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Nasce il Sentiero dell’Unicorno, meraviglia d’Italia

L’immenso patrimonio naturalistico italiano si fonde con quello artistico e architettonico, dando vita al Sentiero dell’Unicorno: questa splendida – seppur breve – escursione ci porta alla scoperta di paesaggi incredibili, ma anche di opere d’arte di grande pregio e di incantevoli edifici dal fascino un po’ magico e misterioso. Il tutto condito da una compilation musicale appositamente creata, per un viaggio veramente multisensoriale.

Il Sentiero dell’Unicorno, magia allo stato puro

Sono tanti i cammini che stanno nascendo negli ultimi anni, andando ad arricchire sempre più l’enorme rete escursionistica italiana: dal mare alle montagne, passando per rigogliose colline e deliziosi borghi antichi, questi itinerari ci conducono nel cuore più puro e incontaminato del nostro Paese, regalandoci un’esperienza outdoor che – soprattutto nella stagione calda – sempre più turisti iniziano a ricercare. In questo contesto, prende vita il Sentiero dell’Unicorno. Per una volta, non ci troviamo di fronte ad un lungo percorso di trekking tale da richiedere uno sforzo troppo impegnativo.

Diviso in 8 brevi tappe, il cammino affronta i verdi paesaggi della Valle del Tevere snodandosi attorno ad un piccolo borgo umbro e alle sue tante bellezze: stiamo parlando di Alviano, paesino di origini medievali dove il tempo sembra essersi fermato. Qui, l’artista messicano Gabriel Pacheco ha dato vita al Sentiero dell’Unicorno, intendendolo come un vero e proprio percorso pittorico permanente che si dipana tra arte, mito e natura. Inaugurato lo scorso 4 giugno, questo affascinante itinerario parte dai nuovissimi Giardini del Sole, cui lo stesso artista ha dato i natali.

Il parco urbano si affaccia sui caratteristici calanchi di Alviano, regalando una vista mozzafiato. Così prende il via un bel viaggio che si inoltra all’interno dei vicoli del borgo, per poi affrontare i paesaggi naturali che lo circondano e giungere infine al Castello di Alviano, una vera meraviglia architettonica. Ciascuna tappa del sentiero raffigura uno degli 8 stati dell’amore che Pacheco ha voluto rappresentare, traendo ispirazione da Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes. Speciali panchine disseminate lungo il cammino permettono di ammirare il panorama e concedersi una breve pausa, durante la quale è possibile approfittare di musiche create ad hoc da ascoltare sul proprio smartphone.

Il borgo di Alviano e le sue bellezze

Protagonista del Sentiero dell’Unicorno non può che essere il borgo di Alviano: dedalo di strette viuzze su cui si affacciano deliziose casette in pietra, abbarbicate su uno sperone argilloso da cui si gode di un panorama meraviglioso. Particolarmente suggestiva è la fortezza a pianta trapezoidale, circondata da quattro splendide torri circolari, attorno alla quale sono nate storie e leggende che parlano di un antico condottiero. Al suo interno è ospitato un percorso museale che ci riporta indietro nel tempo, con esposizioni permanenti di strumenti d’epoca utilizzati da contadini alvianesi e di testimonianze suggestive sulla vita del condottiero Bartolomeo d’Alviano.

È invece a poca distanza dal paese che si snoda l’Oasi naturalistica lago di Alviano, un’area protetta del WWF che racchiude il graziosissimo bacino nato artificialmente negli anni ’60, dopo lo sbarramento del fiume Tevere per sfruttare le sue acque per scopi energetici. Qui si possono ammirare tantissime specie di uccelli che, durante il periodo della migrazione, fanno tappa nelle zone paludose regalandoci uno spettacolo incredibile.

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L’esperienza più adrenalinica del mondo si fa in Italia

Cosa ci spinge a volare dall’altra parte del globo, in ogni stagione dell’anno, è qualcosa che ci accomuna tutti, è la nostra voglia di vivere esperienze uniche e indelebili. C’è chi si mette in cammino per scoprire le meraviglie della natura, chi per esplorare tradizioni antiche e moderne e chi per ammirare i monumenti iconici di una città o di un paese.

Ma c’è anche chi, in questo continuo girotondo, è alla ricerca di avventure spericolate e adrenaliniche. Esperienze vertiginose che lasciano senza fiato e che invitano a superare ogni limite tangibile.

Come il Volo dell’Angelo, la traversata sospesa tra cielo e terra destinata agli impavidi, che si può fare in Italia, nel cuore della Basilicata.

Il Volo dell’Angelo

Cos’è il Volo dell’Angelo lo sappiamo tutti, ma solo alcuni hanno il coraggio di diventare i protagonisti di questa corsa ad alta quota che non può essere raccontata, ma solo vissuta.

Si tratta di un’esperienza adrenalinica che ci permette di volare a tutta velocità da una parte all’altra, da un punto di partenza e di arrivo, sorretti da un cavo di acciaio e sospesi a mezz’aria mentre si sorvolano panorami suggestivi e mozzafiato.

Per partecipare all’esperienza non sono richieste particolari abilità, ma il coraggio quello sì. Tutto quello che dovrete fare, infatti, è lasciarvi scivolare a grandi velocità per raggiungere il punto d’arrivo e vivere tutta l’emozione che questa corsa regala.

Un’avventura per cuori impavidi e per viaggiatori alla ricerca di adrenalina pura che si può vivere anche nel nostro Paese. In Italia, infatti, esiste quello che è forse il Volo dell’Angelo più famoso al mondo e che, negli ultimi anni, è diventato una vera e propria attrazione turistica capace di attirare persone provenienti da ogni dove.

