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El Camino Real de Tierra Adentro, il Cammino di Santiago degli USA

Anche gli Stati Uniti hanno il loro Cammino di Santiago: è l’El Camino Real de Tierra Adentro.  

Considerato una sorta di strada dell’introspezione, il percorso nasce da un passato di fiorenti scambi commerciali e culturali tra il Messico e quelli che oggi sono gli Stati Uniti, in particolare il Texas e il New Mexico.

Fare trekking lungo El Camino Real de Tierra Adentro è come tuffarsi nel passato, tra chiese antiche, edifici storici e paesaggi naturali che lasciano senza fiato.

In questo articolo ci concentriamo sul tragitto americano, quello che va da El Paso (Texas) e giunge a Santa Fe (nel Nuovo Messico). Un viaggio lento alla scoperta di un percorso di fede e storico paragonabile al Cammino di Santiago di Compostela, in Spagna.

Il cammino lungo la storia che unisce Messico e USA

El Camino Real de Tierra Adentro, noto anche come Camino a Santa Fe, nella sua interezza parte da Città del Messico (in Messico) e arriva a Santa Fe (in Nuovo Messico – USA).

Sono 2560 chilometri di un percorso che un tempo fu la più importante via commerciale del mondo, in particolare tra la metà del XVI secolo e il XIX secolo. Era l’argento il prodotto chiave nei trasporti lungo questa lunga via, tanto che veniva chiamata anche Ruta de la Plata (Via dell’Argento). C’erano infatti importanti giacimenti di tale metallo (soprattutto nelle miniere di Zacatecas, Guanajuato e San Luis Potosí) che portarono ricchezza a queste terre spagnole, tanto che nacquero molti punti di appoggio e interesse, tra haciendas, locande, ponti, chiese, cimiteri e cittadine che si ingrandirono man mano.

Dal semplice trasporto di argento, l’El Camino Real de Tierra Adentro è diventato, lungo 300 anni, un percorso cardine per la creazione di legami e influenze sociali, culturali, gastronomiche e religiose tra la popolazione spagnola e quella amerindia. Nel tragitto messicano del cammino, 5 siti sono stati riconosciuti patrimonio UNESCO proprio per il loro inestimabile valore storico e culturale lungo tale via commerciale.

El Camino Real de Tierra Adentro negli USA: dal Texas al New Mexico

L’El Camino Real de Tierra Adentro è considerato una sorta di strada dell’introspezione. È tutta un susseguirsi di antiche chiese, fortezze, centri abitati e natura selvaggia: una straordinaria unione tra la cultura messicana, spagnola e nativa americana che ha forgiato secoli di tradizioni spirituali e storiche lungo il Rio Grande.

Un viaggio nella fede e nella storia, che rimanda ai tempi in cui gli esploratori spagnoli, i commercianti e i missionari viaggiavano dal Messico verso nord.

Noi ci focalizziamo sul percorso presente negli Stati Uniti di questo suggestivo cammino, che parte da El Paso, in Texas. Qui attraversa la città e tocca tre punti storici di estrema importanza, ossia tre chiese antiche. Si oltrepassa poi il confine con il Nuovo Messico, dove la strada prosegue fino a Santa Fe. Ecco cosa è possibile incontrare in questo viaggio lento, alla scoperta della storia antica.

Il cammino in Texas: le tre chiese simboliche

Il tragitto statunitense del Camino Real de Tierra Adentro, come detto, ha inizio in Texas, e nello specifico a El Paso. Qui sono tre i punti di interesse del percorso, da visitare mentre si attraversa la città e ci si allontana infine verso il confine con il New Mexico. Si tratta di tre chiese molto importanti legate alla storia di questo tragitto.

Nel 1680, la Rivolta Pueblo costrinse 2000 spagnoli, insieme a centinaia di indiani, a procedere verso nord proprio utilizzando l’El Camino Real. Durante il loro tragitto vennero costruite tre chiese, che sono tra le più antiche del Texas e che sono note come “le tre Missioni del sentiero“. In ciascuna di esse oggi si può entrare, ed è come fare un viaggio nel passato.

Si comincia da Ysleta, a una ventina di minuti da El Paso. Qui, nella cittadina più antica del Texas, si trova la prima chiesa: la prima pietra fu posata il 12 ottobre 1680, ma ciò che si ammira oggi è frutto dell’ultimo restauro seguito all’incendio del 1907. Vi si può vedere la statua di Sant’Antonio da Padova, la cupola a campanile color argento, gli interni semplici con le panche di legno, l’altare coi suoi accenni dorati e il soffitto affrescato.

La chiesa di Ysleta, lungo il tragitto dell'El Camino Real Tierra Adentro

Fonte: iStock

La chiesa di Ysleta, in Texas

La seconda chiesa che si incontra è quella di Socorro. La sua costruzione iniziò solo un giorno prima rispetto a quella di Ysleta. Distrutta da due alluvioni, fu poi ricostruita nel 1843: per 150 anni rimase abbandonata, per poi riaprire nel 2005 grazie un lavoro di restauro durato un decennio.

I suoi interni sono semplicissimi, con banchi e croci di legno: delle tre chiese lungo l’El Camino Real de Tierra Adentro, è quella con la navata meno adornata. Il suo punto focale è l’altare che – al contrario – è ricco e colorato, ma merita una pausa anche il soffitto, con le travi intagliate di legno di pioppo e di cipresso e i disegni realizzati con pigmenti a base vegetale.

La terza e ultima chiesa che lungo il cammino si incontra è la cappella di San Elizario. Costruita nel 1789, ha uno stile europeo coi suoi archi e le sue colonne, mentre il bianco è tipico di molte costruzioni del Texas Occidentale e del New Mexico. Il suo nome deriva da San Elceario, santo patrono francese dei soldati e – ricostruita nel 1882 – è l’unica lungo l’El Camino Real de Tierra Adentro ad avere una piazza.

Il soffitto turchese e oro pressato a stagno copre le trave originali, e le decorazioni inglobano le antiche colonne. Dopo averla visitata, è possibile dedicarsi all’esplorazione dei suoi dintorni: il San Elizario Historic District è il luogo da cui i primi cavalli sono entrati nel Sudovest americano, e si dice che qui fu celebrato il primo Giorno del Ringraziamento d’America.

