ora ci si avvicina a morbide cascatelle ora ci si eleva a mezza costa per una serie di saliscendi che prosegue fino a Ca’ del Rospo, dove si trova una seconda, più modesta, area attrezzata con qualche tavolo in legno, una fonte e un bivacco. Una sosta ideale, all’ombra e in riva al torrente, prima di proseguire oltre.

La seconda parte dell’escursione è la più tosta, con le asperità altimetriche più difficili da affrontare. Quando si incontra un secondo bivacco in riva all’Acquacheta, l’antico Molino dei Romiti, si è giunti quasi al termine: manca solo l’ultima, ripida salita per elevarsi alla terrazza panoramica a quota 678 metri sul livello del mare.

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Molino dei Romiti: uno scorcio

Qui si para dinnanzi all’escursionista tutto lo spettacolo della cascata: 70 metri di salto, con l’acqua che rimbalza sulle rocce naturalmente terrazzate, in un vero e proprio spettacolo naturale.

Proseguendo oltre per appena qualche centinaio di metri si raggiunge una seconda cascata, più modesta eppure scenografica: la Cascata del Lavane, un secondo torrentello che confluisce nell’Acquacheta. L’ampia zona pianeggiante intorno a questo salto è un ottimo luogo per una sosta per rifocillarsi, ma i più in forma potranno proseguire e raggiungere anche la Piana dei Romiti, affrontando un’altra breve salita.

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

La vista dalla terrazza panoramica sulla Cascata dell’Acquacheta

Il sentiero, infatti, risale fino a monte della Cascata dell’Acquacheta, a 717 metri di altitudine, raggiungendo un abbandonato borgo rurale con qualche costruzione che ancora resiste alle intemperie.

Dove fare il bagno alla Cascata dell’Acquacheta

L’escursione alla Cascata dell’Acquacheta è valida in tutte le stagioni. In autunno, in inverno e in primavera chi la visita troverà un imponente massa d’acqua a scendere sulle rocce ammirate a suo tempo da Dante Alighieri, un vero e proprio spettacolo della natura.

Chi invece vi si reca in estate potrebbe doversi accontentare di una portata minore, in particolare tra luglio e settembre, anche inoltrato. Tuttavia ha un vantaggio: poter fare il bagno nelle piscine naturali lungo il corso dell’Acquacheta e nei torrenti affluenti.

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata del torrente Lavane

La polla ai piedi della Cascata del Lavane, ad esempio, è davvero invitante: uno specchio d’acqua azzurrissima e rinfrescante, piccolo ma profondo, tanto da potersi tuffare dalle rocce nelle vicinanze della cascata. Sono tanti, poi, gli escursionisti che si tolgono gli scarponi una volta arrivati e mettono i piedi nudi a bagno per un momento di rigenerante relax.

Un altro bell’angolo adatto al wild swimming si trova ai piedi dell’ultima salita prima di arrivare alla terrazza panoramica sulla Cascata dell’Acquacheta. Qui un breve sentiero scende verso il letto del torrente per arrivare in poche decine di metri a una cascata riparata tra una parete rocciosa e frondosi alberi che fanno filtrare la luce del sole. Ci si può tuffare nel punto più profondo della polla e poi rimanere sdraiati sui grandi massi che circondano la piscina naturale, per poi rimettersi lo zaino in spalla e ridiscendere il medesimo sentiero fino a tornare a San Benedetto in Alpe.

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Il Grand Canyon e la Death Valley negli USA

Gli Stati Uniti, grazie anche alla loro vasta estensione e la grandissima varietà di panorami e caratteristiche geografiche, ospitano alcune delle meraviglie naturali più spettacolari al mondo. Tra queste è possibile visitare i parchi nazionali americani. Luoghi unici, che possono offrire ai viaggiatori un’incredibile varietà di esperienza e paesaggi mozzafiato che portano ad un’immersione totale con la natura.

Questi parchi sono imperdibili, ma due fra tutti, sicuramente, sono degni di nota: il Grand Canyon e la Death Valley. Questi due giganti naturali attraggono, grazie alle loro caratteristiche, milioni di visitatori ogni, provenienti da tutto il mondo, tutti con il desiderio comune di avventurarsi fra i territori incontaminati alla ricerca di panorami spettacolari, escursioni nella natura e scoperte culturali e geologiche. Ecco alcune delle informazioni più importanti che bisogna sapere prima di visitare questi due giganti americani, per partire preparati direzione USA.

Il Grand Canyon: maestosità e geologia senza tempo

Il Grand Canyon si trova in Arizona ed è, senza dubbio, uno dei luoghi più iconici del mondo. Questo canyon, così immenso da sembrare infinito, è stato scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni, e si estende per circa 450 chilometri di lunghezza, con una profondità massima che in alcuni punti supera anche i 1800 metri di altezza. Insomma, si tratta di un vero e proprio spettacolo naturale.

Decidere di visitare il Grand Canyon è come entrare in una cattedrale naturali, dove le formazioni rocciose e stratificate sono in grado di raccontare una storia geologica più che millenaria, in una gamma di colori incredibili, che varia dal rosso intenso al giallo ocra e al grigio.

Il South Rim, che è la parte più meridionale del Grand Canyon, è la più accessibile e la più frequentata dai turisti, grazie ad una rete di sentieri ben segnalati, che permette di esplorare il parco anche a piedi e di raggiungere alcuni dei punti panoramici più spettacolari. Per gli amanti della fotografia, alla ricerca di uno scatto memorabile del Grand Canyon, il Mather Point e l’Hopi Point sono i punti più importanti. Infatti, queste sono due delle terrazze naturali più amate dai turisti, in quanto è possibile vedere il sole che tinge le pareti del canyon con tonalità calde, creando, così, uno spettacolo che lascia tutti senza fiato. Questa parte meridionale del Grand Canyon, inoltre, è sede di numerosi centri che offrono informazioni approfondite sulla sua storia e sulla geologia del territorio.

Il North Rim, invece, che è la parte più settentrionale, è meno frequentato. Questa lato del canyon è aperto solo da Maggio ad Ottobre ed è in grado di offrire ai viaggiatori un’esperienza più intima e più selvaggia. Il North Rim si trova a circa 300 metri di altitudine, quindi più alto rispetto al lato meridionale del Grand Canyon, ed è famoso per la sua vegetazione rigogliosa e per i punti panoramici come il Bright Angel Point e il Cape Royal, punti da cui si possono osservare viste mozzafiato del fiume Colorado e dell’immensità del luogo.

Vista dal basso di uno dei Canyon nel Grand Canyon negli USA

Fonte: iStock

Grand Canyon, Stati Uniti

Attività alla scoperta del Grand Canyon

È possibile vivere il Grand Canyon e scoprire i suoi fantastici paesaggi partecipando a diverse attività. Per gli appassionati di escursionismo, ad esempio, il Bright Angel Trail è uno dei percorsi più celebri, anche se tra i più impegnativi. Seguendo questo sentiero è possibile attraversare i terreni tortuosi del canyon e raggiungere il fiume Colorado, partecipando ad una delle esperienze più uniche al mondo, a contatto con la natura. Per chi, invece, è meno allenato, un’altra suggestiva opzione è quella del South Kaibab Trail, che, nonostante sia più breve, riesce a regalare panorami incredibili lungo tutto il suo percorso.

Per tutti coloro che, invece, vogliono osservare il Grand Canyon da un’angolatura diversa, è possibile scegliere fra diverse opzioni. La prima è sicuramente quella di sorvolare il parco partecipando ad un tour in elicottero, che permette di godere di una vista unica dall’alto. L’altra opzione è data dalla possibilità di scegliere di provare il rafting lungo il Colorado, dove affrontare le rapide tra le imponenti pareti di roccia circostanti. Mentre, la terza opzione, per un’esperienza alquanto vertiginosa, è quella del Grand Canyon Skywalk, ovvero una passerella di vetro sospesa ad oltre 1200 metri di altezza, sulla quale camminare letteralmente sul vuoto ed osservare il canyon che si spalanca sotto i piedi.

Oltre ai classici itinerari, poi, da non perdere nel Grand Canyon c’è una gemma nascosta: le Havasu Falls, un luogo da favola composta da un insieme di cascate turchesi e situate all’interno della riservi degli Havasupai. Per raggiungere queste cascate è necessario, però, camminare lungo un trekking impegnativo: uno sforzo assolutamente ripagato all’arrivo, grazie alla presenza dell’acqua fresca e limpida che scorre tra le rocce rosse e crea delle piscine naturali uniche.

