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Strada Romantica in Germania: le tappe da non perdere

Uno degli itinerari panoramici più spettacolari d’Europa, la Strada Romantica in Germania, si estende per circa 400 chilometri, da Würzburg fino a Füssen (o viceversa), snodandosi dal fiume Meno, attraverso la regione vinicola della Franconia, fino alle vette alpine della Baviera. Un percorso incantevole che racchiude tutto ciò che si può desiderare da un road trip: natura grandiosa, cultura in abbondanza e calorosa ospitalità tedesca.

Lungo il tragitto, si attraversano oltre 60 località e luoghi suggestivi come la Valle del Tauber, il cratere meteoritico di Nördlinger Ries, il pittoresco Lechfeld e la regione idilliaca del Pfaffenwinkel, ai piedi delle Alpi bavaresi, con gran finale ai favolosi castelli di Re Ludwig, circondati da laghi e dal panorama maestoso della riserva naturale delle Alpi dell’Ammergau. Ecco alcune delle tappe imperdibili per chi percorre questa strada fiabesca.

Würzburg: fascino barocco

Punto di partenza per chi sceglie di percorrere la Strada Romantica da nord a sud, Würzburg è una città barocca che incanta con il suo fascino tipicamente tedesco e capolavori architettonici di diverse epoche. Tra cui spicca il Duomo di San Kilian, la quarta chiesa romanica più grande della Germania, le cui imponenti torri sono visibili da lontano.

Adagiata sulle rive del Meno, circondata da vigneti idilliaci, Würzburg merita una visita anche solo per la sua posizione incantevole. Da vedere, la Fortezza di Marienberg, oggi museo, che fu la sede dei principi-vescovi per quasi cinque secoli, e la Residenza di Würzburg, un maestoso palazzo del XVIII secolo Patrimonio dell’Umanità UNESCO, impreziosito da raffinati giardini di corte.

Rothenburg ob der Tauber: atmosfera medievale

In pochi luoghi al mondo come a Rothenburg ob der Tauber si può ammirare una tale concentrazione di edifici originali risalenti al Medioevo. Passeggiando per il centro storico, tra piazzette appartate, angoli nascosti, torri, fontane, portali e taverne, sembra davvero che il tempo si sia fermato.

Pur essendo una piccola cittadina, Rothenburg vanta una straordinaria quantità di attrazioni storiche, tra musei, chiese, abbazie e monumenti, racchiusi all’interno delle antiche mura che risalgono al XIII secolo, da cui si gode una splendida vista sulle strade acciottolate e le case medievali del centro storico.

Nel quartiere di Spitalviertel si possono visitare splendide chiese, come quella di San Giacomo, che custodisce un prezioso bassorilievo di Cristo e degli apostoli dormienti, o la chiesa di San Wolfgang, riccamente decorata. Ovunque si vada a Rothenburg, ad ogni angolo, c’è qualcosa da scoprire, quindi è consigliabile prendersi il giusto tempo per una visita accurata.

Nördlingen: il borgo dentro il cratere

Anche Nördlingen è una pittoresca cittadina medievale situata nel cuore della Baviera, con una cinta muraria perfettamente conservata e completamente percorribile, che avvolge il centro storico per un perimetro di circa 2,7 chilometri. Ciò che rende unica Nördlingen è il fatto di essere costruita all’interno di un antico cratere meteoritico, il Ries, formatosi circa 15 milioni di anni fa.

Aggirandosi per le stradine acciottolate si può ammirare l’architettura medievale delle case a graticcio, sostare nelle piazze accoglienti che pullulano di botteghe artigiane e salire sulla torre della chiesa di San Giorgio, conosciuta come “Daniel”, da cui la vista spazia sul paesaggio circostante.

Donauwörth: il villaggio sul Danubio

Situata alla confluenza del fiume Wörnitz con il Danubio, Donauwörth è un grazioso borgo bavarese noto per la sua lunga storia e il centro storico ben conservato, caratterizzato da eleganti case a graticcio e piazze suggestive. La via principale, Reichsstraße, fiancheggiata da edifici storici e caffè accoglienti, offre un’atmosfera vivace e al tempo stesso rilassante.

Tra i luoghi di maggior interesse spiccano il Monastero dei Carmelitani, con la chiesa barocca di Heilig Kreuz, e il Castello di Mangoldstein, che racconta secoli di storia locale. Donauwörth è anche un punto di partenza ideale per esplorare i dintorni, con numerose piste ciclabili e sentieri escursionistici che si snodano lungo il Danubio.

Augusta: vivace eleganza

Augusta si distingue dalle altre città della Strada Romantica per la sua grandezza e vivacità. Pur conservando parte delle antiche mura e numerosi edifici medievali, vanta ampi viali, magnifiche fontane, edifici barocchi, rococò e Art Nouveau, chiese raffinate e un maestoso Municipio, che creano un ambiente urbano di rara eleganza. Tra le principali attrazioni ci sono la Casa di Mozart, dove Leopold Mozart nacque nel 1731, e il Duomo che già nel Medioevo destava meraviglia nei viaggiatori con le sue splendide porte di bronzo ormai quasi millenarie.

Schwangau: castelli fiabeschi

In questa località nei pressi di Füssen si trovano due dei castelli più famosi e straordinari della Germania: il castello di Hohenshwangau, di origine medievale ma restaurato in stile rinascimentale nel ‘500, e il favoloso Castello di Neuschwanstein, conosciuto anche come il Castello di Cenerentola.

Costruito a fine ‘800 per volere del re Ludwig II, è un imponente palazzo a cinque piani, con torri e balconi che si erge in posizione spettacolare sopra una gola. Le magnifiche stanze, impreziosite da scene ispirate alla preistoria e figure della mitologia tedesca, culminano nelle sale del Trono e dei Cantori, che rappresentano il fulcro di questa straordinaria costruzione.

Füssen: la perfetta conclusione della Strada Romantica

Füssen è il punto di arrivo della Strada Romantica, che accoglie i viaggiatori con un vivace centro storico che riflette 2000 anni di storia e un castello medievale che rendono la visita un’esperienza interessante per tutti gli appassionati di arte e storia. Situata in posizione strategica tra montagne, laghi e il fiume Lech, Füssen invita a rilassanti escursioni nei dintorni, verso il lago Alatsee dalle acque tranquille e cristalline, o fino alla Lechfall, una magnifica cascata che ha origine da un lago dell’era glaciale.

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Marche: le più belle piscine naturali del fiume Bosso

Piccoli canyon, forre, cascate, scivoli calcarei e piscine naturali: il fiume Bosso offre tutta la gamma completa del divertimento per gli amanti dell’acqua dolce. E sono in tanti che in questa parte interna delle Marche, al cospetto dell’Appennino umbro-marchigiano, preferiscono il fiume al mare, un turismo quotidiano e di prossimità rispetto alle gettonate coste adriatiche della regione.

Il Bosso nasce in località Pianello dalla confluenza di tre piccoli corsi d’acqua, i torrenti Certano, Giordano e Fiumicello. Costeggia poi l’abitato di Secchiano e si dirige verso Cagli, la cittadina più importante bagnata dalle sue acque, dove riceve il tributo del fiume Burano per poi gettarsi nel Candigliano e, ulteriormente, nel Metauro.

L’area tra Pianello e Cagli è una zona davvero ricca di spiagge d’acqua dolce e piscine naturali per tutti i gusti. Immersi nella splendida cornice rurale marchigiana, con le vette appenniniche a fare da contorno al paesaggio, è un vero piacere esplorare i tredici chilometri che collegano la frazione al suo capoluogo, percorrendo le sponde del fiume e scoprendone ogni angolo vocato al wild swimming. 

Bosso: le spiagge fluviali di San Nicolò

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Le belle piscine naturali tra Secchiano e Pianello

All’incirca a metà strada tra Cagli e Pianello, poco più a monte del fiume rispetto al ponte pedonale che rappresenta il punto di partenza del Sentiero delle Ammoniti, il Bosso offre una zona fantastica per una giornata in riva al fiume.

Grandi massi piatti, qualche spiaggia in terra battuta, piscine naturali di diverse profondità e un po’ di bosco ai margini per ripararsi dal sole battente nelle ore più calde: un contesto a dir poco perfetto per una destinazione adatta a tutta la famiglia.

Le acque del Bosso sono splendide: passano dalla trasparenza più totale nei tratti dove c’è poca profondità a delle tonalità intense di blu, quasi elettriche, lasciando però vedere sempre chiaramente il fondale, sintomo della loro purezza.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Relax a bordo fiume

Un’indicazione della qualità dell’acqua è la presenza occasionale di qualche granchio di fiume, una creatura rara che abita solamente i corsi più incontaminati.

Bosso: la cascata del mulino di Secchiano

Percorrendo la Strada provinciale 29 che corre lungo il corso del Bosso, in direzione di Cagli, si supera l’abitato di Secchiano e, su una curva verso sinistra, si individuano alcune case, ristrutturate là dove c’era un antico mulino che funzionava grazie all’energia fluviale.

