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Nocera Umbra, il cuore affascinante della città delle acque

Il Monte Subasio sorveglia dall’alto buona parte dell’Umbria. Se da un lato offre le proprie pendici alle bellezze di Assisi, infatti, dall’altra incombe con il suo portamento su Gubbio e su Nocera Umbra.

Arroccata in cima ad un colle lambito dal fiume Topino, Nocera è conosciuta come la città delle acque per le numerose fonti di acqua minerale di ottima qualità. Già dalla fine del medioevo il borgo era destinazione dell’aristocrazia regionale per sfruttarne gli stabilimenti termali.

Si tratta di un insediamento antichissimo. Se il borgo trae le proprie origini dalle popolazioni umbre, infatti, studi archeologici hanno svelato che il territorio nocerino era abitato fin dalla preistoria.

Nella sua storia lunga millenni, Nocera Umbra recita un ruolo da fenice. Distrutta più volte per mano dell’uomo e della natura, ha saputo sempre risorgere e ritornare a splendere. E così è oggi: nel 1997 un terremoto di sesto grado della scala Richter ha devastato il centro storico del borgo, ma dopo quasi vent’anni di ricostruzione e risanamento è oggi di nuovo aperto al turismo. Nel 2021 Nocera Umbra è divenuto uno dei Borghi più belli d’Italia.

Nocera, la fenice umbra

Supunna. Così chiamavano il fiume Topino le popolazioni umbre provenienti da Camers, l’antica Camerino, che fondarono Nocera Umbra. Il fiume era divinizzato e faceva parte di un largo pantheon di una religione diffusa in tutta la regione umbro-marchigiana, che venne poi pian piano sostituita da quelle romane.

Quando i Romani assoggettarono gli Umbri la città prese il nome di Nuceria Camellaria, importante snodo lungo la via Flaminia che permise la fioritura del borgo.

Fu poi alla caduta dell’impero che iniziarono i guai per Nocera. I Goti di Alarico distrussero totalmente la città nei primi anni del V secolo. La stessa popolazione tornò a saccheggiarla nel 552, mentre nel 571 fu occupata dai Longobardi. Assoggettata al ducato di Spoleto, fu fortificata prima dell’anno Mille. La città medioevale tornò a fiorire: dentro la cinta delle sue mura vivevano circa tremila abitanti. Ciononostante, nel 1248 venne nuovamente distrutta nel corso del conflitto tra guelfi e ghibellini per mano dell’imperatore Federico II, che incendiò l’intero borgo dopo averlo preso. Nel 1279 un violento terremoto rase al suolo ciò che era stato ricostruito.

Nocera Umbra veduta

Fonte: Lorenzo Calamai

Nocera Umbra, il Campanaccio colpito dalla tiepida luce autunnale

Dalla metà del XV secolo fu parte dello Stato della Chiesa fino all’Unità d’Italia, perdendo la propria importanza e diventando sempre più subalterna rispetto agli altri borghi dell’area perugina.

Detto del terremoto del 1997, la storia di distruzioni e ricostruzioni che ha contraddistinto il borgo rimane un marchio di fabbrica che coniuga l’antichità delle sue forme architettoniche con un’atmosfera di rinnovamento, l’affascinante aria di immobilità della storia con la moderna vitalità della sua popolazione.

Le acque di Nocera

Fin dal Rinascimento Nocera Umbra è stato un luogo rinomato soprattutto per la qualità dell’acqua delle sue innumerevoli sorgenti. In Germania, in Portogallo, a Costantinopoli dove venne esportata a partire dal Seicento e pure nel nuovo mondo: il potere curativo delle acqua di Nocera era noto in tutto il mondo.

Merito anche della frase di Francesco Redi, uno dei più grandi scienziati del XVII secolo, che oggi campeggia scolpita nella pietra all’ingresso del centro storico, presso la fonte a fianco della Porta Vecchia: “Portatemi dell’acqua di Nocera. Questa è buona alla febbre e al dolor colico, guarisce la renella e il mal di petto. Fa diventare allegro il malinconico, l’appigionasi appicca al cataletto, ed in ozio fa star tutti i becchini.”

Nocera Umbra fonte

Fonte: Lorenzo Calamai

L’iscrizione con le parole di Francesco Redi, a testimonianza delle qualità salutari dell’acqua di Nocera Umbra

Tre le principali sorgenti: l’Angelica, la più antica e celebre, presa come campione di riferimento nella misurazione della bontà delle acque minerali; la sorgente Flaminia, che sgorga in località Le Case, ed è oggi imbottigliata e messa in commercio; la sorgente del Cacciatore, o del Centino, vicino alla località Schiagni, ha invece particolari qualità terapeutiche e termali.

Un tour del centro storico

Dopo aver compreso le radici storiche e culturali di Nocera Umbra è il momento di addentrarsi nel reticolo di vicoli che caratterizzano il centro storico, riportato al suo antico splendore dai lunghi lavori di ristrutturazione seguiti al sisma del 1997.

Il borgo è sostanzialmente diviso in due: da una parte il centro storico, chiuso dalla cinta muraria e arroccato nella zona più alta della collina dove sorge Nocera; dall’altra l’abitato moderno. L’accesso all’interno delle mura si può effettuare da Piazza Umberto I, dove si trova la Porta Vecchia, affiancata da due fontane.

Il centro storico è caratterizzato dalla tipica pianta medievale di un insediamento con funzioni difensive: vicoli concentrici conducono fino alla rocca alla sommità del paese. Oltrepassata la porta si percorre dunque la salita lastricata della via principale dell’antico borgo, fino ad arrivare in Piazza Caprera, il nucleo vero e proprio di Nocera.

Nocera Umbra piazza Caprera

Fonte: Lorenzo Calamai

Piazza Caprera, la Chiesa di San Francesco

Lo spazio è stretto fra la signorile facciata del Municipio e quella austera della Chiesa di San Francesco, nata nel Trecento e rinnovata più volte nei secoli successivi. Oggi la Chiesa, che possiede i classici stilemi del romano-gotico, è stata trasformata nella Pinacoteca comunale, visto che ospita alcune importanti opere pittoriche. È decorata dai notevoli affreschi di Matteo da Gualdo, illustre artista umbro della metà del Quattrocento, autore anche della grande pala d’altare. Esemplare del suo stile l’Incontro fra Gioacchino e Anna alla Porta Aurea che si può ammirare nella chiesa.

