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In queste valli italiane puoi passeggiare nel foliage. E fare cromoterapia

La stagione dei colori mozzafiato dalle sfumature del fuoco, degli odori frizzanti e dei frutti della terra è ormai cominciata. È tempo, dunque, di organizzare nuovi e straordinari viaggi alla scoperta di tutte quelle destinazioni che in autunno indossano il loro abito più bello.

Passeggiate nel bosco, caccia alle foglie e ai tartufi, trekking delle meraviglie e visioni di incredibile bellezza: queste sono solo alcune delle esperienze che invitano i viaggiatori a girare il globo in lungo e in largo in questo periodo. Ma per perdersi e immergersi in tutta la magia dell’autunno, non c’è bisogno di volare per forza dall’altra parte del mondo. Anche il Bel Paese, infatti, ospita tutta una serie di paesaggi naturali che sorprendono a ogni passo compiuto.

Incantano, per esempio, la Valle di Fraele e la Val Viola, situate entrambe nell’Alta Valtellina. Due destinazioni che, in questo periodo, si trasformano nel palcoscenico dello spettacolo più bello di Madre Natura, l’ultimo prima del lungo letargo. Proprio qui, infatti, è possibile passeggiare nel foliage e fare cromoterapia. Pronti a questa passeggiata delle meraviglie?

Nelle valli italiane per ammirare il foliage

Trascorrere del tempo a stretto contatto con la natura è un piacere per l’anima e per il corpo. I benefici, infatti, sono tantissimi e sono confermati dalla scienza e dalle nostre stesse esperienze. Basta una semplice passeggiata per rigenerare i sensi e ricaricare le energie. Farlo in autunno, poi, permette di vivere un’esperienza sensoriale senza eguali che passa per i colori accesi, i profumi pungenti, i suoni della natura, le sensazioni tattili e gli scorci che lasciano senza fiato.

Sono tante e diverse le destinazioni del mondo che in questo periodo mostrano il loro volto più bello. Tra queste anche i luoghi di montagna dove Madre Natura ha portato in scena la grande bellezza. Tra i posti più imperdibili da raggiungere, per chi vuole fare incetta di foliage, c’è sicuramente il Parco Nazionale dello Stelvio. Situato nel cuore delle Alpi, questo ospita un dedalo di sentieri che conduce a paesaggi che lasciano senza fiato.

E poi ci sono le valli, quella di Fraele e la Val Viola, destinazioni dove il foliage diventa un’emozione imperdibile, per gli occhi e per il cuore. La prima ospita contrasti di immensa bellezza, quelli caratterizzati dal color zaffiro dei laghi e il rosso dei larici. La seconda, invece, è un gioiello silenzioso dove il caos e il disordine dei giorni non possono entrare e che in autunno, grazie ai numerosi abeti, si tinge di mille sfumature di arancione.

È proprio qui che, passeggiando tra territori incontaminati, è possibile accedere a tutti i benefici della cromoterapia dove il colore, che fa da padrone, diventa un vero e proprio trattamento di benessere.

Le passeggiate nel foliage

Fonte: Ufficio Stampa Bormio

Le passeggiate nel foliage

Foliage e cervi in amore: un’esperienza romantica e unica

Se la magia dei paesaggi ancora non dovesse bastarvi, c’è un altro motivo per raggiungere le sterminate vallate del Parco Nazionale dello Stelvio. Il foliage autunnale fa da cornice a uno degli appuntamenti più romantici della fauna selvatica del territorio.

In Val Zebrù, infatti, è cominciata la stagione dell’amore dei cervi. In questo periodo gli animali, che vivono in consistenti popolazioni, danno il via all’annuale rito di riproduzione. Per farsi notare dalle femmine, e per allontanare altri pretendenti, i cervi mettono in scena un corteggiamento fatto di forti bramiti che risuonano in tutta la valle a ogni ora del giorno e della notte dando vita a un’esperienza sensoriale affascinante e unica. Tutto intorno, poi si snodano abeti rossi, larici e pini che assumono le caratteristiche sfumature autunnale rendendo l’atmosfera mistica.

Il bramito dei cervi

Fonte: Ufficio Stampa Bormio

Il bramito dei cervi
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Engadina: la valle svizzera dove c’è (quasi) sempre il sole

Oggi vi portiamo a scoprire una valle incantata, una di quelle zone che sembra uscita direttamente da un libro di fiabe e che per la sua bellezza è stata in grado di ispirare i più grandi artisti e poeti. Un posto speciale, quindi, e a pochissima distanza dal nostro Paese, tanto che il suo soprannome è il “salone delle Alpi”: benvenuti in Engadina.

Dove si trova l’Engadina

L’Engadina è un vero e proprio scrigno di tesori preziosi che sorge in Svizzera, e più precisamente nel cantone dei Grigioni. Un luogo dalla bellezza raffinata e che si distingue per essere una delle valli abitate più alte d’Europa. Ma non è solo questo il suo unico (quasi) primato, perché questo territorio ha la fortuna di essere baciato dal sole quasi costantemente, tanto che in media qui si contano ben 322 giorni di bel tempo all’anno che regalano un clima assai mite.

Divisa in Alta e Bassa Engadina, pare avere una doppia anima: l’Alta Engadina è piuttosto pianeggiante e la patria di affascinanti laghi che a loro volta sono incorniciati da ghiacciai e fitti boschi di cembri e larici. La Bassa Engadina, dal canto suo, ha una conformazione decisamente più aspra e stretta perché qui il fiume che attraversa l’intera valle, l’Inn, nel corso del tempo ha creato profonde gole tra le rocce.