Il fascino unico della Death Valley

Dalla maestosità e l’immensità del Grand Canyon, si passa verso l’affascinante desolazione di uno dei luoghi più estremi ed inospitali non solo degli Stati Uniti, ma dell’intero mondo: la Death Valley.

Questo territorio si trova fra il bellissimo stato della California, dove è presente la meravigliosa città di San Francisco, e lo stato del Nevada ed è il punto più basso e caldo di tutto il Nord America, con le temperature estive che arrivano anche i 56° gradi, rendendolo il luogo più caldo al mondo. Nonostante tutto, ovvero il suo nome così suggestivo e la sua fama di essere un luogo ostile, la Death Valley rimane una delle destinazioni più affascinanti degli Stati Uniti: un luogo caratterizzato da paesaggi quasi surreali e meraviglie naturali che sembrano appartenere ad un altro pianeta.

Cosa non perdere assolutamente nella Death Valley?

Sono diversi i punti che i visitatori di questo parco naturale statunitense non devono assolutamente perdere. Fra questi troviamo, ad esempio, il, che si trova addirittura a ben 86 metri sotto il livello del mare, è una vastissima distesa salata che si estende a perdita d’occhio dal coloro bianco quasi accecante. Si tratta di uno dei luoghi più affascinanti al mondo, specialmente al tramonto, quando le ombre delle montagne circostanti si allungano su tutto il sale cristallino.

C’è anche il Zabriskie Point, un’altra icona della Death Valley, che offre una vista spettacolare sulle formazioni rocciose, caratterizzate da colori caldi ed ondulati e che formano un luogo perfetto per ammirare l’alba o il tramonto e vivere una delle esperienze più indimenticabili di cui si possa godere. Inoltre, nelle sue vicinanze, sono presenti altri punti panoramici ed attrazioni da non perdere come il Dante’s View, una postazione in grado di regalare un panorama mozzafiato sulla valle e sulle montagne circostanti, ed il Mesquite Flat Sand Dunes, ovvero delle dune dorate e che offrono una delle immagini più iconiche del parco, dove camminare al tramonto e godere di un’esperienza magica.

Infine la Artist’s Palette, un’altra meraviglia della Death Valley, un’area dalle rocce multicolori che riesce a stupire per le sue incredibili tonalità di verde, rosa, viola ed arancione. Si tratta di uno spettacolo cromatico risultato della presenza di diversi minerali nella roccia e che può essere ammirato dalla famosa Artist’s Drive.

Vista del Bradwater Basin al tramonto

Fonte: iStock

Bradwater Basin al tramonto

Storia e misteri del deserto arido statunitense

Nonostante il suo aspetto così inospitale, la Death Valley ha una lunga storia di insediamenti umani. Qui, infatti, le tribù native americane, come i Timbisha Shoshone, abitarono queste terre per secoli, grazie alla loro profonda conoscenza del territorio, di vitale importanza per la sopravvivenza. Tutt’oggi una piccola comunità di questa tribù vive  nella valle e mantiene vive le tradizioni della loro cultura.

Cosa dire, invece, delle origini di questo nome così “particolare’? Il nome Death Valley fu dato dai cercatori d’oro nel lontano 1849, quando alcuni pionieri che si misero in viaggio verso la California rimasero intrappolati nella valle, anche se solo una persona perse la vita. L’appellativo rimase per gli anni a venire come monito ed avvertimento della pericolosità del territorio. Successivamente, nonostante questo, la Death Valley divenne un centro di estrazione mineraria molto importante per gli Stati Uniti: qui, infatti, veniva estratto il borace, un minerale utilizzato nella produzione di saponi e detergenti. Oggi di questa attività rimangono solo i resti delle miniere e vecchi vagoni

Il clima estremo e la vita nella Death Valley

La Death Valley, come già affermato in precedenza, è il luogo più caldo del pianeta. Nonostante queste condizioni estreme, la valle è abitata da alcune specie animali. Fra queste si trovano il Kit Fox, la volpe del deserto, ed il coyote, che hanno sviluppano negli anni strategie di adattamento straordinarie a questo ecosistema. Come gli animali, anche la flora della Death Valley è sorprendente, grazie alla presenza di piante come il creosoto ed il mesquite, che riescono a sopravvivere a queste temperature per le loro radici profonde decine di metri.

Vista da un punto panoramico della Death Valley, con persone che camminano lungo il sentiero

Fonte: iStock

Vista dall’alto della Death Valley

In rare occasioni, quando le piogge invernali sono più abbondanti della media e con l’arrivo della stagione primaverile, la Death Valley riesce a trasformarsi in un meraviglio prato fiorito. Si tratta di una fioritura straordinaria, un fenomeno che ha preso il nome di Super Bloom.

Entrambi i parchi nazionali sono gestiti con grande attenzione, soprattutto per preservare l’ambiente così particolare ed allo stesso tempo fragile. Per minimizzare l’impatto che può avere l’affollamento turistico, ad esempio, il Grand Canyon ha introdotto in sistema di navette gratuite che permette di visitare l’intero parco senza dover per forza utilizzare la propria automobile.

Misure come queste sono necessarie per preservare la bellezza di queste due destinazioni naturali così iconiche degli Stati Uniti. La Death Valley ed il Grand Canyon potrebbero essere la destinazione ideale per un’avventura immersi nella natura, è ora di prenotare le prossime vacanze!

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Itinerario in Val d’Asta: la Cascata del Golfarone e dintorni

Quando il console romano Marco Emilio Lepidio fece costruire la via di collegamento tra Piacenza e Rimini che avrebbe preso il nome di via Emilia, ovvero della sua famiglia patrizia, non pensava all’universo di cose che poi quel toponimo avrebbe rappresentato.

Non lo pensava come una regione-contenitore, capace di racchiudere meraviglie d’ogni genere e tipo. Piccoli e grandi spettacoli della natura o dell’uomo che oggi, invece, sono alla portata di tutti.

Come la Cascata del Golfarone, ad esempio: uno spettacolare salto di 12 metri dell’altrimenti modesto torrente Secchiello. Un tesoro nascosto nei molteplici anfratti dell’appennino reggiano, frequentato solo da turisti di prossimità che approfittano dell’occasionale bella giornata per raggiungere un monumento alla forza e alla potenza della natura, abbinandoci magari una visita ai dintorni.

La Cascata del Golfarone

La Cascata del Golfarone è un piccolo esempio di capolavoro naturale. Si trova nella Val d’Asta, ovvero l’alta valle che si apre attorno al corso del torrente Secchiello. Un pezzo della provincia di Reggio Emilia caratterizzato da una crescente altitudine, un territorio di mezzo tra la pianura e la montagna appenninica, punteggiato di borghetti e frazioni le cui dimensioni stanno tra il piccolo e il minuscolo.

Il nome della valle risale a quasi mille anni fa: l’imperatore Federico Barbarossa assegnò questa porzione di territorio all’abbazia di Frassinoro, identificandolo con un castello “di Monte d’Asta”. Del castello non vi sono al giorno d’oggi più tracce, in compenso ne è rimasta il toponimo.

Cascata del Golfarone

Fonte: Lorenzo Calamai

Il salto del torrente Secchiello

Come se fosse un anfiteatro romano con al centro una magnificente esibizione, la Cascata del Golfarone si trova all’interno di una conca naturale a semicerchio.

Le rocce levigate dall’acqua di fronte al salto forniscono una platea ideale per tutti coloro che vogliono godersi lo spettacolo. Il rombo forte che il torrente genera e che riempie l’aria intorno ha il pregio di lasciare ogni osservatore in qualche modo solo con sé stesso al cospetto della cascata, in un momento di relazione privilegiata e di contatto con la natura.

Oltre la cascata il torrente defluisce placido, tra ampi massi su cui rilassarsi e verdi boschi tutt’attorno.

Cascata del Golfarone: come arrivare

La Cascata del Golfarone si trova a Villa Minozzo, uno dei comuni più estesi della provincia di Reggio Emilia.

Un territorio di passaggio, che dalle propaggini meridionali della pianura padana sale verso l’Appennino tosco-emiliano.

La Strada provinciale 9, detta Strada delle Forbici, collega Villa Minozzo a una delle sue frazioni dalla maggiore altitudine, Civago. Facendolo costeggia il corso del torrente Secchiello e passa per la Cascata del Golfarone.

