Categorie
Budapest castelli Chiese grotte Idee di Viaggio turismo religioso Viaggi

La Budapest da visitare è quella sotterranea

C’è una Budapest che si nasconde anche agli occhi del più attento viaggiatore. La città, già splendida alle luci del sole, nasconde sotto di sé un fitto sistema di grotte naturali in cui sono stati costruiti, nei secoli, sotteranei di castelli, chiese e persino un ospedale. Noi vi sveliamo cosa si cela sotto le strade ed i palazzi di questa splendida capitale europea.

Le grotte sulle colline di Buda

Non tutti sanno che Budapest è una città divisa in due dal Danubio: Buda e Pest. Il centro nevralgico della città è Pest con il palazzo del Parlamento, il mercato alimentare e il commercio. Dall’altra parte del fiume ci sono invece Buda e le sue pittoresche colline, costellate da eleganti case residenziali e sovrastate dal castello. Proprio al di sotto di queste colline esiste un’intera rete di caverne da esplorare.

Le due grotte più popolari sono Pálvölgyi e Szemlőhegyi, attraversate da una lunga ragnatela di sentieri sotterranei dove si registra una temperatura costante di circa 11 gradi. Scendendo le lunghe scale è possibile arrivare in profondità per ammirare formazioni cristalline, stalattiti e stalagmiti. La grotta di Pálvölgyi è la più lunga di Budapest ed è spesso considerata anche la più bella per le sue architetture naturali. Se invece volete approfittare dei benefici effetti sulla salute dell’aria infusa di minerali, le grotte di Szemlőhegyi sono la soluzione migliore.

Stalattiti a Budapest

Fonte: 123RF

Le stalattiti nelle grotte di Budapest

Il labirinto del castello

Se si viaggia con tutta la famiglia, l’esperienza di speleologia del labirinto sotterraneo del castello di Buda è sicuramente alla portata di tutti. La storia del labirinto, che fa parte di un sistema naturale di caverne sotterranee, risale a centinaia di migliaia di anni fa, sebbene questo fu utilizzato anche durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugio.

Durante i secoli il labirinto ebbe i più svariati utilizzi: dalla conservazione del vino all’estrazione mineraria, sino agli scopi militari e al suo impiego come prigione. Si pensa addirittura che Dracula (o meglio il principe della Transilvania noto come Vlad l’Impalatore, che ha ispirato il personaggio immaginario che beve sangue) sia stato imprigionato qui. Oggi è uno dei luoghi più visitati di Budapest e ospita al suo interno mostre speciali.

La chiesa nella roccia

L’altra collina che domina lo skyline di Buda è la collina di Gellért, coconosciuta come il luogo della “statua della libertà dell’Ungheria” e della famosa Cittadella. Ma sotto questi punti di riferimento si trova un’altra fitta rete di caverne. L’unica area aperta al pubblico è la Grotta di San Ivan, che oggi è costituita da Sziklatemplom, nota anche come Chiesa nella roccia, chiesa rupestre o Grotta di San Ivan.

Fondata nel 1926, la chiesa fu utilizzata come ospedale e centro di cura durante la Seconda Guerra mondiale. Durante il regime comunista, tuttavia, la chiesa fu sigillata e inaccessibile al pubblico. Riaprì nel 1991 dopo la fine del dominio comunista.

Chiesa nella Roccia a Budapest

Fonte: 123RF

La Chiesa nella Roccia a Budapest

Un ospedale dentro la roccia

Una parte di queste caverne costituiva durante la guerra un elemento vitale per la città di Budapest: l’ospedale che, scavato nella roccia, si trova anche sotto il castello ed ora è sede di un museo. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo spazio fu utilizzato come importante centro d’emergenza durante i raid aerei.

Più tardi, durante la rivoluzione ungherese del 1956, l’ospedale fu riaperto per curare civili e soldati feriti. Chiuse definitivamente alla fine di quell’anno, per poi diventare bunker nucleare segreto durante la guerra fredda. In caso di attacco nucleare o chimico, il bunker era ancora dotato di un ospedale perfettamente funzionante. Durante questo periodo, alcuni medici e infermieri erano regolarmente impiegati per essere pronti ad ogni evenienza.

Una metro d’altri tempi

Sul primato di Londra per la tratta della più antica linea della metropolitana sotterranea in Europa non si discute, ma la famosa linea gialla di Budapest (conosciuta come M1) è la più antica al di fuori delle Isole britanniche. Fu inaugurata nella primavera del 1896, collegando due dei più grandi quartieri della città: il Danubio e il City Park. Lungo il suo percorso ci sono diverse importanti fermate tra cui la Basilica di Santo Stefano, il Teatro dell’Opera ungherese, Piazza degli Eroi e le Terme di Széchenyi.

Metropolitana di Budapest

Fonte: 123RF

La linea M1 della metropolitana di Budapest

Tenendosi ancora ai cinturini in pelle e intravedendo scorci delle stazioni piastrellate, ci si può sentire come se si fosse tornati indietro nel tempo. Passando dalla M1 alla più recente linea verde M4 si potranno notare invece le notevoli differenze tra la storia e la modernità. Ogni stazione della linea M4 infatti, è stata progettata da un artista diverso e mette in mostra l’innovazione tecnologica di Budapest.

Categorie
Chiese Idee di Viaggio La Valletta turismo religioso Viaggi

La Valletta: la cattedrale merita una visita, e vi spieghiamo perché

La devozione del popolo maltese si percepisce davvero ovunque: nelle oltre 350 chiese delle isole, nelle cappelle sparse, o nel simbolo della Croce di Malta, quella tipica croce di origine bizantina con otto punte che rappresentano le otto virtù e beatitudini divine. C’è però una chiesa su tutte che vale la pena di visitare, anche per i non credenti, ed è la Concattedrale di San Giovanni Battista a La Valletta, un capolavoro architettonico e tra le più belle chiese al mondo. E vi pieghiamo perché.

La Valletta: la Concattedrale di San Giovanni Battista

La suggestiva Concattedrale dedicata a San Giovanni Battista si trova nel cuore della capitale La Valletta, ed è sontuosa, pomposa, un tempio del barocco. La Concattedrale venne realizzata a partire dal 1570, sulla base di un grandioso progetto  di ricostruzione della nuova città di Jean de la Cassiere, Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. I lavori furono affidati all’architetto maltese Girolamo Cassar, che terminò la cattedrale nel 1578. L’oratorio e la sacrestia sono stati aggiunti successivamente, nel 1598. Ma è nei decori che la cattedrale visse una vera e propria trasformazione; in origine infatti il suo interno era modesto e privo di grandi decorazioni. Nel tempo, però, fu rinnovata e impreziosita interiormente secondo lo stile barocco maltese, andando a definire l’enorme complesso monumentale che oggi è protetto dall’UNESCO, insieme a tutto il centro storico della capitale, per la sua importanza storica e artistica.

La sobrietà dell’esterno

Dall’esterno, la Concattedrale de La Valletta ha un aspetto particolarmente austero e sobrio, tipico dell’architettura militare più che degli edifici di culto. Due alte torri campanarie delimitano la facciata; e due colonne doriche incorniciano la porta di ingresso e sostengono un balcone, dal quale il Gran Maestro parlava alla folla. La facciata è così sobria da nascondere perfettamente la ricchezza degli interni. La concattedrale si struttura in una grande navata centrale e da otto cappelle laterali che simboleggiano le diverse lingue parlate dall’Ordine: le lingue d’Italia; di Francia; di Provenza; anglo-bavarese; di Germania; di Castiglia, León e Portogallo; d’Aragona e d’Alvernia. Internamente ognuna di queste cappelle è decorata con motivi e simboli delle diverse nazionalità rappresentate.

