Categorie
Friuli Venezia-giulia Vacanze natura Viaggi viaggiare

Friuli: le più belle piscine naturali delle Valli del Natisone

Il Friuli-Venezia Giulia ha tre propaggini orientali, tre lembi di terra che si spingono verso la Slovenia: a nord c’è Tarvisio, crocevia verso l’Austria e gli impianti sciistici di Kranjska Gora; a sud Gorizia e Nova Gorica, divise soltanto da una linea di confine; e a far da baricentro fra queste due zone c’è una regione poco conosciuta, che dalla pianura udinese muove verso nord-est seguendo il placido scorrere di un fiume: sono le Valli del Natisone.

Ma perché se il fiume è uno le valli sono al plurale? Perché a far parte di questo insieme geografico non è solo la vallata principale del fiume Natisone, che entra in Italia dalla Slovenia nei pressi della minuscola cittadina di Stupizza per scorrere fino a Cividale del Friuli e oltre, fino a perdersi nelle acque del Torre prima e dell’Isonzo poi. Sono anche le piccole, nascoste e misconosciute valli laterali dei suoi affluenti principali: i torrenti Erbezzo, Cosizza e Alberone.

Le Valli del Natisone coniugano la bellezza incontaminata della natura alla facilità nel raggiungere tutti i luoghi di interesse, siano essi i piccoli borghi che punteggiano il territorio, i verdi boschi nei quali affrontare una delle tante escursioni verso le montagne che circondano la valle o le spiagge d’acqua dolce sulle rive smeraldine del corso d’acqua, frequentate da locali e visitatori durante l’estate.

È l’ideale per chi ama un tuffo rinfrescante senza lunghe sfacchinate, ma al tempo stesso ritrovandosi in pochi minuti nel mezzo della natura, senza niente di artificiale che inquini il contesto. Vi ritroverete in spiagge d’acqua dolce da sogno, senza nessuna traccia umana se non la presenza di qualche altro bagnante, a poche centinaia di metri da dove avrete lasciato il vostro mezzo, sia esso a quattro o a due ruote, a motore o a pedali.

natisone friuli piscine naturali
Il fiume Natisone nei pressi del confine fra Italia e Slovenia

Le acque del Natisone sono particolarmente tendenti al verde, ma sempre limpide e pure, come uno smeraldo, una pietra preziosa incastonata in un territorio dove la natura la fa da padrona. In più, è un corso d’acqua particolarmente temperato: rinfrescante d’estate, ma raramente freddo come lo sono tanti altri torrenti e fiumi montani che caratterizzano il territorio friulano.

Le Valli del Natisone sono inoltre ideali per chi ama il turismo in sella a una bicicletta: l’altitudine limitata e un terreno sostanzialmente pianeggiante rendono il territorio ideale ad essere attraversato dalle due ruote, come testimonia anche la presenza della Ciclovia della pianura e del Natisone, che da Cividale del Friuli risale fino a Stupizza.

È una zona che si adatta perfettamente ad essere scoperta a ritmo lento come lo scorrere del fiume, perlustrando ogni angolo, perché anche il più remoto ha una piccola storia da raccontare, il suo piatto tipico da assaggiare, l’impronta del passaggio della Storia e delle storie delle persone che queste valli hanno popolato nel corso del tempo: negli ultimi 60 anni le Valli del Natisone hanno perso circa il 30% degli abitanti, rimanendo un luogo ancorato al passato e immerso nel verde.

Valli del Natisone: le più belle piscine naturali

natisone friuli piscine naturali
Un’altalena improvvisata per tuffarsi nelle splendide acque del Natisone

Lungo i 15 chilometri d’asfalto della Strada statale 54 che collegano Cividale del Friuli, bella cittadina che rappresenta il portale d’ingresso alle Valli del Natisone, a Stupizza, ultimo avamposto italiano prima del confine con la Slovenia, il fiume Natisone regala alcune delle più belle piscine naturali di tutto il Friuli.

Nelle immediate vicinanze di Cividale si trova subito uno dei luoghi magici lungo il corso del fiume. Basta uscire dalla città da Borgo Brossana, l’antica porta d’accesso alla città per chi proveniva da oriente,  e seguire la strada tra i campi fino ad arrivare al primo incrocio dopo la fine dell’abitato. Qui si può vedere una traccia attraversare il campo e inoltrarsi verso il letto del torrente.

Si ha così accesso a una bella e comoda spiaggia di sassi bianchi con un’ampia piscina naturale dove si può fare il bagno in completo relax. Poco più a monte un’ampia ansa del Natisone dà vita a una polla molto profonda, dove ci si può tuffare dalle rocce sovrastanti. Sono due zone piuttosto conosciute e frequentate, tanto che i locali preferiscono a volte risalire ancora un po’ più a monte, dove si trova una spiaggia molto ampia di piccoli sassi bianchi con una zona dove il letto del fiume presenta diverse profondità, adatte a tutti i gusti.

natisone friuli piscine naturali
Le acque smeraldine del fiume Natisone

Uscendo da Cividale sulla sponda opposta del Natisone, invece, si può raggiungere la frazione di Purgessimo. Qui, poche centinaia di metri dopo l’insegna stradale che annuncia l’inizio dell’abitato, si trova un sentiero sulla sinistra che porta a una lunghissima lingua di sassi bianchi in fondo alla quale una rapida forma una bella piscina naturale profonda.

A Vernasso, piccola frazione di San Pietro al Natisone, si trova una delle spiagge d’acqua dolce più gettonate, in particolare per la sua comodità: a fianco della classica spiaggia di sassi si trova un bel prato verde dove sistemare l’asciugamano. È un luogo ideale per le famiglie con i bambini grazie alla sua ampia piscina naturale con acqua piuttosto bassa e corrente pressoché inesistente.

Il titolo di più bella piscina naturale sul corso del Natisone se la contendono però due luoghi vicini: il mulino di Biarzo e i massi nei pressi del ponte di Tiglio, entrambe piccole frazioni raggiungibili da strade che si diramano dalla solita Strada statale 54 succitata.

natisone friuli piscine naturali
Scorci di Natisone nei pressi del ponte di Tiglio

A Biarzo il Natisone è costretto a compiere una brusca curva da un promontorio roccioso che diventa l’ideale trampolino per rinfrescanti tuffi nella profonda piscina naturale sottostante. Un luogo animato da un’atmosfera vivace, ma con tanto spazio a disposizione per tutti.

A valle del ponte di Tiglio una spiaggetta oltre una radura alberata, in concomitanza di una cascatella, delimita l’inizio di un tratto altamente spettacolare del fiume. Grosse conformazioni rocciose, come scogli decorati da una sparuta vegetazione, sorgono dal letto del fiume in un tratto dove raggiunge elevate profondità. La corrente è dolce e c’è tanto spazio per nuotare fra i riflessi e le trasparenze smeraldine dell’acqua.

Valli del Natisone: da vedere

Le Valli del Natisone, territorio nascosto e dimenticato, sono punteggiate non solo da prodigi della natura, ma anche da sottovalutate bellezze artificiali.

Una visita non può prescindere da un giro per Cividale del Friuli, centro più importante lungo il corso del fiume. Il Natisone scorre in una gola diversi metri sotto il Ponte del Diavolo, mirabile opera ingegneristica e architettonica dal quale si accede al centro storico del borgo. Qui, di fronte al Palazzo comunale, veglia lo sguardo di Giulio Cesare, reso permanente da una statua che ritrae il condottiero romano, fondatore della città. La chiamò Forum Iulii, toponimo a cui risale l’origine del nome Friuli, mentre la denominazione di Cividale risale ad epoca medievale.

A quest’ultimo periodo deve le sue origini il Tempietto longobardo, una delle opere architettoniche più rilevanti del borgo. Un giro per il curatissimo centro storico, fra eleganti bar e osterie con la cucina tipica locale, non può prescindere dalla visita al Duomo e all’antistante piazza.

Valli del Natisone Friuli

Fonte: ph. Aconcagua via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 3.0

San Giovanni D’antro

Non perdetevi un assaggio di gubana e strucchi, i dolci tipici delle Valli: la prima è una torta di pasta lievitata ripiena di uvetta, frutta secca e scorza di limone che viene tipicamente servita bagnandola con della grappa per ammorbidirla; i secondi sono piccoli pasticcini ripieni di un ripieno simile a quello della gubana, spesso arricchito dai profumi della cannella, del miele e del burro fuso.

Altro luogo sensazionale delle valli è la Grotta di San Giovanni d’Antro. Antro è una frazione del comune di Pulfero, dove si trova una chiesa ipogea costruita all’interno di una montagna. Un luogo unico, al quale si ha accesso salendo gli 114 scalini che portano al maestoso ingresso. All’interno della grotta, tra cunicoli e stalattiti, si trova una vera e propria pieve. Un sito dall’enorme valore sia speleologico che storico.

La leggenda vuole che la chiesa e la grotta siano stati rifugio per le popolazioni delle Valli durante le scorrerie degli Unni. In realtà sin dal IX secolo d.C. si hanno testimonianze dell’utilizzo delle grotte di Antro come luogo di preghiera, ascesi e contemplazione.

A Polava, minuscola frazione di una delle valli laterali dove scorrono gli affluenti del Natisone, resiste un incredibile tempio buddista. Fondato negli anni Novanta dal maestro Yeshe Tobden, il piccolo santuario prosegue le sue attività in un luogo di pace piuttosto sperduto: a Polava sono rimasti solamente 3 abitanti stabili, mentre sono un migliaio le statue di Buddha presenti al tempio.

Categorie
Borghi Fiume Friuli Venezia-giulia itinerari culturali vacanza natura Vacanze natura Venzone Viaggi

In Friuli tra wild swimming, meraviglie naturali, borghi e cultura

Un enorme punto interrogativo: se si guarda da una foto satellitare il corso del Tagliamento, il fiume più importante, caratteristico e identitario del Friuli, lo si vede disegnare, con il suo ampio letto grigio solcati da azzurri canali che si staglia nelle immagini aeree, un’ampia curva iniziale per poi andare giù dritto, lungo la verticale nord-sud, fino a gettarsi nell’Adriatico.

