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Va’ dove ti porta il vento: natura, cultura, mare e gastronomia

Bibione e Lignano sono il luogo giusto dove vivere una vacanza in piena libertà.

L’Europa Tourist Group guarda oltre i confini del mare e offre una vacanza variegata e ricca di stimoli da vivere tutto l’anno. L’ampia gamma di alloggi accontenta tutti, famiglie, coppie, amanti della natura o della cultura. L’Europa Tourist Group è versatile come i suoi ospiti e offre l’alloggio giusto che si adatta a ogni tipo di esigenza. Ed è proprio la versatilità la sua carta vincente. Il territorio non potrebbe essere più ricco: mare cristallino, spiagge dorate, pinete lussureggianti, lagune incantate, città d’arte, borghi pittoreschi, attività sportive e centri termali.

Liberi come il vento

Il gruppo comprende 17.000 posti letto che possono essere prenotati online, per telefono o in loco per dodici mesi all’anno. I resort, i villaggi turistici, gli hotel e gli appartamenti dell’Europa Tourist Group si contraddistinguono per la qualità e l’esclusività dei servizi offerti, la comodità e i prezzi vantaggiosi, la posizione direttamente sul mare, la vasta gamma di attività offerte e la cucina rinomata. Questo mix esplosivo rende l’Europa Tourist Group la destinazione ideale per chiunque voglia vivere una vacanza in totale libertà.

All’Europa Tourist Group ogni direzione è quella giusta

Chi vuole unire una vacanza al mare con una visita culturale, amerà le regioni del Veneto e del Friuli.

Oltre alle famose città d’arte come Verona o Venezia, ci sono tante cittadine pittoresche che meritano di essere visitate, come ad esempio Portogruaro, famosa per i suoi antichi mulini ad acqua del XII secolo e il campanile pendente.

All’estremità opposta del Golfo di Trieste si trova l’omonima città. Trieste è un crocevia di culture, popoli e lingue e affascina per il suo carattere cosmopolita.

Naturalmente, nulla vi impedisce di fare una gita di un giorno in quella che è probabilmente la città più romantica del mondo: Venezia, con tutti i suoi tesori, merita una visita in qualsiasi periodo dell’anno.

Ogni giorno avrete l’imbarazzo della scelta: un giro a Portogruaro o una visita alla Residenza dei Dogi? Un tuffo nel mare o una passeggiata nella natura? Non serve scegliere, vi basterà seguire la direzione del vento e scoprire dove vi condurrà.

Una vacanza al mare tutto l’anno

Chi l’ha detto che il mare è bello solo d’estate? Una vacanza nei restanti mesi dell’anno permette di assaporare al meglio la bellezza sia del mare, sia della natura circostante. Il fervore e la vitalità lasciano il posto alla quiete e alla tranquillità, e sulla calura estiva prevale un clima mite e gradevole. Qualunque sia la stagione, a Bibione e Lignano apprezzerete il fascino del mare in tutte le sue varianti e avrete l’opportunità di diversificare la vostra vacanza con visite culturali, escursioni nella natura, attività ricreative di ogni sorta e momenti di benessere termale. Partite con il vento in poppa!

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Olbia Tempio patrimonio dell'umanità Sardegna vacanza natura Viaggi Wanderlust

Puoi soggiornare in un tempio giapponese tra gli antichi Patrimoni dell’Umanità

Chiudete gli occhi e immaginate un luogo silenzioso e solitario. Un posto che parla di passato e di presente, di bellezza e di natura, di pace e di spiritualità circondato da meravigliose fioriture che tingono tutto di rosa in primavera e di rosso in autunno, da cervi che passeggiano liberamente e da antichissimi monumenti culturali che sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.

Ora apriteli, perché questo luogo esiste davvero ed è pronto a realizzare i sogni dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Per scoprirlo, e viverlo, dobbiamo volare in Giappone e più precisamente a Nara, l’antica capitale del Paese situata a Honshu.

È proprio qui, tra santuari e opere d’arte di inestimabile valore, che è possibile vivere quella che è l’esperienza più affascinante e suggestiva di una vita intera: dormire in un tempio giapponese. Pronti a partire?

Benvenuti a Nara, l’antica capitale del Giappone

Raggiungere il Giappone, ed esplorarlo in lungo e in largo, è qualcosa che dovremmo fare tutti almeno una volta nella vita. Non è un caso, infatti, che il Paese del Sol levante popola da sempre le travel wish list dei viaggiatori di tutto il mondo. Le cose da fare e le destinazioni da esplorare sono tantissime e tutte, per un motivo o per un altro, sono destinate a incantare.

Ma c’è un luogo che, più di altri, vi permetterà di vivere un’avventura che non dimenticherete mai più. Stiamo parlando di Nara, l’antica capitale del Giappone situata nel territorio centro-meridionale di Honshu. I monumenti storici che appartengono alla città sono stati inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco e comprendono templi buddisti, un santuario shintoista, un palazzo e una foresta primordiale.