Sorvolare le Dolomiti Lucane

L’esperienza più adrenalinica del mondo si vive in Italia, proprio nel cuore della Basilicata. Grazie a un cavo d’acciaio sospeso tra le alte vette di Castelmezzano e Pietrapertosa sarà possibile sorvolare le suggestive e magiche Dolomiti Lucane caratterizzate da un paesaggio unico fatto di guglie spettacolari e sagome quasi surreali che incantano e meravigliano.

È un momento di totale immersione nella natura selvaggia e incontaminata, quella della Lucania che permette di ammirare tutti gli spettacoli di Madre Natura da un altro punto di vista. Attraversando quelli che sono i panorami più suggestivi del nostro stivale sarà possibile vivere un’emozione unica volta a inebriare e stordire tutti i sensi.

Il Volo dell’Angelo comprende due voli, uno di andata e uno di ritorno, da Castelmezzano e Pietrapertosa, due dei borghi più belli d’Italia situati in provincia di Potenza e arroccati sulle Dolomiti Lucane, proprio uno di fronte all’altro.

Il Volo dell’Angelo in Basilicata si può fare in solitaria o in coppia in determinati periodi dell’anno. Per preservare il prezioso ecosistema che caratterizza questo territorio nostrano, e tutti gli animali che ci vivono, l’esperienza non è praticabile nei mesi che vanno da febbraio a maggio, periodo che corrisponde alla nidificazione di alcune specie di uccelli a rischio che qui hanno trovato la loro casa.

Volo dell'Angelo, Basilicata

Volo dell’Angelo, Basilicata

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Wild Atlantic Way: l’avventura in Irlanda che ricorderai per tutta la vita

Sulla costa occidentale dell’Irlanda, tra panorami mozzafiato, scogliere a strapiombo, villaggi caratteristici e siti dalla storia millenaria, si dirama la Wild Atlantic Way, l’emozionante percorso conosciuto come la strada costiera più lunga del mondo. Nei suoi 2.500 km, dalla punta di Malin Head, nella contea di Donegal, fino alla cittadina di Kinsale nella contea di Cork, la Wild Atlantic Way offre numerose e differenti avventure ed esperienze da provare, dalla natura incontaminata ed estrema ai villaggi tipici, dalle spiagge famose per il surf ai pub tradizionali.

La strada attraversa 9 contee e ha più di 200 punti di interesse. Studia bene il tuo percorso prima di partire oppure lasciati ispirare dal momento e improvvisa le tue soste: qualsiasi luogo che visiterai ti lascerà a bocca aperta.

Fermati ad ammirare le spettacolari Cliffs Of Moher, nella contea di Clare, 8 km di scogliere a picco sull’oceano alte 214 metri. Esplora le cittadine e i villaggi di pescatori, con la popolazione accogliente e l’ottimo cibo. Attraversa il Mizen Bridge, ponte pedonale, nella contea di Cork, sospeso sul mare. Fai una sosta per shopping e caffè a Dingle, nella contea di Kerry, nei cui dintorni protrai scoprire alcuni tra i paesaggi più belli del mondo. Oppure ammira la magica aurora boreale nella contea di Donegal.

Qualunque sia la tua meta di partenza e il tuo punto di arrivo, ogni chilometro di questa suggestiva strada ti regalerà ricordi indelebili.

Esperienze da provare

Sono infinite le possibilità culturali, di intrattenimento, sportive e naturali che offrono i dintorni della Wild Atlantic Way. A seconda della durata del tuo viaggio e dei tuoi interessi, potrai partecipare a tour enogastronomici, fare sport, visitare luoghi storici, osservare la fauna locale o semplicemente rilassarti a due passi dal mare.
Se cerchi l’adrenalina, partecipa a un safari in motoscafo sull’isola di Dursey, nella contea di Cork. Imbarcati su un traghetto a Baltimore, sempre nella contea di Cork, per ammirare balene e delfini e visitare alcuni dei fari più suggestivi d’Europa. Partecipa a un food tour alla scoperta della cucina locale oppure visita una distilleria per assaggiare l’autentico whiskey. E se ami la musica, non perdere una sosta al villaggio di Doolin, nella contea di Clare. Con i suoi cottage dai tetti di paglia e le casette color pastello, è famoso soprattutto per la sua musica, suonata ogni sera dal vivo nei suoi accoglienti pub.

Isola di Dursey – Tourism Ireland

Come percorrere la Wild Atlantic Way

Il viaggio più semplice e flessibile è quello in auto. Puoi portare il tuo mezzo o prenotarlo sul posto (in Irlanda la guida è a sinistra), e raggiungere con facilità villaggi, spiagge e i luoghi di interesse lungo il cammino.
È possibile percorrere la strada anche in bici, sia sulle vie principali, che sono poco trafficate, che sui percorsi ciclabili dedicati (come la Great Western Greenway). Ai meno allenati consigliamo di noleggiare una bici con pedalata assistita.
Gli amanti dell’hiking possono prenotare uno dei numerosi tour a piedi, più o meno lunghi, alla scoperta di spiagge, paludi e rupi. Occasione perfetta per fare nuove conoscenze.
La Wild Atlantic Way può essere visitata anche sull’acqua, dal surf al kayak, dalla barca a vela al traghetto, in continua simbiosi con il mare, come vuole lo spirito irlandese.

Per scoprire di più sulla Wild Atlantic Way, sui luoghi da visitare e le esperienze da provare, ascolta il nostro podcast dedicato.

Wild Atlantic Way – Tourism Ireland

In collaborazione con Turismo Irlandese

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La più bella gita da fare in giornata, a due passi da casa

Prendete un treno, poi un battello, e trascorrete la giornata all’aria aperta lungo un fiume prendendo il sole e ammirando il paesaggio. Non c’è nulla di più rilassante di una gita fuori porta, a due passi da casa.

