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Il Sentiero delle prugne, l’itinerario più bello dell’estate

Ogni stagione ha il proprio frutto e a molti di essi sono stati dedicati dei meravigliosi sentieri tematici. Dopo l’uva, le mele e le castagne, è nato anche un sentiero dedicato alle prugne.

Questo frutto si raccoglie d’estate fino a ottobre e c’è un itinerario immerso tra la natura e gli alberi di prugne che merita di essere percorso.

Il Sentiero delle prugne di trova a Barbiano, in Valle Isarco, in provincia di Bolzano, dove cresce una delle migliori varietà che esista in Italia e dove ogni anno, le prime due settimane di settembre, vengono organizzate le Settimane delle prugne di Barbiano.

Per l’occasione, i ristoranti di Barbiano offrono ai visitatori piatti a base di prugne autoctone.

Proprio in occasione della festa del frutto autunnale tipico di questa località altoatesina vengono organizzate escursioni guidate sul Sentiero delle prugne, che può essere percorso in autonomia anche in altri periodi dell’anno.

Il Sentiero delle prugne

Il Sentiero delle prugne prende il nome dai numerosi pruni che s’incontrano lungo il percorso, molto bello anche dal punto di vista paesaggistico.

Si snoda all’interno del paese di Barbiano con partenza dal centro verso la parte inferiore del borgo, passando il maso Feltuner fino alla croce. Si prosegue in salita superando i masi Stich e Frühaufhof, si attraversa la strada e, all’altezza della casa Urban, si prosegue in salita fino al bivio. Si svolta a destra e si cammina attraverso la parte superiore del paese, per poi ritornare in centro.

Durante il cammino s’incontrano diversi pannelli che forniscono informazioni interessanti sulla prugna di Barbiano e diversi pruni particolarmente suggestivi nel periodo della fioritura, nei mesi di aprile e maggio.

Il sentiero è adatto alle famiglie e la percorrenza media è di un paio d’ore.

Barbiano, il paese della “torre pendente”

Il paese di Barbiano vanta una storia molto antica, precedente anche al passaggio dei Romani. Il suo simbolo però è molto più recente. Si tratta della torre del campanile della Chiesa di San Giacomo costruita nel XIII secolo. Se la chiesa è stata rimaneggiata più volte nel corso dei secoli, così non è stato per il campanile eretto in parte sulla roccia e in parte su un terreno instabile e per questo divenuto storto.

Benché negli ultimi anni sia stato messo in sicurezza, resta comunque storto e, con i suoi 37 metri d’altezza, è visibile in tutto il paese. Si dice sia più pendente della Torre di Pisa.

Sulle alture di Barbiano, lungo la strada che porta al Comune di Villandro, meritano una tappa anche le famose Tre Chiese, il più suggestivo insieme architettonico dell’Alto Adige. Si tratta di tre chiesette di pietra così vicine tra loro da formare un triangolo. La più grande è la Chiesa di Santa Maddalena del 1500, poi ci sono Santa Geltrude e San Nicola. Le chiese solitamente sono chiuse, ma le chiavi sono a disposizione dei visitatori nell’albergo nei pressi delle tre chiesette.

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Fonte: @Rene Gruber

Le famose Tre Chiese sopra il villaggio di Barbiano in Alto Adige

Un nuovo ponte panoramico (e da brividi) collega il villaggio di Barbiano con quello di San Ingenuino, lungo il Sentiero del castagno (un altro sentiero tematico che passa da queste parti). Il ponte offre una splendida vista sulla Valle Isarco e conduce alle vicine cascate di Barbiano, tre salti d’acqua per un totale di 200 metri. Nascono dal Rio Gander che poi sfocia nell’Isarco e, proprio nel punto più roccioso, forma le tre cascate, le Barbianer Wasserfälle. La cascata inferiore, con i suoi 85 metri, è la più alta, mentre quella superiore, che si trova a 1.214 metri di quota, è alta 45 metri.

Le prugne di Barbiano

Le prugne costellano i pendii di Barbiano sin dal tardo Medioevo. Fino al XX secolo, questo frutto ricco di vitamine e minerali era un importante prodotto d’esportazione della Valle Isarco meridionale, e numerosi masi locali ancora oggi lo coltivano e lo lavorano.

Una ricetta tipicamente altoatesina realizzata con questo frutto sono i canederli di prugne (dolci, quindi) da assaggiare anche durante le Settimane delle prugne.

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Via delle Dee, il trekking per sole donne tra Emilia-Romagna e Toscana

Se la Via degli Dei è un itinerario turistico ormai noto agli appassionati di cammini e di trekking, che collega Bologna a Firenze attraversando l’Appennino tosco-emiliano, lo è meno la Via delle Dee, la versione riservata alle sole donne delle stesso itinerario.

Nato nel 2019 e inaugurato in occasione della Festa della Donna, oggi la Via delle Dee è un percorso da fare tutto l’anno e che riserva delle incredibili sorprese.

A proporlo per la prima volta è stato Destinazione Umana, un tour operator specializzato in vacanze ispirazioni che lo descrive come un “trekking emozionale“. Sì, perché, se il percorso lungo la Via delle Dee è bellissimo, lo scopo del viaggio non è tanto raggiungere la meta, quanto fare un percorso di ispirazione, apprendimento e consapevolezza ed è anche un’occasione per incontrare nuove persone.

