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In Norvegia esiste una chiesa di legno è Patrimonio dell’Umanità

Il mondo è pieno di luoghi incantevoli di cui non conosciamo l’esistenza, lo sappiamo. Eppure ciò non ci vieta di stupirci quando, davanti ai nostri occhi, ritroviamo dei capolavori che sembrano quasi inventati o che accendono le nostre fantasie più fanciullesche. Un esempio lampante è la chiesa di Urnes, in Norvegia: un vero capolavoro fatto di solo legno, che resiste nei secoli.

Vista da fuori, la chiesa di Urnes sembra un po’ un edificio fiabesco: una di quelle casette, per intenderci, dove vivrebbero i classici anti-eroi che solo nel corso della storia rivelano di avere un cuore d’oro. Invece, la sua storia è fatta di devozione, sentimento e tanto, tantissimo impegno.

La storia della chiesa di Urnes

La chiesa di Urnes sorge nella contea di Vestland, abbracciata da un panorama naturale mozzafiato. Di fatto si trova sul Lustrafjorden, il fiordo più lungo e profondo della Norvegia, in una posizione privilegiata che permetteva di abbracciare con lo sguardo una vista eccezionale su quelli che erano i doni che Dio ha fatto all’umanità. Peraltro, il luogo dove è stata eretta era già stato “casa” di due chiese precedenti, che però vennero abbattute per far posto a questo maestoso edificio.

Foto all'esterno della chiesa di Urnes Stave, in Norvegia

Si eleva su due livelli, adibiti al consueto uso delle funzioni religiose ed è costruita su pianta basilicale, com’era in uso nel Medioevo. Per farne ogni parte, però, sono state utilizzate delle resistenti doghe in legno, con pannelli, fasce ed elementi della tradizione scandinava finemente intagliati. Ogni piccola parte di questa chiesa è stata realizzata a mano e con gli strumenti del tempo, cosa che lascia immaginare quanta passione la permea.

Gli interni della chiesa di Urnes

D’altronde non è un caso che questa chiesa faccia parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco: è bellissima e unica nel suo genere. In base alle molteplici ricerche svolte in Norvegia e su territorio scandinavo è la più antica delle chiese in legno del territorio (se ne contano in tutto 1.300) ed è la sola ad avere degli interni così curati. Entrando, infatti, è possibile ammirare una serie di capitelli figurativi scolpiti con estrema cura.

Proprio questi capitelli, con le loro incisioni, rappresentano non solo dei manufatti artistici di enorme valore, ma hanno un ruolo ancor più importante: sono la testimonianza dell’unione e della fusione tra la cultura nordica precristiana, il credo e gli usi vichinghi e il cristianesimo che si diffuse in età Medievale.

La chiesa di legno Urnes Stave in Norvegia

In particolare è possibile ammirare delle immagini che hanno come protagonisti due animali: una creatura a quattro zampe, fiera e coraggiosa, che sembra un leone, e un serpente, che viene morso e attaccato. A un primo sguardo la presenza del serpente potrebbe sembrare legata alla tradizione cristiana, dove l’essere strisciante rappresenta Satana mentre il leone stilizzato dovrebbe rappresentare Cristo, che appunto combatte il diavolo.

Invece, si tratta di uno splendido connubio tra i due credo, perché la lotta tra il serpente e il leone potrebbe anche rappresentare l’inizio del Ragnarǫk, una delle battaglie più importanti della mitologia norrena. Il Ragnarǫk rappresenta infatti la lotta tra il bene, la luce e l’armonia e il male, le tenebre e il caso, e vedeva impegnate moltissime divinità venerate nei paesi scandinavi.

Alla scoperta della chiesa di Urnes

Di certo vorrete sapere se la chiesa di Urnes è attualmente visitabile: la risposta è sì. È aperta ogni giorno dalle 9.00 alle 16.00 e si può entrare dietro pagamento di un ticket che comprende una visita guidata. Ci si può arrivare con un lungo on the road di sei ore partendo Oslo o, in alternativa, soggiornando a Solvorn e raggiungerla approfittando del traghetto che va alla scoperta del Lustrafjorden.

Urnes Stave, una chiesa di legno suggestiva: i suoi interni

Non si svolgono funzioni religiose perché ha da tempo perso il suo uso parrocchiale, ma essendo ancora fortemente simbolica, è usata su richiesta per battesimi e matrimoni. Un consiglio? Visitare anche il cimitero medievale che la circonda, piuttosto spartano ma molto suggestivo ed estremamente spirituale.

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Queste chiese dipinte si trovano in Europa e sono spettacolari

Un contraltare di colori, tra volute e tinte che colpiscono e lasciano senza fiato: esistono delle chiese dipinte che, nel corso dei secoli, si sono affermati come veri e propri scorci di meraviglia. E che, ogni anno, attirano migliaia di turisti. Di quali chiese stiamo parlando?

Delle chiese dipinte nella regione dei monti Troodos, sull’isola di Cipro. Per chi non lo sapesse si tratta di circa 10 edifici che si distinguono per i loro interni incantevoli, quasi sempre in contrasto con gli esterni austeri e rurali. Un vero e proprio percorso tutto da scoprire.

