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In Italia, lungo le strade della felicità

Si chiamano Route du Bonheur, strade della felicità, e sono itinerari on the road con tappe una più bella dell’altra alla scoperta di luoghi, territori, tradizioni e gastronomia. Nate settant’anni fa da un’idea di Marcel e Nelly Tilloy, una coppia di artisti musicali proprietari di una struttura chiamata La Cardinale affacciata sul Rodano, e che oggi sono parte dell’associazione Relais & Châteaux, che comprende hotel di charme e ristoranti gourmet (tra cui ben 376 Stelle Michelin) in tutto il mondo, nel 2024 celebrano il loro anniversario con tantissime novità.

Le Route du Bonheur in Italia

Si contano ben 146 Route du Bonheur, strade della felicità, in più di 65 Paesi del mondo, dall’itinerario sulle orme degli Impressionisti nel Nord della Francia a quello dei palazzi dei maharaja in India. La prima a nascere nel 1954 fu la strada che va da Parigi a Nizza, sulla Costa Azzurra, con otto tappe lungo la Route Nationale 7 incredibilmente suggestive in auberge, antichi mulini di campagna e abbazie. In Italia le Route du Bonheur sono 15, una più bella dell’altra. C’è la strada dei grandi laghi che va dal lago d’Orta, in Piemonte, al Lago di Garda, la strada romantica del Golfo di Napoli, tra la Costiera Amalfitana e le isole di Ischia e Capri, itinerari iconici che rappresentano al meglio il Belpaese. Di queste, ce n’è una molto amata dai visitatori stranieri che merita assolutamente di essere percorsa e che abbiamo fatto per voi.

La Route di Bonheur in Toscana

Attraversa dolci colline ricche di vigneti, le famose vie del Chianti, città d’arte, borghi e antiche dimore immerse raggiungibili lungo viali di cipressi la strada nel più iconico paesaggio della Toscana, in quelle terre dove arte, storia e tradizioni enogastronomiche rappresentano al meglio il concetto di Dolce Vita. L’itinerario ad anello da percorrere in auto, magari con una decapottabile, occhiali da sole e capelli al vento, prevede cinque tappe, da Firenze fino a Siena, ma naturalmente può essere più breve e percorribile anche in un breve weekend.

Val d'Orcia

Fonte: iStock

Una cartolina della Toscana

Prima tappa: Firenze

Il Capoluogo toscano è sicuramente il punto di partenza di questo suggestivo viaggio alla scoperta della toscana più autentica. La città, con le due bellezze architettoniche, i suoi palazzi medicei, le chiese e i musei meriterebbe un soggiorno molto più lungo, ma bisogna prevedere almeno due giorni per riuscire ad apprezzare almeno in parte ciò che Firenze ha da offrire.

Seconda tappa: San Giustino Valdarno, Arezzo

Da Firenze, si percorrono all’incirca 60 chilometri per raggiungere uno dei borghi diffusi più rinomati della Toscana, Il Borro, di proprietà della famiglia Ferragamo. Questo borgo medievale, comprende una villa ottocentesca e una secolare cantina vinicola in una enorme proprietà di più di mille ettari. Ad accogliere gli ospiti, il Maître de maison Salvatore Ferragamo in persona. A metà strada tra Firenze e Il Borro, lungo la Chiantigiana, la strada del vino che collega Firenze con Siena, tappa consigliata a Radda in Chianti dove si trova il microscopico borgo di Pieve Aldina. Oggi, quella che un tempo era la residenza estiva dei vescovi di Siena è stata trasformata in boutique hotel con due ristoranti ed è un perfetto luogo di relax dopo aver trascorso la giornata tra cantine e degustazioni del territorio.