Fonte: Valentina.desantis – CC BY-SA 3.0

Particolare de L’incontro di Gioacchino ed Anna di Matteo da Gualdo nella Chiesa di San Francesco a Nocera Umbra

Il museo ospita anche le opere del folignate Nicolò Alunno, insieme a Pinturicchio e Perugino l’altro artista del Rinascimento umbro ad essere ricordato da Giorgio Vasari ne Le Vite, del Maestro di San Francesco e della scuola di Cimabue. Inoltre sono presenti reperti di epoca romana e il monumento funebre di Varino Favorino da Camerino, vescovo noto per aver pubblicato uno dei primi dizionari di lingua greca e di essere stato precettore dei papi Medici a Firenze.

Girando a destra rispetto all’arrivo in Piazza Caprera, si percorre Via Rinaldi, la strada che collega la Chiesa di San Francesco con il trittico di edifici che rappresenta il compimento del climax di questa ascesa alla rocca cittadina.

Oggi la rocca di Nocera Umbra non esiste più, ma permane il Campanaccio, la tozza torre quadra che caratterizza le vedute dall’esterno del borgo. Risale all’XI secolo e dalla terrazza antistante si gode di una veduta sulla sottostante Valle del Topino. È affiancata dal portale della Concattedrale dell’Assunta, antico duomo del X secolo inglobato nella cinta muraria, dall’affascinante aspetto esterno, contemporaneo negli interni, e dal Palazzo Vescovile, ottocentesco.

Nocera Umbra il portale della Concattedrale dell'Assunta

Fonte: Lorenzo Calamai

Il portale della Concattedrale dell’Assunta a Nocera Umbra

Infine meritano una visita diversi altri scorci del borgo, dove vale la pena perdersi esplorando l’arzigogolato reticolo di vicoli. Si potrà scoprire così la circolare Piazza Torre Vecchia, che deve il suo toponimo ad un edificio non più esistente di cui rimane il tracciato sul pavimento della piazza, o la Chiesa di San Filippo, nei cui dintorni si respira pienamente l’aria medievale di Nocera, fra vecchi pozzi, portici e lavatoi che ne contornano la costruzione.

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Frantoi aperti: 5 weekend alla scoperta dell’oro giallo d’Umbria

Al via dal 28 ottobre al 26 novembre la XXVI Edizione di Frantoi Aperti, la celebre manifestazione che omaggia il cuore verde dell’Umbria e, con il coinvolgimento di numerosi borghi umbri, festeggia l’arrivo del nuovo Olio extravergine d’oliva vivacizzando il periodo della frangitura grazie a visite esperienziali in frantoio e a una ricca agenda di iniziative che si svolgono tra la suggestiva cornice medievale dei comuni aderenti e il paesaggio inconfondibile degli uliveti.

Evento simbolo dell’oleoturismo in Italia, Frantoi Aperti anche per il 2023 offre ai suoi visitatori la coinvolgente esperienza di vivere il frantoio in lavorazione assistendo alla produzione dell’olio nuovo e immergendosi in luoghi che, pur mantenendo le tradizioni, mostrano un crescente interesse per l’innovazione e, in particolare, una propensione sempre più forte verso l’accoglienza (e Frantoi Aperti ne è un bellissimo esempio).

Le novità dell’edizione 2023

Tra le novità di quest’anno troviamo, sabato 28 ottobre, “La Grande Pedalata Lungo la Fascia Olivata dei Colli Assisi – Spoleto” organizzata in collaborazione con FIAB Umbria e YouMobility, un itinerario di oleoturismo in e-bike lungo i percorsi ciclabili che attraversano lo straordinario paesaggio pedemontano di oltre 40 chilometri dove, durante i secoli, proprio la coltivazione dell’olivo ha contribuito a plasmare l’ambiente dando vita a un autentico “paesaggio culturale vivente“.

E poi il “Tour degli Olivi Giganti Patriarchi nel territorio Amerino Tipico”, il percorso che condurrà a visitare la collina degli olivi secolari Rajo di Montecampano in Amelia, passando per antichi  e moderni frantoi e la collezione mondiale di olivi “Olea Mundi” di Lugnano in Teverina. Sono previste anche passeggiate per bambini tra fiabe, olivi e frantoi con la “CamminAttrice” Loretta Bonamente, un’occasione per i più piccoli di conoscere da vicino gli olivi, le loro storie e l’olio fino a visitare i frantoi del circuito per una golosa merenda a base di pane e olio appena franto.

5 weekend all’insegna dell’oro giallo dell’Umbria

I 5 weekend di “Frantoi Aperti” includono una vasta gamma di iniziative che non solo mettono al centro l’olio extravergine d’oliva e i frantoi, ma propongono anche molteplici attività esperienziali come itinerari artistici e alla scoperta delle bellezze architettoniche dei fiabeschi borghi medievali umbri, passeggiate e trekking naturalistici nonché percorsi volti a conoscere l’immenso patrimonio enologico e agroalimentare della regione.

Solo per fare qualche esempio, ecco “Musica nelle Abbazie”, mini rassegna di concerti in alcune Abbazie immerse tra gli olivi umbri quali l’Abbazia di Sassovivo di Foligno, l’Abbazia benedettina di San Felice a Giano dell’Umbria e l’Abbazia della Santissima Annunziata di Amelia, “Suoni dagli ulivi secolari”, concerti in luoghi evocativi del paesaggio olivicolo umbro e nelle vicinanze di ulivi secolari considerati veri e propri “monumenti naturali”, e #CHIAVEUMBRA | IN NATURASperimentazioni artistiche nel Paesaggio Olivato”, organizzato da Palazzo Lucarini Contemporary per offrire inedite prospettive sulla natura, la relazione uomo-ambiente e il territorio umbro.

