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L’itinerario di trekking che unisce Albania, Macedonia e Kosovo

Camminare lungo le creste di imponenti montagne sul confine tra tre Stati, immersi nella natura più selvaggia e incontaminata, ricca di vegetazione e di fauna locale, con panorami mozzafiato sul paesaggio circostante.

Questo viaggio meraviglioso è possibile se si percorre uno specifico sentiero, molto suggestivo, alla scoperta dei luoghi più spettacolari dei Balcani: si tratta dell’High Scardus Trail che si estende per circa 500 chilometri.

Albania, Macedonia e Kosovo sono i Paesi che vengono toccati da questo itinerario, suddivisibile in circa 20 tappe. Un viaggio a passo lento che rigenera la mente e pone gli amanti delle escursioni e delle vacanze all’aria aperta in connessione con l’essenza della natura.

Le tappe dell’High Scardus Trail

Si parte da Staro Selo, a un’ora d’auto da Skopje, la capitale della Macedonia del Nord. Dopo aver toccato in più punti anche Albania e Kosovo, il punto finale del percorso è fissato a Sveti Naum, sul Lago di Ohrid, sempre in Macedonia del Nord.

Percorribile nella sua interezza in circa 20 giorni, l’High Scardus Trail è un percorso suggestivo che attraversa ben 6 parchi nazionali, ricchi di flora e fauna locali tutti da ammirare: due in Macedonia del Nord, uno in Kosovo e tre in Albania.

Il sentiero di trekking ha inizio al Rifugio Ljuboten, nel piccolo villaggio di Staro Selo, sul confine delineato dalle montagne Sharr tra Kosovo e Macedonia.

Si prosegue verso la stazione sciistica di Brezovica e poi oltre, lungo sentieri che attraversano pianure e altipiani meravigliosi, fino alla cima del Monte Korab. È la vetta più alta della Macedonia del Nord e dell’Albania, con i suoi 2500 metri, e custodisce uno splendido parco naturale. Qui trova rifugio una varietà di animali incredibile, tra i quali anche i lupi e gli orsi bruni.

Il tragitto prosegue in Albania per circa 150 chilometri con un sentiero semplice. L’ultima parte del percorso attraversa il meraviglioso Parco Nazionale Galicica e giunge a Sveti Naum, un monastero affacciato sullo splendido lago di Ocrida (Ohrid), riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO. La vista, da qui, è mozzafiato.

Monastero Sveti Naum sul Lago Ohrid, in Macedonia del Nord

Fonte: iStock

Monastero Sveti Naum sul Lago Ohrid, Macedonia del Nord

La storia legata al percorso che attraversa tre Stati

Lungo tutto il percorso dell’High Scardus Trail si possono incontrare le testimonianze della storia del XX secolo dei Balcani occidentali, con le guerre Jugoslave: bunker nucleari, strutture di guerra abbandonate, depositi di armi.

Durante i conflitti, le cime delle montagne su questo confine tra Albania, Macedonia e Kosovo erano ottimi punti strategici militari. E proprio durante la più recente guerra in Kosovo (1998-99), furono molte le mine terrestri che vennero diffuse sul confine. Ma a partire dal 2001, dopo un lungo lavoro di bonifica, il Kosovo è stato dichiarato libero da tali ordigni, divenendo un luogo perfetto per escursioni sicure immerse in panorami mozzafiato, dove la natura e la storia si intrecciano in un racconto suggestivo.

Informazioni utili per fare trekking lungo l’High Scardus Trail

Lungo tutto il tragitto, ben segnalato da cartelli in inglese, si possono trovare ostelli e rifugi nei quali pernottare e rifocillarsi per poi ripartire all’avventura. Sono ottime occasioni anche per conoscere le tradizioni locali e assaggiare i piatti tipici di diverse nazioni.

Non è necessario percorrerlo in tutta la sua interezza. Lungo il percorso si può decidere di uscire e abbandonare il sentiero per raggiungere le varie cittadine. Per questo la durata e la difficoltà della camminata è a discrezione dell’escursionista. È, inoltre, consigliato essere accompagnati da guide locali specializzate lungo questo percorso.

Vi state chiedendo qual è il periodo migliore per vivere questa speciale esperienza? Il periodo più adatto è quello che va dalla metà di giugno alla metà di ottobre, quando le temperature sono più confortevoli e i nevai invernali non bloccano il tragitto.

Le verdeggianti pendici del Monte Korab, tra Macedonia e Albania, lungo l'High Scardis Trail

Fonte: 123RF

Monte Korab, tra Macedonia e Albania

Altri percorsi sui confini

L’High Scardus Trail non è l’unico sentiero interessante che si trova in quest’area. Molto più estesa, ad esempio, è la Via Dinarica, che può essere percorsa sia a piedi che in bicicletta e che è lunga ben 1930 chilometri, andando a congiungere otto Paesi. Dalla Slovenia fino alla Macedonia, attraverso Croazia, Serbia, Bosnia – Erzegovina, Montenegro, Kosovo e Albania. Non è un unico percorso, ma si possono scegliere tre varianti in base alla proprie capacità.

Un altro sentiero, “Le vette dei Balcani”, invece, si estende per 192 chilometri e collega le zone montuose di Montenegro, Kosovo e Albania.

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Da Populonia a Cala del Lupo, un trekking di mare lungo il Sentiero dei Cavalleggeri

È scoccata l’ora della primavera. Passato l’equinozio, è il momento di tornare a preparare, progettare e percorrere itinerari a stretto contatto con la natura.

Nei mesi di aprile, maggio e giugno, quando il primo sole comincia a scaldare le membra ma ancora non si erge con la minacciosa insistenza dei mesi estivi, combinare strepitose spiagge sul mare con una escursione su promontori coperti di macchia mediterranea e fitte pinete è un’esperienza da non perdere.

Sono le caratteristiche che offre il sentiero che collega Populonia, piccola frazione situata sulle alture del promontorio che domina il golfo di Baratti, a Cala del Lupo, una piccola gemma nascosta tra le varie insenature che caratterizzano il medesimo promontorio.

Populonia, che è in passato è stata una delle più grandi città etrusche ed è centro di un parco archeologico dedicato, si trova nella parte meridionale della provincia di Livorno, non lontano dalla città portuale di Piombino, di fronte all’Isola d’Elba.

È uno dei tratti di mare più belli della costa tirrenica, che combina i risvolti blu e turchesi del mare con una natura selvaggia e poco antropizzata.