Dietro gli edifici una bella cascata dal fronte ampio mette allegria solo a starci vicino. Ci si può sistemare sia in qualche radura poco a monte, seguendo le tracce che si aprono lungo il sentiero, che nella spiaggetta di sassi a valle, ombreggiata da alcuni alberi.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata del mulino di Secchiano

Da sopra la cascata ci si tuffa senza problemi nella polla sottostante, profonda abbastanza da non farsi male. L’acqua fresca è un vero toccasana contro la calura e tanti bambini e bambine del luogo imparano qui a tuffarsi senza paura né pericoli.

Bosso: il canyon di Secchiano

Poco più a valle rispetto alla succitata cascata, il fiume Bosso vede le pareti rocciose attorno al suo letto alzarsi: il suo corso si chiude in un canyon tutto da nuotare e da esplorare.

Alla prima parte del canyon si accede da un sentiero breve ma impervio, è necessario utilizzare la corda legata agli alberi che coprono il sentiero e calarsi con attenzione lungo la traccia battuta per arrivare sulle rocce nel letto del fiume.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorare il canyon a nuoto

Qui ci si può sistemare comodamente in una delle tante nicchie sulla riva, tante piccole alcove nella roccia dove sistemarsi. Tutt’intorno piscine naturali di diverse profondità e trampolini di pietra dai quali tuffarsi.

Dopo questa prima ansa in cui il letto del fiume si restringe di molto, il Bosso torna ad aprirsi in un lungo rettilineo e poi a inforrarsi nuovamente in una seconda parte del canyon. A questo tratto si può accedere da un agile sentiero che si trova qualche centinaio di metri più avanti rispetto al precedente accesso, in direzione Cagli.

Sceso in pochi minuti il sentiero che porta al canyon si trovano a monte alcuni laghetti di acqua bassa che vengono utilizzati per far divertire i bambini piccoli. A valle, invece, le pareti rocciose sui lati del corso d’acqua si alzano sempre di più. La gente si sistema su una sponda e sull’altra, beneficiando dell’ombra degli alberi in cima a questa sorta di scogliere in sinistra orografica.

Scendendo sul letto del fiume, si può iniziare a percorrere il canyon. Si attraversa prima un grazioso laghetto di forma perfettamente circolare, poi una piscina naturale piuttosto profonda dove nuotare per qualche metro è tassativo. Esplorare il canyon nuotando nei punti più profondi, camminando in quelli più bassi e uscendo occasionalmente dall’acqua in occasione delle piccole spiaggette che si incontrano è una esperienza da non perdere.

Bosso: l’ansa rocciosa di Cagli

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

L’ansa del Bosso nei pressi di Cagli

Poco distante dall’inizio dell’abitato di Cagli, il fiume Bosso compie un’ansa in corrispondenza di un promontorio roccioso. Da un lato e dall’altro di questo, due ampie spiagge sono molto gettonate dagli abitanti del luogo.

Nel laghetto che si è formato a monte del promontorio sguazzano allegri i più giovani, mentre consessi familiari articolano lunghe conversazioni con l’acqua alla vita, coadiuvando refrigerio e convivialità. Scendendo a valle, oltre l’ansa attorno alla conformazione rocciosa, l’acqua si fa più profonda: una grande piscina di acqua azzurra fa bella mostra di sé.

I due lati del promontorio sono collegati da un tratto molto stretto del fiume, dove l’acqua è profonda: è divertente percorrere l’ansa a nuoto, per andare da una parte all’altra di questo bel luogo.

Bosso: i Tre pozzi di Cagli

Li chiamano i Tre pozzi. Sono una serie molto ravvicinata di piscine naturali alle porte di Cagli, la spiaggia per eccellenza della gioventù cagliese.

Come indica evidentemente il nome, questo tratto del fiume Bosso è caratterizzato dal susseguirsi di tre piscine naturali. Quella più a monte è figlia di una bella e poderosa cascata intorno alla quale è possibile sistemarsi sui massi.

Bosso Tre Pozzi

Fonte: Lorenzo Calamai

Godersi l’estate sulle rive d’acqua dolce del fiume Bosso, nel cuore delle Marche

Dopodiché il fiume si incanala in una breve forra, circondato di pinnacoli rocciosi torniti dallo scorrere millenario delle acque. Qui, con un po’ di prudenza, ci si può produrre in adrenalinici tuffi da discrete altezze.

Infine, dopo un laghetto con l’acqua bassa dove i ragazzi del luogo hanno sistemato un tavolino da picnic per godersi la giornata con i piedi a bagno, l’acqua torna ad essere profonda di nuovo dirigendosi verso Cagli.

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Alla scoperta della Marsica, dove vivere l’Abruzzo più vero

Incastonata tra la costa adriatica e Roma, la Marsica è una gemma nascosta nel cuore dell’Abruzzo, dove la natura incontaminata e la storia millenaria si fondono in un paesaggio unico: ricca di verdi pianure e maestose montagne rocciose, dona un affascinante viaggio attraverso antichi borghi, ognuno con la propria storia da raccontare.

Tra cultura, arte, fede e una natura che toglie il fiato, l’Abruzzo più vero è un invito irresistibile a esplorare le sue meraviglie. Partiamo, allora, per un’avventura che svelerà la bellezza autentica di uno dei luoghi più affascinanti di sempre.

La magia del Parco Nazionale d’Abruzzo

Iniziamo con lo spettacolare Parco Nazionale d’Abruzzo, 50.000 ettari di patrimonio naturalistico mozzafiato distribuito tra Abruzzo, Lazio e Molise.

Fondato l’11 gennaio 1923, è uno dei parchi più antichi d’Italia e rappresenta una meta irresistibile per gli amanti della natura in ogni stagione dell’anno. Con la sua ricca vegetazione, il clima favorevole e i pittoreschi borghi che ne punteggiano il territorio, sa incantare i visitatori con una bellezza selvaggia.

Il Parco offre un’ampia gamma di attività: dall’escursionismo all’equitazione, dal cicloturismo al birdwatching, fino agli sport invernali come lo sci di fondo e alpino, grazie alle stazioni sciistiche presenti in zona. Ancora, con oltre 150 itinerari che si estendono per più di 750 chilometri, vanta una rete di sentieri adatta a ogni livello di difficoltà, che consente di esplorare a fondo il suo magnifico territorio.

Tra quelli da provare, il sentiero che parte dal centro di Barrea e conduce a Lago Vivo, a 1591 metri di altitudine, propone una camminata al cospetto delle imponenti vette del Tartaro, dell’Altare e del Petroso. Un altro itinerario imperdibile è quello che parte da Civitella Alfedena e si snoda attraverso la fiabesca Val di Rose, fino al Rifugio di Forca Resuni, a 1952 metri. Nei mesi di luglio e agosto, l’accesso è a numero chiuso, per cui è necessario prenotare in anticipo contattando gli Uffici dell’Ente Parco a Civitella Alfedena o a Pescasseroli.

Dando uno sguardo, invece, ai pittoreschi borghi del Parco, non si può non nominare Pescasseroli, sede del Parco Faunistico, Civitella Alfedena, scrigno di storia e natura, Villavallelonga, che a oltre 1000 metri di altezza conserva tuttora intatto l’impianto medievale, e Barrea, che prende il nome dall’omonimo lago, balneabile e amato da residenti e turisti.

Il Parco Nazionale della Majella, montagna madre d’Abruzzo

Eremo di San Bartolomeo, Abruzzo

Fonte: iStock

L’Eremo di Eremo di San Bartolomeo in Abruzzo

Il Parco Nazionale della Maiella, a sua volta, si svela come un vero e proprio santuario naturale che abbraccia un’incredibile varietà di flora e fauna. Istituito nel 1991, si snoda su un vasto territorio che include il massiccio della Maiella, le montagne del Morrone, i monti Pizi e il gruppo del Monte Porrara. Più della metà del parco si trova oltre i 2000 metri di altitudine, con la vetta più alta, il Monte Amaro, che svetta a ben 2793 metri.

Paradiso per gli amanti dell’escursionismo, del ciclismo e delle passeggiate a cavallo, ospita sette riserve naturali statali e conta più di 2100 specie vegetali, alcune delle quali sono state scoperte proprio qui. Tra le sue montagne e le sue valli, spiccano ecosistemi variegati che fungono da dimora per più di 150 specie animali, tra cui il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo, l’aquila reale, il cervo, l’orso bruno marsicano e il raro piviere tortolino.

Oltre alla sua straordinaria ricchezza naturale, il Parco Nazionale della Maiella è un luogo di grande valore storico e culturale, impreziosito da borghi arroccati, piccoli paesi, abbazie ed eremi solitari, che raccontano storie antiche e affascinanti.

Qualche esempio? Caramanico Terme, noto centro termale, Pescocostanzo, l’Eremo di San Giovanni all’Orfento, l’Eremo di Santo Spirito a Majella e l’Eremo di San Bartolomeo in Legio.

Il Parco Regionale Naturale del Sirente – Velino, incantevole scenario naturale

L’Abruzzo, è facile capirlo, è una splendida regione di aree protette e di parchi, ed ecco anche il Parco regionale del Sirente Velino, 54.361 ettari tra canyon scolpiti dal tempo, grotte misteriose, massicci montuosi e borghi incantati, l’habitat di specie rare come l’orso marsicano e il gatto selvatico, mentre la flora rigogliosa colora ogni angolo con una bellezza senza pari.