Dalla strada il salto, che si trova tra le frazioni di Case Ferrari e Governara, non si vede. Si intuisce però la presenza di una bella attrazione naturale dagli spiazzi sterrati a bordo strada, dove si vedono sempre un certo numero di auto e di moto parcheggiate e da dove partono i sentieri che si inoltrano nel bosco e scendono rapidi. La cascata si trova all’incirca in corrispondenza del cartello che segnala il chilometro numero 20 della Strada provinciale 9.

Lasciato il vostro mezzo in uno degli spiazzi, imboccate il sentiero che dal bordo della carreggiata scende fino al letto del torrente. Si tratta di una discesa a tratti molto ripida, che in una ventina di minuti porta sulle rive del Secchiello. Da qui, l’ultimo tratto va compiuto risalendo il torrente stesso, attività per cui sono piuttosto utili delle calzature da poter bagnare, anche se in linea di massima ci sono alcuni punti dove è possibile guadare.

Si risale per il medesimo sentiero dal quale si è discesi.

Il torrente Secchiello e Villa Minozzo

La Cascata del Golfarone è una destinazione ideale per chi vuole stare a contatto con la natura e trovarsi al cospetto di un vero e proprio portento. Nei pressi della cascata c’è la possibilità di fermarsi per un po’ a rilassarsi, e magari anche organizzare un picnic rinfrescante nei diversi anditi offerti dal torrente Secchiello.

Una gita alla cascata, inoltre, può essere una tappa di un itinerario alla scoperta della Val d’Asta e di Villa Minozzo, un territorio poco conosciuto ma che ha tanto da offrire.

Il torrente Secchiello, lo stesso che dà vita alla Cascata del Golfarone, è un corso d’acqua molto amato dai pescatori, ma che regala anche qualche spiaggia d’acqua dolce scendendo leggermente più a valle.

Cascata del Golfarone

Fonte: Lorenzo Calamai

Il vivace torrente Secchiello

Villa Minozzo è il centro di un ampio territorio, un comune suddiviso in ben 18 frazioni che vanno dai 350 metri di altitudine dove il Secchiello si getta nel fiume Secchia fino agli oltre 2000 metri del crinale appenninico, con il monte Cusna a vegliare sulla valle. Sono tanti i punti d’interesse che caratterizzano il luogo: antichi mulini animati dai corsi d’acqua principali e secondari, l’unico ponte a schiena d’asino dell’appennino reggiano, i ruderi dell’antica torre dove soleva rifugiarsi il bandito reggiano Domenico Amorotto, autore di innumerevoli scorribande nella montagna reggiana e garfagnina nel XVI secolo.

Una delle visite più attraenti, in ogni caso, è quella alla Rocca di Minozzo, nell’omonima frazione. Antica fortezza medievale eretta nell’epoca di Matilde di Canossa, oggi ne rimane solamente un ampio torrione, ma dalla cui sommità si gode di una vista panoramica spettacolare che arriva fino alla splendida Pietra di Bismantova, l’iconica montagna che si erge sulla sponda opposta del Secchia rispetto alla Val d’Asta.

La Lucola beach a Sologno e la vista sulla Pietra di Bismantova

La Pietra di Bismantova è la regina dell’appennino reggiano: una montagna di poco più di mille metri, ma che si staglia in verticale, come un blocco unico, separata dalle altre, ergendosi dalla pianura come un panettone di roccia.

Cascata del Golfarone Pietra di Bismantova

Fonte: Lorenzo Calamai

La Pietra di Bismantova vista da Sologno

Si trova nel comune di Castelnovo ne’ Monti, sulla sponda settentrionale del fiume Secchia, ma sono splendidi i panorami mozzafiato di cui si può godere dalle pendici delle colline e dei monti della Val d’Asta, sulla sponda meridionale del corso d’acqua.

Nei pressi di Sologno, una delle tante frazioni del comune di Villa Minozzo, si trova una splendida terrazza panoramica per poter osservare i rilievi della Val d’Asta che si aprono verso la pianura del fiume Secchia, il verde dei prati di Castelnovo e, sullo sfondo, l’imperioso altopiano della Pietra di Bismantova che emerge come una visione trionfale.

Sologno, dove sorgeva anticamente un castello cinquecentesco e del quale rimangono alcune sparute tracce, è anche una destinazione per chi vuole godersi un po’ di relax in riva alle acque del locale torrentello, il Lucola.

Cascata del Golfarone

Fonte: Lorenzo Calamai

La Lucola beach di Sologno

Sull’ultima curva della Strada provinciale 59, provenendo da Villa Minozzo, si apre un’area verde attrezzata con tavoli da picnic, una postazione barbecue e una spiaggia di sabbia in riva alle cristalline acque del torrente. Un luogo ideale per famiglie con bambini che completa l’ampia offerta di attrazioni per un itinerario fuori porta alla scoperta dell’Appennino Reggiano.

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Le gite da fare in giornata per stare all’aria aperta con la famiglia

Per staccare dalla routine quotidiana, non c’è niente di meglio che una gita in famiglia per ritrovare energia e serenità. L’Italia, con la sua infinita ricchezza di luoghi incantevoli, offre l’occasione perfetta per esplorare destinazioni straordinarie anche in una sola giornata.

Che siate appassionati di storia e arte, o preferiate perdervi tra paesaggi naturali mozzafiato, non mancano di certo le mete pronte a sorprendervi. Preparatevi a vivere momenti indimenticabili, capaci di unire grandi e piccini in un’esperienza unica e coinvolgente!

In Valle Adamè per ammirare le cime più maestose dell’Adamello

Gli amanti delle mete green e della fauna montana non possono non rimanere stregati da Valle Adamè, una delle zone più caratteristiche e incantevoli che abbracciano il massiccio dell’Adamello, a un’ora e mezza da Brescia.

Attraversata dal Torrente Poglia che scorre sinuoso tra le piane alluvionali e precipita in fragorose cascate cristalline lungo i gradini glaciali, rappresenta un vero e proprio capolavoro in cui la sapiente opera della natura si manifesta in tutta la sua imponenza, dalla maestosa seraccata che domina la testata della valle, fino alle cime rocciose che compongono le catene delle Levade e del Salarno. I segni delle antiche glaciazioni sono chiaramente visibili in ogni angolo, dalla tipica forma a ‘u’ della valle ai “coster” su cui si ergono i contrafforti montuosi.

Un prezioso spettacolo per gli occhi e per il cuore, dove si alternano cime rocciose, ghiacciai, fiumi e altre bellezze naturali tra cui fiori e cespugli di rododendro che in estate e primavera colorano l’intera valle, ideale per respirare aria sana, oltre a godere di una vista incredibile.

In Garfagnana, tra borghi, laghi e riserve naturali

Adatta per una gita di una giornata anche la Garfagnana, incastonata tra le Alpi Apuane e la catena principale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Non a caso, i punti di interesse sono davvero molti: tra fortezze, borghi, grotte e riserve naturali c’è soltanto l’imbarazzo della scelta.

Qualche esempio? Il Parco dell’Orecchiella, per fare un giro tra i suoi rifugi, oppure la Grotta del Vento, per scoprire le rocce calcaree, l’Eremo di Calomini, santuario grotta a strapiombo sulla vallata della Turrite, o il leggendario Ponte del Diavolo nelle vicinanze di Borgo a Mozzano.

Senza contare poi tutti i borghi toscani, sempre ricchi di fascino e storia, come Castelnuovo di Garfagnana, Bagni di Lucca, Barga e Coreglia Antelminelli. Per stare all’aria aperta, un’ottima scelta è anche il Lago di Vagli, sotto le cui acque si nasconde il suggestivo “paese fantasma” di Fabbriche di Carragine.

A Catinaccio, tra panorami e tramonti mozzafiato

Tra la Val di Tires in Alto Adige e la Val di Fassa in Trentino si nasconde una gemma poco conosciuta ma perfetta per gli amanti della natura e dell’avventura: il Catinaccio, fiabesca località che vanta un territorio incredibile con ben 10 cime, 11 rifugi, 10 passi e 5 vie ferrate, così da offrire agli escursionisti e agli appassionati di trekking un’esperienza diversa ogni giorno.

