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La più bella ciclabile d’Europa: 2000 km attraverso 5 parchi nazionali

Durante la stagione bella, sono sempre più i turisti che si dedicano ad attività outdoor che permettano un ritorno ai ritmi più lenti. E il mezzo di trasporto slow per eccellenza è la bici: affrontando lunghe piste ciclabili immerse nella natura, si può godere di panorami incredibili e scoprire il lato più autentico di territori meravigliosi. In Europa c’è davvero l’imbarazzo della scelta, con ormai tantissimi percorsi ideali per una vacanza all’insegna dell’avventura. Ma la Green Velo è forse la ciclabile più suggestiva, con i suoi oltre 2000 km che racchiudono bellezze uniche al mondo.

La Green Velo in Polonia, un capolavoro

La Polonia è una destinazione turistica che, negli ultimi anni, ha acquisito un notevole fascino per i viaggiatori. Le sue splendide città d’arte, come Varsavia e Cracovia, sono solo parte delle meraviglie di questo territorio ricco di sorprese: è infatti impossibile non rimanere incantati dalla natura incontaminata e dai paesaggi rigogliosi che si snodano lungo tutto il Paese, da nord a sud. E qual modo migliore per andare alla loro scoperta se non in sella ad una bici? La Green Velo nasce proprio con questo proposito, ed è ben presto diventata una delle piste ciclabili più belle d’Europa.

Il suo percorso si dipana per oltre 2000 km, lungo il versante orientale della Polonia. Inaugurato nel 2015, affronta sia strade asfaltate che incantevoli sentieri circondati dai boschi, regalando ai ciclisti una vera e propria immersione nella natura. Verdi vallate e foreste incontaminate, fiumi spumeggianti e laghi d’acqua cristallina, città ricche di storia e piccoli borghi antichi: qui tutto è meraviglioso, e l’incredibile varietà di paesaggi che si possono ammirare (tra cui ben 5 parchi nazionali) garantisce una vacanza assolutamente indimenticabile.

Le tappe più belle della Green Velo

La Green Velo è una pista ciclabile davvero molto lunga, per cui è inevitabile dover scegliere alcune tappe da percorrere (a meno che non si abbia molto tempo a disposizione e un gran buon allenamento). Quali sono dunque le località più belle che si possono incontrare lungo questo itinerario? Il punto di partenza è l’incantevole regione di Masuria, conosciuta anche come Terra dei Mille Laghi. Il motivo è chiaro: deliziosi specchi d’acqua turchese punteggiano il territorio, regalando una visione mozzafiato. Non c’è posto migliore per rilassarsi un po’, dopo una bella pedalata.

Proseguendo pian piano verso sud, a dominare è ancora la natura: il suggestivo Parco Nazionale di Bialowieza è una riserva di grande importanza, dove oggi è possibile ammirare imponenti esemplari di bisonti europei. Se amate l’arte e l’architettura, una volta lasciati i fitti boschi di Bialowieza potrete andare alla scoperta di due meravigliose cittadine. La prima è Lublino, scrigno di storia e cultura – ma anche di specialità gastronomiche tutte da assaporare. La seconda è Zamosc, delizioso centro abitato rinascimentale da anni riconosciuto come Patrimonio UNESCO.

Tra i paesaggi più belli di questa regione, non possiamo fare a meno di annoverare quello del Parco Nazionale di Roztocze: qui è l’acqua a farla da padrone, tra fiumi impetuosi e splendide cascate. Il panorama cambia scendendo ancora più a sud. Antichissime montagne fanno da sfondo ad una natura selvaggia, dove si può ammirare i resti del suggestivo Castello di Krzyztopor e un vero capolavoro: la quercia più vecchia della Polonia. Infine, merita assolutamente una visita l’Itinerario dell’Architettura in Legno, un tuffo nella storia tra meravigliose chiese e antiche locande.

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Le più belle Oasi del WWF che si possono visitare

Per immergersi nella natura della nostra penisola e scoprirne le meraviglie, la ricchissima biodiversità e la fondamentale importanza che riveste per la vita, non c’è niente di meglio che visitare le Oasi WWF: un turismo sostenibile, responsabile e formativo che permette di vivere in prima persona i tesori naturalistici del territorio e imparare divertendosi.

Ve ne presentiamo tre, tutte suggestive e sorprendenti, per toccare con mano la bellezza delle Oasi WWF in Italia e il loro ruolo chiave nella tutela dell’ecosistema: il Bosco di Vanzago, alle porte di Milano, l’Oasi toscana della Laguna di Orbetello e la Riserva Naturale “Le Cesine” in Puglia.

Il Bosco di Vanzago, la natura a pochi chilometri da Milano

Bosco Vanzago

Bosco Vanzago – Foto Michele De Pace

A soli 23 chilometri in linea d’aria dal Duomo di Milano, il Bosco WWF di Vanzago è una spettacolare area protetta e riserva faunistica, nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria presenti in Lombardia, dove fare il pieno di natura in ogni stagione e lasciarsi alle spalle il caos della metropoli.

Include due laghi dove osservare le anatre, le folaghe e gli aironi, verdi campi e prati sorvolati da variopinte farfalle e un’area “wilderness” formata dal bosco residuale che ospita una cinquantina di caprioli, simbolo dell’Oasi.

