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Sudafrica: il periodo migliore per visitare questa terra

Se avete in mente un viaggio in Africa e avete scelto il solare e cosmopolita Sudafrica, forse vi starete chiedendo quale sia il momento migliore per partire verso questa terra dai mille colori.

Il Sudafrica è una delle mete turistiche più sorprendenti al mondo, con la sua ricca cultura, la fauna selvatica della spettacolare savana, gli immensi e sconfinati parchi nazionali e i paesaggi mozzafiato. Dalla spumeggiante Cape Town alla meraviglia selvaggia del Parco Nazionale del Kruger, il Sudafrica non smette mai di stupire i suoi visitatori – sapevate che c’è anche un itinerario perfetto per gli amanti del buon vino?

In realtà, il Sudafrica può essere visitato tutto l’anno, dal momento che ogni stagione offre una varietà di cose da fare nel Paese, tuttavia, più in generale i mesi ideali per un viaggio in questa nazione sono quelli primaverili. Se state programmando un viaggio in Sudafrica, essendo un paese dalla latitudine molto estesa (si va dai 22 gradi e 20 di Beitbridge, il punto più a nord della nazione, ai 34 gradi e 51 di Cape Aghulas, il punto invece più a sud), è fondamentale sapere la località esatta in cui volete andare, al fine di individuare il periodo dell’anno migliore per prenotare.

parco nazionale Kruger

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Rinoceronti nel Parco Nazionale del Kruger in Sudafrica.

Viaggiare in Sudafrica in estate: cosa fare nel Paese da novembre a marzo

Durante l’estate sudafricana, che comprende i mesi tra novembre e marzo, il clima è caldo e soleggiato in gran parte del paese. Questo è il momento perfetto per fare una sosta sulle spiagge lungo la costa, come quelle nei pressi dei centri urbani di Città del Capo o Durban, e godersi il sole e le acque cristalline del Paese.

Per i temerari che, invece, volessero avventurarsi nell’estremo Sud del Sudafrica, raggiungendo Capo Agulhas (il termine deriva da “aghi”, alludendo agli aghi della bussola), il clima che troverete è di tipo continentale, con estati miti e inverni rigidi e piovosi: il periodo migliore, in questo caso, è proprio il mese di gennaio. Questa zona, poco battuta turisticamente, offre invece una grande varietà di paesaggi; molto bella la zona dei vigneti, dove si producono ottimi vini.

spiaggia Durban Sudafrica

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Veduta della spiaggia a Durban.

Visitare il Sudafrica in autunno, alla scoperta dei vigneti e dei sapori locali

L’autunno in Sudafrica è caratterizzato da temperature miti e piogge sporadiche. Questo è il periodo ideale per esplorare i dintorni di Città del Capo, soprattutto per visitare le celebri cantine di Stellenbosch e Franschhoek e ammirare i vigneti che si tingono dei colori della stagione autunnale.

Inoltre, l’autunno è la stagione delle migrazioni degli squali bianchi a Gansbaai, una ragione in più per vivere un’esperienza unica per tutti gli appassionati di fauna marina.

stellenbosch Sudafrica

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I vigneti nella zona di Stellenbosch.

Scoprire il paesaggio del deserto sudafricano durante la stagione invernale

L’inverno in Sudafrica può essere freddo, specialmente nelle regioni interne e montuose. Tuttavia, questi mesi sono il momento ideale per avventurarsi nel deserto del Karoo, dove le giornate sono più miti e le notti offrono uno spettacolo di stelle incredibilmente suggestivo. È anche la stagione per l’avvistamento delle balene a Hermanus, una delle principali destinazioni per l’osservazione delle balene, nota in tutto il mondo.

Da settembre a novembre, la primavera sudafricana è il periodo migliore in assoluto

La primavera è uno dei periodi più belli per visitare il Sudafrica. Durante questa stagione, le temperature iniziano a diventare sempre più miti, i parchi nazionali, come il Parco Nazionale dei Fiori di West Coast, offrono spettacolari scenari floreali.

Marzo, aprile e maggio sono il periodo migliore per visitare il Sudafrica, non solo per la mitezza del clima, ma soprattutto per la frequenza delle piogge, che, in questi mesi, inizia a diminuire.

È anche il periodo perfetto per darsi alle escursioni lungo i sentieri montani e ammirare la bellezza naturale del Drakensberg, la cornice ideale per divertirsi a passo di trekking, passeggiare in sella a un cavallo oppure arrampicarsi fino a 3.500 metri di altitudine.

drakensberg

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Vista sul Parco dei Monti dei Draghi.

Inoltre, questo periodo è favorevole anche per avventurarsi nel famoso Parco Nazionale Kruger, dove ammirare gli animali tipici del luogo in tutta la loro magnificenza – elefanti, leopardi, bufali e rinoceronti. Se siete interessati a fare un safari nel Parco Kruger, nella regione del Bushveld, grande altopiano che occupa la zona nord- occidentale del paese, in cui il paesaggio è costituito, per lo più, dalla savana, è bene sapere che qui il clima risulta molto umido in estate (corrispondente al nostro inverno, dato che le stagioni sono invertite) e secco, invece, in inverno.

Il periodo migliore per andare in quest’area è, senza dubbio, da maggio a ottobre (quindi anche in autunno), non solo per l’assenza di piogge, ma anche perché la vegetazione, essendo meno fitta, consente di godere meglio della bellezza del paesaggio. Da non dimenticare, la fotocamera con cui immortalare qualche bell’esemplare di animale tipico della savana.

Come vestirsi per un viaggio in Sudafrica durante i mesi primaverili

Se avete scelto il periodo primaverile per visitare il Paese africano, quello in cui potete godere di molteplici esperienze allo stesso tempo, allora dovrete pensare anche a cosa mettere in valigia in questo particolare momento dell’anno. Il suggerimento è quello di optare per abiti leggeri, in cotone o in lino, per difendersi dal caldo (nonostante le temperature non siano mai eccessive in primavera), senza dimenticare alcuni accessori fondamentali come un cappellino, la crema solare e delle scarpe comode.

Oltre al necessario per le giornate al mare, se visitate il Sudafrica in primavera comunque è bene portare con voi anche un k-way per le sere più fresche e per essere sempre pronti a un’improvvisa pioggia fuori stagione.