Immersa in un’atmosfera di pace e quiete, è altresì avvolta da un’aura leggendaria. Infatti, si narra che le montagne siano in realtà le rose incantate del giardino del re degli gnomi, Laurino, pietrificate ma che al tramonto riprendono vita tingendosi di rosa e rosso. Il Catinaccio è davvero un luogo magico, dove provare un contatto profondo con la natura incontaminata.

Caorle, borgo marinaro senza tempo

Caorle, Veneto

Fonte: iStock

Caorle, famosa località balneare veneta

Caorle, antico borgo dall’anima marinara lungo l’Alto Adriatico, è imperdibile per chi desidera immergersi in un mix di storia, natura, folclore e sapori autentici.

Ancora oggi, la tradizione della pesca scandisce le giornate: nel pomeriggio, le barche cariche di pesce fresco vi approdano per rifornire il mercato ittico e la cucina locale, ovviamente basata sui doni del mare, è una delizia da gustare con calma, ma solo dopo aver esplorato il pittoresco centro storico o la suggestiva Chiesa della Madonna dell’Angelo, un santuario che si erge su un promontorio roccioso affacciato sul mare.

Ma non è tutto: la vicina laguna di Caorle è un’area protetta ricca di fascino: qui si possono ancora ammirare le tipiche abitazioni in legno e canna dove un tempo vivevano i pescatori con le famiglie, un tuffo nel passato che rende la visita ancora più speciale.

Riva del Garda, la località perfetta per rigenerarsi

Riva del Garda, incastonata sulla sponda settentrionale del Lago di Garda, è la destinazione perfetta per chi desidera fare il pieno di energia e benessere, ma anche per ritrovarsi al cospetto di panorami difficili da descrivere a parole.

Qui, tra corsi di yoga, massaggi rigeneranti e attività di sport dolce, ogni occasione è quella giusta per ricaricare corpo e mente, il tutto plasmato dalla bellezza naturale del lago e delle montagne tutt’intorno. Le passeggiate lungo le sponde del lago o sui sentieri montani donano momenti di relax e avventura da condividere con tutta la famiglia.

Tra monti e lago, ecco la bellezza della Conca dell’Aviolo

Nel cuore ell’Alta Val Paghera, la Conca dell’Aviolo è uno dei gioielli più affascinanti della provincia di Brescia e del massiccio dell’Adamello.

Tale angolo pittoresco regala innumerevoli percorsi per chi desidera esplorare la sua straordinaria bellezza. Il lago Aviolo, con le sue acque cristalline, è la tappa da mettere in lista per una pausa rilassante, magari mentre si osservano i camosci che popolano le vette.

Ma la Conca dell’Aviolo custodisce anche un’importante testimonianza storica: poco sotto il rifugio spicca un’area fortificata con trincee risalenti alla Prima Guerra Mondiale, in particolare alla Guerra Bianca, il conflitto alpino. Un’opportunità unica per gli appassionati di storia e montagna, che qui trovano un connubio perfetto tra natura e memoria storica.

Nel regno delle Dolomiti per scoprire lo Stelvio

Stelvio

Fonte: iStock

Magnifico Passo dello Stelvio

Raggiungere lo Stelvio, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è un’esperienza che ripaga appieno ogni chilometro percorso lungo la spettacolare strada panoramica: l’aria pura sembra avvolgervi, invitandovi a respirare profondamente e a lasciare andare ogni pensiero.

Il Parco Nazionale dello Stelvio offre un’ampia scelta di sentieri, ideali anche per i più piccoli. Inoltre, ogni giorno si possono vivere momenti unici partecipando a laboratori interattivi, visite guidate e molte altre attività pensate per avvicinare grandi e piccini alla natura. È un’occasione preziosa per scoprire il territorio e ammirarne le meraviglie, in un contesto idilliaco.

Gita a tutta fantasia al parco di Bomarzo

Se desiderate trascorrere una giornata fuori dall’ordinario con la famiglia dirigetevi verso Bomarzo, in provincia di Viterbo, e visitate il curioso Parco dei Mostri, incantevole giardino le antiche sculture in basalto, sparse tra il verde, narrano storie di tempi lontani.

È un luogo affascinante e surreale, dove creature mitologiche, divinità e mostri fantastici prendono forma nella pietra, regalando a chi lo visita un viaggio magico attraverso leggende e simbolismi. Il top per chi cerca una meta originale, capace di stupire.

Tra architettura e natura: Rovigo e il Delta del Po

Siete appassionati di arte e cultura? Allora scegliete Rovigo dove, ogni anno, i musei si animano con mostre d’arte e fotografia e le strade del centro storico, con le loro antiche porte, chiese e monumenti, nascondono tesori che meritano di essere scoperti passo dopo passo.

Ma la città non è l’unico richiamo: a breve distanza si estende il meraviglioso Delta del Po, che ha ispirato grandi registi come Antonioni, Rossellini, Avati e Mazzacurati e che, con i suoi paesaggi sconfinati, è ideale per essere esplorato con escursioni in barca, alla scoperta della fauna autoctona e delle case rurali che raccontano la storia del territorio. Per rendere l’esperienza ancora più indimenticabile, attendete l’ora del tramonto, quando i colori del cielo dipingono la natura di tonalità calde e avvolgenti: la magia è assicurata.

La Cascata delle Marmore, un vero spettacolo della natura

Cascata delle Marmore, Umbria

Fonte: iStock

Le spettacolari Cascata delle Marmore

A pochi chilometri da Terni, la Cascata delle Marmore, una delle meraviglie naturali più celebri d’Italia e la cascata più alta d’Europa, è perfetta per fuggire dalla routine e svagarsi a contatto con la lussureggiante vegetazione del parco naturale.

Passeggiando lungo i sentieri, avrete la possibilità di ammirare non solo lo spettacolo maestoso delle acque, ma anche di scorgere le tracce di antiche civiltà grazie ai resti archeologici e industriali, nonché opere idrauliche che testimoniano il profondo legame tra l’uomo e l’ambiente circostante.

In Valtellina, all’aria aperta tra i vigneti

Infine, un’altra idea per una giornata originale è la visita ai vigneti della Valtellina, dove l’arte vitivinicola si sposa con panorami unici.

I terrazzamenti che caratterizzano la splendida valle alpina si estendono per chilometri e danno vita a un paesaggio incantevole che sembra non avere fine. Qui, nelle cantine più rinomate, vengono organizzate visite guidate per vedere da vicino come nasce il pregiato “Valtellina Superiore“.

Ad esempio, luoghi come Carmine di Poggiridenti e Calvario, a Tresivio, propongono un’immersione totale nei segreti della produzione vinicola, permettendo di assaporare la storia e la tradizione di queste terre. Dopo aver apprezzato i sapori locali, perché non approfittarne per una passeggiata rigenerante tra le montagne tutt’intorno, dove la natura diventa il perfetto sfondo per una pausa di relax e benessere? Una fuga in famiglia tra vigneti e montagne, che unisce il piacere del buon vino alla bellezza incontaminata del paesaggio valtellinese.

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Ascoli Piceno e le piscine naturali del torrente Castellano

Il Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga a sud, il Parco nazionale dei Monti Sibillini a nord-ovest: vette brulle, spoglie e monumentali che vegliano dalle loro sommità sulla conca dove si adagia Ascoli Piceno, cittadina del meridione delle Marche di grande fascino e bellezza, eppure spesso dimenticata.

Una città d’impronta medievale, di meraviglie rinascimentali e circondata da una natura esaltante. Non sono solo infatti i vicoli, le piazze, i palazzi gentilizi del centro storico a colpire il visitatore, ma anche le colline coperte di ulivi, le montagne imponenti e, non ultimi, i fiumi.

Ascoli sorge alla confluenza del fiume Tronto e del torrente Castellano, due corsi d’acqua impetuosi che scendono dalle sommità circostanti. In particolare il secondo si regala, nei pressi di Ascoli, una dimensione avventurosa e balneare grazie alle numerose piscine naturali che si formano lungo il suo letto in tutta la sua valle e danno alla città una spiaggia d’acqua dolce che in estate diventa un vero e proprio luogo di festa, tra un tuffo e un picnic, fra lunghi pomeriggi passati a bagno nelle acque turchesi e domeniche in famiglia.

Ascoli Piceno e il suo centro storico

La chiamano la città delle cento torri, anche se di quelle cento torri rimangono oggi pochi, seppur illustri esempi.