Non mancano una tradizionale cascina lombarda, la Gabrina, risalente ai primi del Novecento, che propone svariate iniziative per le famiglie e la possibilità di organizzare eventi, e il Centro Recupero Animali Selvatici che, ogni anno, accoglie circa 2500 esemplari in difficoltà.

La Riserva naturale offre inoltre riso e miele a chilometro zero.

La Laguna di Orbetello, tra le prime Oasi WWF nate in Italia

laguna Orbetello

Fenicotteri a Orbetello (foto F Cianchi)

850 ettari di zona umida costiera di importanza internazionale dal fascino unico: ecco l’Oasi Laguna di Orbetello, tra le prime WWF nate in Italia.

Le zone umide hanno da sempre affascinato pittori e poeti e a ragione: l’aria intensa, la luce radente, l’incontro dell’acqua con la terra, creano un ambiente di rara suggestione che permette di entrare in profondo contatto con la Natura.

La Laguna di Orbetello è l’habitat ideale di migliaia di uccelli: fenicotteri rosa, rapaci, pavoncelle, aironi, gru, oche e anatre, solo per citarne alcuni, osservabili dalle apposite postazioni distribuite nell’Oasi. Ma non è tutto: qui vivono anche tassi, volpi, istrici.

La splendida costa è ricoperta da profumata macchia mediterranea e la laguna salmastra è punteggiata da piccole isolette di limo dove cresce la tipica vegetazione palustre.

Infine, la riva interna è perfetta per rigeneranti passeggiate tra boschi di pioppi, frassini, olmi e sugherete.

La Riserva Naturale “Le Cesine”, ultimo tratto di paludi costiere in Puglia

Le_Cesine_(C.Liuzzi)

Le Cesine (Foto C. Liuzzi)

Nel cuore di una Zona Speciale di Conservazione nel comune di Vernole, Lecce, spicca la Riserva Naturale e Oasi WWF de Le Cesine, 348 ettari che rappresentano l’ultima zona di paludi costiere del Salento.

Scrigno di biodiversità di elevato valore naturalistico, è caratterizzata da differenti ambienti: boschi di pini d’Aleppo, plaudi costieri, boschi di leccio, gariga (piante arbustive basse) e stagni temporanei.

Si trova lungo una delle principali rotte di migrazione degli uccelli (sono 180 le specie che qui vivono nel corso delle stagioni), ospita ben 32 specie censite di orchidee spontanee, colorate farfalle, rospi, rane, tritoni, la testuggine palustre, il tasso e la faina.

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Le piscine naturali e segrete incastonate tra le Dolomiti

Esiste un luogo incantato in Italia che sembra uscito da una fiaba. Un posto dove è possibile riscoprire tutta la bellezza della natura incontaminata e selvaggia che qui è assoluta protagonista.

Ci troviamo nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e più precisamente nella Valle del Mis. Un gioiello naturale, questo, che si snoda tra diversi sentieri che partono dall’omonimo lago e che attraversano scenari mozzafiato.

Ci sono le cascate maestose e impetuose, ci sono i boschi lussureggianti e le aree verdeggianti. E ci sono i Cadini del Brenton, piscine naturali e segrete dall’acqua color smeraldo nascosti tra la natura selvaggia delle Dolomiti.

I Cadini del Brenton

È un’esperienza unica, quella che si vive una volta entrati nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Un’avventura che ci permette di entrare in contatto con la natura autentica e incontaminata, per rigenerare i sensi e incantare la vista, per vivere esperienze indelebili.

È qui, all’interno del parco, che pozze d’acqua dai colori intensi e brillanti si aprono improvvisamente davanti allo sguardo degli esploratori. Queste piscine segrete, che prendono il nome di Cadini del Brenton, si trovano nel territorio comunale di Sospirolo.

A crearli è stata la natura. I Cadini del Brenton, il cui nome deriva da catini, sono delle cavità naturali scavate dal Torrente Brenton che, con la sua forza erosiva, ha levigato le rocce fino a creare queste piscine disposte tra i ripiani rocciosi.

In tutto si contano più di dieci vasche naturali, anche se non tutte visitabili, che appaiono come pozze ricolme d’acqua dolce e che creano in questa zona del parco uno scenario fiabesco e magico.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

Come raggiungere le piscine segrete delle Dolomiti

Dal Lago del Mis si snodano diversi sentieri che conducono alla scoperta delle meraviglie circostanti. Da una parte c’è l’itinerario delle cascate, che comprende le cascatelle del torrente del Brenton e la suggestiva Cascata della Soffia. Dall’altra, invece, troviamo i Cadini del Brenton, una delle attrazioni più belle e suggestive dell’intero territorio.

Per raggiungere e visitare le piscine segrete del parco bisogna percorrere un sentiero circolare che parte dal Ponte del Mis e che attraversa un piccolo e fitto bosco. Proprio al termine di questo ci si ritrova davanti alla meraviglia della natura: le vasche naturali si susseguono una dopo l’altra mettendo in mostra giochi di luce e di ombre che incantano lo sguardo.

