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Le gite da fare in giornata per stare all’aria aperta con la famiglia

Per staccare dalla routine quotidiana, non c’è niente di meglio che una gita in famiglia per ritrovare energia e serenità. L’Italia, con la sua infinita ricchezza di luoghi incantevoli, offre l’occasione perfetta per esplorare destinazioni straordinarie anche in una sola giornata.

Che siate appassionati di storia e arte, o preferiate perdervi tra paesaggi naturali mozzafiato, non mancano di certo le mete pronte a sorprendervi. Preparatevi a vivere momenti indimenticabili, capaci di unire grandi e piccini in un’esperienza unica e coinvolgente!

In Valle Adamè per ammirare le cime più maestose dell’Adamello

Gli amanti delle mete green e della fauna montana non possono non rimanere stregati da Valle Adamè, una delle zone più caratteristiche e incantevoli che abbracciano il massiccio dell’Adamello, a un’ora e mezza da Brescia.

Attraversata dal Torrente Poglia che scorre sinuoso tra le piane alluvionali e precipita in fragorose cascate cristalline lungo i gradini glaciali, rappresenta un vero e proprio capolavoro in cui la sapiente opera della natura si manifesta in tutta la sua imponenza, dalla maestosa seraccata che domina la testata della valle, fino alle cime rocciose che compongono le catene delle Levade e del Salarno. I segni delle antiche glaciazioni sono chiaramente visibili in ogni angolo, dalla tipica forma a ‘u’ della valle ai “coster” su cui si ergono i contrafforti montuosi.

Un prezioso spettacolo per gli occhi e per il cuore, dove si alternano cime rocciose, ghiacciai, fiumi e altre bellezze naturali tra cui fiori e cespugli di rododendro che in estate e primavera colorano l’intera valle, ideale per respirare aria sana, oltre a godere di una vista incredibile.

In Garfagnana, tra borghi, laghi e riserve naturali

Adatta per una gita di una giornata anche la Garfagnana, incastonata tra le Alpi Apuane e la catena principale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Non a caso, i punti di interesse sono davvero molti: tra fortezze, borghi, grotte e riserve naturali c’è soltanto l’imbarazzo della scelta.

Qualche esempio? Il Parco dell’Orecchiella, per fare un giro tra i suoi rifugi, oppure la Grotta del Vento, per scoprire le rocce calcaree, l’Eremo di Calomini, santuario grotta a strapiombo sulla vallata della Turrite, o il leggendario Ponte del Diavolo nelle vicinanze di Borgo a Mozzano.

Senza contare poi tutti i borghi toscani, sempre ricchi di fascino e storia, come Castelnuovo di Garfagnana, Bagni di Lucca, Barga e Coreglia Antelminelli. Per stare all’aria aperta, un’ottima scelta è anche il Lago di Vagli, sotto le cui acque si nasconde il suggestivo “paese fantasma” di Fabbriche di Carragine.

A Catinaccio, tra panorami e tramonti mozzafiato

Tra la Val di Tires in Alto Adige e la Val di Fassa in Trentino si nasconde una gemma poco conosciuta ma perfetta per gli amanti della natura e dell’avventura: il Catinaccio, fiabesca località che vanta un territorio incredibile con ben 10 cime, 11 rifugi, 10 passi e 5 vie ferrate, così da offrire agli escursionisti e agli appassionati di trekking un’esperienza diversa ogni giorno.

Immersa in un’atmosfera di pace e quiete, è altresì avvolta da un’aura leggendaria. Infatti, si narra che le montagne siano in realtà le rose incantate del giardino del re degli gnomi, Laurino, pietrificate ma che al tramonto riprendono vita tingendosi di rosa e rosso. Il Catinaccio è davvero un luogo magico, dove provare un contatto profondo con la natura incontaminata.

Caorle, borgo marinaro senza tempo

Caorle, Veneto

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Caorle, famosa località balneare veneta

Caorle, antico borgo dall’anima marinara lungo l’Alto Adriatico, è imperdibile per chi desidera immergersi in un mix di storia, natura, folclore e sapori autentici.

Ancora oggi, la tradizione della pesca scandisce le giornate: nel pomeriggio, le barche cariche di pesce fresco vi approdano per rifornire il mercato ittico e la cucina locale, ovviamente basata sui doni del mare, è una delizia da gustare con calma, ma solo dopo aver esplorato il pittoresco centro storico o la suggestiva Chiesa della Madonna dell’Angelo, un santuario che si erge su un promontorio roccioso affacciato sul mare.

Ma non è tutto: la vicina laguna di Caorle è un’area protetta ricca di fascino: qui si possono ancora ammirare le tipiche abitazioni in legno e canna dove un tempo vivevano i pescatori con le famiglie, un tuffo nel passato che rende la visita ancora più speciale.

Riva del Garda, la località perfetta per rigenerarsi

Riva del Garda, incastonata sulla sponda settentrionale del Lago di Garda, è la destinazione perfetta per chi desidera fare il pieno di energia e benessere, ma anche per ritrovarsi al cospetto di panorami difficili da descrivere a parole.

Qui, tra corsi di yoga, massaggi rigeneranti e attività di sport dolce, ogni occasione è quella giusta per ricaricare corpo e mente, il tutto plasmato dalla bellezza naturale del lago e delle montagne tutt’intorno. Le passeggiate lungo le sponde del lago o sui sentieri montani donano momenti di relax e avventura da condividere con tutta la famiglia.

Tra monti e lago, ecco la bellezza della Conca dell’Aviolo

Nel cuore ell’Alta Val Paghera, la Conca dell’Aviolo è uno dei gioielli più affascinanti della provincia di Brescia e del massiccio dell’Adamello.

Tale angolo pittoresco regala innumerevoli percorsi per chi desidera esplorare la sua straordinaria bellezza. Il lago Aviolo, con le sue acque cristalline, è la tappa da mettere in lista per una pausa rilassante, magari mentre si osservano i camosci che popolano le vette.

Ma la Conca dell’Aviolo custodisce anche un’importante testimonianza storica: poco sotto il rifugio spicca un’area fortificata con trincee risalenti alla Prima Guerra Mondiale, in particolare alla Guerra Bianca, il conflitto alpino. Un’opportunità unica per gli appassionati di storia e montagna, che qui trovano un connubio perfetto tra natura e memoria storica.

Nel regno delle Dolomiti per scoprire lo Stelvio

Stelvio

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Magnifico Passo dello Stelvio

Raggiungere lo Stelvio, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è un’esperienza che ripaga appieno ogni chilometro percorso lungo la spettacolare strada panoramica: l’aria pura sembra avvolgervi, invitandovi a respirare profondamente e a lasciare andare ogni pensiero.

Il Parco Nazionale dello Stelvio offre un’ampia scelta di sentieri, ideali anche per i più piccoli. Inoltre, ogni giorno si possono vivere momenti unici partecipando a laboratori interattivi, visite guidate e molte altre attività pensate per avvicinare grandi e piccini alla natura. È un’occasione preziosa per scoprire il territorio e ammirarne le meraviglie, in un contesto idilliaco.

Gita a tutta fantasia al parco di Bomarzo

Se desiderate trascorrere una giornata fuori dall’ordinario con la famiglia dirigetevi verso Bomarzo, in provincia di Viterbo, e visitate il curioso Parco dei Mostri, incantevole giardino le antiche sculture in basalto, sparse tra il verde, narrano storie di tempi lontani.

È un luogo affascinante e surreale, dove creature mitologiche, divinità e mostri fantastici prendono forma nella pietra, regalando a chi lo visita un viaggio magico attraverso leggende e simbolismi. Il top per chi cerca una meta originale, capace di stupire.

Tra architettura e natura: Rovigo e il Delta del Po

Siete appassionati di arte e cultura? Allora scegliete Rovigo dove, ogni anno, i musei si animano con mostre d’arte e fotografia e le strade del centro storico, con le loro antiche porte, chiese e monumenti, nascondono tesori che meritano di essere scoperti passo dopo passo.

Ma la città non è l’unico richiamo: a breve distanza si estende il meraviglioso Delta del Po, che ha ispirato grandi registi come Antonioni, Rossellini, Avati e Mazzacurati e che, con i suoi paesaggi sconfinati, è ideale per essere esplorato con escursioni in barca, alla scoperta della fauna autoctona e delle case rurali che raccontano la storia del territorio. Per rendere l’esperienza ancora più indimenticabile, attendete l’ora del tramonto, quando i colori del cielo dipingono la natura di tonalità calde e avvolgenti: la magia è assicurata.