Ovviamente, lungo il cammino non ci sono solo chiese: ci sono anche le gallerie d’arte, i negozi d’artigianato, e i luoghi in cui assaporare una cucina straordinaria. Per tornare a casa con, nel cuore, un angolo d’America poco noto.

Chiesa di Sant'Elizario, lungo il Camino Real Tierra Adentro, in Texas

Fonte: iStock

Chiesa di Sant’Elizario, in Texas

Il cammino in Nuovo Messico: i principali punti di interesse

Oltrepassato il confine con il Texas, El Camino Real de Tierra Adentro prosegue nel Nuovo Messico e tocca la città di Mesilla, dove spicca la Basilica di San Albino, la piazza centrale e le graziose casette colorate del suo centro storico.

Si prosegue sul lato est di Las Cruces, dove si incontra il distretto storico di Mesquite, con parchi, case e locali dove si respira l’aria di un passato ricco di scambi culturali e commerciali tra il Messico e gli Stati Uniti.

La tappa successiva è il più antico insediamento ispanico permanente nel sud del New Mexico: Doña Ana. Fondato nel 1843, il villaggio custodisce ancora la chiesa, la piazza centrale e il suo caratteristico centro storico.

Las Cruces, Contea di Doña Ana, Nuovo Messico, USA

Fonte: iStock

Paesaggio della Contea di Doña Ana, Nuovo Messico, USA

Proseguendo nel cammino si possono ammirare le rovine di Fort Selden, un’antica postazione dell’esercito degli Stati Uniti, che occupava l’area che oggi è Radium Springs, costruito per proteggere i coloni dai nativi americani.

Dal fiume Rio Grande che costeggia il cammino, il percorso devia verso l’entroterra e attraversa l’area desertica chiamata Jornada del Muerto, passando per Point of Rocks, un affioramento di basalto dal quale si apre una vista mozzafiato sul panorama circostante.

Il sentiero prosegue lungo il deserto e attraversa il Rio Grande fino a raggiungere Fort Craig, i resti di un’antica fortezza americana. Un altro punto di interesse lungo questo spettacolare cammino è El Cerro de Tomé, a circa 150 chilometri da Fort Craig, dopo aver costeggiato il fiume e attraversato campi e piccoli borghi.

Continuando lungo il percorso, si attraversa la splendida Albuquerque, per arrivare al sito archeologico di Kuaua, che custodisce le rovine di uno dei più grandi insediamenti indiani della regione. Da qui si ha una vista meravigliosa sui monti Sandia.

La meta finale di questo lungo ed entusiasmante percorso di trekking è Santa Fe e in particolare la sua piazza centrale. Qui si affacciano gli antichi edifici che raccontano la storia multiculturale di quest’area: il Palazzo dei Governatori, ex sede dei governi spagnolo, messicano e degli Stati Uniti nel Nuovo Messico, la Basilica Cattedrale di San Francesco d’Assisi e il New Mexico Museum of Art.

Vista sui monti Sandia, ad Albuquerque, lungo l'El Camino Real de Tierra Adentro

Fonte: iStock

Vista sui monti Sandia, ad Albuquerque
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Via Francigena in Italia: la guida completa

La Via Francigena, un antico itinerario che collega Canterbury, in Gran Bretagna, a Roma, si estende attraverso cinque Paesi 16 regioni e attraversa 637 Comuni, coprendo una distanza di oltre tremila chilometri. Questo percorso, che una volta guidava i pellegrini medievali verso la Città Eterna, ora attraversa bellezze architettoniche di borghi antichi, città d’arte e ambienti naturali incontaminati.

Storicamente, le Vie Francigene rappresentavano un sistema di strade che collegava i territori dominati dai Franchi a Roma. Questo intricato sistema di percorsi ha svolto un ruolo significativo nell’unire i popoli e le culture europee, mentre oggi i pellegrini moderni e i turisti sostenibili seguono le orme degli antichi pellegrini, attraversando montagne, sentieri di campagna e strade minori.

Le tappe italiane oggi comprendono 45 delle originali 79 e includono alcune delle località più affascinanti della nostra penisola. Nella nostra guida alla Via Francigena trovate la storia di questo antico itinerario e le tappe da percorrere nelle nostre regioni.

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Sta per nascere un nuovo cammino con una spettacolare vista mare

Camminare per 126 chilometri passando per l’entroterra, per poi andare a inebriarsi dei colori e degli odori del mare. Si tratta di un nuovo bellissimo cammino che sta per nascere nel nostro Paese, e che permette di fare un viaggio a passo lento tra panorami mozzafiato e luoghi sacri.

Il “Cammino dei Santuari del Mare”

Si chiama il “Cammino dei Santuari del Mare“, un nome che che evoca meraviglie e spiritualità. Si tratta di un progetto realizzato dall’Associazione Monte Gazzo Outdoor in collaborazione con i Comuni di Genova, Ceranesi, Campo Ligure, Masone, Tiglieto, Arenzano e Mele.

Ci troviamo in Liguria, quindi, e parliamo di un sentiero che consente di visitare alcuni dei più significativi monumenti religiosi del territorio devoti al culto mariano, passando per boschi, antichi insediamenti e panorami che sono in grado di emozionare.

Diviso in sei magnifiche tappe, permette di vivere un’esperienza straordinaria creando ricordi che difficilmente si dimenticano.

Tappa 1: Sestri Ponente – Santuario della Guardia

La prima tappa del “Cammino dei Santuari del Mare” va da Sestri Ponente al Santuario della Guardia. Si parte dall’affascinante Basilica di Santa Maria Assunta a Sestri Ponente, edificio religioso con una facciata che è opera dell’architetto Piero de Barbieri e dello scultore sestrese Luigi Venzano e pregno di affreschi, stucchi e marmi realizzati in tempi diversi.

