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Funicolare Sant Joan, cosa devi sapere per programmare una visita

Tra le montagne, nel cuore della natura selvaggia, ammirando panorami che levano il fiato: c’è un luogo in Catalogna che regala una vista spettacolare, di quelle che è difficile dimenticare. Per godere di tanta bellezza basta salire sulla funicolare Sant Joan, per un viaggio che dura pochi minuti ma che resterà impresso per sempre tra i ricordi di viaggio più indelebili.

E se il percorso è importante e va goduto appieno, anche la destinazione è affascinante: arrivati in cima la vista abbraccia il mondo intorno a sé, si può visitare un piccolo museo, oppure partire per una delle tante escursioni possibili tra queste montagne.

Tutto quello che c’è da sapere per una giornata a Montserrat, a bordo di una funicolare con vista da favola e nel cuore autentico della Catalogna.

La funicolare Sant Joan, un viaggio vertiginoso verso la vetta

Tra le montagne, nel cuore della natura, osservando il mondo spalancarsi intorno a sé. Succede in SpagnaCatalogna, poco distante da Barcellona, dove si può salire sulle montagne e ammirare tutto dall’alto. Per farlo si deve raggiungere il monastero di Montserrat e da lì salire ancora sulla funicolare Sant Joan. Una volta su questi vagoni si vivrà un’esperienza unica, vertiginosa e da sogno.

Il viaggio dura poco e la funicolare si inerpica sul fianco della montagna fino a raggiungere la cima, da dove la vista spazia sulla Catalogna regalando agli occhi uno scenario pazzesco e unico.

Vale assolutamente la pena salire anche solo per poter colmare lo sguardo di tanta meraviglia, ma la vista spettacolare non è l’unica cosa che si può fare una volta raggiunta la cima della montagna. Infatti dalla stazione (inaugurata nel 1918) vi è un edificio che ospita il museo Aula de la Natur, all’interno del quale si può approfondire la conoscenza di quali specie animali e vegetali vivono nel parco naturale della zona, ma non solo dal momento che raccoglie anche nozioni sul clima e sulla storia.

E poi da qui partono tante escursioni, per poter vedere con i propri occhi la meraviglia di questo paesaggio montano, conoscerlo meglio e tornare arricchiti dal viaggio.

La stazione a monte della funicolare di Sant Joan

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Sant Joan, la stazione a monte

Funicolare Sant Joan, cosa c’è da sapere

Alcuni dati interessanti in merito a questo percorso riguardano i numeri. A partire dalla distanza che si percorre una volta saliti sulla funicolare Sant Joan, che ammonta di 503 metri, con una pendenza che arriva a toccare il 65 %. Una volta terminato il viaggio si arriva a circa 1000 metri di altitudine, sul Piano delle Tarantole.

Questo percorso è stato inaugurato nel 1918 con l’obiettivo di unire il monastero sottostante con l’eremo di Sant Joan, nel punto in cui vi è anche il belvedere da cui la vista abbraccia il territorio circostante.

Nel corso del tempo questo impianto è stato oggetto di ammodernamenti ed è stato dotato di veicoli che permettono ai passeggeri di ammirare al meglio il paesaggio anche durante il viaggio.

Come raggiungere il monastero di Montserrat

Ma per intraprendere questo viaggio bisogna prima compierne un altro ed è quello per raggiungere il monastero di Montserrat. Si parte da Barcellona per raggiungere la stazione di Monistrol de Montserrat e da lì si sale sulla ferrovia a cremagliera, che porta nel cuore della montagna, dove si trova l’edificio religioso anche meta di pellegrinaggio.

La salita lungo il pendio dura circa 15 minuti e, grazie ai vetri panoramici, si può assaporare la bellezza della natura. Inoltre, è bene sapere che il treno parte circa ogni 20 minuti, ma è bene informarsi prima in base al periodo.

La storia di questo impianto è abbastanza antica e affonda le sue radici nella necessità di rendere più facile l’accesso al monastero. E questo è un luogo in cui si fondono la storia, la cultura e la bellezza naturale, creando un sito che vale la pena raggiungere per potersi immergere nell’anima della Catalogna.

Montserrat da dove parte la funicolare Sant Joan

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Montserrat, da qui parte la funicolare che porta a Sant Joan

Cosa vedere una volta raggiunto Montserrat

Una volta arrivati con la cremagliera a Montserrat, e prima di procedere con la salita grazie alla funicolare Sant Joan, ci sono tantissime cose da ammirare per poter rendere questa gita ancora più speciale.

Qui, infatti, si trova il santuario della Vergine Maria di Montserrat, ma anche il monastero benedettino che ha circa 1000 anni. Qui giungono anche i pellegrini per poter pregare la Madonna Nera, celebre scultura romanica del XII secolo che ha una grandezza di circa 95 centimetri. Legata alla figura della Madonna, inoltre, c’è una antica leggenda secondo la quale la prima immagine della Vergine Maria sia stata trovata da un gruppo di bambini con un gregge in una grotta. Visto che questa statua era impossibile da trasportare, il vescovo avrebbe ordinato la costruzione del santuario.

Da non perdere anche il museo all’interno del quale si possono ammirare opere di celebri artisti come Caravaggio, Degas, Picasso e Dalì, oltre a una collezione di resti archeologici e a mostre temporanee.

Un sito importante dal punto di vista culturale, storico, religioso e naturalistico e da cui partire per un’altra tappa, quella lungo la funicolare Sant Joan.

Le escursioni dalla funicolare

Raggiunta la stazione della funicolare di Sant Joan si possono intraprendere delle interessanti escursioni alla scoperta della bellezza selvaggia di queste cime.

Una di queste porta nel punto più alto: Sant Jeromi che è a 1236 metri sopra il livello del mare. La durata di questo percorso è di circa 2 ore e mezza. Dura, invece, solo 20 minuti quella che porta all’eremo di Santa Magdalena da cui godere di una vista altrettanto favolosa. Questi sono solo alcuni dei percorsi che si possono intraprendere, per poter vivere da vicino il paesaggio e scoprire scorci nuovi.

Ma se si decide di tornare indietro, si può ripartire dal monastero e successivamente salire su un’altra funicolare che permette di raggiungere un altro luogo altrettanto affascinante. Stiamo parlando della funicolare di Santa Cova che, infatti, fa da collegamento tra il santuario di Montserrat e la grotta proprio quella dove, secondo, la leggenda i pastorelli hanno trovato l’immagine della Vergine Maria. Si può raggiungere anche a piedi, ma la comodità del mezzo è impareggiabile. Per raggiungere questo luogo speciale, inoltre, non si sale in maniera vertiginosa verso l’alto ma si scende lungo un percorso di 262 metri.

La vista da Sant Joan

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La splendida vista da Sant Joan
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Viaggio d’autunno a Taormina, un weekend tra storia e natura

L’autunno, seppur con alcune giornate di pioggia, è una stagione che potremmo definire magica: il merito è dei suoi colori, degli odori, degli ottimi prodotti che produce la terra, delle giornate fresche ma calde allo stesso tempo, tanto da rivelarsi ideali per visitare molte mete del nostro Paese prese d’assalto dai turisti durante l’estate. Una di queste è Taormina, in provincia di Messina, città sospesa tra il mare e il Monte Tauro.

Taormina, info utili

Taormina si affaccia su un limpido Mar Ionio, quasi come fosse una terrazza naturale nata lì per farci contemplare la bellezza del suo territorio. Chiamata anche Perla dello Ionio, offre un centro storico ricco di monumenti e scorci dai panorami mozzafiato che spaziano dal mare turchese all’imponente profilo dell’Etna.

Nel corso dei secoli è stata amata ed elogiata da artisti e illustri di tutto il mondo. Ne sono degli esempi Goethe, che la definì “il più grande capolavoro dell’arte e della natura” e Guy de Maupassant, che ne parlò come di un “quadro nel quale si ritrova tutto ciò che sembra esistere sulla Terra per sedurre occhi, spirito ed immaginazione”.

Non vi sorprenderà sapere, quindi, che è una delle destinazioni italiane più amate dai viaggiatori, tanto che in estate si rischia di perdere la sua essenza più pura. Per questo motivo, un bel weekend d’autunno da trascorrere a Taormina è uno dei regali più belli che vi possiate fare.

Taormina in autunno

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Veduta panoramica di Taormina

Perché passare un weekend autunnale a Taormina

La verità nuda e cruda è che ogni momento è quello giusto per visitare Taormina, ma è altrettanto vero che l’autunno le dona un volto difficile da scoprire durante le altre stagioni. Un punto a favore di questo periodo dell’anno è certamente il clima che da afoso si trasforma in mite, e quindi ottimale per scoprire tutte le sue meraviglie storiche (ma anche per fare un bel bagno nel caldo Mar Ionio).

