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Sulla Ciclovia Puccini, la più bella d’Italia

È un viaggio lento sulle note di Giacomo Puccini la Ciclopedonale Puccini, che raccoglie il patrimonio culturale e naturale che s’incontra pedalando tra Lucca e la Versilia. Racconta i luoghi e la vita del celebre compositore, di cui si celebrerà il centenario della morte nel 2024.

È una ciclovia unica in Italia e forse al mondo, tanto da essersi aggiudicata l’Oscar italiano del Cicloturismo 2023, il premio che viene assegnato da otto anni alle ciclovie verdi delle Regioni che promuovono la vacanza su due ruote, con servizi mirati al turismo lento.

È una ciclovia “musicale”: una speciale segnaletica consente di accedere, tramite QR code, a un accompagnamento musicale durante la pedalata e di ascoltare le sinfonie suggerite in alcuni punti lungo il percorso.

L’itinerario della Ciclopedonale Puccini

La ciclovia “musicata” si estende per 58 chilometri tra Lucca, la sua città natale (Puccini nacque nella casa di corte san Lorenzo), e Torre del Lago, il rifugio dove si trasferì a vivere in solitudine.

La ciclovia comincia da Ponte a Moriano, pochi chilometri a Nord di Lucca, e attraversa uno scenario naturale incantevole. Corre sull’argine del fiume Serchio, terra di origine della famiglia Puccini (a Celle Puccini si trova la casa dei suoi avi), per circa 40 km, con i rilievi preappenninici sulla sinistra, filari di pioppi, case coloniche e vigne, uliveti e boschi sulla destra.

A Ponte san Quirico, la ciclabile si innesta sul percorso del Parco fluviale del Serchio fino a Ponte San Pietro in località Nave. Da lì, percorrendo la pista sulla riva sinistra del Serchio si raggiunge Ripafratta, all’ombra delle rovine della rocca di San Paolino.

Il percorso prosegue, sull’altro lato del ponte in direzione Filettole, sulla via di Radicata e, passando davanti alla ex cava su via dei Salcetti sulla strada bianca della Costanza, si percorre il tratto che arriva al ponte sul Fossa Nuova per poi raggiungere il Lago di Massaciuccoli, che fu tanto caro al Maestro.

Imperdibile, una volta giunti a Torre del Lago, oggi rinominata Torre del Lago Puccini, una frazione di Viareggio, il museo allestito nella Villa Puccini, l’abitazione in cui il compositore trascorse molti anni della sua vita.

Info utili

Il percorso è pianeggiante ed è adatto a tutti. Lungo il tragitto s’incontrano servizi di noleggio bici, punti di assistenza e di ricarica per le e-bike, fontanelle per abbeverarsi, punti ristoro e guide.

Per i meno allenati o per chi desidera percorrerla a piedi, visto che si tratta di una strada pedonale oltre che ciclabile, c’è la possibilità di raggiungere alcuni tratti o di far ritorno in treno, grazie alla vicinanza con le stazioni ferroviarie.

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Val Gargassa, un trekking acquatico nel Far West

Appassionati dei film di Sergio Leone? Amate la natura? Curiosi di geomorfologia? E… state anche morendo di caldo?? 😓 Ho un percorso per voi!

In Val Gargassa, ai confini nord-orientali del Parco del Beigua, parte della prestigiosa lista UNESCO dei geoparchi internazionali, c’è un trekking ad anello che fa al caso vostro. L’anello, per Escursionisti Esperti, parte e termina nei pressi del campo sportivo di Rossiglione (GE), in Liguria. 

Prendo il sentiero contrassegnato dalla doppia X gialla che costeggia il campo da calcio per poi infilarsi, pianeggiante, nella boscaglia di castagni, querce e noccioli che lambiscono il torrente. 

Esco dal bosco, il panorama inizia ad aprirsi ed il sapore del percorso a essere quello dell’avventura: in un tratto un po’ esposto, mi aiuto con gli appositi cavi di sicurezza fissati alla roccia. Attraverso una passerella in legno, con un occhio a invitanti spiaggette di sabbia e ghiaia e piscine naturali scavate nella roccia, piccole ma profonde, anche se un po’ impoverite dalla siccità 🥵

Rio Gargassa

Fonte: Stefano Spadacini

Rio Gargassa

Proseguo sul sentiero, quelle che sembravano fragili rocce porose dimostrano tutta la loro solidità: le rocce conglomeratiche si fanno sempre più frequenti e dure, tanto che, in una lotta all’ultimo sangue, il torrente ha vinto, ma non senza fatica: ha bucato la roccia, ma solo quel tanto che basta per poter passare… il risultato? un canyon spettacolare le cui pareti verticali sono degne delle maggiori opere di ingegneria!

Poco più avanti guado il Rio Gargassa su un passaggio fatto di grossi massi arrotondati che necessita di adeguate calzature e di una giornata di sole: dopo le piogge può essere estremamente scivoloso. 

Spunta qui uno dei primi torrioni di roccia, tanto suggestivo da spingere la fantasia locale a denominarlo Muso del Gatto. Dopo un tratto in salita che porta verso la conclusione della prima parte dell’anello (direzione nord-sud), volgendo lo sguardo a ovest si aprono finestre panoramiche sulla seconda parte (direzione sud-nord) ed in particolare sui torrioni della Rocca dra Crava (Rocca dei Corvi) e della Rocca Giana.  

A ben guardare queste fiabesche torri di un paesaggio incantato, si direbbe che un gigante buono si sia divertito a plasmarle, facendo gocciolare la sabbia bagnata dall’alto della sua mano, come ciascuno di noi ha fatto da bambino in spiaggia. 

Il sole è alto nel cielo, il caldo si fa sentire e, ad un secondo sguardo, il colore a tratti rossastro di queste meraviglie geomorfologiche, mi catapulta in un film di Sergio Leone: sono un cowboy sbarbato e arrostito dal sole in groppa al suo destriero, procedo a passo stanco tra un torrione e l’altro e la gola secca mi ricorda che sono alla disperata ricerca di un abitato, possibilmente dotato di saloon whiskey-munito …

Val Gargassa, il far west ligure

Fonte: Stefano Spadacini

Val Gargassa, il far west ligure

Scendo dal cavallo delle fantasie e torno dal mio viaggio estemporaneo nel far west. Ma la spiaggia c’entra in qualche modo: qui 160 milioni di anni fa c’era il mare ed i torrioni sono rocce ofiolitiche, ossia affioramenti di un bacino oceanico del Giurassico!