Le cose da fare e da vedere a Nara sono diverse, e tutte hanno a che fare con la cultura, la storia e la natura di questo territorio incredibile. Passeggiare nel parco cittadino, dove sorge il celebre tempio Tōdai-ji, è possibile avere incontri ravvicinati con i cervi che vivono in libertà, e che sono il simbolo della città. Nella zona orientale del medesimo parco, inoltre, si trova il santuario shintoista Kasuga Taisha, risalente al 768 d.C., che ospita più di 3000 lanterne.

Ed è proprio nei pressi del parco che vi invitiamo a restare, per vivere quella che è l’esperienza più straordinaria di una vita intera. Qui, infatti, esiste un altro tempio che è sede delle attività religiose della Jodo Shinshu ed è prenotabile su Airbnb per un soggiorno indimenticabile.

Nara, l'antica capitale del Giappone

Fonte: 123rf

Nara, l’antica capitale del Giappone

Dormire in un tempio giapponese nell’antica capitale del Giappone

Se avete sempre sognato di risvegliarvi circondati dall’atmosfera mistica e spirituale che avvolge i templi giapponesi, sappiate che a Nara potrete esaudire il vostro desiderio. Quello prenotabile su Airbnb, infatti, è uno dei pochissimi edifici sacri messi a disposizione degli ospiti.

Situato in una posizione privilegiata, e nei pressi del parco della città, questo tempio secolare è il luogo di partenza perfetto per andare alla scoperta dei siti culturali e naturali riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, della natura che caratterizza tutta l’area, ma anche delle grandi fioriture di ciliegio che esplodono in primavera. Durante la stagione, infatti, la città diventa il luogo prediletto di cittadini e viaggiatori che vogliono praticare l’Hanami.

L’alloggio, dicevamo, è situato nel parco del tempio dove si svolgono le attività religiose della Jodo Shinshu. La struttura ospita un giardino spazioso che si snoda su un’area di 300 metri quadri e una grande sala all’interno della quale c’è il santuario dove risiede il capo sacerdote.

La casa ha due camere da letto e può ospitare fino a un massimo di 9 persone per permettere agli ospiti di vivere e condividere una delle esperienze più straordinarie di sempre.

Dormire in un tempio giapponese a Nara

Fonte: Airbnb

Dormire in un tempio giapponese a Nara
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Glamping con vista sakura: l’Hanami qui è un sogno

C’è qualcosa di straordinario che succede intorno a noi quando la primavera arriva, quando la natura con il suo risveglio trasforma il mondo che abitiamo nel palcoscenico di uno spettacolo che lascia senza fiato. Tutto merito delle fioriture che esplodono nei parchi, nei giardini e nei viali alberati, le stesse che incantano la vista e che inebriano i sensi.

Protagonisti assoluti della stagione sono i ciliegi in fiore, quelli che si sono trasformati in vere e proprie attrazioni turistiche. Gli stessi che ci invitano a praticare la meravigliosa e suggestiva tradizione dell’Hanami tanto cara ai cittadini del Giappone.

Ed è proprio tra le bellezze naturalistiche del Paese del Sol levante che vogliamo portarvi oggi, per farvi vivere un’esperienza unica che sembra un sogno a occhi aperti. Sì perché proprio qui, di fronte al maestoso Monte Fuji, esiste un glamping ad alta quota che affaccia sui ciliegi in fiore, e che permette di praticare l’Hanami a ogni ora del giorno e della notte. Pronti a partire?

Giappone: la caccia dei ciliegi in fiore ha inizio

Palazzi imperiali, parchi nazionali e montagne maestose, metropoli affollate, templi e santuari: questo è il Giappone. Organizzare un viaggio qui, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni è sempre un’ottima idea perché le meraviglie che appartengono al Paese del Sol Levante sono tante, anzi tantissime, e tutte sono destinate a incantare.

Ma se è un’esperienza magica che volete vivere durante il vostro prossimo viaggio, allora il consiglio è quello di raggiungere il Giappone tra marzo e aprile. In primavera, infatti, le prefetture del Paese si tingono di rosa, tutto merito delle fioriture dei ciliegi che ogni anno attirano visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

È questa, infatti, la destinazione d’eccellenza per praticare l’Hanami, la suggestiva tradizione giapponese che invita cittadini e viaggiatori a passeggiare tra gli alberi in fiore, per ammirare la natura e la sua immensa bellezza.

In questo periodo, dicevamo, le prefetture del Paese si tingono di rosa, creando così scenari di incantevole bellezza che inebriano i sensi. Da Nord a Sud sono tante le località da visitare: alcune sono caratterizzate da alberi molto antichi, altre sono vicine ad aree storiche o siti di interesse culturale e altre ancora permettono di fuggire dalla città per ammirare nella calma panorami a tinte rosa e bianche.

E se non volete limitarvi solo alle passeggiate, ma volete dormire con vista sulle splendide e suggestive fioriture, allora abbiamo il posto giusto per voi. Si tratta di un alloggio situato a Yamanashi, all’ombra del Monte Fuji, un glamping straordinario che offre viste mozzafiato sui ciliegi in fiore. Pronti a vivere un’esperienza da sogno?