Alla scoperta delle chiese dipinte di Cipro

Nove chiese e un monastero: tra i monti di Cipro si trova, dunque, un vero tesoro. Una delle loro particolarità è che, sulle prime, non si distinguono neanche in quanto chiese. Dall’esterno, infatti, possono sembrare delle vecchie fattorie, delle stalle o, addirittura, dei fienili, nonostante abbiano la forma classica delle chiese bizantine. Anche questo particolare contrasto ha fatto sì che diventassero Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Chiesa di Panagia a Cipro: una delle chiese dipinte più belle

Queste chiese sono una sono una testimonianza eccezionale della civiltà bizantina dal tempo della famiglia dei Comneni in poi. In base a quanto scoperto, alcuni affreschi furono eseguiti da artisti di Costantinopoli mentre i successivi furono affidati ad artisti dell’Isola. Seguendo un preciso percorso è possibile rilevare le evoluzioni della pittura e, conseguentemente, i cambiamenti della società.

Il percorso ideale per scoprire le chiese dipinte

Ma qual è il percorso? Partendo dal presupposto che bisogna recarsi sui Monti Troodos per trovare le chiese dipinte, la cosa migliore da fare sarebbe dedicare un paio di giorni alla loro scoperta. Dopodiché, bisognerebbe, idealmente, partire dalla Chiesa di San Nicola del Tetto, che presenta un ciclo di affreschi realizzati tra l’XI e il XVI secolo. Poi, occorrerebbe visitare il Monastero di Agios Ioannis Lampadistis, al cui interno spiccano affreschi risalenti al XIII secolo (tra cui il Cristo Pantocratore con i profeti e gli evangelisti).

Chiesa di Panayia Podhithou a Cipro: una delle chiese dipinte più belle

A seguire, si dovrebbero visitare la Chiesa di Panagia Phorviotissa, qualla di Panagia tou Arakou e quella di Panagia a Moutoullas, per poi recarsi nelle chiese dell’Arcangelo Michele, di Timios Stravos, Podhitou, Stravos Agiasmati e Metamorphosis tou Soteros. Seguendo quest’ordine si rimane stupefatti dall’evoluzione artistica e si percepisce chiaramente il rapporto tra l’arte cipriota e quella cristiana occidentale.

Come si visitano le chiese dipinte?

Purtroppo non esiste ancora un tour guidato per scoprire le chiese dipinte, ma attenzione: chi si reca a Cipro durante l’estate può visitare il sito web del Dipartimento delle Antichità cipriote per inviare una domanda e richiedere informazioni. In genere si viene messi in contatto con i custodi delle singole chiese, che provvederanno ad aprirle con le chiavi in loro possesso e permetteranno la visita.

Chiesa di Chiesa di Stavros a Cipro: una delle chiese dipinte più belle

Il suggerimento, per chi vuole scoprire tutti e dieci gli edifici, è quello di noleggiare un auto per spostarsi agevolmente da un punto all’altro della regione dei Monti Troodos. Le chiese, infatti, non sono vicine tra loro, ma viaggiando in auto ci si può fermare tra paesini e piazzole e raggiungerle facilmente a piedi. Può sembrare faticoso, ma ne vale assolutamente la pena.

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In Italia c’è un eremo costruito nella roccia ed è spettacolare

Un viaggio nella provincia autonoma di Trento può trasformarsi in un’esperienza indelebile. E non lo fa solo attraverso la scoperta di una terra straordinaria che ospita un patrimonio culturale, naturale e storico immenso, ma anche e soprattutto per la presenza di un gioiello architettonico unico, suggestivo e quasi surreale: un eremo costruito nella roccia.

Ci troviamo a Trambileno, il piccolo comune di Trento situato a pochi chilometri da Rovereto. È percorrendo la strada statale per Vicenza che si rimane incantati da quella che sembra una visione quasi onirica.

Si tratta dell’eremo di San Colombano, un edificio scavato direttamente nella roccia a un’altezza di oltre 100 metri accessibile gratuitamente a tutti.

L’eremo di San Colombano

Sfida la forza di gravità, sospeso tra cielo e terra, proprio a metà altezza della roccia che lo ospita e lo protegge alla stregua di un tesoro prezioso. Questo è l’eremo di San Colombano, un edificio dedicato al Santo irlandese le cui origini affondano in tanti secoli fa.

Secondo le fonti, le cavità naturali formate dal passaggio del torrente Leno di Vallarsa furono utilizzate come rifugio da un monaco eremita. Grazie a un’incisione nella roccia abbiamo testimonianze della presenza degli eremiti già a partire dal 752.

Il culto legato al Santo, invece, narra delle vicende di Colombano che giunse proprio in questo territorio per uccidere il drago che prendeva la vita dei bambini che venivano battezzati nelle acque del torrente. Quello che è certo è che comunque il primo monaco eremita che giunse qui, e anche i successivi, seguivano la regola dell’ordine di San Colombano che prevedeva il completo isolamento in luoghi quasi inaccessibili.