Prima di accedere al secondo tratto, proseguo verso sud per un breve sconfinamento dall’anello, e mi imbatto in Cascina Veirera, un antico insediamento oggi abbandonato dove, come ci suggerisce il toponimo, sorgeva una vetreria. Da qui si può proseguire ancora verso sud per andare a vedere una sorgente sulfurea.

Torno sui miei passi e, in breve, una ripida salita inaugura la seconda parte dell’anello, dove seguo il segnavia a tre bolli gialli. Poco più avanti arrivo alla parte più panoramica del percorso, dove il Barcun dra Scignura (Balcone della Signora), una curiosa apertura verticale nei conglomerati di puddinga, offre una finestra sullo spettacolare canyon del Gargassa.

Il panoramico Anello della Val Gargassa

Fonte: Ilaria Mangini

Il panoramico Anello della Val Gargassa

Più avanti il sentiero inizia a ridiscendere, si attraversa il letto roccioso di un rio, dopo il quale si inizia a seguire il segnavia a bollo giallo singolo. Attraverso un bel bosco misto di latifoglie e seguo il sentiero nuovamente in discesa che mi riporta al campo sportivo da dove sono partito. 

Info Pratiche

🚗 Uscita Masone della A26, si prende la SS456 per Campo Ligure e Rossiglione (GE), quindi si svolta a destra per Tiglieto sulla SP41 (Anche se su Google Maps questa strada è denominata SP1 e poi SP64, la cartellonistica locale la individua come SP41). Si procede su questa strada fino a prendere una traversa a sinistra per lo stadio comunale, dove, nei pressi del campo da calcio, c’è ampio spazio per parcheggiare (44.560655, 8.649434).

🥾 L’Anello della val Gargassa è adatto a escursionisti esperti ed è caratterizzato da alcuni tratti esposti, ancorché attrezzati con catene, alcuni guadi del torrente ed un dislivello da percorrere rilevante (dati altimetrici dettagliati, cartografia ufficiale e tracce gpx di questo itinerario sul sito del Parco del Beigua):

  • Difficoltà: EE – Per escursionisti esperti
  • Tempo di percorrenza: 3,5-4 ore
  • Lunghezza: 7 km
  • Dislivello: 180 m
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Avventure nel Melezzo, il torrente che scorre in due direzioni

Nelle mie scorribande alla ricerca dell’acqua in tutte le sue forme, mi imbatto nella Val Vigezzo, attraversata dal torrente Melezzo, che dalle mie ricerche sembra essere serbatoio di notevoli piscine naturali.

Questa valle funge da cerniera tra la Valle del Toce in Piemonte ed il Canton Ticino e, procedendo verso Est, da Domodossola in direzione della Svizzera, inizia subito a salire bruscamente costeggiando il torrente, fino a raggiungere gli 850 metri presso il paese di Druogno. 

Qualcosa non quadra in Val Vigezzo

Mi fermo qui per una pausa tecnica e, guardandomi attorno, qualcosa non quadra: mi rendo conto che il torrente Melezzo, che fin qui scendeva da Est a Ovest, abbandona la Val Vigezzo muovendosi decisamente verso Nord. Ma le piscine naturali che cerco dovrebbero essere in questa stessa valle diversi chilometri più a Est, in un corso d’acqua che ugualmente si chiama Melezzo 🤔

Mi chiedo se la posizione che ho puntato sia sbagliata o se sia in un altro corso d’acqua, di cui la mia fonte abbia semplicemente sbagliato nome e proseguo, quindi, sulla SS337 della Val Vigezzo verso Est. In pochi chilometri vengo rinfrancato dal fatto che, effettivamente, questa strada torna a costeggiare un torrente di buone dimensioni in un falso piano dove si sviluppano altri (incantevoli) paesi montani, come Santa Maria Maggiore. 

Ma queste certezze si sciolgono in breve come neve al sole: la Val Vigezzo, che avevo percorso in salita fino a Duorgno, inizia molto presto a scendere, nonostante io stia proseguendo sempre nella stessa direzione. Ed il torrente, che fino a Druogno scorreva da Est a Ovest, ora scorre da Ovest verso Est, c’è decisamente qualcosa che non torna 🤔

Il Ponte Nuovo Romano

Nel frattempo passo il confine con la Svizzera e, dopo pochi chilometri, parcheggio e inizio a camminare nel bosco verso la mia destinazione (Vedi Info Pratiche). Come sempre mi accade quando vado in cerca d’acqua, tutti i dubbi, i ruminii mentali, le normali paranoie della vita scompaiono, lasciando il posto al deciso verde dei boschi e al rumore dell’acqua. Leggo un cartello per il Ponte Nuovo Romano… è la destinazione che cercavo! È così che si dissolve in un attimo anche l’ultimo dubbio, quello di aver sbagliato strada. Certo rimane il mistero della valle che prima sale e poi scende, lo fugherò solo più avanti …

Ponte Nuovo Romano
Ponte Nuovo Romano

La mulattiera inizia a scendere e, dopo alcuni tornanti nel bosco, un incantevole ponte a schiena d’asino è letteralmente aggrappato ai due versanti di una profonda, spettacolare forra scavata da un torrente verde e cristallino.

Questa meraviglia architettonica, che ci sorprende nel bel mezzo della natura più rigogliosa e selvaggia, è denominata Ponte Nuovo Romano. Non è infatti di epoca romana, perché costruito nel 1578, anche se alcune fonti riferiscono che l’attuale sostituì uno dei ponti di epoca imperiale costruiti sulla strada romana che collegava la Valle del Toce e quella del Ticino.

Sotto al ponte una enorme piscina naturale mi rinfresca alla sola vista, ed è possibile arrivarci, ma non per tutti. Chi non se la sente di scendere, può godersi questo posto meraviglioso dall’alto del ponte o proseguire sul sentiero turistico che prosegue dopo averlo attraversato. 