In effetti il Tagliamento nasce nei pressi del Passo della Mauria, in Carnia, e scorre in direzione est fino al magico borgo di Venzone. Qui, scontrandosi con il massiccio montano delle Prealpi Giulie, è costretto a deviare repentinamente il suo corso verso sud con una grande curvatura che, molti chilometri più a valle, si stabilizza in un percorso più rettilineo verso sud.

Quella forma che ricorda un punto interrogativo ha un significato metaforico ma preciso: lungo il corso del Tagliamento si trovano molte risposte alle vostre domande sui luoghi da visitare nella vostra prossima vacanza in Italia.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Getty Images

I canali intrecciati del corso del Tagliamento

Il Friuli è un paradiso per l’outdoor, una terra delle acque che invita a nozze gli amanti del wild swimming e della natura, un territorio bellissimo pieno di ricchezze culturali e culinarie che, malgrado una costante crescita turistica in anni recenti mantiene la sua originalità e offre zone ancora molto poco battute, ma assolutamente imperdibili.

Il Tagliamento e i suoi affluenti: le spiagge più belle del Friuli

Tagliamento, Arzino, Leale, ma anche Torre, Natisone, Isonzo e molti altri ancora. Sono i nomi di alcuni dei fiumi che condiscono il territorio del Friuli di una molteplicità di stupende spiagge d’acqua dolce, tra piscine naturali, canyon da esplorare e grandi cascate.

Le spiagge più belle del Friuli, infatti, non sono sul mare. Niente da togliere al litorale adriatico della regione, ma le vette di bellezza raggiunte dai fiumi e dai torrenti che costellano le mille valli delle province di Udine e Pordenone restano irraggiungibili: spiagge di minuscoli sassolini bianchi levigate dallo scorrere millenario dei corsi d’acqua, stupendi ambienti naturali da esplorare, torrenti dalle acque cristalline che regalano ogni possibile colorazione nello spettro del blu e dell’azzurro.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Le sinuose curve dell’Arzino, uno dei torrenti più belli del Friuli

Uno spettacolo a cui è difficile resistere e che è molto vario: lungo il corso del Tagliamento sono innumerevoli le discese sull’ampio greto del fiume, dove in ogni giorno d’estate è possibile scorgere il cono degli ombrelloni piantati tra la ghiaia, mentre la gente si rinfresca dalla calura gettandosi nelle fredde acque del fiume; il torrente Arzino, suo affluente, è assai più selvaggio e montano, ma regala la possibilità di esplorarlo camminando direttamente nel letto del torrente, e i suoi colori sono unici; il torrente Palâr ha i puoi bei trampolini per tuffi adrenalinici tra le sue acque cristalline, e lo si può risalire esplorando un ambiente fluviale incontaminato; il fiume Natisone, più a est, è adatto a tutti i gusti, con spiagge comode da raggiungere e acque temperate dove sguazzare gioiosamente.

Spilimbergo e Venzone, borghi da non perdere

Il Friuli, la zona centro-occidentale della regione Friuli-Venezia Giulia, comprendente le province di Udine e Pordenone, è un territorio pieno non solo di attrazioni naturali, ma anche di splendide opere dell’uomo, che si possono ammirare nei borghi medievali e rinascimentali che popolano il suo territorio.

Il Duomo romano-gotico, il Palazzo del Daziaro, la Loggia della Macia e il Castello con il suo Palazzo dipinto sono le principali attrazioni del bel borgo di Spilimbergo, sulla sponda occidentale del Tagliamento. Una cittadina curata e viva, movimentata dai tanti eventi culturali che si susseguono nelle sue strade lastricate e pedonali del centro storico, animata dalle osterie che popolano i suoi vicoli e immersa in una atmosfera rinascimentale conferitale dalle opere d’arte di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, e dalle architetture che riportano gli stilemi romanici, gotici, e del Rinascimento Veneto.

Spilimbergo-Friuli
Il centro di Spilimbergo, uno dei borghi più belli del Friuli

Spilimbergo è inoltre per la Scuola mosaicisti del Friuli, centro di formazione di fama mondiale nell’antica (e resa contemporanea) arte del mosaico.

Ben più a monte, seguendo il corso del Tagliamento, si incontra Venzone. Antica cittadina rasa al suolo dal terremoto del 1976, è stata ricostruita così com’era, pietra per pietra, riportandola ad essere l’unico esempio rimasto in Friuli di cittadina fortificata del Trecento.

Cinta dalle antiche mura, Venzone affascina con la sua atmosfera medievale, con il Duomo di Sant’Andrea a recitare il ruolo di grande protagonista della scena. Il Municipio è uno splendido esempio di palazzo di stile gotico veneziano.

Nella Cappella di San Michele, vicino al Duomo, sono conservate le mummie di Venzone, una serie di corpi risalenti al XIV secolo. Nel Seicento circa una quarantina di mummie venne estratta dalle tombe del Duomo: il processo di mummificazione non era dovuto ad opera umana, ma a particolari condizioni naturali del luogo. I motivi esatti per cui la mummificazione sia stata possibile non è ancora stato determinato con precisione, ma si ritiene sia dovuto a una temperatura e umidità particolarmente adatte, oltre alla consistente presenza di solfato di calcio nel terreno e, forse, di un particolare tipo di fungo idrovoro.

Duomo di Venzone
Mura e Duomo di Venzone

Le colline di San Daniele e i gusti del Friuli

Un viaggio in Friuli non può prescindere dalle gioie del palato, che in Friuli sono peraltro più economiche che in molte altre regioni d’Italia, che si parli di cibo o di buoni bicchieri.

San Daniele del Friuli, oltre a essere un borgo seduto sul cocuzzolo di una dolce collina e meritare una visita, è naturalmente la patria di uno dei prosciutti più rinomati del Paese. La cittadina offre osterie e ristoranti di tutti i livelli e per tutte le tasche per assaggiare un prodotto prodigioso e unico al mondo, mentre le persone del luogo sapranno edurvi su quale, secondo loro, sia il prosciuttificio che in quel momento offre il prodotto migliore.

Da non perdere l’abbinamento con i fantastici formaggi locali e con alcuni dei vini bianchi più pregiati d’Italia, anche se non sono da sottovalutare i vini rossi freschi e leggeri che accompagnano spesso i pasti dei friulani.

Re della cucina friulana, infine, è il frico, ricetta contadina simbolo della regione. Si tratta di una sorta di tortino con due soli ingredienti di base: patate e formaggio. Lo si può arricchire con cipolla, salsiccia, speck, ma la ricetta di base prevede solo l’unione di qualche patata, come legante, e di una ricca grattugiata di formaggio che viene fatto fondere, fino a formare una crosticina dorata all’esterno. È così pronto ad essere impiattato per far innamorare della cucina friulana qualunque ospite, come accade da innumerevoli generazioni.

Categorie
Friuli Venezia-giulia spiagge Vacanze natura Viaggi

Friuli: 5 splendide spiagge d’acqua dolce in Val d’Arzino

Trenta chilometri di meraviglia. Sono quelli percorsi dal torrente Arzino, uno dei corsi d’acqua più belli per chi ama il turismo fluviale, le spiagge d’acqua dolce e il wild swimming.

Scorre in Friuli, da sella Chiampon fino a gettarsi nel fiume Tagliamento poco a monte della stretta di Pinzano al Tagliamento. Con il suo scorrere ha scavato una valle profonda, sui cui fianchi trovano posto diversi piccoli borghi immersi nella natura montana del luogo, tra le Prealpi Carniche.

L’Arzino regala una serie di spiagge d’acqua dolce straordinarie, alternando continuamente tratti del letto del fiume in piano, dove l’acqua scorre placida, a profonde piscine naturali al cospetto di contrafforti rocciosi, e ancora a tratti più impetuosi in strette forre. La sua natura montana gli regala la sua caratteristica più bella: una trasparenza totale che regale un colore cristallino all’acqua, che poi si intensifica sempre più verso il turchese laddove aumenta la profondità del fondale.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorando il corso dell’Arzino

Gli ampi tratti placidi, con una corrente tranquilla, e le temperature calde in estate, pur trattandosi di una valle montana, lo rendono una destinazione fantastica per i pomeriggi di luglio, agosto e settembre.

Inoltre, per ampi tratti il corso dell’Arzino può essere esplorato semplicemente percorrendo il suo letto a piedi. Un’escursione divertente che permette di scoprire ogni angolo del torrente e di trovare la piscina naturale più adatta ai propri gusti. Qui di seguito, alcune delle più belle spiagge d’acqua dolce che si possono trovare in Val d’Arzino.

Sequalins, pace e relax in Val d’Arzino

Sequalins è una piccola borgata poco distante da Casiacco, risalendo il corso dell’Arzino verso monte. Qui, imboccando la via omonima all’abitato, si trova una strada sterrata che costeggia il torrente. Sulla destra, una traccia consente di scendere sulla spiaggia di sassi bianchi.

Grandi massi dove sistemarsi, pace e silenzio popolano questa tranquilla spiaggia d’acqua dolce. Un luogo riservato per godersi un torrente dal colore unico. Una piccola piscina naturale si trova ai piedi di un solitario masso bianco, mentre poco più a monte, dietro un’ansa del torrente, c’è un altro bello spot per fare il bagno.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

L’imbattibile colore dei flutti dell’Arzino

La briglia distrutta

Proseguendo lungo la strada sterrata succitata e percorrendola fino al termine, si trova un argine in cemento del torrente. Lo si percorre a piedi e si scende sul greto del torrente, trovandosi di fronte uno spettacolo che ricorda la devastante potenza della natura: in questa stretta gola la furia dell’Arzino in piena ha distrutto completamente la briglia di cemento costruita proprio per rallentare l’impeto quando il torrente si ingrossa e una massa consistente d’acqua scende verso i paesi a valle.