Cosa aspettarsi

L’Engadina è una valle spettacolare e che riesce a rigenerare i suoi visitatori, sia in estate che in inverno. Puntellata di paesaggi praticamente intatti e incontaminati, ha ospitato personaggi di fama internazionale come Giovanni Segantini, F. Nietzsche, H. Hesse, Th. Mann e tanti altri ancora.

Engadina: cosa fare

Fonte: iStock

Un angolo della Engadina

Il visitatore, non appena arriva, avverte una sensazione speciale e che nel mondo digitalizzato di oggi spesso ci dimentichiamo, quella di essere nel poetico abbraccio della natura. L’intero territorio engadinese, infatti, è ricoperto da vegetazione: ci sono boschi con pini che arrivano fino a una quota di 1.800 metri e foreste di larici che toccano i 2.100 metri d’altitudine.

Poi c’è il paesaggio lacustre, armoniosamente inserito nei profili delle cime che in questi splendidi laghi si specchiano, e tutti alimentati dalle abbondanti acque del fiume Inn. E poi ci sono i villaggi pittoreschi, quelli che sogniamo quando pensiamo ai paesi montani, così come destinazioni decisamente glamour.

Non manca di certo la cultura, che qui è decisamente variegata. Vi basti pensare che la lingua principale è il romancio, ma che si parlano anche tedesco, italiano e francese.

I villaggi da visitare

Senza ombra di dubbio la punta di diamante dell’Engadina è St. Moritz, una delle mete turistiche svizzere più ambite dal turismo internazionale. Ma del resto non c’è da sorprendersi: è una meta che si distingue per la sua eleganza, signorilità e sontuosità. Tra le altre cose, si affaccia sul lago omonimo che in inverno sembra possedere una corona di neve indossata dalle montagne circostanti, che contemporaneamente va a mescolarsi con l’azzurro del cielo. Gli amanti degli sport invernali saranno felici di sapere che qui si sviluppa una moderna infrastruttura e 88 piste per indimenticabili avventure sulla neve.

Un altro villaggio dell’Engadina da non perdere è Pontresina, un luogo dominato da una bella torre pentagonale in stile moresco. Da queste parti è presente anche una volta ricca di pregevoli affreschi risalenti al XIII-XV secolo: la Cappella di Santa Maria.

Molto grazioso è anche Celerina che si fa amare per i suoi profili poetici: sorge proprio sulle rive del fiume Inn. Degna di nota è la Chiesa di San Gian del XIII secolo che è stata edificata su una piccola altura e che tra le sue mura custodisce affreschi quattrocenteschi e un meraviglioso soffitto ligneo dipinto del 1478.

Poi ancora Zuoz che è un vero e proprio susseguirsi di casette patrizie barocche e rinascimentali e dove a colpire è la Chesa Planta, uno degli edifici simbolo del villaggio.

Affascinante è anche Tarasp, in Bassa Engadina, località famosissima in Svizzera per le cure termali e per la presenza di un magnifico castello che risale al XI secolo.

Tarasp,, Engadina

Fonte: Getty Images – Ph: DEA / ALBERT CEOLAN

Il Castello di Tarasp,

I meravigliosi laghi

Un viaggio in Engadina non si può dire completo se non si visitano i suoi laghi. Dello specchio d’acqua di St. Moritz ve ne abbiamo già parlato, ma non sono di certo da meno gli altri che impreziosiscono la valle.

Il Lago di Sils è il più esteso del Cantone dei Grigioni e in estate si lascia esplorare a bordo di un piccolo battello su cui fare un viaggio panoramico che tocca la penisola di Chastè, Plaun da Lej e Isola.

Intorno al lago, invece, prende vita un paradiso idilliaco per escursionisti e ciclisti. Una piccola curiosità: il noto filosofo tedesco Nietzsche trascorse un periodo prolungato proprio sulle sponde di questo lago.

Non è da meno Silvaplana, un vivace villaggio circondato da una natura primordiale e affacciato sull’omonimo e splendido lago. Dal colore scintillante, è adatto per la navigazione con la barca a vela e per vivere divertenti avventura con il kitesurf.

Infine, l’idilliaco Lago di Champfèr che si rivela la meta ideale per una breve passeggiata intorno alle sue sponde.

Le altre avventure imperdibili

Villaggi da sogno, paesaggi alpini emozionanti e laghi che sembrano specchi per le sontuose montagne non sono le uniche cose che colpiscono dell’Engadina.

Da queste parti, infatti, è possibile dedicarsi a numerose attività come il golf, pedalare (o camminare) per ben 400 km di sentieri che si snodano tra laghetti, prati verdi e fitti boschi, e praticare i più tipici sport acquatici, come windsurf, kitesurf, vela, stand-up, pesca e canoa.

In inverno, oltre al comprensorio sciistico del Corviglia a St. Moritz che attira sciatori da tutto il mondo, i visitatori possono divertirsi nelle tante piste di alpinismo, piste per il fondo, fun-park per gli snowboarder e molti itinerari escursionistici di diversa lunghezza e difficoltà. Non manca di certo la possibilità di fare sport sul ghiaccio, come il pattinaggio, il curling e l’hockey.

Infine, una delle attività da non perdere assolutamente: un viaggio sull’iconico Trenino Rosso del Bernina che porta a scoprire il cuore di questa spettacolare valle: costeggia il letto del fiume Inn e conduce al cospetto di straordinarie meraviglie della natura come, per esempio, il Giardino dei Ghiacciai con le Marmitte dei Giganti, pozzi monumentali scavati nei secoli dalla forza erosiva dell’acqua. Il tutto, mentre si è costantemente accompagnati da un paesaggio avvolto dalle montagne.