Il Ponte Nuovo Romano è sospeso a 26 metri dall'acqua
Il Ponte Nuovo Romano è sospeso a 26 metri dall’acqua

Attraverso il ponte, ignoro il sentiero turistico in salita e prendo, al di là di un rivolo d’acqua, una traccia secondaria in discesa. Il rivolo d’acqua potrebbe essere asciutto in estate, diversamente fate attenzione a non camminare sulle rocce lisce e bagnate, perché scivolose ed esposte. Questa traccia vi conduce, nella zona più a monte del sito, nei pressi di una piscina naturale poco profonda e di medie dimensioni, assistita da alcuni scogli lisci.

A monte del Ponte Nuovo Romano
A monte del Ponte Nuovo Romano

Nella zona più a valle del sito, e precisamente nella zona sotto il ponte, c’è una grande e profonda piscina naturale, con una battigia composta prevalentemente di scogli ed un limitato affioramento di ghiaia. Per raggiungerla non c’è un sentiero, si accede tramite il greto del torrente. Bisogna sapersi districare tra le rocce, le rapide ed alcuni salti dell’acqua: si tratta di un percorso complicato, affrontatelo solo se siete sicuri di poter anche tornare indietro.

Si può accedere anche dalla sinistra orografica: prima di attraversare il ponte, una traccia in discesa vi conduce nei pressi del torrente (pur costringendovi a superare un “salto” di circa 1 metro sulle rocce), in una zona di scogli, che dà su alcune rapide e dove l’accesso all’acqua non è immediato.

La piscina naturale sotto al ponte
La piscina naturale sotto al ponte

Da qui, tuttavia, si gode pienamente la bellezza del posto, dominato dall’incantevole schiena d’asino del ponte, arrampicatosi tra pareti scoscese a 26 metri dall’acqua: quello che gli inglesi non esiterebbero a definire una straordinaria wild swimming experience!

Mi godo il mio picnic sugli scogli, mentre il calore del sole è perfettamente bilanciato dalla frescura dell’acqua. Quindi raccolgo tutte le mie cose, compresa la mia busta della spazzatura e, completamente rigenerato, mi avvio verso casa.

Trovata la quadra in Val Vigezzo

Mi fermo in un bar e, forse tradito dall’abbigliamento tecnico, vengo approcciato da un anziano, simpatico signore locale che, sorridendo, mi chiede “É andato a camminare?” “Sì, sono andato al Ponte Nuovo Romano”. É chiaramente ben disposto, conosce il posto e mi racconta della sua passione per le camminate in montagna.

Deve sapere, penso. E quindi, esitando un attimo, senza ben sapere come porre il tema, gli chiedo “ma quanti corsi d’acqua ha la Val Vigezzo?” e lui, dopo una pausa, “uno, anzi due … ma con lo stesso nome!”

É così che scopro l’arcano: la Val Vigezzo è una valle a “U” (rovesciata, ovvero prima sale e poi scende), unica in Piemonte per la sua particolare orografia. Non è infatti solcata dal corso di un unico torrente dalla testata allo sbocco, bensì da due torrenti che scorrono in direzioni opposte generando un’ampia vallata pianeggiante nella quale sorgono i comuni principali. L’abitato di Druogno può essere considerato lo spartiacque della valle: il Melezzo Occidentale, scava la stretta gola che da qui si congiunge alla valle del Toce, verso ovest, mentre il Melezzo Orientale scende ad est percorrendo le Centovalli svizzere fino a portare le sue acque nel fiume Maggia e quindi nel Lago Maggiore.

Info Pratiche

🚗A26 in direzione Gravellona Toce, dove di prosegue sulla SS33 del Sempione. Si prende quindi l’uscita Masera per seguire la SS337 verso Val Vigezzo fino al confine di stato, dove tale strada diventa la Cantonale. Proseguite sulla Cantonale per poco meno di 9 km e, 350 m dopo il bivio per Calezzo, individuate sulla destra un’apertura nel guard-rail con alcuni cartelli gialli indicanti dei sentieri (46.17463, 8.69259), da cui parte una mulattiera lastricata in sasso in discesa. Parcheggiate nello spiazzo sulla sinistra, ci sono 8 posti. Ah … in Svizzera non sono proprio teneri con il parcheggio selvaggio … anche luoghi completamente immersi nella natura possono essere soggetti al pagamento della sosta, solitamente agevolato dalla presenza di macchinette automatiche per l’emissione del ticket.

🚂La panoramicissima Vigezzina (o Centovallina come viene chiamata in Svizzera) è una linea ferroviaria che collega Domodossola a Locarno, attraverso un viaggio di quasi due ore di puro romanticismo. I caratteristici trenini panoramici a scartamento ridotto vi porteranno attraverso le suggestive Centovalli: un percorso di 52 km, lungo impetuosi torrenti, montagne rocciose, cascate, ponti impressionanti, vigneti, selve castanili e piccoli villaggi che sembrano essersi fermati nel tempo. La stazione di Intragna di questa linea dista poco meno di 1 km dai menzionati cartelli gialli. Intragna è collegata a Domodossola e Locarno con diversi treni giornalieri rispettivamente di circa 1h33 e 18 minuti.  

👣Prendete la mulattiera, attraversate la ferrovia, e arriverete in ca 10-15 minuti nei pressi del c.d. Ponte Romano (46.172550, 8.690041). Pur non presentando particolari ostacoli, e pur essendo frequentato da escursionisti di tutte le età, il percorso è classificato fattibile per il discreto dislivello da percorrere (ca 90 m) e un paio di tratti esposti. 

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Puoi passeggiare tra torri naturali che sfiorano il cielo

Esistono luoghi che sono così straordinariamente belli che non si possono descrivere, ma solo vivere. Posti che sono stati sapientemente plasmati da Madre Natura, che sono sopravvissuti al tempo, ai secoli e alle intemperie, e che si sono trasformati in veri e propri capolavori visivi destinati a lasciare senza fiato.