D’estate, però si trasforma in un luogo di divertimento e relax: una profonda piscina naturale è sorta tra i massi e le macerie, profonda abbastanza da consentire di tuffarcisi in mezzo.

Qui, spesso, i ragazzi del luogo che frequentano questa spiaggia d’acqua dolce abbelliscono il luogo con qualche elemento in più, come qualche panchina intagliata sul lato del fiume opposto a quello di arrivo, o corde da equilibrista sospese in mezzo alla polla d’acqua.

Pert, l’Arzino per tutti i gusti

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo dal lungo masso piatto

Pert, qualche chilometro più a monte di Sequalins, è uno dei luoghi più gettonati dalle famiglie in cerca di un bel posto dove fare una rilassante gita giornaliera al fiume, magari con un bel picnic.

Qui l’Arzino offre divertimento per tutti i gusti in un tratto dove il torrente scorre tranquillo e offre diversi tipi di piscina naturale. Si parcheggia da un lato e dall’altro del ponte sul torrente e, scendendo sulla grande spiaggia di ghiaia e sabbia sottostante, troverete una lunga e placida piscina naturale mediamente poco profonda che si sviluppa tra due docili rapide.

Le famiglie amano rinfrescare cocomeri, meloni e bevande nelle fredde acque dell’Arzino, mentre imbandiscono la tavola tra gli alberi al margine del corso d’acqua. L’area è attrezzata con tavoli in legno e barbecue in muratura per grigliare. I bambini, intanto, giocano senza pericoli nell’acqua bassa.

Per chi ama maggiormente la quiete e ha voglia di un tuffo dove l’acqua è più profonda, scendendo leggermente a valle, via fiume o tramite i sentieri che lo costeggiano, si raggiunge un comodo e ombroso masso piatto, ai piedi del quale un’ampia e profonda polla permette di fare qualche bracciata.

La cascatella laterale

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo spettacolo delle spiagge d’acqua dolce dell’Arzino

Risalendo ancora leggermente a monte rispetto a Pert, nei pressi della piccolissima frazione di Chiamp, si trova un altro bellissimo tratto del torrente Arzino. Un ripido sentiero scende nel bosco che nasconde alla vista le anse più affascinanti porta direttamente sul letto del corso d’acqua.

In meno di 5 minuti si raggiunge una spiaggia di sassi bianchi sul lato orografico destro del torrente e ci si trova di fronte uno scenario semplicemente spettacolare: l’Arzino assume tutte le sfumature del blu, dalle tonalità più cristalline alle tinte del cobalto dove l’acqua si fa particolarmente profonda, contrastando con il verde degli abeti e la roccia scura sull’altra sponda.

Un piccolo affluente del torrente balza giù dal fianco della montagna, con una cascatella bucolica che si apre la strada tra le rocce.

Per fare il bagno ci sono due possibilità: la prima è la lunga e profonda piscina a valle del punto nel quale siete scesi, che ha di fronte una piccola, deliziosa e comoda spiaggetta di sabbia; la seconda si trova risalendo un po’ più monte, fin dove l’Arzino si stringe in una corte e stretta, spettacolare gola: qui l’acqua è davvero profonda, ci si può arrampicare sulle pareti rocciose attorno alla piscina naturale e concedersi il più azzurro dei tuffi.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

È sempre possibile vedere il fondale, ma in realtà l’acqua è molto profonda

Cerdevol

Cerdevol, luogo che prende il nome dalla vicina borgata del paese di Pielungo, è una delle spiagge d’acqua dolce più gettonate della Val d’Arzino.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Filippo Tuccimei

Cerdevol, uno dei luoghi più belli della Val d’Arzino

Un luogo davvero sensazionale, dove grandi faraglioni di roccia bianca fanno da contorno a diverse, profonde piscine naturali di acqua azzurrissima. Tra tuffi, grandi nuotate e spiagge di sassi bianchi, si può passare una giornata di divertimento a contatto con la natura. Il luogo è racchiuso tra due forre: quella a monte, da dove arriva il torrente, è corta e, malgrado la forte corrente, la si può riuscire a risalire; quella a valle è ben più lunga ed è meglio non avventurarvisi.

Per arrivarci si deve percorrere la Strada provinciale 1, che costeggia tutto il corso dell’Arzino, fino al bivio per Pielungo. Lasciatosi questo sulla sinistra, si prosegue per poche centinaia di metri fino a trovare alcuni spiazzi dove parcheggiare. Da qui un comodo sentiero porta sul greto del torrente in circa 5 minuti.

Categorie
Curiosità Europa Lituania uccelli Vacanze natura Viaggi

Lituania, un paradiso per gli uccelli

Dal canapino acquatico alla beccaccia, fino all’aquila reale: in Lituania, dovunque guarderete, soprattutto in determinate stagioni, vedrete tantissimi magnifici esemplari di uccelli. Uno dei più piccoli gioielli d’Europa è infatti il paradiso dei birdwatcher perché possiede una ricca varietà di habitat, tra cui paludi, foreste e due dei paesaggi più mozzafiato dei Baltici: il delta del Nemunas e la penisola di Curonian, cosparsa di dune di sabbia.

La Lituania è il luogo ideale dal quale osservare la fauna ornitologica soprattutto perché è situata lungo la rotta migratoria dell’Est Baltico ed è in grado di offrire esperienze uniche e indimenticabili durante le intense migrazioni primaverili e autunnali. Dotato di un clima mite e di paesaggi diversificati, il paese è come una calamita per innumerevoli specie di uccelli, molte delle quali figurano in alto nelle liste dei desideri stilate dagli appassionati di birdwatching. Inoltre, molte specie presenti, che proprio in Lituania si riproducono regolarmente, sono considerate a rischio di estinzione come l’aquila di mare, il re di quaglie, la moretta tabaccata e il pagliarolo.

Dove fare birdwatching in Lituania

Ad attirare l’attenzione dei birdwatcher provenienti da ogni parte del mondo sono soprattutto i flussi migratori autunnali, quando milioni di uccelli lasciano i loro luoghi di riproduzione nell’emisfero settentrionale per svernare nell’Europa occidentale e meridionale, in Africa e in Asia. Questa tratta, conosciuta come Baltic Flyway, ha in Lituania una delle sue terrazze privilegiate dal quale ammirarla, ancora meglio se in compagnia di guide esperte che vi accompagneranno in questa esperienza unica.

In particolare, sono tre i luoghi privilegiati da tenere a mente per avvistare gli uccelli durante la migrazione: il Parco Nazionale di Curonian Spit, Capo Ventė e il Lago Žuvinas, non a caso conosciuto anche come il lago degli uccelli.

Parco Nazionale di Curonian Spit

Un paradiso rilassato e accessibile, oltre che uno dei più belli in cui fare birdwatching in Lituania, è il Parco Nazionale di Curonian Spit. Patrimonio UNESCO, famoso per le sue dune di sabbia, è anche il luogo perfetto dove osservare le diverse specie di uccelli interessate dal flusso migratorio grazie alle sue torri di avvistamento. Anche i non professionisti potranno divertirsi grazie alla presenza di postazioni informative ricche di informazioni e curiosità. Qui, la location ideale è soprattutto la Riserva Naturale di Nagliai, considerata la rotta più trafficata d’Europa e dove sarà possibile avvistare anche specie rare come i falchi pellegrini, i falchi dalle gambe rosse, le aquile marziali e gli storni rosei.

Parco Nazionale di Curonian Spit

Fonte: iStock

Vista aerea del Parco Nazionale di Curonian Spit

Capo Ventė

Capo Ventė conquista i professionisti e gli appassionati per il numero vertiginoso di uccelli che si possono avvistare nella sua area: ben mezzo milione ogni giorno durante l’alta stagione migratoria, che va da settembre a ottobre. Un luogo storico per gli appassionati di birdwatching: fu qui che, nel 1929, lo zoologo e biologo lituano Tadas Ivanauskas inaugurò la prima stazione di inanellamento per uccelli d’Europa. In questa zona avrete l’opportunità di avvistare diverse specie provenienti dalla Siberia e dirette a sud, come le poiane dalle zampe ruvide, e di regalarvi anche altre esperienze, come il tour in barca sul fiume Minija.

Lago Žuvinas

In fermento durante i flussi migratori è anche il Lago Žuvinas, situato all’interno di una riserva naturale. Questo è considerato soprattutto il paradiso degli uccelli acquatici e, grazie alla sua natura paludosa, rappresenta il luogo ideale dove, se si è fortunati, è possibile avvistare anche il rarissimo canapino acquatico.

Le cicogne, simbolo della Lituania

Di uccelli, in Lituania, se ne possono avvistare tantissimi, ma solo uno è considerato il vero simbolo del paese: l’elegante cicogna. Non una cicogna qualunque, bensì quella bianca, in quanto questo territorio ospita la più alta densità conosciuta al mondo, a dispetto di un drastico calo registrato nelle altre aree d’Europa. Secondo una ricerca, sono presenti 13.000 coppie nidificanti nelle aree agricole e in prossimità delle zone umide.

La Lituania offre l’habitat perfetto alla cicogna perché vanta foreste umide e terreni agricoli perfetti per le sue necessità. Il periodo ideale per avvistarla è sicuramente la primavera, in concomitanza con il ritorno di questa specie dalla migrazione invernale in Africa, dove ripartono intorno alla metà di agosto seguendo la rotta che dall’Est Europa e la Turchia porta fino alla Penisola araba. L’inverno della Lituania, infatti, è troppo rigido per la cicogna che oltre a preferire i luoghi caldi, non vola mai sopra il mare: in virtù della sua conformazione fisica e all’ampiezza delle ali, durante la rotta migratoria seguirà un percorso che la conduce sopra diversi paesi come Israele, la Siria e il Libano.

Nei mesi compresi tra maggio e agosto, invece, gli appassionati potranno ammirare questi animali nella loro quotidianità. Oltre ai corsi dei fiumi principali, i punti privilegiati per osservare le cicogne sono la foresta di Uzulenis (a pochi chilometri da Vilnius) e la foresta di Punia, a sud di Kaunas.