Le eccezionali catene montuose, insieme all’Altopiano di Campo Felice, ai Prati del Sirente, al Piano di Pezza e all’Altopiano delle Rocche, dipingono scenari perfetti per escursioni indimenticabili, ma non è tutto. Ogni stagione regala al parco una magia: l’inverno è il top per gli sport sulla neve, l’estate invita a esplorare a piedi, a cavallo o in bicicletta, la primavera segna il “risveglio della natura”, e l’autunno trasforma il paesaggio in un tripudio di colori.

Il Parco del Sirente Velino accoglie i turisti con 8 punti di informazione, pronti a organizzare visite guidate, eventi e manifestazioni culturali. Non mancano 4 centri visita: a Rocca di Mezzo, un centro dedicato al camoscio; a Fontecchio, uno per il capriolo; ad Aielli, un affascinante Museo del Cielo per osservare le stelle dalla rocca medievale; e infine a Magliano dei Marsi, un centro visita con orto botanico, sentieri nella natura, palestra di orienteering e un museo naturalistico, tutti progettati per approfondire la conoscenza e l’amore per questo angolo straordinario d’Abruzzo.

Alba Fucens, gioiello archeologico da scoprire

A quasi mille metri di altezza nel cuore dell’Abruzzo, ai piedi del Monte Velino in provincia dell’Aquila, sorprende l’importante area archeologica di Alba Fucens, antica città romana da non perdere durante un tour della Marsica.

Disposta su tre vie principali, ha il suo fiore all’occhiello nell’anfiteatro inglobato nella collina, e da vedere sono la Chiesa di San Pietro, in antichità tempio dedicato ad Apollo, la possente cinta muraria, il Foro, il Portico, il Comizio, la Domus, il settore residenziale e delle tabernae, il Santuario di Ercole, le terme, il Macellum.

Celano e lo splendido Castello Piccolomini

Celano, Abruzzo

Fonte: iStock

Panorama del borgo abruzzese di Celano

Alle pendici del Monte Tino, a 860 metri sul livello del mare, Celano domina dall’alto la vasta piana del Fucino e parte del suo territorio è inserito all’interno del Parco regionale naturale del Sirente-Velino: strade acciottolate si snodano tra antiche case in pietra, chiese suggestive e palazzi signorili, e portano infine al Colle San Flaviano, dove troneggia il maestoso Castello Piccolomini, cuore storico e culturale del borgo.

Edificato nel 1392 dal Conte Pietro Berardi, probabilmente sui resti di una precedente fortificazione voluta da Federico II di Svevia, il Castello è un perfetto esempio di architettura che mescola elementi medievali e rinascimentali. Costruito come struttura difensiva, venne in seguito trasformato in una residenza nobiliare, e oggi si presenta in tutta la sua magnificenza con mura di cinta possenti, undici torri a scudo e cinque torrette semicircolari.

Con pianta rettangolare e le quattro torri quadrate agli angoli, si sviluppa su tre livelli e si affaccia su un bel cortile interno, dove un antico pozzo testimonia l’ingegnosità dei suoi costruttori nel raccogliere le acque piovane. Un ponte levatoio permette di superare il fossato e accedere a secoli di storia.

Passeggiando senza fretta, lo sguardo si sofferma poi sulla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, sulla cinquecentesca Chiesa di Santa Maria in Valleverde, e sulla Chiesa Madonna delle Grazie, risalente al XI secolo.

Tagliacozzo, antica capitale della Marsica

Tagliacozzo affascina per il connubio di storia e natura, adagiata alle pendici del Monte Civita, con il centro che culmina nelle rovine dell’antica rocca medievale, un tempo fulcro di difesa e oggi testimone silenzioso di un passato glorioso. Non a caso, Tagliacozzo fa parte del circuito de “I Borghi più belli d’Italia”.

Il cuore pulsante del borgo è Piazza dell’Obelisco, ombreggiata da palazzi storici e da un elegante loggiato caratterizzato da archi a tutto sesto e finestre rinascimentali. In origine ornata da portici, ha subito modifiche durante l’Ottocento per volere di Gioacchino Murat, re di Napoli, che chiuse i portici per conferirle l’aspetto attuale. Al centro, un tempo sede del “pilozzo”, dove i debitori insolventi erano esposti al pubblico, spicca oggi una graziosa fontana, simbolo di rinascita.
L’ingresso avviene tramite due porte storiche: Porta San Rocco a nord e Porta dei Marsi a est.

Tra i monumenti più rappresentativi, ecco il Palazzo Ducale, voluto dalla potente famiglia Orsini che per secoli dominò queste terre. L’edificio, che ha subito vari interventi di restauro, presenta due piani con stili architettonici distinti: il primo piano con tratti tardo gotici, e il secondo con influenze rinascimentali. All’interno, custodisce eleganti sale decorate, preziosi dipinti e una cappella adornata da affreschi tardo-gotici che narrano la vita di Cristo.

Oltre al Palazzo, Tagliacozzo è ricca di luoghi sacri e storici che rimangono impressi, come il Santuario della Madonna dell’Oriente, con un’icona della Madonna con Bambino risalente al XIII secolo e proveniente dall’Oriente, la Chiesa di San Francesco, costruita nel tardo XIII secolo, e il sontuoso Castello, edificato tra il X e il XII secolo. Non da meno sono la Chiesa e il monastero dei Santi Cosma e Damiano, che completano un quadro storico e spirituale di grande rilievo.

San Benedetto dei Marsi, ideale per gli amanti della storia

San Benedetto dei Marsi è una destinazione affascinante per chi ama immergersi nella storia, nell’arte e nell’archeologia. Il borgo, un tempo cuore pulsante del popolo dei Marsi, conserva testimonianze di un significativo passato che affonda le radici in epoche lontane. Tra i siti di maggior interesse, troviamo la Domus Romana, un antico complesso termale che stupisce con i suoi straordinari mosaici pavimentali che raffigurano scene di vita quotidiana dell’antica Marruvium, la capitale dei Marsi, e sono arricchiti da imponenti colonne che recano iscrizioni latine, segno della ricca cultura che qui fiorì.

Fino al 1580, il borgo fu sede vescovile, un ruolo che ne evidenziava l’importanza religiosa e culturale. Durante il regno di Carlo d’Angiò, tra il 1250 e il 1300, godeva di un potere considerevole, tanto che divenne un centro di influenza politica e sociale. Tuttavia, per ragioni ancora misteriose, la vicina Pescina riuscì a sottrarle questo primato, alterando il corso della storia locale.

Dopo un lungo periodo di evoluzione e cambiamenti, San Benedetto dei Marsi ottenne lo status di comune autonomo soltanto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Siti di notevole interesse sono altresì i resti dell’anfiteatro e i Morroni, due imponenti blocchi di origine romana.

Avezzano, tra storia e natura

Concludiamo il nostro viaggio ad Avezzano, a un’altitudine di circa 670 metri e a breve distanza dai principali Parchi Abruzzesi, accesso privilegiato a paesaggi da favola e a una ricca tradizione culturale.

Uno dei principali simboli è la magnifica Cattedrale dei Marsi, in Piazza Risorgimento, la piazza principale della città. La cattedrale, con il suo stile neo-rinascimentale, è contraddistinta da un imponente campanile a base quadrata che domina l’intera zona.

Altro luogo di grande interesse è il Castello Orsini-Colonna, conosciuto anche come il Castello di Avezzano. Le sue origini risalgono alla fine del XII secolo, quando Gentile di Palearia, signore di queste terre, fece erigere una torre di avvistamento a base quadrata. Nel 1363, il castello venne conquistato da Francesco I del Balzo, che lo trasformò in una fortificazione essenziale, con un mastio interno circondato da una cinta muraria quadrata.

La storia del maniero si arricchisce verso la fine del XV secolo, quando passò nelle mani della famiglia Orsini. Fu Gentile Virginio Orsini a ordinare i lavori di ristrutturazione e ampliamento, conferendo alla struttura un raffinato stile rinascimentale. Nel 1546, sotto la guida di Marcantonio Colonna, il castello venne ulteriormente ampliato fino a diventare un palazzo fortificato.

Oggi, il Castello Orsini-Colonna conserva ancora il suo carattere difensivo, con una pianta quadrangolare e quattro torrioni circolari agli angoli, ciascuno dotato di bocche da fuoco, ed è sede della Pinacoteca di Arte Moderna nonché vivace centro culturale, dove si tengono numerosi eventi e manifestazioni.

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Farma, Iesa e San Galgano: itinerario nella Toscana nascosta

Come la spina dorsale di un gigantesco fossile di dinosauro, le rocce emergono dal terreno in lunghe barre diagonali. Il torrente Farma scorre ai loro piedi, compiendo una doppia ansa in uscita dalla quale, in corrisponde di due spiaggette di piccoli sassi bianchi, l’acqua si accumula in una profonda, smeraldina piscina naturale.

La maggior parte degli amanti dell’acqua dolce conosce il Farma per i celebri Canaloni, una zona del torrente dove il corso d’acqua è chiuso tra grandi massi lisci e levigati, dando forma a cascatelle e profonde polle dove fare il bagno. Non molti, invece, conoscono le piscine naturali nascoste tra i boschi di Iesa, borgo di poco più di 200 abitanti nel cuore della Toscana, fra Siena e Grosseto.