Glamping a Fujikawaguchiko

Fonte: Airbnb

Glamping a Fujikawaguchiko

Il glamping con vista sui ciliegi in fiore

Per vivere quella che è l’esperienza più suggestiva di questa primavera dobbiamo recarci a Fujikawaguchiko, la cittadina giapponese della prefettura di Yamanashi già celebre per la Grotta del vento Fugaku e il Parco Oishi. È proprio qui che, su un’altezza di 1100 metri, troviamo un glamping situato proprio di fronte alla montagna più alta del Giappone.

Prenotare questo alloggio in primavera permetterà agli ospiti del glamping di godere di una visione straordinaria, quella del Monte Fuji incorniciato dagli alberi di ciliegio in fiore. Inoltre, durante la stagione, sulle sponde del Lago Kawaguchi, situato ai piedi del glamping, viene organizzato uno dei più popolari festival dedicato ai fiori di ciliegio: il Fuji Kawaguchiko Cherry Blossom.

Prendetevi del tempo per passeggiare sulle rive del lago costellate da alberi di ciliegi e godetevi lo spettacolo: da qui la vista è surreale.

Glamping a Fujikawaguchiko

Fonte: Airbnb

Glamping a Fujikawaguchiko
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Mete da visitare almeno una volta nella vita: il Glacier National Park

Esistono mete che dovrebbero davvero essere visitate almeno una volta nella vita, inconfondibili e uniche per la loro maestosa bellezza.

Una di queste è, senza alcun dubbio, il Glacier National Park del Montana, un luogo a dir poco magico dove la natura ha dato il meglio di sé, chiamato anche la “Corona del Continente” per via delle innumerevoli meraviglie naturali.

Alla scoperta di uno dei parchi più favolosi degli Stati Uniti

Al confine con il Canada, plasmato da incredibili laghi, 26 ghiacciai, vette imponenti, chilometri e chilometri di fiumi, fragorose cascate e due catene montuose, il Glacier National Park, con una superficie di 4102 chilometri quadrati, è uno dei parchi più affascinanti degli USA, Patrimonio UNESCO, un’esperienza da “una volta nella vita” per gli escursionisti, gli alpinisti e per chi ama i paesaggi di montagna.

Lo attraversa la Going-to-the-Sun Road, ottanta chilometri di strada tra i più panoramici d’America, la più gettonata per un “viaggio on the road” e per scattare fotografie uniche e ammirare vedute che rimarranno per sempre indelebili.

Percorrendola, costeggerete lo sfavillante e trasparente Lago McDonald a 916 metri di altezza, ammirerete le cascate McDonald Falls, passerete accanto all’incantevole distesa fiorita del Garden Wall e vi troverete al cospetto del “muro piangente”, il Weeping Wall, tratto di parete rocciosa su cui l’acqua, scorrendo dal bordo delle rocce, finisce direttamente sulla strada.

Ancora, vi sorprenderanno la svolta chiamata Paradise Meadow (o Big Bend) da cui il tramonto è eccezionale, il Jackson Glacier Overlook da cui si gode di una visuale privilegiata sul settimo ghiacciaio più grande del parco, e il Wild Goose Island Lookout, suggestivo panorama sull’omonima isola.

Ma il Glacier National Park, come accennato, è un paradiso per il trekking e le escursioni in montagna: sono molti i sentieri con inizio dalla Going-to-the-Sun Road, da quelli brevi e adatti a tutti come il Trail of the Cedars (1,6 chilometri immersi in una foresta di maestosi cedri, alcuni dei quali di oltre 500 anni) che può essere anche allungato per raggiungere l’Avalanche Lake, ai più impegnativi come l’Highline Trail, per escursionisti esperti, che segue il Continental Divide e regala uno scenario mozzafiato disegnato da valli glaciali, prati alpini e la famosa Garden Wall.

Altri sentieri molto frequentati sono il St. Mary and Virginia Falls Trail che porta alle cascate Virginia e Saint Mary e l’Hidden Lake trail che porta al lago celato tra splendide vette montane.

E non è tutto.

Oltre al viaggio on the road e alle escursioni in un paesaggio difficile da descrivere a parole, il parco tra i più belli degli USA offre la possibilità di gite in barca sul Lake Medicine o sul Lake McDonald, gite a cavallo, rafting e pesca.

Informazioni pratiche

Il parco è visitabile tutto l’anno 24 ore su 24 ma uno dei periodi migliori per scoprirlo va da giugno a ottobre quando la Going-to-the-Sun Road e le altre strade rimangono solitamente aperte.

Considerata la notevole estensione e le infinite attrattive da esplorare nel dettaglio, è consigliabile dedicare almeno 3 giorni al Glacier National Park con 1 giorno per zona (Going to the Sun Road, Two Medicine Valley e Many Glacier).

Per quanto riguarda il pernottamento, si tratta di uno dei pochi parchi degli USA con varie strutture ricettive al suo interno, comode e vicine ai principali punti di interesse e immerse in paesaggi da favola.

Infine, segnaliamo la presenza di un servizio navetta che consente di ammirare una buona parte del parco tra i centri visitatori di Apgar e St. Mary lungo la Going-to-the-Sun Road con corse, generalmente, ogni 15 minuti senza necessità di prenotazione.