La Cascata delle Marmore, un vero spettacolo della natura

Cascata delle Marmore, Umbria

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Le spettacolari Cascata delle Marmore

A pochi chilometri da Terni, la Cascata delle Marmore, una delle meraviglie naturali più celebri d’Italia e la cascata più alta d’Europa, è perfetta per fuggire dalla routine e svagarsi a contatto con la lussureggiante vegetazione del parco naturale.

Passeggiando lungo i sentieri, avrete la possibilità di ammirare non solo lo spettacolo maestoso delle acque, ma anche di scorgere le tracce di antiche civiltà grazie ai resti archeologici e industriali, nonché opere idrauliche che testimoniano il profondo legame tra l’uomo e l’ambiente circostante.

In Valtellina, all’aria aperta tra i vigneti

Infine, un’altra idea per una giornata originale è la visita ai vigneti della Valtellina, dove l’arte vitivinicola si sposa con panorami unici.

I terrazzamenti che caratterizzano la splendida valle alpina si estendono per chilometri e danno vita a un paesaggio incantevole che sembra non avere fine. Qui, nelle cantine più rinomate, vengono organizzate visite guidate per vedere da vicino come nasce il pregiato “Valtellina Superiore“.

Ad esempio, luoghi come Carmine di Poggiridenti e Calvario, a Tresivio, propongono un’immersione totale nei segreti della produzione vinicola, permettendo di assaporare la storia e la tradizione di queste terre. Dopo aver apprezzato i sapori locali, perché non approfittarne per una passeggiata rigenerante tra le montagne tutt’intorno, dove la natura diventa il perfetto sfondo per una pausa di relax e benessere? Una fuga in famiglia tra vigneti e montagne, che unisce il piacere del buon vino alla bellezza incontaminata del paesaggio valtellinese.

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Alla scoperta di Sapa, l’estremo nord del Vietnam

Nel cuore dell’estremo nord del Vietnam si nasconde Sapa, un luogo che sembra uscito da un sogno. Tra montagne avvolte nella nebbia, terrazzamenti di riso che sembrano estendersi all’infinito e villaggi che conservano tradizioni antiche, Sapa è un mondo a parte lontano dal caos delle città e perfetto per chi cerca natura, autenticità e avventura da fissare nei ricordi di viaggio. Se stai cercando un posto dove il tempo sembra scorrere ad un ritmo diverso, dovei paesaggi si trasformano in quadri viventi, Sapa ti conquisterà al primo sguardo. Ti sarà utile sapere che Sapa può essere visitata in qualsiasi periodo dell’anno, ma le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno quando il clima è più mite e i paesaggi sono al loro massimo splendore. Se sceglierai di visitare Sapa in inverno, sappi che troverai temperature molto fredde e nevicate a volte intense, porta con te abbigliamento comodo da trekking e un impermeabile, le piogge possono arrivare improvvisamente.

Le risaie terrazzate di Muong Hoa

Uno degli scenari più iconici di Sapa sono sicuramente le risaie terrazzate di Muong Hoa, un capolavoro della natura e dell’ingegneria contadina. Le colline, scolpite dai contadini Hmong e Dao per coltivare il riso, formano paesaggi spettacolari soprattutto durante la stagione del raccolto. Tra maggio e ottobre, queste risaie si tingono di un verde brillante per trasformarsi via via in un dorato intenso avvicinandosi ad ottobre e al periodo del raccolto. Camminare tra questa risaia terrazzata è un’esperienza che immerge nella vita locale e si potrebbero incontrare sia contadini al lavoro che bambini che giocano tra i campi.

Il villaggio di Cat Cat

Situato a pochissimi km da Sapa c’è il villaggio di Cat Cat, una delle mete più amate del Vietnam per chi ama scoprire le culture autoctone e in questo caso quella degli Hmong. Nonostante il turismo abbia apportato alcuni cambiamenti, qui è ancora possibile assaporare uno stile di vita autentico. Le case tradizionali sono costruite con legno e bambù, ma a rendere tutto molto idilliaco sono i piccoli ruscelli e le cascate adiacenti, tra cui la Cat Cat Waterfall, la cascata più bella della regione. Fare un tuffo nelle tradizioni locali significa scoprire che il villaggio Cat Cat è famoso per la tessitura e la produzione di indumenti di lino.

Il monte Fansipan, tetto dell’Indocina

Per chi ama le montagne, una delle attrazioni imperdibili di Sapa è senza dubbio il monte Fansipan, chiamato ‘’il tetto dell’Indocina’’, con i suoi 3143 metri è la vetta più alta del Vietnam ed è anche una delle sfide irresistibili per gli escursionisti. Ma se non sei appassionato di trekking, sappi che è possibile raggiungerne la cima con una moderna funivia in pochissimi minuti. Una volta in vetta,  la vista è mozzafiato con le montagne a perdita d’occhio e le nuvole che sembrano quasi sfiorarti, esperienza che ti farà sentire letteralmente in cima al mondo.

Il mercato di Bac Ha

Per vivere un’experience autentica e scoprire la cultura delle minoranze etniche che popolano la regione, il mercato di Bac Ha è una tappa obbligatoria. Qui ogni domenica i gruppi etnici del nord del Vietnam si radunano per poter vendere i proprio prodotti agricoli, artigianali e tessili. I colori dei costumi tradizionali delle donne Flower Hmong con abiti riccamente decorati, creano un contrasto affascinante con il verde delle montagne circostanti, qui inoltre potrai acquistare tessuti fatti a mano, gioielli artigianali e provare piatti tipici.

Il villaggio di Ta Phin

Se cerchi un’esperienza più intima e meno turistica il villaggio di Ta Phin è il luogo giusto. Qui vive la minoranza etnica Dao, conosciuti per i loro costumi rossi e i bagni curativi, qui potrai scoprire la vita rurale nel suo stato più autentico. Potrai visitare le vicine grotte, immergendoti in un paesaggio incontaminato o rilassarti con un tradizionale bagno alle erbe Dao, queste erbe sono famose per i loro effetti benefici e rilassanti sul corpo, soprattutto dopo aver affrontato una giornata di trekking.

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Urban exploration: cos’è e perché affascina molti

Le prime immagini che emergono quando si pensa al turismo sono spesso quelle relative a monumenti storici, oppure a musei ricchi di capolavori o, ancora, a percorsi naturalistici e spiagge bellissime. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, c’è sempre maggiore attenzione verso una forma di turismo ancora diversa: l’urban exploration, o Urbex. Questo tipo di esplorazione concentra la sua attenzione verso luoghi abbandonati e decadenti, dove il tempo sembra essersi fermato e dove i segni della presenza umana si mescolano, o addirittura vengono sovrastati, dalla natura che piano piano pensa ad una lenta riconquista. Cosa spinge così tante persone verso l’urban exploration e perché esercita un fascino così potente?

La scoperta dell’Urbex

L’urban exploration è molto più di una semplice avventura o giornata passata in luoghi abbandonati. Infatti, gli urbexer, come vengono chiamati tutti coloro che praticano questa particolare forma di esplorazione, vedono questi posti come una testimonianza di un passato che non si vuole lasciare alle spalle. Ad esempio, ogni edificio abbandonato, fabbrica dismessa oppure ospedale caduto in rovina ha qualcosa da raccontare e sembra trattenere fra le sue mura fatiscenti un pezzo di umanità.

L’esplorazione di questi luoghi invita tutti a riflettere su temi profondi. Uno fra tutti la transitorietà della vita e delle creazioni umane. Lo stato di decadenza ed abbandono di questi edifici sembra quasi un promemoria della mortalità dell’uomo e dell’impossibilità di controllare completamente il mondo che ci circonda.

Le origini dell’urban exploration: dalle Catacombe di Parigi ai social media

La storia dell’urban exploration ha radici profonde, più antiche di quel che si possa pensare. Nel 1793 il francese Philibert Aspairt esplorò per la prima volta le Catacombe di Parigi, un vasto laboratorio sotterraneo di gallerie e cimiteri che si snoda sotto la capitale francese, uno dei luoghi sotterranei più affascinanti d’Europa. Questa prima impresa segnò l’inizio dell’urbex, che oggi è diffuso in tutto il mondo e che ha visto una rapida ed esponenziale crescita grazie anche ai social media.

Oggi, piattaforme come Instagram o YouTube, infatti, hanno contribuito a rendere l’urban exploration una pratica popolare. Online vengono condivise immagini suggestive di vecchi ospedali, castelli abbandonanti e fabbriche dismesse, che attraggono migliaia di visualizzazioni da tutto il mondo.