Le passeggiate si rivelano più piacevoli, colazioni e pranzi si possono ancora fare all’aperto (ma con più relax), e poi ci sono i panorami, tutti impreziositi  delle tinte di questa stagione speciale. Ma non è di certo finita qui, perché a rendere il weekend ancor più suggestivo è anche il minore afflusso turistico rispetto all’estate, che fa vivere un’esperienza ben più autentica e difficile da dimenticare.

In autunno tutto costa meno e, anzi, molti dei luoghi più belli della città diventano persino gratuiti: ne sono degli esempi i lidi, poiché smontate le strutture balneari sono fruibili per tutti. Infine gli eventi, che tra tradizioni tipiche e imperdibili appuntamenti di ogni genere, trasformano ogni giornata in un’occasione unica.

Fine settimana d’autunno a Taormina, cosa vedere

Due (o tre) giorni possono essere abbastanza (ma anche pochi) per visitare Taormina. La città siciliana, infatti, offre diverse meraviglie storiche e naturali che, senza ombra di dubbio, vale la pena conoscere. Per questo motivo, noi di SiViaggia abbiamo selezionato alcune delle sue attrazioni più belle, quelle che d’autunno non bisogna perdere assolutamente.

Teatro Greco-Romano

Simbolo indiscusso di Taormina, il Teatro Greco-Romano è un vero capolavoro antico che ancora vive ai giorni nostri: la sua arena è intatta, e le terrazze e i muri di pietra sono perfettamente conservati. Situato al centro della città, è il secondo teatro per dimensioni di tutta la Sicilia e persino uno dei più belli d’Italia. Ma non è di certo finita qui, perché questo sito dalla bellezza unica offre anche una vista mozzafiato sull’Etna e sulla costa dell’isola.

Teatro Greco-Romano, Taormina

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Il bellissimo Teatro Greco-Romano

Palazzo Corvaja

Affacciato da una parte su Piazza Badia e Corso Umberto (la via dello shopping) e dall’altra su Piazza Santa Caterina, il Palazzo Corvaja è uno dei monumenti più rappresentativi di tutta la città. La sua storia è lunghissima, al punto che sulla sua facciata si possono ancor ammirare le tante e diverse incisioni che evidenziano le scelte morali e religiosi dei signori che lo abitarono nel corso degli anni. Bellissimi sono anche gli interni, che conservano un magnifico grande salone pieno di opere preziose.

Duomo di Taormina

Situato nell’omonima piazza, il Duomo di Taormina risale al Medioevo e affascina per le sue merlature che lo fanno assomigliare più a una fortezza che a un edificio religioso. Tra le sue mura, invece, si possono osservare opere di età bizantina, rinascimentale e barocca.

Santuario Madonna della Rocca

Il Santuario Madonna della Rocca ha le particolarità di sorgere nel punto più alto di Taormina e di essere stata edificato interamente nella roccia. Raggiungerlo non è facilissimo (ma vale sicuramente la pena), perché occorre salire una scalinata di 300 gradini. I più “pigri”, tuttavia, possono arrivarci anche con la propria auto per mezzo della Circonvallazione. Emozionante, invece, è il panorama che vi si può ammirare.

Santuario della Madonna della Rocca, Taormina

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L’interno del Santuario della Madonna della Rocca

Via Giardinazzo

Una perla di Taormina, ma molto meno visitata rispetto alle altre attrazioni della città: Via Giardinazzo offre un bellissimo palazzo decorato in pieno stile siciliano. Si chiama Palazzo Giammonarte ed è la sede di tantissime opere davvero particolari.

Via Pirandello

Via Pirandello è una bellissima strada panoramica da cui scorgere una vista emozionante sull’Isola Bella, il profilo dell’Etna e persino la Baia di Naxos. Alla fine della strada c’è anche il Belvedere di Taormina, ovvero una piazzetta a strapiombo sulla costa dove ammirare un tramonto davvero speciale.

Chiesa di San Pancrazio

La Chiesa di San Pancrazio è dedicata al patrono della città e, pur essendo in stile barocco, conserva resti di epoca bizantina e saracena accompagnati da una statua del santo piena di doni che i fedeli gli offrono. Straordinario è anche il portale, che a sua volta si affaccia su un chiostro circondato da colonne.

Piazza IX Aprile

Piazza IX Aprile è dotata di una curiosa pavimentazioni a scacchi, ma anche di un magnifico punto panoramico che si apre sul Mar Ionio ed edifici storici, tra cui la chiesa barocca di San Giuseppe, la chiesa di Sant’Agostino e l’eccezionale torre dell’orologio con il suo campanile merlato.

La natura di Taormina e dintorni

L’autunno è certamente un momento magico per scoprire la natura di Taormina, sia quella visibile in pieno centro città, sia quella che impreziosisce i suoi dintorni. Le escursioni, tra le altre cose, in questo periodo sono molto più piacevoli per via del clima mite.

Isola Bella

Altro simbolo indiscusso di Taormina, l’Isola Bella è un’affascinante riserva naturale e area protetta che per il suo valore e la sua bellezza è conosciuta come la Perla del Mediterraneo. Presa d’assalto in estate, durante l’autunno offre il suo volto più suggestivo, poiché si trasforma in un vero e proprio museo naturale a cielo aperto in cui ammirare anche due edifici in stile vittoriano.

Isola Bella, Taormina

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La magica Isola Bella

Villa Comunale

La pace più pura si può sperimentare presso i giardini della Villa Comunale di Taormina: piante, arbusti, palme e una grande varietà di fiori fanno credere di essere stati catapultati in un angolo dedito al relax. Bellissima è anche la villa stessa, costruita per volontà della nobildonna scozzese Lady Florence Trevelyan sposata con l’allora sindaco della città, Salvatore Cacciola.

Etna

Se si ha del tempo a disposizione, un fine settimana a Taormina può rivelarsi ottimale anche per andare ad ammirare uno dei più grandi tesori naturali d’Italia: il vulcano Etna. Con i suoi 3.357 metri, è perfetto per chi vuole fare un po’ di trekking mozzafiato ma anche per i semplici viaggiatori che desiderano vivere la sensazione di camminare tra paesaggi lunari. In più, l’Etna è meta da considerare anche per gli amanti del buon vino e delle migliori cantine.

Le spiagge di Taormina e dintorni, ideali anche in autunno

L’autunno, in Sicilia, può rivelarsi ancora una buona stagione per prendere un po’ di sole e fare dei bagni, poiché il Mar Ionio in questo periodo mantiene una temperatura piuttosto calda. Meteo permettendo, le spiagge di Taormina e dintorni da non perdere sono:

  • Spiaggia di Isola Bella: visibile solo con la bassa marea, è la più famosa della città anche a causa della presenza della Grotta Azzurra, dove si rimane stregati dalla luce che filtra attraverso l’ingresso e che in contatto con l’acqua regala delle tonalità uniche. Si tratta di una graziosa striscetta di ciottoli chiari e dorati lambita da un mare cristallino;
  • Spiaggia di Mazzarò: non molto distante dalla città, è incastonata tra due promontori rocciosi e composta di ghiaia e sabbia bagnate da un mare limpido e pulito;
  • Spiaggia di Spisone: è di ampie dimensioni e caratterizzata da due profili diversi poiché a sud vede la presenza di rocce a strapiombo e panorami incantevoli, mentre a nord offre una lunga distesa di sabbia priva di scogli;
  • Spiagge di Giardini Naxos: sono di diversi tipi, da quelle sabbiose a quelle con insenature di rocce vulcaniche. Tutte, ovviamente, accarezzate da un mare che lascia senza fiato.
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Provenza, cosa vedere e quando andare

Probabilmente una delle regioni più amate della Francia, la Provenza conquista chiunque con i suoi paesaggi variegati che caratterizzano e donano una propria personalità a ogni sua area. Da nord a sud, dalle alpi alle vallate, fino alla costa, mentre città fortificate proteggono i suoi antichi confini e innumerevoli borghi si mostrano in tutta la loro incantevole bellezza. 

L’atmosfera della Provenza è unica e nell’immaginario collettivo include sole, cibo e vino, il tutto immerso nei profumi inebrianti della vegetazione mediterranea, ma non solo. Oliveti, vigneti e file di vibranti campi di lavanda si trasformano in canyon e gole naturali dove gli amanti dell’avventura possono mettere da parte i bicchieri di vino e i cappelli di paglia per andare alla scoperta dell’anima più selvaggia della regione. 

Scegliere dove andare in Provenza, come avrete capito, non è semplicissimo. Per questo abbiamo deciso di scrivere un articolo completo con tutte le informazioni utili per aiutarvi a organizzare al meglio il vostro viaggio, da cosa vedere a quando andare. 