Sono quindici, in tutto, i catini formati dal torrente Brenton, ma non tutti sono visibitabili. Alcuni, quelli posti più in alto, sono letteralmente circondati e immersi in una natura aspra e impervia. Gli altri dieci, invece, sono attraversabili grazie a  ponti in legno.

Attenzione però perché non è concesso fare il bagno in queste piscine naturali. Anche se davanti a tanta meraviglia il desiderio di tuffarsi può diventare impetuoso, il divieto imposto dall’Ente del Parco è un’azione necessaria per la conservazione dell’area dai rischi dovuti all’impatto umano.

La visita ai Cadini del Brenton è consentita nei mesi che vanno da marzo a novembre e il costo d’ingresso è di due euro a persona.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

 

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La monorotaia e le acque turchesi del torrente Renara

Ha ormai quasi 30 anni uno degli episodi cult de I Simpson, Marge contro la monorotaia: durante un’assemblea cittadina, gli abitanti di Springfield vengono convinti da Lyle Lanley, imbroglione di professione, a costruire una monorotaia sopraelevata in città. Le cose vanno ovviamente a scatafascio, ma Homer e Marge risolvono la situazione in maniera rocambolesca, mentre allo spettatore divertito rimbomba nella testa la canzonetta da musical lanciata da Lanley: ‘monorail! monorail!‘.

Ora, le monorotaie in effetti esistono e sono sicure: in Italia ce ne sono 4 attualmente attive e dedicate al trasporto di persone, 3 in diversi parchi divertimento, e una all’aeroporto di Bologna. Noi di weBeach, invece, ci siamo scontrati con un altro esemplare, più vecchio e ormai dismesso, nel cuore delle Alpi Apuane, sulle sponde di un torrente dalle acque turchesi che abbiamo raccontato in weBeach – Toscana.

La monorotaia Denham

Nel 1922 iniziarono, nei pressi di Gronda (MS), i lavori per una monorotaia adibita al lavoro di lizzatura, ovvero il trasporto verso valle dei blocchi di marmo, il materiale più prezioso del territorio delle Alpi Apuane.

Si tratta, infatti, di uno dei marmi più pregiati del mondo. Il materiale più pregiato è quello estratto in provincia di Carrara, che comprende 100 delle 143 cave marmifere attualmente attive in zona.

L’estrazione del marmo è la principale attività economica dei territori di Massa e Carrara sin dai tempi dei Romani (I secolo a.C.), ha attraversato alti e bassi e oggi continua a essere la principale industria della provincia, costituendo circa il 70% del PIL locale.

Completata nel 1923, la monorotaia Denham, dal nome dell’ingegnere inglese Charles Denham, allora proprietario delle cave di Piastreta, percorreva i 3,5 km ca che passano tra la zona di estrazione del marmo a Renara, la località in riva all’omonimo torrente, dove finisce la strada carrabile.

In queste poche migliaia di metri, la monorotaia percorre un dislivello di oltre 1200 m, inerpicandosi sul monte Sella.

La monorotaia Denham è un unicum: un impianto di questo tipo esiste solo in questo luogo. Oggi si può ripercorrere il tracciato della monorotaia a piedi, lasciando l’auto al termine della strada carrabile (44.072528, 10.210298) e continuando lungo la strada campestre che conduce alle vecchie baracche dei cavatori, ormai in disuso.

Torrente Renara Alpi Apuane

La strada campestre che porta verso le baracche – ph. Lorenzo Calamai/weBeach

I resti delle cave che incontrerete regalano sentimenti contrastanti: la bellezza di un panorama spettacolare come quello delle Apuane, tutta l’ostinazione dell’ingegno umano, ma anche la sensazione di una violazione nei confronti dell’ambiente naturale.

Ben visibile, ma non particolarmente segnalato, attraversate le baracche, un sentiero si apre sulla sinistra costeggiando il costone roccioso. Seguendolo, scoprirete i resti della monorotaia.

Seguendo la via di lizza, si sale con una pendenza abbastanza dolce fino a raggiungere, dopo poco più di 1 km più tardi, il vecchio ponte caricatore, dove i marmi portati dalle cave a valle dal carrello motorizzato venivano caricati sui camion e diretti alle successive destinazioni. Dal 1923 fino al 1975, ad eccezione del periodo della seconda guerra mondiale, l’attività di lizzatura della monorotaia non venne mai interrotta.

Oggi del ponte caricatore rimane solo un piano in cemento e una sorta di cancello, anch’esso in cemento, dove il sentiero prosegue. Il consiglio è, da qui, di tornare a valle e godervi la splendida valle del torrente Renara, con i suoi meravigliosi angoli votati al wild swimming.

tenda sul torrente renara

Un esempio di cosa vi attende sulle rive del Renara – ph. Filippo Tuccimei/weBeach

Solo per i più esperti, con equipaggiamento adeguato, ivi compreso caschetto di protezione, la salita può continuare: dopo il ponte caricatore, la via di lizza si impenna fino a raggiungere pendenze notevoli (si parla dell’85% circa, in pratica una scalata), con una scalinata che costeggia il tracciato della monorotaia a destra della medesima. Si sale per ca 1,5 km fino a raggiungere la vecchia casa dei macchinari, e qui si abbandona la lizza della monorotaia per seguire a sinistra la cosiddetta lizza Bagnoli, che porta all’omonima cava tramite una via segnata da grossi bolloni rossi, e il sentiero CAI 160. Imboccando quest’ultimo verso destra, caratterizzato dai classici segnavia biancorossi, potrete salire fino alla vetta del monte Sella (1735 m slm).