È la nuova iniziativa turistica di Trenord per la bella stagione. Con un biglietto speciale che include il viaggio di andata e ritorno in treno da tutta la Lombardia si scende a Pizzighettone o a Ponte D’Adda e, da lì, si sale su un battello. Un’ora di navigazione, per ammirare la vegetazione e la fauna caratteristiche del paesaggio fluviale dell’Adda, a partire dalla cicogna bianca fino al falco della palude, facendo un giro ad anello attraverso il Parco Adda Sud.

Navigare sull’Adda

Si parte dal pontile di Pizzighettone, in località Gera, e si attraversa il Parco Adda Sud lungo una porzione di fiume ricca di flora e di fauna rigogliosa. Questa, infatti, è un’area protetta estremamente ricca di biodiversità e di specie locali che è possibile osservare grazie ad alcuni punti di birdwatching installati in vari punti del parco (nei pressi di Pizzighettone c’è per esempio il boschetto degli Ontani e la zona umida del laghetto “Oasi”). Oltre alla cicogna bianca e al falco di palude, molte altre specie frequentano la zona durante la migrazione. Non scordate di portare un binocolo per avvistarle.

Navigando lungo il fiume si scorgono anche delle antiche costruzioni. Sono i monasteri che erano sorti nel Medioevo, ma anche le cascine dei contadini tipiche della zona del lodigiano, cremasco e cremonese. Queste strutture agricole erano spesso affiancate da piccoli edifici per il culto e se ne trovano parecchi ancora in discrete condizioni.
Inoltre, sono tuttora esistenti alcuni castelli.

Come prenotare

L’offerta treno+battello costa 18 euro ed è acquistabile solo online. Vale il sabato pomeriggio e nei giorni festivi. Si può prendere qualunque treno diretto verso Mantova (linea Milano-Codogno-Cremona-Mantova) viaggiando in 2^ classe, l’importante è arrivare a destinazione in tempo per prendere il battello che parte il sabato alle 17 mentre la domenica e nei giorni festivi alle 11.30, 14.30, 15.45 e 17.

Si consiglia di prenotare anche il posto sul battello contattando, con almeno 24 ore di anticipo, il Consorzio Navigare l’Adda al numero 348 8661685 o via mail scrivendo a info@navigareladda.it. A bordo del treno e del battello è obbligatorio indossare la mascherina.

“Navigare sull’Adda” è una delle tante iniziative nel programma di promozione turistica “Gite in treno” ideato da Trenord per favorire un turismo di prossimità e sostenibile alla scoperta delle bellezze della Lombardia.

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Il Parco Adda Sud in Lombardia

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Le più belle escursioni in montagna si fanno in questa valle

C’è una valle di confine, lontana dalle mete più affollate, che regala escursioni nel silenzio più totale della natura, dove il cinguettio degli uccelli è l’unica distrazione al gorgoglio dei torrenti, un white noise naturale che accompagna gli escursionisti lungo tutto il tragitto.

Una valle che può vantare ben 300 giorni di sole l’anno, dove trovare refrigerio anche nelle più calde giornate estive, dove ai verdi pascoli si alternano i picchi dei Tremila innevati che fanno da cornice ai sentieri in quota.

Alla scoperta della Val Venosta

Stiamo parlando della Val Venosta, al confine da una parte con l’Austria e dall’altra con la Svizzera, un valle che ha molte attrazioni da offrire al turista, dal celebre Lago di Resia con il suo iconico campanile che spunta dalle acque alla sorgente dell’Adige, il secondo fiume più importante d’Italia dopo il Po.

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Escursione sopra il Lago di Resia in Val Venosta @IDM Südtirol-Alto Adige/Kirsten-J. Sörries

Grazie a un’articolata rete di sentieri, la Val Venosta è una delle mete più consigliate dove andare quando arriva la bella stagione. Ci sono itinerari semplici per le classiche gite giornaliere, ma anche più impegnativi per escursioni che durano anche più giorni. Tutti però regalano scorci meravigliosi su alcune delle montagne più importanti del nostro Paese: il gruppo Ortles-Cevedale, dove ci sono le vette più alte dell’Alto Adige, il Parco Nazionale dello Stelvio, le Alpi Venosta e il Gruppo del Sesvenna.

I sentieri delle rogge in Val Venosta

I sentieri delle rogge (“Waalwege”) si trovano solo nella Val Venosta. Il loro percorso si snoda lungo gli stretti canali d’acqua utilizzati secoli fa dai contadini per irrigare i campi, essendo questa valle piuttosto arida. Le rogge si estendono su entrambi i versanti della valle, sul Monte Sole e sul Monte Tramontana e, in tutta la Val Venosta, si conta circa una ventina di questi sentieri percorribili in tutti i periodi dell’anno, offrendo splendidi panorami sulle imponenti catene montuose e sulla valle.

I sentieri delle rogge in Alto Adige sono perfetti per le escursioni in famiglia e per chi cerca itinerari non troppo impegnativi. Uno dei più belli è sicuramente il sentiero della roggia di Senales, che conduce al Castel Juval, la residenza estiva di Reinhold Messner, altoatesino doc. Il sentiero no. 3 inizia sopra l’azienda agricola Köfelgut e si snoda attraverso castagneti e boschi misti lungo i pendii soleggiati della bassa Val Venosta. Sono circa 7 chilometri e ci si impiega non meno di tre ore, ma quando si arriva la soddisfazione è grande. La fortezza medievale che domina la Val Senales oggi ospita uno dei sei Messner Mountain Museum (MMM) dell’Alto Adige e si può visitare. Oltre a una vasta collezione tibetana, frutto delle sue numerose spedizioni, c’è una galleria di quadri e la collezione di maschere con pezzi provenienti dai cinque continenti, mentre all’esterno c’è un bellissimo parco di animali alpini.