La cattedrale La Valetta

Fonte: 123RF

La facciata della Concattedrale di San Giovanni Battista

L’interno stupefacente

Impossibile non rimanere sbalorditi e meravigliati una volta varcata la soglia. L’enorme navata centrale accoglie una quantità di decori e motivi dorati difficile da trovare in qualsiasi altra chiesa al mondo. La mano principale di tanto sfarzo è quella di Mattia Preti, che affrescò la chiesa durante il periodo barocco. Sono suoi i dipinti della navata centrale ispirati alla vita di San Giovanni Battista, e la maggior parte di quelli degli altari laterali. Il suo fine lavoro di chiaroscuro dona una spiccata tridimensionalità alle immagini, che sembrano quasi statue più che affreschi. L’altare maggiore, intarsiato in marmi policromi e decorato con inserti d’oro e d’argento, presenta scene dell’Ultima Cena. Alle sue spalle, l’imponente gruppo marmoreo del Battesimo di Cristo del Mazzuoli è un vero gioiello.

Le due opere di Caravaggio nella Concattedrale

Ma c’è un motivo che rende la Concattedrale di San Giovanni Battista di La Valletta ancora più unica. L’Oratorio dei Cavalieri, aggiunto in seguito come luogo destinato a raccogliere le preghiere degli appartenenti all’Ordine, accoglie il capolavoro di Caravaggio, la Decollazione di San Giovanni Battista. L’opera, collocata sull’altare, è la più grande mai realizzata dall’artista e l’unica che presenta la sua firma, leggibile ai bordi della macchia di sangue che si allarga sotto il collo di Giovanni Battista. Una seconda opera di Caravaggio è custodita tra le mura della cattedrale di La Valletta: il San Girolamo scrivente, che originariamente faceva parte dell’arredo pittorico della Cappella d’Italia, e che venne in seguito trasferito di fronte alla Decollazione di San Giovanni Battista all’interno dell’Oratorio.

Perché Caravaggio a Malta?

Caravaggio arrivò a Malta nel 1607, fuggendo da Roma a causa dell’omicidio di un uomo, per il quale era stato condannato a morte. Il pittore entrò nelle grazie del Gran Maestro Alof de Wignacourt, che all’epoca aveva ordinato la costruzione dell’Oratorio. Divenne Cavaliere dell’Ordine, riuscì a sfuggire all’arresto, e dipinse proprio per la Cattedrale e a Malta alcuni dei suoi lavori più prestigiosi, probabilmente in cambio dell’ingresso nell’Ordine e della salvezza ottenuta.

Le 400 tombe dei Cavalieri

Volgendo lo sguardo verso il basso, c’è una cosa che più delle altre affascina della splendida cattedrale maltese, ed è il pavimento. In marmo pregiato, il pavimento è costituito da circa 400 tombe dei Cavalieri  che si batterono per difendere le isole dai pirati e dall’Impero Ottomano. Le lapidi sono impressionanti a colpo d’occhio e riccamente decorate in marmo policromo. Ognuna di esse riporta gli stemmi dei Cavalieri, simboli, elementi allegorici e scene gloriose di vita. Nella cripta invece sono custoditi i resti dei Gran Maestri, tra cui Jean de la Valette e Alof de Wignacourt.

Info pratiche

Visita alla Cattedrale

La Concattedrale di San Giovanni Battista si trova nel pieno centro della capitale La Valletta, difficile non vederla. L’ingresso e la biglietteria si trovano su Republic Street; l’ingresso (dal lunedì al sabato, con ultimo ingresso alle ore 16; chiuso durante le festività maltesi) prevede l’acquisto di un biglietto. Tutti i tour guidati alla città includono la visita alla cattedrale. Come per tutti i luoghi di culto, l’abbigliamento deve essere adeguato, con spalle e gambe coperte.

Come arrivare a Malta

Malta è raggiungibile in aereo dalle principali città italiane, anche con compagnie low cost. Fanno tappa a La Valletta molte crociere del Mediterraneo; ma in traghetto ci si arriva solo dalla Sicilia, dal porto di Pozzallo, a Sud. Due i porti da cui partire per un’escursione alla splendida Gozo: quello de La Valletta e uno a Nord, a Ċirkewwa. Per girare l’isola è possibile noleggiare un’auto, anche se gli autobus raggiungono praticamente tutte le località.

Categorie
Bari Chiese Idee di Viaggio itinerari culturali tradizioni turismo religioso Viaggi

Cosa vedere a Bari vecchia: ecco le cinque chiese più belle

Una città ricca di storia e di bellezza, che si incontrano a ogni passo regalando a chi la visita la sensazione di riscoprire le epoche del passato. Stiamo parlando di Bari, un luogo le cui radici affondano nel passato più antico, fatto di tradizioni, cultura e bellezza.

Capoluogo pugliese è un luogo molto vivo, da visitare per tantissime ragioni comprese le sue architetture religiose. Le chiese di Bari sono davvero molte, ma noi ve ne raccontiamo cinque che vale la pena inserire in un itinerario di viaggio se si visita la città.

Le chiese più belle e suggestive da visitare a Bari, per una vacanza alla scoperta della storia di questo luogo.

Basilica di San Nicola

Non si può visitare Bari senza vedere la Basilica di San Nicola. Innanzitutto, si tratta di un esempio interessante di romanico pugliese, corrente artistica che ha preso vita in questa regione tra nel periodo che va tra il XI e il XIII secolo. Qui vi sono le reliquie di San Nicola e oggi viene visitata anche per ragioni spirituali.

La sua edificazione è datata intorno ai primi anni Mille ed è stata realizzata su una precedente costruzione per ospitare le reliquie giunte nella città il nove maggio del 1087. Si trova a pochi minuti dal porto e presenta opere che lasciano senza fiato. Da ammirare, ad esempio, è il ciborio datato XII secolo, oppure il monumento funebre di Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari e, ancora, la cattedra dell’abate Elia.

Cattedrale di San Sabino

Un’altra chiesa da visitare in occasione di una vacanza a Bari a la cattedrale di San Sabino, la cui datazione può essere fatta risalire alla prima metà del XI secolo. Anch’essa è un prefetto esempio di romanico pugliese e il suo interno è caratterizzato da tre navate separate, suddivise da due file di colonne.

Conserva un pulpito e un ciborio che sono stati ricomposti utilizzando frammenti originari del XI e XII secolo. Al suo interno vi è un sarcofago in cui è conservato il corpo di santa Colomba di Sens e poi tante opere come la tavola della Vergine Odegitria che si trova nella cripta.

Chiesa San Marco dei Veneziani

Leggenda narra che sia stata eretta come ringraziamento per i veneziani che avevano liberato Bari dai Saraceni nel 1002, stiamo parlando della chiesa di San Marco dei Veneziani che viene citata la prima volta nel 1187.

Si tratta di un esempio di romanico, con un bel rosone a raggiera, a ghirlande e colonnette che si può ammirare sulla facciata esterna. Il suo interno non è più quello originale e vi sono conservate opere molto interessanti e preziose, come un altare databile nel Settecento con tabernacolo.

Chiesa di Santa Teresa dei Maschi

La chiesa di Santa Teresa dei Maschi è stata realizzata nel 1690, mentre il convento nel 1671. Oggi l’interno di questo edificio è divenuto sede della Bibart Biennale Internazionale d’arte contemporanea e museo dei pigmenti naturali colorati, vi si possono ammirare moltissime mostre che si sposano alla perfezione con le opere originali e più antiche qui conservate.

Chiesa di Sant’Anna

La struttura della chiesa di Sant’Anna a Bari è databile intorno all’XI secolo. Lo stile è tipicamente rinascimentale e barocco. Qui si riuniscono tutte le confraternite senza sede e, inoltre, è il luogo in cui avviene la benedizione dei neonati. Un grazioso gioiello da scorpire.