Trenino Rosso del Bernina in Engadina

Fonte: iStock

Il mitico Trenino Rosso del Bernina
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Lago Nero: una perla tra le cime dolomitiche

Le Dolomiti sono da molti considerate la montagne più belle della Terra. Dette anche Monti pallidi, per la loro importanza e bellezza sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità Unesco. Cime affascinanti e misteriose che celano anche tesori naturali che tolgono il fiato, come il bellissimo Lago Nero.

Dove si trova il Lago Nero

Ci troviamo in Trentino e più precisamente in Val Nambrone, una zona che colpisce chiunque vi ci metta piede perché se ne innamora per la sua indescrivibile bellezza selvaggia. E proprio qui, dove si apre una vista affascinante sull’intera catena delle Dolomiti di Brenta – probabilmente la migliore in assoluto – giace placido il suggestivo Lago Nero.

Situato a oltre 2.000 metri di quota, prende vita non troppo distante dagli altrettanto suggestivi Laghi di Cornisello, Inferiore e Superiore. Tuttavia, questo speciale specchio d’acqua rimane un po’ più appartato, in una sorta di mondo delle favole che al tramonto e all’alba diventa persino romantico: le cime delle Dolomiti di Brenta si riflettono nelle sue acque limpide, creando dei giochi di luce che riempiono l’anima di stupore.

Perché si chiama così

Il colore nero non sempre si accosta a cosa piacevoli, e forse per tale motivo un nome di questo tipo non riesce a esprimere la completa meraviglia di questo lago. Ma nella realtà dei fatti questa denominazione deriva dalle tonalità profonde di blu che assumono le sue acque, sfumature intense da sembrare quasi nere, anche se in verità non lo sono affatto.

La spiegazione di questo tono così scuro sono da ricercare nella sua profondità: ben 33 metri. Ad ogni modo, il lago è cangiante grazie allo spettacolare scenario delle Dolomiti di Brenta che si specchiano nelle sue acque.

Con un’estensione di ben 200 metri e una larghezza di 160, possiede delle rive che sono composte da giganteschi blocchi e pareti rocciose che sembrano tuffarsi in acqua. In più, proprio qui d’estate succede qualcosa di particolarmente poetico: emergono delle piccole chiazze di pennacchi bianchi (piante di erioforo Eriophorum scheuchzeri) che si muovono seguendo il sinuoso ritmo del vento.

Come raggiungere il Lago Nero

Con molta calma e con gli scarponi giusti, è possibile arrivare al Lago Nero anche con i propri bambini perché il percorso per raggiungerlo non è troppo complicato. Certo, non mancano dei punti un po’ più impegnativi, ma con pazienza e ammirando il favoloso panorama circostante tutto sarà più facile.

Il modo più semplice per ritrovarsi al cospetto di questa meraviglia naturale è arrivare con la propria auto sotto il Rifugio Cornisello da dove partire seguendo le indicazioni per il Lago Nero. Da qui ci vogliono approssimativamente 40 minuti a piedi da affrontare con un dislivello minimo.

Se ve la sentite, potete fare anche un giro completo del lago – attenzione alle zone paludose – che permette di ammirare in maniera ancora più intima i riflessi sulle sue acque e i profili delle cime da più angolazioni.

Volendo potete poi proseguire il vostro percorso per giungere al Rifugio Segantini il cui sentiero regala montagne che sembrano dipinte, macchie di neve qua e là, lo scroscio dei torrenti che scorrono e molto altro ancora.

Ritornando verso il il Rifugio Cornisello, invece, non dimenticate di fare una piccola deviazione verso gli omonimi laghi che sorgono sul fondo di un circo vallivo in cui sembrano toccare il cielo le cime Giner, di Bon, Cornisello e Om de l’Amola.

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Puoi dormire in un piccolo borgo incastonato in un parco storico

Organizzare un viaggio in Trentino è sempre un’ottima idea, soprattutto per chi è alla ricerca di esperienze rilassanti e rigeneranti a stretto contatto con la natura. La regione dell’Italia Settentrionale, che confina con la Svizzera e con l’Austria, è puntellata da montagne e da borghi ad alta quota che offrono attività per avventurieri di ogni età e scorci mozzafiato da scoprire passo dopo passo.

L’immenso patrimonio naturalistico della regione, poi, si fonde con la storia, con l’arte e la cultura di un territorio meraviglioso che sono raccontate dai castelli medievali, come Castel Tirolo, Castel Roncolo e Castel d’Appiano, dai palazzi rinascimentali che popolano il capoluogo Trento, e dalle tradizioni e dalle storie che sono custodite nei piccoli borghi montani.

Ed è proprio un borgo che oggi vogliamo visitare insieme a voi, un piccolo villaggio che sorge a 1650 metri sopra il livello del mare in una posizione unica e privilegiata in Val di Pejo, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. È proprio qui che è possibile dormire all’interno di masi storici, tipici edifici del territorio, e vivere e condividere un’esperienza incredibile completamente immersi nella natura.

Bergdorf Stablo: la rinascita del borgo delle meraviglie

Il nostro viaggio di oggi ci porta nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi parchi naturali italiani che dal 1935, anno della sua istituzione, preserva, valorizza e celebra tutte le bellezze naturalistiche delle vallate alpine. Ci troviamo nella Val di Pejo, lateralmente alla Val di Sole, una destinazione già conosciuta da tutti gli amanti degli sport invernali per la sua celebre stazione turistica, nonché perfetto punto di partenza per imboccare i sentieri che attraversano il parco nazionale e per cimentarsi in escursioni ad alta quota.