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Spiaggia Medievale

In cerca di itinerari che alternino cultura e natura? Che alimentino tanto il corpo quanto la mente? Voglia di camminare in un bosco incantato e scoprire un borgo nascosto? Perché non concedersi un tuffo nel medioevo ed uno … in un dolce mare blu?

In una assolata giornata di fine estate un viale piacevolmente alberato, mi trasporta nel tempo verso Ponte Organasco, un piccolo borgo medievale in sasso. Una fontana curiosamente realizzata ad arco, offriva forse meritato ristoro ai pellegrini che percorrevano il Caminus Genuae, l’antico tragitto che qui passava e univa la Pianura Padana con la Liguria.

Ponte Organasco - Viale alberato
Ponte Organasco – Viale alberato

Mi intrufolo nel borgo, fascinoso, apparentemente disabitato ma nello stesso tempo sapientemente ristrutturato, manutenuto ed ordinato. 

Le spesse pareti in pietra rinfrescano la mia passeggiata, nonostante la giornata afosa. Incantevoli vicoli, lastricati in sasso anche loro, mi tele-trasportano definitivamente nel passato: improvvisamente mi trovo vestito con pantaloni e cappa in cuoio, di quello spesso che aiuta nelle giornate di pioggia; nulla comunque hanno potuto i calzari a stivaletto, completamente zuppi. Il mio calesse, non proprio una fuoriserie, ha le ruote che cigolano: qualche vite, dopo chilometri di cammino, si è allentata ed il legno sfrega con le giunture in ferro battuto. Potrebbe cedere da un momento all’altro, ho assolutamente bisogno di una locanda per passare la notte.

In cerca di una locanda a Ponte Organasco
In cerca di una locanda a Ponte Organasco

L’imbrunire si avvicina pericolosamente, se non trovo da dormire qui, mi toccherà una notte all’addiaccio, ovvia preda per poco di buono e briganti: il borgo è disperso tra le montagne della Val Trebbia, chissà quanti chilometri per il prossimo abitato! Ben meglio una locanda che offra del buon vino, magari servito da una bella cortigiana. 

Cerco la locanda e trovo una targhetta che racconta di un castello medievale dell’XI secolo. La targhetta, come tutto il borgo, sa ben poco di turismo di massa ma mi riporta al 21° secolo.

Castello di Ponte Organasco
Esterno del Castello di Ponte Organasco

I vicoli si diradano e lasciano il passo ad una strada campestre che scende, tra inattesi filari di viti ordinate, verso un prato montano ma dai colori caldi, estivi, avvicinandosi al bosco.

Ponte Organasco - inizia la strada campestre

Fonte: Filippo Tuccimei

Ponte Organasco – inizia la strada campestre
Prato montano
Prato montano

Un sentiero si intrufola timidamente nel bosco, lo seguo, il silenzio è rotto solo da fruscii vari di animali che non si palesano. Poco più avanti si inizia a far sentire un lontano gorgoglio dell’acqua, e solo più avanti, il fiume si inizia a far vedere: piccole finestre si aprono nella boscaglia mostrando angoli di acqua cristallina. 

Piccole finestre nella boscaglia mostrano angoli di acqua cristallina

Il bosco mi traghetta direttamente in spiaggia, nella transizione alcune tende campeggiano liberamente all’ombra degli alberi. 

Una splendida, grande piscina naturale nelle giornate estive filtra i raggi del sole per regalarvi trasparenze caraibiche verde smeraldo con sfumature color cobalto. Il sole è fortissimo e nell’impeto di rinfrescarmi quasi dimentico di spogliarmi. 

Una nuotata a Ponte Organasco
Una nuotata a Ponte Organasco

Finalmente in acqua! La piscina diventa gradualmente più profonda fino a superare i 2 metri in diversi punti, mi concedo una lunga, indimenticabile nuotata. Poi mi giro, morto a galla e guardo in alto: mi diverto a scovare elementi artificiali, cerco qualcosa che nel mio orizzonte sia stato realizzato con la mano dell’uomo, ma niente, solo la più selvaggia, splendida natura incontaminata intorno a me. Grandi montagne ammantate di vegetazione. Il bosco assume qui un colore verde scuro, un po’ austero, che contrasta piacevolmente con la prevalente colorazione calda ed estiva di tutto il resto: il cielo azzurrissimo, l’acqua e la vegetazione più vicina.

Un rapace volteggia qualche centinaio di metri più su, tra le cime più alte, disegnando cerchi. Sembra non avere fretta, chi può averla in un posto così? 

Un branco di temoli mi nuotano attorno, senza paura ma neanche troppa circospezione. 

La Spiaggia Medievale
La Spiaggia Medievale

L’acqua mi ha completamente rinfrescato ed il sole, che prima mi infastidiva, ora mi riscalda. Mi stendo e mi addormento velocemente. Vengo risvegliato dall’odore del barbecue, i liberi campeggiatori preparano la cena. 

Monto anche la mia tenda, non avrò trovato la locanda ma mi addormenterò cullato dal dolce gorgogliare dell’acqua! 