Si tratta di scenari unici che, oltre ad essere il luogo perfetto per foto uniche, rappresentano una profonda connessione tra uomo e ciò che egli ha lasciato dietro di sé. Per molti esploratori urbani, infatti, condividere le immagini relative a questi luoghi non solo è un modo per raccontare la propria esperienza, ma è anche un invito a riflettere su come la società si trasforma e cosa rimane quando l’umanità si ritira e lascia spazio alla natura.

La ricerca dei luoghi dimenticati

Gli urban explorer, quindi, non si accontentano di semplici viaggi organizzati o mete turistiche comuni. Ma come avviene la ricerca di questi luoghi così affascinanti e dimenticati? Google Maps è probabilmente lo strumento più utilizzato per questo scopo. Osservando dall’alto le varie zone è possibile individuare i luoghi più remoti ed isolati, riuscendo così ad individuare i segni dell’abbandono: tetti sfondati, edifici invasi dalla vegetazione oppure strade dimenticate. Ma la famosa applicazione non è l’unica fonte di informazioni a riguardo. È possibile trovare questi luoghi abbandonati anche osservando annunci immobiliari o parlando direttamente con gli abitanti del luogo.

Una volta individuato il luogo abbandonato da visitare, questi esploratori non lo condividono facilmente con il mondo. Il codice non scritto dell’urbex, infatti, prevede un certo livello di segretezza. Non solo perché gli esploratori sono gelosi delle proprie scoperte, ma anche per evitare queste strutture vengano vandalizzate o depredate da quei soggetti che non hanno rispetto per il loro valore storico o artistico.

Parte di un vecchio palazzo abbandonato ormai in rovina, con luce che entra dalla cupola

Fonte: iStock

Vecchio palazzo in rovina abbandonato

Quali rischi si corre con l’urban exploration?

Nonostante la crescente fama di questa pratica, l’urban exploration nasconde dei rischi. Visitare edifici pericolanti può, ad esempio, causare dei crolli. Le fabbriche dismesse o i vecchi ospedali, inoltre, possono contenere ancora materiali tossici che possono dannosi per l’uomo e per la natura. Tuttavia, i più esperti esploratori non si fanno intimorire. Un urbexer parte alla scoperta di questi luoghi segreti con l’attrezzatura giusta: elmetti, maschere contro eventuali agenti chimici e calzature robuste per poter camminare in sicurezza tra detriti e macerie o in mezzo alla natura.

Oltre ai rischi fisici che si possono correre con l’urban exploration, ci sono da considerare anche i rischi legali. Molte delle strutture e dei luoghi esplorati sono di proprietà privata e, pertanto, l’ingresso è vietato dalla legge. Gli esploratori sono consapevoli di queste probabili conseguenze legali, perciò è fondamentale rispettare sempre le norme ed agire con molta discrezione, evitando di forzare ingressi o arrecare danni ad edifici e proprietà altrui.

L’urban exploration in Italia

L’Italia è un vero e proprio paradiso per gli amanti dell’urban exploration. Con la sua lunga storia ed il suo vastissimo patrimonio architettonico, nel nostro Paese sono presenti numerosi luoghi ed edifici abbandonati, tutti da scoprire. È possibile visitare chiese e conventi vuoti, palazzi eleganti e nobiliari decaduti conquistati dalla vegetazione circostante, passando poi per fabbriche ed aree militare dismesse, fino a più di 6000 interi paesi abbandonati su tutto il territorio italiano.

Fra gli esempi più iconici è possibile citare la città fantasma di Consonno, situata in Lombardia e che nacque nei recenti anni Sessanta come progetto di una Las Vegas tutta italiana, ma subito abbandonata. Oppure, il borgo abbandonato di Roscigno Vecchia, considerato la “Pompei del Novecento”, che venne abbandonato nei primi anni del ‘900 a causa di continue scosse di terremoto che hanno costretto gli abitanti del posto a trasferirsi verso altre mete.

A questi si possono aggiungere migliaia di villaggi medievali sulle colline toscane e liguri, i borghi della Basilicata rimasti vuoti dopo l’emigrazione degli abitanti, ma anche numerose vecchie terme, teatri, ospedali, ville e, addirittura, carceri, che offrono un’esperienza di urban exploration senza eguali.

La città lombarda di Consonno abbandonata negli anni 60, con un lampione abbattuto in primo piano e rovine sullo sfondo

Fonte: iStock

La città abbandonata di Consonno in Lombardia

Esplorare questi luoghi significa immergersi nella storia che non viene raccontata nei libri di scuola oppure raccontata e celebrata nei musei. Sono luoghi che parlano di errori umani e di abbandoni, ma anche della forza della natura, che lentamente si è riappropriata di ciò che l’uomo le aveva rubato nel corso dei secoli.

L’urban exploration è una vera e propria esperienza, che va oltre la semplice curiosità per i luoghi abbandonati. È qualcosa che porta a riflettere sul tempo e sulla natura dell’uomo, osservando ciò che resta quando quest’ultimo si ritira. Per gli urbex è l’occasione di meditare, entrando in contatto con l’assenza della vita e con il lento ritorno della natura.

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Una breve guida ai castelli d’Abruzzo

Foreste, parchi nazionali e riserve dove i lupi vagano liberi, valli silenziose punteggiate di borghi medievali e castelli in pietra: siamo in Abruzzo, una delle regioni più verdi d’Europa. Si tratta di una destinazione ancora poco conosciuta, ma ricca di bellezze che, con il loro fascino storico, contribuiscono a creare scenari da fiaba che aspettano solo di essere scoperti.

In particolare, l’Abruzzo vanta castelli splendidi, un’attrattiva sempre più irresistibile per tante tipologie di viaggiatori: dagli appassionati di storia a chi, invece, vuole avvicinarsi alle fantasie fiabesche con le quali sono cresciuti e che vedono concretizzarsi in queste architetture maestose. In questa breve guida vi accompagniamo alla scoperta dei castelli d’Abruzzo, da inserire nel vostro itinerario tra un arrosticino e un bagno sulla costa.

Rocca Calascio

Tra i castelli più alti d’Italia, Rocca Calascio è anche una delle attrazioni più visitate d’Abruzzo, situata in una posizione privilegiata. La rocca, infatti, si affaccia sui meravigliosi paesaggi offerti dal parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. La fortezza, una volta in stato di abbandono, si erge a 1.460 metri di altezza e la sua struggente bellezza ne ha fatto un punto di riferimento per le riprese di film medievali tra cui “Lady Hawke”, “Il nome della rosa” e “Il viaggio della sposa”. Dal paese di Calascio si sale in auto o a piedi seguendo i tornanti dello stretto sentiero fino al forte. Dopo aver esplorato la rocca, vi consigliamo di tornare in paese per rilassarvi in alcuni dei bar presenti in zona.

Rocca Calascio

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Rocca Calascio illuminata la sera

Castello Roccascalegna

Tra le Valli del Rio Secco e del Sangro, in provincia di Chieti, si trova il borgo medievale di Roccascalegna. Sovrastante il paese, in posizione dominante su uno sperone roccioso, si erge un castello dalla forma particolare, imponente e misterioso. Stiamo parlando del Castello di Roccascalegna, una fortificazione risalente al V secolo e in passato appartenente ai Longobardi. Dopo alcuni anni e diversi proprietari, il castello acquisì lentamente un aspetto più stravagante, lo stesso che lo contraddistingue tutt’oggi.

Quando la fortezza fu abbandonata nel XVIII secolo, rimase senza protezione e fu vittima di intemperie e saccheggi, finendo quindi in uno stato di deterioramento. Solo recentemente, grazie a un restauro avvenuto nel 1996, il Castello Roccascalegna è stato riportato al suo antico splendore. Per arrivarci vi basterà percorrere una scalinata, dove potrete passare da una torre all’altra salendo altre rampe di scale scavate nella pietra.

Castello Caldora

Tra le strutture fortificate meglio conservate d’Abruzzo c’è Castello Caldora, costruito sulle colline della provincia de L’Aquila. Contraddistinto da tre maestose torri che dominano la Valle Peligna, il castello faceva parte di un vasto sistema di difesa militare che comprendeva altri sei castelli, tra cui quelli di Anversa e di Roccascalegna. Dopo un recente restauro, diverse parti del castello sono state aperte al pubblico e offrono una vista privilegiata sul paesaggio circostante. Anche le sale interne sono molto interessanti, alle quali si può accedere acquistando un biglietto del costo di 2 euro.