Cicogna bianca

Fonte: iStock

Un esemplare di cicogna bianca
Categorie
vacanza natura Vacanze natura Viaggi

Friuli: la Cascata Plera è un gioiello della Carnia

Non è rimasto molto di antico a Invillino, uno dei borghi più vecchi della Carnia.

Il terremoto del 1976 ha distrutto quasi tutto, e quasi tutto è stato ricostruito. Ma se l’architettura umana ha dovuto pagare dazio, le antichità della natura hanno resistito alla prova del tempo.

Basta guardare vicino al centro del paese, nel letto del Tagliamento, che scorre in continuo mutamento dalla notte dei tempi, convogliando tutte le acque dei tanti torrenti che scendono dalle valli laterali della Carnia.

E proprio oltre il ponte sul fiume, vegliato da una piccola chiesetta arroccata su uno sperone di roccia, si trova il sentiero che porta alla Cascata Plera.

Cascata Plera Friuli Carnia

Fonte: Lorenzo Calamai

Tutta la bellezza dell’imponente Cascata Plera

Si tratta di un imponente, magnifico salto. Una vera e propria architettura naturale costruita nel corso dei millenni dall’azione erosiva delle cristalline acque dell’omonimo Rio Plera, nient’altro che un torrentello di montagna che si getta nel Tagliamento, che qui si assume presunzioni aristocratiche dando grande mostra di sé attraverso la cascata.

Nascosta agli occhi dei più, la Cascata Plera è un luogo di pellegrinaggio per gli amanti dell’acqua dolce, del relax, dello stare a contatto con la natura. Un’area per il picnic, con tanto di griglia in muratura, sorge a margine dell’anfiteatro naturale dove si trova il salto. La meta ideale, insomma, per un gita fuori porta in estate, un rifugio contro il solleone e la canicola.

Come arrivare alla Cascata Plera

La Cascata Plera si trova nei pressi di Villa Santina, comune in provincia di Udine di cui il succitato borgo di Invillino fa parte a livello amministrativo.

Siamo in Carnia, la regione montana che occupa la propaggine nord-occidentale del Friuli. Tolmezzo ne è il centro più importante ed anche il crocevia per raggiungere pressoché ogni località, una sorta di portale sulle rive del fiume Tagliamento.

Per raggiungere la Cascata Plera si deve passare proprio da Tolmezzo e proseguire verso ovest lungo la Strada statale 52. Prima di raggiungere l’abitato di Villa Santina, si oltrepassa il Tagliamento nei pressi della Madonna del Ponte, la piccola chiesa lambita dal greto del Tagliamento citata poco sopra.

Cascata Plera Friuli Carnia

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata si scorge da lontano

Passato il fiume, a metà del primo tornante compiuto successivamente dalla strada, si apre sulla destra della sede stradale un ampio sentiero sterrato, ma carreggiabile.  Una volta imboccato, in circa 500 metri si trova un ampio spiazzo dove si può parcheggiare l’auto.

Da qui, prima di imboccare il sentiero per la cascata, possibile minima deviazione: seguendo una traccia contrassegnata dal cartello MTB, dunque frequentata dagli appassionati di mountain bike, e mantenendo la sinistra si accede in appena qualche centinaio di metri di cammino ad un punto panoramico con vista sulla confluenza tra Rio Plera e Tagliamento e sul maestoso letto di quest’ultimo, che si espande verso le cime delle montagne carniche.

Dal parcheggio il sentiero prosegue per circa 15 minuti in leggera discesa, accessibile a tutti. Una piacevole passeggiata in una strada ampia, tra tratti in ombra e altri esposti al solo. Quando si incontra un’area attrezzata con tavolo da picnic e barbecue in muratura sulla destra, si prosegue ancora dritto per poche centinaia di metri per arrivare alla cascata.

L’imponente salto si vede da lontano: l’acqua resa bianca dalla velocità con cui scende sbatte sulla roccia scura all’interno di una sorta di anfiteatro naturale. Un ponticello in legno consente di attraversare il Rio Plera, le cui modeste dimensioni contrastano in maniera eclatante con quelle della cascata da cui provengono. Sono tre i colori che dominano la scena: il verde intenso della rigogliosa vegetazione che ricopre ogni angolo; l’azzurro quasi elettrico della polla di acqua purissima che si è formata ai piedi della cascata; il grigio scuro delle rocce che contornano la stessa e che fanno da piccola spiaggia, tormentata dalle piccole gocce di acqua nebulizzata dallo scroscio.

Cascata Plera Friuli Carnia

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo nella fredda polla

L’imperioso salto della cascata comporta che la polla che si crea ai suoi piedi sia in ombra per la maggior parte del giorno, in particolare nel pomeriggio, con il sole che si rintana dietro il costone del colle soprastante. L’acqua è molto fredda, tanto da indurre la maggior parte dei visitatori a desistere dal bagno, ma assai rigenerante. I più abili possono arrampicarsi per qualche metro sul lato destro della cascata per effettuare un tuffo. Dopo il bagno, lo spazio migliore per passare un po’ di tempo in relax è nei pressi dell’area attrezzata che si incontro in precedenza della cascata, sulle rive del Rio Plera.

Al di là dell’opportunità del wild swimming alla Cascata Plera si è al cospetto di un vero e proprio gigante: un titano d’acqua, roccia e foglie, che canta una antichissima, melodiosa canzone che si ode nel fragore del suo infinito cadere.

Il Vallo Alpino del Littorio

Nei dintorni dello spiazzo che funge da parcheggio per la visita alla Cascata Plera, in corrispondenza del succitato punto panoramico, si nota che la zona è disseminata di bunker e di altri edifici bellici nascosti tra la vegetazione e le rocce.

Si tratta di strutture realizzate nella seconda metà degli Anni Trenta al fine di costituire quello che l’Italia fascista battezzò il Vallo Alpino del Littorio, ovvero un sistema difensivo organizzato tramite una imponente serie di fortificazioni volte a salvaguardare le linee di confine con i paesi vicini. D’altra parte il confine con l’Austria si trova soltanto a qualche decina di chilometri di distanza.

Sulla destra orografica del Tagliamento, fra gli abitati di Preone e Verzegnis, passando per Villa Santina, si trovano tantissimi edifici di questo tipo. Un articolato sistema posto a difesa del corso del fiume e delle valli corrispondenti.

Quelle presenti nei pressi del Rio Plera, alla confluenza proprio con il Tagliamento, sono bunker per artiglieria dotati di tre piani, che scendono fino a 30 metri sotto il livello del terreno, da cui affiorano solamente le casematte.

Costruite e attrezzate con gran dispendio di risorse e con gran profusione di energie ingegneristiche, queste strutture non furono praticamente mai al centro dell’azione durante la Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte fu abbandonata nel corso degli Anni Cinquanta ed è oggi in disuso e in rovina, ad eccezion fatta di qualche ambiente recuperato a fini espositivi e museali.

 

Categorie
boschi cascate Umbria vacanza natura Vacanze natura Viaggi viaggiare

All’ombra in Umbria: cascate e piscine naturali tra i boschi del centro Italia

No, non è così: la parola ombra, derivata dal latino umbra, non sta all’origine del nome della regione Umbria né del popolo degli Umbri che l’abitava in tempi remoti. Eppure il motivo di tale equivoco non è difficile da immaginare: i dolci rilievi collinari che animano il profilo morfologico della regione sono coperti di verdi e fitti boschi del cui riparo si può giovare il viaggiatore che ci si trovi a passare.

Non solo il viaggiatore, ma anche chi va alla ricerca di cascate, polle e piscine naturali d’acqua dolce può bearsi della frescura delle ombre umbre, scoprendo paesaggi unici e piccoli tesori rimasti nascosti al riparo delle chiome degli alberi.

L’Umbria è attraversata, d’altra parte, da alcuni dei fiumi più lunghi d’Italia. Il Tevere nasce in Emilia-Romagna, attraversa il territorio umbro e finisce, come noto, nel Lazio. Il Chiascio, il Nera, il Topino, il Nestore sono altri corsi d’acqua che superano tutti i cinquanta chilometri di percorrenza. Tuttavia questo non significa che l’Umbria rurale offra una gran quantità di luoghi adatti al wild swimming, anzi.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Acque cristalline e purissime tra le colline dell’Umbria

Alcuni di questi fiumi hanno letto ampio e passano attraverso un ampio numero di cittadine, altri hanno corsi impetuosi, con forti correnti che li rendono più adatti agli sport acquatici come il kayak che non a un semplice tuffo rinfrescante.

Insomma: per trovare il luogo giusto per una gita estiva al fiume, dove potersi godere la fresca ombra dei boschi, incontrare un contesto naturale magico e godersi qualche bracciata in acqua dolce bisogna sapersi orientare. Ecco quindi un piccolo compendio di spot ideali per un picnic in riva al fiume.

Il Laghetto incantato di Assisi

Nel periodo estivo buona parte dei venti chilometri occupati dal corso del torrente Tescio, affluente del fiume Chiascio, rimangono in secca.

Lo si vede poco lontano da Assisi, nei pressi di Santa Maria degli Angeli, o anche a Pian della Pieve, dove una maestosa e spettacolare cascata si asciuga ben presto, trasformandosi in una sorta di grosso fossile inerme.

C’è però un luogo dove il Tescio non subisce le paturnie meteorologiche dell’estate, un laghetto incantato circondato da un’atmosfera magica, nascosto tra i boschi che popolano il Parco del monte Subasio.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

L’atmosfera speciale del Laghetto incantato

Per raggiungerlo si deve lasciare Assisi in direzione del già citato abitato di Pian della Pieve, superarlo e imboccare la strada per Santa Maria di Lignano. Il fondo stradale diventa sterrato, ma ben tenuto. Proseguite per ca 2,5 km fino ad incrociare un cartello che indica una strada che scende verso destra e si dirige al B&B La Zuppa Inglese. Non svoltate, ma proseguite per qualche decina di metri: troverete uno spiazzo dove lasciare la vostra auto. Il luogo dal quale si scende al fiume dista circa 9 km dal centro di Assisi ed è un ottimo percorso da fare anche in bicicletta, con una mountain bike o una bici gravel.