 

Info pratiche

Km 75,7 della SS45 della Val Trebbia, più o meno a metà strada tra Genova e Piacenza, parcheggiate nello spiazzo sulla sinistra (44.683660, 9.307442). Lasciate la SS45 e proseguite camminando in discesa per entrare nell’abitato di Ponte Organasco (PC). A valle della strada intrapresa vedrete una piccola strada che, costeggiando un orto, scende verso il fiume. Per raggiungerla, scendete verso l’incantevole borgo medievale, lasciatevi alla vostra sinistra una fontana in sasso e alla vostra destra il Castello di Ponte Organasco, quindi girate a sinistra e proseguite fino in fondo. Costeggiate l’orto, prendete poi il sentiero che costeggia un terrapieno recintato in cemento, e continuate sul sentiero principale per una suggestiva camminata nel bosco di ca 20-25 min (dislivello ca 80 m), fino a sbucare in una piccola spiaggia di sabbia. 

Anche se non presenta particolari ostacoli, il sentiero descritto potrebbe essere poco segnalato o definito, non per tutti e da affrontare comunque con calzature adatte a itinerari escursionistici che alternano tracciati di diverse difficoltà e pendenze, meglio se pensate anche per i percorsi nell’acqua (guadi e simili).

 

 

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Il miracolo della natura che fiorisce nel deserto più arido del mondo

Esistono alcuni luoghi nel mondo che sono così belli da non sembrare veri. Paesaggi che, con le loro forme, i lineamenti e i colori sembrano usciti dai più celebri libri di fiabe. E invece sono reali e straordinari, portano la firma di Madre Natura. È proprio lei che, come un abile pittore, dipinge in maniera sublime il mondo che abitiamo, trasformandolo nel palcoscenico di spettacoli mozzafiato che non si possono descrivere, ma solo vivere.

Indescrivibile, infatti, è la bellezza della fioritura nel deserto più arido del mondo. Proprio qui, in una delle zone più selvagge e inospitali del pianeta, ogni 3 o 4 anni accade un miracolo, e il territorio si tinge d’incanto.

Il miracolo di Atacama: quando fiorisce il deserto

Per ammirare quello che è il più grande e strabiliante show della natura, e toccarlo con mano, dobbiamo volare nel deserto di Atacama, nella zona costiera nord occidentale del Cile.

L’area, che si estende per circa 1600 chilometri, è considerata tra le più aride e inospitali della terra, motivo per il quale la fauna del territorio è limitata a pochissimi esemplari. Non c’è molto da fare o da vedere qui, se non perdersi e immergersi in panorami sconfinati e solitari che si estendono fino all’orizzonte a ogni ora del giorno e della notte.

Eppure è proprio qui, in questo paesaggio arido e desolato, che ogni 3 o 4 anni succede qualcosa di straordinario, un vero e proprio miracolo che lascia senza fiato. Quando, infatti, le precipitazioni superano i 15 mm le condizioni permettono alla natura di esplodere in tutta la sua bellezza.

Milioni di fiori colorati, caratterizzati da diverse e cangianti sfumature, trasformano il deserto in un tappeto multicolor che si perde all’orizzonte, e che incanta la vista e stordisce i sensi. Lo spettacolo è davvero unico.

Un tappeto di fiori colorati sboccia nel deserto più arido del mondo

Fonte: iStock

Un tappeto di fiori colorati sboccia nel deserto più arido del mondo

Quando ammirare il “Desierto florido”

La fioritura nel deserto, dicevamo, è tanto rara quanto affascinante e si verifica ogni 3 o 4 anni, o comunque quando ci sono le condizioni ottimali per permettere alle specie endemiche di sbocciare. Le zone più suggestive, quelle che presentano fioriture rigogliose e inaspettate, sono soprattutto quelle che coinvolgono le province Huasco e Freirina.

Il fenomeno, che è stato ribattezzato “desierto florido”, ha fatto sì che la zona si trasformasse in una vera e propria attrazione turistica che richiama viaggiatori, fotografi e amanti della natura. Come abbiamo detto però, per ammirare lo show è necessario che si verifichino determinate circostanze meteorologiche come il surriscaldamento delle correnti marine e l’aumento delle precipitazioni.

Sono tanti gli esemplari che qui trovano la vita quando questi due fenomeni si verificano. Si stima, infatti, che siano almeno 200 le specie endemiche a fiorire. La più grande fioritura di sempre si è verificata nel 2015 tra Caldera e Huasco. In quell’occasione, infatti, il mondo intero ha assistito a un fenomeno unico ed eccezionale, una doppia fioritura sbocciata in primavera e in autunno.

Il periodo migliore per avvistare questo miracolo della natura, invece, è quello che precede l’autunno. Le prime settimane di settembre, infatti, vedono la fioritura nel suo picco massimo. A volte, però, l’esplosione è così potente e intensa, che i fiori continuano a colorare il deserto anche fino al mese di dicembre.