Guida pratica alla Provenza 

Prima di raccontarvi cosa fare e cosa vedere in Provenza, partiamo da una guida pratica e generale che vi supporterà nella pianificazione dell’itinerario. 

Dove si trova

Regione storica del sud della Francia, la Provenza confina a est con l’Italia, a nord con l’Alvernia-Rodano-Alpi e a ovest con l’Occitania, dalla quale è separata dal Rodano. Bagnata dal Mar Mediterraneo, offre un clima mite durante i mesi invernali (tranne nella zona delle Alpi) e caldo d’estate, ponendosi come meta ideale da visitare tutto l’anno. Più avanti in questo articolo troverete un paragrafo intero dedicato a quando andare in Provenza e perché. 

Come arrivare 

Per raggiungere la Provenza avete a disposizione diverse opzioni. Se viaggiate in aereo, gli aeroporti principali sono quello di Marsiglia-Provence e quello di Nizza. Se preferite una modalità di spostamento lenta e sostenibile, il treno è la soluzione che fa per voi perché la rete ferroviaria francese è ben sviluppata con collegamenti diretti da Parigi e da altre grandi città francesi.

Infine, se viaggiate in auto dall’Italia, arriverete in Provenza attraversando la Liguria e percorrendo l’A10 Genova-Ventimiglia che, oltre il confine con la Francia, diventa l’Autoroute du Soleil. Da qui percorrerete un tratto di Costa Azzurra per poi raggiungere Marsiglia e Aix-en-Provence. 

Strada tipica Provenza

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Una strada tipica della Provenza

Cosa vedere in Provenza

Chi non ha mai sognato di perdersi tra i vigneti baciati dal sole della Provenza o nei campi di lavanda? Il sud della Francia, come abbiamo accennato all’inizio, è questo e molto altro e creare l’itinerario perfetto non è semplicissimo. Questo dipende anche dal tempo che avete a disposizione e dal periodo che scegliete per visitare questa splendida regione francese. 

Qui vi raccontiamo tutto ciò che c’è da vedere in Provenza, dai paesini imperdibili ai tesori naturali, fino alle spiagge più belle dove godere appieno della dolce vita offerta dalla riviera e ai luoghi diventati iconici anche grazie ad artisti quali Cézanne e Van Gogh. Prendete ispirazione per creare un mix di esperienze ideale oppure, se avete poco tempo, per concentrarvi su una sola zona. 

I borghi più belli da visitare

Tra le cose da vedere in Provenza non possono mancare i suoi borghi più belli cominciando da Valensole, un piccolo, incantevole villaggio da visitare non solo durante i mesi estivi quando la valle circostante è ricoperta di lavanda. Passeggiate tra le labirintiche stradine e non dimenticate di scattare qualche foto dei balconi in ferro battuto, delle persiane dipinte e delle antiche porte.

Storia, arte e folklore si incontrano, invece, nel paesino di Arles, riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità sia per il suo centro storico che per i tanti monumenti romani. Il suo fascino è tangibile tanto che in passato ha conquistato Van Gogh e oggi continua ad attirare a sé tantissimi visitatori. Situato a 35 chilometri a sud di Avignone, Arles vanta un ambiente naturale eccezionale grazie alla presenza del Rodano, della pianura della Crau, della Camargue e de Le Alpilles. 

Se è un autentico assaggio della vita provenzale che state cercando, segnate nella mappa il borgo di Saint-Rémy-de-Provence. Circondata da montagne, è la meta perfetta per chi vuole immergersi nelle bellezze della campagna francese amata anche da Van Gogh, che proprio qui trovò ispirazione per tantissime opere come “La notte stellata”.  Non solo pittori, anche molti registi hanno subìto il fascino dei borghi provenzali, in particolare di Gordes, con le sue case in pietra illuminate dal sole e con vista sulla valle sottostante. 

Tra i borghi da vedere in Provenza c’è anche Roussillon, situato accanto a un profondo canyon, dove un tempo si estraeva l’ocra. Non è un caso, infatti, se qui vedrete case con facciate di questo colore perché gli abitanti utilizzavano anche l’ocra per personalizzare la propria dimora, con tonalità che vanno dagli aranci terracotta ai rossi scuri.

Infine, non perdete Moustiers-Sainte-Marie, dove incantevoli case di pietra sembrano emergere dal fianco della roccia e passeggiando lungo le rive del fiume che attraversa la città vedrete altre case dipinte con colorate persiane: un vero e proprio scenario da cartolina. E, se siete alla ricerca di una gemma nascosta della Provenza, segnate sulla mappa Cotignac, un borgo relativamente sconosciuto dalla maggior parte dei turisti. 

Gordes Provenza

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Il borgo di Gordes in Provenza

Le spiagge migliori 

Il sud della Francia vanta tante spiagge splendide e, se dovessimo consigliarvene una sola, questa sarebbe la spiaggia di Notre Dame, situata a nord dell’isola di Porquerolles. Qui troverete sabbia fine e bianchissima, oltre che un mare calmo e trasparente dal fondale poco profondo. Inoltre, sull’isola non sono ammesse le auto e sulla spiaggia non sono presenti servizi quindi, se amate i paesaggi incontaminati, questa è la location perfetta per voi. 

Perfetta per gli amanti della natura è anche l’insenatura Calanque d’En-Vau, raggiungibile a piedi o via mare. Questa zona, infatti, è famosa per gli amanti della pesca e delle immersioni, oltre che per chi vuole trascorrere qualche ora su percorsi di trekking dagli scenari mozzafiato. Se invece preferite comfort e relax potete optare per Garoupe, seppur molto affollata durante l’estate. Qui, oltre all’acqua cristallina, troverete anche uno spazio pubblico attrezzato dove noleggiare lettini e ombrelloni, oltre che un grosso parcheggio gratuito e le toilette pubbliche. 

Chi desidera respirare la tipica atmosfera provenzale della costa dovrà dirigersi nel borgo di Villefranche-sur-Mer, incastonato tra Monaco e Nizza. Qui si trova Plage des Marinieres, una mezzaluna di sabbia e acque di una bellezza travolgente. E, se non resistete al fascino dell’esclusività, fate tappa ad Antibes, la splendida località frequentata da tantissime celebrità. Non è necessario alloggiare in un hotel di lusso per godere della bellezza delle sue spiagge, vi basterà andare a Plage de la Salis, adatta anche alle famiglie grazie alle sue acque calme e all’atmosfera rilassata. 

Plage des Marinieres

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Plage des Marinieres a Villefranche-sur-Mer

Dove trovare i campi di lavanda in Provenza

La stagione della lavanda è uno dei periodi più attesi da chiunque sogni di visitare la Provenza, ma dove trovare i campi di lavanda migliori? 

Tra gli spot più belli, uno si trova a circa un’ora a nord di Aix-en-Provence, dove decine di campi di lavanda si dispiegano sulle colline del Plateau di Valensole. Tuttavia, se volete godervi appieno questo periodo, dovete dirigervi nella città di Sault dove viene organizzato il festival della lavanda: qui i campi dalle tonalità viola appaiono infiniti e sognanti.  

Per ottenere lo scatto fotografico da cartolina, invece, dovete andare a Notre-Dame de Sénanque dove un’abbazia del XII secolo è circondata da file e file di lavanda. Essendo una location molto gettonata, può risultare particolarmente affollata durante l’alta stagione, per questo vi consigliamo di visitarla di prima mattina. 

Abbazia Senanque Provenza

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L’Abbazia di Senanque e i suoi campi di lavanda

I parchi naturali

Non solo borghi, località balneari e campi di lavanda, questa regione della Francia conquista anche con il suo lato più selvaggio che può essere scoperto attraverso i tanti parchi naturali. Uno dei più belli è sicuramente il Parco naturale dei Calanchi, situato alle porte di Marsiglia. 

Questa è una vera e propria oasi di pace e natura ricca di flora, fauna e calette nascoste. Le Calanques lungo la costa sono tante e tra le migliori citiamo Calanque de Sormiou e Calanque de Morgiou. Potete visitare il parco in diversi modi, optando per avventure sportive come trekking, arrampicata o kayak, oppure partecipando a un comodo tour in barca. 

Un altro scenario unico è offerto dal Colorado di Rustrel, situato nel cuore del Lubéron, a due passi dal villaggio omonimo. Con i suoi grandi massicci color ocra ricorda i paesaggi del Grand Canyon e vi permetterà di camminare in una meraviglia che, seppur bellissima, non è proprio naturale: questa, infatti, è stata modellata dalla mano dell’uomo sfruttando le cave. 