Il Parco Nazionale Torres del Paine è uno di questi. Si tratta di un’area protetta, dichiarata dall’Unesco come riserva della biosfera e candidata anche alla lista del Patrimonio dell’Umanità, che ospita alcune delle più affascinanti visioni del pianeta. Non è un caso che molti viaggiatori abbiano identificato nel parco l’ottava meraviglia del mondo naturale.

Proprio qui, infatti, si ergono maestose e suggestive le Torres del Paine, una serie di enormi monoliti in granito che si innalzano ad altezze vertiginose. Principali attrazioni turistiche del parco, questi monumenti regalano ai viaggiatori un’esperienza unica, quella di passeggiare tra torri naturali che sfiorano il cielo. Pronti a partire?

Benvenuti nel Parco Nazionale Torres del Paine

La nostra esperienza di viaggio comincia qui, tra le straordinarie bellezze naturalistiche che si snodano all’interno del Parco Nazionale Torres del Paine. Area protetta del Cile, questo sito è considerato uno dei più grandi e importanti del Paese, nonché la terza attrazione turistica più visitata.

Sono molte, infatti, le persone provenienti da ogni parte del globo che affrontano questo viaggio lunghissimo per ammirare il grande patrimonio naturalistico del parco.

Per visitarlo dobbiamo recarci tra le terra della Regione di Magellano e dell’Antartide Cilena. Proprio qui, a circa 112 chilometri da Puerto Natales e a poco più di 400 chilometri da Punta Arenas, possiamo scoprire ed esplorare il bellissimo e suggestivo Parco Nazionale Torres del Paine.

Una visita al suo interno permette di scoprire una moltitudine di paesaggi naturali, variegati, immensi e straordinari. Ci sono le montagne, tra le quali spicca il grande complesso del Cerro Paine le cui cime arrivano a toccare anche i 3.000 metri di altitudine. Ci sono anche le grandi vallate, che si alternano ai fiumi, ai laghi e ai ghiacciai.

L’attrazione principale del Parco Nazionale Torres del Paine, però, è quella suggerita dal nome stesso del sito. Stiamo parlando delle Torres del Paine, un agglomerato di grandi monoliti di granito che si sono formati secoli fa e che sono stati plasmati, ed erosi, dall’acqua, dal ghiaccio e dal vento.

Si tratta di veri e propri monumenti naturali che svettano verso il cielo, fino a sfiorarlo, e che regalano ai visitatori la possibilità di intraprendere passeggiate suggestive e indimenticabili tra torri rocciose che raggiungono le nuvole.

Una passeggiata tra le torri che sfiorano il cielo

Come abbiamo anticipato i monoliti di granito che compongono il gruppo delle torri rappresentano l’attrazione principale del Parco Nazionale Torres del Paine.

Una volta giunti fin qui, i viaggiatori potranno ammirare tutta la grandiosità di Madre Natura che raggiunge la sua massima espressione proprio in quelle altezze mozzafiato. Fanno parte delle Torres del Paine la Torre Central, un massiccio che arriva a misurare 2800 metri di altezza, la Torre Norte e la Torre Surf.

Intorno a questi monumenti naturali, poi, si snoda un paesaggio mozzafiato tutto da scoprire. I ghiacciai da una parte e le vallate dall’altra regalano scorci suggestivi e indimenticabili. Aguzzate bene la vista perché nel parco è possibile incontrare diversi esemplari di fauna selvatica.

Qui, infatti, vivono i puma, le volpi grigie e i nandù, l’orso dagli occhiali, l’unico esemplare sudamericano, e il piccolo gatto selvatico. Nel parco sono presenti anche i fenicotteri cileni e il condor delle Ande.

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Perché fare una vacanza in camper è la scelta migliore

Vacanza è sinonimo di libertà e il modo migliore per farlo è partire a bordo di un camper e di mettersi in viaggio verso la prima destinazione che passa per la mente. Che sia per un breve weekend o per uno dei tanti Ponti o per una vacanza più lunga, l’Associazione Produttori Caravan e Camper (APC) consiglia questo tipo di esperienza che regala tante emozioni e rispecchia le esigenze di molti.

Non serve possedere un costoso camper, oggi si possono facilmente noleggiare attraverso le numerose società di camper sharing che offrono ogni tipologia di mezzo, dal più grande al più piccolo, dal più spartano al più confortevole, proprio come una casa-vacanze mobile.

Comodità come in una casa-vacanza

Il camper è il mezzo che più si avvicina al concetto di casa. Dalla cucina alla camera da letto, dal soggiorno al bagno con tanto di doccia, non manca davvero nulla. Viaggiare in camper è un po’ come affittare un appartamento con tutti i comfort del caso. Non è necessario uscire a pranzo e a cena, si dorme in un comodo letto con le proprie lenzuola, si può vivere all’aperto ma anche chiudersi dentro a guardare la Tv o anche fare smart working, nel caso fosse necessario.

Una vacanza (anche) last minute

Una vacanza in camper significa anche svegliarsi la mattina e mettersi in viaggio. Non serve fare altro e neppure prenotare nulla, se non una piazzola in un campeggio, se si viaggia in alta stagione. Il camper è il modo migliore di muoversi per chi ama i viaggi last minute, insomma. Decidere all’ultimo minuto di partire, cambiare itinerario strada facendo senza programmare la prossima tappa è il massimo della libertà. Non avere una meta prestabilita permette di scoprire nuovi angoli di mondo. L’improvvisazione è la vera libertà che regala il camper. Si può decidere di prolungare la permanenza in una destinazione o di partire da un giorno all’altro senza preoccuparsi di prenotare né un alloggio né un mezzo di trasporto.

Una vacanza sostenibile

Sostenibilità è la parola chiave degli ultimi anni e il camper sposa alla perfezione il concetto di mobilità e di vacanza sostenibile. Recenti studi, tra i quali una ricerca dell’Università di Pisa, hanno dimostrato come viaggiare in camper sia più sostenibile rispetto ad altre tipologie di viaggio tradizionali: le emissioni prodotte da un viaggio in camper risultano inferiori fino al 32% rispetto ad altri tipi di vacanze. Molte sono le accortezze che permettono un viaggio più green: evitare di usare la plastica, non sprecare acqua, installare pannelli solari e cercare di consumare il più possibile prodotti locali. In generale, il tempo libero a bordo di un camper è a minor impatto ambientale in quanto il camper in sosta ha emissioni quasi pari a zero.