Il miracolo del deserto fiorito, Atacama

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Il miracolo del deserto fiorito, Atacama
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La Giornata della Poesia e delle Foreste nei Parchi Letterari

Ogni anno, i Parchi Letterari italiani diventano location di eventi imperdibili che accolgono la primavera: l’occasione è data da due appuntamenti importanti, la Giornata della Poesia istituita dall’UNESCO e la Giornata delle Foreste promossa dalle Nazioni Unite, entrambe celebrate il 21 marzo. A queste si unisce la Giornata mondiale dell’Acqua, che cade invece il 22 marzo. Tra laboratori, incontri e passeggiate nella natura, la bella stagione viene inaugurata con una lunga serie di esperienze tutte da vivere, per godere dei meravigliosi paesaggi italiani.

Che cos’è la Giornata della Poesia e delle Foreste

Il primo giorno di primavera, l’Italia intera festeggia con due eventi di risonanza internazionale. Il primo è la Giornata Mondiale della Poesia, indetta per la prima volta nel 1999 dall’UNESCO per preservare il patrimonio immateriale di grandi artisti che hanno segnato il nostro territorio. In concomitanza, si celebra anche la Giornata Internazionale delle Foreste: nata nel 2012 su intervento delle Nazioni Unite, è l’occasione per riscoprire l’importanza della natura e degli alberi per la nostra generazione e per quelle future.

Perché non rendere speciali questi due appuntamenti, dando vita ad un connubio perfetto? Nasce così l’idea di celebrare la letteratura in tutte le sue sfumature, in modo che questa offra un’innovativa chiave di lettura per andare alla scoperta dei più bei panorami italiani. Per ospitare i tanti eventi collegati alla Giornata della Poesia e delle Foreste, la cornice ideale è quella dei Parchi Letterari: istituzioni nate negli anni ’90 come omaggio ai territori che hanno ispirato i più grandi artisti del nostro Paese. Andiamo a vedere alcuni degli appuntamenti da vivere.

Gli appuntamenti da non perdere nei Parchi Letterari

Un primo evento imperdibile è la conferenza che si tiene mercoledì 22 marzo presso il Centro Visite del Parco a Pescasseroli, piccolo borgo abruzzese incastonato nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Per l’occasione, viene presentato il volume “20 anni di Una Fiaba per la montagna”, raccolta di racconti in concorso che esprimono la magia degli Appennini e della loro natura incontaminata. Perché non sfruttare questa opportunità per andare alla scoperta dei magnifici panorami montani e fare un po’ di trekking?

Sempre mercoledì 22 marzo, la Sala degli Specchi di Villa Reale di Monza apre i battenti per celebrare Eugenio Villoresi, l’ingegnere che “portò il mare in Lombardia”. Fu lui, grazie ad una canalizzazione capillare, a distribuire le acque in tutta la regione, dando nuova vita ad aree ad alto tasso di siccità. La giornata si può concludere con una bella passeggiata presso il Parco Letterario Regina Margherita, che per l’occasione ricorda anche la poetica dell’artista polacca Wislawa Szymborska.

Per chi ama l’avventura all’aria aperta, un appuntamento meraviglioso è quello fissato per sabato 25 marzo: un trekking bellissimo alle Cinque Terre, in collaborazione con il Parco Letterario Eugenio Montale. Qui, tra i panorami mozzafiato del Promontorio del Mesco, il poeta trascorse le sue estati giovanili lasciandosi ispirare. L’itinerario ad anello, lungo poco più di 5 km e mezzo, conduce da Colla di Gritta a Fegina di Monterosso. È il modo migliore per scoprire il patrimonio di biodiversità della Liguria, ma anche la storia più antica di questa regione. Non a caso l’evento si chiama “Camminare sul Giurassico”: le rocce che caratterizzano il promontorio risalgono a millenni fa.

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Scoperto in un bosco il castello preferito di Matilde di Canossa

È stata la figura più rappresentativa del Medioevo in Italia. A lei, Matilde di Canossa, sono state attribuite anche molte leggende che, nel corso dei secoli, si sono poi rivelate corrispondere a verità. Le si attribuiscono grandi amori, ma anche tanta dedizione alla vita contemplativa e monacale.

Sicuramente fu una gran donna, che arrivò a dominare tutti i territori dell’allora “Italia” che si trovavano a Nord dello Stato Pontificio. E per essere una donna non era affatto male. Contessa, marchesa e duchessa, fu sovrana incontrastata per trent’anni di tutte le terre che vanno dall’allora Corneto (oggi Tarquinia) fino al Lago di Garda.

Non avendo però eredi diretti, il suo immenso patrimonio alla sua morte avvenuta nel 1115 andò disperso. Alcuni castelli finirono sotto i signori locali, altri a cavalieri o mercenari. Alcuni possedimenti vennero addirittura dimenticati. Fino a oggi.

Il castello ritrovato

Nascosto in un bosco, infatti, è appena stato scoperto uno dei castelli appartenuti a Matilde di Canossa, forse addirittura il suo castello prediletto. Si tratta del Castello di Montebaranzone, i cui resti sono stati rinvenuti dopo essere rimasti celati per secoli sotto una fitta vegetazione.

Montebaranzone è un piccolo Comune, frazione di Prignano sulla Secchia, che conta circa 3800 abitanti, della provincia di Modena. Sorge su una collina che domina il territorio, proprio come molti dei castelli matildici.