Dalla sommità meridionale del monte Sella si percorre il collegamento verso l’omonimo passo, e da lì si piega verso sud prendendo il sentiero CAI 150 prima e il 42 poi, nei pressi del passo del Vestito. Dal passo Sella al punto di partenza ci sono ca 7,5 km di percorso, senza particolari difficoltà altimetriche, ma con qualche tratto piuttosto esposto che richiede esperienza e preparazione. I sentieri facenti parte dell’escursione sono classificati come EE, cioè per escursionisti esperti, ma si tratta nel complesso di un’escursione faticosa e difficile, da fare solamente con meteo favorevole e con adeguata preparazione fisica precedente: mai sottovalutare la montagna, specie i territori perigliosi come quelli delle Apuane.

Il torrente Renara

Che abbiate percorso o meno l’escursione fino alla vetta del monte Sella o vi siate fermati alle prime rampe della monorotaia, è il momento di prendervi la soddisfazione di un rigenerante tuffo nelle acque del Renara.
Già nei pressi della fine della strada carrabile potrete trovare pozzi e piscine dove immergervi, spiaggette carine dove il bianco dei massi e dei sassi contrasta con l’elettrica vibrazione delle acque turchesi di questo splendido corso d’acqua. Il Renara ha davvero tantissimi angoli magici, imperdibili per gli appassionati d’acqua dolce.

Le acque del torrente Renara

Il tratto superiore del Renara – ph. Lorenzo Calamai/weBeach

Scendendo verso valle, le piscine naturali più belle si trovano nei pressi dell’abitato di Guadine. Le modalità esatte per raggiungere le spiagge sono descritte in weBeach – Toscana.

Il Renara è un torrente assai frequentato durante i mesi estivi. La zona più vicina alle cave è più selvaggia, offre panorami montani ed è più spaziosa, diluendo così l’affollamento. Il tratto invece più a valle ha le migliori piscine naturali dove divertirsi fra bagni e tuffi.

di Lorenzo Calamai

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Vacanze attive? 6 motivi per scegliere l’Irlanda

Se ti piace stare in movimento e cerchi una meta per le tue vacanze che possa conciliare un enorme patrimonio artistico e culturale, natura incontaminata e un’offerta variegata di tour ed esperienze sportive e all’aria aperta, compra subito il tuo biglietto per l’Irlanda.
L’isola è perfetta per ogni tipo di attività, dagli sport estremi e intensi per i più allenati, ai passatempi più soft per chi vuole rilassarsi godendosi il panorama.

Abbiamo selezionato alcune delle opportunità outdoor da provare nella bella stagione. Pronti al divertimento?

Passeggiate nella natura

Camminare nelle città o lungo i sentieri dell’isola, immersi nella natura e circondati da scogliere e paesaggi unici e affascinanti, è tra i modi migliori per scoprire l’Irlanda. L’offerta di passeggiate, per esperti di hiking o semplici camminatori, è tra le più ricche del continente. Tra gli itinerari brevi troviamo il Lough Key Forest Park (4 km), nella contea di Roscommon, con la sua atmosfera fiabesca, il Cavan Burren Park (2,9 km), nella contea di Cavan, che unisce all’attività fisica un vero e proprio museo all’aria aperta, o la Glencar Hill Walk (7 Km), nella contea di Leitrim, in cui poter ammirare la cascata di Glencar. Per chi cerca i percorsi lunghi, la Royal Canal Greenway (130 km), nella contea di Westmeath, conosciuta come contea dei laghi, e la Wicklow Way (132 km) nella contea di Wicklow, famoso per essere il sentiero più antico d’Irlanda.

L’esperienza da non perdere? Il forest bathing, nei parchi forestali come il Tollymore Forest Park nell’Irlanda del Nord. Si tratta di usanza di origine celtica che consiste nel rigenerarsi grazie alla forza dell’aerosol naturale rilasciato dagli alberi. Un vero toccasana.

Glendalough

Irlanda in bicicletta

Chi ama la bici, amerà l’Irlanda. L’isola è attraversata da numerose Greenway, progettate per ciclisti e pedoni, e grazie alla sua varietà geografica è possibile provare ogni tipo di esperienza in sella, dalla passeggiata in piano alle discese ripide, dai percorsi sterrati alle strade tortuose. Tra i percorsi ciclabili più lunghi c’è la Waterford Greenway, che si estende per 46 km lungo la linea della Great Southern and Western Railway, dalla città di Waterford a Dungarvan, superando viadotti, ponti, e lunghissimi tunnel. La Great Western Greenway, a ovest dell’isola tra Westport e Achill Island, racchiude nei suoi 44 km paesaggi unici, tra cittadine, villaggi, montagne e baie mozzafiato. Seguendo la Beara Way, è possibile attraversare in bici le Heartlands nel cuore dell’isola, piccolo gioiello incontaminato lungo il fiume Shannon, unico nel suo genere per natura e storia.
Chi viaggia senza la propria bici, potrà affittarla in uno dei numerosi ciclonoleggi, che forniscono anche assicurazione, catene, kit di riparazioni e caschi per bambini.