Una vacanza pet friendly

Quando si possiede un animale, ci si rende conto di quanto sia difficile trovare strutture in grado di ospitare anche cani ma soprattutto gatti. Una vacanza in camper rende tutto molto più semplice perché non ci si deve separare dal proprio animale domestico neppure per un giorno. Si consiglia di far abituare l’animale al nuovo ambiente, cominciando con brevi tratte aumentando man mano le distanze e la durata del viaggio.

Via libera alle proprie passioni

Un altro vantaggio del camper è che non si deve rinunciare alle proprie passioni perché a bordo si possono portare tutte le attrezzature per lo sport e l’hobby preferito. Dalla bicicletta al surf, dal bricolage ai libri, c’è spazio per tutto. Per non parlare poi dei giochi dei bambini.

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Avventure acquatiche in Toscana: il Ponte della Colombara

Un pieno sole primaverile splende nel cielo, quale miglior condizione per un nuovo itinerario acquatico? Sono in ritardo, afferro alla bell’e meglio quello che mi capita sotto tiro, monto in macchina e parto alla volta dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Sono in dirittura d’arrivo, gli abitati si diradano, lasciando il posto all’appennino con tutti i suoi colori. Attraverso un torrente cristallino e lo scrosciante canto dell’acqua mi fa venire una sete da pellegrino nel deserto. Solo qui mi accorgo dell’errore da scolaretto che nessun escursionista dovrebbe mai fare: sono uscito senz’acqua 🤪

Parcheggio, rovisto alla ricerca di qualcosa e trovo una bottiglia vuota in macchina. Mi avvio nella speranza di trovare l’acqua, con la stessa famelica sete dei ricercatori d’oro del Klondike: un cartello marrone mi indica di seguire la “Strada Lombarda”, che nel medioevo collegava la Pianura Padana e Lucca, attraversava l’Appennino Tosco-Emiliano, passando per il Passo del Cirone, ricongiungendosi poi con la Via Francigena a Groppodalosio. 

Dopo un tornante, mi viene in soccorso il rumore dell’acqua: è il fiume Magra che, verde, cristallino e circondato da una rigogliosa vegetazione, compie qui diversi salti dell’acqua.

Mi giro verso monte senza poter credere ai miei occhi, un ponte quattrocentesco fa da sfondo a due capisaldi della mia esistenza, una splendida donna, in una meravigliosa cascata.

Piscina bassa e Ponte quattrocentesco della Colombara 
Piscina bassa e Ponte quattrocentesco della Colombara

Come è finita con la bella donna … non ve lo posso dire! Ma non lesinerò dettagli sulla cascata e sul ponte 😉

Il Magra passa qui sotto al ponte in uno stretto canyon (non addentratevi, può essere pericoloso) per poi estendersi in una piscina naturale piccola ma deliziosa, profonda fino a 1,8 metri, prima di saltare in una piscina più grande, dove l’acqua è più alta.

Lo stretto canyon sotto al Ponte della Colombara
Lo stretto canyon sotto al Ponte della Colombara

Mi destreggio sui massi accanto alla cascata per arrivare alla piscina alta che, senza pensarci troppo, testo immediatamente con un tuffo

È come una vasca privata, piccola ma profonda, e decisamente rinfrescante: il corpo riprende una temperatura normale. Anzi ho voglia di sole ora: mi spiaggio sui massi lisci rosolandomi sulla pietra bollente. Sento il calore del sole, ma i quasi 700 metri di altitudine di questo paradiso danno una certa leggerezza all’aria.

Ponte della Colombara, un tuffo nella piscina alta
Ponte della Colombara, un tuffo nella piscina alta

Mi rilasso e mi asciugo … ho di nuovo voglia di un tuffo, è ora di provare la più grande piscina naturale creata dalla cascata e profonda fino a 2 metri … mi tuffo e mi rituffo, che spettacolo!

Ancora più in basso c’è un altro salto dell’acqua e dopo questo, dietro un grosso masso, c’è una terza piscina naturale – forse la più grande delle 3, profonda fino a 2 metri  – che, quando le altre due vanno in ombra a metà pomeriggio, rimane al sole. 

Il ponte romanico della Colombara, del XV secolo, era una infrastruttura strategica della Strada Lombarda, nonché unico accesso al borgo di Pracchiola fino al 1958, quando fu realizzata la nuova viabilità carrabile. Abbandonato a favore della nuova strada, un restauro del 2017 lo ha riportato all’antico splendore.

Ponte della Colombara
Ponte della Colombara

Perchè Ponte della Colombara?

In Lunigiana esistono diversi luoghi con questo o con nomi simili (Colombaia, ad esempio).

L’origine ovviamente è comune: in questa zona erano presenti molte colombaie, quelle piccole torri destinate all’allevamento dei colombi, utilizzati in epoca tardo medievale per la caccia, la pelletteria, l’agricoltura e il consumo delle loro carni.

Rinfrescato a dovere, riprendo il mio pellegrinaggio verso la vicina Pracchiola, piccolo borgo sperduto e affascinante, ibernato dal tempo, con i suoi edifici in pietra scura tipici della Lunigiana. E soprattutto dotato di una generosa fontanella: mi abbevero con foga finalmente e riempio la fida bottiglia. 

Pracchiola e le statue stele

Passeggiando per Pracchiola noto alcuni manufatti antropomorfi in pietra, sono riproduzioni delle statue stele, sculture preistoriche assurte a simbolo della Lunigiana, per i numerosi ritrovamenti registrati nel suo territorio. Le statue stele sono avvolte nel mistero: risalgono a un periodo che va dai 3000 ai 500 anni prima di Cristo, hanno caratteristiche diverse a seconda dell’epoca di realizzazione, ma non se ne conosce la vera e propria funzione.

Una statua stele
Una statua stele

In Lunigiana il primo ritrovamento è datato 1827, gli ultimi risalgono ai primi anni Duemila. Per saperne di più su questo mistero, non lontano da qui, a Pontremoli, potete visitare il Museo delle Statue Stele Lunigianesi.