Categorie
abbazie Croazia Europa Fiume Idee di Viaggio Istria turismo religioso Viaggi

La regione del Kvarner: il gioiello nascosto della Croazia

Regione del Kvarner: tra mare cristallino e montagne

Ci troviamo nel territorio del Quarnero (o Quarnaro), dal nome croato Kvarner. Un luogo affascinante disteso tra l’Istria e le tranquille isole Quarnerine di Cherso e Lussino. La regione comprende anche Fiume, con il suo vivace panorama cittadino e un patrimonio storico e culturale tutto da esplorare, collegandosi anche con la splendida Riviera di Abbazia (Opatija riviera). Proprio qui si possono ancora ammirare le splendide ville antiche spesso trasformate in hotel di lusso, i parchi ben curati e il romantico lungomare in cui passeggiare al chiaro di luna.

Ce n’è per tutti i gusti: puoi rinfrescarti nelle tranquille foreste del Montanaro oppure rilassarti sotto il sole, lungo le dorate spiagge della Riviera di Cirquenizza: il Kvarner è uno scrigno di esperienze che aspetta solo di essere esplorato.

Fonte: Luca Tabako -TB Kvarner

Kvarner

Le spiagge incontaminate del Kvarner: un paradiso marino

Per coloro che cercano il massimo relax il Quarnero custodisce i luoghi perfetti in cui godersi la natura e immergersi delle sue acque cristalline: le isole di Lošinj (Lussino), Cres (Cherso) e Krk (Veglia) incantano con le loro spiagge incontaminate e i paesaggi verdi lussureggianti che le abbracciano.

Tra le spiagge più suggestive troviamo: San Biagio (Sv. Blaž), Piccolo bok (Mali bok), Grotte azzurre (Plave Grote) e Lubenizze, nell’isola di Cherso, oppure le spiagge di Cikat, Kadin e Veli Zal nell’isola di Lussino. A Veglia (Krk), che rientra anche nel territorio di Quarnerolo (più a est), si possono ammirare le spiagge di Vela Luka e Vela plaža o la Spiaggia dorata (Punat/Stara Baška).

Queste isole croate offrono lo sfondo perfetto per una vacanza rigenerante. Che tu voglia rilassarti in un lussuoso resort con vista sull’Adriatico o che tu sia intenzionato a esplorare calette nascoste e baie isolate, le isole del territorio del Quarnero promettono serenità e tranquillità ad ogni angolo.

Fonte: Luka Tabako

Località balneare di Baska

Immergiti nei sapori del Kvarner: un viaggio gastronomico speciale

Il viaggio tra le bellezze del Kvarner non può non comprendere anche la scoperta del suo ricco patrimonio culinario.

La città di Fiume e i suoi dintorni sono vivaci località anche dal punto di vista culinario. Qui puoi assaggiare prelibatezze a base di pesce fresco e gustosi piatti tradizionali che portano con sé le influenze dei sapori mediterranei e centro-europei dei secoli passati.

Nella riviera che ospita la città di Abbazia (Opatija), eleganti resort mostrano le offerte gastronomiche della regione, con ristoranti lussuosi che promettono di vivere esperienze legate all’alta cucina.

Assicurati di provare le squisite specialità del Kvarner, come la pasta šurlice con salsa di agnello o l’iconico gambero del Kvarner, un ottimo esempio della maestria culinaria della regione.

Fonte: TB Opatija

Gambero del Kvarner – Opatija

Mentre il sole estivo tramonta sulle paradisiache spiagge del Kvarner, non potrai che raccogliere i ricordi indelebili di una vacanza immersa in paesaggi mozzafiato e alla scoperta della vibrante cultura croata..

Che tu abbia trascorso le tue giornate sdraiato su spiagge dorate baciate dal sole, esplorando città storiche o gustando la deliziosa cucina locale, una cosa è certa: il Quarnero lascia un’impressione memorabile su tutti coloro che visitano questo territorio unico. Allora, perché aspettare? Inizia a pianificare la tua vacanza da sogno al Kvarner e scopri la bellezza e il fascino del  gioiello nascosto della Croazia.

 

 

Categorie
Notizie pellegrinaggi turismo religioso Viaggi

Sta per partire il “treno dei bambini”, sui binari verso Lourdes

Partirà dall’Italia giovedì 16 maggio 2024 un treno carico di speranze, sogni, voglia di vivere, energie e fede.

A bordo, oltre 400 persone, tra medici, volontari e, in particolare, piccoli diversamente abili e pazienti degli ospedali pediatrici italiani. La destinazione? Lourdes.

Lo speciale pellegrinaggio del “treno dei bambini”

Il viaggio verso il santuario mariano del sud della Francia avrà luogo dal 16 al 22 maggio e sarà un momento per socializzare, riflettere e scoprire gli altri e sé stessi.

Si tratta di un’iniziativa, presentata mercoledì 8 maggio nella Sala presidenziale della stazione Ostiense di Roma, frutto della collaborazione tra la Fondazione Fs italiane, Unitalsi e Fs Treni turistici italiani che vedrà due grandi convogli partire da Bari e da Reggio Calabria (uno seguirà il percorso adriatico e l’altro quello tirrenico) per arrivare insieme a Lourdes.

Quello in treno è il vero viaggio verso Lourdes, in quanto al suo interno si crea una comunità, le persone si conoscono, si aiutano, ci si parla, ci sono rapporti umani” ha sottolineato monsignor Liberio Andreatta, presidente della Fondazione Fs ed ex amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, introducendo l’evento e ricordando gli anni dei suoi primi pellegrinaggi verso il santuario.

La scelta del treno per questo speciale pellegrinaggio, infatti, non è casuale ma inserita nell’obiettivo di comprendere il vero significato di un viaggio a Lourdes con aspetti che, negli anni, sono andati perdendosi e che spostandosi in aereo non si riescono ad apprezzare.

Andreatta ha infatti aggiunto “Il vero miracolo di questo luogo è saper accettare sé stessi, la propria condizione, avere una visione diversa. Spesso mi guardavo attorno e capivo che c’è chi sta peggio“.

Il concetto è stato ribadito anche da Alessandro Vannini Scatoli, presidente di Fs Treni turistici italiani: “Con il nostro progetto diamo senso all’esperienza, si tratta di un percorso che assume una valenza di socialità, redenzione e umanità che stiamo perdendo nel tempo“.

L’esperienza del pellegrinaggio in treno per i più piccoli

Durante la conferenza di presentazione, Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità del comune di Roma, a sua volta ha portato l’attenzione sulla presenza dei bambini sul treno: “È bello che anche i piccoli possano cominciare ad apprezzare questo mezzo, l’Europa punta molto sui nostri corridoi ferroviari“.

A concludere il discorso, sono stati l’ad di Fs Treni turistici italiani, Luigi Cantamessa, e il presidente nazionale di Unitalsi, Rocco Palese, ed entrambi si sono soffermati sull’importanza di un viaggio in treno.

In particolare, Palese ha evidenziato l’esperienza del pellegrinaggio in treno ossia “vivere un viaggio di fede con un ammalato, ascoltare storie straordinarie. Con i bambini questo significato è ancora più forte e intimo“.

Cantamessa, invece, ha raccontato come già da anni avesse l’idea di realizzare un’iniziativa simile, un progetto che, proprio grazie al treno, “ci fa tornare a viaggiare verso Lourdes in maniera autentica, seppure la mobilità di oggi sia più moderna rispetto al passato“.
Infine, uno sguardo e un desiderio anche per il futuro: “Vedo un ritorno dei treni di “fede”, anche verso grandi luoghi di culto nazionali come Assisi e Loreto, confermo a Unitalsi che la nostra presenza ci sarà sempre“.