Non mancheranno aperture straordinarie di palazzi e castelli, gustosi assaggi di pane e olio nelle piazze, spettacoli, visite guidate dei musei a tema e dei centri storici, esposizioni di olio di qualità e prodotti enogastronomici tipici.

Tutte le iniziative saranno fruibili grazie a passeggiate guidate in e-bike, a piedi e bus navetta che collegheranno i borghi, le città d’arte e gli uliveti.

Infine, alcuni chef che aderiscono al circuito “Umbrian #EVOOAmbassador – Testimoni di oli unici” proporranno nei loro ristoranti menù di lago e di terra abbinati agli oli e.v.o. dei produttori di Frantoi Aperti 2023.

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La fioritura più bella d’Italia sta per esplodere: quando e come ammirare lo show

Nella regione dei Monti Sibillini, si assiste ogni anno ad un evento unico ed emozionante: la fioritura di Castelluccio di Norcia. Tra fine maggio e metà luglio, questo spettacolo naturale offre scenari incantevoli che catturano lo sguardo e il cuore di ogni visitatore.

Ogni anno il Pian Grande e il Pian Perduto si riempiono di una moltitudine di colori intensi e vivaci, trasformando l’altopiano in una vera e propria opera d’arte impressionista, dipinta da una miriade di colori.

La fioritura di Castelluccio di Norcia è un’esperienza emozionante per i sensi e per l’animo, un richiamo alla bellezza della natura e una meraviglia cromatica che merita di essere ammirata almeno una volta nella vita.

Quando vedere la fioritura di Castelluccio

Il momento ideale per ammirare la fioritura a Castelluccio di Norcia è da fine giugno alla prima metà di luglio. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di un evento naturale che può variare di anno in anno in base alle condizioni climatiche.

All’inizio della stagione primaverile, le prime fioriture che colorano la pianura sono le delicate corolle gialle della senape selvatica insieme ai primi papaveri che danno il tocco di rosso iniziale alla piana.

Giugno è il mese delle prime fioriture, seguite da nuove sfumature di colore man mano che la stagione avanza. Ecco che la splendida piana si copre di un blu intenso grazie alla presenza dell’elegante Legousia speculum – veneris, meglio conosciuta come “Specchio di Venere”, una pianta delicata che colora i campi coltivati con un’ampia gamma di sfumature che spaziano dal blu al viola e al celeste.

Questo spettacolo floreale raggiunge il culmine nel mese di luglio con l’arrivo del fiordaliso che dona un’esplosione di colore unica con la sua vibrante tonalità viola.

Secondo le previsioni i fine settimana ideali saranno quelli del 24-25 giugno, l’1-2 e l’8-9 luglio. Tuttavia, vi suggeriamo di seguire gli aggiornamenti sul sito ufficiale nel quale, ogni settimana, potrete trovare nuove immagini che vi permetteranno di monitorare l’evoluzione della fioritura.

I migliori punti panoramici per ammirare la fioritura

Nella zona del Pian Grande ci sono numerosi punti panoramici per ammirare la fioritura. Ma per godere appieno della bellezza del luogo, è fondamentale esplorare a piedi i sentieri che partono dalla strada principale.

Il percorso principale che vi consigliamo di seguire è quello che porta al paese di Castelluccio, accanto alla strada asfaltata. Invece, nelle vicinanze del presidio dell’Esercito, si trova il percorso che si snoda sulla Piana, uno dei migliori punti panoramici che offre una vista incredibile dei campi colorati.

Proseguite poi seguendo il sentiero fino al famoso bosco a forma d’Italia sulle pendici di Poggio Croce. Da lì potrete tagliare attraverso i prati utilizzando i passaggi appositi per ammirare i paesaggi e la bellezza della natura circostante.

Continuando sul lato opposto della strada provinciale, potrete attraversare i campi e godervi lo spettacolo della fioritura con la magnifica vista del Monte Vettore sullo sfondo. Per i più allenati alle prove di resistenza, vi consigliamo di percorrere il sentiero che conduce alla cima di Poggio di Croce, un punto panoramico eccezionale che offre una vista privilegiata su Castelluccio e sulla Piana.

Infine, seguendo le indicazioni ufficiali, vi suggeriamo di non visitare Castelluccio durante il fine settimana a causa dell’elevata affluenza turistica.

Per vivere questo spettacolo all’insegna del relax evitate di muovervi in auto e, non meno importante, vi ricordiamo di non calpestare i campi coltivati per preservare al meglio questo imperdibile spettacolo naturale.

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È l’anno di Perugia, e vi sveliamo il perché

Perugia, città Best in Travel 2023 di Lonely Planet, gioiello architettonico dove si respira arte e storia a ogni passo nonché vivace polo culturale, è una delle mete da inserire nella lista delle vacanze in ogni momento.

Ma, per il 2023, c’è una ragione in più: dal 4 marzo all’11 giugno, in occasione del V centenario della sua morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria celebra con una grande mostra Pietro Vannucci (1450 ca.-1523), detto Perugino, il più importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento.

“Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo

La mostra Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo, curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, e Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo, è l’evento di punta delle celebrazioni del centenario del Maestro, assoluto protagonista del Rinascimento.

Il progetto espositivo, che consta di una settantina di opere, propone dipinti del Perugino antecedenti al 1504, l’anno in cui lavorava a due commissioni che segnano il punto più alto della sua straordinaria carriera: la “Lotta fra Amore e Castità“, ora al Louvre di Parigi, e soprattutto lo “Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi al Musée des Beaux-Arts di Caen (Francia).

La mostra riflette, nella maniera più completa possibile, i passaggi fondamentali del suo percorso artistico: dalle prime collaborazioni nella bottega di Andrea del Verrocchio alle imprese fiorentine che fecero la sua fortuna (come ad esempio le tre tavole già in San Giusto alle Mura, oggi nelle Gallerie degli Uffizi, o la Pala di San Domenico a Fiesole); dagli straordinari ritratti alle monumentali pale d’altare, quali il Trittico Galitzin, ora alla National Gallery di Washington, e il Polittico della Certosa di Pavia, in gran parte alla National Gallery di Londra e ricomposto per l’occasione in via del tutto eccezionale.