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Un sentiero delle rogge in Val Venosta @IDM Südtirol-Alto Adige/Patrick Schwienbacher

Sentieri tra malghe e rifugi

Un tempo, il fondovalle paludoso rendeva il passaggio dei pastori con le greggi al seguito piuttosto complicato. Motivo per cui lungo i crinali di montagna sono sorti molti rifugi. Oggi, in Val Venosta, a più di 2.000 metri d’altitudine, si contano oltre 80 tra baite e rifugi ancora in attività. E cosa c’è di più piacevole di una camminata in montagna ripagata, poi, da una tavola imbandita e da un pisolino su una bella terrazza soleggiata?

In alcuni rifugi si può anche trascorrere la notte, nel silenzio più totale, lontani dalle strade trafficate e da ogni sorta di inquinamento luminoso. Al rifugio Maseben, a 2.267 metri di altitudine, si gode di una splendida vista sul paesaggio alpino. Ma la sorpresa non è questa. Questo rifugio è stato scelto per installarvi due telescopi (uno solo per osservare il Sole) fissati direttamente alla malga, creando un vero e proprio osservatorio astronomico, aperto tutto l’anno. Ed è questa la vera grande sorpresa di questa passeggiata.

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Un rifugio panoramico in Alto Adige @IDM Südtirol-Alto Adige/Alex Filz

Gli esperti, Wolfgang Thöni e Siegfried Patscheider, ogni giovedì, salgono al rifugio di sera per mostrare, agli ospiti o a chi ha voglia di partecipare alla lezione di astronomia, le costellazioni, che sono sempre diverse, in base alla stagione o semplicemente alle condizioni meteo. Un’esperienza entusiasmante organizzata insieme all’Associazione turistica Passo Resia, non soltanto per gli astrofili, ma per tutti. I bambini e i ragazzi la adoreranno. Chi non vuole tornare indietro può anche fermarsi a dormire in una delle camere con bagno privato.

Escursioni di tre giorni in Val Venosta

Per gli appassionati, in Val Venosta c’è anche la possibilità di fare escursioni di più giorni. Noi vi proponiamo la più bella, che può essere percorsa su un itinerario breve o lungo, quella dell’Alta via Val Venosta. Si estende dalla sorgente dell’Adige, sul Passo di Resia, fa tappa prima a Planol, passando il Lago di Resia, poi a Piz Lun, passando il Giogo Alto, per poi arrivare nella valle di Mazia, fino alla tappa di Sluderno per concludersi al Castel Juval. Qui il protagonista assoluto è il panorama, che regala una spettacolare vista sugli alti ghiacciai del Gruppo Ortles.

L’itinerario completo, per chi volesse farlo, sarebbe lungo 180 km e durerebbe più giorni. Percorre sentieri in parte esistenti e in parte nuovi, passando anche sui sentieri delle rogge o lungo le vecchie vie di comunicazione che attraversano le fattorie dei contadini di montagna.

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La via delle foreste, un’immersione nella natura per rigenerarsi

Che i boschi e le foreste facessero bene al corpo e alla mente è già stato ampiamente dimostrato scientificamente. La pratica, chiamata “Shinrin-yoku“, che potremmo tradurre con “bagno nella foresta” o, come molti la definiscono oggi, “Forest Bathing”, arriva direttamente dal Giappone dove ha iniziato a diffondersi verso i primi Anni ’80, supportata persino dal governo che ha destinato dei fondi per la diffusione.

La Forest Therapy Society giapponese ha individuato ben 62 boschi del Paese del Sol levante perfetti per questa terapia, tra cui Shikoku, Hokkaido, Tohoku, Kanto, Horukiku-Koshinetsu, Tokai, Kansai, Chugoku, Kyusyu e Okinawa.

La pratica del Forest Bathing

Da qualche anno, il Forest Bathing è arrivato anche in Italia, dove le foreste e le aree verdi non mancano di certo. E c’è una zona d’Italia dove è stato individuato un ambiente analogo a quello giapponese e dove viene praticato più che altrove.

Il Parco Nazionale Foreste Casentinesi

Stiamo parlando del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campiglia, sull’Appenino toscano, dove già da qualche tempo è nato un progetto che parte dalla consapevolezza che la natura abbia un impatto positivo sul benessere dell’individuo. Basta un ritiro di uno o più giorni in questi luoghi per sperimentare il risveglio dei sensi attraverso il contatto con la natura, l’alimentazione, il movimento e la meditazione, gli ingredienti perfetti per raggiungere l’obiettivo di salute globale.

La Via delle Foreste

Dopo anni di sperimentazione, è nata quindi “La Via delle Foreste”, che prevede di immergersi in questo immenso parco di 36mila ettari che forma la prima riserva naturale integrale italiana per qualche giorno.

Il programma

L’idea di creare un programma vero e proprio è di Enrica Bortolozzi, con la supervisione scientifica del dott. Franco Berrino, entrambi fondatori dell’Associazione “La Grande Via” (di cui abbiamo scritto in questo articolo) e permette, a chi partecipa, di vivere una vera e propria immersione nella natura.

Si tratta di un programma di attività sensoriali articolato tra maggio e ottobre, che va dalle camminate alla contemplazione dei frattali, dall’ascolto degli elementi come acqua e vento alla cucina Macro-mediterranea, dalla composizione floreale alla conoscenza degli oli essenziali. Il tutto insieme a medici, guide forestali, esperti della nutrizione, del movimento consapevole e della ricerca interiore.

Patrimonio Unesco

Dal 2017, il Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campiglia è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. È un luogo meraviglioso e ancora molto selvaggio e si trova a cavallo tra Toscana ed Emilia-Romagna. L’80% della superficie è costituita da boschi. Il versante emiliano, rispetto a quello toscano, è ricco di corsi d’acqua. Tra i più famosi c’è la cascata dell’Acquacheta, non solo per la portata del salto (80 metri), ma anche perché è stata citata da Dante nel canto XVI dell’Inferno della “Divina Commedia”. Unico lago è quello artificiale di Ridracoli, nell’omonima valle.