Matilde fece di Montebaranzone una delle sue residenze preferite, dove costruì uno dei fortilizi più importanti della collina tra il fiume Secchia e il torrente Fossa. Nel 1415 passò sotto il controllo diretto degli Estensi che durò fino all’invasione dell’Italia da parte delle truppe napoleoniche nel 1796.

Ora che è stato scoperto il castello, partiranno gli scavi per recuperare ciò che resta di quella che doveva essere una splendida reggia, degna di una regnante come fu Matilde.

I castelli matildici

I castelli attribuiti a Matilde di Canossa si trovano tutti in Emilia-Romagna lungo l’Appennino, in posizione dominante, che proprio qui aveva stabilito il cuore del suo immenso feudo.

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Fonte: @Giuseppe Maria Codazzi

Le rovine del Castello di Canossa

Il più famoso dei castelli matildici è il Castello di Canossa, di cui rimangono dei ruderi e, oggi, un piccolo museo di reperti recuperati durante gli scavi. Costruito sopra una rupe, il castello fu più volte distrutto e ricostruito nel corso dei secoli, ma fu immediatamente dopo la morte di Matilde che iniziò il declino.

Sulle prime colline dell’Appennino Emiliano, nel comune di Quattro Castella, sorge invece il Castello di Bianello, l’unica fortificazione reggiana ad essere arrivata ai giorni nostri completamente integra. Tra i castelli matildici è l’unico che mantiene gli originari quattro torrioni risalenti già all’VIII secolo. Il castello si trova su uno straordinario balcone naturale da cui è possibile godere di una meravigliosa vista del paesaggio circostante.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Bianello

A Carpineti, sulle colline di Reggio Emilia, si ergono i resti del Castello di Carpineti, anche conosciuto come il Castello delle Carpinete. Dalla vetta del monte Antognano domina le vallate del Tresinaro e del Secchia. Questo castello è una delle fortificazioni più importanti tra i domini di Matilde di Canossa, che vi trascorse anche lunghi periodi.Nel borgo di Rossena, su una rupe vulcanica, si trova l’imponente Castello di Rossena, giunto intatto fino ai giorni nostri. A differenza degli altri castelli reggiani che con il passare del tempo si sono trasformati in dimore signorili, Rossena ha mantenuto l’impianto originario di vera e propria struttura difensiva.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Rossena

Infine, a metà strada fra l’allora Langobardia e la Tuscia sorge ancora oggi il Castello di Sarzano, ritenuta una delle rocche più eleganti e meglio conservate dell’Appennino emiliano. Si trova nel Comune di Casina, nel cuore nelle Terre di Matilde di Canossa. Oggi il complesso del Castello di Sarzano è formato dal maniero che occupa la cima del colle e dal borgo che si possono visitare liberamente tutto l’anno.

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Il Castello di Carpineti
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Alla scoperta dell’Orto Botanico di Palermo e delle sue meraviglie naturalistiche

Storia e natura si intrecciano mirabilmente in questo grande parco rigoglioso che sorge nel cuore della città di Palermo: si tratta dell’Orto Botanico, un gioiellino della natura che ospita migliaia di specie vegetali, alcune provenienti persino dall’altra parte del mondo. In un viaggio alla scoperta del capoluogo siciliano, un luogo ricco di bellezze e monumenti storici, non può davvero mancare una visita ai giardini e alle sue tantissime sorprese naturalistiche.

L’Orto Botanico di Palermo, tra storia e natura

Incastonato tra i rigogliosi giardini di Villa Giulia e il vivace via vai del quartiere Kelsa di Palermo, questo angolo di paradiso dista due passi dal lungomare e offre un’esperienza meravigliosa: varcare la soglia dell’Orto Botanico è come entrare in un mondo nuovo, lasciandosi alle spalle il caos della città e immergendosi nella natura. Afferente all’Università degli Studi di Palermo in quanto istituzione museale, ha una storia davvero sorprendente. Il primo giardino botanico venne realizzato nel lontano 1779, contemporaneamente all’istituzione della cattedra di Botanica e Materia medica.

Nel giro di pochi anni, il piccolo appezzamento di terreno coltivato con piante medicinali si dimostrò insufficiente per le esigenze degli studenti: fu così che venne trasferito nella sua attuale sede, trasformando un luogo dal passato sanguinoso (qui venivano praticati i roghi della Santa Inquisizione) in un gioiello naturalistico. Persino Goethe, che ebbe modo di visitare l’Orto Botanico, lo descrisse con splendide parole che, ancora oggi, esprimono la bellezza di questo posto quasi magico. Pian piano, nel corso degli anni, il giardino è diventato sempre più grande e ricco di infinite varietà vegetali che attirano esperti e curiosi da tutto il mondo.