Categorie
Borghi Chiese Lombardia Pizzighettone turismo religioso Viaggi

Pizzighettone, il borgo con la chiesa più colorata d’Italia

Che in Italia ci siano dei borghi che tolgono il fiato è cosa ormai risaputa, ma forse non tutti sanno che molti di questi possono vantare delle unicità particolarmente curiose e irresistibili. È il caso di Pizzighettone, un borgo della provincia di Cremona che, oltre ad essere veramente suggestivo, possiede tra le sue antiche mura la chiesa più colorata d’Italia (e non solo).

Pizzighettone, informazioni utili

Pizzighettone è un’antichissima città murata della Lombardia che sorge in una magnifica pianura che a sua volta si sviluppa nel bel mezzo della Pianura Padana. Con un centro storico armoniosamente diviso in due dal passaggio del fiume Adda, su di esso sventola fiera la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, certificazione di qualità turistico-ambientale molto prestigiosa.

Tante sono le cose da visitare in questo grazioso borgo di circa 6.000 abitanti, e altrettante sono le caratteristiche che lo rendono davvero speciale agli occhi dei visitatori di tutto il mondo.

Cosa vedere a Pizzighettone

Come accennato in precedenza, a Pizzighettone scorre placido il Fiume Adda che, a sua volta, divide in due parti distinte il centro: l’abitato principale di Pizzighettone si posiziona sulla riva Est, mentre la borgata di Gera su quella Ovest.

Quando il visitatore arriva si innamora all’istante della cinta muraria cinquecentesca che, con i suoi circa 2 chilometri di lunghezza, un’altezza di 12 metri e uno spessore di 3,60, circonda e protegge il prezioso centro storico. Parliamo quindi di una delle più complete e imponenti cinte murarie della Lombardia che nasconde, tra le altre cose, degli ambienti con volta a botte tutti collegati tra loro e assolutamente unici nel panorama europeo: le Casematte.

Sono ben 93 e in epoche passate hanno svolto il ruolo di alloggio per i militari, poi di magazzino per le merci e le scorte alimentari, fino a diventare anche postazioni di tiro dei soldati. In sostanza, costituiscono una struttura architettonica e difensiva molto particolare.

Ma di certo c’è anche altro da visitare a Pizzighettone, come la Parrocchiale di S. Bassiano che è la più antica del borgo. D’impronta romanico-lombarda, svela al suo interno preziosi dipinti di Bernardino Campi e tre formelle marmoree trecentesche.

Parrocchiale di S. Bassiano, Pizzighettone

Fonte: Getty

La bellissima Parrocchiale di S. Bassiano a Pizzighettone

Davvero affascinante è anche il Torrione, ovvero ciò che è arrivato a noi del castello, in cui nel 1525 venne imprigionato Francesco I di Valois re di Francia. C’è poi il maestoso Palazzo Comunale, costituito da un porticato ad archi ogivali sormontato da finestre decorate da cornici in cotto, e il cinquecentesco Palazzo Quartier Fino, che ospita il Museo Civico e la Biblioteca Comunale.

Ma non è finita qui, perché molto belle sono anche la Chiesa parrocchiale di SS. Rocco e Sebastiano, che fa svettare nei cieli la più antica torre campanaria di Pizzighettone, e la Chiesa di San Marcello, fondata nel XV secolo.

Parrocchiale di San Pietro, la chiesa più colorata d’Italia

Dobbiamo essere onesti, la Parrocchiale di San Pietro di Pizzighettone si gioca il titolo di chiesa più colorata d’Italia con la Cappella del Barolo, che sorge nella zona delle Langhe cuneesi. A prescindere da questo, quel che è certo è che sfumature e tonalità non mancano e che una visita non può lasciare indifferenti.

Questo particolare edificio religioso si fa spazio sulla riva ovest, dove si trova Gera, ed è un santuario mariano del XVIII secolo interamente rivestito di marmi e di mosaici colorati che celebrano la figura della Vergine. Sono presenti sia all’interno che all’esterno della struttura, e sono il frutto di un’iniziativa del sacerdote Pietro Mizzi, che è stato il  parroco di Pizzighettone fino al 1999.

Per visitarla occorre prenotare una visita, ma vale certamente la pena in quanto la chiesa è strutturata come mostra interattiva diffusa.

I musei di Pizzighettone

A Pizzighettone sono molto interessanti anche i musei e, pure in questa situazione, il borgo del nord Italia può vantare un’interessante unicità: il suo Museo delle Prigioni è il primo in Lombardia dove sono esposti oggetti, attrezzature e armi utilizzate nel periodo storico del carcere (1785-1954).

Il visitatore ha l’occasione di conoscere le celle, il primo vero ergastolo della Lombardia – anche se all’epoca aveva il significato dell’attuale carcere giudiziario -, dove sono ancora visibili i graffitti e le scritte sulle pareti che oggi fungono da importantissime testimonianze: è considerato uno dei carceri militari più duri d’Italia.

Vi basti pensare che le grandi camerate, che vennero ricavate nelle antiche Casematte della fortezza, erano senza servizi igienici e acqua e vi venivano rinchiuse persino trenta persone. Durante la visita si possono scoprire anche la cappella del carcere, il camminamento di ronda dei secondini, le celle di punizione e 38 stanzini inquietanti in cui venivano allocati i detenuti più irrequieti.

Mura e Casematte di Pizzighettone

Fonte: Getty

Veduta di alcune Casematte del borgo

Vale la pena fare un salto anche al Museo delle Arti e Mestieri che si sviluppa all’interno delle Casematte e che consente di ammirare una raccolta dedicata al mondo quasi perduto dell’agricoltura, della vita del fiume, delle botteghe artigiane, e delle dimensioni più private: ci sono arredi casalinghi, abbigliamenti, giochi dei bambini, materiali fotografici e cartografici e molto altro ancora.

Infine il Museo Civico, il più antico del borgo, suddiviso in sezioni articolate secondo un criterio cronologico e tematico.

L’imperdibile gastronomia di Pizzighettone

A Pizzighettone si viene anche per mangiare di gusto e per scoprire i suoi sapori autentici grazie a una serie di appuntamenti che si svolgono durante tutto l’anno.

Per esempio, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre va in scena un’interessante manifestazione enogastronomica che permette di assaggiare il Fasulìn de l’öc cun le cùdeghe, un piatto tradizionale della commemorazione dei defunti tipico della zona fra Lodi e Cremona.

Si tratta di una pietanza a base di fagioli dall’occhio e cotiche di maiale in umido, servita in scodelle fumanti e da assaporare insieme al pane fresco e a un bicchiere di ottimo vino novello. Un appuntamento da non perdere per gli amanti della buona cucina, in quanto vengono proposti anche altri prodotti tipici, tra cui i salumi locali e il formaggio Grana Padano della “latteria Pizzighettone”.

Possiamo quindi concludere che Pizzighettone è un bellissimo borgo d’Italia da scoprire il prima possibile.

Categorie
Borghi Marche pellegrinaggi santuari turismo religioso Viaggi

Loreto, il borgo nelle Marche nato attorno a un Santuario

Tra le verdi colline della campagna marchigiana sorge l’affascinante borgo di Loreto. Con il profilo inconfondibile del suo Santuario, che l’ha reso famoso in tutto il mondo, non può che suscitare curiosità e voglia di saperne di più. E allora scopriamo questa autentica perla italiana.