Proprio qui, dove la natura regna sovrana, nell’estate del 2023 sono stati completati dei lavori di ricostruzione che hanno permesso a un piccolo borgo di rinascere in tutto il suo splendore. Stiamo parlando del Bergdorf Stablo, il paesino dei masi situato a 1650 metri di altezza e incastonato, alla stregua di un tesoro prezioso, nella Val di Pejo.

L’antico borgo, composto da alcuni masi, è stato ricostruito mantenendo intatte le strutture architettoniche originali che oggi sono state trasformate in alloggi confortevoli e suggestive. Si tratta di baite di montagne realizzate in legno e in pietra completamente immerse nella natura lussureggiante del territorio che affacciano direttamente sulle imponenti cime del Gruppo Ortles Cevedale. La vista, da qui, è mozzafiato. Ma non è tutto, perché soggiornando all’interno dei masi sarà come fare un viaggio nel tempo che consentirà agli ospiti di vivere un’esperienza slow ispirata ai ritmi della vita contadina.

Gli interni dei Masi trasformati in alloggi

Fonte: Ufficio Stampa

Gli interni dei masi trasformati in alloggi

Dormire all’interno di un maso storico nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio

Sono tre i masi che compongono il piccolo borgo Stablo, e possono ospitare fino a un massimo di 12 persone grazie a diverse sistemazioni offerte. Tutto, dagli interni agli esterni, è stato pensato nei minimi dettagli per catapultare gli ospiti all’interno di un’ambientazione rustica e contadina dove il tempo sembra essersi fermato.

Le baite, poi, sono completamente immerse nel paesaggio selvaggio e naturale della Val di Pejo e offrono tutta una serie di visioni che si aprono sul panorama circostante, e che lasciano senza fiato a ogni ora del giorno e della sera. Non ci sono rumori, se non quelli della natura, e il caos e il disordine cittadino sono solo un ricordo lontano. Non c’è neanche il wi-fi: l’unica connessione che esiste è quella con la natura.

Tutto ciò che esiste, qui, è un’atmosfera evocativa che invita le persone a riappropriarsi del proprio tempo e a goderselo lentamente percorrendo le orme dei contadini che popolano da sempre il territorio.

Dormire nel Borgo dei Masi Stablo

Fonte: iStock

Dormire nel Borgo dei Masi Stablo
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In questa oasi italiana puoi fare un bagno nella natura

Sono tanti e infiniti i benefici che ci regala in maniera gratuita la natura quando scegliamo di trascorrere il nostro tempo insieme a lei. Non è un caso, infatti, che parchi, giardini, montagne, campagne e luoghi incontaminati abbiano scalato le vette delle nostre travel wish list negli ultimi anni.

Passeggiate, trekking, immersioni e osservazioni sono tra le attività preferite dagli amanti della natura al punto tale da essersi trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche che, da sole, valgono viaggi in capo al mondo. Ma non sono le uniche perché a queste si aggiungono altre esperienze rigeneranti e mozzafiato come il Momijigari, per esempio, il  Tree Hugging e il Forest Bathing, anche conosciuto come Shinrin yoku.

Ed è proprio del Forest Bathing che vogliamo parlarvi oggi, di quella pratica che invita le persone a immergersi completamente, con il corpo e con la mente, nei boschi, nei parchi e nei prati. Un’attività che è nata in Giappone, ma che può essere sperimentata anche nel Bel Paese in un’oasi italiana che permette a tutti di fare un bagno nella natura.

Forest Bathing: dove praticarlo in Italia

Correvano gli anni ’80 quando, in Giappone, si diffondeva lo Shinrin yoku, letteralmente “Bagno nel bosco”. Una pratica che, come il nome stesso suggerisce, invita le persone a immergersi totalmente nella natura e da questa trarre tutta una serie di benefici fisici e mentali. Non ci è voluto poi molto affinché questa attività si diffondesse nel resto del mondo con un nome internazionale: il Forest Bathing, appunto.

I benefici di questa attività immersiva sono tantissimi, confermati anche dalla scienza. Ecco perché molte persone, anche quando sono in viaggio, non rinunciano a ritrovare questo contatto primordiale con la natura. Ma come funziona il Forest Bathing? E dove si pratica in Italia?

Il bagno nella foresta consiste in una semplice passeggiata che non richiede alcuna preparazione fisica. Si cammina in un bosco o in una foresta respirando lentamente e lasciandosi trasportare dai sensi. I profumi della natura da una parte, i suoi suoni dall’altra, tutto intorno, invece, un ambiente straordinario da osservare e da contemplare.

Lo Shinrin yoku, come abbiamo anticipato, si è diffuso rapidamente in tutto il mondo ed è arrivato anche in Italia. Il Bel Paese, come sappiamo, pullula di luoghi affascinanti e suggestivi dove la natura è assoluta protagonista. Vi basterà lasciare la città alla spalle per raggiungere boschi, foreste e polmoni verdi. Se invece siete in Piemonte, o avete intenzione di organizzare un viaggio nella regione, allora non potete perdervi il percorso messo a disposizione dall’Oasi Zegna che vi permetterà di perdervi e immergervi completamente nella foresta.

Il bagno nella foresta nell’Oasi Zegna

Ci troviamo in provincia di Biella, e più precisamente a Bielmonte. È qui che esiste un luogo di incredibile bellezza, un territorio incontaminato dove è possibile perdersi e ritrovarsi, rigenerare i sensi e ricaricare le energie. Siamo nell’Oasi Zegna, il parco naturale dell’Alta Valsessera che ha promosso il Forest Bathing come attività per scoprire l’anima più autentica e selvaggia di Madre Natura.