L’itinerario della Via delle Dee

La Via delle Dee parte da piazza Maggiore, a Bologna, e arriva in piazza della Signoria, a Firenze: 130 chilometri attraverso gli straordinari paesaggi appenninici, su antichi sentieri, passando tra oasi naturalistiche e boschi secolari, borghi ed edifici ricchi di storia.

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Fonte: @Destinazione Umana

Un gruppo di ragazze lungo la Via delle Dee

Ripercorrere l’itinerario della Via degli Dei, il sentiero escursionistico segnalato anche dal CAI (Club Alpino Italiano) molto simile agli antichi percorsi che nel Medioevo venivano utilizzati per le comunicazioni tra le due città e, ancora prima, dai Romani, lungo la Flaminia militare.

Ideata alla fine degli Anni Ottanta da un gruppo di escursionisti bolognesi, la Via degli Dei ricalca gli antichi tracciati tra Monte Bastione e Monte di Fo’ e, in alcuni tratti, ricalca la strada Romana originale, riscoperta proprio di recente.

Le tappe della Via delle Dee

La Via delle Dee (come anche la Via degli Dei) può essere percorsa a piedi in cinque o sei giorni oppure in mountain bike in soli due o tre giorni, ma è possibile percorrerne anche solo alcuni tratti. La difficoltà non è accessiva ed è un itinerario adatto a tutti.

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Fonte: @Destinazione Umana

Camminare in mezzo alla natura sulla Via delle Dee
  • Prima tappa

Lasciata Bologna e il famoso portico di San Luca, il più lungo del mondo, ci si dirige, a passo lento, verso i colli e, con un po’ di sali scendi, si giunge alle pendici di Monte Adone. La prima tappa è lunga circa 30 km e il tempo di percorrenze è di circa sette ore.

  • Seconda tappa

Inizia con la salita alla vetta di Monte Adone, per godere di un panorama appenninico meraviglioso e raggiungere il paese di Monzuno. Seguendo un sentiero di crinale, con vista sui boschi delle valli del Setta e del Savena, e camminando su un tratto di strada Romana si arriva a Madonna dei Fornelli, a quasi 800 metri di altitudine, tappa fondamentale della Via degli Dei, e dopo aver percorso 25 km.

  • Terza tappa

La terza tappa del cammino si entra in Toscana e si raggiunge il punto più alto di tutto il percorso. La sosta si fa dopo 15 km a Traversa, una mioroscopica frazione di Firenzuola che cota una manciata di abitanti, vicino al Passo della Futa, il valico dell’Appennino tosco-emiliano a 903 metri di altitudine.

  • Quarta tappa

Dal Passo della Futa a questo punto si scende verso Sant’Agata del Mugello, un piccolo gioiello architettonico alle porte di Firenze esistente già nel V secolo e ricco di testimonianze di epoca Romana. La quarta tappa termina a San Piero a Sieve dopo aver percorso 27 km.

  • Quinta tappa

La quinta tappa di 21 km è tutta un sali-scendi tra le colline toscane, in mezzo a ulivi, vigneti e anche castelli ed è un itinerario da cartolina. Il percorso si snoda su strade sterrate e sentieri nel bosco fino a raggiungere il sacro eremo di Monte Senario risalente al XIII secolo e infine il piccolo abitato di Olmo.

  • Sesta tappa

La sesta e ultima tappa, infine, comprende un tratto di sentiero naturalistico verso Poggio Pratone, da cui si scende verso Fiesole, una delle cittadine più belle e storiche della Toscana, abitata già dall’epoca etrusca. Da qui, seguendo la vecchia via Fiesolana che collegava Fiesole a Firenze si giunge a destinazione dopo aver percorso 17 km.

Quando andare

Per chi decide di percorrere le Via delle Dee in mountain nike o e-mountain bike (ancora meglio) le tappe sono Bologna – Madonna dei Fornelli – Passo della Futa – Firenze. Il periodo migliore per percorrerla è naturalmente durante la bella stagione, quindi da marzo all’autunno.

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Test: sei mare o montagna?

Il mondo si divide in due: ci sono gli amanti delle vacanze relax, tutte mare, spiaggia e tintarella, e gli appassionati di attività outdoor, tra pedalate e trekking.

Gioca con il nostro speed test e scopri di che vacanza sei.

Quando avrai ottenuto il risultato, possiamo inspirarti con alcuni nostri consigli di viaggio.

  • Se sei “mare“, ti consigliamo di andare alla scoperta delle più belle isole del Mediterraneo. Non solo splendide spiagge lambite da acque cristalline, perché il nostro mare è ricco di meraviglie, naturali o create dalla sapiente mano dell’uomo. Leggi lo speciale QUI.
  • Se, invece, sei più da “montagna“, ispirati leggendo i nostri suggerimenti sulle mete fuori rotta, tra le piccole valli montane poco note al turismo di massa, dove trascorrere vacanze al fresco lontani dalla folla. Trovi lo speciale QUI.

 

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Alla scoperta del Mare di Wadden, dove si fa trekking nel fango

Patrimonio UNESCO, paradiso per gli amanti della natura selvaggia, degli spazi aperti e del trekking, il Mare di Wadden è un luogo unico dell’Europa del Nord dove il paesaggio, conteso tra terra e acqua, muta in continuazione e non appare mai due volte nello stesso modo.