Si percorrono 13 chilometri scoprendo vie storiche e luoghi di culto, come la Chiesa dei Santi Rocco ed Isidoro e il Santuario di N.S. del Gazzo. Passo dopo passo si arriva sulla cima del Monte Figogna che svetta nei cieli a 890 metri sul livello del mare, e dominato dal maestoso Santuario di Nostra Signora della Guardia, il più importante santuario mariano della Liguria e uno dei più rilevanti di tutto il nostro Paese.

Il cammino continua attraversando boschi e antiche strade che lascino scorgere paesaggi da cartolina sulla città di Genova e la sua pittoresca costa.

Tappa 2: Santuario della Guardia – Campo Ligure / Masone

La seconda tappa parte dal magnifico Santuario della Guardia, che offre persino una cupola alta 40 metri e decorata con affreschi che raffigurano la miracolosa apparizione, ed è di circa 26 chilometri. Abbraccia la bellezza delle alture liguri scovando antiche mulattiere, boschi di castagni e panorami sulla costa che in altri pochi luoghi del mondo si possono ammirare.

Il viaggiatore si ritrova al cospetto della Cappellina di Rocca Maja e dell’Altopiano dei Piani di Praglia, caratterizzato da una sorprendente natura selvaggia e autentica.

La tappa termina nel suggestivo centro di Campo Ligure, incantevole borgo che sorge sulle sponde del torrente Stura e dove storia e artigianato si fondono nel Castello e nel Museo della Filigrana.

Tappa 3: Campo Ligure – Tiglieto

Partendo da Campo Ligure, parte dell’Associazione “I Borghi più Belli d’Italia” e circondato da una natura rigogliosa e pressoché intatta, il viandante scopre paesaggi mozzafiato che rimettono al mondo.

Si cammina per 15,5 chilometri tra salite e discese, sfidando un po’ di più la propria resistenza. Anche in questo caso, si attraversano antiche mulattiere e boschi suggestivi, per poi giungere sulle panoramiche cime del Monte Pavaglione e del Monte Calvo, che permettono di godere di emozionanti scorci sulla Pianura Padana e sulle valli circostanti.

Non mancano luoghi di reale suggestione, come il Passo Fruia e le Vasche di Tiglieto, dei laghetti in parte balneabili che si sono formati fra monti sinuosi, edifici medievali, una ricca vegetazione e limpidi corsi d’acqua.

La tappa si conclude nell’incantevole centro di Tiglieto, dove svetta nei cieli il complesso monumentale architettonico-culturale della Badia di Tiglieto, primo insediamento cistercense costruito in Italia. Questa, tra le altre cose, è una località famosa per i tradizionali taglialegna custodi della cultura del bosco.

Tappa 4: Tiglieto – Arenzano

Quella che inizia da Tiglieto, borgo che fa parte del magnifico Parco naturale regionale del Beigua, è forse la tappa più impegnativa del “Cammino dei Santuari del Mare”, ma offre un’ alternanza e una varietà di ambienti di cui è davvero impossibile non innamorarsi.

Con una lunghezza di 29,5 chilometri e un dislivello che varia da 10 a 1182 metri, permette di scovare magnifici angoli storici come il Ponte Romanico di Tiglieto, monumento di epoca romanica interamente in pietra di serpentino e con una struttura composta da cinque maestose arcate; l’Abbazia di Santa Maria della Croce – conosciuta anche come Badia di Tiglieto -, che costituisce un “unicum” dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico perché sorge al centro di una conca montuosa attraversata dal torrente Orba; la Cappella della Gattazzè, una struttura in pietra su base circolare che si erge tra le foglie.

C’è poi da affrontare la salita al Monte Reixa, che ripaga la fatica vissuta con panorami spettacolari, per poi scendere attraverso il suggestivo Sentiero degli Inglesi per raggiungere il Santuario del Santo Bambino di Praga di Arenzano, che si fa spazio a poca distanza dal centro cittadino e che offre un ampio panorama sulla città e sui monti circostanti.

Tappa 5: Arenzano – Acquasanta

La quinta tappa parte da Arenzano, stupendo borgo abbracciato dal mare e dai monti, e si snoda per circa di 16,5 km com un dislivello di 600 metri in salita e 450 in discesa.

Si attraversa il suggestivo lungomare cittadino per continuare, sempre con un leggiadro passo lento, lungo la costa che permette di ammirare dei panorami che toccano le corde del cuore.

Si arriva alla Madonna dell’Aguggia, graziosa statuetta in cima ad uno scoglio nel mare di Vesima e patrona dei pescatori dell’ormai lontanissimo 1700, per poi entrare nel Comune di Genova e attraversare luoghi storici come il Mulino di Crevari e il Santuario delle Grazie.

La tappa termina ad Acquasanta presso il Santuario omonimo, un mistico luogo di culto con interni magnifici affrescati da Giuseppe Canepa nel XVIII secolo e ripresi, nel 1911, da Rodolfo Gambini.

Tappa 6: Acquasanta – Genova

L’ultima tappa del “Cammino dei Santuari del Mare” parte dal centro di Acqusanta, suggestivo e antico borgo incastonato tra la costa del ponente genovese e le alte cime dell’Appennino ligure, e può essere diviso in due itinerari diversi perché conduce presso le innumerevoli meraviglie del centro storico di Genova.

Il principale, ovvero quello che porta verso Genova Pegli, permette di camminare tra colline, antiche strade romane e mulattiere panoramiche.

Un passo dopo l’altro ci si ritrova al cospetto dell’imponente gruppo montuoso di Punta Martin, da dove si snoda il sentiero delle “Lische Alte” che è pregno natura e avvolto da un costante profumo di piante mediterranee.

Al contempo, la tappa attraversa borghi storici come Prà, quartiere del ponente genovese, e Pegli, che ancora oggi conserva l’antico affaccio sul mare, un vibrante lungomare e una spiaggia perfetta per godersi il limpido mare ligure.

La tappa si divide al Molo Archetti da dove è possibile partire per dirigersi nel cuore di Genova.

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Dal borgo fantasma riemerge un’antichissima chiesa: la scoperta

La Tuscia è un territorio ricco di storia e bellezze naturalistiche e paesaggistiche che non finisce mai di stupire: l’ultima sorpresa è arrivata da uno dei suoi affascinanti borghi fantasma, a una ventina di minuti da Civita di Bagnoregio e a mezz’ora da Viterbo.