All’interno del parco, infatti, sono nati tre sentieri che consentono agli avventurieri di immergersi completamente nella natura e di godere delle bellezze che si snodano su questa area, ascoltando e osservando tutto ciò che qui pullula di vita.

Il periodo migliore, per praticare il Forest Bathing nell’oasi Zegna, è quello che va da giugno all’inizio dell’autunno, che coincide con la massima foliazione dei faggi. Tuttavia ogni momento è quello giusto per entrare in contatto con la natura e per ammirare le sue trasformazioni, stagione dopo stagione.

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Visita ai Gessi sulle colline bolognesi, nuovo Patrimonio Unesco

Sì, è successo di nuovo: l’Italia, anche in questo 2023, ha ottenuto un nuovo sito Patrimonio Unesco – il 59esimo, ad essere del tutto onesti – ed è una meraviglia della natura situata in Emilia-Romagna. Parliamo del Parco regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa che ha guadagnato questo riconoscimento per via del fenomeno “Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale”.

Cosa sono i Gessi sulle colline bolognesi

Ci troviamo in una splendida area naturale protetta che si fa spazio sulle prime pendici delle colline bolognesi. Un territorio in cui affioramenti di gesso cristallino e calanchi danno vita un complesso carsico da sempre riconosciuto tra i più importanti e studiati d’Europa.

Come si può leggere sul sito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, “È un bene seriale, composto da 7 siti nell’Appennino Settentrionale che includono al loro interno oltre il 90% delle rocce evaporitiche affioranti sul territorio”.

Ma a rendere questa zona così speciale è anche altro, ovvero il fatto che “Si tratta del primo fenomeno di carsismo evaporitico studiato nel mondo e include alcune delle cave di gesso più profonde (fino ai 265 metri di profondità). I 7 siti sono Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi di Onferno. Il sito ospita un insieme di morfologie carsiche, grotte (oltre 900) e sorgenti evaporitiche di straordinario valore non solo geologico e geomorfologico ma anche paleontologico, biologico, archeologico e per la storia dell’arte. L’eccezionalità è legata alla combinazione unica di fattori geologici e climatici che coesistono in questo territorio”.

Gli itinerari da fare nel parco

Doline, altipiani, valli cieche e rupi modellano il paesaggio e a loro volta ospitano una vegetazione caratterizzata da presenze mediterranee e specie legate a fasce altitudinali più elevate. Al suo interno sono possibili diversi itinerari, alcuni abbastanza lunghi ma prevalentemente su strade asfaltate.

I Gessi bolognesi

Fonte: ANSA

Veduta dei Gessi Bolognesi

Qualsiasi percorso sceglierete, sarete immersi nel rassicurante silenzio delle colline e in una discreta varietà di ambienti. Uno di questi riguarda le Ciclovie dei Parchi – Ciclovia dei Gessi di Gaibola. Si tratta di un percorso non troppo lungo ma che presenta delle pendenze da non sottovalutare.

Dalla forma di un anello, può essere intrapreso sia partendo dalla stazione ferroviaria di San Lazzaro che da quella di Ozzano e conduce attraverso l’esaltante ambiente carsico dei Gessi rivestiti di boschi e con spettacolari fioriture – a seconda della stagione.

Un altro interessante itinerario è l’escursione speleologica nella Grotta della Spipola il cui ingresso si trova a quota 135 metri. Si tratta di una cavità in gran parte artificiale, ma che lungo il percorso per raggiungerla permette di incontrare una fauna di grande interesse scientifico costituita da numerose specie, tra cui pipistrelli e invertebrati.

Al suo interno è possibile camminare per circa 700 metri e con un dislivello minimo. Non vanno sottovalutate la tanta di umidità e le temperature comprese tra i 10° e i 12°C.

Poi ancora il Sentiero Natura – Cà de Mandorli, ovvero un percorso ad anello che permette di visitare l’oasi, un tempo zona di cave di ghiaia, che è di incredibile interesse naturalistico poiché gli scavi hanno dato alla luce ad alcune depressioni in cui si alternano zone umide e zone aride. L’ambiente, quindi, è particolarmente diversificato.

Molto suggestivo è anche il Sentiero Natura – I calanchi di Monte Arligo, ovvero un percorso che si sviluppa in un ambiente in cui scorgere tracce di vecchi campi coltivati, aree terrazzate e filari alberati che, rinaturalizzandosi, hanno generato vari ecosistemi interconnessi tra loro. Anch’esso con andamento ad anello, si snoda per circa 1500 metri con un dislivello di più o meno 70 metri.

Voliamo ora sul Sentiero Natura – I calanchi di Sant’Andrea che inizia dal suggestivo borgo di S.Andrea, costeggialo storico parco della Villa Massei per poi snodarsi tra vecchi coltivi abbandonati ripopolati da una ricca vegetazione arbustiva fino a raggiungere il fondovalle del rio Centonara, alla base dell’imponente formazione dei Calanchi dell’Abbadessa.

Più si sale di quota più diventa eccezionale la vista sull’intero bacino calanchivo. Tuttavia, è sempre bene prestare attenzione perché il percorso può presentarsi particolarmente fangoso dopo piogge e nei mesi invernali.

Infine il Sentiero Natura – I gessi della Croara che è probabilmente l’itinerario più classico e conosciuto. Si sviluppa nell’area carsica intorno alla Croara, punto in cui estesi affioramenti gessosi hanno generato un paesaggio emozionante e di incredibile interesse scientifico.

I maggiori punti di interesse

Il Parco regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa si estende per ben 4 815,87 ettari e per questo elencarvi tutti i punti di interesse presenti è pressoché impossibile.