La costruzione della chiesa e del rifugio annesso, realizzati all’interno di una grotta aperta nella roccia, sono fatti risalire al X secolo. L’eremo fu utilizzato come rifugio dai monaci, che ne furono anche custodi, fino al 1782. Da quel momento, fino a oggi, sono stati gli abitanti del territorio a prendersi cura di questo edificio.

Visita all’eremo nella roccia: un’esperienza mistica

Quello che da lontano sembra un luogo surreale e inaccessibile in realtà è raggiungibile grazie alla presenza di un sentiero che attraversa il ponte sul torrente Leno di Vallarsa e poi conduce a una scalinata di ben 102 gradini scavati nella roccia.

Per raggiungere l’eremo di San Colombano si sale a un’altezza di 120 metri dalla quale è possibile ammirare un panorama vertiginoso a strapiombo sul torrente e sul territorio circostante. Poi ecco la porta d’accesso all’edificio costruito nella roccia.

Al fianco all’attuale campanile è possibile osservare l’incisione datata 753 che permette testimonia la pratica già attiva del romitaggio in questa cavità naturale chiamata anche Grotta degli Eremiti.

L’apertura dell’eremo al pubblico è gestita da un gruppo di volontari ed è completamente gratuita. L’edificio, che è anche il punto di partenza per escursioni e itinerari volti alla scoperta del territorio, ospita al suo interno affreschi dedicati a San Colombano e diverse incisioni lasciate dai pellegrini che giungevano fin qui per pregare.

Nel 1996, la provincia autonoma di Trento, ha effettuato i lavori di restauro di manutenzione ordinaria dell’eremo per preservare la bellezza di un gioiello architettonico dall’alto valore storico e spirituale tutto da scoprire.

Eremo San Colombano

Eremo San Colombano

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La chiesetta in mezzo al lago è la più romantica che ci sia

In un luogo paradisiaco in mezzo alle montagne, dove la natura è ancora incontaminata e si possono fare delle splendide escursioni naturalistiche nel più totale silenzio, si cela un angolo incredibilmente pittoresco e del tutto inaspettato.

Tra le due sponde di un lago, su un sottile lembo di terra, è stato costruito un luogo di culto che più isolato di così non c’è. Quando si percorre il sentiero in mezzo al bosco, popolato da tanti scoiattoli, e si apre una radura affacciata sullo specchio d’acqua, s’incontra una chiesetta solitaria che è un vero gioiello d’architettura.

Un piccolo gioiello di montagna

Ci troviamo nella regione del Wipptal, nel Tirolo austriaco, poco più a Sud di Innsbruck e non lontano dal confine italiano. La chiesetta si trova nel bel mezzo del lago Obernberger, un’area protetta a 1.600 metri di altitudine.

Lago-Obernberger

Il Lago Obernberger nel Tirolo austriaco

Unico intervento dell’uomo in un ambiente assolutamente integro, la deliziosa cappella Maria am See (Maria al lago) fu costruita su una roccia in mezzo al lago cadutavi in un’era preistorica non ben definita dalla vicina montagna, dividendo di fatto il lago in due parti.

D’inverno, l’isolotto dove si trova la chiesa non è raggiungibile a piedi, ma quando arriva il disgelo, il livello dell’acqua aumenta e le due sponde possono così essere collegate e la cappella raggiunta.

La cappella Maria am See non è antichissima, in verità, fu costruita solo nel 1935. Ma perché erigere un santuario nel bel mezzo del nulla? Proprio in quell’anno, il lago di Obernberg venne dichiarato parco nazionale e la cappella servì a sigillare l’evento. La si può raggiungere lungo un sentiero e attraversando poi un ponticello di legno.

Lago-Obernberger

La cappella Maria am See sul Lago Obernberger in Tirolo

La più bella meta escursionistica

Il lago alpino di Obernberger è forse il più bello del Tirolo ed è una popolare meta escursionistica per gli amanti della natura. L’acqua blu intenso, il ponte di legno sopra il lago, la cappella sulla sponda sinistra e l’imponente Tribulaun di Fleres sullo sfondo, la cima più elevata nelle Alpi dello Stubai, concorrono a comporre un panorama da cartolina.

È il lago più grande del versante meridionale del Tirolo e le sue acque sempre fresche sono dovute alle sorgenti sotterranee che lo alimentano. Tuttavia, è vietata la balneazione in quanto queste purissime acque sono ricche di pesci, tra cui molte trote. Il giro intorno al lago dura circa un’ora ed è fattibile un po’ da tutti.

Si dice che che le acque cristalline turchesi del lago di Obernberg siano una fonte unica di forza ed energia.

La valle Wipptal

Con le sue cinque vallate montane incontaminate, la Wipptal, nel Tirolo austriaco, è una chicca per gli amanti della natura, in cerca di pace e tranquillità in montagna. Incastonata tra le Alpi della Zillertal e dello Stubai, tra Innsbruck a Nord e il Brennero a Sud, d’estate, offre più di 500 chilometri di sentieri segnalati, due tour dei rifugi per escursioni a lunga distanza, un’ampia rete di sentieri per mountain bike ed e-bike, un bike park, due ferrate e diverse offerte per famiglie, come il villaggio dei mulini di Gschnitz o il mondo acquatico di Bärenbachl sulla Bergeralm.