Fonte: Lorenzo Calamai

Cala del Lupo, una spiaggia di piccoli sassi e mare cristallino

Come arrivare

Baratti, punto di partenza della nostra escursione, è una piccola ma nota località turistica che si trova a metà strada della linea del litorale toscano sul mar Tirreno.

Riparato dal promontorio di Populonia, il Golfo di Baratti offre grandi spiagge e acqua cristallina. Oltre ad essere destinazione balneare, Baratti sorge all’interno del Parco archeologico di Baratti e Populonia, uno dei più importanti siti di ritrovamenti archeologici etruschi.

Per arrivare a Baratti da nord si deve raggiungere Livorno e percorrere la E80 (ex SS1) fino all’uscita di San Vincenzo nord. Da qui, attraverso la Strada provinciale della Principessa, che percorre tutto il lungomare a fianco della pineta di San Vincenzo, si giunge in circa 14 chilometri a Baratti.

Fonte: Lorenzo Calamai

I panorami naturalistici lungo il percorso non mancano

Da sud, il percorso migliore consiste nell’imboccare la E80 e percorrerla fino all’uscita di Venturina e seguire le indicazioni stradali per arrivare, attraverso la Strada provinciale delle Caldanelle, in paese.

Percorrete fino in fondo la strada che conduce al porticciolo: troverete le indicazioni per imboccare la strada in salita che sale verso il borgo medievale di Populonia, che oltre alla necropoli etrusca ha conservato anche le imponenti fortificazioni del XV secolo.

Dopo qualche tornante e circa un chilometro e mezzo, prima di raggiungere Populonia, troverete un ampio spiazzo sabbioso sulla sinistra, chiamato il Reciso. Si tratta del luogo ideale dove lasciare la vostra auto e dare il via all’escursione.

Lungo il Sentiero dei Cavalleggeri

L’escursione da Populonia a Cala del Lupo è lunga poco meno di 5 chilometri, dura circa 2 ore e passa per tre splendide spiagge dove poter fare il bagno nell’acqua cristallina, oltre a offrire panorami fantastici sul selvaggio promontorio di Populonia e, nei giorni di buona visibilità, vista sull’Isola d’Elba e sulle altre isole dell’Arcipelago toscano.

Il sentiero non presenta particolari difficoltà altimetriche, se non per un tratto finale in salita per tornare al parcheggio del Reciso. Il terreno è un po’ accidentato ed è ripido nel tratto iniziale, che scende piuttosto rapidamente verso la prima spiaggia, Buca delle Fate. Sicuramente un sentiero per cui si raccomandando calzature adeguate a una escursione, più che a una gita al mare.

Fonte: Lorenzo Calamai

Bagno sulla sassosa spiaggia di Buca delle Fate

L’itinerario da seguire è parte del più lungo Sentiero dei Cavalleggeri, che collega Baratti a Piombino costeggiando tutta l’area verde del promontorio. Una buona opzione per gambe ben allenate, visto che sfiora i 20 chilometri di percorrenza.

Il sentiero che dal parcheggio porta a Cala del Lupo e ritorno ne è comunque la sezione più affascinante: partite accedendo al sentiero attraverso i due scalini in legno che separano l’area dove avete lasciato l’auto dalla pineta, che già emana balsamici profumi mediterranei. Dirigetevi verso sinistra e scendete lungo la traccia.

La prima caletta che si raggiunge dopo meno di un chilometro di percorso è Buca delle Fate, un luogo magico molto frequentato in estate, ma che in primavera conserva le sue caratteristiche peculiari: una spiaggia di sassi e scogli raccolta, silenziosa e nascosta sotto una scogliera con un ampio pianoro dal quale godere di una vista fantastica sull’Isola d’Elba.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo strepitoso panorama dai faraglioni che sovrastano Buca delle Fate, all’orizzonte l’Isola d’Elba

Il sentiero prosegue mantenendosi vicino alla scogliera, e offrendo di quando in quando alcuni begli scorci panoramici, che si aprono nella macchia mediterranea. Bastano poche centinaia di metri per raggiungere Cala San Quirico, una distesa di ciottoli alla foce di un piccolo fosso quasi sempre in secca. Vicino alla spiaggia una piccola area attrezzata con tavoli da picnic al riparo dell’ombra dei pini offre un contesto ideale per passare una giornata.

Verso Cala del Lupo

Attraversando Cala San Quirico il sentiero prosegue oltre con uno strappetto che recupera un po’ di quota rispetto al livello del mare. Da questa posizione ombreggiata si godono dei migliori panorami sul promontorio appena percorso, volgendosi all’indietro verso Buca delle Fate e Cala del Lupo.

Fonte: Lorenzo Calamai

Cala San Quirico

Il sentiero si addentra leggermente nel bosco. Proseguite fino a quando il percorso non attraverserà un tratto allo scoperto, con solo bassi arbusti a circondarvi. Da qui potrete vedere davanti a voi il promontorio di Punta della Galera e, subito prima, Cala del Lupo.

Una volta tornati al coperto del bosco, troverete un accidentato sentiero che scende evidentemente verso la spiaggia, calando dalle rocce digradanti fino ai levigati ciottoli che compongono questa selvaggia e isolata spiaggia dalle acque turchine. Attenzione, perché l’ultimo passaggio dal bosco alla roccia degli scogli è molto ripido.

Fonte: Lorenzo Calamai

Cala del Lupo in una calda giornata di primavera invita sempre a un bagno

Cala del Lupo è un piccolo paradiso nascosto. Ha un’ampia spiaggia di piccoli sassi e sabbia, contornati da ampi scogli piatti. Vista la difficoltà nel raggiungere il luogo non sono molti coloro che si avventurano fin qui: pace e silenzio, interrotti solo dallo sciaguattare delle onde a riva, sono gli ingredienti del luogo. Anche da qui si possono vedere le isole dell’Arcipelago toscano.

In primavera il primo sole scalda in maniera perfetta i sassi e non è difficile che le temperature già consentano di fare il bagno, un rinfrescante intermezzo prima di riprendere il cammino di ritorno. In estate il percorso può essere reso più difficile dal caldo, malgrado buona parte si trovi all’ombra, e a Cala del Lupo la poca ombra è data soltanto dalla parete rocciosa sul lato sinistro.

Aprile e maggio sono i mesi ideali per godersi questa escursione marittima e un po’ selvaggia, capace di regalare viste panoramiche eccezionali e di regalare momenti di assoluta, silenziosa contemplazione in luoghi davvero poco frequentati.

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In Gran Bretagna c’è un trekking che segue il muro dell’Antica Roma

Avete sempre pensato che la costruzione più spettacolare della Gran Bretagna fosse il The Shard di Londra? Vi state sbagliando. Ne esiste una decisamente più grandiosa, e la sua origine è antichissima.