Castello Caldora Pacentro

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Castello di Caldora al borgo di Pacentro

Fortezza di Civitella del Tronto

La Fortezza di Civitella del Tronto rappresenta una delle antiche costruzioni militari più grandi e maestose d’Italia e d’Europa. Situata sulla sommità delle dolci colline della provincia di Teramo, la fortezza un tempo appartenuta a Filippo II d’Asburgo, Re di Spagna, è considerata anche uno dei migliori esempi in quanto a ingegneria militare e uso strategico del posizionamento militare in Europa. Civitella del Tronto, infatti, dominava dall’alto il Regno della Santa Sede, nonché il Regno di Napoli. Le aree accessibili della fortezza comprendono la Piazza d’Armi, la caserma dei soldati, la Chiesa di San Giacomo, ciò che resta del palazzo del Governatore e una delle numerose cisterne.

Castello Cantelmo

Ai piedi della Valle Peligna, in provincia de L’Aquila, si trova il Castello Cantelmo. Situato nel borgo medievale di Pettorano sul Gizio, il forte militare è stato costruito su una pianta irregolare con quattro torrioni situati sulle mura del complesso. La fortificazione, lasciata per anni in uno stato di abbandono, è stata oggetto di ingenti restauri nel corso degli anni novanta che hanno riportato il castello ai fasti del passato. Oggi il castello è aperto al pubblico e ospita alcune mostre permanenti quali “Gli uomini e la montagna”, “Mostra dei carbonai” e “Reperti archeologici di epoca romana”.

Castello Aragonese

Proseguiamo questa breve guida ai castelli d’Abruzzo con una fortezza posizionata in una location suggestiva. Situata a strapiombo sul mare, il Castello Aragonese offre un panorama splendido perché affacciato sulle bellezze naturali della costa adriatica e della Costa dei Trabocchi. Non c’è molto da vedere perché il castello subì gravi danni durante la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia potete dare un’occhiata al giardino, alle sale di un piccolo museo con foto d’epoca, mobili e arredi appartenuti alle famiglie che l’hanno abitato. D’estate, invece, viene impiegato per l’organizzazione di eventi come concerti e mostre.

Castello Aragonese Ortona

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Castello Aragonese di Ortona

Castello di Salle

In una guida dedicata ai castelli non poteva certo mancare una struttura infestata dai fantasmi! Il Castello di Salle, realizzato in pietra della Maiella, è immerso nell’incantevole Riserva Naturale della Valle dell’Orta e ospita il Museo Medievale Borbonico. Due storie lo rendono famoso: da una parte si racconta di una camera in stile impero (visitabile) dove pare abbia dormito Napoleone Bonaparte, mentre dall’altra di una vecchia alta e magra che vaga tra le sale del castello di notte, apparentemente morta tragicamente nel 1300.

Castello Piccolomini di Balsorano

Terminiamo questa guida con un castello che, grazie alla sua bellezza, è stato utilizzato come location per diversi film italiani come “Il comune senso del pudore” di Alberto Sordi. Il castello si presenta come un’imponente struttura fortificata di stampo medievale, ma contaminata nell’architettura da elementi di epoche successive come il Rinascimento. Il forte è gestito dalla società “Castelli d’Italia” che lo ha trasformato in un albergo/ristorante dove potrete assaporare le specialità regionali. Se invece desiderate una visita più approfondita, potrete farla su prenotazione.

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Urban Nature, la festa della natura in città: gli eventi

Sono moltissime le città italiane che verranno coinvolte nella splendida iniziativa all’insegna del green e della sostenibilità promossa dal WWF, ma che avrà il suo fulcro nella capitale, Roma.

Urban Nature è la festa del WWF, giunta quest’anno alla sua ottava edizione, volta alla sensibilizzazione di amministrazioni comunali e cittadini sul concetto della protezione e della valorizzazione del verde urbano.

Ecco i dettagli e il programma di questa iniziativa che vedrà animare le piazze e le vie di molte città italiane con tantissimi eventi, per il weekend del 28 e 29 settembre.

Cos’è la festa Urban Nature del WWF

L’importanza del verde urbano è sempre più evidente, soprattutto se ci si concentra a osservare i dati più recenti. Secondo il Servizio europeo per il cambiamento climatico di Copernicus, infatti, l’estate appena trascorsa è stata la più calda mai registrata a livello globale ed europeo. Agosto è stato il 13° mese negli ultimi 14 mesi in cui la temperatura media globale ha superato di 1,5°C i livelli preindustriali. Questa sequenza di record rende sempre più probabile che il 2024 si confermi come l’anno più caldo mai registrato.

Le conseguenze di queste temperature estreme incidono direttamente sulla salute umana, soprattutto per le persone più vulnerabili. Il WWF sottolinea che oltre il 4% della mortalità estiva nelle città europee è legata al fenomeno delle isole di calore urbane, con una particolare incidenza sugli over 65. Solo nel 2023, le ondate di calore hanno causato oltre 47.000 decessi in Europa, con l’Italia tra i paesi maggiormente colpiti.

L’assenza di aree verdi nelle città contribuisce alla formazione delle isole di calore, fenomeno dovuto in gran parte alla predominanza di materiali edili come asfalto, cemento e metallo rispetto agli spazi verdi.

In città, all’aumento delle temperature si aggiungono eventi meteorologici estremi, come le piogge intense, nonché l’inquinamento atmosferico: infatti, oltre il 70% delle emissioni nocive per il clima proviene dalle città, e l’83% della popolazione urbana europea è esposta a livelli di inquinamento dannosi per la salute.

L’eccessiva cementificazione, l’inquinamento e il cambiamento climatico hanno trasformato le città in punti critici, richiedendo una rapida transizione verso una maggiore sostenibilità per migliorare la qualità della vita dei loro abitanti.

Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia, spiega a cosa si dedica Urban Nature: “Per quanto riguarda l’inquinamento, un ettaro di foresta urbana può rimuovere in media 17 kg all’anno di PM10 e 36 kg di ozono troposferico. Con Urban Nature, vogliamo diffondere la consapevolezza del valore della natura urbana per il benessere delle persone, promuovendo azioni virtuose da parte di amministratori, comunità, cittadini e imprese per proteggere e ampliare la biodiversità nelle città“.

Gli eventi in tutta Italia per Urban Nature

Le iniziative dedicate al verde urbano e promosse nel weekend della festa del WWF Urban Nature sono più di 100 e coinvolgono tante città in tutta Italia, come Roma, Milano, Cagliari, Chieti, Palermo, Siena, Bologna, Parma e Trieste.

Il 29 settembre, nella giornata di domenica, l’evento centrale si terrà nella capitale presso la terrazza del Pincio, con tante iniziative pensate per il pubblico partecipante.

Questa edizione di Urban Nature, in collaborazione con i Carabinieri Forestali Raggruppamento Biodiversità e l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (Anms), e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, ISPRA e Anci, ha un programma veramente variegato che prevede anche un concorso dedicato alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, statali e paritarie. In collaborazione con il CICAP, il WWF invita infatti gli studenti a ideare progetti per proteggere e ampliare la “natura urbana”, sviluppando il pensiero critico e le competenze trasversali necessarie per un futuro sostenibile.

In più di 1.700 piazze italiane i visitatori potranno acquistare una pianta di Erica per supportare i progetti mirati allo sviluppo del verde nelle città italiane. Invece, come già annunciato, domenica l’evento di Urban Nature toccherà Roma, anche a Villa Borghese con una serie di laboratori dedicati al mondo delle piante, sessioni di yoga, lettura nel verde, passeggiate naturalistiche, forest bathing e molto altro.

Info più dettagliate, programma e città coinvolte disponibili sul sito ufficiale dell’evento.

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Ascoli Piceno e le piscine naturali del torrente Castellano

Il Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga a sud, il Parco nazionale dei Monti Sibillini a nord-ovest: vette brulle, spoglie e monumentali che vegliano dalle loro sommità sulla conca dove si adagia Ascoli Piceno, cittadina del meridione delle Marche di grande fascino e bellezza, eppure spesso dimenticata.

Una città d’impronta medievale, di meraviglie rinascimentali e circondata da una natura esaltante. Non sono solo infatti i vicoli, le piazze, i palazzi gentilizi del centro storico a colpire il visitatore, ma anche le colline coperte di ulivi, le montagne imponenti e, non ultimi, i fiumi.

Ascoli sorge alla confluenza del fiume Tronto e del torrente Castellano, due corsi d’acqua impetuosi che scendono dalle sommità circostanti. In particolare il secondo si regala, nei pressi di Ascoli, una dimensione avventurosa e balneare grazie alle numerose piscine naturali che si formano lungo il suo letto in tutta la sua valle e danno alla città una spiaggia d’acqua dolce che in estate diventa un vero e proprio luogo di festa, tra un tuffo e un picnic, fra lunghi pomeriggi passati a bagno nelle acque turchesi e domeniche in famiglia.