Dal 2020, l’associazione turistica Wipptal sta cercando di stimolare i propri ospiti a un turismo più sostenibile e a utilizzare quindi i trasporti pubblici. Ecco perché è nata l’offerta “Guest Card = Ticket” che consente di utilizzare gratuitamente tutti i trasporti pubblici della regione, incluse la S-Bahn tra Innsbruck e il Brennero e tutti gli autobus Regio per le valli di montagna.

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La cattedrale scolpita dal mare rende questa spiaggia la più bella del mondo

La fama delle fotografie che immortalano la sua eterna e suggestiva bellezza precedono il suo stesso nome, perché sono diventate il simbolo di quella che è considerata una delle più belle spiagge del mondo. E per esplorarla non abbiamo bisogno di andare dall’altra parte del mondo perché Playa de las Catedrales si trova in Europa.

Ci ammirare la grande bellezza che appartiene naturalmente a questo luogo dobbiamo recarci nel territorio nord occidentale della Galizia, in Spagna, e più precisamente a Ribadeo. È qui che possiamo andare alla scoperta di Praia de Augas Santas, ribattezzata col nome di spiaggia delle cattedrali per la presenza di quei maestosi archi naturali che ricordano le grandi e imponenti cattedrali gotiche.

In questo caso, però, il celebre stile architettonico inventato dall’uomo non ha nulla a che vedere con questo angolo magico. Perché a creare quella straordinaria cornice, che rende magica la spiaggia bagnata dal Mare Cantabrico, è stata Madre Natura.

Playa de las Catedrales

Playa de las Catedrales

Playa de Las Catedrales

Caratterizzata da faraglioni che svettano verso il cielo per oltre 30 metri d’altezza, Playa de Las Catedrales è un gioiello tutto da scoprire e da preservare. A renderla così unica è la presenza delle grandi formazioni rocciose scolpite dal mare, dal vento e dal tempo, le stesse che si palesano davanti agli occhi di chi guarda come dei grandissimi archi che ricordano proprio le volte delle cattedrali in stile gotico.

E a guardarla nel suo insieme è chiaro che ci troviamo davanti a uno dei luoghi più sensazionali del mondo, già dichiarato Monumento Naturale. La spiaggia delle cattedrali è bella a ogni ora del giorno e in ogni stagione, tuttavia c’è un momento preciso in cui prende forma quello che possiamo considerare lo spettacolo più bello di sempre.

Durante la bassa marea, infatti, la scogliera emerge totalmente dalle acque mostrandosi in tutta la sua grandiosa imponenza. Creme, cunicoli e grotte si aprono davanti agli occhi delle persone creando un paesaggio scolpito dalla natura che lascia senza fiato. A rendere ancora più suggestivo il momento ci pensano gli animali, tantissimi uccelli migratori, infatti, scelgono Ribadeo e la sua spiaggia come habitat momentaneo.

Playa de las Catedrales

Playa de las Catedrales

Come accedere alla spiaggia più bella del mondo

Entrare nei cunicoli, scoprire le grotte sormontate da cupole, volte e archi naturali che si sono formati tra gli arenili di Augasantas e Carricela, o semplicemente osservare quelle pareti scolpite dalla natura attraverso una passeggiata che rivela gli scorci più belli di sempre, è un’esperienza che tutti dovremmo vivere almeno una volta nella vita. Le stesse fotografie, diffuse da chi è stato capace di immortalare questa bellezza, raccontano di un luogo magico che rivela le sue mille sfaccettature da ogni prospettiva.

La passeggiate tra le cattedrali scolpite dalla natura, però, è possibile solo durante i periodi di bassa marea. In alternativa, il panorama può essere contemplato dall’alto. Playa de Las Catedrales, però, è un Monumento Naturale e come tale ha bisogno di essere preservato. Ecco perché l’accesso alla spiaggia più bella del mondo  è contingentato nei periodi di alta stagione. Per visitarla durante i mesi che vanno da luglio a settembre, è possibile accedere solo dietro prenotazione.

Playa de las Catedrales

Playa de las Catedrala c

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Sogni una vacanza estiva da eremita? Allora devi evitare questi luoghi

L’arrivo della primavera coincide con le prime migrazioni umane: viaggiatori e turisti si muovono in ogni parte del mondo per ammirare le città, i paesi e i borghi in fiore, ora che la natura è tornata l’assoluta protagonista dei nostri giorni. Ma questo è anche il periodo in cui si programmano le tanto agognate vacanze estive, quelle in cui tutto il resto viene messo in stand by per dedicarsi al relax e alla pace.

Una pace, però, che non sempre si trova quando si è in viaggio, sopratutto quando le destinazioni scelte sono quelle più battute dai turisti di tutto il mondo.