A Celleno, infatti, durante il lavoro di messa in sicurezza della Chiesa di San Donato, è tornato alla luce un antichissimo spazio sacro, quello della Chiesa di San Michele Arcangelo, di cui finora esistevano soltanto notizie frammentarie grazie a documenti di archivio che indicavano la presenza di una cripta, annessa alla chiesa attualmente oggetto di restauri.

Un altro prezioso tassello del patrimonio della Tuscia

Durante i lavori di consolidamento della Chiesa di San Donato, architetti e archeologi si sono ritrovati, inaspettatamente, dinanzi a una chiesa inferiore alta almeno 5 metri che, secondo i documenti e gli esperti, presentava un ingresso separato dal versante nord.

Tuttavia, alla fine dell’Ottocento, il vescovo ne ordinò la chiusura, sia perché di difficile accesso e sia perché destinato a usi impropri. Ma fu nel 1944 che se ne persero le tracce: la chiesa madre crollò, seguita dopo pochi anni dall’intero abitato, e il borgo di Celleno cadde in un periodo di oblio funestato da saccheggi.

Negli ultimi anni, invece, l’amministrazione comunale ha intrapreso azioni di recupero e valorizzazione della Chiesa di San Donato che hanno portato alla sorprendente scoperta.

Siamo sorpresi e felici di questa scoperta” ha commentato il sindaco Bianchi. “Stiamo continuando con i lavori sperando di rendere fruibile questo spazio ai visitatori, in assoluta sicurezza. Purtroppo decenni di abbandono, gli eventi sismici e le particolari condizioni orografiche non hanno aiutato a salvare la chiesa ma stiamo facendo tutto il possibile, con le risorse a disposizione, per completare i lavori e incrementare le dotazioni del borgo fantasma“.

Lo scavo archeologico prosegue sotto la direzione dalla società di ingegneria Alma Civita Studio insieme all’Università della Tuscia. “Negli ultimi tre mesi” ha affermato il primo cittadino “il lavoro è stato incessante, in particolare del professor Giuseppe Romagnoli, instancabile studioso di questo sito“.

E siamo appena all’inizio. Oltre alla chiesa inferiore, gli archeologici hanno rinvenuto materiali lapidei di pregevole fattura scultorea, alcuni dei quali risalenti al periodo longobardo. “Attestano” ha concluso Bianchi, “senza ombra di dubbio, che su questa rocca c’è stata continuità di vita a partire dal periodo etrusco fino ai nostri giorni“.

Il fascino del borgo fantasma di Celleno

Il vecchio borgo di Celleno, che sorge su uno sperone di tufo, fu un insediamento etrusco sull’antica via tra Bagnoregio e Orvieto: sconvolto da sempre da terremoti e smottamenti, ha iniziato a crollare in maniera inesorabile durante gli Anni Trenta fino a diventare un “borgo fantasma”.

Oggi resiste una piccola area, con suggestivi vicoli, botteghe, la maestosa presenza del fortilizio Castello Orsini con fossato, costruito tra il X e il XI secolo, la già citata Chiesa di San Donato, la Chiesa di San Carlo custode di una collezione di grammofoni, e case recuperate dove scoprire come erano gli ambienti a inizio Novecento: la cucina, le celle per la conservazione del vino, la bottega del calzolaio, l’antico forno.

Inoltre, il Museo raccoglie preziose ceramiche medievali e rinascimentali ritrovate durante le campagne di scavo.

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Destinazione Modica: un tuffo nel cioccolato italiano

Immersa nel cuore della Sicilia meridionale, Modica si erge come un gioiello collocato con grazia tra le sinuose linee di una collina, un tesoro barocco che rapisce l’anima e incanta gli occhi. Le sue antiche casette di pietra, le chiese millenarie e le stradine tortuose si fondono armoniosamente, creando un’atmosfera magica e senza tempo.

È impossibile non restare affascinati dalla sua bellezza, un invito irresistibile a perdersi tra i suoi vicoli e a lasciarsi trasportare dalla sua storia millenaria. Ma è al calar del sole che questa incantevole cittadina rivela la sua vera magia: quando i lampioni iniziano a risplendere con una luce morbida e avvolgente, il paese si trasforma in un dipinto vivente, catturando il cuore e lo sguardo.

Modica si distingue non soltanto per essere la mecca del cioccolato, che da solo vale il viaggio, ma è anche un concentrato di tesori culturali e storici, tanto da essere stata ufficialmente riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. È una di quelle città che ti rubano il cuore, una tappa imprescindibile per chiunque desideri scoprire l’anima autentica della Sicilia.

Modica: la città del cioccolato

cioccolato di Modica

Fonte: iStock

Tipico cioccolato di Modica, Sicilia

Tra le viuzze tortuose e i maestosi bastioni di pietra che caratterizzano il paesaggio di Modica, si cela un tesoro culinario che ha conquistato i cuori e i palati di generazioni: il cioccolato, un vero e proprio patrimonio gastronomico che affonda le sue radici nella storia millenaria degli Aztechi, viaggiando attraverso i secoli per trovare casa in questa incantevole città siciliana, durante il periodo della colonizzazione spagnola.

L’arte di questa delizia raggiunge la sua apoteosi nel Museo del Cioccolato, un’oasi di gusto e cultura inaugurata nel 2014 all’interno del Palazzo della Cultura. Qui, i visitatori sono accolti in un mondo incantato di sapori e tradizioni, guidati attraverso un percorso coinvolgente che svela i segreti e le curiosità dietro la creazione di questo nettare prezioso. Inoltre, è possibile assistere al processo artigianale di preparazione del cioccolato seguendo l’antica ricetta mesoamericana. È qui che la magia prende forma, con i maître chocolatier che trasformano ingredienti semplici in capolavori golosi che deliziano i palati di tutto il mondo.

Ma l’esperienza sensoriale non finisce qui. Presso l’Antica Dolceria Bonajuto, custode di tradizioni dolciarie dal 1880, situata nel cuore del centro storico, potrai immergerti ancora di più nella storia e nel processo di produzione di questo squisito prodotto.