L’interno della Provenza è uno scrigno di tesori naturali. Uno di questi è rappresentato dalle gole del Verdon, considerate il canyon più grande d’Europa. Qui potete percorrere strade panoramiche spettacolari come la Route des Gorges e la Route de la Corniche Sublime, fare sport acquatici, trekking e arrampicate o visitare antichi borghi come Moustiers-Sainte-Marie, il villaggio divenuto famoso nel XVII secolo grazie alle sue manifatture in ceramica destinate alla nobiltà francese. 

Impossibile chiudere questo paragrafo sui parchi naturali senza citare il territorio di Camargue, un lembo di terra dove sabbia, paludi, stagni e risaie ospitano animali meravigliosi come fenicotteri rosa, tori indomiti e cavalli bianchi. Sembra un vero paradiso incontaminato, vero? E nella realtà lo è: questa zona conquista con il suo animo selvaggio, dove gli abitanti tramandano di generazione in generazione antichi usi e costumi. In particolare, qui troverete i guardians (i butteri) col cappello di feltro nero, camicia a fiori e foulard al collo e gitani con la chitarra in mano. Siamo lontani dalla raffinata eleganza dei borghi costieri, ma la Provenza è anche questa, dove la vita scorre in base ai ritmi della natura.

Gole Verdon

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Gole del Verdon

Non solo borghi: le città della Provenza

Fa parte della Provenza, ma possiede un carattere e una personalità tutta sua: stiamo parlando di Marsiglia, una città affascinante dall’anima marinara che conquista con la sua vivacità e con le tante cose da fare e da vedere, anche solo per un weekend. In particolare, a renderla unica è la sua atmosfera multietnica. Grazie alla presenza del porto, oggi meta imperdibile per chiunque visiti la città, nei secoli ha visto arrivare persone provenienti da ogni parte del mondo. Durante i suoi 2600 anni di storia, qui sono arrivati Greci, Romani, ebrei, armeni, italiani, corsi, spagnoli, pieds noir, ovvero nordafricani, magrebini, vietnamiti, cambogiani, comoriani, abitanti delle Antille, di Réunion e turchi.

Se avete un solo giorno per visitare Marsiglia, noi consigliamo di fare tappa a Notre Dame de la Garde, la chiesa che veglia su tutta la città, il castello di Château d’If, diventato celebre grazie al romanzo “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas padre, Le Panier, il quartiere più antico della città, e il Palazzo Longchamp, un capolavoro del 1800.  

Un’altra città di grande importanza storica è Avignone, contraddistinta da una particolare atmosfera medievale e conosciuta come la Città dei Papi. Questo perché fu per quasi un secolo sede della corte papale fino allo scisma del 1377: qui regnarono ben nove papi, ognuno dei quali ampliò e abbellì il suo grandioso palazzo papale, oggi simbolo della città. Se invece sono i profumi ad attirarvi, allora è Grasse la meta da inserire nel vostro itinerario. 

Qui l’arte della profumeria è stata riconosciuta Patrimonio UNESCO nel 2018 e potete scoprirla intraprendendo un viaggio tra le stradine della cittadina, decorata con davanzali fioriti e piccole botteghe, o visitando i campi dove, da generazioni, le famiglie locali coltivano i fiori destinati alla creazione delle fragranze più amate.  

Infine, se è il lusso e le celebrità che state cercando, Cannes vi aspetta con la sua atmosfera maestosa ed elegante, soprattutto durante il Festival Internazionale del Cinema. 

Quando andare in Provenza

Scegliere il periodo giusto per andare in Provenza è molto importante perché vi permetterà di fare esperienza di questa regione in modo diverso a seconda soprattutto dei vostri interessi. Chi vuole visitare i campi di lavanda, per esempio, dovrà organizzare il proprio viaggio allo sbocciare dell’estate. 

In generale, il periodo migliore per visitare la Provenza è la primavera (da marzo a maggio) o l’autunno (da settembre a novembre) quando le temperature sono miti e non si contribuisce all’overtourism che sta affliggendo questa regione francese negli ultimi anni. 

Siamo consapevoli che la Provenza è famosa anche e soprattutto per i suoi campi di lavanda. Questi iniziano a fiorire a partire da metà giugno quindi, se volete ammirarli in tutta la loro bellezza, dovrete pianificare il viaggio tra fine giugno e luglio. In questo periodo, inoltre, tanti borghi organizzano feste dedicate alla lavanda, permettendo ai visitatori di immergersi totalmente nell’atmosfera speciale di questo periodo. 

D’estate, invece, le temperature sono elevate e, seppur perfette per godersi la costa, diventano sinonimo di folla e costi elevati. Chi non è interessato al mare, può valutare di visitare la Provenza in autunno: in questo periodo la natura si mostra al meglio nelle vesti del foliage e le temperature, ancora non troppo fredde, vi permetteranno di scoprire la bellezza dei parchi naturali.

Infine arriviamo all’inverno, dove le temperature fredde e le Alpi diventano lo scenario ideale per chi ama sciare e vuole godersi i mercatini di Natale all’interno dei borghi più belli. 

Provenza Autunno

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Provenza in autunno
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Il lago Sandro Pertini è il più grande di Roma e si nasconde tra le case

Esistono luoghi in cui la forza della natura vince su tutto, anche sui maltrattamenti dell’uomo e sulla cementificazione. Quegli angoli di mondo in cui Madre Natura si è presa una rivincita e ha dato vita ad ambienti sospesi nel tempo, in cui immergersi totalmente per ritrovare una quiete che, sempre più spesso, si perde tra il caos di una grande città e la vita frenetica a cui siamo ormai tutti abituati.

Fermiamoci un momento e andiamo alla scoperta di uno di questi angoli di paradiso, nel cuore della nostra capitale. Qui, tra via Portonaccio, via Prenestina e via di Casal Bertone, a Roma, sorge un prezioso lago proprio là dove potrebbe esserci un parcheggio: il lago Sandro Pertini, noto anche come Lago Bullicante Ex SNIA. Un luogo naturale nato per caso e che lotta ogni giorno contro la cementificazione.

La storia del lago che si è ribellato al cemento

È uno specchio d’acqua circondato da una natura rigogliosa, il lago Bullicante (anche Sandro Pertini). Si trova nella parte orientale di Roma, a poca distanza dalla stazione Prenestina. È nato nel 1992 per una pura casualità (oppure potremmo chiamarlo destino?): a quell’epoca si stavano svolgendo i lavori di escavazione in un cantiere dell’ex fabbrica della SNIA Viscosa, che a metà del Novecento era il più grande insediamento industriale della capitale, per la costruzione di un parcheggio sotterraneo.

Durante lo sbancamento, venne intercettata la falda acquifera che si trovava a pochi metri di profondità, alimentata dall’antico fosso della Marranella. Il cantiere venne così allagato e, nonostante i tentativi di deviare il flusso dell’acqua per continuare nella realizzazione del parcheggio, la natura ebbe la meglio, dando vita a quello che oggi conosciamo come un laghetto che copre circa 10.000 mq di superficie: tra i laghi del Lazio è il più grande della capitale all’interno dell’anello ferroviario.

Questa oasi naturale in mezzo alla città è stata nominata lago Sandro Pertini ed oggi fa parte del Parco pubblico “delle Energie”. Vi si accede dall’ingresso di via Prenestina.

Un luogo raro: il tesoro naturale custodito nel lago Sandro Pertini

Qui, in questo angolo d’Italia in cui la natura ha preso il sopravvento sulle costruzioni dell’uomo, la biodiversità assume un’importanza ancor più accentuata. Riconosciuto nel 2021 come Monumento naturale dalla Regione Lazio, questo specchio d’acqua ospita circa 360 specie vegetali spontanee e più di 130 coltivate. Sono state inoltre censite quasi 90 specie di avifauna protetta, tra cui l’airone rosso, il martin pescatore, la sgarza ciuffetto e il falco pellegrino.

Quello di Sandro Pertini è un lago raro, uno dei pochissimi casi noti di “rinaturazione spontanea” in Europa, gemellato con il lago di Bruxelles, il Marais Wiels. Ma è anche un importante esempio di archeologia industriale italiana, con quei ruderi appartenenti alla ex fabbrica dismessa Snia Viscosa che emergono dalle sue acque.

La popolazione locale, le associazioni, ma anche le università, da anni sono impegnate nella salvaguardia di questa oasi naturale che attira la curiosità e gli studi dei ricercatori. A difesa del lago è nato il Forum territoriale permanente del Parco delle Energie e anche i giovani di Fridays for Future sono attivi e uniti nella sua difesa contro la cementificazione e le speculazioni edilizie, organizzando eventi e giornate per far conoscere a tutti questo piccolo tesoro naturale.