La soluzione perfetta per non stancarsi troppo: prenotare un tour organizzato su una bici elettrica.

Great Western Greenway

Le vie d’acqua

Gli irlandesi vivono in simbiosi con l’acqua e le esperienze da provare, in mare, laghi e fiumi, sono davvero moltissime. Un giro in barca a vela alla scoperta del Belfast Lough, una lezione di yoga sul SUP o una giornata di windsurf a Dublino, un giro in canoa nei laghi del Fermanagh. Sull’Isola di Smeraldo, nella contea di Kerry, a sud-est del paese, puoi prenotare un Night Trip in kayak, in coppia o per famiglie, in cui potrai ammirare tramonti dai colori incredibili e bioluminescenti, immerso in un’atmosfera mistica. Oppure puoi provare l’ebbrezza adrenalinica di tuffarti nelle acque gelide dell’oceano in ogni periodo dell’anno. Gli abitanti dell’isola, infatti, praticano il nuoto libero tutto l’anno (e si dice che faccia benissimo).

Canoeing nel lago di Fermanagh

A cavallo                 

L’Irlanda è una terra di cavalli. Un viaggio nell’isola è l’occasione per provare escursioni in sella a splendidi esemplari, tra passeggiate in campagna o cavalcate sulle spiagge. Esistono esperienze di tutti i tipi, per principianti e amatori, in compagnia di istruttori esperti. Tra i maneggi più amati c’è il Killarney Riding Stables, nella contea di Kerry. Fondato nel 1968, ospita 70 cavalli e organizza escursioni nel vicino Parco Nazionale di Killarney. Nell’Irlanda del Nord c’è il Crindle Stables, maneggio e scuola di equitazione, che offre attività stagionali, pacchetti per famiglie, lezioni per tutte le età e escursioni panoramiche con sosta picnic.

Passeggiate a cavallo

Relax tra le buche

È il momento del golf, in Irlanda! La premiazione del campo nordirlandese Royal County Down di Newcastle come migliore green del mondo da Today’s Golfer, conferma la vocazione golfistica dell’isola. Sono circa 400 i campi presenti, tra signatures e links, tutti inseriti in contesti naturali superlativi. Sono molti gli investimenti e i grandi eventi attesi nei prossimi anni, tra cui il torneo The Open, che tornerà in Irlanda nel 2025 al Royal Portrush Golf Club nella contea di Antrim, e The Ryder Cup 2027, organizzata nell’esclusivo Adare Manor Golf Club, che si trova lungo la celebre Wild Atlantic Way. Pronti a giocare nei campi più incredibili al mondo?

Campo da golf di Royal Portrush

 

 

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Le più belle escursioni in montagna si fanno in questa valle

C’è una valle di confine, lontana dalle mete più affollate, che regala escursioni nel silenzio più totale della natura, dove il cinguettio degli uccelli è l’unica distrazione al gorgoglio dei torrenti, un white noise naturale che accompagna gli escursionisti lungo tutto il tragitto.

Una valle che può vantare ben 300 giorni di sole l’anno, dove trovare refrigerio anche nelle più calde giornate estive, dove ai verdi pascoli si alternano i picchi dei Tremila innevati che fanno da cornice ai sentieri in quota.

Alla scoperta della Val Venosta

Stiamo parlando della Val Venosta, al confine da una parte con l’Austria e dall’altra con la Svizzera, un valle che ha molte attrazioni da offrire al turista, dal celebre Lago di Resia con il suo iconico campanile che spunta dalle acque alla sorgente dell’Adige, il secondo fiume più importante d’Italia dopo il Po.

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Escursione sopra il Lago di Resia in Val Venosta @IDM Südtirol-Alto Adige/Kirsten-J. Sörries

Grazie a un’articolata rete di sentieri, la Val Venosta è una delle mete più consigliate dove andare quando arriva la bella stagione. Ci sono itinerari semplici per le classiche gite giornaliere, ma anche più impegnativi per escursioni che durano anche più giorni. Tutti però regalano scorci meravigliosi su alcune delle montagne più importanti del nostro Paese: il gruppo Ortles-Cevedale, dove ci sono le vette più alte dell’Alto Adige, il Parco Nazionale dello Stelvio, le Alpi Venosta e il Gruppo del Sesvenna.

I sentieri delle rogge in Val Venosta

I sentieri delle rogge (“Waalwege”) si trovano solo nella Val Venosta. Il loro percorso si snoda lungo gli stretti canali d’acqua utilizzati secoli fa dai contadini per irrigare i campi, essendo questa valle piuttosto arida. Le rogge si estendono su entrambi i versanti della valle, sul Monte Sole e sul Monte Tramontana e, in tutta la Val Venosta, si conta circa una ventina di questi sentieri percorribili in tutti i periodi dell’anno, offrendo splendidi panorami sulle imponenti catene montuose e sulla valle.