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“Borghi della Salute e del Benessere”, il nuovo progetto della Campania

La Campania è una rinomata meta turistica per le sue spiagge da sogno e per le città d’arte come Napoli e Caserta, ricche dal punto di vista artistico e architettonico. Ma il suo entroterra vanta tantissimi borghi splendidi, dei piccoli paesini spesso dimenticati che custodiscono però antiche tradizioni, buon cibo e bellezze di ogni tipo. È per questo che nasce il progetto “Borghi della Salute e del Benessere”, per valorizzare questo incredibile patrimonio culturale e paesaggistico. Scopriamo qualcosa in più.

Le bellezze della Campania meno conosciuta

Oltre al lato più popolare della Campania, fatto di luoghi da sogno come la Costiera Amalfitana e la città di Napoli, c’è un ricco patrimonio di piccoli borghi spesso quasi sconosciuti, che tuttavia hanno molto da offrire ai turisti. Quasi sempre situati nell’entroterra e soggetti a quel fenomeno conosciuto come spopolamento, per cui sempre meno giovani decidono di abitare in luoghi così remoti, questi paesini vantano ancora architetture meravigliose, una prelibata enogastronomia e paesaggi che nulla hanno da invidiare a quelli più rinomati.

L’idea, dunque, è quella di promuovere un’iniziativa che valorizzi tutta questa ricchezza, in ottica di un turismo lento e sostenibile. Ecco allora che si punta soprattutto alla scoperta delle cucine locali, della natura e degli spazi aperti, delle culture tradizionali, del benessere e dei paesaggi da sogno, attraverso esperienze di “vita lenta” e di mobilità alternativa. I borghi locali torneranno così ad essere di nuovo ripopolati, permettendo di salvaguardare le loro bellezze quasi dimenticate che, invece, meritano assolutamente di essere riscoperte.

Il progetto “Borghi della Salute e del Benessere”

Sono questi gli obiettivi del progetto “Borghi della Salute e del Benessere”, la nuova iniziativa promossa dalla Regione Campania. Verrà presentato dal 12 al 14 giugno 2024 nell’ambito degli Stati Generali sull’Ambiente, nella storica cornice della Mostra d’Oltremare di Napoli. Tante sono le novità “green” che verranno proposte in quest’occasione, per rendere la Campania e il suo territorio sempre più sostenibili anche a livello turistico. Il programma volto a valorizzare i borghi dell’entroterra campano vuole costituire reti territoriali comprendenti oltre 300 comuni.

Al progetto hanno già presentato la candidatura ben 48 reti di borghi, alle quali è stato richiesto di sviluppare iniziative che tengano in considerazione la rilevanza storica, paesaggistica e culturale dei paesi coinvolti. Sarà incentivata la formazione di associazioni locali per la gestione della rete, della sua offerta e del suo sviluppo sostenibile. Insomma, l’obiettivo è quello di coinvolgere non solamente le autorità locali e le associazioni culturali, ma anche i residenti, gli imprenditori e gli artisti, nonché le agenzie di turismo e le aziende private.

Per promuovere il progetto “Borghi della Salute e del Benessere”, verrà lanciato un portale web dedicato al marchio attraverso il quale i turisti potranno trovare tutte le informazione necessarie. Una vera e propria vetrina in quattro lingue (almeno per iniziare), con tutte le attività e le attrazioni, i ristoranti, gli hotel e le bellezze da scoprire in loco. Sarà un modo diverso per scoprire la Campania e il suo entroterra, tornando ad ammirare paesaggi magnifici e quasi sempre rimasti intatti nel tempo, ignorati finora dal turismo.

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In bicicletta lungo la Route 45 del Monferrato

Ogni appassionato di cicloturismo dovrebbe regalarsi l’opportunità di percorrere la Route 45 del Monferrato, un suggestivo percorso ad anello che esplora la bellezza sconfinata di questo territorio Patrimonio UNESCO, disegnato da dolci colline ricoperte da vigneti, ciliegi, noccioleti e lavanda.

Con uno sguardo verso la valle del Po, da un lato, e le Alpi Marittime d’altro, è l’ideale per pedalare in totale armonia con l’ambiente, in una campagna ordinata con panorami che si aprono tra casali, campi coltivati, solitarie torri d’avvistamento e piccoli borghi.

La Route 45, un omaggio al 45° parallelo nord

La chiamano Route 45 del Monferrato come omaggio al 45° parallelo Nord che attraversa in ben sei punti il prestigioso territorio collinare della zona, portando il cicloturista a trovarsi a metà strada tra l’Equatore e il Polo Nord.

Si tratta di un itinerario di difficoltà media, lungo 24 chilometri con rapidi saliscendi, immerso nel fascino indiscusso delle basse colline del Monferrato, patria di vini DOC quali il nebbiolo, il barbera e il dolcetto, ma anche tavolozza di colori in estate con la fioritura della lavanda ed eco di un passato di scontri e incroci con gli antichi borghi e le torri solitarie.

Luoghi natii di leggendari ciclisti come Fausto Coppi e Costante Girardengo, invitano a pedalare e a riscoprire un ritmo lento e autentico.

L’emozionante percorso ad anello della Route 45 del Monferrato

Il punto di partenza (e di arrivo) è San Salvatore Monferrato (a una decina di chilometri a nord da Alessandria) con uno dei suoi palazzi più antichi, il Palazzo Carmagnola, che svetta nella piazza omonima: dopo un breve tratto in salita su Via Prevignano, ecco la Chiesa di San Martino del XV secolo e, in seguito sulla destra, la Chiesa di San Siro del XVI secolo.

Percorsi 700 metri, occorre svoltare a sinistra su Via Camurati e, nei pressi di Villa Lingua (l’ex quartier generale dello Stato Maggiore durante la Seconda Guerra d’Indipendenza), ha inizio una discesa in ghiaia che conduce lungo la strada secondaria che unisce San Salvatore con Alessandria, il punto più basso della Route 45.

Sono pochi minuti di pedalata ma il paesaggio si trasforma di colpo: dal contesto urbano, infatti, ci si ritrova al cospetto di stradine ghiaiate, pioppeti e verdeggianti colline. Subito dietro l’angolo, torna la salita tipica del paesaggio collinare del Monferrato.

Si percorrono, quindi, quasi due chilometri di sentieri ghiaiati di collina nel cuore della natura per poi tornare (per un breve tratto) in paese e imboccare la strada che porta al Santuario della Madonna del Pozzo, oasi di pace dove fare una piacevole sosta ammirando le dolci colline che scendono verso il Parco del Po.