Ascoli Piceno, capoluogo di provincia nella parte meridionale della Marche, ha uno dei centri storici tra i più sottovalutati e sorprendenti. Un vero e proprio gioiello intagliato nel travertino, la pietra con la quale sono stati costruiti i monumenti architettonici del centro storico, donando grande luminosità e candore a piazze, ponti e chiese.

Torri, si diceva: sembra che alla metà del Duecento la skyline di Ascoli, che siede alla confluenza dei corsi d’acqua Tronto e Castellano in una conca circondata da montagne, fosse addobbata di duecento torri, simbolo del potere delle famiglie nobili che le abitavano. Per asserire il proprio dominio, l’imperatore Federico II di Svevia ne fece abbattere, dice la tradizione, ben novantuno nel 1242.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il centro storico di Ascoli Piceno

Oggi ne sopravvivono una cinquantina: ne sono esempi la torre degli Ercolani, con il suo palazzetto romanico; la torre di San Venanzio, convertita in campanile dell’omonima chiesa; le scarne Torri gemelle davanti alla bella chiesa di Sant’Agostino.

Lo spettacolare centro storico ruota attorno alla splendida Piazza del Popolo, nelle cui vicinanze si aprono una serie di altre piazze grandi e piccole. Piazza del Popolo ha le caratteristiche classiche del Rinascimento, con lo splendido Palazzo dei Capitani del Popolo, figlio del periodo di massimo splendore di Ascoli, dell’inizio del Cinquecento. Al suo fianco sorge lo storico Caffè Meletti, elegante bar in stile liberty che da oltre 150 produce l’anisetta, tipico liquore locale simile alla sambuca.

Non è affatto lontana Piazza Arringo, la più grande della città, probabilmente vecchio foro di epoca romana e oggi luogo più animato del centro storico. Vi sorgono la Chiesa di Sant’Emidio, duomo cittadino, il Battistero di San Giovanni, il Palazzo dell’ Arengo sede della Pinacoteca Civica, il Palazzo Episcopale e il Museo Diocesano, oltre che numerosi bar e ristoranti.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Dettaglio della facciata del Palazzo dei Capitani del Popolo

Il Duomo è la costruzione più meritevole: nato su un luogo già consacrato a divinità pagane, ha una facciata di travertino con colonne corinzie che richiama un’estetica classica, mentre l’interno è romanico-gotico con splendidi soffitti e diverse opere d’arte di rilevanti artisti di epoca rinascimentale.

Non solo torri, piazze e chiese decorano il centro storico: teatri, fortezze, fontane, antiche porte cittadine, logge e, soprattutto, ponti. La natura incassata del Tronto e del Castellano lascia spesso le acque fuori dallo sguardo di chi guarda Ascoli dai panorami delle colline e dei monti attorno alla città, ma il centro storico è sostanzialmente una penisola tra i due fiumi, che si trovano a confluire l’uno nell’altro all’estremità orientale del conglomerato urbano.

Le piscine naturali urbane di Ascoli: le Cartiere dei Papi

Uno dei luoghi dove effettivamente Ascoli diventa una città fluviale è proprio nei pressi di un ponte, il Ponte di Porta Cartara.

Poco fuori dal centro storico si trova infatti l’antico complesso preindustriale della Cartiera papale, una serie di edifici che nel corso del tempo, grazie alla forza del torrente Castellano che vi scorre a fianco, hanno svolto una serie di funzioni diverse: la cartiera, certo, ma anche mulini ad acqua, oncia delle stoffe e ferriera. Oggi, peraltro, vi trovano sede il Museo della carta, il Museo di Storia naturale e il Museo dell’acqua, una esposizione permanente dedicata a mari, fiumi, laghi, paludi e ghiacciai.

Dalle immediate vicinanze delle Cartiere dei Papi prende le mosse un percorso sentieristico che risale il corso del torrente Castellano, passando da una stupenda piscina naturale all’altra, con continue cascate e polle dove tuffarsi e fare il bagno. Ci sono in tutto una mezza dozzina di larghe piscine, tutte molto simili tra loro per conformazione e profondità, un vero e proprio paradiso per le famiglie ascolane, per i visitatori e per gli amanti dell’outdoor e del wild swimming.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Le cascate delle Cartiere dei Papi ad Ascoli

In tutte le spiagge d’acqua dolce delle Cartiere dei Papi la battigia è formata da terra battuta mista a sabbia e si possono facilmente trovare posti all’ombra, per ripararsi dal solleone. Tutte le piscine naturali sono precedute da una cascata più o meno alta. Il colore dell’acqua, turchese, è influenzato dalle sorgenti sulfuree presenti a monte: l’acqua non è cristallina, ma rimane purissima. In tutte le piscine si può fare un tuffo, come fanno i tanti ragazzi del luogo che frequentano questa zona del Castellano.

Divertitevi a esplorare tutto questo tratto del torrente, un vero e proprio litorale fluviale urbano che regala ad Ascoli e agli ascolani una dimensione estiva tutta propria, malgrado la vicinanza del mare Adriatico a una trentina di chilometri.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Cartiere dei Papi: la spiaggia urbana di Ascoli Piceno

Il torrente Castellano e la Paradise beach

Il Castellano è davvero un corso d’acqua che regala angoli meravigliosi a tutti gli amanti dell’acqua dolce.

Poco fuori Ascoli, infatti, sorge quella che i locali chiamano la Paradise beach, uno splendido tratto del torrente sotto un antico ponte in disuso, tra massi dove prendere il sole, cascatelle, piscinette e una gigantesca polla azzurra dove tuffarsi da altezze impossibili.

La Paradise beach si trova lungo la strada che risale il corso del Castellano e si dirige verso Castel Trosino, un caratteristico borgo medioevale che merita una visita. Da una strada sterrata laterale si accede a un sentiero che in pochi minuti porta sopra il ponte Tasso, la rovina di un antico ma solido ponte dal quale si scende alle piscine naturali.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Nuotare nelle acque del Castellano alla Paradise beach

Da uno dei versanti del ponte si scende in maniera un po’ rocambolesca fino al letto del torrente. A monte del punto di discesa si trovano una serie di cascatelle e piccole polle, le rocce che emergono dalle acque imbiancate dai residui sulfurei delle acque del Castellano. Le sorgenti termali poco più a monte danno all’acqua il suo tipico colore turchese, che risplende in contrapposizione al bianco sporco dei massi. Questo rende anche le acque del torrente fresche, ma non fredde.

In questa zona c’è un po’ più di spazio per trovare una collocazione all’asciutto, stendere il proprio asciugamano e prendere il sole. Non mancano le piscine naturali un po’ più ampie dove godersi qualche bracciata o dove semplicemente godersi un po’ di tempo a mollo.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata con la grande piscina turchese ai suoi piedi

A valle, invece, una briglia proprio sotto il ponte genera una cascata con un fronte molto ampio, che a sua volta ha comportato la creazione di una piscina enorme ai suoi piedi, molto profonda. Un richiamo a cui è impossibile resistere nelle calde giornate estive: un tuffo è d’obbligo.

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Crans Montana, il sentiero delle lanterne è il più bello delle Alpi

Con uno sviluppo in altitudine che dai 500 metri della valle del Rodano si spinge ai 3000 del ghiacciaio della Plaine Morte, quella di Crans-Montana è una regione di contrasti estremi, baciata dal sole e con un panorama incredibile che spazia dalle vette del Sempione al Monte Bianco, passando per il Weisshorn e il Cervino. Gli sportivi possono contare su infrastrutture all’avanguardia a loro dedicate, mentre gli amanti della cultura hanno la possibilità di sbizzarrirsi con la vasta offerta di musei, eventi e festival.

Crans-Montana coniuga alla perfezione i vantaggi di uno stile di vita cittadino con l’atmosfera di montagna e la purezza dell’aria, grazie a un’ampia gamma di ristoranti (dalle baite di montagna agli indirizzi stellati), a una miriade di negozi e boutique, alle proposte benessere e a una vita notturna animata. Una meta ideale in qualsiasi stagione, con l’accesso alle vette assicurato 365 giorni l’anno dai moderni impianti di risalita.

Ancora, il comprensorio sciistico vanta ben 140 chilometri di piste per tutti i livelli, con un paesaggio da togliere il fiato grazie alla corona di vette che superano i 4.000 metri.