I sentieri delle rogge in Alto Adige sono perfetti per le escursioni in famiglia e per chi cerca itinerari non troppo impegnativi. Uno dei più belli è sicuramente il sentiero della roggia di Senales, che conduce al Castel Juval, la residenza estiva di Reinhold Messner, altoatesino doc. Il sentiero no. 3 inizia sopra l’azienda agricola Köfelgut e si snoda attraverso castagneti e boschi misti lungo i pendii soleggiati della bassa Val Venosta. Sono circa 7 chilometri e ci si impiega non meno di tre ore, ma quando si arriva la soddisfazione è grande. La fortezza medievale che domina la Val Senales oggi ospita uno dei sei Messner Mountain Museum (MMM) dell’Alto Adige e si può visitare. Oltre a una vasta collezione tibetana, frutto delle sue numerose spedizioni, c’è una galleria di quadri e la collezione di maschere con pezzi provenienti dai cinque continenti, mentre all’esterno c’è un bellissimo parco di animali alpini.

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Un sentiero delle rogge in Val Venosta @IDM Südtirol-Alto Adige/Patrick Schwienbacher

Sentieri tra malghe e rifugi

Un tempo, il fondovalle paludoso rendeva il passaggio dei pastori con le greggi al seguito piuttosto complicato. Motivo per cui lungo i crinali di montagna sono sorti molti rifugi. Oggi, in Val Venosta, a più di 2.000 metri d’altitudine, si contano oltre 80 tra baite e rifugi ancora in attività. E cosa c’è di più piacevole di una camminata in montagna ripagata, poi, da una tavola imbandita e da un pisolino su una bella terrazza soleggiata?

In alcuni rifugi si può anche trascorrere la notte, nel silenzio più totale, lontani dalle strade trafficate e da ogni sorta di inquinamento luminoso. Al rifugio Maseben, a 2.267 metri di altitudine, si gode di una splendida vista sul paesaggio alpino. Ma la sorpresa non è questa. Questo rifugio è stato scelto per installarvi due telescopi (uno solo per osservare il Sole) fissati direttamente alla malga, creando un vero e proprio osservatorio astronomico, aperto tutto l’anno. Ed è questa la vera grande sorpresa di questa passeggiata.

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Un rifugio panoramico in Alto Adige @IDM Südtirol-Alto Adige/Alex Filz

Gli esperti, Wolfgang Thöni e Siegfried Patscheider, ogni giovedì, salgono al rifugio di sera per mostrare, agli ospiti o a chi ha voglia di partecipare alla lezione di astronomia, le costellazioni, che sono sempre diverse, in base alla stagione o semplicemente alle condizioni meteo. Un’esperienza entusiasmante organizzata insieme all’Associazione turistica Passo Resia, non soltanto per gli astrofili, ma per tutti. I bambini e i ragazzi la adoreranno. Chi non vuole tornare indietro può anche fermarsi a dormire in una delle camere con bagno privato.

Escursioni di tre giorni in Val Venosta

Per gli appassionati, in Val Venosta c’è anche la possibilità di fare escursioni di più giorni. Noi vi proponiamo la più bella, che può essere percorsa su un itinerario breve o lungo, quella dell’Alta via Val Venosta. Si estende dalla sorgente dell’Adige, sul Passo di Resia, fa tappa prima a Planol, passando il Lago di Resia, poi a Piz Lun, passando il Giogo Alto, per poi arrivare nella valle di Mazia, fino alla tappa di Sluderno per concludersi al Castel Juval. Qui il protagonista assoluto è il panorama, che regala una spettacolare vista sugli alti ghiacciai del Gruppo Ortles.

L’itinerario completo, per chi volesse farlo, sarebbe lungo 180 km e durerebbe più giorni. Percorre sentieri in parte esistenti e in parte nuovi, passando anche sui sentieri delle rogge o lungo le vecchie vie di comunicazione che attraversano le fattorie dei contadini di montagna.

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La via delle foreste, un’immersione nella natura per rigenerarsi

Che i boschi e le foreste facessero bene al corpo e alla mente è già stato ampiamente dimostrato scientificamente. La pratica, chiamata “Shinrin-yoku“, che potremmo tradurre con “bagno nella foresta” o, come molti la definiscono oggi, “Forest Bathing”, arriva direttamente dal Giappone dove ha iniziato a diffondersi verso i primi Anni ’80, supportata persino dal governo che ha destinato dei fondi per la diffusione.

La Forest Therapy Society giapponese ha individuato ben 62 boschi del Paese del Sol levante perfetti per questa terapia, tra cui Shikoku, Hokkaido, Tohoku, Kanto, Horukiku-Koshinetsu, Tokai, Kansai, Chugoku, Kyusyu e Okinawa.

La pratica del Forest Bathing

Da qualche anno, il Forest Bathing è arrivato anche in Italia, dove le foreste e le aree verdi non mancano di certo. E c’è una zona d’Italia dove è stato individuato un ambiente analogo a quello giapponese e dove viene praticato più che altrove.