Loreto e il suo celebre Santuario

Loreto è una piccola e graziosa cittadina della provincia di Ancona, posta su un colle dominante il mare Adriatico, e incastonata fra le valli del Potenza e del Musone. Questo gioiello delle Marche sa unire in maniera indissolubile fede, arte e cultura, ed è una delle principali mete di pellegrinaggio mariano in Europa e nel mondo. Il borgo è infatti nato e si è sviluppato intorno al famoso Santuario Pontificio della Santa Casa. Custodito all’interno della Basilica, edificata tra il 1469 e 1587, è costituito da tre pareti che secondo la tradizione sarebbero la parte antistante la grotta di Nazareth, dove nacque e visse Maria. Oltre alle pareti originali, ne è stata edificata una quarta, dove è posta l’immagine sacra della Vergine Lauretana. La statua che oggi si può ammirare è del 1922, poiché la precedente venne perduta a causa di un incendio, scoppiato nel 1921.

La Basilica, iniziata nel 1469, fu opera di vari artistici che si succedettero conferendogli l’aspetto oggi visibile. Le absidi sono opera di Giuliano da Maiano, mentre Baccio Pontelli realizzò gli splendidi Camminamenti di Ronda, Giuliano da Sangallo creò la cupola di matrice brunelleschiana e Donato Bramante apportò diverse modifiche e consolidamenti. Fu completata nel 1587 con la costruzione della facciata in stile tardo – rinascimentale di matrice fiorentina.

Un modo suggestivo per raggiungere il Santuario è salire i quattrocento gradini della Scala Santa, sulla scia dei pellegrini, che consentono di vivere appieno l’esperienza spirituale. Giunti a destinazione, potrete ammirare un vero gioiello architettonico, impreziosito da quadri, affreschi, statue e cappelle da ammirare senza fretta.

Basilica della Santa Casa a Loreto

Fonte: iStock – Ph: Tatiana Dyuvbanova

Gli interni della Basilica della Santa Casa

Passeggiata alla scoperta di Loreto e delle sue attrazioni

A pochi passi dalla Basilica, si incontra la barocca Fontana Maggiore, opera artistico-ingegneristica che sorge al centro della celebre Piazza della Madonna, e il monumento a Papa Sisto V. Tappa imperdibile è il Museo Antico Tesoro della Santa Casa, che custodisce oggetti d’arte di grande valore che, nel corso dei secoli, sono stati raccolti attorno al Santuario, tra cui dipinti con immagini religiose, gli arazzi e le maioliche con raffigurazioni di episodi della Bibbia. Altra chicca è il Museo Storico Aeronautico, una raccolta unica nel suo genere, che vanta la presenza di centinaia di pezzi originali, e in alcuni casi unici, dalla nascita della Regia Aeronautica ad oggi.

Un’esperienza da non perdere a Loreto è sicuramente quella offerta dagli antichi Camminamenti di Ronda, che rendono la Basilica uno di quei rarissimi esempi di basilica-fortezza presenti in Italia. Vi si accede, in una visita guidata di circa 50 minuti, attraversando la Basilica e salendo circa centoventi scalini della torre sud. Questo tesoro architettonico, rimasto chiuso al pubblico per ben cinquecento anni, poi restaurato in occasione del Giubileo del 2000 e aperto finalmente ai visitatori, permette di ammirare in maniera inedita la fisionomia dell’edificio religioso e il variegato panorama che abbraccia mare, collina e montagna.

Splendido anche il Museo Pontificio Santa Casa, collocato nei piani superiori del Palazzo Apostolico, che ospita opere di altissimo valore artistico, storico e culturale. Uno specchio della devozione di numerosi Pontefici e di tanti pellegrini che per secoli hanno visitato la Santa Casa di Maria.

Immergetevi, quindi, nella suggestiva atmosfera del borgo, facendo il giro intorno alle mura, passando per Piazzale Squarcia, dove si può ammirare la parte esterna del Bastione di Loreto. Camminate a passo lento, godendovi le stradine lastricate su cui si affacciano negozi tipici, botteghe artigiane e locali dove gustare le specialità del territorio.

Ma la tradizione più affascinante di Loreto è quella dei presepi. Il Presepe Benedetto XVI, uno dei più belli d’Italia, è un’opera permanente, a due passi dal Santuario, accanto all’imponente monumento al Santo Giovanni XXIII. Permette ai visitatori di addentrsi in molte scene e ambientazioni ricreate a regola d’arte, con oltre 100 personaggi in movimento, a partire dall’Annunciazione di Maria fino alla Natività.

La splendida Fontana Maggiore di Loreto

Fonte: iStock

La splendida Fontana Maggiore, tra le attrazioni di Loreto
Categorie
Cammini itinerari panorami pellegrinaggi turismo religioso Viaggi

Cinque cammini di pellegrinaggio nel Centro Italia

L’Italia è ricca di itinerari magici, che offrono alla sguardo paesaggi indescrivibili e permettono ai viandanti di oggi di addentrarsi a passo lento nella natura, pronta a svelare testimonianze storiche e tracce fondamentali di coloro che li hanno preceduti nel passaggio, secoli e secoli prima. Per chi desidera ammirare i luoghi più caratteristici del Centro Italia, ecco 5 cammini di pellegrinaggio pronti a svelare meraviglie assolute e imperdibili.

La Via Francigena nel Lazio

Il Lazio è punto di arrivo e di partenza della Via Francigena europea. Il tratto, che svela borghi medievali, paesaggi spettacolari e storie secolari intrecciate tra di loro, ricopre un ruolo chiave per lo sviluppo del Cammino, prima di tutto perché è qui che si trova la meta pellegrinale più ricercata dai viaggiatori, ossia Roma, e in secondo luogo perché indirizza i viaggiatori verso Santa Maria di Leuca, centro spirituale più importante del Salento.

La Via Francigena laziale si sviluppa in ventuno tappe a piedi, dieci a nord della Città Eterna, partendo da Proceno, nel cuore della Tuscia, primo comune dopo il percorso toscano, e undici a sud della Capitale, lungo l’antica Via Appia, fino a Castelforte e al confine con la Campania. Tra i luoghi di interesse, la Basilica del Santo Sepolcro di Acquapendente, il bellissimo lago di Bolsena, la Rocca dei Papi a Montefiascone e il caratteristico Ponte del Diavolo nel borgo medievale di Canino. Attraversare il territorio laziale permette di esplorare una varietà infinita di panorami, epoche e storie, tra scorci sospesi tra  terra e mari, e tradizioni locali da scoprire.

Consigli utili prima di mettersi in cammino

Ecco alcuni consigli utili per percorrere con tranquillità la Via Francigena.

  • Per prima cosa, è bene allenarsi adeguatamente così da arrivare preparati al cammino.
  • Informatevi sull’itinerario da seguire, sulle varie tappe del cammino e sui luoghi che vi piacerebbe visitare.
  • Non sottovalutate la lunghezza del cammino, il tempo di percorrenza, la difficoltà e il dislivello delle diverse tappe. Queste informazioni vi saranno di aiuto per stabilire se il cammino è giusto per voi e per capire quanti giorni vi serviranno per portarlo a termine.
  • È fondamentale consultare le previsioni meteo nella pianificazione del viaggio, avendo al seguito carta escursionistica, bussola e altri strumenti utili.
  • Fate una lista delle cose da mettere nello zaino, attenendovi alle indicazioni sui siti dedicati. In particolare, dovete fare molta attenzione nella scelta delle scarpe per affrontare il lungo percorso.
  • Procuratevi una guida per avere più informazioni sul cammino e per arrivare preparati in caso di imprevisti lungo il tragitto.
  • In base all’itinerario, informatevi sui punti di ristoro, sulle strutture per alloggiare e sui camping, soprattutto qualora non si dovesse raggiungere la tappa stabilita in precedenza.
  • È particolarmente utile tenere informati amici o familiari sul vostro percorso.
Il Santuario della Madonna dell’Ambro, nelle Marche

Fonte: iStock

Il Santuario della Madonna dell’Ambro, tra le attrazioni del Cammino dei Cappuccini, nelle Marche

Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini attraversa da nord a sud la dorsale interna della Marche, con un percorso di quasi 400 km che ripercorre i luoghi delle origini dell’Ordine. Si tratta di un itinerario molto ricco sotto il profilo spirituale, storico, artistico e naturalistico. La prima parte del Cammino – di 220 km suddivisi in 10 tappe – Inizia a Fossombrone, nella provincia di Pesaro e Urbino, dal Colle dei Santi, dove è situato il convento dei Cappuccini, e arriva a Camerino, sede del primo convento dell’Ordine. Tra le tappe, l’incantevole Gola del Furlo, l’antico monastero di Fonte Avellana e Cingoli, il “balcone delle Marche”, da cui si gode un ampio panorama sulla regione.