E per coloro che desiderano vivere un’esperienza davvero unica e indimenticabile, alcuni periodi dell’anno offrono la straordinaria opportunità di salire a bordo di un treno storico e lasciarsi trasportare dal profumo avvolgente e dall’intensità degli aromi del cioccolato di Modica. È un viaggio che coinvolge tutti i sensi e lascia un’impronta indelebile nel cuore di chi ha avuto il privilegio di assaporare questo dono divino.

Modica: un tesoro barocco della Sicilia orientale

Cullata dalle onde del Mediterraneo e baciata dal sole siciliano, Modica è divisa in due distinte realtà: da un lato troviamo Modica Alta, arroccata sulle pendici delle montagne, custodendo gelosamente le radici più antiche della città, dall’altro si trova Modica Bassa, dove la vita scorre frenetica tra le strade animate e i mercati vivaci.

Nel 1963 la città è stata segnata da un violento terremoto ma, come una fenice che risorge dalle sue ceneri, si è rialzata più splendente che mai. La ricostruzione ha dato vita a un capolavoro del tardo barocco siciliano, con edifici ornati da decori eleganti e sontuosi. Per scoprire il vero cuore di Modica, non c’è niente di meglio che perdersi tra i suoi vicoli, tra antiche chiese e botteghe artigiane che ancora oggi mantengono vive le antiche tradizioni locali.

Tra le icone architettoniche che caratterizzano il panorama della città, si distingue la Chiesa di San Pietro, che con la sua imponenza domina il rinomato Corso Umberto I. A breve distanza da questa imponente struttura religiosa, sorge la suggestiva Chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, un’opera di valore storico inestimabile risalente all’anno 1000.

Altrettanto imperdibile è il Museo Casa natale di Salvatore Quasimodo, dedicato al celebre scrittore nato proprio in questa città nel 1901. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1959, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario mondiale e la sua dimora d’infanzia è un omaggio tangibile alla sua vita e al suo straordinario contributo alla cultura.

Modica

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Modica, Sicilia
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Il borgo dove sorge una suggestiva chiesa-tempio

Un piccolo borgo di montagna con pochissimi abitanti, circondato da paesaggi meravigliosi, ma anche da un alone di esoterismo: si tratta di Rosazza, antico paesino piemontese che sorge in una posizione piuttosto isolata e che deve la sua fama ai misteri che lo caratterizzano. Per la gran parte, gli edifici che vi sono stati costruiti nel corso dell’800 hanno infatti un aspetto abbastanza inquietante e sono legati all’occultismo e alla massoneria. Scopriamo qualcosa in più.

Rosazza, un paesino ricco di misteri

Situato in provincia di Biella, il paesino di Rosazza conta meno di 100 abitanti ed è un minuscolo agglomerato di casette abbarbicate ai piedi delle Alpi Pennine, nell’alta Valle Cervo. Il paesaggio è strepitoso: la natura è ancora incontaminata e offre moltissime opportunità per chi ama la vita all’aria aperta, tra itinerari di montagna e trekking impegnativi. Ma torniamo al piccolo borgo che ci affascina per il suo aspetto esoterico. A cosa è dovuto questo alone di mistero che vi aleggia? Dobbiamo fare un tuffo indietro nel tempo.

Il merito è di Federico Rosazza Pistolet, che in questa vallata nacque e visse per quasi tutta la sua vita: è stato un politico italiano, nonché senatore del Regno d’Italia a partire dal 1892, ed è conosciuto soprattutto per aver realizzato numerose opere a favore della popolazione della Valle del Cervo. In particolare, gran parte delle sue costruzioni si trova proprio a Rosazza, ed in questo modo contribuì allo sviluppo economico di questa piccola comunità montana. La parte “misteriosa” riguarda il fatto che il senatore apparteneva alla massoneria e aveva interessi per il mondo esoterico e per l’alchimia, tutti elementi che si riflettono nelle sue opere.

La chiesa-tempio e gli altri edifici esoterici

La chiesa-tempio di Rosazza

Fonte: ANSA Foto

La chiesa-tempio di Rosazza

Uno degli edifici più celebri di Rosazza, dovuti al senatore, è la chiesa-tempo che sorge nel cuore del paese. Per realizzarla, sul finire dell’800, venne fatta demolire l’antica chiesa cristiana e venne spostato il vicino cimitero. Nelle sue intenzioni, qui doveva essere costruito un tempio adibito formalmente anche al culto cristiano. Il risultato è stupefacente: vi si ritrovano tantissimi spunti che richiamano l’esoterismo e la tradizione della società iniziatica dei massoni. In particolare, spiccano il pavimento del sagrato a scacchiera, le numerose rose disseminate in tutta la chiesa e la croce a svastica sulla parete principale: si tratta di un simbolo della fertilità femminile, legato ad un antico culto gallico.

Un’altra particolarità della chiesa-tempio è la realizzazione di un sentiero che permetteva di collegarla alla Valle Cervo, al Santuario di San Giovanni e al Santuario della Vergine Nera di Oropa. Se siete a Rosazza, potete poi ammirare il magnifico castello costruito dal senatore negli ultimi due decenni dell’800: anche qui ci sono chiari riferimenti esoterici, come le false murature sbrecciate, i finti colonnati e il maestoso arco d’accesso dove svettano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.

La stella a cinque punte è un elemento ricorrente, a Rosazza: la si trova, assieme alla rosa, in diverse fontane che sono disseminate per tutto il paese. Infine, merita una visita anche il Palazzo Comunale, realizzato attorno alla fine dell’800 per ospitare la sede del municipio. I suoi dettagli decorativi sono impressionanti, come la torre ornata da merlature ghibelline e la scala di marmo bianco che permette di accedere ai piani superiori. Si dice che qui Federico Rosazza tenesse le sue riunioni massoniche.