Spettacolo assoluto, rappresenta la più estesa area salata europea, con una lunghezza totale di ben 450 chilometri tra Danimarca, Germania e Paesi Bassi.

Il Mare di Wadden, dove la natura è protagonista assoluta

È un paesaggio unico nel suo genere, di una bellezza struggente e delicata, dove l’equilibrio naturale agisce indisturbato e, in un contesto dinamico per eccellenza, trovano il loro habitat ideale moltissime specie ittiche, tra cui sogliole, cefalo, sperlano, branzino, aringhe, piccoli invertebrati quali gamberetti, vongole, cozze, molluschi, la foca comune e gli uccelli migratori.

Infatti, il Mare di Wadden è una delle zone più importanti del mondo per le rotte migratorie e da qui transitano, ogni anno, in media 10/12 milioni di esemplari.

Ma non soltanto.

Tra le dune sabbiose e le isole, nidificano i gabbiani e le sterne, e fioriscono innumerevoli specie di piante da fiore, all’incirca 400-600 esemplari.

La natura selvaggia è, quindi, protagonista assoluta, e quello che sorprende ancora di più è proprio quanto questo angolo di paradiso terrestre non sia mai uguale a sé stesso ma si modifichi ora dopo ora, giorno dopo giorno, e offra così l’occasione di ritrovarsi in uno scenario dinamico e irripetibile.

Siamo di fronte a un ecosistema davvero straordinario, un fittissimo intreccio di fondi melmosi, strisce di sabbia, canali di marea e acquitrini salati: quelle che oggi ci appaiono come isole, in passato erano dune che spiccavano lungo la costa.
Ma poi, la forza degli elementi naturali, tra il X e il XIV secolo ha fatto avanzare la linea del mare e le acque hanno ricoperto immense superfici di terreno torboso, creando quel mare interno che oggi si estende per più di 10.000 metri quadri.

La pratica del mudflat hiking

Modellato dal mare, dal vento e dalle maree, il Mare di Wadden include la più ampia e ininterrotta serie di distese fangose al mondo e, per questo, si presta alla pratica del cosiddetto “mudflat hiking“, ovvero la “camminata nel fango”.

Sport, tuttavia, che non va improvvisato ma deve sottostare a una preparazione adeguata e alla guida di esperti: infatti, è consentito soltanto a orari precisi poiché, se non si conosce il flusso della marea, sussiste il rischio di restare bloccati a chilometri dalla riva  o, peggio, di essere travolti dalle onde.

Inoltre, per tutelare la straordinaria varietà dell’ambiente marino (ricco di sedimenti, delicati habitat e plancton), l’ente turistico locale promuove un turismo sostenibile consentendo il “trekking nel fango” soltanto in alcune zone che sono:

  • specifici itinerari in Danimarca tra Mandø, Fanø e Langli;
  • Norderney, Baltrum, Langeoog, Spiekeroog e Minsener-Oldoog raggiungibili “con i piedi nel fango” in Germania. In più, in alcuni momenti, non manca la possibilità di camminare tra le isole Föhr e Amrum;
  • dalla terraferma alle isole di Rottumeroog, Schiermonnikoog, Engelsmanplaat, Ameland, Simonszand e Terschelling nei Paesi Bassi.
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Il trekking con vista sul mare più bello del mondo

La Costa Smeralda è la meta ideale per una fuga nella natura.. Oltre a godere di una terra dove il verde la fa da padrone, offre il trekking con vista mare più bello del mondo. Parliamo del Pevero Health Trail, che si snoda lungo una delle aree di maggiore pregio ambientale del tratto costiero della Gallura nel nord-est della Sardegna e che quest’anno è stato potenziato e arricchito con l’obiettivo di renderlo ancora più invitante e fruibile per i suoi visitatori in ogni periodo dell’anno.

Pevero Health Trail, immersione nella natura e nella storia

Aperto nell’estate del 2017, il Pevero Health Trail – realizzato da Smeralda Holding in collaborazione con il Consorzio Costa Smeralda e il Pevero Golf Club – si sviluppa nell’area incastonata fra il Pevero e il Romazzino e che prende il nome di Monti Zoppu (Monte Zoppo), passando per due delle più belle spiagge di tutta la Costa Smeralda: la baia di Porto Liccia e la baia del Grande Pevero.

Complessivamente, il sentiero è lungo tredici chilometri, tutti sterrati, con una difficoltà di percorrenza che varia in base alle zone – in alcune è bassa, in altre media. Cinque i punti di ingresso e uscita al Pevero Health Trail: Grande Pevero, Pevero, Piccolo Romazzino, Romazzino e Porto Liccia. Numerose le scoperte regalate dal tragitto immerso in una zona ricca di biodiversità.

Il paesaggio dominante è quello della macchia mediterranea, con piante di ginepro, lentisco, fillirea, corbezzolo, olivastro, mirto, erica, cisto e, nei punti più riparati dal vento, leccio. Ma non mancano la particolarità, come il ginepro fenicio e quello chiamato ‘coccolone’, con cui venivano costruire le travi per sostenere i tetti degli stazzi galluresi, ma anche piante protette dalle convenzioni internazionali. Nelle dune del Grande Pevero si può invece ammirare la Vulneraria barba di Giove, che in Sardegna si trova solo a Capo Caccia, vicino ad Alghero, e in qualche isola dell’arcipelago della Maddalena.