Traffico, strade popolate a ogni ora del giorno e della notte e spiagge super affollate: questo è lo scenario che si presenta davanti ai vacanzieri quando raggiungono quelle che sono le mete predilette dei turisti. Ma un modo per evitare tutto questo c’è: conoscere i luoghi più popolati ed evitarli.

Le città più popolari per le vacanze: se le conosci le eviti

Per una vacanza da eremita, o quasi, all’insegna del relax e dalla pace, occorre solo scegliere i luoghi giusti ed evitarne tanti altri. Ad aiutarci in questa missione ci ha pensato Bounce, azienda leader per il deposito dei bagagli, che ha condotto uno studio sulle principali destinazioni di viaggio nei Paesi del mondo in base al volume di ricerca complessivo tra voli, aerei e vacanze negli ultimi 12 mesi.

A capeggiare la lista delle 10 città più popolari di quest’anno, per i city break, troviamo Las Vegas con quasi 10 milioni di ricerche fatte su Google. A quanto pare sono molte le persone che sognano di perdersi tra le luci e i casinò della città del deserto di Mojave, di vivere la movida e di passeggiare su The Strip, la celebre e brulicante strada della città del Nevada.

Al secondo posto troviamo New York City, con più di 8 milioni di ricerche, mentre al terzo posto Miami. Troviamo poi l’affascinante Dubai e la cosmopolita Londra, seguita da Orlando.

Non poteva ovviamente mancare lei, la città più romantica, suggestiva e affascinante d’Europa e del mondo intero, stiamo parlando di Parigi che si piazza all’ottavo posto con quasi tre milioni di ricerche su Google. Seguono poi New Orleans e Los Angeles.

I Paesi più ricercati per le vacanze

Se la lista delle città più ricercate per le prossime vacanze, e quindi più raggiunge da turisti e viaggiatori provenienti da ogni dove, non fosse abbastanza per pianificare un viaggio all’insegna della tranquillità, ecco anche la selezione dei Paesi più ricercati fatta da Bounce.

Al primo posto troviamo le Maldive, e questo non ci stupisce. Probabilmente la voglia di staccare e raggiungere i paradisi terrestri che si snodano tra gli atolli del Paese tropicale nell’Oceano Indiano è più forte che mai. Attenzione, però, perché non sarete gli unici a soggiornare qui.

Segue poi l’India, con oltre un milione di ricerche su Google. Singapore e Costa Rica, invece, si posizionano rispettivamente al terzo e al quarto posto. Troviamo poi il Messico, il Giappone, la Giamaica, la Grecia, le Bahamas e l’Australia.

E l’Italia? Anche il nostro BelPaese ha un posto di tutto rispetto tra le nazioni più ricercate per le prossime vacanze posizionandosi in dodicesima posizione subito dopo Islanda e prima del Canada. Le città più ambite sono Roma, Venezia, Milano e Firenze.

 

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Il monastero immerso nella natura che sorprende tutti

Roccia, acqua e un’atmosfera magica che cattura tutti i sensi: il monastero immerso nella quiete della natura, sulla vetta della montagna a strapiombo, è un tesoro nascosto che sorprende e lascia senza fiato.

Stiamo parlando del Monastero di Sant Miquel del Fai, in Catalogna, a una cinquantina di chilometri dalla variopinta e vivace Barcellona ma qui sembra davvero di trovarsi in un’altra dimensione.

Tutto il fascino del monastero sospeso sulla rupe

Sant Miquel del Fai

Sant Miquel del Fai a strapiombo sulla rupe

Intriso di una bellezza mistica, il Monastero catalano si annida tra le rocce e, nel suo insieme, sfida la gravità sospeso sulla rupe a guardia della Valle del fiume Tenes, tra affioramenti rocciosi e cascate che superano i 100 metri di altezza.

Un paesaggio a dir poco fiabesco, uno dei luoghi più sorprendenti della catena montuosa catalana dove natura e architettura si incontrano per dare vita a qualcosa di unico nel suo genere.

Il Monastero di Sant Miquel del Fai, infatti, vanta l’unica cappella romanica della regione costruita all’interno di una grotta.
Le prime notizie che riguardano lo straordinario edificio religioso risalgono al 997, e una comunità di monaci benedettini visse qui fino al 1657.

Rimane pressoché “celato” agli occhi del mondo fino al XIX secolo quando viene scoperto dagli scrittori romantici che, affascinati dalla sua posizione singolare, lo raccontano e ne divulgano la storia e le leggende.

Il tour di visita mozzafiato all’abbazia medievale

Dopo aver raggiunto l’ardito monastero con una passeggiata spettacolare, la visita inizia dal piazzale antistante che già si rivela unico essendo scavato nel fianco della montagna.
Da qui lo sguardo spazia dai laghetti formati dal ghiaccio che si scioglie e dall’acqua piovana fino alla Casa del Priorato, risalente al XV secolo in stile gotico, che oggi è adibita a ristorante e galleria espositiva.

Il piazzale è il luogo ideale per godere di una splendida vista sull’intera vallata, uno di quei panorami che non si dimenticano facilmente.