Stiamo parlando del Vallo di Adriano, una fortificazione d’epoca romana che corre lungo tre contee inglesi: Tyne and Wear, Northumberland e Cumbria. Inizia alla foce del fiume Tyne (sul Mare del Nord) e termina laddove si trova il Solway Firth, un estuario del fiume Solway, sul Mare d’Irlanda. Voluto dall’omonimo imperatore romano, il muro di Adriano è il protagonista del favoloso percorso di trekking che lo costeggia.

Dedicato agli appassionati delle camminate e a chi ama respirare tutta la bellezza del patrimonio naturalistico, storico e artistico che rende meraviglioso il nostro pianeta. Vediamo cos’è il Vallo di Adriano e tutte le tappe dello splendido cammino che costeggia il muro dell’Antica Roma.

Cos’è il Vallo di Adriano: origini e storia

Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, il Vallo di Adriano è la fortezza che venne fatta costruire dall’imperatore Adriano per segnare il confine con la parte settentrionale dell’Impero Romano, mettendo così al sicuro i villaggi della Britannia dai Pitti, il popolo che abitava quella che – oggi – è la Scozia.

I lavori iniziarono nel 122 d.C., e terminarono alcuni anni dopo. La volontà di Adriano era quella di costruire un muro imponente che rappresentasse la grandezza della potenza romana, in Britannia come a Roma. Ancora oggi, dopo secoli di storia, il muro di Adriano è uno straordinario capolavoro di edilizia militare, di urbanizzazione e organizzazione civile.

Costruito con una larghezza di 3 metri e un’altezza di circa 5 metri, lungo il Vallo di Adriano erano stati posizionati quattordici forti ausiliari e ottanta fortini (ossia i castelli miliari), uno per ogni miglio romano. Si racconta che per terminare l’opera ci vollero 6 anni e la manodopera di ben 15.000 uomini.

Con il declino dell’Impero Romano, il muro venne man mano abbandonato, cadendo in disuso. Una buona parte delle pietre che lo componevano vennero prelevate e riutilizzate per la realizzazione degli edifici vicini. Un fenomeno che continuò fino al XX secolo, quando la fortezza venne riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, nel 1987.

Trekking lungo il Vallo di Adriano, il muro dell’antica Roma

Oggi, il muro di Andriano disegna un percorso di trekking che è tra i più belli e suggestivi d’Inghilterra, l’Adrian’s Wall Path. Per 135 chilometri, a sud rispetto al confine con la Scozia, l’itinerario attraversa un paesaggio rurale che rende l’esperienza autentica e indimenticabile.

Il cammino che attraversa la storia dell’Antica Roma è percorribile in 6 tappe (che possono variare a seconda del punto di partenza o della quantità di strada percorsa ogni giorno) costeggiando per buona parte del tragitto il fiume Tyne e attraversando inizialmente il centro di Newcastle. Il sentiero si immerge in un paradiso terrestre: la campagna fatta di giardini, campi coltivati, villette in perfetto stile inglese, fattorie, pascoli pieni di pecore e la brughiera più selvatica, soffiata dai venti che provengono da nord.

Vallo di Adriano, Gran Bretagna

Fonte: iStock

Resti del Vallo di Adriano, il muro dell’Antica Roma

Le 6 tappe del sentiero lungo il muro di Andriano

Zaino in spalla e si comincia. Il percorso parte da Wallsend (l’antica Segedumum), borgo alla periferia di Newcastle upon Tyne e si conclude al villaggio di Bowness-on-Solway. Un itinerario che attraversa l’isola da est a ovest, percorrendo un pezzo di storia e andando alla scoperta dell’Inghilterra più selvaggia.

Da Wallsend a Heddon-on-the-Wall

Da Wallsend, facilmente raggiungibile in metro partendo dalla vicina città di Newcastle, si parte dal muro che anticamente scendeva dal forte fino al fiume Tyne e si segue il corso d’acqua verso l’entroterra. Lungo il cammino si costeggia un’antica ferrovia in disuso attraverso Newcastle, addentrandosi nel paesaggio urbano per terminare poi nella meravigliosa campagna ricca di prati verdi costellati di fiori selvatici e di terreni agricoli coltivati, sopra a Tynedale. Dopo circa 21 chilometri di camminata si raggiunge il caratteristico villaggio di Heddon-on-the-Wall, dove è possibile fermarsi per una notte per recuperare le energie.

Da Heddon-on-the-Wall a Cholleford

L’itinerario prosegue costeggiando sempre il muro di Adriano e addentrandosi nel cuore della campagna inglese, con terreni agricoli, animali al pascolo e creature selvagge come lepri, conigli, uccelli, con la possibilità di ammirare numerosi reperti archeologici romani. Ci si può fermare alla seconda tappa, Cholleford, dove potrete riposare.

Da Cholleford a Once Brewed

Il trekking lungo il Vallo di Andriano riparte costeggiando i tratti meglio conservati del muro dell’antica Roma e uno dei suoi forti nel punto più a nord della fortezza, con suggestivi panorami sul paesaggio circostante che lasciano a bocca aperta. La terza tappa, dopo un camminata di  circa 20 chilometri, può essere fissata nel paese di Once Brewed.

Da Once Brewed a Banks

Si riparte per il cammino lungo il celebre muro romano attraversando il distretto di Northumberland per raggiungere la contea di Cumbria. Lungo il tragitto lo scenario si evolve, dalle brughiere e i dirupi battuti dal vento, alle dolci colline verdeggianti dell’estremo nord-ovest dell’Inghilterra. Ci troviamo nel punto più alto del percorso di trekking lungo il muro di Andriano e qui si possono ammirare gli antichi resti di un ponte romano, torrette e castelli miliari, per un tuffo nella storia antica. Superando Gilsland, infatti, si raggiunge il forte romano di Birdoswald. Dopo circa 24 chilometri di camminata si raggiunge il villaggio di Banks, la quarta tappa.

Da Banks a Carlisle

Da Banks si torna lungo i sentieri che costeggiano il Vallo di Adriano immersi nella brughiera inglese e nel paesaggio agricolo attraversato dal fiume Eden. Dopo circa 24 chilometri di percorso a piedi, lo scenario naturale lascia spazio a quello urbano di Carlisle, una città ricca di storia e monumenti medievali di pregio. Qui si trova il Castello di Carlisle, risalente al 1093, e la splendida Cattedrale, che meritano sicuramente una visita.