Ripresa la bicicletta, il percorso in salita arriva alla frazione di Frescondino (uno dei punti più alti della Route da cui scorgere il Parco del Po) e, svoltando a sinistra, alla frazione di Valparolo dove si attraversa il primo dei sei punti lambiti dal 45° parallelo Nord. In questo tratto, le stradine sono fiancheggiate da vigneti e cascine, a testimonianza della forte vocazione agricola del Monferrato.

Seguendo una lunga discesa asfaltata nell’abbraccio della campagna, arrivati alla provinciale di Valenza si svolta dapprima a destra e dopo 200 metri a sinistra, verso la frazione di Frosseto: dopo 400 metri in salita ecco una strada ghiaiata, tra campi e vigneti, e al chilometro 9,900 il secondo punto del parallelo. Al termine della strada ghiaiata, ecco di nuovo la strada asfaltata che torna in Piazza Carmagnola a San Salvatore per rifocillarsi e prepararsi alla seconda metà della Route 45.

Infatti, dal centro si prosegue lungo Via Panza in direzione Casale Monferrato per poi svoltare a sinistra in Via Suanno. Lasciata la via alle spalle, si percorre la salita che termina in Via Frascarolo: allo stop (dove si trova una cappella votiva) si va in direzione Lu, sul crinale della collina, spartiacque tra la pianura alessandrina a sinistra e le colline del Monferrato casalese a destra dietro le quali, in giornate limpide, si apre il favoloso scenario delle Alpi Marittime.

È un idilliaco tratto di aperta campagna, dove il paese di Lu Monferrato fa da cornice, tra vigneti e noccioleti a perdita d’occhio: dopo 1100 metri, ecco per la terza volta il 45° parallelo, in un panorama verso le colline e le Alpi che davvero non ha eguali e ripaga di ogni eventuale fatica. Arrivati alla frazione di Barzattini, si svolta a destra per incontrare la frazione rurale di Valdolenga: da qui, si prende la ripida discesa a destra e, dopo il sottopasso autostradale, si svolta a destra per percorrere tutta la strada fino alla sua conclusione in salita. Al chilometro 15,400, si incrocia di nuovo il Parallelo Nord.
Ed è tempo di tornare a San Salvatore: al primo stop, degno di nota è il vecchio Ospedale di Santa Croce del XV secolo e, deviando dapprima a sinistra verso Casale e poi a destra verso via Sottotorre, fa bella mostra di sé il Parco della nota Torre Paleologa risalente al XV secolo, contraddistinta da un buco a forma di pera.
Il parco è attrezzato ed è perfetto per un’altra piacevole pausa per riempire le borracce, riprendere le forze e prepararsi all’ultimo meraviglioso tratto.

Raggiunta la sommità della collina dove si staglia la storica torre, ecco l’unica strada asfaltata che inizia sul retro per tornare, dopo circa 400 metri, sul tracciato originale e, al termine della discesa, svoltare a sinistra verso un tratto di ghiaia, in Strada Molinara.
L’itinerario continua dritto e, a 300 metri dall’inizio di Strada Molinara, incrocia il 45° parallelo per la quinta volta: fiancheggiando sulla sinistra un agriturismo, la strada ghiaiata (e poi sterrata) scende verso destra e propone un ultimo tratto a pieno contatto con la natura che finisce dopo quasi due chilometri in un altro punto basso del percorso. Raggiunta nuovamente la strada asfaltata, è il momento di svoltare a destra verso la frazione di Fosseto.

Con un’ulteriore svolta a sinistra e 600 metri di percorso, la normale segnaletica stradale indica San Salvatore Monferrato, il paese punto di partenza e di arrivo, che si raggiunge dopo quasi 2,5 chilometri per la sosta finale: ma prima, vi è l’incontro, per la sesta e ultima volta, con il Parallelo Nord al chilometro 24,200.

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Le più belle sagre del mese di maggio in Italia

Inizia uno dei mesi più belli dell’anno: maggio, un periodo in cui le giornate sono lunghissime, le temperature spesso piacevoli e la voglia di stare all’aria aperta alle stelle. Per questo motivo, noi di SiViaggia abbiamo deciso di selezionare per voi le sagre più interessanti di tutto il nostro Paese che avranno durante questi 31 giorni, in modo da organizzare per tempo la più ideale gita fuoriporta da fare.

Le sagre più belle di maggio nel Nord Italia

Da venerdì 3 a domenica 5 maggio una delle vostre mete potrebbe essere Cassano Magnago, in provincia di Varese, perché qui va in scena la Sagra della Puglia presso l’Area Feste del borgo. Si tratta di una celebrazione davvero interessante perché il visitatore può scoprire i gusti e i profumi unici di una terra magica come la Puglia.

Sì, avete capito bene: non mancheranno le orecchiette, ma nemmeno le cime di rapa e le le irresistibili bombette e tutto sarà disponibile anche al coperto in caso di maltempo. L’ingresso è gratuito tutti i giorni e, oltre al buon cibo, ci saranno anche tanta musica e giochi per i bambini.

Voliamo ora a Monigo, sobborgo di Treviso, dove il 17-18-19 e 23-24-25 e 26 maggio va in scena la Sagra delle Rose: stand gastronomico con diverse specialità, musica live, latina, country, west coast, torneo di bocce, boot camp, spettacolo teatrale, cinema, concorso e premiazione delle rose più belle e luna park allieteranno tutti i visitatori.

Tra i piatti disponibili ci saranno gli gnocchi artigianali, lo spiedo, la frittura, il pesce molte altre specialità. Tutti i piatti, tra le altre cose, saranno accompagnati dalla polenta preparata con farina gialla di montagna.

Poi Codrea, in provincia di Ferrara, dove da martedì 28 maggio a domenica 2 giugno è disponibile la Sagra dell’Arrosticino. Nata nel 2005 per dare ai giovani un’occasione di aggregazione in un piccolo paese con poche attrazioni, rappresenta l’incontro delle culture abruzzesi e ferraresi che si sono fuse dando origine a un evento gastronomico originale. Un appuntamento davvero interessante e da non perdere.

Sagra degli Arrosticini

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Dei gustosissimi Arrosticini

Le sagre di maggio da non perdere in Centro Italia

Tanto gusto anche in Centro Italia e a partire da Vallerano, in provincia di Viterbo, dove il 5 maggio si potrà partecipare alla Sagra del Fungo Porcino. Per vivere al massimo questa ottima esperienza il consiglio è di iniziare la giornata con una rigenerante passeggiata guidata tra i castagneti secolari di Vallerano, esplorando le vie del suo incantevole centro storico e scoprendo luoghi che rimangono impressi nel cuore.