Tuttavia, ne abbiamo selezionati alcuni come la Chiesa della Croara che sorge all’ombra di maestosi pini domestici e che dal piazzale in cui si trova regala un bel panorama su Bologna e la pianura.

Poi ancora Villa Abbadia che si fa riconoscere ed amare per la sua imponente architettura in cui si riconosce ancora l’Antica Abbazia di San Michele. E poi San Pietro di Ozzano, un incantevole borgo in cui il tempo pare essersi fermato al Cinquecento.

Molto interessante è anche la Grotta del Farneto in cui sono state rivenute sepolture riferibili persino all’Età del Rame. Il Molino Grande è invece una piccola oasi, gestita dalla sezione WWF Bologna Metropolitana, dove scoprire una monumentale Quercia, Salici, pioppi, ontani e frassini meridionali e numerosi arbusti.

Decisamente speciale è la Valle cieca dell’Acquafredda che spicca fra estesi prati e coltivi alternati a macchie di arbusti. Non è di certo di minore interesse la Buca dell’Inferno, ovvero degli inghiottitoi dai quali si accede a piccole cavità come la Grotta Coralupi. C’è poi Ca’ de’ Mandorli che un tempo era occupata da cave di ghiaia, mentre oggi è la culla di varie depressioni in cui sono presenti zone umide che offrono riparo a diverse specie migratorie.

A Castel de’ Britti, frazione nel comune di San Lazzaro di Savena, la Chiesa e parte del vecchio borgo su fanno spazio su una curiosa rupe. E infine l’Altopiano di Miserazzano che si distingue per la presenza di una sequenza di piccole doline, inghiottitoi e dossi gessosi. In più, regala una preziosa vista sulla Valle del Savena.

Insomma, non resta che visitare questo importante e meraviglioso nuovo Patrimonio Unesco italiano.

Le grotte dei Gessi bolognesi

Fonte: ANSA

Una delle grotte dei Gessi bolognesi
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Lago di Oeschinen: uscito da un libro di fiabe

Quando si pensa agli scenari da favola, in molte circostanze vengono alla mente laghi dai colori vividi immersi in paesaggi montani che sembrano dipinti da artisti di fama mondiale. Ecco, alle volte non c’è bisogno di usare l’immaginazione, perché scenari del genere esistono e sono molto più vicini di quanto si immagini: basta dirigersi verso il Lago di Oeschinen.

Dove si trova il Lago di Oeschinen

Il fiabesco Lago di Oeschinen si trova in Svizzera e, più precisamente, nel Canton Berna. Si tratta di un bacino d’acqua alpino situato a vicino alla piccola città di Kandersteg, e a più di 1,500 metri di altitudine.

Un lago d’alta quota, quindi, così tanto che nelle sue acque placide si specchino cime del calibro del Blümlisalp con i suoi 3.664 metri sul livello del mare.

Il lago si può raggiungere camminando, ma anche con una comoda cabinovia. Un piccolo luogo da sogno tra le montagne che in estate si trasforma persino in una specie di paradiso: le sue acque arrivano a una temperatura di 20 °C, perfette per un bagno rigenerante.

Il lago che è si estende nei pressi di un patrimonio Unesco

Sì, il titolo vi ha spoilerato una realtà dei fatti: il Lago di Oeschinen si trova all’ingresso di un’area che è patrimonio dell’umanità dell’Unesco, e persino un bacino in cui fare un giro in gondola. Qualunque sia la stagione in cui lo si visita, questo suggestivo lago svizzero è uno scrigno di sorprese: è impreziosito da una ricca flora alpina composta di orchidee, genziane e stelle alpine.

Nei suoi pressi pascolano greggi di ovini e di bestiame, mentre nelle zone adiacenti sono gli animali selvatici a muoversi sui pendii. Dalle acque di un blu acciecante, il Lago di Oeschinen è circondato da alte montagne e prati fioriti, quasi come un sogno che diventa realtà.

Come raggiungerlo

Esistono diversi modi per raggiungere il favoloso Lago di Oeschinen. C’è un sentiero dedicato alle famiglie, per esempio, che parte da Kandersteg, un villaggio dai panorami sorprendenti, e che arriva dritto a questo placido bacino d’acqua ma passando lungo il ruscello di Oeschi.

C’è po la variante un po’ più avventurosa che, seguendo il medesimo percorso della cabinovia, attraversa la splendida area Jungfrau-Aletsch, dichiarata Patrimonio mondiale dell’Unesco, regalando panorami emozionanti su tutto il lago, così come la possibilità di avvistare stambecchi, camosci e marmotte.

E poi c’è la variante meno faticosa, ma non per questo meno soddisfacente: con la cabinovia da Kandersteg, dove passeggini o sedie a rotelle non sono un problema. Una volta scesi, basta una passeggiata di circa mezz’ora che non presenta alcuna difficolta.

Infine, sappiate che con partenza dal Lago di Oeschinen ci sono innumerevoli escursioni che sono l’ideale per esplorare le montagne, la natura e il lago stesso. Percorsi adatti a grandi o piccini, lasciando a tutti la possibilità di scegliere cosa e come farla.

Tuttavia, è bene tenere a mente che i sentieri escursionistici nell’area dell’Oeschinensee sono aperti e accessibili, a patto che si indossino calzature adatte, soprattutto in riferimento alla stagione dell’anno in cui lo si visita.

Per il resto, godetevi a 360 gradi uno dei panorami e dei laghi più belli d’Europa.