È una terra fantastica, a vocazione prevalentemente agricola, con grandi spazi aperti interrotti dai profili sinuosi di morbide, basse colline su cui sorgono casali circondati da cipressi, in una sorta di stereotipo di toscanità che diventa reale. È una destinazione ideale per una gita fuori porta, seguendo un itinerario che permette di scoprire le meraviglie del territorio a 360 gradi: un tuffo nelle fresche acque del torrente, la scoperta di un borgo rimasto fermo nel tempo, la visita di una celebre abbazia in rovina, che porta con sé il fascino della decadenza.

La piscina naturale nascosta del torrente Farma

Per raggiungere la bella spiaggia del torrente Farma, bisogna recarsi a Iesa, frazione del comune di Monticiano, in provincia di Siena.

Qui, raggiunta la piazza del paese, si seguono le indicazioni per Quarciglione. La strada asfaltata scende rapidamente per qualche tornante, con qualche cartello che indica la direzione per il torrente Farma. Quando si entra in un tratto di strada dentro al bosco e una ampia strada sterrata si apre sulla sinistra in occasione di un’ampia curva è il momento di parcheggiare a bordo della carreggiata.

La strada sterrata è infatti la prima parte del sentiero che si deve percorrere per scendere al torrente. In circa 20 minuti di cammino in discesa si raggiungono le rive del Farma. Il giusto viottolo per scendere sul greto lo si individua tenendo la destra quando si incrocia il sentiero che costeggia il torrente.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

Le acque del Farma sono temperate, nuotarvi è un’esperienza rigenerante

Qui dove il Farma compie un’ampia curva si trovano due spiaggette sulle diverse sponde del torrente. Sul lato d’arrivo c’è una comoda zona sabbiosa, mentre sull’altro lato alcuni alberelli offrono un po’ d’ombra per ripararsi dal sole battente. In mezzo, le trasparentissime acque prendono un colore più intenso, smeraldino, in corrisponde della profonda piscina naturale al centro del letto del torrente, dove una roccia spunta dal pelo dell’acqua offrendo un trampolino ideale per un tuffo rinfrescante.

A monte, dove il Farma spunta da un’altra ansa, fa bella mostra di sé una conformazione geologica affascinante, la cui formazione è tra le più vecchie dell’intera Toscana. Un po’ più a valle, dopo un tratto rettilineo in cui il torrente scorre placido e basso, un enorme masso cubico sull’ansa successiva domina la scena su una ulteriore piscina naturale.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia sul torrente Farma

Il tutto è immerso nella Riserva naturale del Farma, un’ampia area protetta all’interno della quale scorre il torrente lungo una direttrice ovest-est, prima di gettarsi nella Merse. Le colline all’interno della Riserva sono quasi interamente coperte di boschi con una varietà floristica notevole e una fauna che comprende specie come la lontra, la martora, il gatto selvatico.

Iesa e i suoi rioni

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Tra i vicoli di Lama, uno dei rioni di Iesa

Merita una sosta il paese di Iesa, antico borgo che popola da tempo immemore le boscose colline di questa propaggine meridionale delle Colline Metallifere, al limitare della Maremma.

Il paese, che già di per sé è una piccola frazione di Monticiano, è per la verità suddiviso in cinque rioni separati tra loro. Lama è il centro del borgo, con la sua piazza con il monumento ai caduti, un bar, un circolo, un ristorante, una biblioteca e una chiesa, tutti racchiusi in poche centinaia di metri. Le pareti in pietra a vista delle belle case di Lama, molte delle quali chiuse in modo semi-permanente, sono decorate con gigantografie di vecchie foto che raccontano la vita contadina nel borgo e da qualche murales.

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Le foto sui muri di Iesa raccontano la vita contadina nel paese

Il rione di Contra è separato da Lama da una fonte d’acqua potabile, ed è arroccato su un colle di fronte. Poco oltre si scorge un gruppo di altre case, Cerbaia, mentre sono più distaccate le borgate di Solaia e Quarciglioni, piccolissimi agglomerati di qualche abitazione.

A Iesa si respira l’aria dei tempi andati, come se fosse un paese eternamente fermo nel secondo dopoguerra italiano. Ha un’atmosfera sonnacchiosa in estate, i vecchi si radunano in piazza e guardano incuriositi ogni forestiero che passa, il bar anima i pomeriggi con i suoi tavolini che si affollano, intorno domina il rosso delle abitazioni e il verde degli alberi che dominano il territorio.

L’Abbazia di San Galgano

Pochi chilometri separano Iesa e le piscine naturali del Farma dall’Abbazia di San Galgano, che diventa una deviazione complementare all’itinerario fin qui descritto.

Si tratta di un’abbazia cistercense in rovina, della quale sono rimaste in piedi soltanto le mura esterne, mentre il soffitto è crollato. Questo dona un aspetto decadente e misterico al luogo, isolato tra i campi della campagna circostante e decisamente scenografico.

Qui nel 1983 il celebre regista russo Andrej Tarkovskij ha girato alcune scene di Nostalghia, forse il suo lungometraggio più noto, ma la chiesa è stata ritratta in diversi film tra gli Anni Sessanta e i Novanta.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sull’Abbazia di San Galgano

L’abbazia venne completata e consacrata nel 1288, al termine di una campagna di costruzione durata più di 60 anni. Nel secolo precedente nello stesso luogo sorgeva una piccola cappella, mentre era già attivo il vicino Eremo di Montesiepi, sulla collina adiacente. L’abbazia divenne in breve tempo un centro non solo religioso, ma di importante potere economico nella valle della Merse, tanto da influenzare la vita politica di Siena.

Si dice infatti che fu un frate di San Galgano a stipulare con il grande scultore Nicola Pisano il contratto per la realizzazione del pulpito del duomo della città, e che i primi operai della cattedrale furono gli stessi monaci dell’abbazia.

Fu la peste, nel 1348, a dare un duro colpo alla fiorente congregazione. Le compagnie di ventura razziarono poi l’Abbazia di San Galgano più volte, e già alla fine del Trecento solo un pugno di monaci era rimasto a presidiare il luogo. Fu un lento ma costante declino: nel 1576 il monastero era ridotto a un solo frate ormai, e la costruzione andò sempre in maggiore rovina. Nel Settecento crollarono definitivamente le volte e il campanile, nel 1789 la chiesa venne sconsacrata, mentre il monastero divenne una fattoria.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il corridoio alberato che porta all’ingresso della chiesa di San Galgano

Solo nel primo Novecento si ebbero i primi restauri e la chiesa assunse le sembianze che ha oggi: una rovina imperitura, il cui declino è stato arrestato, ma senza procedere a una ricostruzione arbitraria, che ne tradirebbe l’originalità.

Molto vicino è possibile visitare anche l’Eremo di Montesiepi, luogo della morte di Galgano Guidotti, cavaliere divenuto eremita che aveva conficcato la sua spada in una roccia a Montesiepi al momento dell’avvio del cammino monastico che lo avrebbe poi portato alla canonizzazione. Nell’eremo si trova, oltre alla spada di San Galgano, una cappella trecentesca affrescata da Ambrogio Lorenzetti.

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Friuli: 5 laghi panoramici da non perdere

Acqua cristallina, il verde dei boschi e intorno una corona di montagne. Il contesto ideale per una giornata a contatto con la natura, tra relax e azione, in uno dei tanti, splendidi laghi che punteggiano la cartina geografica del Friuli.

La regione più nordorientale d’Italia è, forse più di ogni altra, un vera e propria terra delle acque. Le sue valli sono solcate da decine di fiumi rilevanti come il Tagliamento, l’Isonzo, il Natisone, il Livenza, il Piave, e da centinaia di torrenti purissimi che gli tributano le loro acque. Per questo, per gli amanti delle spiagge d’acqua dolce e del wild swimming, il Friuli è spesso considerato una specie di paradiso.

A questo impressionante menù di corsi d’acqua si devono aggiungere però un bel numero di laghi, che rappresentano una variante interessante e diversa rispetto a un tuffo in una piscina naturale di un torrente montano. I laghi del Friuli sono tutti di piccole dimensioni e collocati in un ambiente montano: luoghi di bellezza e di natura, dov’è impossibile non rimanere colti dalla grande bellezza di tutto ciò che accoglie il nostro sguardo. La loro natura alpina consente loro di evitare le caratteristiche che spesso rendono negativa un’esperienza balneare di lago, come fastidiosi depositi o un lieve strato melmoso sul fondo.

Lago di Cavazzo, il più grande lago naturale del Friuli

Lago Cavazzo Friuli

Fonte: Lorenzo Calamai

Il panorama dalle sponde del Lago di Cavazzo

Il Lago di Cavazzo è il lago naturale più grande del Friuli-Venezia Giulia: si apre in un bacino al confine tra tre diverse amministrazioni locali e, per questo, è non solo noto come Lago dei Tre Comuni, ma anche con il nome, a turno, di uno dei tre comuni in questione: Trasaghis, Bordano e Cavazzo Carnico.

Il lago è balneabile in un paio di ampie zone, ha un fondale di ghiaia molto fine, acque pure e trasparenti. Le spiagge sono di piccoli e comodi sassi bianchi, ma con un ampio spazio verde, con prati al riparo di frondosi alberi dov’è comodo stendere teli, asciugamani e materiale per il pic-nic. In più, sono presenti aree attrezzate con griglie per il barbecue.