Ma mi raccomando, non uscite mai senz’acqua!

Info Pratiche 

🚗Da Pontremoli (MS) dirigetevi verso Mignegno imboccando la SS62. Al primo tornante in salita, superata quest’ultima frazione, imboccate la strada che prosegue dritta, seguendo le indicazioni per Molinello. Qui giunti, al bivio proseguite a destra sulla SP42 e salite verso il paesino di Pracchiola. Poco prima di arrivare al borgo, in corrispondenza del ponte asfaltato sul Magra, parcheggiate nello spiazzo alla destra della strada (44.427566, 9.959849), senza intralciare la viabilità

🥾Ritornate quindi per un centinaio di metri camminando verso valle fino ad una strada campestre, in discesa, sulla vostra sinistra (44.427373, 9.959023, seguite il cartello marrone con l’indicazione “Strada Lombarda in Pracchiola…”): percorretela fino al fiume, ci vogliono meno di 5 minuti (Dislivello: 30 metri). Se volete invece andare al Ponte della Colombara, che permane in quella posizione da oltre 600 anni, lasciate dopo pochi passi la campestre per il sentiero a sinistra. 

Il borgo di Pracchiola dista poche centinaia di metri continuando sulla SP42.

Un itinerario adatto alle famiglie, se attrezzate e con bambini autonomi nella camminata.

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La piscina naturale di Giotto, nell’alta Val di Taro

In Emilia, a monte di Borgo Val di Taro (PR), comunemente chiamata Borgotaro, considerata la capitale del fungo porcino, gli insediamenti umani iniziano a diradarsi e il fiume Taro a diminuire la sua portata e restringere il suo alveo. La valle si fa qui più intima e il corso, con il suo fondo di ghiaia e sabbia, concede una serie di anse nascoste, poco frequentate, facili da raggiungere e ideali per il wild swimming. Le spiagge sono piccoli paradisi che, situati mediamente a 500-600 metri di altitudine e con tanta ombra naturale, sono ideali per le giornate più afose. 

Una di queste presenta due piscine naturali separate da un bosco incantevole: superato il km 99 della SP359R (vedi Info Pratiche), parcheggio presso uno spiazzo sulla destra da cui partono due facili strade campestri che arrivano, intuitivamente e in meno di 2 minuti, nei pressi dell’alveo.

Qui il fiume ci regala una piscina naturale di forma vagamente  circolare; anzi no, a guardarla dall’alto sembra che Giotto sia passato di qui e abbia disegnato il suo proverbiale cerchio perfetto a mano libera. Un Giotto in versione gigante, a giudicare dalle dimensioni.

La piscina naturale di Giotto e il guado
La piscina naturale di Giotto e il guado

Le due sponde sono collegate da un guado di norma elementare, perché qui il fiume, nell’affrontare alcuni massi, diventa poco profondo, per poi riprendere prontamente la sua corsa. 

Gli amanti della tintarella si schierano come lucertole in destra orografica, mentre in sponda opposta un fitto bosco arriva fino alla riva offrendo costantemente ombra naturale. 

Altro rettilame si spiaggia sui massi lisci che delimitano la piscina naturale dalla successiva rapida. Questa, con assi principali di circa 25 metri e profondità fino a 3 metri, è un continuo invito a tuffarsi e nuotare. Così i bambini scelgono il masso più alto per lanciarsi nell’acqua.

Tuffi e nuotate
Tuffi e nuotate

Gli abitati sono lontani, la strada meno ma, un sound composito fatto dell’acqua che scorre, del vento sulle foglie e di qualche volatile fischiante, ne fanno un vecchio ricordo.

A valle della rapida il fiume compie una curva, finita la quale passa accanto ad una enorme spiaggia di ciottoli e ghiaia a cui si arriva intuitivamente con un delizioso sentiero che si fa largo tra le fronde alberate del bosco. 

Qui la piscina naturale è più contenuta, ma l’ambientazione è wild con tanto spazio, bosco e ombra naturale.

La grande spiaggia di ciottoli dopo la rapida
La grande spiaggia di ciottoli dopo la rapida

Lasciate questo piccolo gioiello come lo avete trovato … anzi meglio, ripulitelo di ogni detrito prima di andarvene.

Il borgo medievale di Compiano

Non lontano da qui sorge Compiano (PR), un piccolo borgo medioevale completamente circondato da mura impreziosite da torrette e bastioni di varie forme: lasciate l’auto nel comodo parcheggio gratuito (44.498773, 9.663606) e percorrete a piedi l’unica via del paese che, curvando su sé stessa, porta, tra vicoli acciottolati, palazzetti e una bella terrazza panoramica, ad uno spettacolare castello che domina il borgo da uno sperone roccioso. 

Il castello, la cui prima menzione risale al 1141, si presenta a forma di quadrilatero irregolare fortificato con tre torri angolari e servito da un accesso tramite ponte in muratura protetto da un rivellino. I saloni interni si snodano intorno al cortile centrale e sono riccamente decorati. La sua storia ricalca quella della zona, con il susseguirsi di diverse famiglie egemoni, tra cui i Landi. Il Castello è anche relais, con diverse camere a disposizione, e ristorante. Le visite sono possibili su prenotazione. Compiano fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia.

Il Castello di Compiano al centro del borgo medievale
Il Castello di Compiano al centro del borgo medievale

Info Pratiche

🚗 Per arrivare in Val di Taro prendete l’uscita Borgotaro della A15 e proseguite, prima sulla SP308 e poi sulla SS523, in direzione Bedonia / Compiano. Per arrivare nell’alta valle, dopo il km 33 della SS523, ad una rotonda, prendete la SP4 verso destra in direzione Chiavari / Compiano attraversando il fiume Taro. Presso la frazione Ponte di Compiano, lasciate la SP4 al km 5, e svoltate a sinistra per riattraversare il Taro in direzione Tornolo. Proseguite per circa 3 km sulla strada intrapresa e, prima del successivo ponte sul Taro, girate a sinistra in direzione Pometo e, dopo aver riattraversato il fiume, svoltate nuovamente a sinistra per prendere la SP359R presso il km 97. 