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Sabbie mobili, ecco dove trovarle

In molti conosceranno le sabbie mobili per via dei film di Indiana Jones o le avranno viste in altre pellicole di avventura, eppure queste non sono affatto un fenomeno della fantascienza, bensì un vero e proprio pericolo della natura. Le sabbie mobili, dunque, esistono: ecco in quali parti e luoghi del mondo trovarle – e starne alla larga.

Cosa sono le sabbie mobili

Le sabbie mobili sono composte da un miscuglio di sabbia, argilla e acqua, dolce o salata. I terreni favorevoli alla creazione delle sabbie mobili, infatti, non a caso sono proprio quelli degli estuari dei fiumi o le paludi.

Le sabbie mobili possono essere un vero e proprio pericolo, nonché rivelarsi fatali per il malcapitato che vi cade dentro, quindi tenersi alla larga da zone ad alto rischio è essenziale. L’insidia maggiore per chi dovesse cadere in delle sabbie mobili, al contrario di ciò che si pensa nell’immaginario comune, non è quella di venire risucchiati dal fango, quanto piuttosto di non riuscire a venirne fuori. Infatti, la pressione esercitata da un peso, come quello di una persona o di un animale, rende difficile o impossibile il movimento all’interno della miscela tipica delle sabbie mobili. Chi vi cade dentro, dunque, è praticamente immobilizzato. La chiave per cercare di uscire fuori dalle sabbie mobili, in altri termini, non è muoversi rapidamente poiché si peggiorerebbero le proprie condizioni, ma piuttosto cercare di aumentare la propria superficie di appoggio (allargando braccia e gambe, ad esempio) e provare a muoversi lentamente verso una zona più solida.

Sabbie mobili, Yellowstone

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Le sabbie mobili nel Parco Nazionale di Yellowstone

Dove si trovano le sabbie mobili

Conoscere dove si trovano nel mondo le sabbie mobili è importante non solo per aumentare il proprio bagaglio culturale, ma perché alcune di queste si trovano persino in luoghi famosi e molto turistici.

Casi noti di sabbie mobili, ad esempio, sono sull’isola olandese di Texel oppure nei dintorni della cittadina di Frederikshavn in Danimarca. In Inghilterra, inoltre, ce ne sono alle foci dei fiumi, mentre sulle spiagge lungo la costa settentrionale della Francia ce ne sono di famosissime: quelle del Mont St. Michel. La baia su cui sorge l’isolotto è infatti soggetta al fenomeno delle sabbie mobili.

Ma le sabbie mobili ci sono anche nel parco delle Everglades, in Florida, Stati Uniti. Se non venite divorati da un alligatore o punti da un insetto letale, insomma, qui potete finire inghiottiti dalle sabbie mobili. Ma il posto vale assolutamente il rischio.

Il Delta del Mekong, in Vietnam, è altrettanto noto per le sue vaste distese fangose e i sedimenti fluviali. Qui, è comune trovare aree di sabbie mobili lungo le sponde dei fiumi e nelle zone paludose. Sebbene il Sahara sia noto per le sue dune di sabbia secca, alcune aree, in particolare vicino alle oasi, possono presentare sabbie mobili dovute all’acqua sotterranea che emerge in superficie. Fare attenzione e affidarsi alle guide è d’obbligo.

Il Parco Nazionale di Yellowstone è famoso per i suoi spettacolari e imponenti geyser e le splendide sue sorgenti termali naturali, ma sono proprio le aree intorno alle sorgenti calde quelle che possono nascondere l’insidia delle sabbie mobili, qui create dalla combinazione di terreno sabbioso e acqua termale.

L’Islanda, la spettacolare terra selvaggia del Nord Europa, è un paese di vulcani e ghiacciai, ma attenzione perché in mezzo a queste meraviglie di Madre Natura, nella terra del ghiaccio e del fuoco si nascondono anche le sabbie mobili che qui si possono formare proprio vicino ai fiumi glaciali e alle coste. La miscela di sabbia vulcanica e acqua può infatti creare queste trappola naturali senza molta difficoltà.

In Italia, le spiagge di barene presenti nelle lagune o nelle zone umide costiere, come quelle di Venezia, sono note per essere zone a rischio di sabbie mobili, specialmente durante l’alta marea. Non è difficile imbattersi in sabbie mobili neppure in alcune zone dello Stivale.

Le vaste pianure alluvionali del Rio delle Amazzoni, nel cuore più verde del Brasile, con i loro terreni fangosi e le continue inondazioni, sono un luogo perfetto per la formazione di sabbie mobili. Le zone umide tropicali abbondano di questo fenomeno, ecco perché sono spesso il set ideale per i film di avventurieri.

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Atina, nel Lazio, un borgo dalla storia antichissima

Un borgo dalla storia antica, in cui la leggenda si intreccia con gli eventi realmente avvenuti e in cui le varie epoche si sovrappongono restituendo allo sguardo scorci meravigliosi. Atina è uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue tante ricchezze tutte da scoprire. Camminare per le strade di questo paese significa immergersi in un luogo in cui si possono ammirare resti del periodo romano, oppure del Medioevo, in un amalgama perfetto e affascinante.

Se tutto questo non bastasse, ad Atina anche la natura lascia senza fiato, siamo nella Valle del Comino nel Lazio, nella provincia di Frosinone e qui, tra colline e montagne più alte, ci si può far stupire da scorci stupendi.

Tutto quello che c’è da sapere sul borgo di Atina, sulla sua storia e sulle bellezze da vedere.

Atina, il borgo e la sua storia

La leggenda vuole che a fondare la città di Atina sia stato un dio, Saturno, dando il via a quella che viene definita l’età dell’oro. Scappato dalla Grecia, si narra, si è nascosto nel Lazio dando vita a cinque città, tra cui questo bellissimo borgo.

Borgo di Atina, quello che devi sapere sulla sua storia

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Il borgo di Atina ha una storia tutta da scoprire

E se questo mito risulta indubbiamente affascinante, lo è altrettanto la storia vera di Atina. Citata da Virgilio che l’ha definita “potens”, ovvero potente, sono stati trovati resti che possono essere fatti risalire a tempi antichissimi: si tratta di corredi in bronzo databili tra l’VIII e il VII secolo a.C.

Occupata prima dai Volsci e poi dai Sanniti, dal 293 a.C. è diventata romana e per tanti anni qui vivevano ricchi patrizi. Nel corso della sua storia Atina ha dovuto affrontare momenti difficili: è stata distrutta da un duca longobardo nel 589 d.C. e ha dovuto fare i conti con un terremoto distruttivo nel 1349. Successivamente ha vissuto anni importanti diventando un centro economico di rilievo della zona.

Cosa vedere ad Atina

Ci sono molte cose da ammirare in questo favoloso borgo del Lazio dalla storia così ricca e antica. A partire dalle antiche mura la cui realizzazione può essere fatta risalire al IV secolo a.C. circa. E poi piazza Garibaldi, che si raggiunge attraverso Porta dell’Assunta, dove ammirare alcuni tesori, come un bellissimo Fontanone. Qui si trovano anche una cisterna romana e il Convento di San Francesco, che risale al 1630.

Atina, cosa vedere nel borgo nel Lazio

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Atina, le meraviglie storiche di questo borgo nel Lazio

Da non perdere il Palazzo Ducale, realizzato successivamente al terremoto, è la sede del comune ed è un edificio di notevole pregio architettonico e storico. Tra le altre cose al cui interno sono conservate alcune opere risalenti a diversi periodi storici, come un mosaico che pare possa essere datato intorno al II secolo d.C. o la cappella gentilizia con alcuni pregiati affreschi.

Due edifici, poi, che vale la pena vedere sono Palazzo della Prepositura, che risale al 1589, e Palazzo Visocchi del Settecento. Pare, infine, che sia stata innalzata sui resti di un tempio la concattedrale Santa Maria Assunta, che è stata oggetto di restauri nel corso del Settecento.

Atina è un borgo in cui riecheggia la storia a ogni passo e in cui le varie epoche del passato si intrecciano regalando agli occhi uno scenario unico. Ma la sua bellezza e il suo passato non sono le uniche ragioni per cui vale la pena visitarle: ci sono anche specialità che possono essere una golosa attrattiva.

Le specialità di Atina

Quando si viaggia si va alla scoperta delle ricchezze dei luoghi e dei suoi tesori. E Atina – borgo nella Valle del Comino in provincia di Frosinone – ne ha davvero tanti, anche dal punto di vista enogastronomico. Quindi, se si programma una visita a questo luogo annoverato tra i Borghi più belli di Italia (che dista circa due ore da Roma), vale la pena assaggiare il Cabernet Atina Doc, un vino rosso che è una gioia per il palato. Da non perdere il fagiolo cannellino dop, tipico di questa zona.