I luoghi di Pietro Vannucci a Perugia

Pietro Vannucci detto Perugino, di fama internazionale già a i suoi tempi, è senza dubbio il rappresentante più illustre della pittura umbra.

Nato a Città della Pieve, visse a lungo a Perugia dove ebbe bottega e realizzò alcune delle opere più grandiose: visitare la città nel 2023, oltre alla Mostra a lui dedicata, può essere l’occasione per andare alla scoperta dei luoghi che ne portano tuttora la fulgida impronta.

Su Corso Vannucci, a lui intitolato, il Nobile Collegio del Cambio (antica sede dei cambiavalute) ospita, presso la Sala delle Udienze, i pregevoli affreschi del Maestro che ricevette l’incarico ufficiale di dipingere la Sala nel 1499: partendo dalla volta, eseguì “Allegoria della Fortuna” con il “Trionfo di Apollo” e i pianeti accompagnati dai segni dello Zodiaco.
Lungo le pareti, dipinse il “Trionfo delle Virtù” con la rappresentazione delle quattro Virtù Cardinali e le Tre Teologali, queste ultime accompagnate dalla “Natività” e “Trasfigurazione” di Gesù e da “L’Eterno con Profeti e Sibille”.

A destra dell’ingresso, “Catone Uticense” introduce il ciclo di affreschi e vi è anche un quadretto en trompe-l’œil con l’autoritratto del Perugino.

Ancora in Corso Vannucci, la Galleria Nazionale dell’Umbria custodisce la più vasta collezione al mondo delle opere dipinte dall’artista rinascimentale e dai suoi seguaci mentre Palazzo Baldeschi al Corso conserva l’olio su tela “San Girolamo penitente” e l’olio su tavola “Madonna con Bambino e due cherubini”.

In Piazza Raffaello, la Cappella di San Severo si fregia dell’affresco “Trinità e santi” commissionato in origine a Raffaello nel 1505 dai monaci camaldolesi; egli, dopo aver realizzato una Trinità, dal 1508 è impegnato a Roma e non porta a termine l’opera.
Dopo la sua morte nel 1520, viene chiamato il Perugino a completare l’affresco e lo fa dipingendo sei santi legati all’ordine benedettino: San Girolamo, San Giovanni Evangelista, Santa Marta, San Gregorio Magno, San Bonifacio e Santa Scolastica.

Presso il Monastero di Sant’Agnese, in Via Sant’Agnese, spicca l’opera “Madonna delle Grazie tra due committenti” eseguita per il monastero delle clarisse di Sant’Agnese, comunità di clausura tuttora attiva, mentre la Chiesa di Sant’Agostino, in Piazza Domenico Lupatelli, preserva le copie dello smembrato “Polittico di Sant’Agostino”, le cui tavole originali vennero disperse durante le spoliazioni napoleoniche e oggi si trovano in vari musei del mondo.

Infine, uno sguardo all’Abbazia di San Pietro in Borgo XX Giugno: qui, il museo del monastero ospita “San Mauro, Santa Scolastica, San Pietro Vincioli, Sant’Ercolano e San Costanzo, tavolette appartenenti alla predella che era parte della grande macchina d’altare della chiesa di San Pietro.

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La città di cui innamorarsi: Orvieto

In occasione della Festa degli Innamorati, una romantica luna torna a calarsi nel suggestivo Pozzo di San Patrizio a Orvieto, per celebrare l’amore in tutte le sue sfaccettature.

Dall’11 al 14 febbraio, la magica Città nascosta nel cuore della Rupe sarà l’incantevole scenario della quarta edizione di “Innamorati di Orvieto – Ti amo dal profondo!”, l’iniziativa promossa dal Comune di Orvieto – Assessorato al Turismo in collaborazione con i siti ipogei della città, Sistema Museo, Consorzio Orvieto Doc, Carta Unica, Scuola comunale di musica “A. Casasole”, Associazione MusicAlt, Comitato cittadino dei Quartieri e cooperativa Mir.

4 giorni per innamorarsi

Storia, musica, teatro, enogastronomia sono gli ingredienti dell’attesa manifestazione che torna quest’anno a proporre gli appuntamenti che avevano decretato il successo della prima edizione.

Si parte con l’esclusivo evento di sabato 11 febbraio dalle ore 18 alle ore 20, “La Luna nel Pozzo“: nel Pozzo di San Patrizio verrà calata un’affascinante luna e 72 coppie, tante quante i finestroni che lasciano filtrare la luce nel pozzo, scenderanno i 248 scalini per darsi il “bacio più profondo del mondo”.

Ad accogliere gli innamorati, tra coinvolgenti giochi di luce, le rime dedicate del “Giullar Cortese”, l’attore Gianluca Foresi, una speciale serenata e una degustazione di vino Orvieto Doc.

Inoltre, come buon auspicio, a ogni coppia sarà consegnata la riproduzione in terracotta del “denaro orvietano”, coniato autonomamente dal Comune di Orvieto tra il 1256 e il 1268, moneta portafortuna da gettare in fondo al pozzo.

Durante la stessa sera, dalle 22.30 alle 23.30, il viaggio delle coppie potrà continuare con una straordinaria visita in notturna nelle misteriose cavità di Orvieto Underground.

Domenica 12 febbraio, invece, sarà il momento di un doppio tour guidato (ore 10 e ore 15), “Nel Cuore della Rupe“, che avrà come filo conduttore la storia d’amore tra Giovanna Monaldeschi della Cervara e Pietro Antonio Monaldeschi della Vipera le cui nozze, nel 1464, segnarono la pacificazione di Orvieto dopo un secolo di sanguinosi scontri tra Beffati e Malcorini, i due rami della casata orvietana dei Monaldeschi.
Al mattino, la visita comprende Orvieto Underground, Pozzo di San Patrizio, Labirinto di Adriano e Pozzo della Cava mentre, al pomeriggio, sarà possibile visitare anche i sotterranei della Chiesa di Sant’Andrea.