Dal luogo di arrivo descritto, tornate a piedi sulla strada percorsa e scendete stavolta verso il bed and breakfast. Dopo un tornante troverete il cancello che dà accesso alla tenuta della struttura, ma anche un guado per attraversare il corso del Tescio e imboccare un breve sentiero che in meno di 5 minuti vi porterà ad un’ampia radura in mezzo al bosco che dà diretto accesso alla cascata e al magico laghetto sottostante.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Il laghetto incantato sul Tescio

Il sole filtra dalle chiome degli alberi, baluginando sull’azzurro specchio del laghetto alla base della cascata, con giochi di luce abbaglianti. Il contesto riparato e nascosto isola completamente dalla vicina strada bianca, il tronco ritorto di un albero offre un trampolino ideale per un tuffo.
La piscina non è profondissima, e la quantità d’acqua dipende dal momento della stagione, ma offre sempre la possibilità di un bagno rinfrescante.

I Borgoni del Torrente Sorre

Un angolo per il wild swimming davvero selvaggio e davvero nascosto: i Borgoni di Castel di Fiori, minuscolo borgo medievale perso nella campagna umbra, nei pressi di Fabro, altro bel borgo noto ai più principalmente per l’omonima uscita autostradale della A1.

Da Fabro si deve percorrere la Strada provinciale 52 in direzione di Parrano, fino a raggiungere il bivio verso sinistra che porta a Castel di Fiori. Questa seconda strada diventa a tratti bianca e va seguita per ca 5 chilometri. Prima di giungere al borgo, si nota un ampio sentiero che scende sulla sinistra. Qui va lasciata l’auto per poi proseguire a piedi.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Un colore dell’acqua davvero speciale

Il percorso per arrivare fino alle cascate, chiamate Borgoni dai locali, non è particolarmente segnalato, ma con un po’ di senso dell’orientamento non è difficile riuscire a scendere verso il fiume. All’inizio del sentiero si segue una comoda carrabile fino ad incrociare dei cartelli in legno che indicano la via per i fossi e le natural pools, come c’è scritto, inoltrandosi nel bosco. Dopo poche decine di metri è necessario imboccare una deviazione verso destra che scende scoscesa fino al letto del fiume. In alternativa potete digitare le seguenti coordinate su una app per smartphone con mappe e GPS per trovare la destinazione: 42.904510, 12.100610.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Indicazioni poliglotte per i Borgoni

Una volta arrivati potrete trovare due diversi spot molto vicini. Una piccola piscina naturale piuttosto profonda animata da una piccola cascatella. Pochi metri più lontano si trova una spettacolare cascata dal colore dell’acqua davvero particolare, quasi brillante malgrado l’ombra del bosco. Viene alimentata da una vicina fonte, con le acque che poi confluiscono nel torrente Sorre. Tutto intorno ci sono vasche, piscinette e cascatelle molto belle, anche se meno interessanti e non adatte al bagno perché troppo piccole e con alberi e arbusti all’interno.

Il Sasso sul Torrente Soara

Nei pressi di Città di Castello il torrente Soara ha scavato una serie di piccole piscine dove trovare refrigerio dal sole estivo. Si trovano a circa 5 chilometri dal centro cittadino, facilmente raggiungibili anche in bicicletta, nei pressi del bar ristorante il Sasso.

Il torrente Soara ha scavato in questo punto tante piccole piscine naturali adiacenti alla strada provinciale. Un luogo di relax frequentato anche i residenti della zona e che si divide in una prima zona, vicino ad un curato prato verde, totalmente investita dal sole, e una seconda parte poco più a valle, nei pressi di una cascatella, dove invece il torrente entra in una zona boschiva e sempre all’ombra.

Vicino al praticello, l’acqua scorre tranquilla, piuttosto bassa, ma immediatamente a valle costituisce delle comode vasche dove fare qualche bracciata e rinfrescarsi dal caldo sole estivo. Sui massi piatti in riva al fiume le persone prendono il sole, o si siedono sul basso fondale di alcune piscine naturali godendosi la rinfrescante temperatura delle acque del Soara.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta delle piscine naturali del Soara

Anche nella parte ombreggiata ci sono un paio di belle piscine, compresa una dalla forma di una vasca da bagno e un’ultima cascatella che forma un’ampia polla fra le fronde. Per chi desidera ulteriore privacy, scendendo lungo il corso del torrente per qualche decina di metri ancora, passando attraverso il letto dello stesso, si raggiunge una spiaggetta di sassolini bianchi completamente in ombra dove potersi sistemare.

Categorie
itinerari culturali lago Sicilia vacanza natura Vacanze natura Viaggi

Sicilia, natura e storia: Noto Antica e la Cava Carosello

Un torrente con acque fresche e cristalline, alcune piscine naturali di diversa profondità dove tuffarsi. Attraverso i ruderi di un’antica e gloriosa città siciliana passa il sentiero che scende fino al corso d’acqua, passa per un ombroso bosco verde e rigoglioso, fino a tornare al sole sulle rive di un grande laghetto sotto un costone di roccia, che invita a tuffarsi nel suo specchio d’acqua.

È uno dei tesori nascosti della Sicilia orientale: l’ascesa alle rovine di Noto Antica e la conseguente discesa sulle sponde del fiume Asinaro, fino a raggiungere Cava Carosello, il laghetto di cui sopra.

La Val di Noto e i dintorni sono infatti una terra imprevedibilmente tempestata di piccole meraviglie naturali d’acqua dolce. Non solo: colpisce il numero di luoghi che riescono a unire la bellezza della natura al fascino dello scorrere del tempo e del passaggio della storia.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

L’acqua cristallina del fiume Asinaro, a Cava Carosello

Come nel caso della preistorica necropoli di Pantalica, che sorge nelle pareti rocciose che sovrastano due splendidi e incontaminati corsi d’acqua, o di Cavagrande del Cassibile, uno dei luoghi di riferimento per il wild swimming in Sicilia dove si possono parimenti trovare le tracce del passaggio della Storia, i laghetti di Noto Antica riescono ad abbinare un attrattiva archeologica al bisogno altrettanto preistorico di gettarsi nelle fresche acque di un torrente quando le giornate estive raggiungono il proprio apice di calore.

A differenza degli altri casi succitati, però, Noto Antica porta sì i segni di insediamenti risalenti a qualche millennio fa, ma la fanno da padrone principalmente i resti della città medioevale e cinquecentesca, distrutta poi da uno dei più grandi terremoti che la storia d’Italia ricordi.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

La splendida valle su cui si affaccia Noto Antica e la Cava Carosello

Noto Antica: ascesa e caduta di una città

L’11 gennaio del 1693 un terremoto di magnitudo 7,5, con epicentro al largo del golfo di Augusta, colpì la costa orientale della Sicilia, distruggendo oltre 45 centri abitati.

Fra questi c’era la città di Netum, l’antica Noto, poi ricostruita più a valle nel gioiello barocco che ancora oggi incanta centinaia di turisti che visitano la cittadina ogni anno.

Circondata da alte mura e seduta sulla vetta del monte Alveria, Noto antica era stata uno dei principali centri culturali, militari ed economici della Sicilia sud-orientale a partire dai tempi dei Romani e per tutto il medioevo.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Una riproduzione di Noto Antica al momento del terremoto

Sotto la dominazione araba, a partire dal X secolo, la Sicilia viene divisa in tre sezioni, o valli, e a Noto viene affidato il ruolo di capovalle, la città preposta al controllo amministrativo del territorio. In epoca normanna la città fiorisce architettonicamente con la costruzione di un poderoso castello e di numerose chiese. Nel Quattrocento il sovrano aragonese Ferdinando il Cattolico insignisce Noto del titolo di Civitas ingeniosa per la sua laboriosità e inventiva nei campi commerciale e architettonico.

Noto antica si trova a una ventina di minuti di auto dalla Noto odierna. Percorrete la Strada statale 287 che porta verso Palazzolo Acreide e svoltate a sinistra in corrispondenza delle indicazioni per Noto antica. La strada sale rapida e stretta in un panorama classicamente siciliano, tra rocce bianche e piccoli alberi, fino a quando un imponente bastione ancora in piedi non vi segnalerà di essere arrivati a destinazione. A margine della costruzione, c’è un ampio parcheggio dov’è possibile lasciare l’auto.

Un grande e scenografico portale rappresenta il varco d’ingresso all’area dei ruderi di Noto Antica. Un’iscrizione in latino attira l’attenzione: numquam vi capta, questa città non fu mai presa con la forza. Ed effettivamente solo il terremoto riuscì a sconfiggerla.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Il portale di Noto Antica

L’area coinvolta è veramente ampia. D’altra parte si calcola che al momento del sisma che la spazzò via, Noto contasse poco meno di 15mila edifici tra case, palazzi, chiese e quant’altro. Il suo impianto medievale, fatto di stretti vicoli tortuosi e senza un particolare piano urbanistico, convinse allora all’abbandono della cittadina piuttosto che alla sua ricostruzione.

Seguendo la mappa dell’antica città, presente su alcuni pannelli informativi, si possono esplorare i resti di numerose chiese, come la Chiesa del Carmine e la Chiesa dei Gesuiti. Nei pressi della Chiesa del Carmine, peraltro, si possono trovare alcuni resti di epoca greca, quando l’insediamento di Noto era già rilevante. In particolare si tratta di resti di monumenti dedicati al culto degli eroi.

L’edicola votiva costruita dopo il terremoto si trova là dove un tempo sorgeva la Piazza Maggiore di Noto, mentre si possono ancora indovinare le strutture e le suddivisioni degli ambienti dei palazzi gentilizi delle famiglie Landolina e Belludia.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Resti delle fortificazioni di Noto Antica

Le mura e il castello sono fra gli edifici più riconoscibili, con il torrione rotondo del mastio che svetta con i suoi piccoli mattoni bianchi contro il cielo azzurro sulla vetta del monte Alveria.