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Hotel Alte Mühle: un viaggio gustoso nella Valle Aurina

Se siete alla ricerca di una vacanza che soddisfi i vostri desideri di relax, natura e buon cibo, l’Hotel Alte Mühle è la scelta perfetta per voi. Questa splendida struttura, gestita amorevolmente dai titolari Sepp e Beatrice, vi accoglierà in un’atmosfera calda e familiare, offrendovi un soggiorno indimenticabile.

Un viaggio culinario

Uno degli aspetti più pregiati di questa esperienza è l’attenzione dedicata all’esperienza enogastronomica. Il programma gourmet settimanale proposto è un viaggio culinario attraverso i sapori autentici della tradizione locale e mediterranea, accompagnati da selezionati vini. Ogni piatto è una delizia per il palato, preparato con ingredienti a chilometro zero e una cura artigianale.

Il team di cucina, guidato personalmente da Sepp, è straordinario nel creare prelibatezze che vi faranno leccare i baffi. Ogni giorno, il pane fresco fatto in casa, le marmellate e la pasta all’uovo rigorosamente fatta da loro con ingredienti locali, raccontano una storia di tradizione e passione che risuona ancora ai nostri tempi.

Hotel Alte Mühle

Dal 2019, l’Hotel Alte Mühle ha avviato il progetto “Taufrisch“, un’iniziativa che porta sulla tavola degli ospiti verdure e insalate coltivate direttamente nel loro campo. L’uso di varietà antiche e rare, insieme agli ortaggi coltivati in modo 100% naturale, rende ogni piatto un’esperienza gustativa unica e autentica.

La possibilità di raccogliere insieme le erbe fresche per il menu serale aggiunge un tocco di magia a questa esperienza enogastronomica. Beatrice, con le sue marmellate fatte in casa, e Sepp, con il profumo del pane appena sfornato dalle macine del “vecchio mulino” dell’hotel, creano un’atmosfera di calore e genuinità.

Menu per tutti i vostri desideri

Il menu a sei portate a lume di candela, preparato con passione da Sepp, Fritz e Benno, offre un mix irresistibile di piatti tradizionali della cucina locale e prelibatezze mediterranee. Il buffet di insalate e verdure fresche, i piatti senza lattosio e senza glutine, le opzioni vegetariane e le specialità tematiche come la cena di gala della domenica o il buffet di antipasti mediterranei del venerdì, soddisferanno ogni gusto e desiderio trascinandovi in un’esperienza enogastronomica unica.

Inoltre, non mancheranno delizie dolci per gli amanti dei dessert e la disponibilità di mele dell’Alto Adige a disposizione tutto il giorno.

Il soggiorno all’Hotel Alte Mühle nella Valle Aurina è un’esperienza enogastronomica imperdibile
che vi sorprenderà anche grazie all’attenzione amorevole del personale e dei titolari lasciando
un ricordo indelebile nel cuore di ogni ospite. Venite a scoprire il fascino di questo luogo incantato. Buon viaggio e buon appetito!

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Lago Goillet, meraviglioso “specchio” del Cervino

Se c’è un luogo dove apprezzare appieno la natura e la montagna, quello è il Lago Goillet, dalle acque limpide e turchesi in cui si specchia il maestoso Cervino con i suoi 4478 metri di altezza.

Siamo in uno scenario di assoluta quiete, dove semplicemente rimanere ammaliati dal piccolo lago artificiale dalla forma di piramide, una gemma azzurra incastonata a 2520 metri.

La bellezza che emoziona del Lago Goillet

Nell’abbraccio delle imponenti vette di granito adornate dalle nevi perenni, fa bella mostra di sé il Lago Goillet, dal fondale chiarissimo, contraddistinto da sassi di colore molto chiaro: è un vero spettacolo, brillante, dove, oltre a sua maestà il Cervino, si rispecchiano anche le candide nuvole nel cielo valdostano.

Il suo nome deriva da “goille“, che in antico dialetto significa “pozza d’acqua o laghetto di piccole dimensioni”, e risale al secondo dopo guerra: la diga che lo contiene, infatti, fu costruita tra il 1939 e il 1946, un’opera monumentale per produrre energia idroelettrica, lunga 368 metri e alta 48,60.

Oggi, con i suoi 12 milioni di metri cubici, serve sia per lo scopo originario sia per l’innevamento programmato delle piste tutt’intorno, in particolare la Pista Ventina, che non ricevono più la quantità di neve che cadeva nei decenni passati.

La diga venne realizzata servendosi della ferrovia, ormai in disuso, che raggiungeva l’area del lago da sopra Les Perrères, frazione del comune di Valtournenche: tuttavia, i binari rimangono come testimonianza storica e consentono di immaginare come furono trasportati i materiali per edificare il colossale sbarramento artificiale.

Qui è d’obbligo rilassarsi sulle verdeggianti sponde, prendere il sole, scattare fotografie che sarà un piacere rivedere, godersi la serenità del momento, ascoltare i suoni della natura e vivere, almeno per un po’, al suo ritmo lento.

Le escursioni per raggiungere il laghetto turchese

È il paradiso di chi ama la montagna, dei trekker e degli escursionisti: tra gli itinerari più belli per giungere al Lago Goillet spicca quello che parte da Plain Maison, nel comune di Valtournenche, nel cuore del comprensorio sciistico Matterhorn Ski Paradise.

Il sentiero, percorribile da luglio a settembre, si dirama per circa poco meno di un chilometro e mezzo e, con un dislivello di soli 29 metri, è adatto a tutti, ai principianti e ai più piccoli: la vista è superba e la durata tra la mezz’ora e l’ora. Si parte dalla stazione dell’ovovia e si risale fino ad arrivare al bar: da qui, a destra, ecco il sentiero 18 che conduce a una scarpata di roccia proprio dinanzi alla diga da cui ha origine il lago.