Ascoli Piceno e il suo centro storico

La chiamano la città delle cento torri, anche se di quelle cento torri rimangono oggi pochi, seppur illustri esempi.

Ascoli Piceno, capoluogo di provincia nella parte meridionale della Marche, ha uno dei centri storici tra i più sottovalutati e sorprendenti. Un vero e proprio gioiello intagliato nel travertino, la pietra con la quale sono stati costruiti i monumenti architettonici del centro storico, donando grande luminosità e candore a piazze, ponti e chiese.

Torri, si diceva: sembra che alla metà del Duecento la skyline di Ascoli, che siede alla confluenza dei corsi d’acqua Tronto e Castellano in una conca circondata da montagne, fosse addobbata di duecento torri, simbolo del potere delle famiglie nobili che le abitavano. Per asserire il proprio dominio, l’imperatore Federico II di Svevia ne fece abbattere, dice la tradizione, ben novantuno nel 1242.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il centro storico di Ascoli Piceno

Oggi ne sopravvivono una cinquantina: ne sono esempi la torre degli Ercolani, con il suo palazzetto romanico; la torre di San Venanzio, convertita in campanile dell’omonima chiesa; le scarne Torri gemelle davanti alla bella chiesa di Sant’Agostino.

Lo spettacolare centro storico ruota attorno alla splendida Piazza del Popolo, nelle cui vicinanze si aprono una serie di altre piazze grandi e piccole. Piazza del Popolo ha le caratteristiche classiche del Rinascimento, con lo splendido Palazzo dei Capitani del Popolo, figlio del periodo di massimo splendore di Ascoli, dell’inizio del Cinquecento. Al suo fianco sorge lo storico Caffè Meletti, elegante bar in stile liberty che da oltre 150 produce l’anisetta, tipico liquore locale simile alla sambuca.

Non è affatto lontana Piazza Arringo, la più grande della città, probabilmente vecchio foro di epoca romana e oggi luogo più animato del centro storico. Vi sorgono la Chiesa di Sant’Emidio, duomo cittadino, il Battistero di San Giovanni, il Palazzo dell’ Arengo sede della Pinacoteca Civica, il Palazzo Episcopale e il Museo Diocesano, oltre che numerosi bar e ristoranti.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Dettaglio della facciata del Palazzo dei Capitani del Popolo

Il Duomo è la costruzione più meritevole: nato su un luogo già consacrato a divinità pagane, ha una facciata di travertino con colonne corinzie che richiama un’estetica classica, mentre l’interno è romanico-gotico con splendidi soffitti e diverse opere d’arte di rilevanti artisti di epoca rinascimentale.

Non solo torri, piazze e chiese decorano il centro storico: teatri, fortezze, fontane, antiche porte cittadine, logge e, soprattutto, ponti. La natura incassata del Tronto e del Castellano lascia spesso le acque fuori dallo sguardo di chi guarda Ascoli dai panorami delle colline e dei monti attorno alla città, ma il centro storico è sostanzialmente una penisola tra i due fiumi, che si trovano a confluire l’uno nell’altro all’estremità orientale del conglomerato urbano.

Le piscine naturali urbane di Ascoli: le Cartiere dei Papi

Uno dei luoghi dove effettivamente Ascoli diventa una città fluviale è proprio nei pressi di un ponte, il Ponte di Porta Cartara.

Poco fuori dal centro storico si trova infatti l’antico complesso preindustriale della Cartiera papale, una serie di edifici che nel corso del tempo, grazie alla forza del torrente Castellano che vi scorre a fianco, hanno svolto una serie di funzioni diverse: la cartiera, certo, ma anche mulini ad acqua, oncia delle stoffe e ferriera. Oggi, peraltro, vi trovano sede il Museo della carta, il Museo di Storia naturale e il Museo dell’acqua, una esposizione permanente dedicata a mari, fiumi, laghi, paludi e ghiacciai.

Dalle immediate vicinanze delle Cartiere dei Papi prende le mosse un percorso sentieristico che risale il corso del torrente Castellano, passando da una stupenda piscina naturale all’altra, con continue cascate e polle dove tuffarsi e fare il bagno. Ci sono in tutto una mezza dozzina di larghe piscine, tutte molto simili tra loro per conformazione e profondità, un vero e proprio paradiso per le famiglie ascolane, per i visitatori e per gli amanti dell’outdoor e del wild swimming.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Le cascate delle Cartiere dei Papi ad Ascoli

In tutte le spiagge d’acqua dolce delle Cartiere dei Papi la battigia è formata da terra battuta mista a sabbia e si possono facilmente trovare posti all’ombra, per ripararsi dal solleone. Tutte le piscine naturali sono precedute da una cascata più o meno alta. Il colore dell’acqua, turchese, è influenzato dalle sorgenti sulfuree presenti a monte: l’acqua non è cristallina, ma rimane purissima. In tutte le piscine si può fare un tuffo, come fanno i tanti ragazzi del luogo che frequentano questa zona del Castellano.

Divertitevi a esplorare tutto questo tratto del torrente, un vero e proprio litorale fluviale urbano che regala ad Ascoli e agli ascolani una dimensione estiva tutta propria, malgrado la vicinanza del mare Adriatico a una trentina di chilometri.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Cartiere dei Papi: la spiaggia urbana di Ascoli Piceno

Il torrente Castellano e la Paradise beach

Il Castellano è davvero un corso d’acqua che regala angoli meravigliosi a tutti gli amanti dell’acqua dolce.

Poco fuori Ascoli, infatti, sorge quella che i locali chiamano la Paradise beach, uno splendido tratto del torrente sotto un antico ponte in disuso, tra massi dove prendere il sole, cascatelle, piscinette e una gigantesca polla azzurra dove tuffarsi da altezze impossibili.

La Paradise beach si trova lungo la strada che risale il corso del Castellano e si dirige verso Castel Trosino, un caratteristico borgo medioevale che merita una visita. Da una strada sterrata laterale si accede a un sentiero che in pochi minuti porta sopra il ponte Tasso, la rovina di un antico ma solido ponte dal quale si scende alle piscine naturali.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

Nuotare nelle acque del Castellano alla Paradise beach

Da uno dei versanti del ponte si scende in maniera un po’ rocambolesca fino al letto del torrente. A monte del punto di discesa si trovano una serie di cascatelle e piccole polle, le rocce che emergono dalle acque imbiancate dai residui sulfurei delle acque del Castellano. Le sorgenti termali poco più a monte danno all’acqua il suo tipico colore turchese, che risplende in contrapposizione al bianco sporco dei massi. Questo rende anche le acque del torrente fresche, ma non fredde.

In questa zona c’è un po’ più di spazio per trovare una collocazione all’asciutto, stendere il proprio asciugamano e prendere il sole. Non mancano le piscine naturali un po’ più ampie dove godersi qualche bracciata o dove semplicemente godersi un po’ di tempo a mollo.

Ascoli Piceno Castellano

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata con la grande piscina turchese ai suoi piedi

A valle, invece, una briglia proprio sotto il ponte genera una cascata con un fronte molto ampio, che a sua volta ha comportato la creazione di una piscina enorme ai suoi piedi, molto profonda. Un richiamo a cui è impossibile resistere nelle calde giornate estive: un tuffo è d’obbligo.

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Un itinerario dal gusto romantico alla scoperta di Santa Margherita Ligure

Quel piacevole alternarsi di scorci unici che sorvegliano il mare è proprio quel sogno ad occhi aperti a cui nessuno vorrebbe rinunciare. Se in più ci si trova nel cuore della riviera ligure di Levante, con i suoi colori e i profumi inconfondibili, allora il viaggio si trasforma in qualcosa di romantico e indimenticabile.

Siamo a Santa Margherita Ligure, nel golfo del Tigullio, a 30 km da Genova. Una piccola perla sul mare che ha tanto da offrire a coloro che decidono di vivere qualche giorno di relax tra le sue piccole vie caratteristiche, scoprendo i borghi e la natura circostante.

La passeggiata dei Baci: da Rapallo a Portofino

Il percorso di 8,5 chilometri che parte da Rapallo e giunge a Portofino attraversa le splendide località di Santa Margherita Ligure e di Paraggi. Un itinerario che costeggia il mare e si addentra nei boschi, per poi tornare alle meravigliose spiagge della costa ligure. Passa anche per borghi pittoreschi ed esplora luoghi storici di rara bellezza, in tratti pianeggianti alternati a dolci saliscendi adatti a tutti, anche ai meno allenati.