Atina quindi non è solo un borgo importante e da scoprire per la sua storia e per le sue tante bellezza, ma anche un luogo con alcune eccellenze enogastronomiche tutte da gustare.

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Parco Nazionale Manuel Antonio, cosa vedere

Situato sulla costa pacifica del Costa Rica, Manuel Antonio è il parco nazionale più piccolo del paese centroamericano. Fondato nel 1972, è un simbolo dell’impegno del Costa Rica per la conservazione del suo patrimonio naturale, e nonostante le sue dimensioni ridotte il parco protegge una delle regioni più suggestive e con la maggiore biodiversità del pianeta. Su un’estensione di circa 683 ettari, racchiude infatti una straordinaria varietà di ecosistemi, dalla foresta pluviale alle mangrovie, fino alle spiagge incontaminate, regalando ai visitatori un’immersione totale nella natura selvaggia e incontaminata che si fonde armoniosamente con il litorale.

La storia di Manuel Antonio affonda le radici nel lontano passato. Era infatti il 1519 quando l’esploratore spagnolo Juan Ponce de León, noto per la sua ricerca della leggendaria fonte della giovinezza, tracciò per la prima volta le mappe di Quepos e Manuel Antonio. Sebbene de León non trovò mai la mitica sorgente, la bellezza e la ricchezza naturale di questa regione potrebbero benissimo rappresentare l’equivalente terreno di quell’eterna giovinezza che tanto anelava.

Un paradiso per gli amanti della natura

Famoso per il suo incredibile patrimonio naturalistico, il Parco Nazionale Manuel Antonio attira appassionati di fauna selvatica da tutto il mondo, che giungono per osservare le numerose specie di animali che vi abitano, tra cui scimmie urlatrici, scimmie scoiattolo e quelle dal volto bianco, note per la loro agilità e il comportamento intraprendente. Non mancano i bradipi, sia a due che a tre dita, che si muovono lentamente tra gli alberi, così come altri mammiferi come procioni, coati, pacas e formichieri. Talvolta, è possibile avvistare persino qualche ocelot, un felino schivo e molto raro, tipico di queste latitudini.

La fauna del parco include anche una grande varietà di rettili: dai furtivi coccodrilli alle maestose iguane, fino ai serpenti come i boa costrittori e un’infinità di specie di lucertole. Per gli appassionati di birdwatching, Manuel Antonio è un vero paradiso, con oltre 350 specie di uccelli, tra cui tucani, aracari, pappagalli, parrocchetti e colibrì, che regalano spettacoli di colori e suoni nella fitta vegetazione del parco.

Le spiagge di Manuel Antonio

Oltre all’eccezionale varietà faunistica, il parco è celebre per le sue spiagge spettacolari, ognuna con un fascino unico e una bellezza naturale ineguagliabile, perfette per rilassarsi e prendere il sole, ma che offrono anche l’opportunità di esplorare le acque cristalline dell’Oceano Pacifico, ricche di vita marina. Le formazioni rocciose e le barriere coralline che circondano le isole della costa creano fondali ideali per lo snorkeling, una delle tante attività che si possono praticare durante la visita del parco.

Famosa per la sua sabbia bianca e soffice e le acque turchesi e calde, Playa Manuel Antonio è la spiaggia più grande e frequentata del parco, dove si può nuotare, prendere il sole e fare picnic. Circondata dalla rigogliosa foresta pluviale, è anche un luogo ideale per avvistare la fauna selvatica, in particolare scimmie e bradipi. Situata a sud di Playa Manuel Antonio, Playa Espadilla Sur è più tranquilla e meno affollata, l’ideale per rilassarsi al sole e fare lunghe passeggiate sulla battigia. Le onde, dolci e tranquille, la rendono perfetta per fare il bagno, mentre non è raro avvistare le scimmie cappuccine che giocano tra gli alberi vicini.

Meno conosciuta e più appartata, Playa Gemelas rappresenta un vero e proprio gioiello nascosto all’interno del parco, dove le acque cristalline e la vegetazione rigogliosa creano un ambiente sereno e rilassante. Come suggerisce il nome, Playa Escondido è invece una spiaggia nascosta, raggiungibile solo con una breve, ma avventurosa escursione su un sentiero che si snoda lungo una costa rocciosa e attraversa la fitta giungla, aggiungendo un tocco di mistero e avventura all’esperienza.

E’ utile sapere che questa spiaggia è accessibile solo durante la bassa marea, ed è quindi necessario allontanarsi prima che il flusso torni ad aumentare, per evitare di rimanere bloccati. Sebbene nuotare sia generalmente sicuro, soprattutto in questa zona è importante prestare attenzione alle correnti forti e seguire sempre le indicazioni di sicurezza fornite dai responsabili del parco.

Bradipo, Costa Rica

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Un bradipo nel Parco nazionale Manuel Antonio, Costa Rica

Sentieri e panorami spettacolari

Le escursioni guidate sono una delle esperienze più popolari: una serie di sentieri ben tracciati di diverssa difficoltà conducono a punti panoramici mozzafiato e a spiagge isolate, offrendo molteplici opportunità per osservare la fauna selvatica a distanza ravvicinata. Il sentiero principale, lungo circa 2 chilometri, collega alcune spiagge del parco ed è adatto a tutti i visitatori, inclusi famiglie e bambini.

Tra i percorsi più amati dai visitatori, quello che si snoda attorno a Punta Catedral è un must. Si tratta di un circuito di circa un chilometro e mezzo, di difficoltà moderata, ma che ricompensa con panorami indimenticabili che abbracciano la vastità del mare e delle foreste circostanti. Anticamente, Punta Catedral era un’isola separata dalla terraferma, ma nel corso dei secoli è stata collegata al continente da un istmo naturale che ora separa due delle spiagge più famose del parco, Playa Espadilla Sur e Playa Manuel Antonio. Le escursioni mattutine sono consigliate per evitare le ore di maggior afflusso turistico e avere più possibilità di avvistare la fauna selvatica.

La riserva di mangrovie dell’Isola Damas

A pochi minuti dal parco, l’Isola Damas offre un’esperienza unica di esplorazione attraverso la sua foresta di mangrovie. Le visite guidate in barca o kayak permettono di avvicinarsi a scimmie, bradipi, serpenti e coccodrilli, che popolano l’intricata rete di corsi d’acqua. È un’escursione adatta a tutte le età e un’occasione per immergersi in uno degli ecosistemi più importanti e caratteristici di quest’area del Costa Rica.

Conservazione e sostenibilità

Grazie a rigide normative edilizie, Manuel Antonio è riuscito a preservare nel tempo la sua bellezza naturale, mantenendo uno stretto equilibrio tra lo sviluppo turistico e la tutela ambientale. Gli hotel e i ristoranti si integrano perfettamente nel paesaggio collinare ricoperto di foreste, offrendo ai visitatori un’esperienza unica nel rispetto dell’ambiente.

Il numero di visitatori giornalieri è limitato a circa 1200 persone per garantire la salvaguardia degli ecosistemi fragili del parco. Per questo motivo, si consiglia di prenotare in anticipo una visita guidata con un naturalista esperto, che può aumentare le probabilità di avvistare animali selvatici e aiutare a cogliere dettagli affascinanti su flora e fauna locali.

Quando visitare il parco

Il periodo migliore per visitare Manuel Antonio è durante la stagione secca, da metà dicembre a maggio, quando il clima è soleggiato e le piogge sono scarse. Questo è il momento ideale per godersi le spiagge e le escursioni, ammirando la fauna selvatica lungo il percorso. Tuttavia, anche la stagione verde (da maggio a novembre) ha il suo fascino: le foreste si riempiono di vita grazie alle piogge, e i visitatori possono godere di un’esperienza più tranquilla, lontano dalle folle turistiche.

Informazioni utili per la visita

Il Parco Nazionale Manuel Antonio è aperto tutto l’anno, esclusi i martedì, dalle 7 alle 16. I biglietti possono essere acquistati solo online, e i visitatori devono fornire il numero del passaporto al momento della registrazione. Non è permesso portare cibo all’interno del parco, ma sono ammesse bevande.

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Il Grand Canyon e la Death Valley negli USA

Gli Stati Uniti, grazie anche alla loro vasta estensione e la grandissima varietà di panorami e caratteristiche geografiche, ospitano alcune delle meraviglie naturali più spettacolari al mondo. Tra queste è possibile visitare i parchi nazionali americani. Luoghi unici, che possono offrire ai viaggiatori un’incredibile varietà di esperienza e paesaggi mozzafiato che portano ad un’immersione totale con la natura.