Altrettanto spettacolare è il percorso ad anello, il più panoramico, che parte dal Parcheggio Cielo Alto a Breuil-Cervinia e sale lungo il sentiero 16: giunti al Lago Goillet, si prosegue ancora in salita in direzione “Laghi Cime Bianche“: il paesaggio è difficile da descrivere a parole e, dopo circa un’ora, ecco i tre favolosi laghi a quota 2800 metri.

Da qui, il percorso continua in direzione Fornet dove comincia la discesa fino al paese, seguendo il sentiero 15.

Infine, il sentiero più breve per il lago parte dal parcheggio di Cielo Alto e si inoltra lungo il sentiero 16 che arriva al Colle Superiore delle Cime Bianche. Poco prima dello specchio lacustre, vi è un incrocio con il sentiero 65: occorre mantenere la destra e seguire sempre il 16 fino alla meravigliosa destinazione.

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Tutte le piste ciclabili portano a Grado

Se c’è una città bike friendly in Italia, questa è Grado. La cittadina del Friuli-Venezia Giulia, affacciata sull’omonima laguna e collegata alla terraferma da una sottile striscia di sabbia, si estende su 90 chilometri di costa e regala spazi naturali molto vasti da godere in bicicletta.

L’Anello di Grado

Grado è crocevia di diversi itinerari da percorrere pedalando per scoprire la città e i suoi magnifici dintorni. Il più famoso – e anche facile – è l’Anello di Grado un percorso pianeggiante lungo undici chilometri, che si snoda tra le piste ciclabili cittadine, perfetto per scoprire Grado e i suoi angoli più nascosti.

La Grado – Punta Sdobba

Dalla città parte un itinerario ciclabile che porta fuori, il Grado – Punta Sdobba. Lungo 17,8 km, è totalmente pianeggiante e, dalla cittadina balneare, porta al villaggio di pescatori di Punta Sdobba, proprio sulla foce del fiume Isonzo. Lungo il percorso è possibile fermarsi al centro visite di Valle Cavanata, che si trova circa a metà strada, e al centro visite del Caneo, vicinissimo a Punta Sdobba ottimi luoghi per l’osservazione degli uccelli acquatici e delle piante palustri.

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Fonte: @Nicola Brollo

Il porto di Grado

Itinerari naturalistici in bicicletta

La Laguna di Grado, con il suo scenario naturale, incontaminato e ricco di biodiversità, è l’habitat ideale da scoprire in bicicletta. Diversi itinerari ciclabili collegano la città alle due riserve naturali di Valle Cavanata e Foce dell’Isonzo – Isola della Cona. Sono le oasi preferite dagli amanti del birdwatching e da chi viene qui per fare escursioni in sella ai cavalli bianchi Camargue che, per le loro caratteristiche fisiche, si sono particolarmente adattati all’ecosistema della riserva.

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Fonte: @Francesco Morongiu

L’Isola della Cona nella Laguna di Grado

In Valle Cavanata si possono avvistare caprioli, germani, canapiglie, folaghe e gallinelle d’acqua), mentre lungo la pista ciclabile che costeggia il tratto meridionale del Canale Averto, percorribile fino al Cancello a Mare, si giunge a un punto panoramico della riserva dal quale ammirare un tratto di spiaggia incontaminato frequentato spesso da aironi, folaghe ed altri uccelli marini.

Bike & boat

Nella Laguna di Grado ci sono alcune isole che meritano di essere visitate. Si possono raggiungere con il traghetto, anche con la bicicletta al seguito e anche nel periodo autunnale. Da non perdere è sicuramente l’escursione all’Isola di Barbana, un’isoletta intrisa di spiritualità, meta di pellegrinaggio, visto che ospita il Santuario della Beata Vergine Maria, e di gite all’insegna della pace, della meditazione e del relax.

Merita una gita anche l’isola Mota Safon, che incantò Pierpaolo Pasolini al punto da spingerlo a girarvi alcune scene del film “Medea” con Maria Callas. E, infine, la piccola isola di pescatori di Anfora e Porto Buso, e di Francamela, che d’estate sono frequentate dai turisti per via delle spiaggette isolate e del mare è trasparente, dove si possono anche assaporare le specialità di mare circondati dall’ambiente suggestivo della laguna.

La Ciclovia Alpe Adria

Ma Grado è anche luogo di passaggio di numerose ciclovie che la attraversano. Qui arriva la Ciclovia Alpe Adria che, da Salisburgo, in Austria, giunge nell’”isola del Sole” dopo ben 400 km e aver attraversato paesaggi montani, collinari e lagunari. Frutto del progetto di cooperazione transfrontaliera italo-austriaco, da Grado si può quindi percorrere l’ultimo tratto raggiungendo le città di Aquileia, tra le più ricche dell’Impero Romano tanto da essere soprannominata “Seconda Roma”, di Palmanova, la celebre “città stellata” riconosciuta dall’Unesco per la sua affascinante pianta poligonale a stella con nove punte, e infine di Udine, custode delle opere del Tiepolo.

La Ciclovia del Mar Adriatico

Un’altra famosa pista ciclabile che passa per Grado è la Ciclovia del Mar Adriatico (o Ciclovia FVG-2), un itinerario ciclabile che rientra nel progetto “AdriaBike“, la ciclovia dell’Alto Adriatico, lunga oltre mille km e che collega Tarvisio a Ravenna e che è parte integrante dell’itinerario europeo Eurovelo n. 8 che va da Cadice, in Spagna, ad Atene, in Grecia, attraversando mezza Europa. Un tratto tocca Grado e può essere percorsa in direzione di Trieste o di Lignano Sabbiadoro.