Ancora domenica, dalle 16 alle 20, i balconi delle case del centro si trasformeranno in speciali palchi per la musica delle band orvietane che si esibiranno in una serenata dedicata alla città, realizzata in collaborazione con l’associazione MusicAlt e la Scuola comunale di musica “A. Casasole”.

Infine, lunedì 13 e martedì 14 febbraio, le coppie che giungeranno a Orvieto potranno entrare a prezzo ridotto in tutti i siti della Città nascosta componendo in autonomia il loro itinerario nei sotterranei “Esprimi un desiderio”. Solo martedì 14 febbraio, invece, ingresso gratuito al Pozzo di San Patrizio per i residenti nel Comune di Orvieto per poter ammirare “La Luna nel Pozzo”.

La storia dell’Umbria dal profondo

Il Pozzo di San Patrizio a Orvieto è uno dei siti storici e turistici più significativi dell’Umbria e d’Italia: il 31 gennaio 2023, presso la Sala consiliare del Comune, è stato presentato il progetto di promozione e valorizzazione reciproca del Pozzo di San Patrizio, Narni Sotterranea e delle Cisterne romane di Amelia, un percorso fra i sotterranei di tre città per scoprire la storia dell’Umbria nel profondo.

I tre siti sono le principali mete turistiche underground della provincia di Terni con un elevato numero di visitatori provenienti da ogni parte del mondo grazie all’immenso valore artistico, culturale e storico che esprimono.

L’accordo intende avviare una proficua collaborazione per accrescerne la visibilità e ha l’obiettivo di realizzare percorsi turistici tematici e integrati e di favorire la permanenza dei turisti interessati a visitare città d’arte e piccoli borghi della zona sud occidentale dell’Umbria.

Oltre alla presenza nei tre siti del materiale informativo e alla promozione condivisa sui canali web e social di iniziative ed eventi, si partirà subito con una reciproca scontistica sui biglietti di ingresso: con il ticket del Pozzo di San Patrizio si potrà dunque accedere a prezzo ridotto a Narni Sotterranea e alle Cisterne di Amelia e viceversa.

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Monteleone di Spoleto, il borgo con la biga d’oro

Perduto tra le verdi colline e le suggestive montagne umbre, il piccolo borgo di Monteleone di Spoleto è uno scrigno di storia e cultura, di tradizioni e di splendidi edifici tutti da scoprire. Qui sembra di fare un vero e proprio tuffo indietro nel tempo: passeggiare lungo le sue viuzze medievali è un’esperienza magnifica. Ed è proprio il ricco e fiorente passato che il paesino ha vissuto ad averci regalato una testimonianza preziosissima risalente addirittura al VI secolo a.C. Si tratta nientemeno che di una biga d’oro, un tesoro incredibile scoperto tanti anni fa.

Monteleone di Spoleto, la biga d’oro e gli altri preziosi tesori

Inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, il paesino di Monteleone di Spoleto è immerso in un panorama magnifico. È il comune più alto di tutta l’Umbria, a quasi 1000 metri di quota: tutt’intorno, le montagne offrono una cornice dominata da una natura incontaminata. È proprio tra le rocce di queste montagne che gli esperti hanno trovato alcuni fossili di molluschi, segno di un paesaggio che all’epoca era decisamente molto diverso da quello che conosciamo oggi. Ma i reperti più preziosi rinvenuti sul territorio di Monteleone sono più recenti – e molto più sorprendenti.

Nel 1901, gli archeologi hanno scoperto delle vestigia etrusche: in località Colle del Capitano, a pochissima distanza dal borgo, è tornata alla luce un’antica necropoli utilizzata sin dall’età del Bronzo. Qui si trova la tomba appartenuta ad un principe locale, impreziosita da un corredo funerario particolarmente ricco. Ed è proprio al corredo che appartiene una biga in legno, ricoperta da lamine di bronzo dorato e decorata con scene rappresentanti l’eroe greco Achille.

La biga, risalente al 540 a.C., ha vissuto vicende piuttosto travagliate: è stata trafugata e portata oltreconfine da un trafficante di antichità, che poi l’ha venduta al Metropolitan Museum di New York, dove ancora oggi è custodita. La chiamano “Golden Chariot”, il Carro d’Oro, ed è un tesoro di valore inestimabile. Monteleone di Spoleto ne vanta comunque una riproduzione a grandezza naturale che si può ammirare nei sotterranei del complesso monumentale di San Francesco, uno degli edifici più suggestivi del centro storico.

Cosa vedere a Monteleone di Spoleto

Il borgo di Monteleone di Spoleto, che sorge in provincia di Perugia, è protetto da ben tre cinta murarie che in passato dovevano risultate davvero imponenti: alcuni tratti sono ancora visibili, e mostrano chiaramente l’impianto castellano che il paesino aveva in origine. Nel centro storico vi sono molti edifici religiosi, tra cui proprio la Chiesa di San Francesco e il suo convento adiacente, entrambi risalenti al ‘300.

Particolarmente suggestivo è il monastero di Santa Caterina, una chiesa a forma di ovoide della quale oggi restano dei ruderi dal fascino innegabile. A poca distanza si può vedere la Torre dell’Orologio, che fungeva da porta d’accesso al nucleo più centrale (e antica) del paese. Eretta nel XIII secolo, domina con il suo profilo maestoso tutto il borgo di Monteleone di Spoleto e gran parte della vallata circostante, ricca di boschi lussureggianti. Dall’alto della torre lo sguardo si spinge lungo gli Appennini, regalandoci una vista mozzafiato.

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C’è anche l’Italia tra le migliori mete da visitare nel 2023 secondo Lonely Planet

È bellissima, italiana ed è l’unica meta nostrana a essere stata nominata dalla casa editrice Lonely Planet come una delle destinazioni da visitare, e quindi consigliate per il 2023.

Si tratta della magnifica Umbria, inserita con grande orgoglio e a pieno titolo nel “Best in Travel 2023”, la consueta pubblicazione che ogni anno annuncia le destinazioni da non perdere e in cui organizzare un viaggio.