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Questo gioiello architettonico è un santuario dedicato alla meditazione

Nel vasto e variegato mosaico di luoghi sacri che adornano il nostro pianeta, esistono gioielli nascosti che sembrano usciti direttamente dalle pagine di una fiaba. Luoghi di fede che, oltre a essere immersi in scenari naturali mozzafiato, racchiudono in sé storie ricche di fascino e mistero. Tra boschi incantati, scogliere a strapiombo sul mare, ombre di eremi silenziosi, ogni angolo di questo mondo nasconde un santuario, una chiesa, un luogo di preghiera che custodisce un pezzo di storia della nostra umanità.

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in un luogo meraviglioso, carico di significato e di una bellezza straordinaria, dove l’ingegno umano si unisce alla grandezza della natura.  Questo luogo speciale si trova nascosto nella pittoresca località di Sea Ranch, sulla costa della California.

Qui, tra il blu intenso del mare e il verde lussureggiante della vegetazione costiera, emerge una cappella unica nel suo genere. È la Sea Ranch Chapel che, con le sue forme sinuose ed eleganti, sembra quasi fondersi con l’ambiente circostante, in un’armonia perfetta. Un luogo che parla al cuore, invita alla riflessione e ti avvolge con il suo fascino semplice e disarmante.

Sea Ranch Chapel: un monumento all’amore senza tempo

Sea Chapel

Fonte: iStock

Sea Ranch Chapel, California

Incastonata nel panorama selvaggio della California, la Sea Ranch Chapel emerge come un’oasi di pace e riflessione.

Questo capolavoro architettonico, aperto al pubblico tutti i giorni dell’anno, dalle prime luci dell’alba fino al calar del sole, offre un rifugio inaspettato a coloro che cercano un momento di tranquillità o un’improvvisa ispirazione. La sua struttura unica invita a distaccarsi dalla frenesia quotidiana e a immergersi in un’atmosfera di contemplazione e rinnovamento spirituale.

L’opera d’arte è il risultato della generosità straordinaria di due residenti della zona, Robert e Betty Buffum, che hanno dato vita a un luogo unico pensato per la meditazione e la preghiera, un vero rifugio dove la comunità potesse riunirsi e trovare conforto. Completata nel dicembre del 1985, questa cappella è un tributo alla memoria di Kirk Ditzler, un aviatore della marina, zoologo e artista, il cui spirito vive ancora in ogni angolo di questa chiesetta fiabesca.

Sea Ranch Chapel: un capolavoro che unisce arte e natura

La Sea Ranch Chapel è un esempio straordinario di come l’arte, l’artigianato e l’architettura possano fondersi in un’unica, affascinante sinfonia.

L’essenza dell’edificio risiede al suo interno, dove il lavoro di Bruce Johnson, un rinomato scultore e falegname, si manifesta in tutta la sua maestria. L’artista, infatti,  ha progettato con cura i sedili in legno di sequoia e pali intagliati, così come le mensole sul muro circostante, che sembrano quasi crescere organicamente dai pavimenti e dalle pareti, creando un ambiente avvolgente e accogliente.

Questi dettagli raffinati non hanno solo uno scopo funzionale, ma rendono ogni angolo della cappella un tributo vivente all’artigianato tradizionale e all’architettura innovativa.

Il cuore pulsante di questo ambiente risiede indiscutibilmente nel soffitto in gesso. Si tratta di un intricato disegno floreale, abilmente scolpito, che conferisce allo spazio una sensazione di leggerezza e libertà. I petali adornati da suggestivi elementi marini, conciglie e ricci di mare, creano un’atmosfera coinvolgente che cattura l’attenzione al primo sguardo.

Questi preziosi tesori oceanici non solo arricchiscono l’intero edificio con un tocco di realismo, ma sono anche potenti simboli di connessione tra il paesaggio e il mondo esterno. Un autentico tributo alla bellezza della natura e al suo potere di ispirare, commuovere e unire le persone in modo profondo e significativo.

Sea Ranch

Fonte: 123RF

Sea Ranch Chapel, California
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Il santuario che sorge in mezzo alla baia è un sogno a occhi aperti

Quello in cui vogliamo portarti oggi è un luogo che non ha bisogno di presentazioni, immortalato in innumerevoli fotografie, dipinti e racconti. È una meta che, nonostante sia conosciuta in tutto il mondo, mantiene ancora il suo mistero e la sua bellezza incontaminata.

Stiamo parlando del Santuario Itsukushima, o Itsukushima-jinja, un autentico gioiello che sorge maestoso dalle acque dell’omonima isola, nella prefettura di Hiroshima. Questo luogo mistico rappresenta davvero l’anima stessa del Giappone, incantando i turisti di tutto il pianeta con la sua bellezza senza tempo.

Immerso in un paesaggio di straordinario fascino, il santuario ti accoglie con la sua torii galleggiante, che durante l’alta marea sembra sospesa sull’acqua in un perfetto equilibrio tra natura e arte. È uno spettacolo che toglie il fiato, un momento di pura meraviglia che ti farà sentire in sintonia con l’intero universo.

Il Santuario Itsukushima: la bellezza sacra del Giappone

Santuario di Itukushima

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Santuario di Itsukushima, Isola di Miyajima

Immerso tra gli incantevoli paesaggi dell’isola di Miyajima, il Santuario di Itsukushima emerge come un capolavoro architettonico, risplendendo con una grazia divina che appare quasi irreale.

Questo tempio, che sembra fluttuare sulle acque durante l’alta marea, è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, sottolineando la sua importanza culturale e storica. Con la sua struttura laccata in rosso vermiglio, offre un contrasto stridente, e al contempo affascinante, con il blu intenso dell’acque e il verde lussureggiante dell’isola, creando un’immagine enigmatica che incanta e ispira.

Le sue origini risalgono all’anno 593, un’epoca in cui il divino permeava ogni aspetto dell’esistenza. Tuttavia, la maestosità che ammiriamo oggi è frutto della visione di un solo uomo, il condottiero Tairano Kiyomori. Nel 1168, mosso da una passione ardente e una fede incondizionata, decise di dargli una nuova vita, trasformando quella che era una struttura semplice in un vero capolavoro architettonico. Un luogo sacro dedicato agli dèi che proteggono il popolo dalle calamità marine e dalle guerre.