Non sorprende, quindi, che nel 2017 la località sia entrata nel circolo ristretto di Best of the Alps. Inoltre, non è un caso che la clientela italiana sia abituata da anni a scegliere Crans- Montana come meta privilegiata per lo svago in montagna, posizionandosi al primo posto tra gli ospiti internazionali.

Il Sentiero delle Lanterne, l’attrazione di spicco della stagione invernale

Appuntamento tradizionale dell’inverno di Crans-Montana, anche quest’anno il Sentiero delle Lanterne rappresenterà una delle principali attrazioni della stagione. Dal 6 dicembre 2024 al 9 marzo 2025, infatti, dalle 17 alle 22 il percorso innevato incanterà migliaia di visitatori grazie a moltissime novità, una più entusiasmante dell’altra.

Immerso nella natura, pur trovandosi nelle immediate vicinanze del centro, il magnifico sentiero esalta la magia dell’inverno: alla luce delle lanterne, quando cala la notte, il manto bianco che riveste gli alberi e la neve che scricchiola sotto le scarpe regalano uno scenario ricco di poesia.

Scandito da opere luminose, spettacoli incantevoli, concerti e caccia al tesoro, il Sentiero delle Lanterne regala una parentesi da fiaba nel cuore di Crans-Montana. Lo scintillio delle lanterne guida i visitatori alla scoperta di esperienze emozionanti in grado di meravigliare grandi e piccini.

Il magico Festival Etoile Bella Lui

Crans_Montana_Sentiero Lanterne

Fonte: Ph @Maxime_Aliaga – Ufficio Stampa

Sentiero delle Lanterne a Crans Montana

Come già l’anno scorso, lungo il Sentiero delle Lanterne prenderà vita il Festival Etoile Bella Lui, con il tocco di originalità delle animazioni che avranno luogo durante l’intera stagione invernale.

Concerti, spettacoli e animazioni si terranno nello splendido Hameau de Mayens, contraddistinto da antiche malghe di legno, dove sarà anche possibile ristorarsi. L’atmosfera fuori dal tempo di questo luogo incantato consentirà di immergersi in una favolosa leggenda di montagna, la fiaba de Il Pastore e della Stella Bella Lui, da cui hanno preso spunto il Sentiero delle Lanterne e il Festival.

La novità 2024-2025

Durante l’inverno 2024/2025, il Sentiero delle Lanterne sarà dedicato al “Movimento“, tema che verrà evocato tramite la danza dei corpi e il respiro della natura e metterà in evidenza svariate installazioni da scoprire lungo il percorso.

Ogni opera, unica nel suo genere, inviterà a lasciarsi sorprendere dalla sua bellezza, offrendo allo stesso tempo momenti interattivi.

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Eco turismo alle Seychelles: iniziative sostenibili nel cuore dell’Oceano Indiano

Le Seychelles sono una delle mete di eco turismo più interessanti in assoluto. A favorire questo primato una natura incontaminata abbondante e generosa sviluppatasi nei secoli con il favore dell’isolamento e che oggi potrebbe essere messa a dura prova dai flussi turistici, non fosse per l’impegno e la costanza delle istituzioni locali e l’interesse dei visitatori responsabili. Ecco allora alcune delle iniziative sostenibili più interessanti tra quelle promosse sull’arcipelago, una mini-guida a un turismo a basso impatto ambientale e finalmente amico della natura.

Cos’è il Coral Gardening e perché fa la differenza

Se non avete mai sentito parlare di coral gardening, un viaggio alle Seychelles sarà l’occasione giusta per approfondire il tema, oramai irrimandabile. Si tratta, infatti, di una pratica all’avanguardia che mira alla tutela e al ripristino delle barriere coralline messe a dura prova dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento ambientale. Ed è proprio a Praslin, la seconda isola più popolata dell’arcipelago, che si potrà ammirare l’impianto di acquacoltura rigenerativa curato da Nature Seychelles. La struttura, nota come Assisted Recovery of Corals, sarà alimentata interamente da energie rinnovabili. Qui verranno coltivati migliaia di coralli grazie a una tecnica all’avanguardia nota come microframmentazione. Queste produzioni andranno a integrare i vivai oceanici già in uso come quello presente nel Parco Nazionale Marino di Curieuse. Questa attività innovativa andrà a supportare quella già in atto da sei anni grazie alla quale vengono recuperai frammenti di corallo staccati dalle onde per essere collocati nei vivai e, in seguito, trapiantati sulle barriere coralline.

Fonte: Jean Marie Croguennec

Barriera corallina, Seychelles

Il sito UNESCO Vallée de Mai

Le Seychelles non offrono solo un mare mozzafiato a chi le visita, lo avrete capito. A renderle attraenti sono anche le proposte per gli amanti dell’avventura e del trekking: la presenza di un cuore verde che pulsa forte nel bel mezzo dell’Oceano e che è tutelato dal governo e dalla popolazione locale. Ne è l’emblema la Vallée de Mai, dal 1983 sito naturale Patrimonio dell’Umanità UNESCO più piccolo al mondo, ma anche tra i più interessanti. Favorita da milioni di anni di isolamento, questa valle ha consentito l’evoluzione di specie uniche sulla terra e custodisce oltre 1400 esemplari del mitico Coco de Mer, la palma con la più grande noce di cocco al mondo. Qui, gli amanti del bird watching potranno osservare il Vasa Minore, un raro pappagallo nero presente ormai solo in questo Giardino dell’Eden e in Madagascar.

Fonte: Tourism Seychelles

Cascate nella Vallée De Mai , Praslin, Seychelles

Il cuore del progetto Green Footprint

Affrontare un lungo viaggio aereo rappresenta una fonte di inquinamento, lo sappiamo. E proprio per compensare queste impronte lasciate dal passaggio dei turisti, la Seychelles Parks and Gardens Authority (SPGA) e  l’Alta Commissione Britannica delle Seychelles ha ideato il progetto Green Footprint che coinvolge i visitatori in un’emozionante attività di piantumazione di alberi. Basta utilizzare il calcolatore di rotte aeree disponibile sul sito web della SPGA per scoprire quanti alberi è necessario piantare per cancellare le proprie tracce (in media si va dai 10 ai 13 alberi, con un costo di 50 rupie a pianta). Partecipando a questa attività, si collabora al ripristino forestale e si tutela la meravigliosa biodiversità delle isole Seychelles.

Le restrizioni sull’uso della plastica

Il Ministero dell’Ambiente delle Seychelles è molto attivo sul tema dei rifiuti di plastica, dal momento che sono tra le prime cause globali del soffocamento dei mari. Dall’anno 2017 sono vietate l’importazione e la vendita di sacchetti e utensili di plastica alla quale sono seguiti divieti su altri prodotti come cannucce e palloncini. Ma non solo. I viaggiatori più responsabili possono scegliere per il loro soggiorno un hotel plastic free, incoraggiando un impegno importante per tutti.

Il rivoluzionario progetto di Denis Island

Su Denis Private Island si trova un immenso e meraviglioso parco solare che è triplicato negli ultimi anni e supporta l’isola nella produzione di circa 720.000 KWh di elettricità all’anno proveniente quasi esclusivamente da fonti rinnovabili. I turisti che desiderano cancellare le proprie impronte di carbonio, ameranno soggiornare in una delle 25 eco ville costruite con legni locali e palme e che si fondono armoniosamente nella natura verde di Denis Island. Queste strutture ecologiche offrono un accesso privilegiato a una barriera corallina di una bellezza unica.

La valorizzazione della cultura locale

A rendere le Seychelles una meta davvero speciale è anche la possibilità di immergersi in una cultura locale vivace e presente, tutta da scoprire. Per farlo responsabilmente, è possibile appoggiarsi alle iniziative promosse dall’associazione Seychelles Cultural Encounters curata dai Segretari alla Cultura Cecile Kalebi e David Andre. Visitando il sito è possibile accedere ad esperienze straordinarie come un’intera giornata a contatto con le “nonne” delle Seychelles pronte a rivelare i loro segreti culinari e le tradizioni artigiane, visitare gli edifici governativi o i musei nazionali.