Il Parco Nazionale Foreste Casentinesi

Stiamo parlando del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campiglia, sull’Appenino toscano, dove già da qualche tempo è nato un progetto che parte dalla consapevolezza che la natura abbia un impatto positivo sul benessere dell’individuo. Basta un ritiro di uno o più giorni in questi luoghi per sperimentare il risveglio dei sensi attraverso il contatto con la natura, l’alimentazione, il movimento e la meditazione, gli ingredienti perfetti per raggiungere l’obiettivo di salute globale.

La Via delle Foreste

Dopo anni di sperimentazione, è nata quindi “La Via delle Foreste”, che prevede di immergersi in questo immenso parco di 36mila ettari che forma la prima riserva naturale integrale italiana per qualche giorno.

Il programma

L’idea di creare un programma vero e proprio è di Enrica Bortolozzi, con la supervisione scientifica del dott. Franco Berrino, entrambi fondatori dell’Associazione “La Grande Via” (di cui abbiamo scritto in questo articolo) e permette, a chi partecipa, di vivere una vera e propria immersione nella natura.

Si tratta di un programma di attività sensoriali articolato tra maggio e ottobre, che va dalle camminate alla contemplazione dei frattali, dall’ascolto degli elementi come acqua e vento alla cucina Macro-mediterranea, dalla composizione floreale alla conoscenza degli oli essenziali. Il tutto insieme a medici, guide forestali, esperti della nutrizione, del movimento consapevole e della ricerca interiore.

Patrimonio Unesco

Dal 2017, il Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campiglia è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. È un luogo meraviglioso e ancora molto selvaggio e si trova a cavallo tra Toscana ed Emilia-Romagna. L’80% della superficie è costituita da boschi. Il versante emiliano, rispetto a quello toscano, è ricco di corsi d’acqua. Tra i più famosi c’è la cascata dell’Acquacheta, non solo per la portata del salto (80 metri), ma anche perché è stata citata da Dante nel canto XVI dell’Inferno della “Divina Commedia”. Unico lago è quello artificiale di Ridracoli, nell’omonima valle.

All’interno del parco ci sono anche due luoghi di grande fascino e importanza spirituale: il Santuario della Verna, legato alle stimmate di San Francesco, e Camaldoli, fondato nel 1024 dal benedettino romagnolo San Romualdo.

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Forest Bathing nel Parco Nazionale Foreste Casentinesi

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Benvenuti nell’Eden: paradisi terrestri dove vivere un sogno

La sete di esplorazione di un viaggiatore giramondo non si esaurisce mai, eppure nonostante la voglia di andare alla scoperta di città, paesi e borghi, monumenti iconici, musei e attrazioni celebri, ogni tanto c’è bisogno di concedersi una pausa.

Non dai viaggi, intendiamoci, perché è proprio attraverso quelli che possiamo concederci una vacanza all’insegna del dolce far niente in quelli che sono dei veri e propri paradisi terrestri.

E se è l’Eden che cerchiamo, allora la nostra prossima destinazione non può essere che l’arcipelago vulcanico nel mar dei Caraibi: le Isole Vergini Britanniche. È qui che esistono le spiagge più belle del mondo dove ogni esperienza vissuta sembra un sogno a occhi aperti. Pronti a scoprire le più belle?

Tortola

Tortola

Isole Vergini Britanniche: come in un sogno

Acque cristalline che bagnano delicatamente spiagge finissime di sabbia bianca, distese infinite di vegetazione tropicale che si perdono a vista d’occhio, un sole caldo e scintillante che fa brillare tutto intorno e un tramonto che infuoca le meraviglie selvagge che appartengono a queste terre: è forse così che ci immaginiamo il paradiso?

Se la risposta è sì, allora, non ci resta che scegliere le Isole Vergini Britanniche come nostra destinazione di viaggio. I motivi sono facilmente intuibili anche da chi sull’arcipelago caraibico non ci è mai stato. Bastano le foto a far comprendere quanta bellezza sconfinata caratterizza questi territori, anche se per quanto suggestive le immagini non potranno mai restituire la vera essenza di quello che è questo paradiso terrestre.

Ma se avete deciso di vivere il vostro sogno lasciandovi accarezzare dalle onde del Mar dei Caraibi, allora, non potete perdervi quelle che sono le spiagge più iconiche di tutto l’arcipelago. Quelle in cui prendere il sole e rilassarsi, nuotare, immergersi e perdersi tra l’infinita bellezza. Ce ne sono 60, di isole e isolotti, e queste sono quelle da non perdere.

Virgin Gorda

Virgin Gorda

Isole Vergini Britanniche: le spiagge da non perdere

Iniziamo il nostro viaggio tra i paradisi caraibici con Tortola, una delle isole principali dell’arcipelago nonché tra le più conosciute. Un vero e proprio Eden per tutti gli amanti delle immersioni e dello snorkeling. Qui ci sono alcune delle spiagge più belle del mondo come Cane Garden Bay o Smugglers Cove.

Ci spostiamo ora su Virgin Gorda, tra le meraviglie naturali di quest’isola paradisiaca. Tra i luoghi da non perdere troviamo il Baths National Park, con i suoi giganteschi massi di granito che formano piscine naturali nel mare, e le spiagge sabbiose di Spring Bay e Savannah Bay.