Una passeggiata tra le rovine di Noto antica è un’immersione nel passato, uno stimolo all’immaginazione per rivedere nella strada sterrata che attraversa i ruderi quella che era una città fiorente, spezzata tutta d’un tratto da uno degli eventi più catastrofici che abbiano coinvolto questo territorio di particolare bellezza, come peraltro è testimoniato dagli affacci sulla vallata circostante.

I Laghetti di Noto Antica e Cava Carosello

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Cava Carosello è una delle perle del wild swimming in Sicilia

Dietro all’edicola votiva posta in quella che fu Piazza Maggiore, si apre un sentiero che scende dalla pianoro su cui permangono i resti di Noto antica e scende verso il basso, con le indicazioni per le antiche concerie medievali, una delle industrie più fiorenti della città.

È la strada che conduce al fiume Asinaro, una discesa scavata nella roccia bianca e calcarea che contraddistingue il territorio. Scendendo si incrociano le antiche concerie di origine araba e i ruderi degli antichi mulini che, attraverso un sistema di condotte, sfruttavano la forza idraulica del corso d’acqua.

In circa 30 minuti di camminata si raggiunge il bosco che costeggia il fiume, estremamente rigoglioso, quasi pluviale. Nelle immediate vicinanze della fine della parte in pietra del sentiero si trova un bellissimo laghetto, animato da una cascatella, dove le acque cristalline dell’Asinaro fanno bella mostra di sé.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Non si resiste al richiamo di un tuffo nelle acque cristalline di Noto antica

Una piscina naturale invitante, dove sostare sulle rive in terra battuta e su alcuni massi e rinfrescarsi dalla prima parte della camminata con un tuffo rigenerante. Per i locali le cave sono queste tipiche gole scavate dai fiumi, in fondo alle quali si possono ancora oggi trovare testimonianze del tempo passato o splendidi paesaggi naturalistici come quello di Cava Carosello, com’è chiamata questa.

Proseguendo lungo il sentiero si costeggia il corso d’acqua per diverse centinaia di metri, addentrandosi nella vegetazione fitta e verde, fino a quando, con un ultimo ripido passaggio, non si torna a riaffacciarsi al sole in corrispondenza di una splendida marmitta di acqua freschissima e pura.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Cava Carosello, il laghetto pensile

È l’uruvu tunnu, il laghetto tondo, la destinazione finale dell’escursione: un cerchio quasi perfetto dove l’acqua si tuffa da due morbide cascatelle e genera una piscina naturale splendida, alla quale è impossibile resistere. Dopo aver fatto un tuffo, galleggiando nelle trasparentissime acque del fiume, potrete godervi la splendida vista sulla valle circostante. Il laghetto offre infatti una meravigliosa visuale sulle circostanze, visto che oltre l’ampio cordolo di roccia che lo costeggia si apre un salto di oltre 40 metri, dove si infilano le acque dell’Asinaro gettandosi verso l’infinito e oltre.

Categorie
cascate lago lusso piscine Vacanze natura Viaggi

Cascate, piscine e perfino laghi: dove fare il bagno nel fiume Magra

Il fiume Magra, corso d’acqua che parte lo Genovese dal Toscano, per dirla con Dante Alighieri: settanta chilometri di percorso dall’Appennino Toscoemiliano fino al Mar Ligure, antico confine romano al di sotto del quale gli abitanti godevano della cittadinanza di quello che sarebbe diventato un secolo più tardi l’impero, nell’Ottocento terreno di scontro delle truppe napoleoniche e britanniche e oggi raccontato in alcune delle opere di Maurizio Maggiani.

Un fiume importante per i tanti paesi e le città che attraversa, ma un fiume che riserva il meglio di sé per gli avventurosi viaggiatori che trovano la voglia di esplorare le sue anse più recondite, nascoste là dove il corso è ancor giovane, dove le acque hanno da poco lasciato i pendii del monte Borgognone e del monte Tavola.

Cascate, piscine naturali e perfino un lago, in qualche modo: sono questi i tesori che offre lo scrigno del Magra nella sua prima parte, a monte rispetto alla cittadina di Pontremoli, il centro più importante della Lunigiana.

Fiume Magra piscine naturali
L’eloquente cartello sul ponte di Groppodalosio

Il Piscio di Pracchiola

Pracchiola è un minuscolo abitato della Valdantena, la zona collinare a nord-est del territorio del comune di Pontremoli, il cui nome deriva probabilmente dall’antico nome etrusco del fiume Magra.

È l’ultimo borgo che si trova sulla strada che da valle risale il corso d’acqua e poi raggiunge il Passo del Cirone, che separa la provincia di Massa da quella di Parma. In corrispondenza di Pracchiola la Strada provinciale 108 smette di seguire il corso del fiume, che lambisce la frazione nel suo lato occidentale.

Risalire il corso del Magra è invece l’obiettivo dell’esplorazione: si può lasciare l’auto nel parcheggio di Pracchiola, attraversare l’unica strada lastricata del paese a piedi e inoltrarsi nel bosco seguendo l’artigianale indicazione su un cartello di legno che dice: cascata.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Tutta la forza dell’imponente cascata di Pracchiola

In circa mezz’ora di escursione nel bosco si raggiunge il salto noto come il Piscio di Pracchiola, un’imponente parete rocciosa dal quale il Magra, che nasce appena qualche chilometro più su, si getta per circa 30 metri con grande fragore, sbatacchiandosi nello stretto cunicolo scavato nella roccia e generando un’ampia polla ai suoi piedi.

La cascata è destinazione di tanti visitatori ed è uno spettacolo della natura imperdibile in tutte le stagione, ma diventa poi una stuzzicante meta per i giorni più caldi dell’estate: l’acqua della piscina naturale è molto fredda e un tuffo proprio sotto la cascata un must per i più coraggiosi.

Il Ponte della Colombaia

Nei pressi di Pracchiola si trova un’altra sensazionale destinazione per gli amanti dell’acqua dolce e del wild swimming: il Ponte della Colombaia. Arrivando da valle nel piccolo abitato, ci si accorgerà di passare su un cavalcavia che permette di attraversare il corso del fiume.

Poco sotto il cavalcavia si trova in realtà un ben più vecchio e scenografico ponte, risalente al Quattrocento e ristrutturato recentemente, il quale a sua volta sorveglia una bella zona di piscine naturali dall’acqua cristallina, con grandi massi piatti ai bordi che lo rendono un luogo ideale per un picnic fuori porta.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

II ponte della Colombaia risale al XV secolo

Alle piscine naturali si accede percorrendo un breve sentiero che parte poco più a valle rispetto al cavalcavia, in concomitanza di uno spiazzo sterrato sulla destra della sede stradale.

È uno spot che garantisce ampia ombreggiatura, grazie alla boscaglia circostante, mentre le piscine naturali sono al sole nelle ore centrali della giornata. Non sono profondissime, si tocca quasi in ogni punto della polla, ma si riesce comunque a fare un bagno rinfrescante.

Le Piagnare

Scendendo insieme al Magra verso valle, ci si sposta nel paese di Casalina, altra caratteristica borgata del pontremolese, con splendide case in pietra a vista e i tipici tetti coperti di piagne, lastre di arenaria disposte in triplice strato per proteggere dalla pioggia.

Proprio dal nome di queste particolari tegole scure deriva quello delle Piagnare, una delle zone in assoluto più belle della Lunigiana per il wild swimming: e sì che ce n’è, di concorrenza.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Arrivo alle Piagnare, una delle spiagge d’acqua dolce più belle sul fiume Magra

A Casalina, scendendo lungo la strada asfaltata che collega con le frazioni di Barcola e Previdè, su un tornante della strada verso sinistra si trova su un lato della strada un cancello per il bestiame. Aperto quello si accede a un breve sentiero che in due minuti porta alle Piagnare.

Qui il colpo d’occhio è subito splendido: un enorme masso ostruisce il corso del Magra un centinaio di metri più a monte; il fiume gli scorre attorno e si stringe ai piedi di una ripidissima parete grigio-nera d’arenaria, per poi gettarsi con una cascatella in una ampia e profonda piscina naturale dai colori elettrizzanti; un ampio masso quadrato e piatto all’ombra di alcuni alberi. Un vero e proprio paradiso.

Gli audaci potranno anche risalire il corso del Magra con un piccolo percorso di light canyoning fino a raggiungere il ponte di Groppodalosio, un affascinante ponte in pietra dal quale ammirare la vista dell’omonima borgata sovrastante, peraltro facilmente raggiungibile da un sentiero che collega il paese al ponte.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Il ponte di Groppodalosio: da qui, peraltro, passa la via Francigena

Il Pallino

Immediatamente a valle della succitata zona delle Piagnare si trova il Pallino, una bella cascata ai cui piedi si è creata una splendida polla d’acqua cristallina.

Dalla cima della cascata i giovani di Previdè, di Barcola e di Casalina amano tuffarsi nelle profondità del corso d’acqua, in un contesto davvero bello e senza sostanziali pericoli: è facilissimo arrampicarsi dalla base della cascata fin sopra la medesima.

Intorno alla polla la boscaglia crea una piacevole ombra, dove trovare riparo dalle grinfie del solleone, e si può anche sistemarsi sugli ampi lastroni di roccia a monte del salto.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

La bella cascata del Pallino

Il Lago Scaiè

Lo chiamano lago, ma un lago non è.

Ancora più a valle rispetto a Pracchiola e a Previdè, nei pressi della località Molinello, il Magra si apre in un’ampia polla che i locali hanno preso a chiamare lago (Scagliolo o Scaiè) ed è una delle destinazioni balneari più gettonate della vallata, anche per l’ampia offerta del posto.