La seconda parte del Cammino – 160 km in 7 tappe – riprende da Camerino con arrivo ad Ascoli Piceno, passando per attrazioni imperdibili come il Santuario della Madonna dell’Ambro, incastonato nei Monti Sibillini, e il Santuario di San Serafino da Montegranaro, il Santo dei Frati Cappuccini delle Marche, ultima tappa che conclude l’itinerario.

Come prepararsi al Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini è molto impegnativo dal punto di vista fisico, a causa della fisionomia dell’entroterra marchigiano, caratterizzato da un continuo alternarsi di saliscendi, con numerose tappe dai dislivelli importanti. È del tutto sconsigliato, quindi, intraprendere il percorso senza una buona dose di allenamento.

A tal proposito, si consiglia di cominciare con brevi passeggiate su terreni pianeggianti, per poi aumentare progressivamente i chilometri e i dislivelli, variando il tipo di terreno, al fine di abituare il corpo a sentieri di montagna all’aperto o sottobosco, strade di campagna brecciate o sterrate. Il Cammino è percorribile in molti mesi dell’anno, ma è sconsigliato nei mesi invernali, perché diverse tappe sono montuose e potrebbero essere innevate.

La Via di Francesco

La Via di Francesco è un altro cammino di pellegrinaggio nel Centro Italia da fare almeno una volta nella vita. Un itinerario a piedi, in bicicletta e a cavallo, lungo quasi 500 km, che collega alcuni luoghi che testimoniano la vita e la predicazione del Santo di Assisi. Un viaggio senza tempo attraverso eremi, santuari, antiche foreste e borghi medievali che ispirarono Francesco e che si snoda attraverso i luoghi dove ha vissuto.

Il Cammino parte al nord della Rupe della Verna, al centro dell’Appennino toscano, luogo noto per il miracolo delle stigmate di San Francesco che qui fece costruire il santuario ancora oggi visitabile, per poi scendere verso Gubbio e Assisi e proseguire attraverso le colline dell’Umbria e verso i monasteri del reatino in direzione di Roma. Il tratto laziale – che può essere percorso da nord a sud verso la Capitale, oppure in senso inverso se si vuole raggiungere Assisi – inizia sul confine tra Umbria e Lazio, nei pressi di Labro per il percorso principale e nei pressi di Greccio per i percorsi alternativi, che sono: Percorso della Valle Santa Reatina, Direttrice Tiberina, Variante di Farfa.

La Credenziale del pellegrino

Come per tutte le più importanti vie di pellegrinaggio, anche per la Via di Francesco esiste una Credenziale del pellegrino e un attestato di fine percorso ufficiali. La Credenziale viene rilasciata a coloro che intendono effettuare un pellegrinaggio a piedi, in bicicletta o a cavallo e che s’impegnano ad accettarne il senso e lo spirito. Va richiesta almeno 3 settimane prima della partenza per consentirne l’invio per posta. Il servizio d’invio è gratuito e a cura delle famiglie francescane di Assisi, tuttavia è gradita un’offerta per coprire le spese di spedizione.

Abbazia di Montecassino, monastero benedettino nel Lazio

Fonte: iStock

L’Abbazia di Montecassino, tappa finale del Cammino di San Benedetto

Cammino di San Benedetto

Il Cammino di San Benedetto unisce i tre più importanti luoghi benedettini: Norcia, luogo natale del Santo, Subiaco, dove visse trent’anni e fondò numerosi monasteri, fino all’Abbazia di Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita, e fondò la Regola che porta il suo nome.

Poco più di 300 km, da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo, attraverso il cuore verde dell’Italia, in un itinerario fatto di sentieri, tratturi, carrarecce e strade secondarie, che muove dall’Umbria, entra nel Lazio e lo percorre fino al suo estremo confine meridionale, a pochi passi dalla Campania. Il Cammino non è soltanto un viaggio nel mondo benedettino, ma anche un pellegrinaggio sui luoghi di altri santi popolari, come Rita da Cascia, Francesco d’Assisi e Tommaso d’Aquino, o meno noti.

Consigli per il Cammino di San Benedetto in bicicletta

Nonostante sia ben segnalato, si suggerisce di percorrere il Cammino con l’ausilio dell’omonima guida, che propone una suddivisione in 16 tappe a piedi, o 7 in bicicletta. Chi desidera percorrerlo su due ruote, troverà un percorso ciclistico segnalato, pensato per essere affrontato in mountain-bike, equipaggiata con sacche. È consigliato portare con sé un kit per le riparazioni, composto da un paio di camere d’aria di scorta, pompa, chiavi a brugola, filo del freno e del cambio, smagliacatena e tendiraggi.

Cammino di San Tommaso

Il Cammino di San Tommaso è un itinerario culturale, naturalistico e spirituale che collega la città di Roma, con la Basilica di San Pietro, a Ortona, dove si trova la Cattedrale di San Tommaso, custode delle reliquie dell’apostolo sin dal 1258. Questo percorso, di circa 316 km, attraversa il cuore dell’Abruzzo più autentico, mettendone in luce le eccellenze paesaggistiche e i luoghi della fede quali chiese, eremi e abbazie. L’itinerario è percorribile a piedi, in bici su strada e su sterrato, e a cavallo.

Il Cammino è anche una forma di pellegrinaggio moderno sulle orme di Santa Brigida di Svezia, che tra il 1365 e il 1368 giunse a Ortona a seguito della rivelazione della presenza delle ossa di San Tommaso nella cattedrale della città. Prendendo come punto di riferimento l’antica strada consolare Tiburtina Valeria, che conduceva all’Adriatico, si potrà scoprire il paesaggio abruzzese e il tratto laziale grazie ai sentieri naturalistici più suggestivi, che attraversano il Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, il Parco Naturale dei Monti Simbruini, il Parco Naturale Sirente-Velino, Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale della Majella. Si potranno, inoltre, ammirare i tanti graziosi borghi del Lazio e dell’Abruzzo che si incontrano durante il Cammino.

Le tappe del Cammino di San Tommaso

Il tracciato del Cammino di San Tommaso attraversa gli Appenini, da Roma all’Adriatico, con un percorso che unisce fede e natura, cultura e tradizione. È percorribile a piedi idealmente in 16 giorni. Di seguito, tutte le tappe.