È una camminata da record, quella che unisce Rapallo a Portofino. Nel 2017 il percorso è stata ricoperta da un lunghissimo tappeto rosso: con i suoi 8 chilometri di estensione, il “red carpet” con vista sulla costa ligure è rientrato tra i Guinness World Records.

Il tratto più suggestivo: cosa non perdere a Santa Margherita Ligure

Il paesaggio lungo la costa ligure di Levante è tutto un incanto, ma uno dei tratti più caratteristici è quello che attraversa il borgo di Santa Margherita Ligure e giunge alla frazione di Paraggi. Gli elementi che si susseguono variano lungo il tragitto e regalano scorci imperdibili di un paesaggio altamente suggestivo.

Sono circa 4 i chilometri che dividono il centro di Santa Margherita Ligure da Paraggi: si passa davanti alle architetture tipiche e al Castello del borgo affacciato al mare, ma anche ai luoghi simbolici di una fetta di costa dal fascino unico e senza tempo.

Tappa 1: le “palazzate” affacciate al mare

Camminando lungo il percorso che accompagna verso Portofino, si possono ammirare le tipiche “palazzate” sul mare di Santa Margherita: un insieme di strutture abitative che si sviluppano in verticale, appoggiate l’una all’altra come in un abbraccio senza fine. I colori delle facciate, finemente decorate, si alternano e riflettono i raggi del sole sull’acqua del mare, in particolare nel momento più romantico del tramonto, che infiamma di luce tutto ciò che incontra.

"Palazzate" tipiche liguri affacciate sul mare

Fonte: iStock

Palazzi tipici liguri affacciati sul mare

Tappa 2: il Castello cinquecentesco

Affacciato sul mare ma con uno sguardo sempre rivolto allo splendido borgo di Santa Margherita Ligure, sorge il Castello cinquecentesco voluto dalla Repubblica di Genova per difendersi dagli attacchi dei pirati saraceni.

Dal Settecento non ricopre più il suo originario ruolo difensivo, mentre le sue recenti ristrutturazioni gli hanno permesso di diventare uno spazio espositivo multimediale in cui vengono organizzati eventi e mostre d’interesse: sorge qui ciò che si chiama Museo del Mare, una tappa da non dimenticare che testimonia il legame indissolubile del borgo ligure con il mare.

Tappa 3: la banchina Sant’Erasmo

Superato il castello, si cammina lungo la Banchina Sant’Erasmo: qui un tripudio di colori e profumi inebria e incanta. I pescherecci della flotta locale sbarcano qui con le loro lancette motorizzate, portando con sé il pescato del giorno. Una tappa qui è d’obbligo per assaggiare il pregiato gambero rosso che ha ottenuto il marchio De.Co (Denominazione Comunale di Origine) per tutelare e valorizzare questa squisita specialità locale.

Banchina Sant'Erasmo con i suoi tipici pescherecci

Fonte: Andrea Chiantore

Banchina Sant’Erasmo

Tappa 4: il Covo di Nord Est

Non manca da esplorare anche la parte più modaiola della riviera, che con la sua famosa discoteca ha anche una storia romantica tutta da raccontare. Erano gli anni Sessanta e Settanta quando questo locale, quel Covo di Nord Est sorto in una casa incastonata nella roccia a picco sul mare, scrisse la storia della vita notturna nella riviera ligure.

Sorta tra il 1898 e il 1903, la struttura era una dimora privata fatta costruire dal nobile barone Franchetti: l’uomo si era innamorato perdutamente di una cantante lirica austriaca che divenne sua amante. Per lei voleva costruire un castello imponente, alto 50 metri e con un teatro sul retro nel quale si sarebbe potuta esibire. Una storia d’amore, però, troncata da un tragico destino.

La trasformazione in locale pubblico del Covo avvenne nel 1934. Un luogo di incontri e divertimento, che vedeva giungere via mare e attraccare al porticciolo Punta Pedale i personaggi di quella “Dolce Vita” che raccontano di un’epoca vivace. Da qui sono passati, tra i vari, Brigitte Bardot e Roger Vadim, Jane Fonda, Nat King Cole e Frank Sinatra, accompagnati dalle note di Fred Buscaglione, Renato Carosone, Bruno Martino e Peppino Di Capri.

Non ha ancora perso il fascino di un tempo, il Covo di Nord Est. Ancora oggi è un locale raffinato scelto da molti vip in viaggio a Portofino.

Tappa 5: l’area marina con le sue praterie di posidonia oceanica

Proseguendo nel cammino che porta verso Paraggi, ci si addentra ulteriormente nel paesaggio dell’Area Marina Protetta di Portofino che incanta con le sue praterie di posidonia oceanica. Si tratta di una vera e propria pianta superiore con radici e foglie e che produce frutti e fiori. Forma particolari distese verdi che ospitano molte specie animali. Si allargano nelle zone in cui l’acqua è poco profonda e una volta illuminate dai raggi del sole creano giochi di luci e colori incantevoli.

Praterie di Posidonia Oceanica sulla costa di Santa Margherita Ligure

Fonte: iStock

Praterie di Posidonia Oceanica

Tappa 6: la Cervara

Poco prima di giungere a Paraggi, si incontra sul percorso La Cervara, l’Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino. Costruito dai monaci benedettini nel 1361 ed eletto ad Abbazia nel 1546, il monastero ospita uno dei giardini più incantevoli d’Italia. Quello che era l’orto dei monaci è stato trasformato negli anni in un giardino all’italiana affacciato sul mare.

La Cervara, Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino

Fonte: Andrea Chiantore

La Cervara, l’Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino

Tappa 7: Villa Bonomi, il castello di Paraggi e la sua leggenda

Si giunge poi a Paraggi, frazione di Santa Margherita Ligure, le cui acque cristalline rientrano nell’Area Marina Protetta di Portofino. Prima di raggiungere la baia, ci si imbatte in un castello che spicca da un promontorio a picco sul mare. Costruito dalla Repubblica di Genova, viene chiamato anche Villa Bonomi Bolchini e porta con sé una curiosa leggenda.

Nelle rocce sulle quali sorge la fortezza, si apre una grotta nella quale si racconta che vivrebbe una feroce murena che farebbe da guardia ad un tesoro ricco di monete d’oro e gioielli. Si dice che un pirata francese molto avido, Etienne Toussaints, naufragò vicino alla scogliera e che, ferito, si rifugiò con il bottino nella grotta, ma poco dopo morì, circondato da quel tesoro. La sua anima si trasformò così in un’enorme murena pronta ad attaccare tutti coloro che avessero provato ad avvicinarsi a questa ricchezza.

L'incantevole Castello di Paraggi

Fonte: iStock

Castello di Paraggi (Villa Bonomi)

Tappa 8: la baia di Paraggi

Giungiamo alla tappa finale di questo cammino con la Baia di Paraggi: un incantevole acquario naturale tra le rocce e il mare, formato da un centinaio di metri di sabbia fine in cui l’acqua assume sfumature incredibili che virano verso il verde smeraldo, una tonalità talmente suggestiva da avere un suo personale colore ufficiale: il Pantone Verde Paraggi. Si trova tra il Castello di Paraggi e la caletta di Niasca e fa parte dell’Area Marina Protetta di Portofino.

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Viaggio a Kuta, la località più famosa di Bali

È da molto tempo che Bali attrae visitatori stranieri: negli anni ’70 meta spirituale e magnete per i surfisti, oggi conquista turisti di ogni tipo assumendo sempre più la forma di una destinazione che o si ama o si odia. Su una cosa, però, tutti sono d’accordo: può essere affollata, costosa rispetto ad alte mete asiatiche, ma la sua bellezza è indiscutibile. Giungle rigogliose, spiagge di sabbia vulcanica, rituali induisti al profumo di incenso e cascate mozzafiato.

L’esperienza che si ha di questa isola indonesiana cambia molto in base alle nostre esigenze e alla zona che scegliamo di visitare. Per chi ama il relax e la natura, Ubud è la scelta ideale, mentre per chi preferisce un’atmosfera più festaiola, la località da segnare sull’itinerario è sicuramente Kuta. Questa è una delle destinazioni più famose e turistiche: scopriamola insieme per capire se fa al caso vostro.

Come raggiungerla e come spostarsi a Kuta

Kuta, in origine piccolo villaggio di pescatori, è situata nella zona sud di Bali ed è nota soprattutto per la sua spiaggia e per il suo mare, perfetto per chi pratica surf. Arrivare a Kuta è molto semplice perché la cittadina dista pochi chilometri dall’aeroporto principale dell’isola, quello Internazionale Ngurah Rai, conosciuto comunemente come Aeroporto di Bali-Denpasar. Vi basterà salire su un bus o un taxi per arrivare comodamente e velocemente al vostro alloggio.