🥾Superate il km 99 della SP359R e parcheggiate presso uno spiazzo sulla destra (44.475353, 9.589289) da cui partono due strade campestri verso il fiume che arrivano, intuitivamente e in meno di 2 min, presso una grande e profonda piscina naturale. 

🚵‍♀️Ottima meta anche per i ciclisti!

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La valle mozzafiato a pochi passi dall’Italia

A due passi dall’Italia abbiamo la fortuna di avere un Paese che è un vero e proprio capolavoro di eleganza e natura spettacolare. Il luogo in questione è la Svizzera, e in particolare oggi vogliamo parlarvi di una sua valle mozzafiato che non può non farvi innamorare.

La Valle di Lauterbrunnen

Oggi vi portiamo presso la Valle di Lauterbrunnen che si distingue per essere una delle riserve naturali più importanti della Svizzera. Vi basti pensare che qui prendono vita ben 72 cascate fragorose, altre valli appartate, incredibili alpeggi fioriti e molto altro ancora.

Una zona che ha davvero molto da offrire soprattutto per chi ama camminare, stare a contatto con la natura, fare arrampicate, parapendio, e gite in elicottero.

Le attrazioni da non perdere

Viste le tante meraviglie che regala questa zona abbiamo deciso di raccogliere quelle che, secondo noi, sono le località assolutamente imperdibili. E vogliamo iniziare questo viaggio fiabesco proprio dal villaggio da cui la valle prende il nome: Lauterbrunnen. Si tratta di un paesino che, soprattutto in estate, funge da perfetto punto di partenza verso le destinazioni turistiche più note della regione della Jungfrau.

Da queste parti è certamente imperdibile la Staubbach Fall, la cascata situata al centro del paesino e che è inevitabilmente divenuta il simbolo dello stesso. Del resto parliamo di un flusso d’acqua alto ben 297 metri: è la terza cascata più alta in Svizzera.

E in più sfoggia una vera particolarità: è possibile visitarla da “da dietro” in quanto sono presenti delle scale che risalgono la montagna e portano in incredibili punti panoramici. Una vera meraviglia della natura tanto che quando Johann Wolfgang von Goethe la visitò vi trovò l’ispirazione per il suo celebre poema “Gesang der Geister über den Wassern”.

Molto interessante è anche lo spettacolo naturale offerto dalle cascate del Trümmelbach: da qui si tuffano circa 20.000 litri d’acqua al secondo che danno vita a dieci scrosci d’acqua di origine glaciale che hanno un’altezza totale di circa 200 metri (e tutte sono situate all’interno di una maestosa montagna).

Murren, un paesino pedonale con un percorso di trekking da non perdere

Vale la pena fare un salto anche a Murren, un paesino completamente pedonale situato a ben 1638 metri di quota. Si presenta come una vera e propria bomboniera dove svettano fiere casette dalle architetture tipiche, hotel e ristoranti in legno e molto altro ancora.

A trovare pane per i loro denti saranno anche gli amanti degli sport invernali grazie ai vasti comprensori sciistici di Wengen-Petite Scheidegg e Mürren-Schilthorn. Anche se, e a dire la verità, in tutta la spettacolare regione della Jungfrau ci sono un totale di 45 impianti di risalita, 213 km di piste, fun park, 100 km di sentieri per escursioni invernali e 50 km di piste per slittino. Non mancano, tra le altre cose, le piste per lo sci di fondo.

Infine, vi consigliamo di fare un bel trekking che conduce da Murren a Grutsalp, una camminata di circa 1 ora e mezza che passa accanto alla linea ferroviaria che collega le due località. Tantissimi sono i panorami sulla vallata e altrettanti sono i possibili incontri con dolci mucche al pascolo.

La Valle di Lauterbrunnen, in Svizzera, è un vero tesoro da scoprire.

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Paradiso dei tuffi, un eden selvaggio alla portata di tutti

Amanti dei tuffi? 

Ho il posto per voi, si trova in Friuli, provincia di Udine, Torrente Arzino.

Ci arriviamo in 5 minuti, con un itinerario abbastanza semplice (vedi Info Pratiche), che fin da subito ci rivela, attraverso improvvise finestre panoramiche, di che pasta è fatto questo sito: il fiume esce letteralmente dalla montagna, barcamenandosi in un fondale roccioso che sembra scolpito ad arte.

Paradiso dei tuffi: il torrente esce letteralmente dalla montagna
Paradiso dei tuffi: il torrente esce letteralmente dalla montagna

L’acqua, infatti, arriva qui dopo aver percorso un lungo canyon ombreggiato, spezzato da una prima, profondissima piscina naturale in ombra, per poi confluire in una splendida pozza verde acqua, super cristallina e sempre al sole. Qui un affluente di destra si riversa nell’Arzino. 

Due spiagge di ghiaia e sabbia circondano la piscina naturale principale, dalla quale il torrente prosegue la sua corsa scavando un altro canyon, ben più basso del precedente, e costellato di pittoresche rocce lisciate – anzi “bucherellate” – dal millenario scalpellio dell’acqua. Potrete notare qui una sorta di faraglione che fuoriesce dall’acqua.

Questo gioiello della natura è certamente ambito in estate, ma il tanto spazio e l’incredibile energia che qui si crea ne fanno piuttosto un sito di magnetica aggregazione tra le persone.

Potete concedervi lunghe nuotate nella zona delle piscine naturali, e addentrarvi così nel canyon ombreggiato, una vera meraviglia della natura. 

Ma questa zona è ideale anche per gli amanti dei tuffi: gente di tutte le età, approfittando del suo turno e delle momentanee luci della ribalta, si butta dalle pareti del canyon nella pozza, per poi nuotare nel verde più cristallino. 

I più arditi si arrampicano in destra orografica, dove ci si può tuffare nella piscina ombreggiata da 20 metri circa. Se è troppo per voi, salti di ca 4-5 metri si possono fare, dalla sinistra orografica, nella piscina soleggiata.

Il sito va in ombra verso le 17. Certo la temperatura dell’Arzino è sfidante, ma i suoi colori vi faranno scordare l’acqua fredda. 