Fonte: Tourism Seychelles

Artigianato locale, Val des Prés, Seychelles
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Il nuovo Sentiero dei mulini nella Valle Anterselva

Nella Valle Anterselva, una laterale idilliaca della più rinomata Val Pusteria, è nato un nuovo itinerario da percorrere a piedi per scoprire la natura di questa vallata tanto bella quanto poco battuta. Il nuovo sentiero tematico, che ha anche dei risvolti storici, è il Sentiero dei mulini. Attraverso gli antichi mulini di grano, che si incontrano lungo il percorso lungo circa 1,6 chilometri, gli escursionisti possono immergersi in un paesaggio idilliaco e scoprire, grazie a una guida virtuale, tutti i segreti della tradizione contadina di questa zona dell’Alto Adige.

Il Sentiero dei mulini

Il Sentiero dei mulini “Tränkabachl” si snoda lungo un percorso pittoresco tra i Comuni di Anterselva di Sopra e Rasun Anterselva, nella regione dolomitica del Plan de Corones, ricco di significato storico. I mulini di grano, accuratamente restaurati, sono i protagonisti di questo bellissimo percorso. Inoltre, l’area intorno al Tränkabachl fungeva da luogo di raduno delle pecore. Gli animali venivano radunati qui prima di essere condotti ad altitudini più elevate. Il sentiero culturale offre quindi non solo un paesaggio idilliaco, ma anche una visione dello stile di vita tradizionale e della storia culturale della regione altoatesina.

Il grado di difficoltà di questo sentiero è molto basso. Si parte da una quota già di 1316 metri per raggiungere quella massima di 1433 metri. Per percorrere questo chilometro e mezzo o poco più ci si impiega circa mezz’ora, ma chi desidera fare delle tappe può metterci anche più tempo. In ogni caso, è fattibile da chiunque.

Sentiero-dei-mulini-malga

Fonte: AT Anterselva – @Plaickner Josef

Una malga lungo il sentiero dei mulini

Valle Anterselva, la “valle blu”

Meno nota e battuta della famosissima Val Pusteria e del vicino Plan de Corones, la Valle Anterselva è un piccolo angolo appartato di Alto Adige rimasto incontaminato. La valle è circondata da lussureggianti pascoli alpini, boschi di abeti rossi e di pini e da malghe di montagna, incorniciati dal Gruppo delle Vedrette di Ries, con le sue 38 cime che sfiorano i 3000 metri. E proprio qui s’incontrano incantevoli mondi d’acqua, motivo per cui viene anche chiamata Valle Blu.

Infatti, l’acqua che ghiaccia alle grandi altezze d’inverno su ghiacciai quando arriva la bella stagione si scioglie scendendo a valle creando oltre al Lago di Anterselva, uno dei più bei laghi di montagna delle Alpi al confine con l’Austria, e il lago Obersee presso il Passo Stalle, anche fragorose cascate, come la Klammbach e la Egger, pittoreschi laghi di montagna, ruscelli, come il rio Anterselva, sorgenti di acque – anche curative – e percorsi d’acqua.

Fonte: AT Anterselva – @Plaickner Josef

L’idilliaca Valle Anterselva anche detta Valle Blu
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Canal Regollo, un’oasi di montagna sulle Alpi Apuane

Non fatevi ingannare dalla toponomastica: vicino al paese di Forno, in provincia di Massa e Carrara, troverete Canal Regollo, uno dei luoghi più freschi dove sfidare l’insistente calura e il solleone, una vera e propria oasi di montagna dove ristorare il corpo e lo spirito.

La cornice montana è quella delle aspre vette delle Alpi Apuane, nel nord della Toscana. Un territorio pesantemente trasformato dall’attività estrattiva del marmo, che da migliaia di anni è la caratteristica distintiva di quest’area geografica nel bene e nel male. Un territorio che mantiene, comunque, le sue peculiarità naturali: la notevole biodiversità floristica e faunistica, la presenza di grotte carsiche, la sua posizione a ridosso del litorale tirrenico che permette di ammirare panorami splendidi dalle alture della catena montuosa, la spettacolare verticalità dei rilievi che permette di passare in pochi chilometri da altitudini minime a sfiorare i 2000 metri.

Canal Regollo, o Canale di Regolo, è un vallone che si trova nella Valle del Frigido, il fiume che attraversa la città di Massa. Nel canale si raccolgono le acque del monte Spallone e del monte Sagro, dando vita a un torrentello montano dalle acque eccezionalmente trasparenti e invitanti, che scende tra una cascatella e l’altra fino al paese di Forno, dove in combutta con altri rii provenienti dai valloni circostanti dà vita proprio al fiume Frigido.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo scenario spettacolare ed aspro del Canal Regollo

Una breve escursione lungo un sentiero CAI ricalcato su una antica via di lizza, che serviva per trasportare a valle il marmo estratto dalle cave del monte Spallone, conduce ad alcune bucoliche spiaggette d’erba e sassolini bianchissimi ai margini di alcune piccole polle d’acqua cristallina: un luogo di bellezza, pace e rigenerazione racchiuso in un contesto unico.

Come arrivare a Canal Regollo

Per raggiungere Canal Regollo si parte da Massa e si risale la Valle del Frigido fino a raggiungere il paese di Forno, percorrendo via Bassa Tambura.

Forno, meno di mille abitanti, è un paese di montagna con un’altitudine molto limitata (non siamo ancora a 300 metri sul livello del mare) ma dal quale in pochi chilometri si può prendere quota, circondato com’è dalle vette apuane.

Il paese nel 1944 fu al centro di un eccidio nazifascista, dove sessanta persone vennero brutalmente trucidate. A giugno di quell’anno una brigata partigiana riuscì ad occupare Forno, liberandola dall’occupazione. I festeggiamenti seguenti, con tanto di tricolore appesi alle finestre, vennero stravolti quattro giorni più tardi, quando la rappresaglia nazifascista colpì, annientando la resistenza partigiana e trucidando una parte della popolazione, accusata di aver collaborato.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Il fiume Frigido scorre in mezzo al paese di Forno

I partigiani si erano asserragliati nella filanda di Forno, un edificio imponente in cima al paese che ancora oggi ne è l’edificio più riconoscibile. La filanda è stata un opificio tessile sorto alla fine dell’Ottocento, oggi in disuso e con un tentativo di recupero e riqualificazione in corso. Per operare, sfruttava una turbina azionata dalle acque del Frigido, che proprio dietro la struttura prende vita, peraltro dando origine a un tratto profondo che oggi i fornesi utilizzano come spiaggia cittadina.

Fino agli anni Trenta del Novecento l’attività tessile è stata la principale fonte di occupazione del paese: alla filanda hanno lavorato continuativamente tra le 250 e le 500 persone. Nel Dopoguerra l’edificio venne adibito alla produzione di energia elettrica, prima di passare negli anni Ottanta sotto il controllo del comune di Massa, che nel nuovo millennio ne ha rilanciato il recupero. Pino Daniele ha girato qui il videoclip della sua celebre Quando.

Proseguendo in auto oltre la filanda di Forno, si svolta a sinistra e si affronta la strada in salita. Intorno si possono osservare le tracce evidenti dell’attività estrattiva del marmo. I resti delle cave che si incontrano regalano sentimenti contrastanti: la bellezza di un panorama spettacolare come quello delle Apuane, tutta l’ostinazione dell’ingegno umano, ma anche la sensazione di una violazione nei confronti dell’ambiente naturale.

Dopo i primi quattro tornanti in salita, il quinto, in corrispondenza di un container verde, è il luogo dove incomincia il sentiero e si risale il Canal Regollo, come indicato dai cartelli in legno della sentieristica CAI. Si può parcheggiare a bordo strada.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Un maestoso castagno sorveglia il sentiero

Si imbocca dunque il sentiero CAI 37. Per percorrere il sentiero servono calzature adeguate per una escursione in montagna, anche se la camminata non durerà più di 30 minuti. Si supera prima un grande e spettacolare castagno, quindi i resti di un ponte in cemento testimonianza dell’antico utilizzo del sentiero per le attività di estrazione del marmo.

Dopo il ponte, il sentiero sale dritto e costante a fianco del torrente: in corrispondenza di un grosso masso di pietra un po’ più scuro, si scende sul letto del torrente per raggiungere una piscina nascosta. La destinazione esatta si trova alle seguenti coordinate, che potete inserire in un qualsiasi dispositivo GPS: 44.101121, 10.175300.

Un’oasi di relax tra le montagne

Una cascatella di acqua purissima scende fra due massi giganteschi, formando una polla cristallina che rifrange i raggi solari sulle rientranze della roccia.