Castello di Carlisle, Gran Bretagna

Fonte: iStock

Castello di Carlisle, lungo il cammino che costeggia il Vallo di Adriano

Da Carlisle a Bowness-on-Solway

Zaino in spalla per la sesta e ultima tappa dell’emozionante cammino lungo il muro di Adriano. Seguendo il fiume Eden si esce da Carlisle e, tornando per 24 chilometri in un paesaggio naturale di straordinaria bellezza, si attraversano Burgh by Sands, Port Carlisle e infine Bowness-on-Solway, affacciata sul Mare d’Irlanda.

Caratteristiche del trekking lungo il muro di Adriano

Il percorso dell’Adrian’s Wall Path non è troppo impegnativo ed è adatto a molti appassionati di trekking e camminate, con tragitti di circa 20/25 chilometri e dislivelli di massimo 200 metri. L’esperienza è davvero magica e si torna a casa con la consapevolezza d’aver camminato lungo la storia. Ed è anche decisamente agevole: il percorso è ben tenuto, ottimamente segnalato (col simbolo della ghianda) e ricco di interessanti musei. 

Tipicamente il percorso segue l’ordine delle tappe indicate, da est a ovest, ma nulla toglie che sia possibile seguire il senso opposto, partendo quindi da Bowness-on-Solway e terminando a Wallsend.

È bene tenere a mente che questa zona è soggetta alle piogge, soprattutto nei mesi autunnali e invernali. Si consiglia quindi un abbigliamento comodo e di attrezzarsi al meglio per superare senza ostacoli eventuali intemperie.

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I più bei trekking da fare sulle Dolomiti

Le Dolomiti sono il fiore all’occhiello dell’Italia. Patrimonio Unesco dal 2009, questa iconica catena montuosa modellata da vento, aria e acqua nel corso dei secoli, si estende su tre regioni del nostro arco alpino: Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Sono anche chiamate “monti pallidi” per via del loro colore chiaro dovuto ai coralli e ai fossili marini emersi dal mare primordiale 250 milioni di anni fa. Al tramonto, si colorano di rosa dando origine al fenomeno dell’Enrosadira.

Le Dolomiti sono le montagne più monumentali di qualsiasi altro rilievo, uno spettacolo della natura. Possiamo tranquillamente dire che sono le più belle montagne del mondo.

Le cime delle Dolomiti sfiorano i tremila metri di altitudine e tra i gruppi montani più famosi e spettacolari come le Tre Cime di Lavaredo, la Marmolada, il Catinaccio, il Rosengarten-Latemar, le Pale di San Martino e le Dolomiti di Brenta, si trovano alcune delle più belle località turistiche, note per le piste da sci, ma anche per i sentieri che si possono percorrere nella bella stagione.

La nostra guida scaricabile comprende alcuni dei sentieri più famosi adatti a ogni livello di preparazione atletica da percorrere.

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A piedi tra le Ande: è questo il trekking più bello del mondo

Camminare nella natura e ammirare splendidi paesaggi è sempre un’avventura meravigliosa, un’esperienza che ci riavvicina alle radici della terra e ci permette di connetterci con la bellezza selvaggia del nostro pianeta.

Ma c’è un viaggio che va fatto almeno una volta nella vita, un percorso che tocca il cuore e l’anima con la sua grandiosità e la sua purezza. È il circuito della Cordillera Huayhuash, un gioiello nascosto nelle imponenti Ande del Perù.

In questo paradiso terrestre, ci troviamo immersi in scenari andini di straordinaria bellezza, in cui le vette delle montagne si ergono maestose, vigilando silenziose sulle meraviglie che si svelano ad ogni passo. Le cime, coperte di neve e ghiaccio, risplendono sotto la luce del sole, mentre i laghi di montagna riflettono la loro limpida e cristallina bellezza. Ciò che conferisce a questo trekking un carattere veramente unico è la sensazione di essere completamente immersi in uno scenario eccezionale, in cui il passare del tempo sembra essersi fermato e la modernità è solo un lontano ricordo.

Un’avventura epica tra le vette delle Ande peruviane

Cordillera Huayhuash

Fonte: iStock

Cordillera Huayhuash, Ande Peruviane

Nella zona centro-occidentale del Perù, poco a sud della più famosa Cordillera Blanca, si estende un regno di meraviglia e mistero: la Cordillera Huayhuash. Questa catena montuosa, spesso trascurata dal turismo di massa, è un gioiello nascosto che attende di essere scoperto da coloro che vogliono vivere un’avventura unica e indimenticabile.

Una zona selvaggia e remota, priva di punti di appoggio lungo il percorso. Le tappe all’interno di questa catena montuosa possono risultare lunghe e impegnative ma, lo assicuriamo, la ricompensa è straordinaria. Mentre ci si avventura in queste terre incontaminate, ci si trova circondati da paesaggi spettacolari, caratterizzati da dislivelli moderati che permettono di apprezzare appieno la bellezza naturale di questa regione.

A oltre 6000 metri sul livello del mare, ci si sente veramente in cima al mondo. Le sei vette principali della Cordillera Huayhuash sembrano letteralmente toccare le nuvole, e camminare tra di esse è un’esperienza che rimane impressa nell’anima. In particolare, la montagna Yerupajá rappresenta la sfida più ardua, e al contempo avvincente, per ogni scalatore. Un’autentica epopea che mette alla prova la determinazione e la forza di chi si avventura sulle sue spettacolari pendici. Con la sua mole imponente e le condizioni climatiche imprevedibili, questa montagna sfida i limiti umani, trasformando ogni salita in una vera e propria battaglia contro la natura stessa. Ma non è l’unico gioiello di questa regione.

La Siula Grande e il Rondoy, con le loro pareti maestose e il loro magnetismo selvaggio, non sono da meno. Queste vette, infatti, sfidano letteralmente il cielo, un richiamo irresistibile per gli animi più impavidi e avventurosi.

Cordillera Huayhuash: alla scoperta delle meraviglie andine

Questi percorso ad anello, che dura circa 10 giorni, ti porterà in un viaggio attraverso panorami mozzafiato, mettendo alla prova la tua resistenza e il tuo coraggio. L’itinerario si snoda per circa 115/120 chilometri attraverso montagne imponenti, valli remote e laghi cristallini. Ogni giorno ti attende una camminata di 6-8 ore, un impegno fisico notevole ma incredibilmente gratificante.