L’acqua del Lago di Cavazzo è piuttosto fredda, ma il suo colore cristallino, che assume un blu più intenso quando la profondità diventa maggiore, attira anche i nuotatori più restii. Splendida la visuale che, dalla spiaggia sul lato sud-orientale, attraversa il bacino e si posa sui profili imponenti del monte Festa, con le rovine del fortino che ne incoronano la cima, e sulle cime circostanti.

Un sentiero pedonale percorre tutto il lato est del lago, regalando splendidi scorci sulla natura circostante, mentre sul lato occidentale il campeggio Lago 3 Comuni noleggia SUP e kayak per un viaggio acquatico che permette di esplorarne davvero ogni angolo.

Il Lago di Cornino e i grifoni

Il Lago di Cornino, con il suo specchio d’acqua talmente azzurro e blu da sembrare irreale, è un piccolo lago originatosi oltre diecimila anni fa.

Oggi ospita una strepitosa riserva naturale, con la più grande colonia italiana di grifoni. Non le creature della mitologia, bensì grossi rapaci della famiglia degli avvoltoi, nome scentifico gyps fulvus. Questa specie si era praticamente estinta in Italia, ne erano rimasti alcuni esemplari solamente in Sardegna. Un progetto di reintroduzione in alcune aree del paese, fra cui in Friuli, ha avuto successo.

Lago Cornino Friuli

Fonte: Lorenzo Calamai

Gli splendidi colori del Lago di Cornino

Nella Riserva naturale del Lago di Cornino la colonia di grifoni ha potuto consolidarsi e crescere negli anni, e oggi si vedono costantemente le sagome di questi grandi volatili volteggiare intorno alle montagne che sovrastano il bacino.

Il piccolo lago smeraldino è circondato da sentieri per una rapida passeggiata immersi nel verde e nella natura. Benché non sia balneabile, una gita in questo piccolo paradiso nella valle del Medio Tagliamento è un toccasana per gli occhi e per l’anima.

La riserva naturale si trova poco fuori dall’omonimo abitato, Cornino.

Laghi di Fusine, un anfiteatro naturale mozzafiato

Nei pressi della località sciistica di Tarvisio, vicino al confine con la Slovenia, il complesso dei piccoli Laghi di Fusine offre uno spettacolo naturale esaltante.

I laghi sono due, entrambi di origine glaciale e collegati tra loro da facili sentieri, con intorno un fitto bosco di abete rosso e una strepitosa visuale sulla catena montuosa del monte Mangart. Un anfiteatro naturale che offre una visione paradisiaca su un contesto alpino meraviglioso.

Laghi Fusine Friuli

Fonte: ph. greenoid via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 2.0

Lo spettacolare circo di vette alpine attorno al Lago superiore di Fusine

Non sono balneabili, poiché all’interno di una riserva naturale dedicata, ma anche se lo fossero la temperatura dell’acqua placherebbe ogni bollente spirito dello sventurato avventore.

Una rete di sentieri permette di fare il giro attorno ad entrambi i laghi, e dalla zona circostante partono una serie di escursioni verso la catena montuosa circostante. I Laghi di Fusine sono anche una splendida destinazione invernale: quando si posa la neve tutt’intorno e la superficie dei due bacini è congelata, lo spettacolo è assicurato.

Il Lago di Sauris e la sua zip-line

Situato a quasi 1000 metri di quota, il Lago di Sauris è uno specchio d’acqua artificiale. Quando venne costruita la diga che diede origine al lago, nel secondo dopoguerra,  questa era la seconda più alta d’Europa: una vera e propria meraviglia ingegneristica del tempo.

Oggi la diga è ancora apprezzabile, ma quello che più si ammira è la splendida cornice di questo ampio lago, situato vicino alla pittoresca e omonima cittadina di Sauris, patria di alcune speciali prelibatezze locali come lo splendido prosciutto, i formaggi di malga, lo speck e la birra.

Lago Sauris friuli
Le scenario del Lago di Sauris

Il Lago di Sauris è balneabile in un paio di zone, La Maina e la foce del Rio Storto, rispettivamente sulla sponda nord e sud, ma la data la quota e la temperature delle acque la maggior parte delle persone preferisce approfittare delle canoe e dei SUP per avere la propria esperienza acquatica.

Un’altra attrazione di recente realizzazione è una zip-line lunga oltre 2 km che porta a sorvolare il lago legati a un cavo d’acciaio a oltre 100 metri di altezza: un’esperienza adrenalinica e mozzafiato in un contesto unico.

Il Lago del Predil, gioiello verde tra le montagne

Non lontano dai già citati Laghi di Fusine, da Tarvisio e dal confine di Stato, un altro bellissimo lago caratterizza la catena montuosa che separa il Friuli dalla Slovenia.

È il Lago del Predil, un vero e proprio gioiello verde in mezzo alle montagne. Nasce da un’antica conca glaciale ed è il secondo lago del Friuli per grandezza dopo il lago di Cavazzo. Le sue acque sono limpide e fredde, pronte a sfidare anche il nuotatore più testardo, ma il loro colore attrae come il canto di una sirena. Le spiagge sabbiose lasciano ben presto spazio a piccoli prati rigogliosi dov’è semplicemente un toccasana rimanere a prendere il sole.

Lago Predil Friuli

Fonte: Mondogenerator via Unsplash

Lago del Predil, pregiata meta balneare e montana insieme

In mezzo al lago resiste un’isoletta, relitto di un arco morenico in parte distrutto. Al Predil si trova anche un piccolo stabilimento balneare che noleggia attrezzature nautiche durante l’estate. Si tratta, inoltre, di un luogo molto amato dai giovani d’estate, dove si può sempre trovare qualcuno che ama il divertimento in mezzo alla natura.

Lo spettacolo, dalle sue spiagge sabbiose, è veramente stupendo: uno specchio d’acqua piatto che va dal cristallino alle trasparenze smeraldine delle sue zone più profonde, incastonato tra altissime vette che lo circondano, i fianchi delle montagne coperte di fitti boschi.

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Horseshoe Falls, cosa sapere: consigli e guida escursionistica in un luogo mozzafiato

Avete mai sentito parlare delle Horseshoe Falls, una cascata a più livelli che si trova esattamente nel Mount Field National Park in Tasmania, in Australia? Tra le attrazioni turistiche più popolari, lo scenario è mozzafiato e da non perdere, considerando che la cascata scende su banchi orizzontali e le pareti verticali si caratterizzano per strati di arenaria. Un luogo che si trova incastonato in una delle foreste più belle della Tasmania: una tappa obbligata. E ti spieghiamo come visitarla al meglio.

Come raggiungere Horseshoe Falls

Prima di tutto, dove si trovano le Horseshoe Falls? Siamo all’interno del Mount Field National Park a circa 70 km da nord-ovest di Hobart. Per raggiungerle, dobbiamo guidare fino al centro visitatori del parco, a circa un’ora e mezza di auto da Hobart. Il sentiero Horseshoe Falls Hazelbrook è uno dei più apprezzati, poiché consente di fare una bella passeggiata in una posizione anche riparata, persino in piena estate. Da non perdere la Fairy Falls, ovvero la Cascata delle Fate. A un chilometro dall’ingresso di Oaklands Road, invece, si trovano le famosissime cascate a ferro di cavallo.

Il sentiero che porta alle cascate

Per arrivare alle Horseshoe Falls, c’è una sosta alle Russell Falls, a circa 750 metri dal sentiero: una delle attrazioni da non lasciarti sfuggire, considerando il facile accesso e il panorama a dir poco pittoresco. C’è anche un sentiero con scale di legno, che sono ben tenute: la biforcazione ti porta al Circuito delle Tre Cascate. Il sentiero per la cascata, in ogni caso, è asfaltato e sbarrato per tutto il percorso: c’è anche una piattaforma panoramica dove poter scattare delle foto di questo angolo unico della Tasmania. La cascata non è altissima, circa 5 metri, ma è in grado di infondere una serenità senza eguali: l’ampia radura, l’acqua che scorre. Il paesaggio sembra disegnato da un pittore esperto, e invece è la realtà che si staglia davanti ai tuoi occhi.

Cosa vedere alle Horseshoe Falls

La zona è affollata? Sì, talvolta. Dipende anche dall’orario in cui scegli di recarti: nelle ore di punta, è comunque una delle zone più amate della Tasmania da vedere. Segnaliamo per gli escursionisti esperti la possibilità di avventurarsi di notte nelle Horseshoe Falls, quando fa buio, per ammirare le lucciole: qui sono presenti in gran quantità!

A monte delle Horseshoe Falls, invece, puoi osservare le cascate di Glow-Worm Nook: sebbene non sia pittoresca al pari di altre che abbiamo citato, è comunque molto particolare e si accede mediante dei gradini di pietra. Il sentiero che conduce alle Oakland Falls, a circa 2 km dall’ingresso, è invece più tortuoso, quindi, per chi ha dei bambini al seguito, è importante capire come affrontarlo senza stress. Tuttavia, ne vale davvero la pena: un panorama che sembra quasi etereo. Lungo il percorso, infine, ci sono anche le Burgess Falls. Anche in questo caso il sentiero non è facile, considerando che bisognerebbe arrampicarsi lungo un pendio (ma ce n’è uno più semplice). Questo scenario naturale è impressionante: da non perdere in alcun modo se hai in programma un viaggio in Australia.