Poi dedicatevi a un indimenticabile pranzo a menù fisso, dove il fungo porcino è il re incontrastato dei piatti preparati con maestria dai cuochi locali. Non mancherà un menù dedicato anche ai più piccoli.

Nella meravigliosa cornice di Montelupone, in provincia di Macerata, sabato 11 e domenica 12 maggio sono i giorni della Sagra del Carciofo, un evento enogastronomico tradizionale nato nel 1961 e che ogni anno richiama migliaia di visitatori, dedicata ad un prodotto rappresentativo per il territorio, che rientra nella lista regionale delle specie tutelate ai fini della conservazione della biodiversità.

A disposizione ci saranno due giorni di festa nei quali poter degustare una varietà di piatti tipici e in cui non mancheranno eventi musicali, culturali, di intrattenimento e anche la possibilità di prendere parte a visite guidate dei beni culturali del borgo.

Infine, in Centro Italia vi consigliamo di raggiungere Montenero d’Orcia, in provincia di Grosseto, dove dal 24 al 26 maggio e dal 31 maggio al 2 giugno va in scena la Sagra della Lasagna in occasione della Festa Patronale di San Servilio. Un’iniziativa gustosa e imperdibile organizzata dalla Pro Loco di Montenero d’Orcia, associazione di volontari che ha lo scopo di valorizzare e tutelare gli aspetti ambientali, turistici, storico-artistici e produttivi del territorio.

Vallerano

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Il bel borgo di Vallerano, in provincia di Viterbo

Le sagre più gustose di maggio in Sud Italia

Non manca di certo la buona cucina in Campania, e per questo il 3-4-5 e 10-11 e 12 maggio vi consigliamo di partecipare alla Sagra del Carciofo Bianco di Pertosa, in provincia di Salerno, dove si potrà gustare questo straordinario prodotto sia crudo che cotto.

Il motivo? La tradizione prevede anche alcune ricette tipiche come la famosa zuppa, carciofi ripieni, e l’innovativo arancino. Infine, non dimenticate di approfittare di questa occasione per scoprire le famose Grotte di Pertosa – Auletta, le uniche in Italia dove poter navigare un fiume sotterraneo e le sole in Europa a conservare i resti di un villaggio palafitticolo risalente al II millennio a.C..

Sabato 25 e domenica 26 maggio vi consigliamo di raggiungere Montaquila, in provincia di Isernia, perché si potrà partecipare alla Sagra della Frittata: tradizione che esiste dal 1981 che celebra la primavera, attraverso il richiamo delle tradizioni, del turismo lento, del paesaggio naturale, della cultura rurale di un tempo, degli usi e costumi da rievocare, dell’appartenenza popolare e della gustosa mega frittata.

Tanto gusto anche durante l’ultimo giorno di maggio (il 31) e fino al 2 giugno a Raiano, in provincia dell’Aquila: c’è la Sagra delle Ciliegie, una delle manifestazioni più antiche del territorio e che si caratterizza per essere  una tre giorni ricca di musica, divertimento, tradizione, dolci e irresistibili ciliegie.

Sagra delle Ciliegie

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Delle meravigliose (e buonissime) ciliegie

Le sagre da non perdere sulle Isole italiane

A Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, sabato 4 e domenica 5 maggio si potrà partecipare alla Sagra della Ricotta e del Cannolo in occasione della Festa di San Pasquale, patrono dei Pastori. Essendo da sempre un borgo a vocazione agricola, sarà davvero possibile gustare una squisita ricotta che, lavorata con lo zucchero, diventa il ripieno principe del cannolo siciliano, divenuto nel tempo una delle specialità più conosciute della pasticceria italiana.

Infine Albagiara, in provincia di Oristano, dove domenica 26 maggio va in scena il tradizionale appuntamento con la Sagra dei Legumi: degustazioni, spettacoli, escursione guidata sulla giara, gara di orienteering, mostre e tanto altro allieteranno tutti i visitatori.

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Cibi in aereo: ecco quali alimenti si possono portare a bordo

Stai per partire ma vuoi sapere qual è il cibo consentito in aereo? Prima di fare acquisti o preparare le valigie è bene sapere che ci sono alimenti che puoi portare con te, mentre altri sono vietati. Molto dipende anche da dove si è diretti, se si intendono trasportare nel bagaglio che viene caricato nella stiva, oppure in quello a mano che viene fatto viaggiare insieme ai passeggeri.

Domande e dubbi che sorgono spontanei non solo quando si ritorna da una vacanza, e magari si desidera acquistare qualche prelibatezza da portare a casa, ma anche quando si parte e si pensa alle lunghe ore di volo, oppure si necessita di una dieta speciale.

Tutte le cose da sapere per capire quale cibo è consentito portare in aereo e quale no.

Bagaglio a mano: i cibi consentiti e le regole da seguire

La prima regola da seguire è quella di informarsi con la propria compagnia di volo; infatti, potrebbero esserci delle differenze tra una e l’altra per quel riguarda i cibi che è consentito (o meno) portare con sé nel bagaglio a mano.

Generalmente è possibile portare tutti i cibi confezionati come patatine, merendine, snack di vario genere, panini e dolci: vanno conservati in sacchetti trasparenti e chiusi. Per quello che riguarda i cibi liquidi, però, attenzione: come altre cose che si portano nel proprio bagaglio a mano, infatti, non devono superare i 100 ml. In questo ambito rientrano tantissime tipologie di alimenti, oltre alle bevande ci sono infatti i semiliquidi: dai formaggi molli, alle marmellate, fino ai sottaceti e le salse. Ovviamente tutto quello che viene acquistato in aeroporto non viene sottoposto a queste limitazioni.

La stessa quantità vale anche per gli alcolici che si vogliono portare nel bagaglio a mano: se viene superata si devono trasportare nelle valigie in stiva, prestando attenzione alle regole tra i vari paesi in cui si viaggia.

Quando si viaggia in aereo con i bambini: i cibi consentiti

Quando si viaggia in aereo con i bambini si devono portare con sé diverse cose. Sono utili per trascorrere le ore di volo serenamente e senza che possano risultare pesanti per i piccoli viaggiatori, ma neppure per gli altri.

Soprattutto se si viaggia con bimbi piccini è necessario avere con sé gli alimenti di cui necessitano. La buona notizia è che si possono portare sugli aerei i cibi per loro. Sono consentiti: omogenizzati, latte (di ogni tipologia, quindi sia liquido che in polvere), succhi di frutta, ma devono rispettare anche questi le regole di quantità richieste anche per gli altri prodotti. Quindi meno di 100 ml, in confezione trasparente e ben sigillata.