All’interno del parco ci sono anche due luoghi di grande fascino e importanza spirituale: il Santuario della Verna, legato alle stimmate di San Francesco, e Camaldoli, fondato nel 1024 dal benedettino romagnolo San Romualdo.

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Forest Bathing nel Parco Nazionale Foreste Casentinesi

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Alcune delle più belle immersioni d’Italia si fanno in questo mare

Quella di cui vi stiamo per parlare è una regione bellissima del nostro Paese che si distingue, in Italia e nel mondo, per tante piccole caratteristiche che la rendono ancora più eccellente di quanto si creda che lo sia. Una tra tutte è il suo mare, nel quale si possono fare alcune delle immersioni più belle di tutto lo Stivale.

Liguria, un mare da sogno

Benvenuti in Liguria, la regione con il maggior numero di Bandiere Blu in tutto il Paese (32 in totale), ma anche con dei fondali che lasciano affascinati grazie alla varietà del paesaggio subacqueo: un universo silenzioso in cui si possono esplorare gli interni di un relitto o incontrare da vicino la ricca fauna e vegetazione sottomarina.

Il Mar Ligure regala dei tratti di mare spettacolari e inclusi in aree marine protette nazionali o regionali come l’Area Marina Protetta di Portofino, quella delle Cinque Terre, che custodisce il raro falso corallo nero, e l’Isola di Bergeggi. I Giardini Botanici Hanbury (Capo Mortola) e Portovenere, riconosciute quali Aree di Tutela Marina, mentre l’Isola Gallinara è Riserva Naturale Regionale.

Il Sistema di distretto ligure della subacquea

Non è un caso che la regione Liguria, grazie a una settantennale storia e tradizione della subacquea, abbia varato un protocollo d’intesa per la promozione del “Sistema di distretto ligure della subacquea”, con cui è stata attivata una rete fra soggetti pubblici e privati che intende sviluppare una nuova cultura di turismo e favorirne la modernizzazione valorizzando gli aspetti ambientali e paesaggistici del territorio.

Tanti i percorsi a disposizione come il Sentiero Blu di Bergeggi che è stato appositamente studiato e realizzato per lo snorkeling e le attività natatorie, facilmente fruibile per tutti. Situato di fronte al litorale del Comune di Bergeggi, è accessibile da maggio a fine settembre nei suoi 2,5 km di lunghezza: è uno dei più lunghi percorsi del genere in tutta Italia. Il Sentiero Blu interessa un’area di grande pregio paesaggistico, ambientale e storico culturale. Le acque cristalline, il posidonieto , le grotte marine che si aprono ai piedi della falesia e l’isola di Bergeggi vero cuore pulsante dell’area marina protetta.

L'isola di Bergeggi immersioni

La spettacolare Isola di Bergeggi

Un altro percorso particolarmente interessante si trova a Riomaggiore dove è presente una corsia di nuoto che si sviluppa in direzione sud verso il Promontorio di Capo Montenero. Guardando in qualsiasi direzione, si possono scorgere saraghi, castagnole nere e salpe in grandi quantità e per niente timidi.

Gli amanti dello snorkeling avranno anche l’occasione di avvistare altri pesci più vicini al fondale roccioso e ricoperto di alghe, come ad esempio sciarrani, donzelle e perchie che, essendo molto territoriali e curiosi, staranno spesso fermi lasciandosi osservare.

Infine, ma questi sono solo alcuni dei percorsi disponibili, vi segnaliamo la corsia di nuoto di Vernazza che inizia dall’imboccatura del porticciolo turistico del borgo per seguire il profilo della costa, direzione Monterosso, per circa 300 metri.

Nuotando si viene subito accolti da nuvole di castagnole nere, occhiate, boghe e salpe. Sott’acqua, invece, è facile imbattersi in piccoli banchi di saraghi fasciati o esemplari di sarago maggiore e pizzuto, oltre che a giovani orate e cernie. Possibile scovare anche macchie di Posidonia oceanica, preziosissime per la sopravvivenza di moltissime specie che lì trovano rifugio dai predatori. La corsia di nuoto di Vernazza si trova proprio nell’intersezione tra due habitat, per questo motivo è particolarmente ricca di biodiversità.

Mare, tintarella e sport acquatici in Liguria

Tante diverse possibilità anche per gli appassionati di mare e tintarella. In Liguria c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Si passa dall’arenile di sabbia dorata ad Alassio e Varigotti, all’atmosfera selvaggia della spiaggia di Punta Corvo nell’estremo levante ligure, fino alle rocce di Punta Chiappa che si tuffano nell’acqua cristallina a San Fruttuoso.

San Fruttuoso Liguria

Un angolo di San Fruttuoso

Andare per mare in Liguria significa scoprire calette e paesaggi costieri variegati e irraggiungibili veleggiando di porto in porto. Ma non solo: quando le tranquille acque del Mar Ligure vengono alzate dal vento, le onde diventano un richiamo irresistibile per gli amanti del windsurf e per chi non sa rinunciare alle emozioni di una natura entusiasmante da vivere anche fuori stagione.

A Levanto, per esempio, considerata una delle mete ideali per gli appassionati di questi sport, le onde possono arrivare fino ai 4 metri. Ideali per gli amanti di windsurf e kitesurf anche le onde di Ventimiglia e Sanremo: qui, in particolare, l’onda che si genera nella baia è più dolce e adatta ai principianti. Molto battute anche le spiagge di Alassio, Diano Marina, Pietra Ligure e Varazze.

Cos’altro fare in Liguria

Un mare che è un capolavoro, ma di certo le attrattive della regione no finiscono qui. Imprescindibile, per esempio, un salto a Genova che si distingue per essere una scoperta appassionante che inizia dalle terrazze panoramiche sulle alture di Castelletto, attraverso i suoi mille carruggi per arrivare fino al Porto Antico, oggi vivace e internazionale piazza sull’acqua.