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Rocca di Manerba: panorami e spiagge selvagge sul Lago di Garda

È il più grande lago italiano, e pertanto non poteva mancargli un lato wild: il Lago di Garda regala una zona di natura incontaminata, grandi panorami e l’eredità di un passato importante nella Riserva della Rocca di Manerba, un ampio parco naturalistico e archeologico sulle rive dello specchio d’acqua più noto del Belpaese.

Una zona del lago abitata fin dalla preistoria, che regala al visitatore la possibilità di conoscere le vestigia di questo passato remoto, che offre escursioni e passeggiate in una flora rigogliosa e inaspettata per queste latitudini, tra le quali spicca la salita all’antica fortezza seduta su uno sperone di roccia che domina tutta l’area circostante e dalla quale si gode di uno dei panorami più spettacolari sul lago e sulle sue isole.

Il parco si trova sul lato lombardo del bacino, nel comune di Manerba del Garda, abitato suddiviso nelle sette frazioni di Solarolo, Montinelle, Balbiana, Pieve, Trevisago, Campagnola e Gardoncino. Da Montinelle si può arrivare in auto fino al Museo Civico Archeologico della Valtenesi, da cui poi parte la breve salita fino alla Rocca e si può accedere a tutti i sentieri del Parco.

Storia e cultura: la Rocca di Manerba e il Museo Archeologico

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Guido Adler via Wikimedia Commons con licenza CC-BY SA 3.0

La Rocca di Manerba, l’Isola di San Biagio e lo Scoglio dell’Altare

Il Museo Civico Archeologico della Valtenesi, che è anche centro di accoglienza e di prima informazione per i visitatori della Riserva della Rocca di Manerba, sono presenti i resti degli insediamenti preistorici di cui sono state trovate tracce nella zona del fortilizio.

Se infatti la leggenda narra che il nome di Manerba derivi dalla fondazione in omaggio alla dea romana Minerva, le origini di un insediamento sono ben precedenti. Questa zona costiera del lago fu abitata fin dal tardo Neolitico, con le prime tracce che si fanno risalire a una datazione intorno al 4000 a.C.

Prima di entrare all’interno dei domini romani qualche millennio più tardi, l’area di Manerba fu occupata dalla popolazione dei Galli cenomani, una delle popolazioni di ceppo celtico presenti in Italia settentrionale. Secondo alcuni studiosi si dovrebbe a loro, piuttosto che a Minerva, il toponimo della zona: Manerba deriverebbe dalle parole mon ed erb, la cui unione starebbe a significare un luogo fortificato dimora di un sovrano. Una rocca, insomma.

La Rocca vera e propria, però, quella odierna, risale al XII secolo. Fu costruita su un precedente fortilizio altomedievale e divenne un baluardo contro le numerose turbolenze dei secoli successivi, dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini fino a quelle tra le signorie locali degli Scaligeri e dei Visconti. Le sue mura vennero distrutte nel 1576, quando la Repubblica di Venezia, entrata in controllo del territorio valtenese, decise di porre fine ai traffici illeciti di banditi e fuorilegge che trovavano rifugio nel castello.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Vista sul Monte Baldo

La Rocca di Manerba dista appena una decina di minuti di cammino dal Museo, percorrendo un agile sentiero in salita che porta al punto più alto del parco. Dalla vetta si gode di una straordinaria vista panoramica a 360 gradi sul Lago di Garda e sulle sue sponde: verso nord ovest si scorge immediatamente l’Isola di San Biagio, nota come Isola dei Conigli, riconoscibile dall’inconfondibile sagoma dei cipressi che la punteggiano; poco più avanti lo Scoglio dell’Altare, dove una volta si celebrava il giorno di San Pietro con una messa annuale che attirava tutte le comunità di pescatori del lago; a nord est si staglia la sagoma del massiccio del Monte Baldo, in territorio veronese; nelle giornate con maggiore visibilità si può scorgere a sud est anche la penisola di Sirmione; infine, tutt’intorno, il verde delle coltivazioni rurali della Riserva e il territorio di Manerba del Garda.

Le bellezze di Punta Sasso

Dalla Rocca di Manerba si può proseguire lungo il sentiero in discesa verso Punta Sasso. Per raggiungere lo scenografico punto panoramico a strapiombo sul Lago di Garda ci vogliono all’incirca 15 minuti. Si tratta di un percorso a tratti impervio, non difficile ma da affrontare con un minimo di prudenza e con il giusto equipaggiamento.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Le scogliere di Punta Sasso

Punta Sasso offre una vista del lago diversa: si tratta di una scogliera a strapiombo per circa 90 metri sulle acque del lago, immersa in un contesto più selvaggio. Il sentiero in discesa dalla Rocca incrocia qui il sentiero CAI che percorre tutta la costa del lago all’interno della Riserva, un emozionante percorso in saliscendi fra punti panoramici e tratti di folta boscaglia, per poi passare più all’interno tra vigne e ulivi, caratteristiche coltivazioni delle colline intorno al Garda.

Wild swimming al Lago di Garda

Le ampie scogliere nei dintorni di Punta Sasso sembrano impedire di trovare alcuni angoli dove fare il bagno su queste sponde del Lago di Garda, ma non è così.

Nei pressi della punta le calette di scogli, piccoli tesori incontaminati, sono raggiungibili solamente con delle imbarcazione che tassativamente non siano a motore. Si tratta di veri e propri paradisi naturali dove godere delle acque cristalline del lago e del silenzio totale che vi regna.

Non è però strettamente necessaria una barca a remi o a vela per poter raggiungere le spiagge d’acqua dolce della Riserva della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Filippo Tuccimei

Le spiaggette nascoste della Riserva della Rocca di Manerba

Nella parte meridionale del parco, infatti, tra il parcheggio di Via Agello e il Casella del Reparto di Alta Velocità, che nella prima parte del novecento serviva per calcolare la velocità degli idrovolanti che competevano sullo specchio d’acqua, si trova un impervio sentiero nel bosco dal quale si dipartono alcune tracce per scendere in piccole e nascoste calette di sassi sulle rive del lago.

Spiagge rocciose, con un ingresso in acqua non sempre facile, ma che lasciano presto il passo a grandi profondità, regalando una splendida esperienza di wild swimming.

Per chi invece ama maggiormente le comodità, al limitare settentrionale della Riserva si può accedere con facilità alla spiaggia di Pisenze, una lunga e stretta spiaggia di sassolini dove si adagia la risacca delle onde del lago. Un posto più antropizzato, ma molto rilassante e scenografico: alla destra dell’ingresso in acqua, le pareti rocciose del promontorio di Punta Sasso, ricoperte di vegetazione, di fronte l’Isola di San Biagio e la suggestiva sponda opposta del lago, con i suoi colli e le sue montagne.

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Viaggio a Roma alla scoperta delle sue ville più belle e da visitare assolutamente

Roma, la nostra affascinante Capitale, è un vero e proprio museo a cielo aperto che attraversa diverse epoche storiche. Molte sono le attrazioni da visitare tra le sue pressoché infinite vie e piazze, spesso prese d’assalto dai turisti che non possono fare a meno di ammirare estasiati l’eternità di questa città. Ed è proprio tra il caos che il più delle volte si nascondo luoghi di pura pace e bellezza, fatti di pinete, laghi, fiumi, giardini e sentieri che lasciano senza fiato. Parliamo delle ville storiche romane, che sono dei veri e propri gioielli tutti da scoprire.

Scopri tutte le attività che puoi fare a Roma

Villa Doria Pamphilj, tra le meglio conservate in città

Iniziamo questo viaggio dalla suggestiva Villa Doria Pamphilj, residenza storica dell’omonima famiglia nobile romana, che sorge in Via di San Pancrazio, appena fuori dalle mura nel quartiere Gianicolense. Si tratta di un luogo di puro incanto e che può essere davvero definito un’oasi di pace, poiché comprende il terzo più grande parco pubblico di Roma (184 ettari) e il Casino del Bel Respiro, sede di rappresentanza ufficiale del governo italiano e una delle opere architettoniche esteticamente più pregevoli di tutta la struttura.

Progettata da Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi nel Seicento, è considerata una delle più importanti ville romane (oltre che un capolavoro perfettamente conservato), poiché mantiene ancora dopo secoli la sistemazione seicentesca e le principali caratteristiche del 700 e dell’800.

Villa Doria Pamphilj, Roma

Fonte: iStock

L’Arco dei Quattro Venti nel parco di Villa Doria Pamphilj

Da ammirare assolutamente sono il Giardino del Teatro, dove si svolgevano manifestazioni teatrali; la Cappella Doria Pamphilj, ultimo degli edifici costruiti nella villa; la Fontana del Giglio, con giochi d’acqua che vanno a confluire nel Laghetto del Belvedere; la Villa Vecchia, l’edificio più antico del Parco; i resti archeologici che comprendono anche una necropoli romana nella quale furono trovate due tombe di età Augustea; piante da frutto come cedri, limoni, aranci e molto altro ancora.

Regalati un indimenticabile tour della meravigliosa Villa Doria Pamphilj

Villa Medici, sul punto più alto di Roma

In posizione panoramica sulla collina del Pincio (punto più alto della città), accanto all’altrettanto affascinante Trinità dei Monti, sorge la maestosa Villa Medici che dal 1803 ospita l’Accademia di Francia a Roma. Si tratta di un pregevole edificio che risale alla metà del XVI secolo realizzato su progetto dell’architetto Giovanni Lippi, detto Nanni di Baccio Bigio.