Durante l’alta marea, il celebre portale diventa un’isola solitaria in mezzo all’acqua, accessibile solo in barca. Si staglia contro il cielo come un guardiano silenzioso che sembra sospeso tra cielo e terra, testimone immutabile del passare del tempo. Con la bassa marea, invece, il torii si trasforma, rivelando i suoi pilastri robusti che emergono dall’acqua come giganti di legno. In quel momento, è possibile raggiungerlo a piedi, camminando su un sentiero di sabbia e conchiglie che sembra condurre direttamente al cuore dell’universo.

E quando la marea si ritira, gli abitanti del luogo si riuniscono per raccogliere i crostacei che si attaccano alla base del santuario. Un rituale che celebra la vita e la comunità, un momento di condivisione che sottolinea il legame indissolubile tra l’uomo e la natura.

Il complesso templare di Itsukushima: una magia di colori e forme

Circondato da affascinanti edifici legati allo shintoismo e al buddismo, il Santuario di Itsukushima è un affascinante patchwork di stili architettonici che raccontano storie di secoli passati. Tra questi, spiccano la pagoda a cinque piani, un vertiginoso capolavoro di equilibrio e simmetria, e la pagoda a due piani, espressione di una semplicità elegante.

Eppure, nonostante la sua bellezza eterea, il tempio ha affrontato molteplici sfide nel corso dei secoli. Violente tempeste hanno danneggiato la sua struttura, mettendo a dura prova la resistenza di questo luogo sacro.

Il 5 settembre 2004, infatti, è stato colpito duramente da un tifone che ha distrutto parzialmente i tetti e i camminamenti, costringendo alla chiusura del complesso per i lavori di ricostruzione. Oggi, ha aperto nuovamente le porte ai visitatori che possono facilmente raggiungere il santuario con un traghetto, avvicinandosi così a un luogo dove la storia, la cultura e la natura si fondono in un’esperienza indimenticabile.

Santuario di Itukushima

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Santuario di Itsukushima, Isola di Miyajima
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Sulle orme dei Re Magi: le tappe del loro viaggio biblico

Da oltre duemila anni, i Re Magi giungono alla grotta di Betlemme, in Palestina, dove è nato Gesù per depositare oro, argento e mirra davanti alla mangiatoia. Puntualmente, ogni anno, il 6 gennaio si celebra l’Epifania, la festa che commemora la visita dei tre Magi, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, al bambino nella culla.

Tuttavia, dei Re Magi poco si sa: chi erano, da dove venivano e il viaggio che hanno fatto per giungere da chissà dove fino a qui. Alcuni studiosi sono risaliti alla loro storia e ne hanno ricostruito il percorso, un itinerario che è possibile ripercorrere anche ai giorni nostri.

Secondo la tradizione, alcuni (tre ma anche 12, le ipotesi sono tante) nobili uomini provenienti da lontano giunsero nella Giudea ebraica dominata dai Romani, per rendere omaggio al “figlio della luce”, guidati da una stella rivelatrice.

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Fonte: @prof. Marcello Fidanzio, Facoltà Teologica di Lugano, Università della Svizzera Italiana

Cielo stellato nel deserto della Giudea, vicino a Qumran

Lo studioso della Bibbia, Brent Landau, ritiene di aver trovato almeno una risposta a queste antiche domande. Uno dei testi da lui tradotti è la cosiddetta “Rivelazione dei Magi”, un racconto apocrifo della tradizionale storia di Natale che si presume sia stata scritta dagli stessi Magi.

La storia dei Magi appare solo una volta, nel Vangelo di Matteo (2,1-12), dove sono descritti come misteriosi visitatori che giungono a Gerusalemme in cerca del bambino di cui hanno osservato la stella “al suo sorgere”. Non si dice, invece, che i Magi erano tre né che erano Re (forse erano degli astronomi) né tanto meno si fanno i loro nomi.

Il viaggio dei Re Magi: l’itinerario

Pellegrini per eccellenza, simbolo dell’incontro tra Oriente ed Occidente, i Re Magi sono stati tra i primi a percorrere una via di pellegrinaggio, religioso ma anche semplicemente turistico.

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Fonte: 123rf

La Chiesa della Natività a Betlemme

I Re Magi arrivavano molto probabilmente da una località non ben definita della Persia, oggi Iran, e, secondo alcuni studiosi, per giungere fino a Gerusalemme a dorso di dromedario, il viaggio sarebbe durato 13 giorni (c’è chi parla anche di nove mesi), motivo per cui si sente spesso dire che arrivavano dal “lontano Oriente”.

Oggi, in linea retta, Google Maps ci dice che ci vogliono tre settimane a piedi, mentre in auto poco più di un giorno, ma ai tempi dei Magi non c’erano strade asfaltate né gallerie che attraversavano montagne né ponti sui fiumi.

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Fonte: 123rf

Il sito archeologico di Pasargade, Patrimonio Unesco dell’Iran

L’itinerario verso Occidente parte quindi dall’Iran, presumibilmente dalla Capitale Teheran, e attraversa l’Iraq, la Siria e la Giordania per concludersi in Israele. Circa 2.000 chilometri attraverso catene montuose, deserti, città e diversi interessantissimi siti archeologici.

Le tappe più significative sono: l’antica città persiana di Pasargade, la città di Ciro il Grande, Patrimonio Unesco; Bagdad, culla della civiltà, immortalata per il suo fascino e splendore nei racconti di “Le Mille e una Notte”; Persepoli, in Iran, le cui rovine sono oggi uno dei siti archeologici più importanti del Paese, e il vicino sito di Naksh’e Rostam dove, su una parete rocciosa, sono state scavate le tombe dei Re Dario I, Serse I, Artaserse I, Dario II e dario III, sconfitto da Alessandro Magno nella celebre battaglia avvenuta tra 40.000 fanti macedoni e 400.000 persiani tra il fiume Tigri e i monti Zagros, nell’Iraq Nord-orientale; Damasco, una delle più antiche città del mondo, fondata, secondo gli storici, nel terzo millennio prima della nascita di Cristo e il cui centro storico è Patrimonio dell’Umanità, e, infine, prima di arrivare a Gerusalemme, Amman, la Capitale giordana sorta su sette colli come Roma, una città che conta ben 5.000 anni di storia.