Dopo aver speso il giusto tempo ad ammirare l’insolito paesaggio arroccato sul precipizio, è il momento di percorrere la galleria rupestre che faceva parte del chiostro per incontrare la Cappella romanica di Sant Miquel del X secolo, costruita all’interno della grotta accanto alla cascata, sito un tempo dedicato al culto pagano.

L’inedita cappella dona forti emozioni ma siamo appena all’inizio. Una scalinata conduce alla magnifica Grotta di Sant Miquel, rinvenuta nel 1847, dove le rocce calcaree hanno plasmato suggestive stalattiti e stalagmiti: qui è d’obbligo una sosta per ammirare le opere che solo la Natura sa creare.

Lungo il percorso degna di nota è anche la panchina, in Plaza del Repòs, con la scultura dello scrittore e giornalista spagnolo Josep Pla.

Il sentiero prosegue poi alla volta di un laghetto nascosto tra le rocce, passa al di sotto della fragorosa Cascata del Tenes e raggiunge l’Eremo di Sant Martì, del X secolo e restaurato nel Duemila, che spicca al centro di una spianata.

E non finisce qui: alla fine del tour ci si può addentrare alla scoperta della Grotta Les Tosques (con obbligo di casco) dove dimorano i pipistrelli.

Saint Miquel del Fai

Sant Miquel del Fai

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Le chiese più macabre che si possono visitare

Ce ne sono un po’ in tutta Europa e bisogna essere poco impressionabili per visitarle. Stiamo parlando di quelle cripte dove non soltanto vengono conservate le ossa dei religiosi, ma le cui pareti, gli oggetti e tutto quanto è fatto di ossa umane.

L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti di una chiesa è molto antica e ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico.

La Capela dos Ossos in Portogallo

Tra le più famose del Vecchio Continente c’è la Capela dos Ossos, nella città portoghese di Evora, un’attrazione turistica un po’ macabra, forse, ma che racconta la storia di questo luogo. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un bel po’ di “dark humor” per poter comprendere questa peculiarità. La capella fu costruita nel XVI secolo per iniziativa di un monaco francescano che voleva condurre i propri confratelli alla contemplazione della fievolezza della vita umana e del mistero della morte.

La Chiesa di Sant’Orsola in Germania

A Colonia, in Germania, ce n’è una che contiene i resti del ben 11mila vergini. È la Chiesa di Sant’Orsola, in tedesco St. Ursulakirche, edificata sui resti di un antico cimitero romano. La sua storia è decisamente insolita e narra di una giovane d’eccezionale bellezza, Orsola, figlia di un sovrano bretone, che si era segretamente consacrata a Dio ma che fu chiesta in sposa dal principe pagano Ereo. Il rifiuto da parte della principessa avrebbe rischiato di scatenare una guerra e, consigliata da un angelo durante una visione avuta in sogno, chiese di poter rimandare la decisione di tre anni, per meglio comprendere la volontà del Signore e nella speranza che il promesso sposo si convertisse al cristianesimo e cambiasse idea.

Allo scadere del tempo stabilito, ancora esortata da un messaggero divino, Orsola però prese il mare con 11.000 compagne e, secondo alcune versioni, anche con il promesso sposo. Attraversò il tratto fra l’Inghilterra e il continente su una flotta di undici navi, poi, sospinta da una tempesta, risalì il corso del Reno fino a Colonia e successivamente a Basilea, in Svizzera, da dove proseguì a piedi, in devoto pellegrinaggio, fino a Roma. A Roma, Orsola e le sue numerose compagne di viaggio furono accolte da “Papa Ciriaco”, un personaggio sconosciuto alla storia. Di ritorno in patria per la stessa via, transitò per Colonia che, nel frattempo, era stata conquistata da Attila re degli Unni: qui, le vergini furono trucidate tutte dalla furia dei barbari in un solo giorno, mentre il famigerato re unno, invaghito dalla sua bellezza, risparmiò Orsola, che chiese in sposa, promettendole salva la vita. Al suo rifiuto la fece uccidere a colpi di freccia e, con lei, secondo un’altra versione della storia, fu ucciso anche il Papa, che l’aveva seguita nel viaggio.

La Cripta dei Cappuccini a Roma

Ma il culto delle ossa non ha confini e questi luoghi inquietanti e spaventosi non si trovano solo all’estero. Anche a Roma esiste un luogo simile. Nel centro della Città Eterna, sulla via che fu della Dolce Vita, c’è un luogo che, da secoli, costringe i visitatori a riflettere sulla morte e sulla vita: la Cripta dei Cappuccini. È un piccolo spazio che comprende diverse piccole cappelle situate sotto la chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini al civico 27 di via Veneto, vicino a piazza Barberini. Contiene i resti degli scheletri di 3.700 corpi ritenuti frati cappuccini sepolti dal loro ordine.