La struttura è altamente sorprendente perché offre una facciata esterna dallo stile sobrio, che crea poi un netto contrasto con la facciata interna impreziosita da ghirlande, maschere, statue e bassorilievi antichi. Non mancano magnifici giardini popolati da sculture e fontane, ma anche siepi e pini che si estendono per oltre 7 ettari.

Villa Medici, Roma

Fonte: iStock

Tutta la bellezza di Villa Medici

Non sono di certo da meno gli interni, che custodiscono gelosamente pregevoli opere d’arte collezionate nei secoli e anche una delle più grandi biblioteche di arti decorative di Roma: possiede circa 37.000 volumi in lingua francese, dedicati alle arti plastiche, architettura e storia dell’arte.

Concediti un tour di Villa Medici e di Castel Sant’Angelo

Villa Borghese, meraviglioso parco cittadino

È molto difficile descrivere con poche parole Villa Borghese, perché è un grande parco cittadino che può vantare sistemazioni a verde di diverso tipo, dal giardino all’italiana alle ampie aree di stile inglese, edifici, piccoli fabbricati, fontane e laghetti. Non a caso, è il quinto più grande parco pubblico a Roma (circa 80 ettari), un capolavoro che impreziosce il Municipio II, quartiere Pinciano.

Come accennato, gli edifici che si trovano al suo interno sono davvero numerosi: il Casino del Graziano, il Casino Giustiniani, l’Uccelliera e la Meridiana con i giardini segreti, il Casino dell’Orologio, la Fortezzuola, l’ampio Giardino del Lago con un romantico isolotto artificiale su cui domina il Tempietto di Esculapio e molto altro ancora.

Al suo interno vi è persino il Museo Canonica, casa-studio dall’artista Pietro Canonica, il Casino di Raffaello con una ludoteca per bimbi, la Casina delle Rose con la Casa del Cinema, il giardino zoologico recentemente convertito in Bioparco e chi più ne ha più ne metta.

Villa Borghese, orologio

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Il pittoresco orologio ad acqua di Villa Borghese

Straordinario è anche lo stesso Parco di Villa Borghese, che si estende tra il tratto delle Mura Aureliane che unisce Porta Pinciana a Piazzale Flaminio, ed i nuovi quartieri Salario e Pinciano. Ma non è ancora tutto, perché questa è anche una delle ville romane più ricche di testimonianze artistiche e paesaggistiche della città (e non solo): per la sua incredibile concentrazione di musei e istituti culturali è definita “Parco dei Musei”.

Fai un tour dei giardini di Villa Borghese in golf cart

Villa Torlonia, dalla storia complessa ma affascinante

Villa Torlonia ha una storia piuttosto complessa, un passato che contribuisce a renderla estremamente affascinate: situata nel quartiere Nomentano, è stata dapprima proprietà agricola della famiglia Pamphilj, per poi essere acquistata dal banchiere Giovanni Torlonia che la fece trasformare in propria residenza, fino a diventare residenza di Mussolini, poi struttura e in stato di abbandono e infine meraviglioso parco pubblico a partire dal 1978.

Oggi, infatti, è un affascinante parco con un complesso di edifici tra cui il bunker per Mussolini e due rifugi antiaereo che è possibile visitare insieme al giardino e ai preziosi musei.

Tra i luoghi di interesse da non perdere ci sono certamente il Casino Nobile, magistrale esempio di architettura neoclassica; la Casina delle Civette, trasformata ad opera dell’architetto Enrico Gennari in un “Villaggio Medievale” caratterizzato da porticati, torrette e loggette, decorato da maioliche e vetrate; il Complesso della Serra moresca, in stile neomoresco e con annessi anche altri elementi architettonici come la torre e la grotta; obelischi e molto altro ancora.

Villa Torlonia, Roma

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Casina delle Civette presso Villa Torlonia

Senza dimenticare che l’area naturalistica urbana di Villa Torlonia presenta una notevole biodiversità vegetale tutta da scoprire.

Villa del Priorato di Malta, dove c’è il “buco” più bello di Roma

Infine la Villa del Priorato di Malta che sorge in tutto il suo splendore sul Colle Aventino. Si tratta della sede storica del Gran Priorato di Roma dei Cavalieri di Malta, oggi Sovrano Militare Ordine di Malta.

È un affascinante complesso di edifici che si affacciano su un meraviglioso giardino all’italiana e che si presenta con una straordinaria piazzetta settecentesca decorata con trofei di guerra che narrano delle imprese dei cavalieri di Malta. Ma non è tutto, perché essa è nota anche perché il famoso buco della serratura del portone d’ingresso, dal quale sbirciando è possibile scorgere la maestosità della cupola di San Pietro.

Villa del Priorato di Malta, Roma

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La vista dal buco della serratura della Villa del Priorato di Malta

Oggi l’area gode del diritto di extraterritorialità e il suo centro ideale è la Chiesa di Santa Maria del Priorato, interna al giardino, che evoca il modello architettonico di un tempio romano, mentre l’interno riesce ad integrare la fantasia barocca e controriformista con le memorie classiche.

Roma è pura magia in ogni suo angolo, ma anche la culla di oasi di pace dove meno te lo aspetti.

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In Friuli tra wild swimming, meraviglie naturali, borghi e cultura

Un enorme punto interrogativo: se si guarda da una foto satellitare il corso del Tagliamento, il fiume più importante, caratteristico e identitario del Friuli, lo si vede disegnare, con il suo ampio letto grigio solcati da azzurri canali che si staglia nelle immagini aeree, un’ampia curva iniziale per poi andare giù dritto, lungo la verticale nord-sud, fino a gettarsi nell’Adriatico.

In effetti il Tagliamento nasce nei pressi del Passo della Mauria, in Carnia, e scorre in direzione est fino al magico borgo di Venzone. Qui, scontrandosi con il massiccio montano delle Prealpi Giulie, è costretto a deviare repentinamente il suo corso verso sud con una grande curvatura che, molti chilometri più a valle, si stabilizza in un percorso più rettilineo verso sud.

Quella forma che ricorda un punto interrogativo ha un significato metaforico ma preciso: lungo il corso del Tagliamento si trovano molte risposte alle vostre domande sui luoghi da visitare nella vostra prossima vacanza in Italia.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Getty Images

I canali intrecciati del corso del Tagliamento

Il Friuli è un paradiso per l’outdoor, una terra delle acque che invita a nozze gli amanti del wild swimming e della natura, un territorio bellissimo pieno di ricchezze culturali e culinarie che, malgrado una costante crescita turistica in anni recenti mantiene la sua originalità e offre zone ancora molto poco battute, ma assolutamente imperdibili.

Il Tagliamento e i suoi affluenti: le spiagge più belle del Friuli

Tagliamento, Arzino, Leale, ma anche Torre, Natisone, Isonzo e molti altri ancora. Sono i nomi di alcuni dei fiumi che condiscono il territorio del Friuli di una molteplicità di stupende spiagge d’acqua dolce, tra piscine naturali, canyon da esplorare e grandi cascate.

Le spiagge più belle del Friuli, infatti, non sono sul mare. Niente da togliere al litorale adriatico della regione, ma le vette di bellezza raggiunte dai fiumi e dai torrenti che costellano le mille valli delle province di Udine e Pordenone restano irraggiungibili: spiagge di minuscoli sassolini bianchi levigate dallo scorrere millenario dei corsi d’acqua, stupendi ambienti naturali da esplorare, torrenti dalle acque cristalline che regalano ogni possibile colorazione nello spettro del blu e dell’azzurro.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Le sinuose curve dell’Arzino, uno dei torrenti più belli del Friuli

Uno spettacolo a cui è difficile resistere e che è molto vario: lungo il corso del Tagliamento sono innumerevoli le discese sull’ampio greto del fiume, dove in ogni giorno d’estate è possibile scorgere il cono degli ombrelloni piantati tra la ghiaia, mentre la gente si rinfresca dalla calura gettandosi nelle fredde acque del fiume; il torrente Arzino, suo affluente, è assai più selvaggio e montano, ma regala la possibilità di esplorarlo camminando direttamente nel letto del torrente, e i suoi colori sono unici; il torrente Palâr ha i puoi bei trampolini per tuffi adrenalinici tra le sue acque cristalline, e lo si può risalire esplorando un ambiente fluviale incontaminato; il fiume Natisone, più a est, è adatto a tutti i gusti, con spiagge comode da raggiungere e acque temperate dove sguazzare gioiosamente.

Spilimbergo e Venzone, borghi da non perdere

Il Friuli, la zona centro-occidentale della regione Friuli-Venezia Giulia, comprendente le province di Udine e Pordenone, è un territorio pieno non solo di attrazioni naturali, ma anche di splendide opere dell’uomo, che si possono ammirare nei borghi medievali e rinascimentali che popolano il suo territorio.