Un po’ più a monte dell’ampia piscina un tratto di acqua bassa e una spiaggetta di sassolini sono un luogo ideale per un picnic adatto anche alle famiglie con bambini piccoli. Più a valle ci si può sistemare in un’ampia zona ombreggiata di rocce piatte un paio di metri più in alto rispetto al corso del fiume: una zona per godersi il fresco ma anche per prodursi in un acrobatico tuffo nella profonda piscina sottostante. Per gli amanti della tintarella ampie zone di rocce comode per sdraiarsi si trovano sull’altra sponda, facilmente accessibile tramite guado, senza dover passare dalla zona più profonda del lago.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Impossibile resistere alla tentazione di un tuffo

Impossibile resistere al richiamo delle fresche e dolci acque del Magra, così azzurre e al tempo stesso cristalline, talmente trasparenti che anche nei punti più profondi si può vedere senza problemi il fondale.

La Serra di Mignegno

Lasciando la Valdantena e avvicinandosi a Pontremoli, vicino al cimitero di Mignegno si trova l’omonima Serra, fusione perfetta di natura e intervento dell’uomo.

Due grandi briglie di contenimento della forza del fiume Magra servono a creare due grandissime polle di acqua azzurra e fresca in un punto dove il corso d’acqua ha aumentato la sua portata e anche in estate rovescia da un lato all’altro del salto tutto il suo carico.

Per raggiungerle si deve obbligatoriamente camminare per un breve tratto nel letto del Magra. Dopo il ponte sulla Magriola della Strada statale 62, si gira bruscamente a destra in via Mignegno, che porta verso il cimitero. Dopo qualche decina di metri si tiene la destra al bivio e si prosegue fin quando la strada consente. Dal termine della strada si scende sul letto del fiume e si risale per circa 10 minuti, fino a raggiungere i due bei tonfi.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Il doppio salto della Serra di Mignegno

La Serra di Mignegno è quindi in realtà un doppio salto con una doppia piscina dove potersi tuffare e fare il bagno. La cascata più a monte è un po’ più alta ed è sfruttata soprattutto per tuffarsi, mentre la seconda è più bassa, con un laghetto più ampio adatto anche a qualche bracciata, e ha ai suoi margini un’ampia spiaggia di piccoli ciottoli bianchi dove potersi sistemare.

Categorie
Lucca Pistoia vacanza natura Vacanze natura Viaggi viaggiare

Val di Lima: le spiagge di fiume più belle tra Pistoia e Lucca

La Lima è un torrente che nasce esattamente a mille metri d’altitudine, nei pressi del passo dell’Abetone che divide la Toscana dall’Emilia Romagna e la provincia di Pistoia da quella di Modena.

Corso d’acqua di notevole portata, la Lima scende in maniera impetuosa fino all’omonima frazione del comune di San Marcello Piteglio. Qui il suo corso devia verso occidente, entra nel territorio della provincia di Lucca e disegna una valle stretta tra le colline, i cui fianchi sono punteggiati di piccoli borghi.

La Val di Lima è una delle destinazioni principali in Toscana per gli amanti dell’acqua dolce e del wild swimming: tra San Marcello Piteglio e Bagni di Lucca sono innumerevoli le spiagge di ciottoli levigati dalla cristallina acqua del torrente e le pozze profonde dove potersi tuffare, fra cui spicca il canyon delle Strette di Cocciglia, una gola di alte pareti rocciose scavate dalle acque, che vi scorrono assumendo colori straordinari.

Fonte: Lorenzo Calamai

Golose indicazioni

Ponte di Castruccio

Dal paese di Popiglio, non lontano da San Marcello Piteglio, un comodo percorso in discesa, fatto prima da una strada lastricata che poi si trasforma in un sentiero nel bosco, scende verso il Ponte di Castruccio e l’Agriturismo le Dogane, percorrendo un tratto del Cammino di San Bartolomeo.

Dopo solo una decina di minuti di discesa, si raggiunge l’antico ponte a schiena d’asino sul torrente Lima.

Il Ponte di Castruccio, costituito da una sola arcata a tutto sesto, resiste da più di 700 anni sulle rive della Lima, confine medioevale fra Lucca e Pistoia. Prende il nome da chi volle la sua costruzione, Castruccio Castracani, leggendario condottiero lucchese a cavallo fra Duecento e Trecento, capace di mettere in scacco l’ascesa della potenza regionale fiorentina alla guida delle fazioni ghibelline di Lucca, Pisa e Pistoia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Ponte di Castruccio Castracani in Val di Lima: un tempo era dogana tra Lucca e Pistoia

Prima del ponte, sulla sinistra, una traccia consente di scendere sull’ampia spiaggia di sassi: sotto il ponte l’acqua si fa più profonda, dando vita a una bella piscina naturale. Dall’altra parte del fiume l’Agriturismo le Dogane, una volta vera e propria dogana di confine fra le due rive della Lima, dove potrete rifocillarvi o fare un spuntino.

Ponte di Casoli

La Strada statale 12 porta da Popiglio verso Bagni di Lucca. Percorrendola in direzione della cittadina termale dove la Lima si getta nel più imponente Serchio, in un lungo rettilineo si incrocia una indicazione verso il paese di Casoli, peraltro delizioso borgo montano che merita assolutamente una visita.

Per chi è in caccia di piscine naturali d’acqua dolce, però, l’attrazione è il ponte sulla Lima che si imbocca subito dopo aver seguito l’indicazione. Un sentiero sulla sponda opposta alla statale porta rapidamente nel letto del torrente.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una piscina naturale profondissima all’ombra del Ponte di Casoli

Qui un’ampia distesa di ciottoli bianchissimi sulle sponde di un tratto tranquillo del torrente offre lo spazio per sistemarsi, mentre poco più a valle, prima dell’arco del ponte, una gigantesca, profondissima piscina naturale richiama i bagnanti.

Un luogo ideale per una gita estiva, che offre divertimento, relax e azione per tutti i gusti, per i più grandi e per i più piccini, per chi è in cerca di riposo a contatto con la natura e per chi invece vuole provare il brivido del tuffo in acqua dolce.

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia a monte del Ponte di Casoli, sulle sponde della Lima

Strette di Cocciglia

Seguendo il tracciato della Strada statale 12 che costeggia il corso della Lima, si raggiunge l’abitato di Scesta. Dopo aver parcheggiato negli appositi spazi pubblici, seppur contrassegnati dalle insegne del Canyon Park, si prosegue a piedi nel senso contrario a quello di provenienza lungo la SS12 fino alla prima curva a sinistra: qui si apre un sentiero lastricato sulla destra che passa nei pressi di un piccolo oratorio abbandonato.

Si oltrepassa quindi un ponte in pietra che passa sopra le sponde rocciose delle Strette di Cocciglia, un piccolo capolavoro della natura: una forra immersa nel bosco dove il fiume scorre raggiungendo grandissime profondità, con le sue acque che assumono tutte le tonalità dell’azzurro, del celeste e del blu.

Qui è nato da oramai da anni il Canyon Park, un parco avventura che offre un’ampia varietà di attività outdoor. Da una parte ha reso le Strette di Cocciglia un luogo meno selvaggio e più frequentato, dall’altra ha democratizzato l’accesso alla meraviglia naturale attraverso l’uso dei SUP, delle canoe e di altre attrazioni.

Tuttavia il parco non impedisce a chi eventualmente volesse semplicemente esplorare le strette di accedervi liberamente: seguendo il sentiero che parte dal succitato ponte, si arriva in pochi minuti alla spiaggia di ciottoli bianchi all’imbocco del canyon.

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorare le Strette di Cocciglia

Nonostante l’aspetto estremo, le Strette di Cocciglia sono un luogo per tutti i palati. La spiaggia sarà il vostro quartier generale, da dove prendere le mosse: chi ama maggiormente il sole e il relax potrà farlo qui, bagnandosi occasionalmente nelle basse acque del torrente nella grande piscina antistante. I più audaci invece, si armeranno per andare ad esplorare il canyon.

Attraversare il canyon delle Strette di Cocciglia richiede due capacità: saper nuotare ed essere resistenti al freddo. La Lima infatti raggiunge qui addirittura i 13 metri di profondità in alcune zone, il che comporta una temperatura piuttosto rigida delle acque.
Il consiglio è di munirvi di una maglia termica o di una muta da surf e di scarpe adatte con ottima presa sul terreno e tenuta del piede, vi serviranno per arrampicarvi sulle pareti di roccia che costeggiano il torrente. Il bello delle Strette, infatti, è percorrerle a nuoto per brevi tratti, quindi scalare un po’ fuori dall’acqua e poi tuffarsi nuovamente nelle acque blu sottostanti.

Il torrente è incredibilmente trasparente: nonostante la grande profondità si vede in maniera ben definita il fondale. L’attraversamento del canyon richiede poco meno di un’ora. Arrivati alla fine, recuperate le energie e godetevi il calore del sole: il ritorno sarà più veloce, potendo nuotare continuamente in favore di corrente.

Poco più a valle del canyon, invece, si trova un’ansa della Lima che crea una bella piscina naturale dove potersi godere un bagno tranquillo, dove le temperature sono più accessibili a tutti e dove si trova una bella spiaggia ombreggiata di terra battuta per sistemarsi comodamente e godersi tutto il relax possibile.

Val di Lima piscine naturali di torrente Lucca Pistoia
La spiaggia zen sull’ansa della Lima

Il piccolo ponte sospeso

Il ponte sospeso è una delle attrazioni più vecchie della Val di Lima. Nei pressi di Mammiano Basso un ponte tibetano lungo più di 200 metri attraversa la vallata, offrendo brividi d’avventura e una bella vista panoramica ai temerari che ne affrontano l’attraversamento.

In maniera più modesta, più a valle del torrente, poco prima della deviazione per l’Agriturismo Pian di Fiume, un piccolo ponte sospeso pedonale collega le due sponde, permettendo di raggiungere quella opposta alla statale.