Poi i borghi, di cui 7 insigniti del prestigioso riconoscimento della Bandiera Arancione. 25 sono invece quelli che hanno ottenuto il riconoscimento ” I Borghi più belli d’Italia”. E, accanto a queste realtà riconosciute, ci sono borghi e cittadine che per la loro bellezza e particolarità meritano una visita. Paesini arroccati sui crinali delle colline, dove la vita scorre lenta e al ritmo della natura, oppure a ridosso del mare. Basti pensare a Bussana Vecchia, un villaggio di artisti sorto sulle rovine di un borgo medioevale abbandonato dopo il terremoto e a Torri Superiore, un borgo medioevale disabitato rinato come eco villaggio.

Bussana Vecchia liguria

La splendida Bussana Vecchia

Infine, ma ricordiamo che queste sono solo alcune delle tante cose che si possono fare in Liguria, troveranno pane per i loro denti anche gli appassionati di trekking ed escursionismo. L’Alta Via dei Monti Liguri, per esempio, è un un percorso turistico di 400 km. Da Sarzana a Ventimiglia, è un viaggio tra costa ed entroterra, tra Alpi e Appennini, il cammino ideale per escursioni di più giorni o passeggiate di poche ore, anche a cavallo.

Oppure, il Sentiero Liguria che collega Luni con Ventimiglia Grimaldi: oltre 600 km tra vigneti e boschi di leccio, lidi e scogliere, percorsi della devozione e antiche strade romane, creuze e sentieri. Dodici percorsi che si intrecciano con le bellezze naturali della regione.

Insomma, la Liguria vanta eccellenze in qualsiasi settore, bisogna solo scegliere di quali godere di più.

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Il primo sentiero che si può percorrere solo di notte

Se per percorrere i cammini di montagna servono belle giornate soleggiate, non è il caso del primo sentiero d’Italia che si può fare di notte. Il percorso di cui vi vogliamo parlare è illuminato da 15mila mini-led e da 180 fari di diversi colori, tali da rendere l’atmosfera “magica” oltre che assolutamente sicura.

Il primo sentiero notturno in Italia

Si tratta del Giardino botanico esperienziale “Lumina Milia” che si trova ad Ampezzo in provincia di Udine, sulle alpi carniche ed è il primo percorso naturalistico notturno in Italia. L’idea di creare un itinerario da percorrere solo al buio ha lo scopo di consentire a chi lo percorre di osservare il bosco di notte.

Appena la luce lascia spazio all’oscurità, il bosco, infatti, cambia aspetto e la vista lascia il posto agli altri sensi che troppo spesso vengono messi in secondo piano.

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Il Giardino botanico esperienziale “Lumina Milia”

Il bosco si rivela, così, con tutti i suoi segreti notturni, stimolando un’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale, amplificata dalla notte, con i suoi colori, i suoi suoni e i suoi profumi. Le tenebre avvolgono la realtà e la poca luce rimanente dà spazio all’immaginazione. I tronchi degli alberi assumono forme grottesche. Le fronde dei rami si trasformano in esseri misteriosi indecifrabili e anche il vento sembra sussurrare frasi.

Accompagnati dai versi dei molti animali notturni, si giunge sino ai margini del torrente Teria che, ancora oggi, molti giurano sia abitato da Sbilfs e Aganis, due esseri fatati della tradizione carnica-friulana, abitanti dei boschi e dei corsi d’acqua.

Il sentiero ad anello si completa in circa un’ora e venti minuti, dopo aver percorso 1,5 chilometri, superato cento metri di dislivello, salito 140 scaloni e attraversato diversi ecosistemi, dalla faggeta al bosco misto, dal bosco ripariale al torrente e il prato.

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Il sentiero Lumina Milia si percorre di notte

Questo progetto di “didattica leggera”, unico in Italia, intende approcciare la conoscenza della natura secondo un metodo esperienziale, facendo vivere al visitatore esperienze particolari, combinando le dinamiche naturali con le emozioni e le sensazioni. In questo modo, il bosco non avrà più segreti. Si può apprezzare la bellezza delle piante spontanee e l’utilità di quelle officinali.

I benefici del bosco

Sono tantissimi i benefici che può avere il bosco sulla nostra salute. Secondo alcune ricerche condotte in Giappone, si è potuto constatare che i vari elementi dell’ambiente boschivo come per esempio l’odore del legno, il suono prodotto dall’acqua che scorre e più in generale il paesaggio portano a una sensazione di rilassamento, riducendo così lo stress.

In particolare, tra i volontari che si sono sottoposti ai test si è verificato un abbassamento dei livelli di cortisolo (l’ormone associato allo stress), una riduzione della frequenza cardiaca e una diminuzione della pressione sanguigna.

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Un percorso notturno, unico in Italia

A conclusioni simili sono giunti anche i ricercatori britannici dell’Università dell’Essex, le cui ricerche hanno evidenziato che sono sufficienti pochi minuti al giorno trascorsi all’aria aperta immersi in uno spazio verde per migliorare l’umore, la salute mentale e l’autostima, soprattutto fra le persone stressate, sedentarie e con difficoltà a livello psicoemotivo.

Di particolare interesse scientifico sono anche le ricerche condotte da Qing Li, professore alla Nippon Medical School di Tokyo, il quale ha scoperto che la terapia forestale ha un effetto stimolante sull’attività delle cellule Natural Killer (NK). Le cellule NK fanno parte dell’immunità innata, la prima linea di difesa contro gli agenti patogeni e il cancro. In uno studio del 2009, i soggetti esaminati dal Professor Li hanno mostrato un aumento significativo dell’attività delle cellule NK nella settimana successiva alla visita di una foresta, e gli effetti positivi sono perdurati nel tempo. Una sola giornata trascorsa nel bosco fa aumentare, in media, di circa il 40% le cellule NK. Se si rimane per due giorni consecutivi in una zona boschiva, il numero di queste cellule può crescere addirittura del 50%.