Bagaglio in stiva: cosa possiamo portare

E per quello che riguarda il bagaglio che viene fatto viaggiare in stiva? Quali sono i cibi consentiti? La risposta è quasi tutti e senza quantità limite. Ma attenzione: c’è un però. Infatti, bisogna stare molto attenti alle regole doganali e alle limitazioni che ci possono essere tra i vari Paesi.

Cibo e bevande: come comportarci nei viaggi fuori dall’Unione Europea

Come ci si deve comportare quando si viaggia da un paese al di fuori dell’Unione Europea verso l’Italia? È importante conoscere in anticipo quali sono gli alimenti che non si possono trasportare, neppure nel bagaglio che viene fatto viaggiare in stiva, perché questo evita di fare spese inutili, acquistando prodotti che poi non potranno tornare a casa con noi.

Ad esempio, se si torna in Italia da un viaggio al di fuori del territorio dell’UE non sono consentiti cibi come insaccati, salumi, formaggi di tutti i tipi, carne, latte e tutto ciò che potrebbe avere tra gli ingredienti questi alimenti. Il consiglio è quello di informarsi prima e di dire sempre cosa si ha con sé, per evitare situazioni spiacevoli. Si possono portare, invece, in quantità limitata: frutta e verdura, uova, prodotti a base di uova, miele, pesce o di prodotti a base di pesce.

Se si viaggia all’interno dell’Unione Europea – ricorda il sito Your Europe – si possono trasportare: “Prodotti a base di carne o prodotti lattiero-caseari a condizione che siano destinati al consumo personale. Ciò vale anche per le piante o i prodotti vegetali, come i fiori, la frutta o la verdura, purché siano stati coltivati in un paese dell’UE e siano esenti da parassiti o da malattie”.

Quindi quali sono gli stati che non hanno restrizioni tra loro? Oltre ai 27 paesi che fanno parte dell’Unione, vengono inclusi nell’elenco: Andorra, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, San Marino e Svizzera.

Australia e Usa, i cibi che non sono consentiti

Se si sta programmando una vacanza in Australia o negli Stati Uniti è bene sapere che esistono limitazioni specifiche. Infatti, ci sono diversi cibi che non sono consentiti.

Se si vola verso l’Australia non bisogna portare con sé frutta (fresca e secca), verdura, salumi, semi, spezie ed erbe e non solo nel bagaglio a mano, ma anche per quello che riguarda le valigie che vengono imbarcate in stiva.  La lista è abbastanza corposa e non comprende solamente i generi alimentari; quindi, è sempre bene sapere prima cosa è vietato e dichiarare cosa si è portato con sé. A tal proposito, viene fornita quella che si chiama Incoming Passenger Card, una carta in cui segnare tutte le cose che si stanno importando in Australia, si tratta di un passaggio fondamentale in cui essere molto sinceri per evitare situazioni spiacevoli. Tutto ciò che è vietato verrà fatto gettare via in appositi contenitori.

Regole simili si applicano all’ingresso degli Stati Uniti. Anche in questo caso ci sono dei cibi che non è consentito importare. La lista è abbastanza corposa e comprende: carne, pollame, pesce, tutti i prodotti lattieri freschi, uova, frutta e verdura, piante, semi, prodotti a base di carne. Invece si possono portare con sé creme, salse, sughi pronti, prodotti da forno, lette per bambini e succhi, solo per fare qualche esempio.

Ovviamente sempre tutto nel limite dei viaggi personali, se le quantità non sono limitate infatti si applicano altre regole. Le violazioni – se non dichiarate – possono comportare multe. Per questa ragione è sempre importante informare il personale se si hanno con sé dei cibi, che in questo caso verranno distrutti.

La regola più importante da seguire, quindi, è quella di informarsi prima di partire per evitare spiacevoli situazioni all’arrivo.

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Vacanze in crociera: i cibi da evitare al buffet

Rilassanti, dotate di tutti i confort e da provare almeno una volta nella vita: le crociere sono una forma di vacanza molto apprezzata perché permettono di viaggiare, di osservare il mare da un punto di vista privilegiato, di godere di tramonti e albe mozzafiato e di osservare le stelle senza nulla intorno a sé. Oltre a tutto questo si tratta di vacanze durante la quali si può staccare da tutto mentre si scoprono (o si riscoprono) luoghi nuovi.

Ci sono tantissimi ottimi motivi per cui vale la pena fare una vacanza in crociera, ma non bisogna dimenticare di tenere sotto controllo alcune cose, tra cui l’alimentazione.

Soprattutto il buffet, che è una forma di servizio molto apprezzata, ma che bisogna sempre saper gestire con molta attenzione. A partire dai cibi che è meglio evitare al buffet delle crociere.

Buffet delle crociere, quali cibi è meglio non mangiare

I servizi sulle crociere sono sempre di altissimo livello e ci si può fidare di quello che viene servito, ma ci sono alcuni alimenti (e comportamenti) che andrebbero evitati e alcune regole che andrebbero seguite.

Tra gli alimenti i cibi a cui prestare attenzione vi sono senza dubbio gli alcolici e le bevande zuccherate. Ovviamente ogni viaggiatore acquista il proprio pacchetto vacanze, ma se si ha l’accesso alle bevande meglio evitare di esagerare. L’acqua è sempre la scelta migliore e, senza dubbio, la più sana.

Nei buffet si trova davvero di tutto, attenzione se avete intolleranze alle possibili contaminazioni: sempre meglio chiedere al personale. Le compagnie sono molto attente e se conoscono le esigenze dei loro ospiti possono fare tutto al meglio. Ad esempio, chi non può mangiare glutine, potrebbe avere a disposizione menu appositi nei ristoranti presenti sulla nave. Per questa tipologia di comunicazioni potrebbe essere fornito un apposito modulo ai viaggiatori, in cui si possono esplicitare esigenze alimentari specifiche. In altri casi può bastare dirlo all’agenzia di viaggio o telefonare ai numeri appositi.

Dolci: attenzione a non esagerare. Così come per le bevande, anche questi vanno mangiati con parsimonia altrimenti si corre il rischio di stare male. Evitare di abbuffarsi al buffet della nave e lasciar perdere i cibi che sappiamo potrebbero darci fastidio. Anche se sono molto allettanti.

A volte i buffet sulle navi da crociera sono molto affollati, un aspetto di cui tenere conto se non si ha voglia di lunghe attese.