Una volta arrivati a Kuta potete spostarvi tranquillamente a piedi, mentre se desiderate esplorare i dintorni avete a disposizione gli scooter a noleggio, un grande classico per chi viaggia in Indonesia perché rappresenta la soluzione più economica. In alternativa potete scaricare sul telefono l’app Grab e usufruire di un servizio simile a Uber.

Tramonto Kuta

Fonte: iStock

Turisti guardano il tramonto sulla spiaggia di Kuta

Kuta: cosa fare e vedere

Un viaggio a Kuta prevede diverse cose e molte di queste riguardano il mare tra relax, surf e divertimento. Non mancano esperienze legate alla scoperta del cibo locale e dei dintorni: grazie alla sua posizione, da qui potete raggiungere facilmente alcune delle mete più amate dell’isola.

Rilassarsi sulla spiaggia

Seppur non sempre sia semplicissimo fare il bagno a causa delle onde alte, la spiaggia principale di Kuta offre l’atmosfera perfetta in cui dedicarsi a una sola attività: rilassarsi. Come ogni cosa presso la cittadina, anche questa può essere raggiunta comodamente a piedi e troverete un’ampia scelta di servizi turistici per il noleggio di attrezzatura sportiva, lettini e ombrelloni. La combinazione di sole, sabbia, surf e vita notturna è ciò che rende questa spiaggia così popolare.

In generale la spiaggia è libera e nelle immediate vicinanze troverete diversi warung (i chioschi tipici) ricchi di frutta e bevande fresche. La spiaggia di Kuta è anche la location dove vengono rilasciate le tartarughine: vi basterà informarvi e rivolgervi all’associazione locale per partecipare a questa esperienza. Se visitate questa parte dell’isola durante la stagione delle piogge, potreste trovare la spiaggia un po’ sporca a causa dei rifiuti trasportati qui dalle maree e dai venti.

Iscriversi a un corso di surf

Bali è diventata sempre più sinonimo di surf e Kuta è il luogo ideale dove imparare perché le onde, in base alla giornata, sono adatte a tutti i livelli, dai più esperti ai principianti. Le onde qui si infrangono lungo tutto il tratto di spiaggia lunga 2 chilometri offrendo così ai surfisti lo spazio necessario per distanziarsi e trovare un piccolo posto tutto per sé. Troverete diverse scuole o istruttori privati, a disposizione per insegnare sia agli adulti che ai bambini ad approcciarsi alla tavola e ad affrontare le prime onde, che essendo morbide si adattano perfettamente anche ai principianti.

Surfisti a Kuta

Fonte: iStock

Coppia di surfisti sulla spiaggia di Kuta

Esplorare i dintorni di Kuta

Se avete voglia di cambiare aria, potete noleggiare uno scooter o partecipare a un tour per raggiungere la vicina Uluwatu. Immersa in un’atmosfera più rilassata rispetto a Kuta, Uluwatu offre spiagge bellissime e tramonti indimenticabili. Una delle attrazioni principali, però, resta il tempio Luhur Uluwatu, anche noto con il nome di ‘tempio delle scimmie’. Per non avere problemi con questi animali non date loro da mangiare e tenete le distanze, così che non possano aggredirvi per rubarvi qualche oggetto personale! La particolarità di questo tempio è la sua posizione a picco sul mare, la quale offre scorci panoramici splendidi.

Per quanto riguarda le spiagge, invece, le migliori sono Bingin Beach, ideale per chi vuole praticare surf, Padang Padang Beach per chi ricerca la classica spiaggia da sogno con sabbia bianca e acque azzurre, e Melasti Beach, famosa per i suoi colori caraibici.

Se siete interessati ai templi indù, da Kuta potete raggiungere anche il Tempio della Terra nel Mare (Pura Tanah Lot), situato su un isolotto a 100 metri dalla costa. Costruito da un sacerdote nel XVI secolo, il tempio è dedicato agli spiriti guardiani del mare e leggenda vuole che sia sorvegliato da pericolosi serpenti marini. Quando la marea è alta, la roccia su cui è situato viene quasi completamente sommersa, ma per alcune ore al giorno è possibile arrivare al tempio camminando senza quasi bagnarsi. Entrare è vietato, ma al tramonto è possibile ricevere la benedizione dai sacerdoti, così da portarvi a casa un’esperienza unica e spirituale.

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Prezzi e consigli per una vacanza in caicco in Turchia

La Turchia è una destinazione ideale per chi cerca una vacanza all’insegna del relax e della scoperta di territori fantastici, con le sue acque spettacolari ed il suo mare cristallino. Cosa c’è di meglio che esplorare queste meraviglie a bordo di un caicco, una tradizionale imbarcazione in legno tipica della zona orientale del Mediterraneo e particolarmente diffusa nel Paese. L’esperienza di una crociera in caicco rappresenta una vera e propria immersione nella natura incontaminata di questo affascinante e meraviglioso Paese.

Le origini del caicco

Il caicco ha una lunga tradizione nelle acque turche, risalente a diversi secoli fa. Questa imbarcazione, infatti, veniva principalmente utilizzata per la pesca ed il trasporto delle merci. Oggi, invece, sono state trasformate in eleganti yacht a vela, che possono offrire ai propri ospiti tutti i comfort moderni, conservando, allo stesso tempo, il loro antico fascino ed il profondo legame con il mare.

Passare una vacanza in caicco è un’esperienza unica, che permette di vivere a pieno il mare e, soprattutto, in modo autentico. È il mezzo ideale per scoprire le insenature nascoste della Riviera Turca, le sue bellissime spiagge segrete e le antiche rovine che si affacciano sul mare e che diventano, così, facilmente accessibili. Navigare in caicco è l’ideale per chi desidera allontanarsi dalla folla e godere del silenzio della natura, fra le acque cristalline dei suoi mari.

Come organizzare una vacanza in caicco in Turchia?

Ci sono due modi principali per vivere una vacanza in caicco in Turchia. Il primo è quello di unirsi ad una crociera organizzata, occasione in cui è possibile prenotare una singola cabina, dove passare il viaggio con più privacy ed è la scelta ideale per chi viaggia da solo, in coppia o con un gruppo di amici. La seconda modalità, invece, è quella di noleggiare privatamente l’intera imbarcazione. In quest’ultimo caso si può godere della massima libertà: sarà possibile scegliere l’itinerario liberamente e concordarlo con il capitano, scegliendo le tappe secondo i propri desideri, tra antiche rovine e spiagge segrete deserte.

Quando si sceglie di viaggiare in caicco in Turchia è importante scegliere la rotta con attenzione. Infatti, sono molte le destinazioni imperdibili di questo Paese ed ogni tratto della costa turca ha qualcosa di speciale da offrire. Ecco quali sono gli itinerari più consigliati ed amati dai viaggiatori, per rendere un viaggio a bordo di questa tradizionale imbarcazione turca un’esperienza indimenticabile.

Veduta aerea di diversi caicchi nelle acque limpide della riviera turca

Fonte: iStock

Veduta aerea di caicchi in mare, Turchia

Itinerari consigliati

Il primo itinerario, forse il più amato e consigliato dai viaggiatori, è quello che porta alla scoperta della Costa Turchese. Si parte dalla bellissima cittadina di Bodrum, per navigare nella baia di Gokova. Questa rotta, chiamata anche “Blue Cruise”, porta i viaggiatori attraverso alcune delle zone più belle ed incontaminate del Mar Egeo. Include l’isola di Cleopatra, famosa per le sue spiagge chiare e le acque limpide, e le Sette Isole, ovvero un arcipelago immerso nel verde. Questa rotta è la scelta perfetta per chi desidera una vacanza in cui alternare relax ed avventura, tra immersioni e snorkeling e lunghe passeggiate sulla terraferma.

Un altro itinerario da non perdere è quello della baia di Hisaronu, dove il Mar Egeo si incontra con il Mar Mediterraneo. È un tratto della costa turca caratterizzato da una costa frastagliata ed acque cristalline, dove poter scoprire piccole baie accessibili soltanto via mare. Durante questo viaggio è possibile visitare le rovine storiche di Knidos, un’antica città di origine greca. Inoltre, fra le varie tappe, per rendere l’esperienza ancora più autentica, nelle piccole taverne dei pescatori si potranno assaggiare piatti a base di pesce fresco e le varie specialità culinarie turche.