Fonte: Lorenzo Calamai

La lunga spiaggia di ciottoli bianchi sotto il piccolo ponte sospeso, con la sua piscina naturale

Qui un sentiero porta sul letto del fiume. Albero di alto fusto popolano le sponde del torrente, ombreggiando un’ampia area il cui sottobosco è molto pulito e diventa il luogo ideale dove passare una giornata d’estate, magari legando un’amaca tra due tronchi.

L’acqua è bassa e anche i bambini più piccoli si possono divertire, mentre per i più grandi che vogliono fare un tuffo si trova una piccola piscina naturale ai piedi di un grande masso scuro e piatto risalendo poco più a monte.

Tonfo della pescaia

Val di Lima piscine naturali di torrente Lucca Pistoia

Fonte: Lorenzo Calamai

Il punto più alto dal quale è possibile tuffarsi nelle acque della Lima

Poco più a valle rispetto alla spiaggia d’acqua dolce sopracitata, si trova uno dei migliori spot per il wild swimming della Val di Lima.

Una grande cascata artificiale, detta il Tonfo della pescaia, riempie una grande polla delle acque turchesi e cristalline del torrente. La corrente è abbastanza forte e non si tratta del luogo migliore dove fare il bagno, ma appena più a valle un contrafforte roccioso offre una serie di trampolini per gettarsi in una profonda polla sottostante.

Alcune corde fissate a degli alberi consentono di arrampicarsi sulle rocce e di lanciarsi verso la piscina naturale, per adrenalinici tuffi a diversi gradi di temerarietà.

La spiaggia attorno alla piscina è principalmente di ciottoli e di massi piatti, ma c’è anche un comodo spazio sabbioso, ombreggiato da alcuni alberi, sulla sponda opposta alla rocce da cui ci si tuffa.

Categorie
Curiosità tramonti Vacanze natura Viaggi

Le Saline di Trapani, tra terra, mare e un tramonto strepitoso

Il sole batte sugli specchi d’acqua, ognuno separato dall’altro da un cordolo artificiale. L’abbagliante bianco delle mura degli edifici, del terreno su cui si cammina, della città che si mostra all’orizzonte dietro le grandi pale del mulino a vento si combina con il silenzio che permane.

Indifferenti al passaggio dell’uomo, in lontananza, un grande gruppo di bizzarri fenicotteri si nutre, le zampe nell’acqua che arriva loro alle ginocchia, se questo è il nome delle loro strane articolazioni.

Il blu profondo del mare circonda tutto, e dal mare viene tutto quello che c’è dentro e intorno alle saline di Trapani, luogo unico e magico adagiato in un angolo della Sicilia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le vasche di estrazione del sale alle Saline di Trapani

Vengono dal mare, o meglio da altre terre attraverso il mare, le tantissime specie di uccelli migratori che sostano e nidificano tra le saline, trovando imprevedibile ristoro in questo territorio estremo dove la sopravvivenza animale e vegetale è riservata ad alcune peculiari creature.

Viene dal mare il cloruro di sodio estratto nelle grandi vasche che compongono la gran parte del paesaggio: è il sale, l’oro bianco del tempo che fu che è tornato oggi ad essere una ricchezza per questo territorio, capace anche di cucire un percorso culturale e turistico attorno all’attività di estrazione che caratterizza le sponde del Mediterraneo intorno a Trapani da migliaia di anni.

Le saline di Trapani: la storia fino ad oggi

Malgrado non siano arrivate ai giorni nostri tracce che riescano a dare una data di origine alle saline di Trapani, la loro storia è vecchia quanto la Sicilia stessa.

I Fenici, che si insediarono nella parte occidentale dell’isola a partire dall’ottavo secolo a.C., erano infatti un popolo dedito al commercio e che faceva largo uso del sale marino come spezia e come conservante.

Per le prime tracce storiche dell’esistenza delle saline di Trapani si deve però attendere quasi due millenni: sono infatti documentate da Muhammad al-Idrisi, il più grande cartografo del suo tempo. Nato nell’odierna Ceuta, al-Idrisi è stato l’autore della Tabula Rogeriana, rimasta il migliore e più accurato mappamondo esistente fino all’epoca delle grandi navigazioni.

Nella parte finale della sua vita, al-Idrisi si stabilì a Palermo, alla corte del re normanno Ruggero II, e qui scrisse in uno dei suoi volumi dedicati al viaggio che a Trapani “proprio davanti alla porta della città si trova una salina”.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un mulino a vento delle saline di Trapani

Per secoli, le saline furono la ricchezza principale di Trapani. La produzione e il commercio vennero incentivati da Federico II di Svevia come dai successivi regnanti angioini, venne fatta ulteriormente crescere sotto il dominio aragonese e raggiunse poi l’apice nel corso del Cinquecento.

Una importanza, quelle della saline e del porto della città di Trapani, che sarebbe rimasta di prima rilevanza fino alla fine dell’Ottocento, per poi entrare in crisi nel ventesimo secolo. La concorrenza di altri prodotti, di altre industrie di sale marino, le guerre mondiali furono tutti fattori che portarono a un progressivo declino e al parziale abbandono delle saline. Una grave alluvione, nel 1965, aggravò la situazione.

Solo l’istituzione della riserva naturale, avvenuta all’inizio degli Anni Novanta, ha potuto salvare l’area delle saline di Trapani e renderla progressivamente quello che è oggi: un luogo quasi unico, dove ancora si pratica la salicoltura (il sale di Trapani è un prodotto IGP), ma che a questa attività ha saputo abbinare l’interesse naturalistico, in particolare dedicato alle numerose specie di uccelli migratori che vi sostano, e quello culturale, grazie alla presenza del Museo del sale in uno dei tanti mulini a vento che caratterizzano il paesaggio.

Saline di Trapani, la riserva naturale orientata

La riserva naturale orientata Saline di Trapani e Paceco è una vasta area protetta che si estende dalla parte meridionale della città e si estende nello zone di Nubia, Culcasi, Salinagrande, piccole frazioni di campagna con campi coltivati ad ulivo che si frappongono fra una salina e l’altra.

La fascia costiera interessata copre oltre mille ettari ed è gestita dal WWF, che si occupa della salvaguardia, della valorizzazione e della attività divulgativa legata a questo particolare contesto a metà strada tra terra e mare, dove la mano dell’uomo ha modificato il paesaggio nel corso dei millenni ma la natura rimane presente ed è oggi particolarmente tutelata.

Presso il Mulino Maria Stella situato nella frazione di Nubia del comune di Paceco è aperto il centro visite della riserva naturale, peraltro tutelata anche a livello internazionale come zona umida di particolare rilievo. Da qui partono le visite guidate gratuite che conducono i visitatori all’esplorazione delle saline con una escursione di un paio d’ore, nelle quali si mettono in evidenza le peculiarità naturalistiche dell’area, come la caratteristica flora tipica delle zone salmastre e le tante specie di uccelli presenti, fra i quali spicca una popolazione in grande crescita di fenicotteri rosa.

Fonte: Getty Images

Fenicotteri rosa popolano le saline, con Trapani sullo sfondo

La riserva naturale ospita 25 diverse specie di uccelli, tra cui quelle che più di recente vi nidificano sono il Gabbiano roseo, la Folaga, il Germano reale, la Pettegola, la Garzetta e la Volpoca.

Attraverso la visita guidata si entra anche in contatto con il mondo della salicoltura, con la storia di quello che viene chiamato l’oro bianco e con il suo particolare tipo di estrazione. Tra luglio e settembre è peraltro possibile vedere dal vivo l’attività di raccolta del sale.

Completa l’offerta della riserva il Museo del sale, una struttura privata gestita da una famiglia storicamente legata all’attività di salicoltura, dove i visitatori possono ripercorrere tappe e vicende della lunga storia delle saline di Trapani. Gli antichi strumenti utilizzati, il lavoro di raccolta, il particolare ambiente in cui ci si trova sono le tematiche che vengono approfondite nel percorso all’interno della struttura.

In più, è possibile avventurarsi tra le piccole vie pedonali che attraversano le saline, tra le vasche di raccolta del sale fino ad arrivare sulla riva del mare, dove si staglia all’orizzonte il profilo delle isole Egadi.

Saline di Trapani, il luogo ideale per il tramonto

Saline di Trapani Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Il tramonto alle saline di Trapani

Il Museo del sale, dov’è peraltro aperto anche un ristorante che approfitta degli ampi e suggestivi spazi dell’antico mulino a vento, è inoltre anche il luogo migliore per godere di uno degli spettacoli più suggestivi dell’intera città di Trapani.

Qui, nelle limpide sere d’estate, il sole abbraccia il mare in un tramonto strepitoso, richiamando tante persone che vogliono godersi lo spettacolo, trapanesi e non.

Nel tardo pomeriggio la luce del sole si fa mano a mano sempre più dorata e bagna in maniera quasi abbacinante le circostante. Pian piano, ma in apparenza sempre più rapidamente, la stella si fa sempre più grande e si tinge di un rosso intenso, trasformando il cielo in uno spettacolo fiammeggiante.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un’imbarcazione si staglia contro il tramonto alle saline di Trapani

Il bel panorama che dalle saline spazia sui contorni delle Egadi e sulla città di Trapani, che si trova alle spalle del mulino a vento, muta rapidamente i suoi colori.

Il momento emozionante prosegue per diversi minuti anche dopo che l’orizzonte avrà inghiottito la grande palla rossa: la luce è ora soffusa, il cielo si tinge di sfumature indaco e viola, i colori si fanno più morbidi e il vento accarezza gentilmente il pelo dell’acqua delle vasche di raccolta del sale, increspandone la superficie.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le isole Egadi fanno da sfondo allo spettacolo del crepuscolo

È un’emozione lunga e languida, da godersi fino in fondo, fin quando le prime stelle non cominciano a brillare nella metà orientale del cielo. Se siete rimasti colpiti dall’unicità del panorama delle saline, dai volti enigmatici e dai colori degli uccelli migratori, non potrà fare a meno di colpirvi quest’ultima trasformazione del contesto quando il sole saluta il giorno e tutto si fa più silente.