Le temperature, in questo angolo remoto delle Ande, possono raggiungere persino i -15 gradi durante le notti più fredde. Questo significa che dovrai essere ben preparato, indossare un abbigliamento adatto ed essere equipaggiato con un sacco a pelo che ti protegga dal gelo. Eppure, la sensazione di dover affrontare la natura selvaggia e indomabile delle Ande ti farà sentire vivo come mai prima d’ora. Ogni passo ti condurrà alla scoperta di valli remote, dove potrai fare incontri unici con la fauna selvatica locale. Sarai testimone di tramonti che dipingono il cielo con colori indescrivibili e di notti stellate così luminose da lasciarti senza parole.

Cordillera Huayhuash

Fonte: iStock

Cordillera Huayhuash, Ande Peruviane
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I colori dell’autunno: il Sentiero delle Cascate di Sant’Annapelago

Verde, rosso, ocra, giallo. Sono solo alcune delle mille magiche sfumature che l’autunno conferisce ai colori del bosco.

Nel 2023, una delle stagioni più magiche dell’anno è arrivata con un po’ di ritardo, ma è finalmente pronta a regalare i suoi desiderati frutti a tutti, anche agli amanti dell’acqua dolce.

Se, infatti, è ormai terminata la stagione del wild swimming, tra tuffi rinfrescanti e giornate passate sul greto del fiume, il Sentiero della Cascate di Sant’Annapelago consente a tutti coloro che hanno un feeling particolare con i corsi d’acqua di perseverare nella soddisfazione delle proprie passioni con un itinerario semplice, alla portata di tutti e dall’impatto scenografico davvero sensazionale.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Le chiome dei faggi di Sant’Annapelago

Le cascate di Sant’Annapelago

Il Sentiero delle Cascate di Sant’Annapelago è un itinerario di trekking ad anello lungo circa 12 chilometri, situato nell’omonima frazione adagiata tra le vette dell’Appennino modenese, non lontano dal confine tra Emilia e Toscana. Per percorrerlo tutto ci vogliono circa 6 ore, comprensive di soste. Il dislivello in salita è di circa 400 metri e l’altitudine massima raggiunta è di 1.315 metri slm. La prima parte del sentiero è quella in ascesa e con un sentiero stretto, seppur privo di sostanziali difficoltà tecniche. Nella seconda parte il percorso si distende in una lunga discesa su una comoda strada forestale che costeggia i corsi d’acqua.

Si tratta di un sentiero tracciato all’ombra di ariosi boschi di faggio, alberi particolarmente eleganti con i loro fusti slanciati, tesi verso la luce e le loro chiome che in autunno assumono una colorazione che va dall’ocra al giallo. Camminando lungo il sentiero, sarete sovrastati dal tipico foliage autunnale, un tetto di foglie brillante, oltre il quale s’intravede il cielo. Il percorso è ben segnalato dai segnavia apposti dall’associazione Sentiero delle Cascate, che lo mantiene pulito e funzionante. L’associazione fornisce inoltre la traccia GPS del percorso.

A questo contesto si aggiunge la bellezza e la potenza dell’acqua, che scorre senza sosta nel letto del Rio Valdarno e del Fosso del Terzino, i due corsi d’acqua che s’intrecciano lungo il percorso di Sant’Annapelago, dando vita a sei cascate e tre fonti d’acqua dolce, l’una più scenografica dell’altra.

Sant’Annapelago, come arrivare

Sant’Annapelago è una frazione del comune di Pievepelago, posta a 1.170 metri sul livello del mare. Si trova nel cuore del Parco regionale del Frignano, area naturale protetta che è dimora del monte Cimone, la vetta più alta dell’Emilia Romagna con i suoi 2.165 metri.

Per raggiungere la valle che ospita la cittadina e il suo capoluogo si percorre, da sud o da nord, la Strada statale 12 dell’Abetone e del Brennero, che la attraversa. Da Pievepelago, poi, in corrispondenza del ponte sul Rio Perticara, si imbocca la Strada provinciale 324, seguendo le indicazioni per Sant’Annapelago e il Passo delle Radici. Dopo circa 7 km dalla svolta, si giunge in paese.

La via alternativa, utile a chi arriva dalla Garfagnana, dalla Toscana occidentale o dalla Liguria, è quella di affrontare il Passo delle Radici, panoramico valico appenninico tra le province di Lucca e Modena, e arrivare a Sant’Annapelago percorrendo il lato opposto della SP 324 prima descritta.

Una volta raggiunto l’abitato, potete parcheggiare nei pressi degli impianti sportivi (coordinate GPS: 44.190167, 10.555333). Per raggiungere a piedi l’attacco del sentiero proseguite sulla strada, percorrendo via Borracce (dal nome della vicina fonte che incontreremo alla fine del percorso) fino all’incrocio con via Casa delle Rose. Alla fine di quest’ultima strada troverete l’imbocco del Sentiero delle Cascate di Sant’Anna Pelago.

Il sentiero, le cascate, il foliage

“Finché ci sarà l’autunno – ha scritto Vincent van Gogh in una lettera al fratello – non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo.”

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Alla Cascata della Bandita si arriva da una radura nel bosco

Eppure, percorrendo il Sentiero delle Cascate nella stagione del foliage, vi sembrerà di aver fatto il vostro ingresso in alcune delle sue opere, quelle dai colori aranciati e ocra che hanno colto l’animo di questo speciale momento dell’anno.

L’ingresso in questa sorta di dimensione naturale parallela avviene immediatamente all’avvio del sentiero, che si dipana nel bosco con una morbida salita di un paio di chilometri che vi porterà ad imbattervi nel primo salto del torrente, la Cascata dei Rioo. Ci si arriva deviando dal corso principale del sentiero e seguendo i segnavia: affacciatevi prima dall’alto, ammirando la potenza delle acque e il colore turchese della polla, per poi seguire il sentiero e arrivare fino al cospetto della cascata.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

La Cascata dei Rioo e i mille colori dell’autunno

Dopo essere rimasti in contemplazione della forza e della varietà della natura, si risale sul tracciato principale e si prosegue. Sulla destra, quasi subito, potrete fare rifornimento di acqua fresca e pura dalla Fonte dei Rioo, la prima che si incontra sul percorso.

Dopo circa 1,5 km dalla precedente, vi imbatterete in una seconda cascata, detta della Bandita. Ci si arriva a poco a poco, mentre le fronde del bosco si aprono, lasciando spazio prima ad una radura e poi ai massi che circondano la piscina formata dal roboante scorrere dell’acqua.

Tappa successiva, quasi alla metà del sentiero, è la Cascata di Sassorso, dal nome della vetta che sta alle spalle del salto. Quella del Sassorso è una cascata potente, con tanti rivoli diversi, ad alto tasso di spettacolarità: ricorda la violenza e la forza della natura. L’acqua ha qui infatti plasmato la roccia scura come fosse uno scivolo, con tanti piccoli salti che preludono poi a quello più grande.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Fosso Sassorso, ad alto tasso di spettacolarità

Subito dopo aver superato il giro di boa del percorso quando il sentiero si innesta sulla strada forestale, si incontra la Cascata del Terzino, incassata in una conca più bassa del livello della suddetta strada.