Buona parte di questi miglioramenti sono con ogni probabilità dovuti ai “fitoncidi” ovvero agli oli essenziali presenti nel tronco delle piante, che vengono rilasciati nell’aria per difendersi dall’attacco di parassiti e insetti. In Giappone si è dunque diffusa la consuetudine di trascorrere più tempo possibile immersi nella natura. Tale pratica prende il nome di “Shinrin-yoku“, che potremmo tradurre con “bagno nella foresta”. Una pratica consolidata anche in Nuova Zelanda dove il ministero della Salute propone, da diversi anni, le “Green Prescriptions” (“prescrizioni verdi”) ossia suggerimenti ed esercizi da fare obbligatoriamente in mezzo al verde.

Dove fare Forest Bathing in Italia

È quella pratica che si è diffusa negli ultimi anni anche da noi e che chiamiamo “Forest Bathing”. Il Giardino botanico esperienziale “Lumina Milia” fa proprio parte delle zone Forest Bathing del Friuli Venezia Giulia. Ma nel nostro Paese di zone dove praticarlo che ne sono diverse.

Il più famoso è il Parco del Respiro che si trova sulle Dolomiti della Paganella, in Trentino, un’area forestale di 36 ettari ricoperta da un bosco misto. Lo CSEN, il primo Ente nazionale del CONI riconosciuto per le attività sociali dal ministero dell’Interno, ha nominato quest’area come Centro nazionale di formazione qualificato per le prove in presenza di conduzione gruppi in foresta del Diploma nazionale Forest Bathing ed è una realtà terapeutica unica in Europa.

Nell’Appennino parmense ci sono boschi di querce, faggi e castagni; abeti rossi, qualche esemplare di abeti bianchi, larici e pino cembro sono gli abitanti del Parco Nazionale dello Stelvio, un luogo in cui la natura regna sovrana; i tronchi alti e sottili dei pini silvestri sono i protagonisti intorno al lago naturale di Flötscher Weiher, nel cuore della Valle Isarco.  Questo è il posto perfetto per riscoprire un contatto autentico con la natura e con il proprio io interiore; pino mugo, larice, abete rosso e un sottobosco di mirtilli e rododendri, una natura che sa resistere anche agli inverni più rigidi, sono quelli che si trovano nel Parco Naturale Fanes – Sennes – Braies in Alto Adige, una delle mete più in voga di sempre, per la sua bellezza incontaminata.

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Il sentiero che attraversa una piccola e meravigliosa piscina naturale

Una piccola piscina naturale è la meravigliosa sorpresa che attende chi attraversa questo bellissimo sentiero di montagna. Il luogo ideale per chi ama le gite all’aria aperta, anche in famiglia, dove poter fare una sosta ristoratrice e rilassarsi su spiaggette di sassi rinfrescandosi, d’estate, con le acque gelide delle sorgenti montane e divertirsi sugli scivoli naturali.

Questo piccolo paradiso si trova in provincia di Lecco. Si tratta delle Pozze di Erve, alimentate dal torrente Gallavesa. Ce ne sono di piccole e di grandi e sono un angolo incantato della Lombardia che pochi conoscono.

Le pozze di Erve

Per raggiungerle si deve arrivare nel Comune di Calolziocorte, nella Valle San Martino, a cavallo tra le province di Lecco e di Bergamo. Da qui si imbocca il sentiero che, almeno all’inizio, è piuttosto ripido e non semplice, ma si tratta solo di un breve tratto, poi il sentiero è assolutamente praticabile.

Le prime pozze che s’incontrano lungo il sentiero sono poco profonde e sono quindi perfette per le famiglie con bambini (si può percorrere anche con il passeggino). Chi cerca percorsi più impegnativi e dove trovare anche meno folla deve proseguire lungo l’itinerario, attraversando boschi e radure.

Un paradiso naturale

È più avanti, infatti, che si trovano le pozze più profonde, vere e proprie piscine naturali scavate nella roccia dalle acque trasparenti. Qui, il paesaggio bucolico è una cartolina vivente.

Volendo cercare un’area ancor più isolata e silenziosa, si può proseguire fino a raggiungere dapprima la località Gnett (a circa 600 metri di quota), dove si apre un verdissimo scorcio sul Resegone e poi, attraversando il torrente sul Ponte del bruco costruito dagli alpini, la sorgente San Carlo che si trova a 750 metri di altitudine.

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Le Pozze di Erve, una piscina naturale

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In cammino seguendo le tracce dei lupi

“Un trekking lungo per conoscere: i luoghi che attraverseremo, gli uomini dei borghi ammirati, il lupo che avremo accanto”. Si presenta così la Via dei Lupi, affascinante cammino di conoscenza di questo splendido animale che porta alla scoperta della natura dell’Appennino centrale e dei tesori che custodisce. Un percorso ricco di suggestioni che si snoda da Tivoli fino a Civitella Alfedena, attraversando quattro aree protette in 14 tappe per una lunghezza complessiva di 210 chilometri.

La finalità di questo magico percorso è quella di promuovere il ritorno allo stato selvatico e naturale di alcune aree, attraverso politiche mirate alla salvaguardia del territorio e alla conservazione del  lupo appenninico, nonché alla promozione della biodiversità e di uno sviluppo locale sostenibile. Vivere, quindi, l’esperienza di un turismo slow, ecologico e consapevole, seguendo le tracce di questi meravigliosi predatori.

Come prepararsi per la nuova Via dei Lupi

Ideata alla fine degli anni Novanta, la Via dei Lupi è promossa da un’organizzazione no-profit sostenuta dalle Aree Protette attraversate, da una Associazione Culturale, una Rete di Imprese Turistiche, un Dipartimento di una Università, una sezione CAI e i Volontari del Servizio Civile Universale che hanno unito le forze per rilanciare, sostenere, occuparsi e promuovere il percorso modificato di recente, così da raggiungere un totale di 14 tappe.