  • Tappa 1: Piazza San Pietro (Roma) – Albano Laziale
  • Tappa 2: Albano Laziale – Artena
  • Tappa 3: Artena – Genazzano
  • Tappa 4: Genazzano – Subiaco
  • Tappa 5: Subiaco – Monte Livata
  • Tappa 6: Monte Livata – Camporotondo
  • Tappa 7: Camporotondo – Tagliacozzo
  • Tappa 8: Tagliacozzo – Massa d’Albe
  • Tappa 9: Massa d’Albe – Rocca di Mezzo
  • Tappa 10: Rocca di Mezzo – Fontecchio
  • Tappa 11: Fontecchio – Capestrano
  • Tappa 12: Capestrano – Pescosansonesco
  • Tappa 13: Pescosansonesco – Manoppello
  • Tappa 14: Manoppello – San Martino sulla Marrucina
  • Tappa 15: Da San Martino sulla Marrucina – Crecchio
  • Tappa 16: Crecchio – Cattedrale di San Tommaso (Ortona)
Il Castello Colonna a Genazzano, partenza del Cammino di San Tommaso

Fonte: iStock – Ph: Stefano_Pellicciari

Il Castello Colonna a Genazzano, punto di partenza del Cammino di San Tommaso
Categorie
Assisi capitali europee Cavalli cicloturismo Europa piste ciclabili Roma turismo religioso Umbria Vacanze natura Viaggi

Via dell’Acqua, la pista ciclabile che collega Roma e Assisi

È un percorso meraviglioso, ricco di storia e bellezza, che si inerpica tra la natura e regala una visione diversa di ciò che ci circonda. È la Via dell’Acqua, che collega Assisi a Roma e che si può percorrere in bicicletta, ma anche a piedi e – perché no – a cavallo.

Si snoda per 250 chilometri e porta ad attraversare questo tratto di Italia centrale, potendone apprezzare la natura, la campagna che si ha intorno a sé e i corsi d’acqua. Un percorso fatto di bellezza, che fa da filo rosso tra Umbria e Lazio, tra Valle Spoletana, Valnerina e la Valle del Tevere. Ma anche spirituale, infatti collega due centri della Cristianità: Assisi e Roma.

Tutto quello che c’è da sapere sulla Via dell’Acqua, per provare una vacanza diversa, più lenta che ci permette di apprezzare il territorio e di vivere in prima persona il turismo sostenibile.

La Via dell’Acqua, cosa c’è da sapere

Si estende per 250 chilometri la Via dell’Acqua, di questi 200 si snodano lungo percorsi ciclabili già esistenti e lungo strade di campagna, gli altri 50 – invece – su asfalto. Non importa quanto tempo si impiega a percorrerla, perché l’obiettivo è un altro. Tra le cose più belle, infatti, di un viaggio così ci sono la possibilità di lasciarsi incantare dal paesaggio circostante e quella di conoscere luoghi nuovi lungo il percorso.

Inoltre, lungo la Via dell’Acqua si incontrano anche diverse attività per mangiare e dormire, ma anche servizi, che offrono una scontistica grazie alla convenzione attiva per coloro che viaggiano in bici, a cavallo o a piedi e sono in possesso della credenziale che si può richiedere sul sito ufficiale. Il dislivello complessivo è di 2100 metri ed è una vera e propria immersione nella natura alla scoperta di luoghi suggestivi e del fascino di un tratto di Italia a cavallo tra due regioni: l’Umbria e il Lazio.

Perché si chiama così e la storia della sua nascita

Sul sito ufficiale di questo percorso si racconta che la genesi di tutto è stata l’acqua, che è stata ciò che ha ispirato ma che è anche l’elemento che lo caratterizza. Infatti si snoda proprio nei pressi di alcuni argini.

Il percorso è facile, fattibile per tutti.  Come viene spiegato – sempre sul sito ufficiale – la realizzazione della Via dell’Acqua è stata possibile anche grazie al fatto che in Umbria c’era già una fitta rete di percorsi ciclabili. Numeri alla mano, infatti, dei 160 chilometri di tratta che scorrono in questa regione, ben 120 erano su ciclabili già esistenti.

Il risultato sono seniteri, strade e ciclabili che uniscono due regioni e due città: un modo per conoscere il territorio da un altro punto di vista, una maniera per godere della bellezza intorno a sé senza alcuna fretta, ma lasciando che lo sguardo si meravigli a ogni scorcio.

Come si deve percorrere e le info utili

Come percorrerla? La si può fare da Assisi verso Roma e viceversa. Sul profilo Facebook ufficiale dedicato alla Via dell’Acqua vengono pubblicati e condivisi aggiornamenti utili da conoscere prima di partire. Sempre tramite Facebook si arriva ad altre informazioni che contengono le indicazioni e i suggerimenti sulle soste da fare lungo il tragitto, come quella al sito archeologico Lucus Feroniae, che si sviluppa in un’area archeologica e in un museo a ingresso gratuito, oppure la sosta a Terni per visitare la Basilica di San Valentino.

Categorie
Cammini itinerari santuari turismo religioso Viaggi

Il Cammino di Oropa, alla scoperta dei santuari nei dintorni di Biella

Montagne maestose ricoperte da fitti boschi e punteggiate da borghi incastonati tra le alte cime e da santuari antichi, con panorami suggestivi sulle valli e sulla Pianura Padana.

È questo il paesaggio in cui è immerso il Cammino di Oropa, un percorso di trekking avventuroso e un pellegrinaggio significativo per i fedeli, che attraversa diversi luoghi di culto fino alla meta finale: il Santuario di Oropa, in provincia di Biella. Il tragitto principale e maggiormente battuto parte da Santhià, ma in realtà gli itinerari che conducono a Oropa sono 4 e sono tutti percorsi a tappe da esplorare con lo zaino in spalla e con la giusta attrezzatura da trekking.

Vediamo quali sono le principali tappe dei sentieri che portano al Santuario di Oropa, alla scoperta dei santuari del biellese e delle bellezze paesaggistiche di quei luoghi nei quali il tempo si è fermato: qui si può ancora assaporare il piacere di un viaggio lento a contatto con la natura, la storia e le tradizioni popolari tramandate fino ai giorni nostri. Un’ottima alternativa o una palestra di allenamento al Cammino di Santiago o a quello della Via Francigena.

Il Santuario di Oropa, la meta del Cammino di Oropa

La meta del Cammino di Oropa è il maestoso Santuario di Oropa, un autentico gioiello architettonico e spirituale che sorge a pochi chilometri da Biella. Immerso nell’ambiente montano, è il più importante santuario mariano delle Alpi e meta di pellegrinaggio fin dall’antichità.

Questo maestoso luogo di culto, dedicato alla Madonna Nera, non è una semplice tappa finale nel cammino, ma è anche un luogo riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e parte integrante del sistema dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.

Il cuore del Santuario di Oropa è la Basilica Antica, inaugurata nel lontano 1620, e la sua struttura è imponente e di grande pregio architettonico. Ma non sono solo questi elementi a renderlo così straordinario. Sì, perché oltre alla sua bellezza e all’importanza storica, il santuario è avvolto da una serie di leggende che lo rendono ancora più affascinante agli occhi dei visitatori. Si racconta che la statua della Madonna Nera, risalente alla prima metà del Trecento, non mostri alcun segno di logoramento o tarlatura nonostante il passare dei secoli.

Il Santuario di Oropa, la meta finale del Cammino di Oropa alla scoperta dei santuari biellesi

Fonte: iStock

Santuario di Oropa

Cammino di Oropa: 4 itinerari per un viaggio spirituale tra santuari e natura

Si parla del Cammino di Oropa al singolare, ma in realtà sono 4 gli itinerari che attraversano questo meraviglioso territorio e si ricongiungono nella meta finale, ovvero il Santuario di Oropa.

Il percorso più popolare e battuto dagli amanti del trekking e del cicloturismo è il Cammino di Oropa della Serra, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, ben tracciato e con una difficoltà medio-bassa.

Gli altri 3 itinerari che portano ad Oropa presentano maggiori dislivelli e sono più impegnativi, ma altrettanto piacevoli e suggestivi. Sono il Cammino di Oropa Orientale, il Cammino di Oropa Canavesano e quello Valdostano. Vediamoli tutti.