Questi parchi sono imperdibili, ma due fra tutti, sicuramente, sono degni di nota: il Grand Canyon e la Death Valley. Questi due giganti naturali attraggono, grazie alle loro caratteristiche, milioni di visitatori ogni, provenienti da tutto il mondo, tutti con il desiderio comune di avventurarsi fra i territori incontaminati alla ricerca di panorami spettacolari, escursioni nella natura e scoperte culturali e geologiche. Ecco alcune delle informazioni più importanti che bisogna sapere prima di visitare questi due giganti americani, per partire preparati direzione USA.

Il Grand Canyon: maestosità e geologia senza tempo

Il Grand Canyon si trova in Arizona ed è, senza dubbio, uno dei luoghi più iconici del mondo. Questo canyon, così immenso da sembrare infinito, è stato scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni, e si estende per circa 450 chilometri di lunghezza, con una profondità massima che in alcuni punti supera anche i 1800 metri di altezza. Insomma, si tratta di un vero e proprio spettacolo naturale.

Decidere di visitare il Grand Canyon è come entrare in una cattedrale naturali, dove le formazioni rocciose e stratificate sono in grado di raccontare una storia geologica più che millenaria, in una gamma di colori incredibili, che varia dal rosso intenso al giallo ocra e al grigio.

Il South Rim, che è la parte più meridionale del Grand Canyon, è la più accessibile e la più frequentata dai turisti, grazie ad una rete di sentieri ben segnalati, che permette di esplorare il parco anche a piedi e di raggiungere alcuni dei punti panoramici più spettacolari. Per gli amanti della fotografia, alla ricerca di uno scatto memorabile del Grand Canyon, il Mather Point e l’Hopi Point sono i punti più importanti. Infatti, queste sono due delle terrazze naturali più amate dai turisti, in quanto è possibile vedere il sole che tinge le pareti del canyon con tonalità calde, creando, così, uno spettacolo che lascia tutti senza fiato. Questa parte meridionale del Grand Canyon, inoltre, è sede di numerosi centri che offrono informazioni approfondite sulla sua storia e sulla geologia del territorio.

Il North Rim, invece, che è la parte più settentrionale, è meno frequentato. Questa lato del canyon è aperto solo da Maggio ad Ottobre ed è in grado di offrire ai viaggiatori un’esperienza più intima e più selvaggia. Il North Rim si trova a circa 300 metri di altitudine, quindi più alto rispetto al lato meridionale del Grand Canyon, ed è famoso per la sua vegetazione rigogliosa e per i punti panoramici come il Bright Angel Point e il Cape Royal, punti da cui si possono osservare viste mozzafiato del fiume Colorado e dell’immensità del luogo.

Vista dal basso di uno dei Canyon nel Grand Canyon negli USA

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Grand Canyon, Stati Uniti

Attività alla scoperta del Grand Canyon

È possibile vivere il Grand Canyon e scoprire i suoi fantastici paesaggi partecipando a diverse attività. Per gli appassionati di escursionismo, ad esempio, il Bright Angel Trail è uno dei percorsi più celebri, anche se tra i più impegnativi. Seguendo questo sentiero è possibile attraversare i terreni tortuosi del canyon e raggiungere il fiume Colorado, partecipando ad una delle esperienze più uniche al mondo, a contatto con la natura. Per chi, invece, è meno allenato, un’altra suggestiva opzione è quella del South Kaibab Trail, che, nonostante sia più breve, riesce a regalare panorami incredibili lungo tutto il suo percorso.

Per tutti coloro che, invece, vogliono osservare il Grand Canyon da un’angolatura diversa, è possibile scegliere fra diverse opzioni. La prima è sicuramente quella di sorvolare il parco partecipando ad un tour in elicottero, che permette di godere di una vista unica dall’alto. L’altra opzione è data dalla possibilità di scegliere di provare il rafting lungo il Colorado, dove affrontare le rapide tra le imponenti pareti di roccia circostanti. Mentre, la terza opzione, per un’esperienza alquanto vertiginosa, è quella del Grand Canyon Skywalk, ovvero una passerella di vetro sospesa ad oltre 1200 metri di altezza, sulla quale camminare letteralmente sul vuoto ed osservare il canyon che si spalanca sotto i piedi.

Oltre ai classici itinerari, poi, da non perdere nel Grand Canyon c’è una gemma nascosta: le Havasu Falls, un luogo da favola composta da un insieme di cascate turchesi e situate all’interno della riservi degli Havasupai. Per raggiungere queste cascate è necessario, però, camminare lungo un trekking impegnativo: uno sforzo assolutamente ripagato all’arrivo, grazie alla presenza dell’acqua fresca e limpida che scorre tra le rocce rosse e crea delle piscine naturali uniche.

Il fascino unico della Death Valley

Dalla maestosità e l’immensità del Grand Canyon, si passa verso l’affascinante desolazione di uno dei luoghi più estremi ed inospitali non solo degli Stati Uniti, ma dell’intero mondo: la Death Valley.

Questo territorio si trova fra il bellissimo stato della California, dove è presente la meravigliosa città di San Francisco, e lo stato del Nevada ed è il punto più basso e caldo di tutto il Nord America, con le temperature estive che arrivano anche i 56° gradi, rendendolo il luogo più caldo al mondo. Nonostante tutto, ovvero il suo nome così suggestivo e la sua fama di essere un luogo ostile, la Death Valley rimane una delle destinazioni più affascinanti degli Stati Uniti: un luogo caratterizzato da paesaggi quasi surreali e meraviglie naturali che sembrano appartenere ad un altro pianeta.

Cosa non perdere assolutamente nella Death Valley?

Sono diversi i punti che i visitatori di questo parco naturale statunitense non devono assolutamente perdere. Fra questi troviamo, ad esempio, il, che si trova addirittura a ben 86 metri sotto il livello del mare, è una vastissima distesa salata che si estende a perdita d’occhio dal coloro bianco quasi accecante. Si tratta di uno dei luoghi più affascinanti al mondo, specialmente al tramonto, quando le ombre delle montagne circostanti si allungano su tutto il sale cristallino.

C’è anche il Zabriskie Point, un’altra icona della Death Valley, che offre una vista spettacolare sulle formazioni rocciose, caratterizzate da colori caldi ed ondulati e che formano un luogo perfetto per ammirare l’alba o il tramonto e vivere una delle esperienze più indimenticabili di cui si possa godere. Inoltre, nelle sue vicinanze, sono presenti altri punti panoramici ed attrazioni da non perdere come il Dante’s View, una postazione in grado di regalare un panorama mozzafiato sulla valle e sulle montagne circostanti, ed il Mesquite Flat Sand Dunes, ovvero delle dune dorate e che offrono una delle immagini più iconiche del parco, dove camminare al tramonto e godere di un’esperienza magica.

Infine la Artist’s Palette, un’altra meraviglia della Death Valley, un’area dalle rocce multicolori che riesce a stupire per le sue incredibili tonalità di verde, rosa, viola ed arancione. Si tratta di uno spettacolo cromatico risultato della presenza di diversi minerali nella roccia e che può essere ammirato dalla famosa Artist’s Drive.

Vista del Bradwater Basin al tramonto

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Bradwater Basin al tramonto

Storia e misteri del deserto arido statunitense

Nonostante il suo aspetto così inospitale, la Death Valley ha una lunga storia di insediamenti umani. Qui, infatti, le tribù native americane, come i Timbisha Shoshone, abitarono queste terre per secoli, grazie alla loro profonda conoscenza del territorio, di vitale importanza per la sopravvivenza. Tutt’oggi una piccola comunità di questa tribù vive  nella valle e mantiene vive le tradizioni della loro cultura.

Cosa dire, invece, delle origini di questo nome così “particolare’? Il nome Death Valley fu dato dai cercatori d’oro nel lontano 1849, quando alcuni pionieri che si misero in viaggio verso la California rimasero intrappolati nella valle, anche se solo una persona perse la vita. L’appellativo rimase per gli anni a venire come monito ed avvertimento della pericolosità del territorio. Successivamente, nonostante questo, la Death Valley divenne un centro di estrazione mineraria molto importante per gli Stati Uniti: qui, infatti, veniva estratto il borace, un minerale utilizzato nella produzione di saponi e detergenti. Oggi di questa attività rimangono solo i resti delle miniere e vecchi vagoni

Il clima estremo e la vita nella Death Valley

La Death Valley, come già affermato in precedenza, è il luogo più caldo del pianeta. Nonostante queste condizioni estreme, la valle è abitata da alcune specie animali. Fra queste si trovano il Kit Fox, la volpe del deserto, ed il coyote, che hanno sviluppano negli anni strategie di adattamento straordinarie a questo ecosistema. Come gli animali, anche la flora della Death Valley è sorprendente, grazie alla presenza di piante come il creosoto ed il mesquite, che riescono a sopravvivere a queste temperature per le loro radici profonde decine di metri.