L’immersione completa nella natura della Costa Smeralda va di pari passo con un viaggio nella storia di questi luoghi. Durante il tragitto, infatti, i visitatori possono imparare che cosa fossero lu stazzu, la tipica casa-azienda della Gallura, e lu rotu, uno spiazzo in lastre di granito in cui, facendoci passare sopra i buoi, veniva trebbiato il grano.

Postazioni fitness e percorso spirituale

Oltre alle meraviglie appena descritte, il Pevero Health Trail comprende 11 postazioni fitness dedicate alla flora autoctona: Lavanda, Rosmarino, Cisto, Mirto, Lentisco, Ginestra, Corbezzolo, Ginepro, Euforbia, Caprifoglio e Tamarice. Ciascuna è dotata di panche e attrezzature per esercizi, per unire la camminata e la corsa allo sport all’aria aperta.

Il Pevero Health Trail è anche un percorso spirituale, poiché offre l’occasione di visitare la Madonna dello Speronello, che si affaccia sul golfo del Grande Pevero. Portata via da Montalto di Castro nell’alluvione del novembre 2012, la statua è stata ritrovata nei fondali della Costa Smeralda.

Il punto più suggestivo del percorso, però, è la vetta di Monti Zoppu, su cui è stato sistemato un Instagram Point Costa Smeralda in legno, dove farsi un selfie ricordo catturando un panorama di inaudita bellezza.

Trekking panoramico in Costa Smeralda: info utili

Gli itinerari del Pevero Health Trail possono essere praticati sia a piedi che in sella alla mountain bike, si intrecciano in più punti e sono tutti molto ben segnalati da cartelli realizzati in legno riciclato, colorati di bianco e rosso secondo i canoni del Club Alpino Italiano, che oltre a indicare le varie direzioni forniscono notizie sui punti di interesse storici o ambientali.

In aiuto alla segnaletica, si può consultare il tragitto anche su mappa cartacea, scaricabile dal sito del Consorzio Costa Smeralda, o con un Qr code presente in tutti i cartelli, grazie al quale si potrà anche stabilire con esattezza la propria posizione avvalendosi semplicemente di uno smartphone.

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In Alto Adige, i sentieri più belli all’ombra delle Dolomiti

L’Alto Adige, ossia la splendida provincia autonoma di Bolzano, vanta alcuni dei tragitti più belli da percorrere su tutto il territorio italiano (e non solo), molti dei quali con vista direttamente sulle Dolomiti, patrimonio UNESCO.

Da queste parti, infatti, gli appassionati di esplorazioni a contatto con la natura possono godere di posti magnifici che sono plasmati da queste maestose montagne, da alcuni ritenute le più belle della Terra. Ma quali sentieri all’ombra delle Dolomiti vale davvero la pena percorrere durante una tiepida giornata di sole?

I cammini del Latemarium

Già a pochi chilometri dal Capoluogo altoatesino, in Val d’Ega, si snodano oltre 500 chilometri di cammini, quelli del Latemarium, un reticolo di percorsi tematici che avvolge una delle vette dolomitiche più affascinanti che esistano: il Latemar.

Inaugurato nell’estate del 2014, il Latemarium si rivolge a tutti i viaggiatori e consente di avvicinarsi alla natura in modo autentico ed emozionante.

Il percorso più panoramico si raggiunge da Obereggen con la seggiovia Oberholz, che porta fino alla piattaforma Latemar 360°, una grande chiocciola di legno attaccata alla montagna a 2.100 metri di altitudine da cui si gode di una vista particolarmente mozzafiato.

Quassù si trova anche l’avveniristico rifugio Oberholz, una perla architettonica con grandi vetrate panoramiche, e la Latemarhüttem, a più di 2.600 metri di quota. Detta anche Rifugio Torre di Pisa perché a poca distanza si trova una sorta di campanile obliquo di una ventina di metri di altezza che assomiglia al celebre monumento toscano, è raggiungibile attraverso uno dei più bei sentieri delle Dolomiti, dove si può anche soggiornare.

Alcuni di questi incredibili percorsi sono adatti anche alle famiglie con bambini piccoli, e comprendono cartelloni con informazioni sulla geologia della montagna, sulla flora e la fauna e persino sulle leggende del Latemar. Sentieri che attraversano distese di prati alpini sui quali pascolano gli animali, offrendo ai più piccini divertimento mentre i genitori si godono un po’ di relax sui lettini. C’è persino un sentiero percorribile con il passeggino: il Latemar .Alp.

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Fonte: 123rf

Il Latemar e il lago di Carezza @123rf

I cammini nei dintorni di Merano

Un altro paradiso per gli amanti delle escursioni è Merano, probabilmente una delle zone più complete dell’Alto Adige da diversi punti di vista. Vi basti pensare che le possibilità, da queste parti, sono così tante che una vita non basterebbe per completarle tutte.

Tra i più belli ci sono i Sentieri delle Rogge (“Waalwege”), itinerari che seguono i corsi d’acqua che un tempo servivano per irrigare i campi.

La conca di Merano, infatti, ha una fittissima rete di questi canali che attraversano luoghi incantevoli e incontaminati. I Sentieri d’acqua meranesi, 100 km circa, da percorrere in uno o più giorni, consentono di fare escursioni tranquille, godendo pienamente della natura, dei frutteti, delle chiesette e dei castelli.