Il verde cristallino del torrente Arzino
Il verde cristallino del torrente Arzino

Ritemprati dalle acque dell’Arzino non perdetevi una gita nella quiete di Pradis, e alle sue profondissime grotte verdi dove il sole non arriva mai. Caratterizzate da strettissimi canyon che piccoli torrenti continuano a scavare da millenni, qui, anche in piena estate, dovrete munirvi di maglioncino e giacca a vento.

Situate nel cuore delle Prealpi Carniche, sono formate dall’insieme di una profonda forra scavata nel calcare dal torrente Cosa, da tre caverne principali ad essa collegate, l’Andris di Gercie, l’Andri scur e l’Andri blanc e da centinaia di cavità di origine carsica. Per mezzo di sentieri in discesa e di numerosi gradini si riesce a scendere sino al livello del torrente, in uno scenario certamente suggestivo. 

È provato che le grotte di questa zona offrirono riparo agli ultimi cacciatori neandertaliani di orsi delle caverne, di cui un esemplare è ricostruito, in base ai resti ossei rinvenuti, nel vicino Museo della Grotta.

Le Grotte di Pradis
Le Grotte di Pradis

Info Pratiche

Ci sono due accessi al Paradiso dei tuffi (46.27172, 12.94544) – entrambi sulla Strada Provinciale 1 della provincia di Udine, che collega la pianura Friulana con Tolmezzo – il primo poco più lungo, ma meno pendente del secondo:

  • km 67,8 della SP1, prendete la strada campestre (46.270839, 12.947821) che si fa gradualmente sentiero e arriva sul greto del torrente in circa 7 minuti; 
  • km 68 della SP1, di fronte ad una svolta a sinistra (Via Battaias, dove potete lasciare la macchina), un’apertura nel guard rail (46.271162, 12.945593) dà accesso ad alcuni scalini che proseguono verso il sito attraverso un sentiero un po’ pendente (circa 5 minuti).

Le Grotte Verdi si trovano in Via Pradis di Sotto, in comune di Clauzetto (PN; 46.245572, 12.888144), mentre il Museo della Grotta nel vicino abitato di Pradis di Sotto. 

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Cascata dell’Eden, wild swimming e paradiso del canyoning

Un piccolo paradiso terrestre o almeno così è apparso a me, e non in sogno 😉

Si tratta della Cascata del torrente Palvico, sulla strada che collega il Lago di Ledro (e più a ovest quello di Garda) al Lago di Idro.

Un gioiello prezioso, accessibile attraverso un semplice itinerario di pochi minuti, prima su comoda strada e poi attraverso un sentiero attrezzato con una staccionata in legno (vedi Info Pratiche). 

Il sentiero per la Cascata dell'Eden
Il sentiero per la Cascata dell’Eden

Costeggiando il torrente Palvico, il percorso mi svela a poco a poco i suoi segreti, fino ad aprire le porte di un eden nascosto.

Qui una meravigliosa cascata, nota anche con il nome di Cascata di Pozza Malmerio, sgorga per 55 metri dalla parte finale di una spettacolare fenditura nella roccia che prosegue verso l’alto per altri 30 metri almeno. Una forra circonda quasi completamente questo angolo di paradiso. 

La fenditura è un vero e proprio canyon alto e strettissimo, creato dal millenario lavorio del torrente, cosa che ci fa presumere che il salto della cascata in passato raggiungesse i 90 metri di altezza.

Il torrente Palvico crea la Cascata dell'Eden
Il torrente Palvico crea la Cascata dell’Eden

L’acqua si accumula verde e cristallina in una meravigliosa piscina naturale con forma irregolare di ca 40 x 30 metri. Sotto la cascata il torrente ha scavato in profondità con almeno 2,5 metri di fondo.

I ragazzi più audaci si arrampicano nei pressi della cascata per cimentarsi in tuffi mozzafiato da 10-15 metri: attenzione, si tratta di una arrampicata in senso quasi letterale, la parete è sostanzialmente verticale.

In sinistra orografica una spiaggetta di ghiaia comoda completa un posto davvero mozzafiato!

La spiaggetta di ghiaia
La spiaggetta di ghiaia

Nuoto in questo paradiso, e l’incessante sound della cascata che buca la pozza Malmerio, è improvvisamente rotto da grida giubilanti. Ma non c’è assolutamente nessuno intorno a me: i gridolini hanno il sapore di un’avventura adrenalinica e, incredibilmente, arrivano dall’alto, dalla fenditura o comunque dalla forra che avvolge il torrente. 

Solo dopo scoprirò che si tratta di appassionati di canyoning, in procinto di approcciare l’ultimo, incredibile passaggio, ovvero proprio il salto del Palvico sopra di me (vedi Info Pratiche).

Info Pratiche

🚗 Provenendo da sud, al km 59,6 della SS237 prendiamo il bivio a destra per Riva del Garda (TN), indicazioni che seguiamo anche sulla SS240 mentre attraversiamo il paese di Storo (TN). Alla fine dell’abitato giriamo a sinistra seguendo per il Parco Comunale Alle Piane su Via Emilio Miglio, dove parcheggiamo dopo 200 metri nei pressi di uno stabilimento industriale (45.843089, 10.586613).

👣 Proseguiamo a piedi su Via Miglio, superando una sbarra e le vasche di un allevamento ittico. La strada gira a sinistra e poco dopo vi troverete una prima pozza che si accumula dopo un grazioso salto dell’acqua creato da un ponte in mattoni.

Il ponte di mattoni
Il ponte di mattoni

La strada termina con un sentiero in salita, attrezzato con una staccionata in legno e abbastanza semplice: prendetelo per arrivare rapidamente nei pressi del piccolo grande eden (45.843050, 10.593487), ci vogliono meno di 10 minuti dal parcheggio (Dislivello: 20 metri).

🚵‍♀️ I ciclisti possono percorrere senza problemi la quasi totalità del percorso, ovvero fino all’inizio del sentiero.

Alcuni operatori locali organizzano i canyoning sul Torrente Palvico, dove l’escursione culmina con la spettacolare discesa della Cascata di Pozza Malmerio. Il canyoning o torrentismo è un’attività meravigliosa da fare solo se accompagnati da guide professionali e con la necessaria attrezzatura.