Nelle vicinanze del salto, un suggestivo tronco spezzato è punteggiato di funghi del legno, cresciuti sul fusto come fosse una scultura bizzarra.

In questo punto del percorso l’acqua è semplicemente dappertutto, diventando protagonista dell’itinerario: un rio ne incontra un altro che ne incontra un altro e insieme si mischiano e scendono verso valle, immettendosi nel Fosso del Terzino prima e nel Rio Valdarno poi.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

La Cascata del Terzino, incassata tra le rocce

Superata la Cascata del Terzino, una lunga discesa che costeggia il torrente ci accompagna in un tratto di comoda camminata, dando un attimo di respiro alla successione delle cascate. Un ottimo momento per tornare a concentrarsi sulla bellezza di un bosco pulito, ordinato e profumato in ogni momento dell’anno, ma che in autunno prende le note dolci dell’umidità del terreno, mentre l’aria fresca punge il naso.

Improvvisamente, superata la Fonte Montalto, il sentiero torna a stringersi e scende in maniera un po’ più ripida nel momento in cui ci si appresta ad affacciarsi dall’alto alla cascata forse più spettacolare del sentiero: la Cascadora, un doppio salto delle acque del Fosso del Terzino, circondate da chiome di alberi di ogni colore. Un vero tripudio dell’autunno.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Il doppio, spettacolare salto della Cascata Cascadora

Poco più a valle della Cascata Cascadora, troverete un crocevia. Per visitare anche l’ultima cascata dell’itinerario, si deve seguire le indicazioni per il Pozzo del Pisano, a poche centinaia di metri sul Rio delle Fontanacce, altro immissario del Rio Valdarno.

Il Pozzo del Pisano, al contrario delle altre cascate, non brilla per imponenza o potenza, ma è un posto tranquillo dove organizzare una merenda in riva al torrente prima di concludere l’itinerario. E anche un luogo da segnare in vista della buona stagione, perché la piscina creata dal torrente meriterebbe un tuffo.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Il pozzo del Pisano, ultima tappa del Sentiero delle Cascate di Sant’Annapelago

Per riprendere la strada maestra si ripercorre all’indietro la deviazione presa in un primo momento. Dal crocevia lasciato in precedenza manca circa 1.5 km alla fine del sentiero. Una volta raggiunta la cosiddetta Casa Gennaio il sentiero si conclude a poche centinaia di metri dal suo ingresso, nei pressi della Fonte delle Borracce, di nuovo in paese. Ripercorrendo via Borracce fino agli impianti sportivi, si tornerà all’auto.

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In Francia puoi percorrere un sentiero dai colori dell’oro

Immersa nel cuore vibrante della Francia, la Provenza è un tesoro di bellezza inesauribile e fascino senza tempo. Con i suoi vigneti rigogliosi e i campi di lavanda che si estendono all’orizzonte, è una terra che incanta l’anima al primo sguardo.

Nel cuore di questa regione magica sorge un incantevole villaggio che sembra uscito da una fiaba: Roussillon. Un borgo avvolto in sfumature colorate, dalla terra bruciata dal sole ai tetti coperti di tegole rosse, dai campi dorati di grano ai filari di cipressi verdi. Qui, le casette di pietra si arrampicano dolcemente sulla collina, creando un mosaico di colori che si trasformano con il passare delle stagioni.

Il nostro viaggio di oggi ci porta sul Sentiero delle Ocre, un percorso che si snoda tra le suggestive cave di ocra, un tempo frequentate da coraggiosi minatori, e che oggi offrono ai visitatori un’esperienza indimenticabile. I vivaci colori, che spaziano dal giallo delicato al rosso intenso, creano un paesaggio assolutamente sorprendente e quasi surreale. Un luogo che, una volta visitato, è difficile da dimenticare.

Alla scoperta di Roussillon: il Sentiero incantato delle Ocre

Sentiero delle Ocre

Fonte: 123RF

Sentiero delle Ocre, Riussillion, Francia

Roussillon, un incantevole villaggio situato nella regione del Luberon in Francia, è riconosciuto come uno dei borghi più affascinanti e pittoreschi del Paese. Le sfumature calde delle rocce che lo circondano sono l’effetto di una ricca abbondanza di pigmenti d’ocra. Questo conferisce a Roussillon un aspetto distintivo e lo rende una destinazione dall’incredibile fascino culturale e artistico.

La leggenda narra che la terra sia diventata rossa a causa del sangue versato dalla bella Sirmonde, la quale, oppressa dal dolore per l’omicidio del suo amante commesso dal marito, si suicidò gettandosi dalle falesie. Questo racconto colora la storia del paese con toni drammatici e romantici. Tuttavia, la realtà dietro il caratteristico colore ocra del paesaggio è più concreta, ma non meno affascinante.

Infatti, questa regione ospitava un tempo la più grande cava d’ocra d’Europa. Quando è stata abbandonata, il tempo, le intemperie e l’erosione atmosferica hanno lavorato insieme per creare un paesaggio straordinario che sembra essere stato modellato dalla mano di uno scultore.

Il Sentiero delle Ocre si snoda tra le rocce vermiglie della Valle delle Fate e le imponenti falesie dei Giganti. Queste formazioni rocciose regalano forme uniche e particolari che catturano l’immaginazione.

Per esplorarle, sono disponibili due percorsi distinti: uno più breve di 30 minuti e un secondo più lungo, di circa un’ora, che conduce all’impressionante Selciato del Gigante. L’esperienza inizia con una scalinata che porta nel cuore di un’antica cava ormai in disuso, dove il rosso delle rocce si fonde con il verde degli alberi in un incredibile spettacolo di colori. Il sito, aperto al pubblico da metà febbraio a dicembre, permette di seguire le tracce naturali della terra, offrendo un accesso unico alla storia geologica del luogo.

Lungo i sentieri, i visitatori troveranno pannelli informativi che illustrano la formazione e l’estrazione dell’ocra, arricchendo la visita con un contesto educativo. Per godere appieno dell’esperienza, si consiglia di programmare la visita nelle ore mattutine o durante l’orario di pranzo, quando il sito è meno affollato.