Orto Botanico di Palermo

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Orto Botanico di Palermo

Cosa vedere nell’Orto Botanico di Palermo

Già a partire dal suo ingresso monumentale, appare chiaro che una visita all’Orto Botanico di Palermo è un’esperienza unica. Davanti ai cancelli si staglia il Gymnasium, splendido edificio in stile neoclassico che ospitava la sede della Schola Regia Botanice e la dimora del direttore. Accanto ad esso, due altri gioiellini neoclassici: il Calidarium, che accoglieva le piante abituate ai climi caldi, e il Tepidarium, che invece aveva al suo interno una ricca collezione di specie vegetali viventi in un clima temperato. Addentrandosi nel giardino, ecco aprirsi ai nostri occhi le sue meraviglie. Il giardino vanta oltre 12.000 varietà di piante di ogni tipo, ben suddivise in settori.

C’è ad esempio il Sistema di Linneo, il settore più antico, diviso in quattro aiuole che ospitano le piante e i fiori originariamente messi a dimora nell’Orto Botanico – uno dei più belli d’Italia. Molto affascinante è poi l’Aquarium, una grande vasca circolare che racchiude moltissime specie acquatiche, tra cui bellissime ninfee. Diverse serre sono state pian piano aggiunte al giardino, come la Serra Maria Carolina (intitolata alla Regina Maria Carolina d’Austria), oggi ricostruita in ghisa. Vi sono spazi destinati alle piante esotiche, come la Serra sperimentale che accoglie banani e papaye, oppure quelli dedicati alle succulente – c’è anche in corso un progetto per la loro salvaguardia.

E poi i lunghi viali alberati, ricchi di colori e profumi inebrianti, tra cui passeggiare per godersi un momento di relax: l’occhio è continuamente attirato da bellissime piante rigogliose, che si stagliano verso il cielo. Come ad esempio il grande Ginko biloba o il più maestoso Ficus magnolioides, un esemplare meraviglioso importato dalla Nuova Zelanda, che oggi costituisce il simbolo dell’Orto Botanico di Palermo. Non mancano infine i palmeti, le piante provenienti dalle regioni più calde del mondo, gli agrumeti, le piante carnivore e i fiori più suggestivi, come le orchidee.

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Orto Botanico di Palermo
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Il Colorado della Provenza, un canyon a due passi dal mare

L’immediato entroterra della Provenza – Costa Azzurra regala un’infinità di luoghi e paesaggi inaspettati che meritano di essere scoperti durante una vacanza trascorsa nel Sud della Francia.

Tra i tanti luoghi da visitare ce n’è uno decisamente inaspettato, che per il suo territorio alquanto inusuale per le latitudini a cui si trova è chiamato “Colorado della Provenza”. Chi ha visitato alcuni dei parchi americani come la Monument Valley o il Bryce Canyon o Zion National Park o ancora l’Antelope Canyon, per esempio, si ritroverà nel paesaggio e nei colori che si presentano davanti agli occhi di chi viene qui.

Il luogo è Rustrel e prende il nome dal vicino villaggio che conta all’incirca 700 abitanti, uno dei tanti “village perché” come li chiamano da queste parti arroccati sulle colline che fanno da cornice a tutta la Riviera francese.

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Il color ocra del Colorado della Provenza

Qui tutto è color ocra. A rendere unico questo luogo sono le sue incredibili formazioni rocciose, nate dall’erosione del tempo e dagli agenti atmosferici. Queste formazioni risalgono a più di 200 milioni di anni fa. I giacimenti di ocra iniziarono a essere sfruttati fin dal ‘700 e le formazioni rocciose odierne sono anche il risultato dell’erosione e degli scavi fatti nel corso degli anni.

La leggenda di Rustrel

Un’antica leggenda narra che la terra di Rustrel sia diventata rossa per via del sangue versato dalla bella Sirmonde che si suicidò lanciandosi giù dalle falesie pur di non essere trafitta dalla spada dal marito che aveva scoperto che la moglie aveva un amante.

I sentieri del Colorado della Provenza

Il modo migliore per esplorare questo luogo incredibile è seguendo i vari sentieri che negli anni sono stati tracciati tra le rocce color ocra e la verdissima macchia mediterranea.

Uno degli itinerari più suggestivi da percorrere a piedi è quello che porta ai Camini delle Fate, delle formazioni rocciose simili a quelle che si trovano nella Cappadocia, in Turchia.

L’itinerario del Sahara è il più gettonato. Semplice e adatto a tutti, è lungo 2,1 chilometri e il giro dura circa 40 minuti considerando l’andata e il ritorno.

Il sentiero dei Belvedere abbraccia l’intero Colorado provenzale, regalando una splendida vista di tutto il “Colorado”. Questa passeggiata è più difficile e ha un dislivello maggiore, ma offre un panorama che vale la fatica. Il circuito è lungo circa 4 km e dura circa un’ora e 45 minuti di cammino con un dislivello di 70 metri.

Tutti i sentieri sono indicati con segnaletiche blu e arancio, posizionate sui pali di ferro rosso che aiutano a seguire gli itinerari corretti da seguire. Infatti, è severamente vietato uscire dai tracciati in quanto il Colorado della Provenza è un patrimonio naturale molto fragile e sensibile al grande afflusso di visitatori. Per riuscire a preservarlo bisogna essere estremamente rispettosi del territorio. Inoltre, è vietato avvicinarsi ai Camini delle fate in quanto la roccia è estremamente friabile e quindi pericolosa, con rischio di cadute e smottamenti.