Qualche info utile quando si mangia in crociera

Ci sono alcune cose da sapere prima di partire per una vacanza in crociera. La prima è che, se si vogliono consumare degli snack, come patatine, barrette o merendine, la scelta migliore è quella di portarli da casa: in genere quando si è in nave le cose costano un po’ di più e trovare dei piccoli metodi di risparmio quando si viaggia non fa mai male.

Quando vedete che c’è molta coda per un alimento, fidatevi: potrebbe essere un segnale di apprezzamento da parte degli altri passeggeri. Per quanto riguarda gli orari di apertura del buffet la risposta è che potrebbero variare da una compagnia all’altra

Sperimentare è sempre un’ottima idea: siete in vacanza e potete provare piatti nuovi o abbinamenti inediti. È l’occasione giusta per uscire dalla propria zona di confort e virare su qualcosa di più particolare.

Capita anche che alcuni prodotti su determinate navi siano fatti al momento, come – ad esempio – le mozzarelle: informatevi e, nel caso, provate le varie specialità.

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Il Cammino dei Setteponti, il percorso più bello della Toscana

Un percorso storico attraversa paesaggi di grande bellezza, punteggiati di vigneti e uliveti e di incredibili formazioni morfologiche. Si trova in Toscana ed è il Cammino dei Setteponti che parte da Pieve di Cascia, in provincia di Firenze, attraversa Reggello al Ponte, il bellissimo borgo di Castelfranco di Sopra, Montemarciano, San Giustino Valdarno e percorre 60 chilometri fino a Buriano di Castiglion Fibocchi, già in provincia di Arezzo.

L’itinerario del Cammino dei Setteponti

L’itinerario si sviluppa prevalentemente su strade secondarie asfaltate, che si possono percorrere anche in bicicletta. Il paesaggio che si attraversa è di un’incredibile bellezza, con colline caratterizzate da coltivazioni di vino e olio e formazioni rocciose uniche come le Balze del Valdarno.

La via dei Setteponti è una strada di origine etrusca che, nel Medioevo, conobbe una particolare fortuna non solo per i collegamenti tra Firenze e i dintorni, ma anche come itinerario per raggiungere Roma, per la possibilità che offriva di utilizzare, a partire da Arezzo, la via dell’Alpe di Serra, un’importante alternativa alla già ben nota Via Francigena.

Il nome Setteponti (o Sette Ponti) deriva dai numerosi passaggi sopra i torrenti che scendevano dal Pratomagno nel Valdarno. In realtà, i ponti erano molti di più, ma questo numero nel Medioevo aveva un forte significato religioso. Il numero sette, infatti, per molte culture rappresenta il numero perfetto, per la religione cristiana, che lo associa ai giorni della creazione, significa completezza.

I ponti erano di pietra a schiena d’asino, con una sola arcata, come il ponte romano di Loro Ciuffenna. Tuttavia, ce n’era uno che aveva sette arcate – lo attraversò anche da Leonardo da Vinci nei suoi viaggi da Firenze in Val di Chiana -, il Ponte a Buriano, che ancora oggi conserva inalterata la sua bellezza. Qualcuno sostiene che il nome Setteponti derivi proprio dalle sette arcate di questo ponte.

La strada è punteggiata da antiche pievi romaniche, borghi medievali e chiese millenarie, luoghi che sono stati fonte di ispirazione per artisti come Masaccio, Piero della Francesca e Leonardo stesso, che riprese le famose Balze per dipingere lo sfondo della Gioconda.

Le tappe del percorso

Prima tappa

Il punto di partenza del Cammino dei Setteponti è dalla pieve di Cascia di Reggello per raggiungere, dopo circa 15 km di cammino, Castelfranco di Sopra. Lungo il tragitto, si passa per un sentiero che conduce al ponte romanico di Pian di Scò e si risale per una vecchia strada romanica verso la pieve di Pian di Scò. Fino a Castelfranco, la strada è percorribile solo a piedi e conserva ancora un antico selciato di pietra.

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Fonte: 123RF

Il borgo di Loro Ciufenna in Valdarno

Seconda tappa

Da qui inizia il percorso più scenografico del cammino, quello che passa dalla Balze del Valdarno, delle formazioni fatte di sabbia, argilla e ghiaia stratificata che assumono i colori dell’ocra e che possono essere alte fino a un centinaio di metri. Modellate da aria e acqua nel corso dei secoli, formando uno scenario bizzarro e ricco di gole e canyon. Una sorta di “Monument Valley” italiana, insomma.

Il sentiero passa attraverso i boschi e risale verso il magnifico borgo di Pantravigne prima di giungere a Montemarciano, un altro bellissimo borgo medievale, e poi a quello di Loro Ciuffenna. Proseguendo, si arriva a Gropina, dove si trova una bella Pieve che è stata inserita tra i simboli del cammino, e la tappa si conclude dopo circa 30 km da Castelfranco a San Giustino Valdarno.

Terza tappa

L’ultima parte del cammino è lunga circa 17 km e fa tappa prima di tutto al Borro, un borgo medievale trasformato in un albergo diffuso da mille e una notte. Il percorso qui è molto bello fino a giungere al Ponte di Buriano con le sue sette arcate, uno dei gioielli più preziosi della strada dei Setteponti, situato nell’omonima Riserva naturale, un’area di circa 7 km lungo il letto dell’Arno che arriva fino alla diga della Penna, amata anche da Leonardo da Vinci che venne qui a studiare il territorio dell’Arno tra il 1502 e 1503 per bonificare la Val di Chiana. Il Genio fu colpito dal paesaggio delle Balze e le riprodusse in molti suoi dipinti.

Info utili sul Cammino dei Setteponti

Per percorrere interamente il cammino dei Setteponti ci vogliono circa tre giorni, con pernottamenti in tenda oppure nei paesi che s’incontrano lungo la strada, dove si trovano diversi agriturismi. Tuttavia, è anche possibile fare un breve percorso in giornata seguendo anche solo una delle tappe. Il cammino è adatto a tutti e non ci sono dislivelli particolarmente impegnativi. Il Cammino dei Setteponti è una vera cartolina.

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Fonte: Ufficio stampa

Il Borro, un borgo medievale trasformato in albergo diffuso
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In questo aeroporto italiano nascerà un vigneto

Gli aeroporti possono essere tante cose diverse: un punto di partenza, ma anche di arrivo, un luogo dove si rincontrano persone con non si vedono da tempo, o in cui si saluta qualcuno che sta per volare verso lidi lontani e, forse, senza mai tornare indietro. E a breve un bellissimo scalo italiano sarà anche qualcosa in più: vi sta per nascere un vigneto.