Tra le principali novità c’è l’inserimento del sentiero ad anello all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in 5 tappe. Con questo trekking si esplorano, in diverse giornate, ben 4 Aree Protette Regionali che tutelano il pre-Appennino e l’Appennino Laziale ed Abruzzese, giungendo a uno dei più antichi Parchi nazionali d’Italia.

Cosa serve, dunque, per immergersi in questa avventura? A rispondere sono gli organizzatori che, sul sito, ricordano che oltre a un buona preparazione fisica e mentale e un equipaggiamento idoneo alle escursioni in montagna, è fondamentale avere con sé alcuni strumenti utili. Si tratta di: una cartografia escursionistica dei luoghi attraversati, una bussola, una lampada e/o frontale con batterie di ricambio, un fischietto, un’applicazione con cui poter leggere sui propri smartphone i percorsi georiferiti(scaricabili dal sito), o in alternativa uno strumento di rilevazione satellitare GPS.

Parco Regionale Monti Simbruini

Il suggestivo Parco Regionale Monti Simbruini

Le principali tappe della Via dei Lupi

La lunga avventura sulle tracce dei lupi parte da Tivoli, custode di ville Patrimonio UNESCO. Questa prima tappa, dolce e non molto impegnativa, si sviluppa per buona parte lungo il crinale della Riserva di Monte Catillo, attraversando la singolare Sughereta di Sirividola, e toccando diverse cime.

La seconda tappa attraversa una delle aree più belle e visitate del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili. Qui si può scegliere tra due sentieri: uno impegnativo e piuttosto lungo porta sulla vetta di Monte Gennaro, mentre l’altro, più breve, porta a scoprire i resti della Villa di Orazio, nel borgo di Licenza.

Il cammino prosegue portando alla scoperta di buona parte del versante orientale del Parco dei Monti Lucretili, con l’incantevole Laghetto del Fraturno, e da qui fino a Riofreddo, al confine tra Lazio e Abruzzo. Con la quarta tappa si attraversa su di un fianco il Monte San Fabrizio, per poi ammirare l’estesa Piana dei Cavalieri con i suoi innumerevoli paesi. Alternando radure e faggete, si entra nel territorio del Parco Regionale dei Monti Simbruini per arrivare a Cervara di Roma, il borgo che sembra nato dalla tela di un artista, dove si può visitare l’area faunistica del cervo.

Proseguendo, si passa su un antico tratturu, fino al Piano di Camposecco. Da lì, tra verdi pascoli e un belvedere panoramico, si arriva nella frazione di Livata. Inizia, quindi, la sesta tappa, nell’insieme breve e con un dislivello principalmente in discesa, che lambisce delle aree del Parco dei Monti Simbruini di estrema suggestione, come la Piana di Fondi e le faggete circostanti, e la Piana di Frassigno e i suoi boschi misti di querce, frassini e carpini.

La settima tappa conduce, invece, al borgo di Trevi, con la sua bella Torre Caetani, mentre con l’ottava lasciamo il Lazio per andare ad esplorare le perle naturalistiche i borghi dell’Abruzzo. Questo sentiero è il più lungo e impegnativo dell’intera Via dei Lupi, e permette di entrare e attraversare buona parte della Riserva naturale di Zompo lo Schioppo, che prende il nome dalla cascata naturale più alta dell’Appennino centrale, dopo quella del Rio Verde di Borrello.

La Riserva naturale di Zompo lo Schioppo

Si giunge, quindi, a Civita d’Antino, dove, abbandonato il fondovalle, si possono ammirare gli antichi ruderi di Morino Vecchio. Il percorso conduce nel bosco, attraversando la strada che risale l’ampio versante della catena spartiacque tra la Val Roveto e la Valle di Collelongo e Villavallelonga, nell’area della Marsica, e regalando emozioni a ogni scorcio.

Con la tappa numero 10 si entra, infine, nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove lungo il sentiero si affaccia sui bellissimi Prati d’Angro e sull’ampia conca della Val di Sangro, cuore del Parco, che ospita lil grazioso borgo di Pescasseroli. Circondato da montagne e boschi centenari di faggi, pini, abeti, aceri e querce, il rinomato paese abruzzese sorge in una delle zone montane più suggestive d’Italia, per la selvaggia bellezza paesaggistica e per la straordinaria varietà della flora e della fauna.

Una volta giunti qui, si può scegliere se proseguire per una delle nuove tappe del percorso ad anello proposto per la Via dei Lupi, e quindi concludere il trekking sul ramo orientale, arrivando così al piccolo borgo antico di Civitella Alfedena, un vero e proprio gioiello architettonico arroccato a 1123 metri d’altitudine nel cuore dei Monti Marsicani. Qui, negli anni ’70 del secolo scorso, fu costruita una delle prime Aree Faunistiche che ospitò il lupo.

In alternativa, si può optare per attraversare e conoscere tante altre zone del Parco Nazionale, scegliendo la tappa che conduce al borgo di San Donato Val di Comino, nel versante laziale del Parco, e proseguendo per il ramo sud fino al Santuario di Madonna di Canneto, interamente immerso nel bosco. A questo punto, si può optare per la tappa molto lunga del ramo est, che offre una incredibile varietà di panorami e ambienti naturali, conducendo nella meravigliosa Valle Iannanghera e nella tappa finale di Civitella Alfedena. Oppure, si può raggiungere il borgo dagli altrettanto emozionanti sentieri che si sviluppano dal Rifugio e Passo di Forca Resuni. Insomma, qualunque sia il sentiero che deciderete di percorrere, preparatevi a fare il pieno di emozioni senza fine.

Civitella Alfedena, il borgo dei lupi