L’edificio fu costruito in epoca barocca su commissione di Papa Urbano VIII, in onore del fratello, il cardinale Barberini. Una scelta apparentemente inquietante, quella di rivestire tutto con ossa umane, ma che si spiega nella scritta che si legge sulla targa all’ingresso: “Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete”. Le ossa dei frati sono state collezionate in un arco di tempo molto lungo, tra il 1528 e il 1870. Prima di allora, erano sepolte nel vecchio cimitero dell’ordine dei cappuccini, nella chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi nel rione Trevi. È decisamente tra i luoghi più insoliti della Capitale.

La chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano

Ce n’è una anche a Milano, di queste chiese così macabre. È la chiesa di San Bernardino alle Ossa, una chiesa situata in piazza Santo Stefano, in pieno centro città, che sorge sui resti di un antico cimitero. È un luogo carico di fascino, con migliaia di teschi, ossa e altri resti umani a decorare le pareti con fare artistico, in composizioni di croci trattenute da sottili reticelle. E, dall’alto, osservano in silenzio i fedeli e i turisti che la visitano.

San Bernardino alle Ossa è un antico ossario costruito nel 1268 dalla Confraternita dei disciplini e oggi un importante luogo di culto per i vecchi milanesi. Una leggenda da brividi è legata a questo edificio: si narra che il 2 novembre di ogni anno le ossa di una bambina riprendano vita. Un’altra curiosità è che la Capela dos Ossos portoghese venne completamente ristrutturata nel corso del XVIII secolo, quando il re Giovanni V del Portogallo visitò proprio la chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano.

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La Capela dos ossos a Evora., in Portogallo

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Questa cattedrale è il più grande capolavoro architettonico di Madre Natura

Quando il sole tramonta, e con i suoi raggi infuocati abbraccia le case, le strade, i laghi e i mari delle città del mondo intero, lo spettacolo idilliaco che possiamo osservare ci ricorda che la Terra che abitiamo è un luogo meraviglioso che dobbiamo esplorare e proteggere.

Così succede, che da qualche parte nel mondo, le tinte infuocate del tramonto incontrano una roccia sedimentaria dal colore rosso che per forme e dimensioni ricorda un capolavoro architettonico progettato dall’uomo. E la Cathedral Rock è davvero un’opera d’arte, ma a firmarla è stata la natura.

Viaggio a Sedona per scoprire la cattedrale di Madre Natura

Ci troviamo a Sedona, una cittadina situata nel deserto dell’Arizona circondata da un panorama straordinario e quasi surreale. Rilievi di roccia rossa, canyon scoscesi e pini che si snodano in foreste selvagge e incontaminate circondano il centro urbano celebre per la sua vivace scena artistica, per i centri benessere e per le gallerie d’arte.

Ma è proprio appena fuori dal nucleo pulsante della città che è possibile assistere alla meraviglia. Dalle periferie, infatti, si snodano numerosi sentieri che conducono verso la Red Rock Country, una città appena fuori dalla città, dove a farla da padrone è la natura.

Vallate, canyon, massi rocciosi da scalare per godere della visione di panorami unici. E poi, ancora, il cielo notturno, uno dei più belli del mondo, quello che grazie all’assenza di inquinamento luminoso ci consente di rifletterci nelle stelle che qui, sono più brillanti che mai. E in questa meravigliosa scenografia, domina maestosamente Cathedral Rock, uno dei più suggestivi capolavori architettonici di Madre Natura.

Cathedral Rock: come arrivare alla cattedrale di roccia

Cathedral Rock è una formazione rocciosa di arenaria che, per dorme e dimensioni, ricorda un maestoso edificio architettonico. Proprio il suo aspetto, estremamente scenografico e suggestivo, rende la cattedrale di roccia uno dei luoghi più fotografati dell’intera Arizona.

Situata nei pressi della Foresta Nazionale di Coconino, e con un’altezza superiore ai 1500 metri, Cathedral Rock domina l’intero paesaggio di Sedona e il suo skyline. Il suo cospetto è una tappa obbligatoria per tutte le persone che scelgono di raggiungere la città. I cittadini locali considerano questo masso una vera e propria fonte di energia, per questo una volta raggiunta la cima il consiglio è quello di fermarsi a meditare o a contemplare in silenzio tutto il panorama circostante.

Arrivare a Cathedral Rock è semplicissimo. A Sedona ci sono diversi parcheggi dove lasciare l’auto, dai quali si snodano numerosi sentieri, anche di facile percorrenza e quindi adatti a tutta la famiglia, che conducono al suo cospetto e poi fino alla cima. Nei dintorni è possibile ammirare anche i canyon e le altre formazioni di arenaria che caratterizzano il territorio come la vallata selvaggia e incontaminata Boynton Canyon Trail o la scenografica Bell Rock.

Il momento migliore per visitare la cattedrale di roccia è sicuramente quello che precede il tramonto. Quando la roccia di arenaria brilla sotto i raggi infuocati del sole la magia ha inizio.

Cathedral Rock

Cathedral Rock, la cattedrale di roccia a Sedona

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Monastero di Torba, tra arte e un pizzico di mistero

A Gornate Olona, località Torba in provincia di Varese, svetta una struttura ricca di arte, ma anche caratterizzata da un pizzico di mistero: il Monastero di Torba. Si tratta di un complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, immerso nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati.