Il Colorado Provenzale di Rustrel: il maestoso canyon dei camini delle fate

A soli 20 km da Roussillon, immerso nel cuore verde della natura, sorge un altro luogo di meraviglia e fascino incontenibili: Rustrel. Originariamente una cava di ocra, oggi questo luogo è conosciuto come il Colorado Provenzale, un canyon che colpisce per la sua grandiosità. Le sue formazioni rocciose, infatti, ricordano le sagome dei camini delle fate e creano un paesaggio incantevole.

Ogni angolo vibra di un’energia colorata e vivace che avvolge e affascina. Un luogo dove il tempo sembra fermarsi, permettendo ai visitatori di connettersi profondamente con la natura e la sua ineguagliabile bellezza.

A differenza del Sentiero delle Ocre, che offre un percorso ben strutturato e facilmente accessibile a tutti grazie a scalette e passerelle, quest’area naturalistica si esplora attraverso una serie di sentieri escursionistici di varie lunghezze e gradi di difficoltà. Un’esperienza avventurosa e ricca di sfide, che richiede una certa preparazione fisica e un buon senso dell’orientamento. Nonostante questo, la bellezza mozzafiato dei paesaggi di Rustrel rende ogni sforzo assolutamente ripagato.

Colorado Provenzale

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Colorado Provenzale, Rustrel, Francia
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Il sentiero più romantico d’Italia diventa ancora più bello

L’Italia è attraversata da una rete di sentieri che portano a scoprire il cuore più vero del nostro Paese. Da Nord a Sud, Isole comprese, non c’è niente di più autentico che viaggiare a passo lento da un punto all’altro del territorio. Ma c’è un percorso, in particolare, che si distingue non solo per essere suggestivo, ma anche perché è davvero romantico. Un tragitto che incanta chiunque decida di intraprenderlo, ma che deve essere riqualificato.

Il nuovo volto di uno dei percorsi costieri più apprezzati al mondo

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è un vero e proprio capolavoro italiano, tanto da essere inserito nell’elenco del patrimonio mondiale, ambientale e culturale dell’Unesco. Tra coste a strapiombo sul mare, baie e spiaggette da sogno, migliaia di chilometri di muretti a secco per la coltivazione della vite, i caratteristici rustici, i borghi medievali e santuari, si sviluppano anche dei sentieri panoramici sul mare e sui pendii che sono uno più prezioso dell’altro.

Tuttavia, al suo interno c’è un tratto – chiamato SVA, ovvero Sentiero Verde Azzurro – che collega i magnifici borghi di Manarola e Corniglia e che, purtroppo, necessita di essere messo in sicurezza.

Un sentiero costiero di 1,6 km considerato la punta di diamante dell’offerta escursionistica del territorio, ma che si sviluppa in un’area caratterizzata da elementi di fragilità con versanti particolarmente franosi ed esposti ai fenomeni erosivi del mare.

Per questo motivo, è stato presentato un progetto per la riqualificazione e mitigazione del rischio idrogeologico che, come ha sottolineato la Presidente del PN5T, Donatella Bianchi: “Intervenire per la messa in sicurezza del versante interessato dal sentiero SVA, tra Manarola e Corniglia è urgente e non più procrastinabile”.

Il progetto, realizzato dal raggruppamento temporaneo di professionisti – coordinato dalla soc. Flow-Ing srl di La Spezia – e venuto al mondo a seguito di un’accurata attività di studio svolta in collaborazione con il DICCA – Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale dell’Università di Genova, si configura come un’opera complessa sia sul piano idrogeologico che naturalistico e paesaggistico, un qualcosa da attuare prima di subito perché il tempo e gli eventi meteorologici estremi sono sempre più frequenti.

Come diventerà il Sentiero Verde:

Il Sentiero Verde Azzurro inizia in prossimità del cimitero di Manarola e termina in corrispondenza della stazione di ferroviaria di Corniglia. Si tratta di un tragitto che passa all’interno di un ambiente emozionante e selvaggio, un tempo adibito alla coltivazione della vite.

Calpestarlo vuol dire quindi ritrovarsi immersi nel tipico paesaggio terrazzato di questa zona, ma che purtroppo è oggi in stato di abbandono. Inoltre, da queste parti i versanti sono particolarmente friabili, tagliati verticalmente da ripidi impluvi e solchi vallivi che determinano un contesto dinamico, esposto diffusamente a dissesti di natura gravitativa, quali crolli in roccia, franamenti e colate di detriti.

In più, la conformazione di questo sentiero fa sì che si ritrovi esposto all’azione del moto ondoso e ai fenomeni erosivi che avvengono al piede del versante e che, arretrando progressivamente verso monte, ne minacciano la stabilità.

Con lo scopo di proteggere questo angolo affascinante del nostro Paese e di renderlo fruibile in sicurezza, il progetto prevede la posa in opera di barriere paramassi, reti metalliche in aderenza al versante, chiodature ed ancoraggi e la realizzazione di nuove scogliere in massi naturali a protezione dell’azione erosiva del moto ondoso su uno sviluppo della linea di costa di circa 500 metri.

Il tutto, ovviamente, in un’ottica di attenzione agli aspetti paesaggistici e alla storicità dei luoghi e in questo senso è in programma anche il ripristino dei terrazzamenti da destinare alle colture tradizionali.

È inoltre prevista la ricostruzione di circa 1500 mq di muri a secco e la ricomposizione di habitat sottratti dai dissesti su una superficie complessiva di circa 13’000 mq. Poi altri interventi che mirano alla protezione del sentiero dai fenomeni di crollo/colata nei tratti maggiormente esposti al consolidamento dei principali dissesti di versante che minacciano la stabilità della sede pedonale, non trascurando la protezione del piede del versante e dei manufatti antropici di sostegno nei settori più direttamente esposti all’azione del moto ondoso, attuata anche attraverso la realizzazione di barriere frangiflutti in massi naturali posati lungo la linea di costa.

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Lungo il sentiero di re Carlo III d’Inghilterra

È in preparazione un nuovo sentiero che sarà persino il cammino costiero più lungo del mondo: ben 4500 chilometri di costa inglese, una full immersion di spiagge, scogliere, città e riserve naturali. E sapete qual è la cosa più interessante? Si tratta di un percorso dedicato a re Carlo III d’Inghilterra.

King Charles III England Coast Path

L’England Coast Path è già stato definito un capolavoro, ma in divenire. Del resto, è un progetto che prevede un percorso che parte dalla punta meridionale della Cornovaglia e arriva alle zone più alte del Northumberland, facendo tantissime tappe tra monumenti famosi e angoli poco conosciuti.