Il Duomo romano-gotico, il Palazzo del Daziaro, la Loggia della Macia e il Castello con il suo Palazzo dipinto sono le principali attrazioni del bel borgo di Spilimbergo, sulla sponda occidentale del Tagliamento. Una cittadina curata e viva, movimentata dai tanti eventi culturali che si susseguono nelle sue strade lastricate e pedonali del centro storico, animata dalle osterie che popolano i suoi vicoli e immersa in una atmosfera rinascimentale conferitale dalle opere d’arte di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, e dalle architetture che riportano gli stilemi romanici, gotici, e del Rinascimento Veneto.

Spilimbergo-Friuli
Il centro di Spilimbergo, uno dei borghi più belli del Friuli

Spilimbergo è inoltre per la Scuola mosaicisti del Friuli, centro di formazione di fama mondiale nell’antica (e resa contemporanea) arte del mosaico.

Ben più a monte, seguendo il corso del Tagliamento, si incontra Venzone. Antica cittadina rasa al suolo dal terremoto del 1976, è stata ricostruita così com’era, pietra per pietra, riportandola ad essere l’unico esempio rimasto in Friuli di cittadina fortificata del Trecento.

Cinta dalle antiche mura, Venzone affascina con la sua atmosfera medievale, con il Duomo di Sant’Andrea a recitare il ruolo di grande protagonista della scena. Il Municipio è uno splendido esempio di palazzo di stile gotico veneziano.

Nella Cappella di San Michele, vicino al Duomo, sono conservate le mummie di Venzone, una serie di corpi risalenti al XIV secolo. Nel Seicento circa una quarantina di mummie venne estratta dalle tombe del Duomo: il processo di mummificazione non era dovuto ad opera umana, ma a particolari condizioni naturali del luogo. I motivi esatti per cui la mummificazione sia stata possibile non è ancora stato determinato con precisione, ma si ritiene sia dovuto a una temperatura e umidità particolarmente adatte, oltre alla consistente presenza di solfato di calcio nel terreno e, forse, di un particolare tipo di fungo idrovoro.

Duomo di Venzone
Mura e Duomo di Venzone

Le colline di San Daniele e i gusti del Friuli

Un viaggio in Friuli non può prescindere dalle gioie del palato, che in Friuli sono peraltro più economiche che in molte altre regioni d’Italia, che si parli di cibo o di buoni bicchieri.

San Daniele del Friuli, oltre a essere un borgo seduto sul cocuzzolo di una dolce collina e meritare una visita, è naturalmente la patria di uno dei prosciutti più rinomati del Paese. La cittadina offre osterie e ristoranti di tutti i livelli e per tutte le tasche per assaggiare un prodotto prodigioso e unico al mondo, mentre le persone del luogo sapranno edurvi su quale, secondo loro, sia il prosciuttificio che in quel momento offre il prodotto migliore.

Da non perdere l’abbinamento con i fantastici formaggi locali e con alcuni dei vini bianchi più pregiati d’Italia, anche se non sono da sottovalutare i vini rossi freschi e leggeri che accompagnano spesso i pasti dei friulani.

Re della cucina friulana, infine, è il frico, ricetta contadina simbolo della regione. Si tratta di una sorta di tortino con due soli ingredienti di base: patate e formaggio. Lo si può arricchire con cipolla, salsiccia, speck, ma la ricetta di base prevede solo l’unione di qualche patata, come legante, e di una ricca grattugiata di formaggio che viene fatto fondere, fino a formare una crosticina dorata all’esterno. È così pronto ad essere impiattato per far innamorare della cucina friulana qualunque ospite, come accade da innumerevoli generazioni.

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È iniziata la vendemmia: le più belle esperienze da fare nelle vigne quest’anno

Arriva settembre e con lui il piacere di andar per vigne alla ricerca dei vini più buoni e di giornate da trascorrere in mezzo alla natura. Sono diversi gli eventi organizzati in Italia dedicati al settore enologico e alla gastronomia, con la partecipazione delle migliori realtà vitivinicole che, in occasione delle belle giornate che precedono l’arrivo dell’autunno, contribuiscono a rendere meno nostalgica la fine dell’estate. Queste sono le date da segnare in agenda e la selezione di eventi scelti per voi da SiViaggia.

Barbera d’Asti Wine Festival ad Asti

Alla sua prima edizione, il Barbera d’Asti Wine Festival porterà nel cuore del Monferrato incontri tematici, degustazioni e masterclass dedicate al vino e non solo. Dal 6 al 15 settembre, potrete partecipare a un programma ricco di cultura, arte e tradizione vinicola, pensato in collaborazione esclusiva con Guido Martinetti, famoso per aver rivoluzionato il mondo del gelato con Grom e oggi stimato viticoltore con la sua cantina Mura Mura, fondata insieme all’amico e socio Federico Grom. Durante questa edizione, infatti, potrete provare la variante di gelato alla Barbera DOCG creata proprio da Martinetti.

Durante il festival, gli ospiti potranno partecipare a diverse attività che includono incontri con esperti, serate musicali e degustazioni guidate, pensate per deliziare ogni palato e arricchire e far scoprire la magia del Monferrato, tra storia, cultura e innovazione gastronomica.

Barbera d’Asti Wine Festival ad Asti

Fonte: Ufficio Stampa

Vino Barbera d’Asti DOCG

Un Chilometro di Tela a Erbusco, in provincia di Brescia

Il 15 settembre, la vigna “Breda”, custodita nel parco di un’antica villa palladiana, Villa Lechi, si trasformerà in quadro vivente in occasione dell’evento “Un chilometro di Tela” e dell’annuale Festival in Cantina. Grazie all’impegno della Pro Loco di Erbusco, che ha immaginato questa vigna come un grande dipinto a cielo aperto, tutti potranno trasformarsi in artista per un giorno e contribuire a quest’opera collettiva. Nel dettaglio, si tratta di un intero chilometro di tela steso lungo le direttive principali della vigna che, nel corso dell’evento, metterà l’espressione creativa al centro della natura. Per partecipare è necessaria la prenotazione sul sito ufficiale della Pro Loco di Erbusco.

Vigneto Breda

Fonte: Pro Loco Erbusco

Vigneto Breda, dove si terrà l’evento Un Chilometro di Tela

La Festa in Cantina a Santo Stefano Belbo, nel Monferrato

La vendemmia è sempre stata un’occasione unica per condividere un momento speciale con la propria famiglia. Ed è proprio questa l’atmosfera che si respirerà alla Cascina Fontanette in occasione de La Festa in Cantina che si terrà ogni weekend del mese di settembre. In programma ci sono tante attività didattiche, degustazioni di vino e prodotti tipici, nonché intrattenimento per grandi e piccini. Chiunque, per esempio, potrà provare l’esperienza della pigiatura, oppure partecipare a una visita guidata della cantina e delle vigne seguita da un pranzo o una cena dove al vino è accompagnato un ricco menù di prelibatezze tipiche.

Cantine aperte in vendemmia a Varignana

Il 15 settembre, in occasione della vendemmia, potrete trascorrere una domenica a contatto con la natura alla scoperta del ciclo produttivo dei vini Palazzo di Varignana. Durante questa giornata vivrete un’esperienza completa, dalla raccolta dell’uva alla degustazione, un’opportunità unica per immergersi nel mondo vinicolo. Bambini e adulti potranno partecipare alla raccolta manuale dell’uva nei vigneti accompagnati dai vignaioli esperti, i quali spiegheranno nel dettaglio le varie fasi della produzione. Infine si passerà alla degustazione vera e propria.

Morbegno in Cantina in Valtellina

Uno degli eventi più attesi in Valtellina torna anche quest’anno sabato 28 e domenica 29 settembre, sabato 5 e domenica 6 ottobre e sabato 12 e domenica 13 ottobre. In quest’occasione potrete immergervi nell’atmosfera unica e suggestiva delle antiche cantine e dei luoghi più caratteristici di Morbegno, degustando e scoprendo i migliori vini della Valtellina oltre che tanti altri prodotti tipici del territorio. Il programma dettagliato è ancora in fase di elaborazione, quindi consigliamo di tenere d’occhio il sito ufficiale dell’evento.

Festival Franciacorta in Cantina, in provincia di Brescia

Anche quest’anno torna il Festival Franciacorta in Cantina nelle date 13, 14 e 15 settembre. Si tratta di un appuntamento imperdibile per chiunque desideri trascorrere una giornata diversa all’insegna di buon vino, cultura e natura. Le cantine saranno aperte per accogliere gli ospiti, i quali potranno assaporare gustose proposte gastronomiche e partecipare a coinvolgenti iniziative culturali e sportive. Questo weekend rappresenta anche l’occasione perfetta per scoprire un territorio ricco di monasteri, castelli e dimore storiche immerse tra i vigneti, dai quali nasce un vino che potrete provare in tutta la sua unicità.

100 Miglia sulla Strada del Conegliano Valdobbiadene

Il 4 e 5 ottobre salite sulle vostre auto d’epoca e percorrete la famosa Strada del Conegliano Valdobbiadene, nata per festeggiare l’anniversario dell’istituzione della Strada del Prosecco. I partecipanti avranno la possibilità di visitare in modo alternativo le Colline di Conegliano e Valdobbiadene, Patrimonio Unesco, regalandosi emozionanti visite guidate, soste in cantina per provare i vini del territorio e divertendosi con le corse tra i vigneti. Durante queste due giornate sono presenti anche molti altri eventi collaterali, aperti a tutti e non solo ai guidatori delle auto d’epoca.