In tutta questa area si contano circa una ventina di Sentieri delle Rogge, e la cosa più interessante è che sono percorribili in tutti i periodi dell’anno. Inutile dirvi che le vedute panoramiche sulle imponenti catene montuose e sulla valle sono emozionanti e differenti in base alla stagione. I Sentieri delle Rogge sono i preferiti dalle famiglie, da chi cerca escursioni non troppo impegnative e da coloro che vogliono godersi la straordinaria flora e fauna della Val Venosta in totale relax.

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Fonte: Ufficio stampa

I sentieri delle rogge @Ufficio stampa

Per i più avventurosi, l’Alta via di Merano è probabilmente il sentiero escursionistico più affascinante delle Alpi. Contrassegnato dal numero 24, gira tutto intorno al Parco Naturale Gruppo di Tessa e viene considerato uno dei più incantevoli di tutto il territorio. Lunga oltre 80 km, mette a disposizione del viaggiatore panorami incantevoli con i “tremila” dell’Alto Adige in primo piano. Fu creata da Robert Schönweger ed Helmuth Ellmenreich, guide alpine dell’AVS (Associazione alpina altoatesina), e inaugurata nel 1985.

Un percorso escursionistico immerso nella natura e che si trova all’interno di un’area naturale protetta. Per questo motivo, è di fondamentale importanza per la fauna e la flora che gli escursionisti non lascino rifiuti lungo il tragitto (compresi quelli biologici). Inoltre, è assolutamente vietato campeggiare.

L’escursione ai laghi di Sopranes

L’escursione ai laghi di Sopranes è, probabilmente, una delle più famose di tutta questa fiabesca zona d’Italia. Del resto, sono dieci incantevoli bacini d’acqua incastonati nel cuore del parco naturale Gruppo di Tessa che vantano il primato di essere il più esteso gruppo lacustre d’alta quota dell’Alto Adige.

Il percorso è di forma circolare, ma richiede resistenza e assenza di vertigini. In sostanza è un’escursione che ben si plasma agli escursionisti più esperti, ai quali regala paesaggi emozionanti da varie prospettive.

Escursione ad Anello al Lago di Braies

Gli spiriti più romantici non possono di certo perdersi l’escursione ad Anello al Lago di Braies, un meraviglioso specchio d’acqua che è diventato particolarmente famoso negli ultimi anni grazie alla serie televisiva italiana “Un passo dal cielo”, anche se da sempre è una meta turistica molto frequentata.

Il giro del Lago di Braies parte dall’omonimo albergo e si distingue per essere una passeggiata facile di circa 4 chilometri. Un percorso da fare con calma per assaporare al 100% la bellezza davvero unica al mondo di questo luogo. Il periodo migliore per scoprirlo è la bella stagione poiché l’inverno può rivelarsi impraticabile a causa del ghiaccio.

Il punto di partenza preciso è l’iconica palafitta in legno e lungo il tragitto si incontrano diverse panchine, zone ristoro e delle spiaggette dove potersi rilassare al sole.

Non lontano è possibile scorgere la Chiesa della Divina Madre Dolorosa, costruita nel 1904 dalla famiglia Hellensteiner e divenuta oggi un pittoresco luogo di culto per viaggiatori e alpinisti della zona. Il tragitto prosegue in un’atmosfera rilassata, addentrandosi nel fitto bosco di abeti da cui si scorge il lago dai mille colori sorprendenti. Superata una spiaggetta di sassi si arriva alla sponda orientale, quasi sicuramente la più spettacolare in quanto scavata nella roccia viva.

Infine, il Lago di Braies è un ottimo punto di partenza per fare altrettante escursioni che conducono alla scoperta di località poco lontane, ma tutte assolutamente meritevoli di una visita grazie alla loro bellezza naturalistica e importanza storica.

Non resta che correre in Alto Adige per andare a conoscere, a passo lento, alcuni dei panorami più belli di tutto il mondo.

Lago di Braies alto adige

Fonte: iStock

Il meraviglioso Lago di Braies
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Nasce un nuovo sentiero tra le Dolomiti, accessibile a tutti

Nell’immenso patrimonio naturalistico del nostro Paese, spicca il panorama incantevole offerto dalle Dolomiti, divenute persino un sito protetto dall’Unesco per la loro importanza paesaggistica. È in questa cornice, tanto amata da villeggianti ed escursionisti, che nasce un nuovo sentiero: la sua peculiarità è che lo possono percorrere proprio tutti, essendo parte di un progetto di più ampio respiro dedicato al turismo inclusivo. Andiamo alla sua scoperta.

Dolomiti, il nuovo cammino

Il Parco Naturale Adamello Brenta è un vero gioiello, per la sua natura incontaminata e i suoi paesaggi che attirano ogni anno moltissimi turisti. Tra panorami meravigliosi che caratterizzano questi luoghi, si snoda un nuovo cammino inclusivo: il sentiero B06. Lungo appena 1,8 km e privo di barriere, è un esempio virtuoso che si sta già diffondendo a macchia d’olio, quantomeno nell’area delle Dolomiti. Punto di partenza del percorso è il pascolo alpino Patascoss, che sorge alle porte del borgo di Madonna di Campiglio, una delle più rinomate mete turistiche della regione.