Cammino di Oropa della Serra: partenza da Santhià

Percorribile in 4 tappe (oppure 3 per i più preparati), il Cammino di Oropa della Serra è l’itinerario più frequentato. Lungo 65 chilometri, presenta tappe di difficoltà e dislivello crescenti e per questo è perfetto sia per coloro che non sono particolarmente allenati, sia per i trekker più esperti.

Si parte da Santhià seguendo la celebre e antica Via Francigena e avvicinandosi alle colline moreniche di Ivrea. Si attraversa poi il paese di Cavaglià fino a giungere a Roppolo, dopo circa 16 chilometri, con il suo imponente castello dal quale si apre una vista mozzafiato sul Lago Viverone.

La seconda tappa è Sala Biellese. Ci si arriva dopo circa 17 chilometri di camminata, attraversando i boschi sulle colline moreniche della Serra d’Ivrea, le più estese d’Europa. Durante il tragitto si possono ammirare l’antico borgo di Ricetto di Viverone, il paesino di Zimone con il Monastero di Bose, il borgo di Magnano, Torrazzo e infine Sala Biellese. Qui i viandanti possono pernottare e rifocillarsi.

Si riparte per altri 16 chilometri fino a giungere alla terza tappa: il Santuario di Graglia. Ospitato dal Sacro Monte di Graglia a valle della cima del Mombarone (sul confine tra Piemonte e Valle D’Aosta), in provincia di Biella, il Santuario di Graglia è un altro importante luogo di culto. Come il Santuario di Oropa, è dedicato alla Madonna Nera ed è collegato al culto della Nostra Signora di Loreto, nelle Marche.

Per arrivare fin qui, si attraversa il sentiero che si addentra nella foresta e passa per il laghetto di Cossavella. Dopo un tragitto con vari saliscendi, si apre davanti agli occhi il Sacro Monte di Graglia. Ma il Santuario non è l’unica cosa da vedere in quest’area. Spiccano anche 10 cappelle (delle quali 5 ancora intatte), che facevano parte di un antico e ambizioso progetto del Seicento mai portato a termine: si prevedevano di costruire ben 100 cappelle che rappresentassero molteplici temi biblici. Oggi sono rimaste sei cappelle sul colle San Carlo, dove sorge l’omonima chiesa (il cui gruppo scultoreo Deposizione della Croce fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale), e quattro dedicate all’infanzia del Cristo.

La quarta e ultima tappa del Cammino di Oropa della Serra è il Santuario di Oropa. Il tragitto finale è più impegnativo, con saliscendi importanti e sentieri che attraversano il borgo di Sordevolo e di Favaro, tra fitti boschi e splendidi panorami. Dopo circa 15 chilometri si giunge allo splendido Santuario, incastonato tra le verdi montagne.

Coloro che si sentono più preparati, possono suddividere in 3 tappe il percorso: la prima a Magnano, la seconda al Santuario di Graglia e la terza alla meta finale di Oropa. Per i più avventurieri, inoltre, è possibile proseguire il viaggio a piedi o in bici seguendo anche le 3 tappe del Cammino di Oropa Orientale.

Lo splendido Santuario di Graglia, una delle tappe del Cammino Oropa

Fonte: 123RF

Santuario di Graglia, in provincia di Biella

Cammino di Oropa Orientale: partenza da Valle Mosso

Con un totale di circa 35 chilometri, è il più impegnativo degli itinerari che conducono al Santuario di Oropa, maggiormente adatto a chi è più allenato o esperto di trekking.

Le tappe sono 3 (ma coloro che hanno maggiori difficoltà possono farlo in 4). Si parte dal grazioso borgo di Valle Mosso, in provincia di Biella, affrontando un sentiero ripido tra i boschi dell’Oasi Zegna, facendo tappa al Santuario della Madonna della Brughiera, e proseguendo fino alla prima tappa: il Bocchetto Sessera. Il dislivello per giungere qui è importante (circa 1000 metri).

Si prosegue in discesa lungo la Valle Cervo, caratterizzata da pascoli, boschi e piccoli villaggi, fino a giungere alla seconda tappa del percorso dopo circa 12 chilometri: il Santuario di San Giovanni d’Andorno. Da qui si arriva in 8 chilometri ad Oropa, la tappa finale del Cammino Orientale.

Cammino di Oropa Canavesano: partenza da Valperga

Con i suoi 85 chilometri di percorso, il Cammino di Oropa Canavesano è il più lungo e collega il territorio della provincia di Torino con quello biellese.

Sono 5 le tappe che lo compongono e il punto di partenza è Valperga. Da qui si ammira il Castello del borgo e poi ci si addentra nel bosco fino al Santuario di Belmonte e al Sacro Monte, dove si gode di un panorama mozzafiato. Si scende poi verso il borgo di Pemonte e si prende successivamente un sentiero nel bosco che porta alla prima tappa: Cuorgné.

Si riparte alla volta della seconda tappa del Cammino Canavesano, ossia Vidracco. Per giungere qui si attraversano la Valle Sacra, i boschi e i torrenti Orco e Piova, con un ponte molto suggestivo. Si passa anche per la frazione di Sant’Anna Boschi e Campo Canavese, per arrivare, dopo una tratta nel bosco, alla cima del Bric di Muriaglio e infine a Vidracco. Qui si possono ammirare i labirinti di pietre realizzati dai membri della comunità di Damanhur, fondata nel 1979.

La terza tappa prevede l’arrivo a Ivrea, attraversando la Valchiusella con il suo torrente e la Valle della Dora. I panorami nei quali si è immersi lungo il tragitto sono spettacolari. Si raggiunge così il Fiume Dora Baltea, che si attraversa per raggiungere il centro storico di Ivrea.

Si riparte dal municipio di Ivrea imboccando la Via Francigena fino al Lago Campagna. Da qui si inizia a salire verso la Chiesa di Santo Stefano di Sessano e poi oltre, nei boschi che portano fino alla Serra Morenica. Qui il sentiero si fa più impegnativo e porta all’imponente masso erratico Roc Basariund.

La Serra Morenica di Ivrea è la protagonista di una tappa lunga e impegnativa, in cui entriamo nel territorio biellese e ci immettiamo sul ramo principale del Cammino di Oropa. Si attraversa il paese di Donato, dove rifornirsi di acqua e alimenti, e poi si affronta l’ultimo saliscendi che porta alla quarta tappa del Cammino Canavesano: il Santuario di Graglia. Il tragitto per arrivare alla quinta tappa, quella finale al Santuario di Oropa, è uguale a quello del Cammino della Serra.

Nei mesi più freddi alcuni tratti del percorso Canavesano possono risultare poco sicuro a causa della neve e del ghiaccio. Prima di partire per queste zone è bene informarsi sulle condizioni del cammino presso le strutture di accoglienza.

Uno scorcio di Ivrea, bagnata dalla Dora Baltea, lungo il Cammino di Oropa

Fonte: 123RF

Ivrea e il ponte sulla Dora Baltea

Cammino di Oropa Valdostano: partenza da Fontainemore

Il Cammino Valdostano parte da Fontainemore, in provincia di Aosta, e si collega a Oropa seguendo un sentiero battuto anche da una storica processione con fiaccolata che viene organizzata ogni 5 anni. Le giornate di cammino, in questo caso, sono soltanto due (in totale conta circa 17 chilometri), ma il percorso è molto impegnativo, con dislivelli notevoli. Il tragitto, infatti, prevede di superare il Colle della Barma a circa 2200 metri di quota, per poi scendere verso il Santuario di Oropa. Questo cammino è maggiormente consigliato ad appassionati di trekking esperti e ben attrezzati.