Un vigneto all’aeroporto di Firenze

Ci troviamo a Firenze, culla del Rinascimento e Capitale mondiale dell’arte nel Quattrocento, una città che fa innamorare tutti e che si trova in una regione assolutamente speciale: la Toscana. Si tratta di un angolo del centro Italia dove il vino è importantissimo, al punto che in fatto di produzione di questa bevanda è una delle più importanti regioni italiane, famosa nel mondo per le sue celebri etichette.

Non vi sorprenderà sapere, quindi, che è in ballo un nuovo progetto per cui, prossimamente, potrebbe nascere un vigneto di oltre sette ettari sul tetto dell’Aeroporto di Firenze Amerigo Vespucci. Parliamo di un’interessante idea dello studio di progettazione statunitense Rafael Viñoly Architects, che ha presentato i piani per la ristrutturazione del terminal internazionale e sì, sono compresi anche dei vigneti pensati con lo scopo di omaggiare la tradizione vinicola italiana, e in particolare quella della Toscana.

Cosa prevede il progetto

Niente di tutto ciò è ancora certo, anche perché i dettagli devono ancora essere definiti. Tuttavia, stando alle prime informazioni il futuro terminal  fiorentino avrà una superficie di 50.000 metri quadrati e sarà dominato da un enorme tetto spiovente pieno di lucernari e da circa 38 filari di viti.

Come riporta CNN Travel, quello di Firenze potrebbe a breve diventare il primo “vigneto d’aeroporto” d’Europa, con ben 38 vigne di 2,8 metri di larghezza.

E che fine faranno le uve prodotte? Stando a quanto si legge, saranno raccolte dai principali viticoltori della regione, prodotte e invecchiate nelle cantine in loco per poi essere distribuite per la vendita nello stesso aeroporto.

Come è possibile intuire, l’infrastruttura fiorentina subirà degli importanti cambiamenti che richiederanno particolare attenzione alla distribuzione del peso e al sistema di drenaggio. Diverse sfide riguarderanno anche il microclima, che su di un tetto è completamente diverso rispetto a quello di un vigneto classico.

Le altre grandi novità

Sempre secondo lo stesso progetto, lo scalo di Firenze beneficerà di ulteriori e interessanti cambiamenti. Oltre al vigneto, verrà riorientata e allungata la pista per renderla più adatta agli aerei moderni. Ciò permetterà anche di far operare un maggior numero di voli, al punto che il nuovo terminal – di quasi 50.000 metri quadrati – aumenterà anche la capacità dei passeggeri al suo interno: sarà in grado di ospitare più di 5,9 milioni persone.

Inoltre, sono previste nuove aree di arrivo e partenza, la creazione di sette parchi intorno alla struttura, alloggi per studenti, spazi commerciali e collegamenti di trasporto di superficie potenziati.

Lo studio Rafael Viñoly Architects dovrebbe portare a termine quanto appena detto con la collaborazione dei progettisti dell’aeroporto e, allo stesso tempo, ha annunciato che la struttura verrà costruita in due fasi: la prima dovrebbe essere completata nel 2026, mentre per la seconda occorrerà attendete il 2035.

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Destinazione Modica: un tuffo nel cioccolato italiano

Immersa nel cuore della Sicilia meridionale, Modica si erge come un gioiello collocato con grazia tra le sinuose linee di una collina, un tesoro barocco che rapisce l’anima e incanta gli occhi. Le sue antiche casette di pietra, le chiese millenarie e le stradine tortuose si fondono armoniosamente, creando un’atmosfera magica e senza tempo.

È impossibile non restare affascinati dalla sua bellezza, un invito irresistibile a perdersi tra i suoi vicoli e a lasciarsi trasportare dalla sua storia millenaria. Ma è al calar del sole che questa incantevole cittadina rivela la sua vera magia: quando i lampioni iniziano a risplendere con una luce morbida e avvolgente, il paese si trasforma in un dipinto vivente, catturando il cuore e lo sguardo.

Modica si distingue non soltanto per essere la mecca del cioccolato, che da solo vale il viaggio, ma è anche un concentrato di tesori culturali e storici, tanto da essere stata ufficialmente riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. È una di quelle città che ti rubano il cuore, una tappa imprescindibile per chiunque desideri scoprire l’anima autentica della Sicilia.

Modica: la città del cioccolato

cioccolato di Modica

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Tipico cioccolato di Modica, Sicilia

Tra le viuzze tortuose e i maestosi bastioni di pietra che caratterizzano il paesaggio di Modica, si cela un tesoro culinario che ha conquistato i cuori e i palati di generazioni: il cioccolato, un vero e proprio patrimonio gastronomico che affonda le sue radici nella storia millenaria degli Aztechi, viaggiando attraverso i secoli per trovare casa in questa incantevole città siciliana, durante il periodo della colonizzazione spagnola.

L’arte di questa delizia raggiunge la sua apoteosi nel Museo del Cioccolato, un’oasi di gusto e cultura inaugurata nel 2014 all’interno del Palazzo della Cultura. Qui, i visitatori sono accolti in un mondo incantato di sapori e tradizioni, guidati attraverso un percorso coinvolgente che svela i segreti e le curiosità dietro la creazione di questo nettare prezioso. Inoltre, è possibile assistere al processo artigianale di preparazione del cioccolato seguendo l’antica ricetta mesoamericana. È qui che la magia prende forma, con i maître chocolatier che trasformano ingredienti semplici in capolavori golosi che deliziano i palati di tutto il mondo.

Ma l’esperienza sensoriale non finisce qui. Presso l’Antica Dolceria Bonajuto, custode di tradizioni dolciarie dal 1880, situata nel cuore del centro storico, potrai immergerti ancora di più nella storia e nel processo di produzione di questo squisito prodotto.

E per coloro che desiderano vivere un’esperienza davvero unica e indimenticabile, alcuni periodi dell’anno offrono la straordinaria opportunità di salire a bordo di un treno storico e lasciarsi trasportare dal profumo avvolgente e dall’intensità degli aromi del cioccolato di Modica. È un viaggio che coinvolge tutti i sensi e lascia un’impronta indelebile nel cuore di chi ha avuto il privilegio di assaporare questo dono divino.

Modica: un tesoro barocco della Sicilia orientale

Cullata dalle onde del Mediterraneo e baciata dal sole siciliano, Modica è divisa in due distinte realtà: da un lato troviamo Modica Alta, arroccata sulle pendici delle montagne, custodendo gelosamente le radici più antiche della città, dall’altro si trova Modica Bassa, dove la vita scorre frenetica tra le strade animate e i mercati vivaci.