Addentrandosi tra boschi e prati verdi, il sentiero – che si percorre in appena 45 minuti – giunge infine presso il lago di Nambino, un’oasi dal fascino irresistibile per le sue acque turchesi e l’atmosfera suggestiva. Il bacino si trova a poco più di 1.700 metri di altitudine, in un punto che regala una vista meravigliosa sulle vallate circostanti. A due passi dalle sponde, c’è un delizioso rifugio pronto ad accogliere gli escursionisti che desiderano rifocillarsi con tante prelibatezze genuine tipiche del luogo, prima di fare inversione di marcia alla volta di Madonna di Campiglio.

Perché il sentiero B06 è così speciale? Tutto merito dell’impegno congiunto di Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) e Amici dei Sentieri di Campiglio con il comune di Pinzolo e la provincia autonoma di Trento. Ne è nato così un percorso inclusivo, breve e accessibile a chiunque, sia da persone con disabilità di vario tipo o con difficoltà di movimento che da anziani e famiglie con passeggini. I lavori di riqualificazione si sono infatti concentrati sulla risistemazione del fondo e sulla realizzazione di parapetti di legno, per rendere il percorso adatto anche a chi ha bisogni speciali.

Il turismo inclusivo sulle Dolomiti

Il nuovo cammino che porta al lago di Nambino non è certo l’unico ad avere queste peculiari caratteristiche di accessibilità. Il Parco Naturale Adamello Brenta sta lavorando da tempo, in collaborazione con associazioni che si occupano di disabilità, istituzioni dedicate alla salvaguardia dell’ambiente ed enti che promuovono il turismo, per la creazione di una rete di percorsi inclusivi. Madonna di Campiglio è una delle prime realtà ad aver aperto la strada ad un turismo accessibile, mirando alla rimozione di qualsiasi tipo di barriere per consentire a tutti di godere del meraviglioso panorama delle Dolomiti.

Oltre al nuovissimo sentiero B06, ci sono altri itinerari già attivi da tempo. Uno dei principali è quello che, sempre dal pascolo di Patascoss, conduce sino alla Malga Ritorto, un punto panoramico tra i più belli del Parco Adamello Brenta. Si snoda lungo una strada pianeggiante e ombreggiata, nonché quasi interamente asfaltata, di circa 5,3 km. In estate, essendo chiusa al traffico di auto e moto, è il luogo perfetto per una passeggiata a contatto con la natura, anche per persone con difficoltà motorie.

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Il trekking che conduce nella monumentale Cala Goloritzé

La spiaggia di Cala Goloritzé è una delle mete più rinomate e affascinanti della Sardegna: vi racconto il percorso a piedi per raggiungerla, sfruttando un’escursione avventurosa nel territorio selvaggio del Golgo di Baunei, la voragine a una campata più profonda in Europa.

Siamo in una delle regioni dell’Ogliastra più amate dagli amanti del trekking, ricca di sentieri e testimonianze storiche, chiese e antichi monumenti, grotte e picchi rocciosi.

Esistono luoghi cui avvicinarsi piano piano, che meritano di essere tutelati con forza e rispetto: Cala Goloritzé è uno di questi, un’insenatura di straordinaria bellezza, che si raggiunge con un piacevole ed entusiasmante trekking nel cuore della natura.

È un modo per ritornare alle radici, abbandonare ogni pensiero negativo, dimenticare la frenetica routine e assaporare quegli aromi che soltanto la Sardegna sa regalare e godere dei colori di una delle spiagge più belle dell’isola.

Un trekking di pura emozione

Il punto di partenza dell’entusiasmante trekking verso Cala Goloritzé è l’Altopiano di Golgo, un territorio roccioso, aspro e antico che si estende a breve distanza da Baunei.

La strada che conduce all’altopiano dal piccolo centro dell’Ogliastra è in buone condizioni ma l’impressione è proprio quella di “lasciarsi alle spalle la civiltà” e immergersi appieno nella natura.

Dopo circa 8 chilometri nell’abbraccio e nei profumi della macchia mediterranea, ecco, sulla destra, le prime indicazioni per Goloritzé: è il momento di abbandonare la strada asfaltata e proseguire lungo una sterrata che arriva all’area di parcheggio vicino a un bar, nella località di Su Porteddu.

Lasciata l’automobile, inizia l’avventura verso la gemma dello spettacolare Golfo di Orosei.

Il percorso è unico, meraviglioso, segnato da rocce calcaree a fare da guida, con una salita da affrontare subito, dal dislivello di 100 metri.

Ma è proprio da lassù, a un’altezza di 490 metri sul livello del mare, che si ammira Punta Caroddi, l’imponente pinnacolo della Cala, magnifico monumento naturale lungo la selvaggia costa di Baunei.

Inizia poi la discesa, tra alberi millenari, ginepri e rifugi scavati nella roccia: vi sono tratti aperti, senza riparo, e zone ombrose, stretti passaggi tra il verde e il profumo di Sardegna, inconfondibile e indimenticabile.

Dopo un’ora, lo spettacolo che lascia senza parole: la favolosa Cala Goloritzé, un dipinto di mare turchese, fondale trasparente punteggiato da bianchi sassolini, natura selvaggia e incontaminata dove il Mediterraneo regala il meglio di sé.

Trekking a Cala Goloritzé: le info da sapere

Cala Goloritzé trekking

Fonte: iStock

Trekking a Cala Goloritzé

Percorrere il tragitto a piedi fino a Cala Goloritzé non rappresenta una vera e propria sfida, ma può mettere alla prova la resistenza fisica, soprattutto durante il ritorno.