L’apertura del sentiero completo è prevista entro la fine del 2024 e collegherà le comunità attorno alla costa inglese diventando, di fatto, il sentiero nazionale più lungo. Tuttavia, in questo momento sono ufficialmente aperte alcune interessantissime sezioni che ora andremo a scoprire insieme.

I tratti già aperti

Uno dei tratti già aperti, organizzati e che permette di fare un viaggio lento tra culture, storie, panorami e siti geologici è l’Olimpic Trail, inaugurato in concomitanza con le Olimpiadi di Londra del 2012. Si tratta di un percorso che consente di immergersi in modo straordinario tra le meraviglie della costa meridionale dell’Inghilterra.

Con un totale di 32 km, comprende Chesil Beach, Weymouth, le scogliere disseminate di fiori selvatici di Portland e la famosa Lulworth Cove, una strepitosa baia dell’Inghilterra meridionale.

È attualmente possibile salire sulle vette delle Seven Sisters, delle mastodontiche scogliere che dominano il Canale della Manica. Essendo in gesso naturale, si fanno amare per il loro colore bianchissimo che sembra brillare alla luce del sole, e non a caso sono uno dei luoghi più iconici della costa meridionale. Un percorso tra Eastbourne e Shoreham-by-Sea da fare in circa 80 km e che conduce anche alle riserve naturali di Newhaven, la spiaggia di Cuckmere Haven e la vivace città di Brighton.

Sulla costa nord-orientale dell’Inghilterra è invece possibile battere il percorso di 71 km che collega Amble e South Bents. Solcarlo vuol dire immergersi in atmosfere dai profili magici perché costellato di fari solitari e spiagge battute dal vento, tutte lambite dalla potenza del Mare del Nord. Tra le soste da fare assolutamente lungo la strada ci sono il castello di Tynemouth, la baia di Whitley e il forte romano di Arbeia.

Non mancano di certo le sabbie dorate e i pittoreschi villaggi portuali britannici. Basta seguire la costa del Norfolk, tra Hopton e Weybourne, ovvero quel pezzo di England Coast Path che si sviluppa per 133 km. Un percorso che permette di trovarsi al cospetto di località come Great Yarmouth e alle dune ricche di fauna selvatica di Winterton-Horsey.

Nei pressi di Londra è possibile incamminarsi lungo l’England Coast Path da Woolwich, una sezione di 79 km che segue il fiume Tamigi toccando punti di riferimento storici e moli affollati, paludi e spiagge ricche di fauna selvatica. Il tragitto termina poi a Isle of Grain, un lembo di terra conosciuto per la presenza di tantissimi uccelli migratori e persino di foche grigie.

Infine, l’ultimo tratto attualmente aperto del King Charles III England Coast Path è quello che sorge ai margini del Lake District National Park. Una sezione che si spinge nella costa tra Allonby e Green Road Station, vicino a Millom, e che in 130 km conduce al cospetto di città vittoriane, ampie spiagge sabbiose e fiorenti riserve naturali.

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Valle del Chiese: cosa visitare in questo angolo di Trentino

Una vacanza rilassante trai monti del Trentino? La località ideale è la Valle del Chiese, una perla incastonata nella Valle delle Giudicarie, attraversata dal corso del Fiume Chiese, al confine con la Lombardia.

Tra laghi, tipici borghi alpini, immense foreste, antichi alpeggi, vette imponenti, ghiacciai, torrenti e sentieri da trekking, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: ecco le tappe da non perdere.

I borghi, 14 gemme da scoprire

Sono ben 14 i borghi che adornano la Valle del Chiese, piccoli scrigni di bellezza ognuno con le sue peculiarità.

E così conosciamo Bondo, ospitale e tranquillo, custode del Cimitero Monumentale Austro-Ungarico e del Museo della Civiltà Contadina, Lardaro, dove svettano ancora oggi le due magnifiche fortificazioni Forte Corno e Forte Larino, il vivace abitato di Roncone con lo splendido laghetto a pochi passi dal centro, Praso, cuore medievale dalle poche casette in pietra, Pieve di Bono con il Castel Romano da cui godere di un panorama incredibile e la Pieve di Santa Giustina.

Poi, ecco Bersone che ospita il Museo della Grande Guerra, Prezzo, eccellente punto di partenza per rigeneranti escursioni nella natura, l’antico Daone non lontano da fragorose cascate tra le rocce, Brione, uno dei più alti della Valle, Condino, scrigno d’arte con la Pieve di Santa Maria Assunta, Castel Condino, laddove la storia incontra la natura, Cimego, dove il tempo si è fermato al Medioevo, Bondone, nei pressi del Lago d’Idro con il magnifico Castel San Giovanni, e Storo, in cui la gastronomia tipica è sopraffina.

Il Sentiero Etnografico del Rio Caino

Terra di percorsi affascinanti ed eccezionale eden per gli escursionisti, i trekker e gli amanti della vita e degli sport all’aria aperta, la Valle del Chiese ha uno dei suoi fiori all’occhiello nel Sentiero Etnografico del Rio Caino di Cimego, un suggestivo museo a cielo aperto di circa quattro chilometri che consente di ripercorrere, in un paesaggio emozionante, la tradizione rurale, i mestieri ormai scomparsi e la storia delle genti che hanno abitato la Valle nei secoli.

Catturano lo sguardo gli antichi opifici, le rarità botaniche, gli scorci invidiabili sul Lago d’Idro e le montagne del bresciano, e le trincee, i camminamenti e i manufatti militari della Prima Guerra Mondiale.

Il Parco Naturale Adamello Brenta

Siamo in una cornice in cui la natura incontaminata è la vera protagonista e non può certo mancare una visita al Parco Naturale Adamello Brenta, tra le Dolomiti del Brenta e l’Adamello, il più grande di tutta la regione dove dedicarsi a spettacolari e facili passeggiate oppure a escursioni più impegnative.

Il paesaggio è variegato, indimenticabile, con la flora e la fauna che sono tra le più ricche di tutte le Alpi: non è difficile scorgere gli stambecchi, gli orsi bruni, e numerose specie di piante e fiori particolari.

Non mancano le Case del Parco per approfondire tematiche specifiche con percorsi dedicati alla natura e alla storia del territorio e delle sue genti.

Il Lago d’Idro

Incantevole specchio lacustre formato dalle acque limpide e trasparenti del Chiese, il Lago d’Idro è un’altra meta da non lasciarsi sfuggire, balneabile e dalla temperatura ottimale per rinfrescanti nuotate fino a settembre inoltrato.

Le sue sponde sono un must per i surfisti, i velisti e i canoisti ma anche per le famiglie grazie ai campeggi e alle spiagge adatte anche ai più piccoli.