Nel 1963 la città è stata segnata da un violento terremoto ma, come una fenice che risorge dalle sue ceneri, si è rialzata più splendente che mai. La ricostruzione ha dato vita a un capolavoro del tardo barocco siciliano, con edifici ornati da decori eleganti e sontuosi. Per scoprire il vero cuore di Modica, non c’è niente di meglio che perdersi tra i suoi vicoli, tra antiche chiese e botteghe artigiane che ancora oggi mantengono vive le antiche tradizioni locali.

Tra le icone architettoniche che caratterizzano il panorama della città, si distingue la Chiesa di San Pietro, che con la sua imponenza domina il rinomato Corso Umberto I. A breve distanza da questa imponente struttura religiosa, sorge la suggestiva Chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, un’opera di valore storico inestimabile risalente all’anno 1000.

Altrettanto imperdibile è il Museo Casa natale di Salvatore Quasimodo, dedicato al celebre scrittore nato proprio in questa città nel 1901. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1959, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario mondiale e la sua dimora d’infanzia è un omaggio tangibile alla sua vita e al suo straordinario contributo alla cultura.

Modica

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Modica, Sicilia
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Tra Patrimoni Unesco a bordo del primo treno storico enogastronomico in Italia

Viaggiare a bordo di un treno storico è già di per sé un’esperienza fuori dal comune. Ora pensate di farlo ammirando dal finestrino panorami unici al mondo, tutelati dall’Unesco, cullati tra colline che ospitano paesi traboccanti di storia e tradizioni, filari di vigneti che producono alcuni tra i migliori vini al mondo, e di avere la possibilità di visitare le spettacolari Cattedrali Sotterranee di Canelli, partecipare a una degustazione di vini e formaggi a Nizza Monferrato, o brindare con il Brachetto d’Acqui ad Acqui Terme. Questo e molto altro lo si potrà fare a brevissimo sul primo treno storico enogastronomico in Italia.

A bordo del primo treno storico enogastronomico in Italia

Partirà domenica 12 maggio il primo viaggio del 2024 di TrEno Langhe, Monferrato e Roero, un modo inconsueto e originale di visitare in un solo giorno uno dei territori più rinomati al mondo per la qualità del cibo e del vino. Si potranno vivere dieci esperienze uniche, tra Canelli, Castagnole delle Lanze, Neive, Nizza Monferrato e Acqui Terme. Ogni destinazione è completamente diversa dalle altre, per offrire una molteplice possibilità di scelta.

TrEno partirà da Torino Porta Nuova, con la possibilità di salire e scendere a Bra e Alba, e il viaggio sarà raccontato da Narratori del Territorio e allietato da un aperitivo con l’Asti Spumante DOCG accompagnato dagli Amaretti di Mombaruzzo. In ogni località, indipendentemente dalla scelta, ottimi e accoglienti ristoranti proporranno un menù tipico abbinato ai vini del territorio.

A rendere le esperienze ancora più esclusive è la visita a luoghi unici, come i Giardini del Castello di Canelli, normalmente chiusi al pubblico e accessibili solo ai viaggiatori di TrEno. Langhe-Roero e Monferrato, inoltre, hanno ottenuto il primo posto come miglior destinazione enogastronomica, assegnato a Rimini durante il TTG.

Un tour tra borghi e patrimoni unici

Vediamo più da vicino le meravigliose destinazioni del Piemonte che toccherà il viaggio a bordo del treno gastronomico. Canelli è la capitale italiana dello Spumante: qui, nel 1865 è nato l’Asti Spumante a opera di Carlo Gancia. È famosa per le sue cantine, vere e proprie Cattedrali Sotterranee che si diramano nel sottosuolo del paese, dove sono state scavate gallerie nel tufo per oltre 20 km. Capolavori di architettura e ingegneria enologica, in cui si cammina in silenzio, respirando il profumo del legno delle botti, circondati da milioni di bottiglie lasciate a fermentare alla temperatura costante di 12–14 gradi in modo che assumano gli aromi e i sapori tipici dello spumante e dei vini.

Nizza Monferrato e il suo pregiato vino Barbera, del quale è capitale indiscussa, fanno parte del 50° sito Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato. La zona di riferimento del progetto è il suo centro storico con i portici della Via Maestra, dove le botteghe e i palazzi storici permettono di fare un tuffo nel paesaggio umano che ha plasmato queste terre. La città, nella parte più antica, è di forma triangolare con contrade tutte in linea retta e vanta una nutrita presenza di edifici storici dal notevole valore.

La giornata ad Acqui Terme prevede il giro del paese con la sua Cattedrale di Santa Maria Assunta e il suo tesoro più prezioso, il Trittico della Vergine di Montserrat di Bartolomè Bermejo, capolavoro del più importante pittore del ‘400 spagnolo. Si potrà poi far visita al Museo Archeologico con il Castello dei Paleologi, il centro storico, Piazza Italia e la Bollente (Fonte di Acqua Termale Calda a 74,5°). Il pranzo presso l’enoteca e alcuni dei migliori ristoranti proporranno un menù tipico con il Brachetto nelle sue declinazioni dolce, rosso e rosé.

Altra tappa del TrEno Langhe, Monferrato e Roero è Castagnole delle Lanze, uno dei Borghi più belli d’Italia. Una volta arrivati alla stazione, saranno messe a disposizione dei partecipanti 20 e-bike e una navetta per 20 posti. La prima tappa del tour prevede la visita del paese con un aperitivo. Si prosegue, poi, attraversando le dolci colline tra il Monferrato e le Langhe, alla volta di un caratteristico agriturismo dove sarà possibile visitare la cantina e fare un picnic nei vigneti o noccioleti. Se le condizioni atmosferiche non lo consentiranno, il pranzo sarà offerto nella sala ristorante. Il tour conduce, infine, allo splendido borgo di Neive con i suoi splendidi palazzi, le torri e le stradine medioevali.

TrEno Langhe, Monferrato e Roero: date e destinazioni

Ecco le date e le destinazioni in programma nel 2024:

  • 12 maggio: Canelli / Nizza Monferrato
  • 1 giugno: Canelli / Castagnole Neive
  • 21 settembre: Nizza Monferrato / Acqui Terme
  • 12 ottobre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 19 ottobre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 27 ottobre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 10 novembre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 16 novembre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 24 novembre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 15 dicembre: Canelli / Nizza Monferrato