I motivi

Una lista stilata dallo staff, autori, editori e blogger e che, ogni anno, si impegnano a scovare e suggerire le mete top in cui programmare un viaggio, alla scoperta di luoghi da sogno in cui soggiornare e in cui immergersi nella cultura e nelle bellezze locali. Tutti aspetti che, quest’anno, hanno reso protagonista la Regione Umbria, segnalata nella categoria “Sapori” e che si è meritatamente aggiudicata un posto tra queste mete imperdibili come “un territorio capace di attrarre per la sua variegata offerta enogastronomica ancor di più il prossimo anno quando si svolgeranno una serie di appuntamenti volti a celebrare i 500 anni della morte del Perugino – il più importante pittore del Quattrocento – e i 50 anni di Umbria Jazz”.

Un riconoscimento doppio, quindi, che valorizza l’Umbria non solo per la sua importanza e per la grande offerta enogastronomica presente, ma anche per la sua radicata cultura e per ciò che questa rappresenta per il territorio stesso. Una meta italiana punto di riferimento, che vale la pena di visitare sempre e ancora di più durante il prossimo anno, magari partendo dal suo capoluogo, Perugia.

Proprio qui, infatti, verranno celebrati sia il Perugino che l’Umbria Jazz, evento che dal 1973 ha portato a suon di musica l’Umbria nel mondo. Ma che, di fatto, è solo un punto di partenza da cui lasciarsi conquistare e ispirare verso un tour della Regione che vi saprà emozionare a 360°.

Cosa fare in Umbria

L’Umbria, infatti, è davvero una terra unica, fatta di paesaggi dalla bellezza infinita, scorci che lasciano senza fiato e tutta la meraviglia di un luogo radicato nel passato ma volto al futuro, che custodisce le antiche tradizioni e la cultura di un tempo, amalgamandola alla perfezione con il presente e con un futuro tutto da scrivere.

Una meta in cui coniugare l’amore per la natura e per il cibo, dalla scoperta dei suoi vini d’eccellenza come il Sagrantino di Montefalco, il Grechetto di Todi o il Trebbiano Spoletino, fino al tartufo nero pregiato della Valnerina o il bianco della zona della Alta Valle del Tevere, passando per il rinomato olio di oliva Dop, e di cui l’Umbria è una delle massima produttrici, fino ai famosi legumi di Castelluccio.

Insomma, viaggiare in Umbria non è solo un’esperienza unica e che dona la possibilità di scoprire i paesaggi e le infinite distese di natura incontaminata che caratterizzano il territorio, ma è anche l’occasione per immergersi totalmente in una cultura ricca, variegata e di eccezionale valore. Una cultura che è celebrata anche all’estero e che merita, come non mai, di essere scoperta, amata e portata ovunque come esempio di eccellenza e di raro valore.

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Lungo uno degli itinerari ciclopedonali più panoramici d’Italia

Ripercorre la vecchia ferrovia dell’Umbria, attraversando alcuni dei paesaggi e delle cittadine più belle e storiche della Regione il “piccolo Gottardo degli Appennini” meglio conosciuta come “Spoleto-Norcia”.

Un’opera d’arte ferroviaria, progettata già a partire dal 1909 ma inaugurata solo nel 1926, chiusa nel ’68 e riaperta a nuova vita nel 2014. Questo itinerario, da percorrere a piedi o in bicicletta, è l’anima di un territorio che ha uno sterminato patrimonio storico-culturale e naturalistico e che vuole ritrovare la sua vocazione turistica.

Messo a dura prova dal terremoto di sei anni fa, ancora oggi alcuni tratti della vecchia ferrovia sono, infatti, inagibili: pedalare su questo tracciato, auspicando possa presto essere riaperto nella sua interezza ha dunque il sapore della ripartenza.green road

L’itinerario, che consente di scoprire la Valle Umbra attraversando località incantevoli e poco conosciute, è stato premiato come migliore via green d’Italia, vincendo il premio Italian Green Road Award nel 2015.

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Fonte: @Fabrizio Belia

Il tratto Sant’Anatatolia di Narco in Valnerina lungo la ciclabile Spoleto-Norcia

Il tracciato della Spoleto-Norcia

Le tappe sono Spoleto, Vallo di Nera, Castel San Felice, Abbazia SS. Felice e Mauro, Sant’Anatolia di Narco. Il tragitto da percorrere è tutta un’avventura: lungo i suoi 23,5 chilometri, ci sono ben 19 gallerie da attraversare e 24 tra ponti e viadotti, dai quali è possibile ammirare il verde e la meravigliosa natura umbra. La pista costeggia anche caselli abbandonati e raggiunge la straordinaria opera ingegneristica del Ponte della Caprareccia.

La leggera pendenza dei binari rende il tragitto adatto anche a chi voglia fare, oltre a una passeggiata rilassante, un po’ di sano esercizio fisico.

Per quanto riguarda i ciclisti, è importante sapere che si tratta di un percorso piuttosto complesso, in quanto non ha una conformazione ad anello, quindi prima di intraprenderlo bisogna essere ben allenati.

Sebbene l’ex-ferrovia possa essere percorsa in entrambi i sensi di marcia, si consiglia, soprattutto a chi si trova ad affrontare il tragitto per la prima volta, di partire da Spoleto.

Da Spoleto, il colpo d’occhio sul territorio attraverso il quale si pedala (o cammina) è spettacolare, con dolci colline punteggiate da piccoli borghi e da filari di ulivi e vitigni. Lungo tutto l’itinerario, si seguono le sponde dei torrenti Marroggia, Beverone, Timia e del fiume Topino.

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Fonte: @Fabrizio Belia

L’itinerario mozzafiato lungo la Spoleto-Norcia

La “Spoleto Norcia in MTB”

Ogni anno, a settembre, lungo questo itinerario si tiene la “Spoleto Norcia in MTB”, la più grande manifestazione sportivo-turistica su due ruote in mountain bike del Centro Italia, che attira migliaia di amanti della bici, del cicloturismo e della natura. Giunta quest’anno alla nona edizione, si svolge dal 2 al 4 settembre 2022.