Una spiaggia di sassi bianchissimi circonda la piscina naturale, ma immediatamente adiacente un magnifico tratto di prato verde non aspetta altro che vi leviate le scarpe per calpestare i fili d’erba a piedi nudi prima di concedervi un tuffo rigenerante.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

La piscina naturale di Canal Regollo

Alzando lo sguardo oltre la cascatella, oltre i massi grigi e le chiome verdi degli alberi, spunta la cima di una montagna. Si tratta di una vera e propria alcova, spettacolare in tutti i suoi termini, una destinazione ideale per chi è in cerca di un luogo nascosto, tranquillo, dove dominano la pace e ci si può rigenerare in un contesto naturale speciale.

L’acqua della polla è naturalmente fredda, ma è la compagna ideale per un calda giornata d’estate.

Non rinunciate, inoltre, a esplorare in lungo e in largo le sponde del torrente. Il sentiero 37 è destinato alla Foce di Navola prima, e alla Foce di Giovo poi, a 1500 metri, prima di scendere al Rifugio Donegani. Per quasi un altro chilometro oltre la spiaggetta indicata, costeggia le acque del piccolo torrente, che a ogni piè sospinto regala un angolo con una cascatella, una polla, una piccola spiaggetta tutta da scoprire-

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Marche: le più belle piscine naturali del fiume Bosso

Piccoli canyon, forre, cascate, scivoli calcarei e piscine naturali: il fiume Bosso offre tutta la gamma completa del divertimento per gli amanti dell’acqua dolce. E sono in tanti che in questa parte interna delle Marche, al cospetto dell’Appennino umbro-marchigiano, preferiscono il fiume al mare, un turismo quotidiano e di prossimità rispetto alle gettonate coste adriatiche della regione.

Il Bosso nasce in località Pianello dalla confluenza di tre piccoli corsi d’acqua, i torrenti Certano, Giordano e Fiumicello. Costeggia poi l’abitato di Secchiano e si dirige verso Cagli, la cittadina più importante bagnata dalle sue acque, dove riceve il tributo del fiume Burano per poi gettarsi nel Candigliano e, ulteriormente, nel Metauro.

L’area tra Pianello e Cagli è una zona davvero ricca di spiagge d’acqua dolce e piscine naturali per tutti i gusti. Immersi nella splendida cornice rurale marchigiana, con le vette appenniniche a fare da contorno al paesaggio, è un vero piacere esplorare i tredici chilometri che collegano la frazione al suo capoluogo, percorrendo le sponde del fiume e scoprendone ogni angolo vocato al wild swimming. 

Bosso: le spiagge fluviali di San Nicolò

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Le belle piscine naturali tra Secchiano e Pianello

All’incirca a metà strada tra Cagli e Pianello, poco più a monte del fiume rispetto al ponte pedonale che rappresenta il punto di partenza del Sentiero delle Ammoniti, il Bosso offre una zona fantastica per una giornata in riva al fiume.

Grandi massi piatti, qualche spiaggia in terra battuta, piscine naturali di diverse profondità e un po’ di bosco ai margini per ripararsi dal sole battente nelle ore più calde: un contesto a dir poco perfetto per una destinazione adatta a tutta la famiglia.

Le acque del Bosso sono splendide: passano dalla trasparenza più totale nei tratti dove c’è poca profondità a delle tonalità intense di blu, quasi elettriche, lasciando però vedere sempre chiaramente il fondale, sintomo della loro purezza.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Relax a bordo fiume

Un’indicazione della qualità dell’acqua è la presenza occasionale di qualche granchio di fiume, una creatura rara che abita solamente i corsi più incontaminati.

Bosso: la cascata del mulino di Secchiano

Percorrendo la Strada provinciale 29 che corre lungo il corso del Bosso, in direzione di Cagli, si supera l’abitato di Secchiano e, su una curva verso sinistra, si individuano alcune case, ristrutturate là dove c’era un antico mulino che funzionava grazie all’energia fluviale.

Dietro gli edifici una bella cascata dal fronte ampio mette allegria solo a starci vicino. Ci si può sistemare sia in qualche radura poco a monte, seguendo le tracce che si aprono lungo il sentiero, che nella spiaggetta di sassi a valle, ombreggiata da alcuni alberi.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata del mulino di Secchiano

Da sopra la cascata ci si tuffa senza problemi nella polla sottostante, profonda abbastanza da non farsi male. L’acqua fresca è un vero toccasana contro la calura e tanti bambini e bambine del luogo imparano qui a tuffarsi senza paura né pericoli.

Bosso: il canyon di Secchiano

Poco più a valle rispetto alla succitata cascata, il fiume Bosso vede le pareti rocciose attorno al suo letto alzarsi: il suo corso si chiude in un canyon tutto da nuotare e da esplorare.

Alla prima parte del canyon si accede da un sentiero breve ma impervio, è necessario utilizzare la corda legata agli alberi che coprono il sentiero e calarsi con attenzione lungo la traccia battuta per arrivare sulle rocce nel letto del fiume.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorare il canyon a nuoto

Qui ci si può sistemare comodamente in una delle tante nicchie sulla riva, tante piccole alcove nella roccia dove sistemarsi. Tutt’intorno piscine naturali di diverse profondità e trampolini di pietra dai quali tuffarsi.

Dopo questa prima ansa in cui il letto del fiume si restringe di molto, il Bosso torna ad aprirsi in un lungo rettilineo e poi a inforrarsi nuovamente in una seconda parte del canyon. A questo tratto si può accedere da un agile sentiero che si trova qualche centinaio di metri più avanti rispetto al precedente accesso, in direzione Cagli.

Sceso in pochi minuti il sentiero che porta al canyon si trovano a monte alcuni laghetti di acqua bassa che vengono utilizzati per far divertire i bambini piccoli. A valle, invece, le pareti rocciose sui lati del corso d’acqua si alzano sempre di più. La gente si sistema su una sponda e sull’altra, beneficiando dell’ombra degli alberi in cima a questa sorta di scogliere in sinistra orografica.

Scendendo sul letto del fiume, si può iniziare a percorrere il canyon. Si attraversa prima un grazioso laghetto di forma perfettamente circolare, poi una piscina naturale piuttosto profonda dove nuotare per qualche metro è tassativo. Esplorare il canyon nuotando nei punti più profondi, camminando in quelli più bassi e uscendo occasionalmente dall’acqua in occasione delle piccole spiaggette che si incontrano è una esperienza da non perdere.

Bosso: l’ansa rocciosa di Cagli

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

L’ansa del Bosso nei pressi di Cagli

Poco distante dall’inizio dell’abitato di Cagli, il fiume Bosso compie un’ansa in corrispondenza di un promontorio roccioso. Da un lato e dall’altro di questo, due ampie spiagge sono molto gettonate dagli abitanti del luogo.

Nel laghetto che si è formato a monte del promontorio sguazzano allegri i più giovani, mentre consessi familiari articolano lunghe conversazioni con l’acqua alla vita, coadiuvando refrigerio e convivialità. Scendendo a valle, oltre l’ansa attorno alla conformazione rocciosa, l’acqua si fa più profonda: una grande piscina di acqua azzurra fa bella mostra di sé.

I due lati del promontorio sono collegati da un tratto molto stretto del fiume, dove l’acqua è profonda: è divertente percorrere l’ansa a nuoto, per andare da una parte all’altra di questo bel luogo.

Bosso: i Tre pozzi di Cagli

Li chiamano i Tre pozzi. Sono una serie molto ravvicinata di piscine naturali alle porte di Cagli, la spiaggia per eccellenza della gioventù cagliese.

Come indica evidentemente il nome, questo tratto del fiume Bosso è caratterizzato dal susseguirsi di tre piscine naturali. Quella più a monte è figlia di una bella e poderosa cascata intorno alla quale è possibile sistemarsi sui massi.

Bosso Tre Pozzi

Fonte: Lorenzo Calamai

Godersi l’estate sulle rive d’acqua dolce del fiume Bosso, nel cuore delle Marche

Dopodiché il fiume si incanala in una breve forra, circondato di pinnacoli rocciosi torniti dallo scorrere millenario delle acque. Qui, con un po’ di prudenza, ci si può produrre in adrenalinici tuffi da discrete altezze.

Infine, dopo un laghetto con l’acqua bassa dove i ragazzi del luogo hanno sistemato un tavolino da picnic per godersi la giornata con i piedi a bagno, l’acqua torna ad essere profonda di nuovo dirigendosi verso Cagli.