Per chi, invece, cerca una vacanza tranquilla e vuole navigare in acque calme, il golfo di Fethiye e le isole di Gocek sono la scelta ideale. Questa zona, infatti, è particolarmente amata dai velisti, grazie alle condizioni ottimali di navigazione e alle numerose baie che offrono riparo durante le correnti più forti. Degne di nota sono le isole Yassica, con le loro lagune naturali e le spiagge di sabbia. Il mare qui è così tranquillo da sembrare quasi una piscina naturali, caratteristica che rende perfetta la rotta anche per i visitatori con bambini.

Infine, il bellissimo itinerario che porta alla scoperta della baia di Kekova. Qui le acque turchesi nascondono delle vere e proprie città sommerse, resti appena visibili sotto la superficie dell’acqua. Questa zona, infatti, è un territorio ricco di storia ed è perfetta per chi vuole unire un pizzico di avventura alla scoperta culturale. Si può visitare l’antica città di Myra, con le sue tombe ed il grande teatro di epoca Romana, una delle tappe sicuramente più affascinanti, oppure il piccolo e pittoresco villaggio di pescatori di Kas, dove fare un salto nel passato.

Caicco in lontananza che naviga in acque turche al tramonto

Fonte: iStock

Caicco in navigazione al tramonto

Quanto costa fare una vacanza in caicco?

Uno dei primi aspetti da considerare per chi vuole organizzare una vacanza in caicco è sicuramente il budget. I prezzi, infatti, possono variare notevolmente non solo a seconda della stagione, ma anche in base al tipo di imbarcazione scelta ed ai servizi inclusi. Ovviamente, durante l’alta stagione i prezzi tendono a salire, soprattutto nei mesi di Luglio e Agosto, con cifre più elevate rispetto a quei mesi considerati “di spalla”, come Maggio, Giugno e Settembre, periodo in cui è anche possibile trovare offerte più convenienti.

Il costo per noleggiare una cabina su un caicco condiviso parte da circa 200/300 euro a persona per una settimana di viaggio, ma può salire anche fino a 1000 euro se si viaggia, invece, su imbarcazioni più lussuose. Il prezzo include, solitamente, l’alloggio, i pasti a bordo e alcune delle escursioni a terra.

Per chi, invece, vuole noleggiare un caicco per un vacanza più libera, allora i prezzi possono variare da 2.000 euro fino ad oltre 10.000 euro a settimana, a seconda delle dimensioni e della classe dell’imbarcazione, quindi i livelli di comfort ed eventuali servizi aggiuntivi, come l’equipaggio completo o la possibilità di praticare diversi sport acquatici.

La maggior parte delle vacanze in caicco dura una settimana, ma esistono anche altre soluzioni. Per chi ha meno tempo o desidera fare solo una breve esperienza a bordo di questa imbarcazione turca, è possibile prenotare una mini crociera della durata di tre o quattro giorni.

Una vacanza in caicco in Turchia è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Un viaggio durante il quale è possibile vivere momenti unici che combinano il fascino della navigazione con la bellezza di una delle coste più suggestive dell’intero Mar Mediterraneo, che sia un classico itinerario o uno dei più avventurosi.

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Mugnano, il paese dei muri dipinti in Umbria

Nell’incantevole regione dell’Umbria, tra le sue colline verdi e i preziosi borghi antichi, si trova un piccolo gioiello che attira l’attenzione di artisti e viaggiatori, nonostante sia decisamente poco noto al turismo di massa: Mugnano, conosciuto anche come il “Paese dei Muri Dipinti”. Questo affascinante borgo è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove l’arte si intreccia con la vita quotidiana e il passato si fonde con il presente.

Mugnano è una frazione del comune di Perugia, infatti dista circa 15 km dal capoluogo umbro ed è situato a sud-ovest sulla strada che conduce al Lago Trasimeno. Questo piccolo borgo si trova a poca distanza dalle sponde del lago e rappresenta una meta ideale per chi desidera scoprire l’Umbria più autentica, lontana dalle mete turistiche più frequentate. Circondato da una natura incontaminata, Mugnano è facilmente raggiungibile in auto e rappresenta una tappa perfetta per un’escursione di un giorno.

Scopriamo insieme cosa vedere in un giorno a Mugnano e quali attività fare nei dintorni di questo sorprendente borgo umbro.

Cosa vedere a Mugnano in un giorno

Il principale motivo per cui Mugnano è famoso è senza dubbio la sua galleria d’arte a cielo aperto. I muri delle case del borgo dell’Umbria sono adornati con oltre 40 dipinti murali realizzati da artisti provenienti da ogni parte del mondo. Questa tradizione, iniziata negli Anni Ottanta, ha trasformato il piccolo centro in un luogo di cultura e creatività. Passeggiare per le stradine di Mugnano significa scoprire racconti e suggestioni diverse, dove ogni murales racconta un messaggio, un’emozione o un pezzo di storia.

Il museo a cielo aperto di Mugnano ha avuto inizio grazie all’impegno costante di Benito Biselli, pittore mugnanese che ogni anno organizzava mostre d’arte che richiamavano moltissimi visitatori, ma col passare del tempo divenne sempre più complesso e dispendioso. Biselli, nell’83, capì che occorreva trovare un’alternativa, dunque iniziò ad invitare artisti durante le acclamate feste di paese, che avrebbero trasformato i vicoli dell’antico borgo medioevale in tele d’artista.

I murales che oggi si trovano a Mugnano sono diversi da quelli che siamo abituati a vedere, infatti questi anche se su parete, sono “incorniciati” in una cornice anch’essa disegnata, come una galleria d’arte moderna disseminata lungo le vie del centro storico. Dagli Anni Ottanta ad oggi, quasi ogni estate si aggiunge un nuovo dipinto.

I temi dei dipinti sono i più disparati, si è data massima liberà agli artisti di esprimere il proprio pensiero. Molti riprendono scene di vita umbra, i campi, i lavori ormai dimenticati, le feste popolari, le rivisitazioni storiche, altri ci portano in luoghi lontani, come l’india o l’Africa o l’America Latina.

Oltre a questi splendidi pezzi d’arte, durante una gita di un giorno a Mugnano, vi consigliamo però di vedere anche la Chiesa di San Benedetto, un’antica chiesa che risale all’XI secolo ed è un ottimo punto di partenza per la visita del borgo stesso. Al suo interno, si trovano opere d’arte sacra che testimoniano la profonda spiritualità di questo paese.

Un luogo di incontro per gli abitanti è invece la piazza principale di Mugnano, che offre un’atmosfera tranquilla e accogliente ai visitatori. Qui è possibile sedersi e ammirare il panorama circostante, riflettendo sulle opere d’arte appena viste e magari guardando le fotografie appena scattate.

Cosa vedere nei dintorni di Mugnano

Se avete più tempo a disposizione e volete scoprire altri bellissimi e interessanti scorci in Umbria, i dintorni di Mugnano offrono altre meraviglie da scoprire, anche in un weekend.

Lago Trasimeno, Umbria

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Il paesaggio del Lago Trasimeno

A pochi chilometri dal borgo medievale di Mugnano si trova il bellissimo Lago Trasimeno, uno spot ideale per gli amanti della natura più pura, i paesaggi da cartolina e le escursioni a passo di trekking. Il Lago Trasimeno è il quarto lago più grande d’Italia. Qui è possibile trascorrere del tempo immersi nella natura, fare una passeggiata lungo le sue sponde, o prendere un traghetto per visitare le isole del lago, come l’Isola Maggiore e l’Isola Polvese. In ambedue queste isole, inoltre, avrete l’opportunità di immergervi ancora più a fondo nella natura umbra, scoprendo scorci davvero emozionanti.

Lo splendido borgo di Castiglione del Lago, situato sulla riva occidentale del Lago Trasimeno, è un’altra meta imperdibile se vi trovate nei dintorni di Mugnano. Il Castello del Leone, con le sue alte torri e le imponenti mura medievali ben conservate, domina il paesaggio e offre una vista mozzafiato sul lago dalla sua cima. Le stradine medievali e il Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago sono perfetti per una visita all’insegna della storia e della cultura.

Il capoluogo dell’Umbria si trova a circa 20 minuti di auto da Mugnano: Perugia è una città d’arte e storia, famosa per le sue piazze, i musei e le tradizioni gastronomiche. La Fontana Maggiore, la Cattedrale di San Lorenzo e la Galleria Nazionale dell’Umbria sono solo alcune delle attrazioni da visitare.

Amanti del vino? Stiamo parlando proprio con voi! A pochi chilometri da Mugnano si trova Torgiano, una piccola cittadina nota per la produzione di ottimi vini. Qui potrete visitare il Museo del Vino, che offre una panoramica sulla storia della viticoltura in Umbria, e fare degustazioni presso le cantine locali.