L’evento consiste in cinque diversi tipi di gare: una è agonistica (la SN Cup, 65 km, 1.750 metri di dislivello, solo per MTB), mentre quattro sono percorsi cicloturistici. Tre sono per gli appassionati e uno di soli 10 km, invece, è adatto alle famiglie e a tutti coloro che desiderano pedalare in tranquillità, percorrendo, almeno in parte, lo spettacolare tracciato della vecchia ferrovia tra le due cittadine umbre attraverso la Valnerina, una delle più rigogliose aree dell’Umbria, con le montagne solcate dal corso del fiume Nera in un tripudio di natura, arte e cultura, con antiche stazioni, eremi e borghi.

La gara agonistica, così come i percorsi cicloturistici, si svolgono domenica 4 settembre, mentre il 2 e il 3 settembre sono dedicati a momenti d’incontro e spettacolo tra i mondi del ciclismo, del cicloturismo, della cultura e del giornalismo, con una serie di eventi tra talk show, iniziative per grandi e piccoli, visite guidate alla scoperta di Spoleto.



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Le iscrizioni sono aperte online sul portale laspoletonorciainmtb: il 31 luglio è il termine ultimo per ottenere il pacco gara con pettorale personalizzato e maglia tecnica e la quota di iscrizione più conveniente (50 euro), ma ci si può iscrivere fino alla vigilia della manifestazione (o al raggiungimento del numero massimo di partecipanti).

È possibile noleggiare una MTB anche in loco. Oltre alle MTB, possono partecipare anche le e-mountain bike, le fat bike e i tandem da montagna.

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A piedi alla scoperta di Vallo di Nera in Umbria

Nel paese-monumento di Vallo di Nera che, con il suo castello, domina la Valnerina e con i centri incastonati tra le rocce, i monti Maggiore e Coscerno e il fiume Nera formano un territorio unico, ci sono itinerari escursionistici da fare a piedi che regalano grandi emozioni.

Qui, si possono fare esperienze naturalistiche, per scoprire, camminando, il ricco patrimonio culturale di questo borgo, con escursioni a piedi, unite a visite culturali del castello e delle frazioni di Vallo di Nera.

Sono gli stessi abitanti che ne raccontano le tradizioni, supportati da attori o musicisti, in occasione di un evento intitolato “Sentieri, Vicoli e Racconti” che si tiene dal 6 marzo fino al giorno di Pasquetta, il 18 aprile.

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Il paese di Vallo di Nera in Umbria

La magia di Vallo di Nera

Immerso tra le cime del Monte Coscerno e del Monte Maggiore, circondato da numerosi altipiani che si appoggiano con fianchi di verde sul fondovalle, Vallo di Nera ha conservato il suo impianto originario, risalente al 1217, di castello a pianta circolare: case di pietra che seguono ordinatamente le curve di livello della collina, archi rampanti, vicoli, scalinate, contrafforti, mura e torri.

Un aspetto fiabesco, circondato da un mare di verde che si perde nella linea irregolare delle montagne. Un intreccio di natura e attività umana di grande suggestione.

Come raggiungere il borgo

Per arrivare a Vallo di Nera bisogna imboccare la Valnerina, la vallata del fiume Nera che nasce dai monti Sibillini e scorre impetuoso dando vita alla grandiosa Cascata delle Marmore, attraversando un paesaggio naturale a tratti boscoso, a tratti coltivato.

Un fitto reticolo di sentieri collega i centri abitati delle frazioni – Piedipaterno, Geppa, Paterno, Montefiorello, Meggiano, Piedilacosta, Roccagelli – retaggio urbanistico di insediamenti medievali. Tra di essi, spicca la limpida architettura di Vallo di Nera, uno dei Borghi più belli d’Italia, Bandiera arancione del Touring Club, Comune amico della Api, Comune Fiorito e membro delle associazioni nazionali Città del Tartufo e Città dell’Olio.

L’eccezionale caratteristica di Vallo di Nera non è solo quella di essere un castello ancora integro, ma di possedere una densità di superfici affrescate davvero imponente e di grande pregio. Inoltre, tra antichi torrioni e nobili palazzetti, è oggi possibile trovare la “Casa dei racconti”, un centro di documentazione della tradizione letteraria orale e della memoria degli anziani, dove si conservano le “Vallanate” i versi in ottava rima dei pastori transumanti, che declamavano le proprie gesta ricorrendo a ritmati endecasillabi.

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Uno scorcio di Vallo di Nera

Il calendario dei trekking

È per mettere in rete le attrattive naturalistiche, i luoghi della memoria e dell’arte, le eccellenze enogastronomiche e artigianali del territorio che prende vita questo progetto realizzato con il contributo della Regione Umbria, organizzato da ADD Comunicazione ed eventi, grazie al quale, attraverso itinerari di trekking naturalistici e culturali, si farà di Vallo di Nera una meta di turismo lento, dell’autenticità, che sia sostenibile e consapevole, ma anche un’interessante scoperta per il turismo di prossimità.

La prima escursione dal titolo “Trekking, affreschi e musica sacra” si terrà domenica 6 marzo con partenza alle 9.00 dal centro storico di Vallo di Nera, in direzione della Cappella dell’Immagine delle Forche, nota anche come Madonna della Neve, un edificio risalente alla seconda metà del XV secolo con l’interno interamente affrescato. Si proseguirà poi su un sentiero fino all’Abbazia di San Felice. Da qui, lungo il tracciato dell’ex ferrovia Spoleto-Norcia, si farà ritorno a Vallo di Nera. La passeggiata prevede un percorso di circa 10 chilometri, su un dislivello di circa 200 metri e si concluderà con una degustazione di prodotti della terra e con la visita guidata del borgo.

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La Cappella dell’Immagine delle Forche, nota anche come Madonna della Neve

Domenica 13 marzo si svolgerà il trekking naturalistico ad anello Vallo di Nera – Piedipaterno – Vallo di Nera. Sabato 19 marzo ci sarà l’escursione ad anello in quota fino ai pascoli montani intitolata “La Luna sull’Altopiano”. Domenica 20 marzo ci sarà un evento dedicato all’Equinozio a Vallo di Nera. Domenica 27 marzo, il cammino partirà da Meggiano, castello di pendio alle pendici del Monte Maggiore, fino a Montellino, lungo l’antica via di collegamento montano.