A Jost Van Dyke, invece, troviamo paesaggi che lasciano senza fiato e colorate barriere coralline immerse nelle acque cristalline. Le spiaggia assolutamente da non perdere è quella di White Bay, una lunga distesa di sabbia bianca bagnata dalle mille sfumature di azzurro del Mar dei Caraibi.

Troviamo poi le spiagge di Cooper Island, l’isola considerata il paradiso per antonomasia dei sub. Attraverso suggestive immersioni, infatti, è possibile andare alla scoperta di numerosi relitti sottomarini. Ma si tratta anche di un lembo di terra spensierato e felice: con il suo microbirrificio e le distillerie di rum è il luogo ideale per chiunque cerca una vacanza all’insegna del relax e del divertimento.

Ultima, ma non per importanza, è Anegada. Scogliere, grotte sottomarine e antichi relitti di navi che giacciono sui fondali rendono questo luogo incantato. Tra le spiagge da non perdere segnaliamo Loblolly Bay e Big Bamboo e Cow Wreck, entrambe caratterizzate da un litorale di sabbia bianca circondato da una barriera corallina.

Anegada

Anegada

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Il giardino sul Lago di Como che è una magia

In una piccola insenatura sulla sponda occidentale del Lago di Como, ai piedi di un enorme sperone roccioso detto “Sasso di Musso”, si cela un piccolo angolo di paradiso che pochi conoscono.

Il meraviglioso Giardino del Merlo

È il Giardino del Merlo e si trova nel Comune di Musso. Sulle ripide rocce sottostanti la chiesa del paese dedicata a Sant’Eufemia e ai piedi di un castello, oggi in rovina, un nobile di nome Giuseppe Manzi, ispirandosi ai giardini della riviera ligure, che spesso le rive del Lago di Como un po’ ricordano, ricavò, tra il 1858 e il 1883, questo sorprendente giardino.

Sviluppato su un terreno scosceso, tra lago e montagna, e sfruttando la conformazione del terreno, con un versante esposto a Sud e uno a Nord, Manzi creò un luogo visionario, dove dominano i contrasti, dalla natura lussureggiante e mediterranea alle varietà tipiche dell’ambiente alpino.

Passaggi segreti e giochi d’acqua

Ricco di piante esotiche (se ne contano all’incirca 120 specie) ma non solo, è un insieme di ponticelli aerei e di passerelle, di arditi passaggi segreti, di grotte, gallerie, cascatelle e giochi d’acqua. Nel XIX secolo questo originalissimo e divertentissimo giardino costituì un forte richiamo per i turisti italiani e soprattutto stranieri.

Un parco divertimenti naturale

Poi non se ne sentì più parlare, forse lasciato anche un po’ andare. Fatto sta che ora il Giardino del Merlo è stato riscoperto ed è una vera chicca da visitare, una vero e proprio parco dei divertimenti naturale. Anche in famiglia. Tanto più che è gratuito. Inoltre, la sua posizione lo rende anche uno dei punti panoramici sul Lago di Como più unici che ci siano.

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La Chiesa di Sant’Eufemia sotto la quale si trova il Giardino del Merlo

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Il sentiero che attraversa una piccola e meravigliosa piscina naturale

Una piccola piscina naturale è la meravigliosa sorpresa che attende chi attraversa questo bellissimo sentiero di montagna. Il luogo ideale per chi ama le gite all’aria aperta, anche in famiglia, dove poter fare una sosta ristoratrice e rilassarsi su spiaggette di sassi rinfrescandosi, d’estate, con le acque gelide delle sorgenti montane e divertirsi sugli scivoli naturali.

Questo piccolo paradiso si trova in provincia di Lecco. Si tratta delle Pozze di Erve, alimentate dal torrente Gallavesa. Ce ne sono di piccole e di grandi e sono un angolo incantato della Lombardia che pochi conoscono.

Le pozze di Erve

Per raggiungerle si deve arrivare nel Comune di Calolziocorte, nella Valle San Martino, a cavallo tra le province di Lecco e di Bergamo. Da qui si imbocca il sentiero che, almeno all’inizio, è piuttosto ripido e non semplice, ma si tratta solo di un breve tratto, poi il sentiero è assolutamente praticabile.

Le prime pozze che s’incontrano lungo il sentiero sono poco profonde e sono quindi perfette per le famiglie con bambini (si può percorrere anche con il passeggino). Chi cerca percorsi più impegnativi e dove trovare anche meno folla deve proseguire lungo l’itinerario, attraversando boschi e radure.

Un paradiso naturale

È più avanti, infatti, che si trovano le pozze più profonde, vere e proprie piscine naturali scavate nella roccia dalle acque trasparenti. Qui, il paesaggio bucolico è una cartolina vivente.

Volendo cercare un’area ancor più isolata e silenziosa, si può proseguire fino a raggiungere dapprima la località Gnett (a circa 600 metri di quota), dove si apre un verdissimo scorcio sul Resegone e poi, attraversando il torrente sul Ponte del bruco costruito dagli alpini, la sorgente San Carlo che si trova a 750 metri di altitudine.

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Le Pozze di Erve, una piscina naturale