La distanza totale è di poco più di 6 chilometri: l’andata richiederà almeno 45 minuti, mentre il ritorno circa 1 ora e mezza.

Durante l’estate, è importante tenere conto delle alte temperature lungo la costa di Baunei: l’ideale è affrontare la discesa al mattino presto e iniziare il ritorno nel tardo pomeriggio, considerando che la spiaggia deve essere lasciata entro le 18:00.

Dovete anche sapere che, dall’estate 2020, l’accesso alla spiaggia è a numero chiuso.

Per effettuare la prenotazione, è necessario scaricare l’app ufficiale Heart of Sardinia, disponibile per dispositivi Android e Apple. Dopo averla installata, sarà possibile selezionare la spiaggia e scegliere il giorno preferito, tenendo conto della disponibilità entro le 72 ore successive alla prenotazione.

Infine, uno sguardo a cosa portare: non troverete ombrelloni e lettini, né avrete la possibilità di trovare cibo o acqua in loco: se desiderate trascorrere l’intera giornata in spiaggia, il consiglio è di portare con voi un ombrellone e un frigorifero portatile per mantenere fresche le bevande e i pasti.

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Il Sentiero Azzurro, tra villaggi e castelli dell’Ungheria

Per gli amanti del trekking, c’è un cammino che va fatto almeno una volta nella vita: si tratta del Sentiero Azzurro, un lunghissimo itinerario che attraversa quasi interamente il nord dell’Ungheria, incrociando piccoli borghi medievali, imponenti castelli e paesaggi naturali incontaminati. Doveva essere una delle mete assolutamente imperdibili per il 2020, secondo il National Geographic, e lungi dal farsi fermare dal Covid, sono in effetti moltissimi i turisti che, da quel momento in avanti, sono andati alla scoperta di questo percorso unico al mondo.

Il Sentiero Azzurro, perla dell’Ungheria

Lungo ben 1168 km, il Sentiero Azzurro è senza alcun dubbio uno degli itinerari escursionistici più suggestivi d’Europa. In ungherese viene chiamato Kéktúra, ma è anche conosciuto come il Sentiero blu nazionale: ad evocare i suoi nomi è il simbolo con cui viene individuato l’itinerario, ovvero una striscia celeste tra due bianche. Istituito nel lontano 1938, questo è uno dei cammini a lunga percorrenza più antichi del nostro continente. Oggi è inglobato anche all’interno del Sentiero europeo E4, quella fitta rete di percorsi che conduce dalla Spagna a Cipro.

Sebbene sembri quasi un’impresa impossibile affrontare un cammino del genere, sono tantissime le persone che si cimentano in quest’avventura. E se prima della pandemia si contavano tra i 6mila e gli 8mila escursionisti all’anno, dal momento in cui il Sentiero Azzurro è finito tra le pagine del National Geographic sono oltre 26mila i turisti che hanno messo a dura prova la loro resistenza. Durante il percorso, è possibile raccogliere i francobolli che simboleggiano le varie tappe e incollarli sull’apposito libretto da acquistare prima della partenza, per avere un ricordo tangibile di questa esperienza.

Le tappe più belle del Sentiero Azzurro

Il cammino che attraversa la regione settentrionale dell’Ungheria offre tantissime occasioni per ammirare paesaggi mozzafiato e borghi dove il tempo sembra essersi fermato. Visto che ogni singola tratta è accessibile liberamente (l’unica parte che richiede pagamento è la traversata sul Danubio dalla città di Visegrad a quella di Nagymaros), ci si può concentrare solamente su particolari zone e rendere l’esperienza adatta praticamente a tutti. Ma quali sono le tappe più belle del Sentiero Azzurro? Questo lunghissimo itinerario parte dal monte Irott-ko, sul versante occidentale del Paese – praticamente al confine con l’Austria.

La tappa finale è il villaggio di Hollóháza, che invece si trova lungo il confine nord-orientale con la Slovacchia. Durante il percorso, si incontrano panorami davvero unici al mondo, tra grotte e cascate, borghi e castelli, laghi e vulcani spenti. Uno dei paesaggi più affascinanti è quello del lago Balaton, da sempre meta di villeggiatura per molti turisti, che amano le sue spiagge bianche e le sue acque turchesi. Poco distante, sorge la città di Veszprém, eletta Capitale Europea della Cultura per il 2023: questa è l’occasione perfetta per fare una piccola deviazione e visitare le sue bellezze.

Spostandoci verso oriente, sempre seguendo la linea celeste, si arriva a Budapest: la capitale ungherese è una città vivace e ricca di storia, la meta ideale per chi vuole immergersi in arte e cultura. Lasciato il più grande centro del Paese, non resta che tuffarsi di nuovo nella natura e godere delle sue meraviglie, lasciandosi cullare dal ritmo della camminata e abbandonando ogni preoccupazione. Di tanto in tanto, spunta qualche villaggio ad offrire ospitalità ai viandanti, sino alla conclusione del Sentiero Azzurro che mette fine ad una delle avventure più indimenticabili al mondo.

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Val Gargassa, un trekking acquatico nel Far West

Appassionati dei film di Sergio Leone? Amate la natura? Curiosi di geomorfologia? E… state anche morendo di caldo?? 😓 Ho un percorso per voi!