Vista da un punto panoramico della Death Valley, con persone che camminano lungo il sentiero

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Vista dall’alto della Death Valley

In rare occasioni, quando le piogge invernali sono più abbondanti della media e con l’arrivo della stagione primaverile, la Death Valley riesce a trasformarsi in un meraviglio prato fiorito. Si tratta di una fioritura straordinaria, un fenomeno che ha preso il nome di Super Bloom.

Entrambi i parchi nazionali sono gestiti con grande attenzione, soprattutto per preservare l’ambiente così particolare ed allo stesso tempo fragile. Per minimizzare l’impatto che può avere l’affollamento turistico, ad esempio, il Grand Canyon ha introdotto in sistema di navette gratuite che permette di visitare l’intero parco senza dover per forza utilizzare la propria automobile.

Misure come queste sono necessarie per preservare la bellezza di queste due destinazioni naturali così iconiche degli Stati Uniti. La Death Valley ed il Grand Canyon potrebbero essere la destinazione ideale per un’avventura immersi nella natura, è ora di prenotare le prossime vacanze!

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Stockholm Archipelago Trail, il nuovo itinerario che collega 21 isole

Un itinerario ben strutturato per scoprire le 21 splendide isole che costellano l’arcipelago di Stoccolma: ecco lo Stockholm Archipelago Trail, che verrà inaugurato nel mese di ottobre. Di cosa si tratta? Questa iniziativa, che prevede l’apertura al pubblico di questo itinerario durante l’autunno, permetterà ai viaggiatori che si trovano a Stoccolma di esplorare in maniera guidata tutta la natura pura e incontaminata della regione.

Le isole svedesi dello Stockholm Archipelago Trail

Le isole dell’arcipelago svedese di Stoccolma sono circa 30.000, tanto che questo è addirittura un numero superiore di cinque volte quello delle isole greche. Il nuovo Stockholm Archipelago Trail (SAT), collegherà 21 isole a partire dall’isola di Arholma, a nord, fino a Oja nel profondo sud.

L’itinerario avrà sentieri inediti, con segnalazioni adeguate, per una lunghezza di circa 270 km. La creazione di questo percorso si deve a Michael Lemmel, il quale ha affermato che l’intento è quello di “incoraggiare tutti a camminare qui per far conoscere le isole“, poiché attualmente molti visitatori si dirigono verso una di queste in barca, rimanendo sempre nei dintorni della prescelta, senza esplorare ulteriormente la straordinaria bellezza di questi isolotti svedesi.

Perché nasce lo Stockholm Archipelago Trail

L’arcipelago è una distesa di 1.700 km², con isole e isolotti che pullulano di alberi rigogliosi e di scogli rocciosi che si buttano a picco su spiagge di sabbia. In genere, però, questo arcipelago in Svezia è visitato solo per 8 settimane durante l’anno, tanto che il turismo in queste zone si limita ai mesi compresi tra giugno e agosto. Invece, come sottolineato anche dallo stesso Lemmel, la stagione ideale per addentrarsi nella natura pazzesca delle isole e darsi al trekking tra i sentieri è quella che va da maggio a ottobre, includendo anche la primavera e l’autunno.

Appare evidente, dunque, che un’operazione di promozione turistica di questo territorio andava fatta e questo percorso nasce proprio per tale scopo. Già nel 2022, un sondaggio condotto da Visit Stockholm ha evidenziato che, mentre l’81% dei visitatori stranieri a Stoccolma fa turismo nel centro cittadino, appena il 26% si imbarca per visitare le sue isole.

Eppure, le attività e le cose da vedere nell’arcipelago sono molteplici, come darsi al relax sulle spiagge di Sandhamn e Nåttarö o fare kayak tra le baie.

Ai visitatori non sarà comunque permesso portare le proprie automobili sulle isole attraversate dal SAT, le barche potranno invece attraccare solo in determinati punti e il percorso non è nemmeno adatto alle biciclette: insomma, l’unico modo per godere di questo itinerario è quello di indossare i propri scarponcini da trekking e mettersi in marcia, con tanta buona volontà e la voglia di scoprire le meraviglie delle isole di Stoccolma.

La segnaletica dei sentieri del SAT è stata resa praticamente impeccabile e lungo il percorso sono state installate panchine strategicamente posizionate per permettere a chi vi sosta di godere al meglio del panorama. Inoltre, è importante evidenziare come l’impatto ambientale del SAT sia stato appositamente minimo. I segnavia (blu per il mare, gialli per le spiagge) sono stati collocati sugli alberi con bande rimovibili, per non danneggiare i tronchi, ad esempio.

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Il Cammino Celtico, tra Irlanda e Galles a caccia di luoghi sacri

Negli ultimi anni, un numero crescente di viaggiatori sta riscoprendo l’antica arte del camminare, rivolgendosi a un turismo lento che valorizza il percorso tanto quanto la destinazione.

I cammini, spesso legati a rotte storiche e spirituali, offrono l’opportunità di esplorare luoghi sacri e immersi nella natura, lontano dai ritmi frenetici della vita moderna. Il pellegrinaggio a piedi, un tempo pratica di fede e introspezione, sta tornando in auge, attirando non solo i credenti, ma anche chi cerca un’esperienza autentica e rigenerante.

Tra l’Irlanda e il Galles, terre misteriose per eccellenza e contraddistinte da un passato millenario, è nato il Cammino Celtico, che unisce il pozzo sacro di Maedoc a Ferns, nel sud-est dell’Irlanda, con quello di St Non, vicino alla città cattedrale del Pembrokeshire di St Davids, per un totale di circa 260 chilometri, più il viaggio in traghetto di tre ore e mezza tra Rosslare e Fishguard.
Si tratta, probabilmente, della via percorsa dallo sciamano irlandese Saint Aidan (alias Maedoc), quando partì per studiare seguendo il mago gallese Saint David.

Come per ogni cammino che si rispetti, è disponibile un libretto da timbrare presso i punti di sosta e il suggerimento è quello di riempire una bottiglia al pozzo di Maedoc e portarla con sé.

Una magica esperienza da “pellegrino solitario” in Irlanda

La partenza è da Our Lady Island, antico luogo di pellegrinaggio nell’angolo sud-orientale dell’Irlanda, nella diocesi di Ferns, per dirigersi, lungo la costa, a Carnsore Point, la punta sud-orientale dell’Irlanda dove si incontrano l’Oceano Atlantico e il Mare d’Irlanda. In questo tratto, è possibile sperimentare la magica esperienza del “pellegrino solitario”, senza incontrare altre persone sulle ampie spiagge di ciottoli.

Gran parte del percorso in Irlanda si svolge su asfalto rurale e offre l’occasione di vivere esperienze autentiche e arricchenti: ad esempio, a Oulart Hill, in una sala del villaggio con il tetto di paglia, House of Stories, vanno in scena regolarmente spettacoli di poesia e canzoni.

Inoltre, in questa zona, risuona ancora l’eco della ribellione del XVIII secolo contro il dominio britannico che aveva portato alla breve repubblica di Wexford e della leggenda secondo cui Sant’Aidan portò con sé delle api quando tornò da St Davids: il miele era vitale a quei tempi.
Le leggi medievali in Irlanda regolamentavano nel dettaglio l’apicoltura fino al risarcimento dovuto se si veniva punti dall’ape di un vicino. Per celebrare i legami del Cammino con le api, verranno presto installate tre gigantesche arnie di legno che amplificheranno il suono delle colonie al loro interno.

L’arrivo in Galles

Whitesands Bay, Galles

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La spiaggia di Whitesands Bay in Galles

La seconda parte del pellegrinaggio inizia dal Pembrokeshire e il sentiero gallese segue per lo più la strada costiera, con alcune deviazioni per visitare i luoghi sacri, come salire sulla scogliera di Fishguard e attraversare vari siti neolitici e un’antica croce prima di raggiungere il pozzo sacro di Llanwnda.

Proseguendo, il paesaggio è plasmato da scogliere intervallate da profonde insenature isolate: si cammina attorno a Strumble Head, suggestivo promontorio sul Mare d’Irlanda, per poi arrivare a Trefin, affascinante e storico villaggio con una piccola spiaggia di ciottoli e un antico mulino.

La tappa successiva è la spiaggia di Whitesands Bay, ampia distesa di sabbia bianca verso il remoto promontorio roccioso di St Davids Head, ideale per il surf. Qui spiccano una cappella in rovina del VI secolo e, alle spalle, la collina dove si narra che San Patrizio abbia sentito la “chiamata” a tornare in Irlanda.

Il termine del sentiero è il pozzo di San Non sulla scogliera fuori St Davids (Non era la madre di San David che fu violentata e poi abbandonata a partorire da sola, così narra la leggenda, sulla scogliera durante una tempesta).