Domenica 3 aprile l’appuntamento è con il trekking alla scoperta di Roccagelli, un antico insediamento montano, passando per il castello di Meggiano e Paterno. Sabato 9 aprile il tour è tra castelli e borghi lungo antichi percorsi montani, un itinerario ad anello da Montefiorello a Meggiano e Paterno. Domenica 10 aprile ci saranno due escursioni: la prima sulle falde del Monte Coscerno, tra Val Lunga, Forchetta di Vallo e Casale del Piano, la seconda nell’oasi naturalistica del Monte Coscerno, lungo i sentieri della transumanza. Sabato 16 aprile si farà un’escursione a Monte Maggiore, la cima panoramica che domina la Valnerina, solcando il sentiero benedettino e le vie delle transumanze. Infine, lunedì 18 aprile è previsto un evento per tutta la famiglia, trekking e fiabe nel bosco.

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Questo antico borgo dell’Umbria un tempo era uno Stato a sé

Oggi è una piccola frazione del Comune di San Giustino, in provincia di Perugia, ma un tempo ebbe una grandissima importanza storica. Stiamo parlando di Cospaia, e qui si è svolta una vicenda incredibile.

Nel 1441, si trovava tra il confine dello Stato Pontificio e la Repubblica di Firenze dei Medici e, in un periodo storico tra i più importanti della nostra storia, mentre dal Medioevo si entra nel Rinascimento, in questo un minuscolo territorio succede una cosa imprevedibile: per errore prende vita la Repubblica di Cospaia, che allora contava solamente 350 abitanti, e che è esistita fino al 26 giugno 1826.

La storia della Repubblica di Cospaia

Un piccolo Stato indipendente, durato quattro secoli, la cui storia è nota a pochi. Fu Papa Eugenio IV, impegnato nella lotta con il Concilio di Basilea, a cedere il territorio di Sansepolcro alla Repubblica di Firenze. Per errore, nella designazione del confine, una piccola striscia di terra non venne inclusa nel trattato che delimitava i confini, e gli abitanti dichiararono prontamente l’indipendenza. Nacque così la più piccola Repubblica del mondo.

Un consiglio di anziani e l’insieme dei capifamiglia bastavano a dirimere le questioni, magari con l’intervento del curato, l’unico in grado di leggere e scrivere. Facendosi notare il meno possibile, questa comunità anarchica visse così indisturbata.

Solo dopo alcuni secoli, ottenuto un atto di sottomissione da parte di 14 rappresentanti del territorio, Cospaia entrò a far parte dello Stato della Chiesa. Ogni anno, ancora oggi, nel mese di giugno, si celebra la Festa della Repubblica di Cospaia, per commemorare la fine dell’indipendenza.

Cosa resta a Cospaia della Repubblica

Gli abitanti della Repubblica fecero tesoro di questa insolita situazione geo-politica, traendo vantaggio dalla mancanza di tasse, dazi e gabelle, e ne approfittarono per sviluppare, fra i primi in Italia, la coltivazione del tabacco. Cospaia, la Repubblica dove tutto era lecito, diventò a tutti gli effetti la capitale del tabacco.

Il piccolo Stato resistette, nei secoli, ai tentativi dello Stato Pontificio e del Granducato di Toscana di imporre dazi alle coltivazioni, superò il periodo napoleonico e il Congresso di Vienna che riconobbe solo quattro Repubbliche al mondo: gli Stati Uniti, la Svizzera, San Marino e Cospaia.

E la coltivazione e il commercio clandestino del tabacco portarono così un certo benessere. Tuttora, alcune varietà di tabacco vengono definite con il nome di “cospaia”. Ancora oggi, nonostante il tabacco non sia più una fonte di reddito per gli abitanti del borgo, rimangono ancora le tipiche strutture utilizzate per la sua produzione, come gli essiccatoi sparsi in tutto il territorio.

Tra gli edifici degni di nota, c’è Villa Giovagnoli-Liuti risalente al XVIII secolo. Rappresenta un tipico esempio di villa padronale con una casa colonica annessa, a testimonianza di un passato legato alla coltivazione del tabacco le cui tracce sono ancora ben visibili nell’essiccatoio.

Sulla porta della chiesa parrocchiale della confraternita, resta un’iscrizione in latino che fa riferimento all’indipendenza del passato (“Perpetua et firma libertas”, “Perpetua e sicura libertà”).

Alcuni reperti sulla Repubblica di Cospaia sono conservati oggi nel Museo del Tabacco a San Giustino.

Per esigenze d’irrigazione dei campi di tabacco, fu innalzato un terrapieno come diga creando così un laghetto artificiale. Il Lago di Cospaia è oggi un luogo molto amato, specie d’estate, dagli abitanti della zona che vengono a pescare, ma che attira anche turisti da altre zone d’Italia.

Il Sentiero del contrabbandiere

Tutt’intorno si snoda il Sentiero del contrabbandiere, che un tempo veniva percorso dai contrabbandieri che portavano il tabacco di contrabbando verso il Montefeltro. Il Sentiero del contrabbandiere è un percorso ad anello di 12,5 chilometri che tocca ben tre Regioni, Umbria, Toscana e Marche. Il punto di partenza è Cospaia.

Dall’abitato, che si trova a soli a 373 metri sul livello del mare, si sale verso le colline fino raggiungere i 659 metri del Monte Garrole e, più avanti, Poggio Sportino, il punto più alto della camminata a 861 metri. Da qui si ridiscende verso Cà Concello, si segue il corso del Vertola e poi lo si abbandona per risalire verso Corposano. Da qui, un lungo tratto in discesa riporta fino a Cà Magnano (392 metri) e Cà Mulinello. L’ultimo tratto è verso Cedinna da dove il sentiero riconduce alla Chiesa di San Lorenzo e infine a Cospaia.