In Val Gargassa, ai confini nord-orientali del Parco del Beigua, parte della prestigiosa lista UNESCO dei geoparchi internazionali, c’è un trekking ad anello che fa al caso vostro. L’anello, per Escursionisti Esperti, parte e termina nei pressi del campo sportivo di Rossiglione (GE), in Liguria. 

Prendo il sentiero contrassegnato dalla doppia X gialla che costeggia il campo da calcio per poi infilarsi, pianeggiante, nella boscaglia di castagni, querce e noccioli che lambiscono il torrente. 

Esco dal bosco, il panorama inizia ad aprirsi ed il sapore del percorso a essere quello dell’avventura: in un tratto un po’ esposto, mi aiuto con gli appositi cavi di sicurezza fissati alla roccia. Attraverso una passerella in legno, con un occhio a invitanti spiaggette di sabbia e ghiaia e piscine naturali scavate nella roccia, piccole ma profonde, anche se un po’ impoverite dalla siccità 🥵

Rio Gargassa

Fonte: Stefano Spadacini

Rio Gargassa

Proseguo sul sentiero, quelle che sembravano fragili rocce porose dimostrano tutta la loro solidità: le rocce conglomeratiche si fanno sempre più frequenti e dure, tanto che, in una lotta all’ultimo sangue, il torrente ha vinto, ma non senza fatica: ha bucato la roccia, ma solo quel tanto che basta per poter passare… il risultato? un canyon spettacolare le cui pareti verticali sono degne delle maggiori opere di ingegneria!

Poco più avanti guado il Rio Gargassa su un passaggio fatto di grossi massi arrotondati che necessita di adeguate calzature e di una giornata di sole: dopo le piogge può essere estremamente scivoloso. 

Spunta qui uno dei primi torrioni di roccia, tanto suggestivo da spingere la fantasia locale a denominarlo Muso del Gatto. Dopo un tratto in salita che porta verso la conclusione della prima parte dell’anello (direzione nord-sud), volgendo lo sguardo a ovest si aprono finestre panoramiche sulla seconda parte (direzione sud-nord) ed in particolare sui torrioni della Rocca dra Crava (Rocca dei Corvi) e della Rocca Giana.  

A ben guardare queste fiabesche torri di un paesaggio incantato, si direbbe che un gigante buono si sia divertito a plasmarle, facendo gocciolare la sabbia bagnata dall’alto della sua mano, come ciascuno di noi ha fatto da bambino in spiaggia. 

Il sole è alto nel cielo, il caldo si fa sentire e, ad un secondo sguardo, il colore a tratti rossastro di queste meraviglie geomorfologiche, mi catapulta in un film di Sergio Leone: sono un cowboy sbarbato e arrostito dal sole in groppa al suo destriero, procedo a passo stanco tra un torrione e l’altro e la gola secca mi ricorda che sono alla disperata ricerca di un abitato, possibilmente dotato di saloon whiskey-munito …

Val Gargassa, il far west ligure

Fonte: Stefano Spadacini

Val Gargassa, il far west ligure

Scendo dal cavallo delle fantasie e torno dal mio viaggio estemporaneo nel far west. Ma la spiaggia c’entra in qualche modo: qui 160 milioni di anni fa c’era il mare ed i torrioni sono rocce ofiolitiche, ossia affioramenti di un bacino oceanico del Giurassico!

Prima di accedere al secondo tratto, proseguo verso sud per un breve sconfinamento dall’anello, e mi imbatto in Cascina Veirera, un antico insediamento oggi abbandonato dove, come ci suggerisce il toponimo, sorgeva una vetreria. Da qui si può proseguire ancora verso sud per andare a vedere una sorgente sulfurea.

Torno sui miei passi e, in breve, una ripida salita inaugura la seconda parte dell’anello, dove seguo il segnavia a tre bolli gialli. Poco più avanti arrivo alla parte più panoramica del percorso, dove il Barcun dra Scignura (Balcone della Signora), una curiosa apertura verticale nei conglomerati di puddinga, offre una finestra sullo spettacolare canyon del Gargassa.

Il panoramico Anello della Val Gargassa

Fonte: Ilaria Mangini

Il panoramico Anello della Val Gargassa

Più avanti il sentiero inizia a ridiscendere, si attraversa il letto roccioso di un rio, dopo il quale si inizia a seguire il segnavia a bollo giallo singolo. Attraverso un bel bosco misto di latifoglie e seguo il sentiero nuovamente in discesa che mi riporta al campo sportivo da dove sono partito. 

Info Pratiche

🚗 Uscita Masone della A26, si prende la SS456 per Campo Ligure e Rossiglione (GE), quindi si svolta a destra per Tiglieto sulla SP41 (Anche se su Google Maps questa strada è denominata SP1 e poi SP64, la cartellonistica locale la individua come SP41). Si procede su questa strada fino a prendere una traversa a sinistra per lo stadio comunale, dove, nei pressi del campo da calcio, c’è ampio spazio per parcheggiare (44.560655, 8.649434).

🥾 L’Anello della val Gargassa è adatto a escursionisti esperti ed è caratterizzato da alcuni tratti esposti, ancorché attrezzati con catene, alcuni guadi del torrente ed un dislivello da percorrere rilevante (dati altimetrici dettagliati, cartografia ufficiale e tracce gpx di questo itinerario sul sito del Parco del Beigua):

  • Difficoltà: EE – Per escursionisti esperti
  • Tempo di percorrenza: 3,5-4 ore
  • Lunghezza: 7 km
  • Dislivello: 180 m