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Fonte: 123rf

Le tombe dei Re persiani nel sito archeologico di Naksh’e Rostam in Iran

Arrivati a Gerusalemme, i Re Magi chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché, secondo la profezia, “essi conoscevano il tempo ma non il luogo”. Dopo l’incontro con Re Erode il Grande, che finse di voler adorare il bambino appena nato, ma che, in realtà, progettava di eliminarlo, i tre seguirono ancora la stella che li condusse alla grotta di Betlemme, circa due ore a piedi da Gerusalemme, dove trovarono Gesù insieme a Giuseppe e Maria.

Lì, si inginocchiarono e lo adorarono, presentandogli i loro doni. Poi, senza fare rapporto a Erode il Grande, chiuso nel Palazzo d’inverno, in Giudea, ripartirono verso casa, prendendo, però, una strada diversa.

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Fonte: @Noam Chen – IMOT

Modello della Gerusalemme erodiana conservato nel Museo d’Israele di Gerusalemme

I Magi, da Gerusalemme a Milano e Colonia

Il viaggio dei tre Re Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro Paese d’origine “per un’altra strada”, come scrive Matteo. Sarebbe, invece, proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove sarebbero tornati per testimoniare la fede.

Le loro spoglie sarebbero poi state ritrovate da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, trasportate a Costantinopoli, l’attuale Istanbul, nella chiesa di S. Sofia e, in seguito, donate a Eustorgio, vescovo di Milano dal 343 al 355 circa, che le fece traslare nella sua città. In loro onore, il vescovo fece erigere una basilica (Sant’Eustorgio, appunto) dove fece deporre le loro reliquie nella Cappella dei Magi nella Basilica milanese di Sant’Eustorgio, aperta tutto l’anno, ma particolarmente significativo è visitarla il giorno dell’Epifania.

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Fonte: 123rf

La Basilica di Sant’Eustorgio a Milano

Vi rimasero fino al 1164, quando Federico Barbarossa, dopo aver sconfitto i milanesi, se le portò a Colonia, in Germania, nella cui cattedrale, dietro l’altare maggiore, sono tuttora custodite, lasciando a Sant’Eustorgio solo il sarcofago con cui le spoglie dei Magi sarebbero state traslate.

Durante la Seconda guerra mondiale, però, il reliquiario fu danneggiato e venne restaurato nel 1973. Fu proprio in quell’anno che l’arcivescovo di Colonia restituì un frammento dei Magi alla chiesa di Sant’Eustorgio di Milano.

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Fonte: 123rf

Colonia e la sua Cattedrale dove sono custodite le reliquie dei Re Magi
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Si trova in Italia la chiesa col pavimento più bello del mondo

A guardarlo sembra di camminare nel Paradiso terrestre, perché le scene che sono state riprodotte sul pavimento della chiesa hanno proprio come obiettivo quello di riprodurre l’immagine di quel luogo e la cacciata di Adamo ed Eva dopo il peccato originale.

È il pavimento più bello del mondo, che colma gli occhi di stupore e meraviglia: non potrebbe essere diversamente, perché è inaspettato, un vero e proprio gioiello artistico che racchiude alcune delle tipicità della zona.

Per poterlo ammirare bisogna programmare una visita a Capri, isola amatissima del Golfo di Napoli, luogo elegante, ricco di bellezze da scoprire: naturali, ma anche frutto della mano sapiente dell’uomo.

È a Capri la chiesa col pavimento più bello

La chiesa monumentale di San Michele Arcangelo è una delle mete imperdibili se si programma una vacanza a Capri: il suo pavimento realizzato in maioliche dipinte a mano, infatti, non solo è particolarmente suggestivo alla vista, ma è anche un perfetto e importante esempio della scuola napoletana del Settecento.

Per poterlo ammirare in tutto il suo splendore bisogna prendersi un po’ di tempo: osservare le scene e le figure, apprezzarne la bellezza e il valore artistico.

Sul pavimento è stato raffigurato il Paradiso terrestre e il peccato originale quindi si possono notare molti elementi significativi come l’Albero della conoscenza del Bene e del Male su cui si può riconoscere il serpente. Poi l’Arcangelo Gabriele, Eva che viene scacciata e Adamo che fugge. Vi sono molti animali, alcuni tipici della vita contadina, altri che invece hanno un significato più profondo. Come l’unicorno che rappresenta la purezza, il cervo che si contrappone al male, oppure il coccodrillo che rappresenta le tentazioni del diavolo.

Anche il contorno del pavimento è stato realizzato con maioliche, in questo caso di colore giallo e nero. E la veduta d’insieme è spettacolare, lascia senza fiato e si apprezza molto di più se ci si concede il tempo di coglierne i dettagli e i significati più profondi.

Realizzato da Leonardo Chianese, sono state avanzate delle ipotesi su chi possa aver lavorato al cartone preparatorio e, tra le supposizioni, c’è quella che sia stato Francesco Solimena.

Dove si trova la chiesa monumentale di San Michele Arcangelo

Per ammirare questo pavimento che, senza dubbio, si può annoverare tra i più belli al mondo, bisogna andare a Capri. La stupenda isola del Golfo di Napoli, infatti, ospita la chiesa monumentale di San Michele Arcangelo ad Anacapri. Si trova in piazza San Nicola ed è stata realizzata tra il 1698 e il 1719. La pavimentazione, invece, è databile a circa 40 anni dopo.

Ovviamente non si tratta dell’unica meraviglia che impreziosisce l’isola, luogo ricco di fascino e di dettagli da scoprire. Proprio in questa zona, ad esempio, si possono scoprire la Grotta Azzurra o il Monte Solaro. Poco distante anche la celebre Piazzetta (piazza Umberto I) e le strade ricche di negozi alla moda.

Vale la pena pensare anche a un tour in barca per poter cogliere la bellezza e il fascino dell’isola nella sua interezza: meraviglie naturali e nate dalle sapienti mani dell’uomo a Capri si intrecciano per restituirci un luogo indimenticabile.