La storia del Monastero di Torba

Il primo nucleo di questo tesoro antico dal grande fascino fu costruito dai Romani nel III secolo d. C. Non possedeva alcuna caratteristica religiosa, poiché rappresentava solo un luogo strategicamente perfetto grazie alla presenza del fiume Olona.

In seguito venne usato dai Goti, Bizantini e Longobardi fino all’arrivo delle monache benedettine che arricchirono la costruzione della chiesa e del monastero, nell’XI secolo, facendolo diventare di fatto un centro religioso.

Una storia, quella del Monastero di Torba, che si rivela particolarmente articolata soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel corso degli anni divenne, infatti, terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo. Il tutto fino al 1482, periodo in cui le suore dovettero abbandonarlo dando vita al cosiddetto “periodo agricolo” del complesso.

In epoca napoleonica, nel 1799, a causa delle soppressioni degli ordini religiosi, Torba perse definitivamente lo status di monastero. Una situazione che portò a murare il portico, ampliare l’entrata della chiesa trasformandola in magazzino per carri e attrezzi, e a coprire con un nuovo intonaco tutti i preziosi affreschi presenti al suo interno.

I secoli successivi furono invece contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971, anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Il maestoso complesso venne poi acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano (FAI), il quale ha provveduto a ristrutturarlo. Nel 1986 si conclusero i lunghi lavori di restauro che consentirono di aprire la proprietà al pubblico.

Cosa visitare al Monastero di Torba

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2011 in quanto parte del sito archeologico, il Monastero di Torba è un luogo che profuma di antico e di natura: è immerso in ampio parco circondato dai boschi e dal silenzio.

Al suoi interno, salendo nei piani superiori, è possibile ammirare  la Torre di Torba, uno strumento di avvistamento creato dai romani e riadattato in seguito per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di Aliberga. Al secondo, è ancora presente l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo svettava un altare. Non mancano di certo i filmati e le audioguide che ne raccontano la storia.

affreschi torre monastero di torba

Gli affreschi all’interno della Torre di Torba

All’esterno è invece possibile visitare la Chiesa di Santa Maria costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale. Ha pianta unica con parte absidale rialzata e un cripta al di sotto della stessa. All’interno di essa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all’VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali.

Le raffigurazioni pittoriche a calce, a causa del loro stato di conservazione, si presentano frammentarie e non permettono l’esatta identificazione dei soggetti. Due sono le fasi individuate: una più antica, del IX-X secolo, e una successiva, dell’XI-XIII.

Grazie ai restauri del FAI, è oggi possibile osservare i grandi archi del portico del corpo del monastero, ora sede del ristoro, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, ancora visibile all’interno del refettorio. I portici sono testimoni dell’ospitalità dell’ordine monastico per pellegrini e viaggiatori, che potevano riposare al coperto e usufruire del forno attorno al quale è posizionata la scala che sale al piano superiore della torre.

Il parco archeologico di Castelseprio

L’affascinante Monastero di Torba è circondato dal parco archeologico di Castelseprio, riscoperto solo negli anni ’50. Costituito dai ruderi dell’omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas, è Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 26 giugno 2011.

Diversi sono i monumenti visitabili. Ne sono un esempio le costruzioni a carattere militare (ponte e torrione d’ingresso, mura di cinta, torri difensive, strutture civili (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religiose. C’è il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista, dove al suo interno si conservano due vasche battesimali, e la chiesa di S. Paolo, probabilmente di età romanica.

Visitabile anche il borgo di cui rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio tra cui, quasi sicuramente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

parco archeologico di Castelseprio cosa visitare

La chiesa nel parco archeologico di Castelseprio

Perché il Monastero di Torba è misterioso

Come detto in precedenza, il Monastero di Torba rivela una forte carica di mistero. Vi aleggia, infatti, una leggenda che narra che i volti mancanti delle tre monache, rappresentate in un affresco situato al secondo piano della torre, non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, oggi, ormai divenute spiriti, vaghino nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace.

Ma non solo, c’è anche la storia della tempesta che, abbattendosi sul monastero, sradicò un grande albero dalle cui radici emerse la sepoltura marmorea del re longobardo Galdano da Torba. A tal proposito si dice che un brigante insediatosi a Torba iniziò a saccheggiare i paesi circostanti, mentre una giovane donna di nome Raffa si fece trovare dal brigante a fare il bagno nelle acque del fiume Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello.

L’uomo resistette ai colpi e inseguì la fanciulla fino in cima alla torre: fu qui che lei lo avvinghiò e che caddero insieme nel vuoto. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente. Per questo motivo decise di costruire presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore. Storie, quindi, che rendono il monastero ancora più carico di suggestioni.

Non resta che organizzare un viaggio verso il meraviglioso Monastero di Torba per scoprirne le numerose ricchezze e gli altrettanti misteri. Attenzione però! Attualmente la struttura risulta chiusa e la sua apertura è prevista per il 25 febbraio.

Monastero di Torba cosa vedere

L’esterno del Monastero di Torba