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Fonte: @Relais & Châteaux

Pieve Aldina a Radda in Chianti

Terza tappa: Castelnuovo Berardenga, Siena

Da San Giustino Valdarno ci si sposta per una cinquantina di chilometri sulle crete senesi per raggiungere un altro spettacolare borgo diffuso, Borgo San Felice. Situato nel cuore del Chianti Classico, questo resort fatto di camere, suite e ville è stato ricavato in quello che era un antico villaggio dell’XI secolo con tanto di forno, chiesa e botteghe. Circondato da vigneti – da cui viene prodotto il proprio vino – da un orto inclusivo (l’Orto Felice) che dà lavoro a ragazzi diversamente abili della zona e da filari di cipressi è spesso scelto dalle coppie, anche straniere, per celebrare pranzi di nozze, anche grazie al ristorante Il Poggio Rosso, una Stella Michelin.

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Fonte: @Relais & Châteaux

La piazza principale di Borgo San Felice

Quarta tappa: Montalcino

Si resta nel bellissimo territorio senese per circa 70 km e si raggiunge la zona di Montalcino per la quarta tappa del viaggio lungo la strada della felicità della Toscana. Qui, la struttura associata Relais & Châteaux è il Castello Banfi Wine Resort che, come spiega il nome, è immersa tra i vigneti del rinomato Brunello di Montalcino. Anche in questo caso ci troviamo in un piccolo borgo ubicato sulla cima di una collina tra appezzamenti di vigneti, coltivazioni di prugne e boschetti. Tutt’intorno si può andare all’esplorazione della Val d’Orcia con i celebri cipressi di San Quirico d’Orcia, ormai divenuti il simbolo naturalistico e paesaggistico non soltanto del Comune e della zona in cui si trovano, ma di tutta la Toscana.

Quinta tappa: Cortona, Arezzo

Da Montalcino, facendo tappa a Pienza, la città ideale sorta nel Rinascimento, dopo aver percorso circa 80 km si trona in provincia di Arezzo e si arriva ai piedi del borgo di Cortona, forse il più bello della Toscana, tra vigneti e uliveti, dove si trova Il Falconiere, attuale residenza di famiglia del XVII secolo di Silvia Baracchi, chef stellata che organizza per gli ospiti corsi di cucina e chef’s table. Questa oasi di pace immersa tra roseti è anche il punto di partenza per andare alla scoperta del territorio, magari noleggiando una mountain bike.

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Fonte: @Relais & Châteaux

Immerso tra il verde della Toscana Il Falconiere Relais
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Museo Egizio de Il Cairo: i tesori più importanti da scoprire

Il Museo Egizio del Cairo espone, documenta, conserva e promuove manufatti e capolavori iconici dell’Antico Egitto dalla preistoria al periodo greco-romano, offrendo ai visitatori un’opportunità unica di approfondire oltre 5000 anni di cultura, arti, credenze, tradizioni e vita quotidiana egiziana. Sin dalla sua apertura nel 1902, il Museo Egizio del Cairo ha occupato una posizione storica unica tra i musei del mondo, grazie al suo status di primo museo appositamente costruito in Medio Oriente.
Con una collezione archeologica tra le più ricche del mondo, il museo rimane una risorsa preziosa per gli studiosi e un luogo di educazione per gli egiziani e i visitatori che arrivano in Egitto da ogni dove.

L’importanza del Museo Egizio de Il Cairo e la sua storia

Il Museo Egizio è il più antico museo archeologico del Medio Oriente e ospita la più grande collezione di antichità faraoniche del mondo. Situato a nord-est della centralissima Piazza Tahrir, quello che lo ospita oggi in realtà è il quinto edificio che custodisce le antichità egizie e ha avuto una storia lunga e illustre fino a oggi.
L’architetto della prima sede museale fu stato selezionato attraverso un concorso internazionale nel 1895, il primo del suo genere, vinto dal francese Marcel Dourgnon. Il museo è stato inaugurato nel 1902 ed è diventato un punto di riferimento storico nel centro de Il Cairo, ospitando alcuni dei più importanti capolavori del mondo antico, dal periodo predinastico all’epoca greco-romana.
L’idea di un museo delle antichità egizie in Egitto risale in realtà a quasi un secolo prima, quando Muhammad Ali Pasha, allora viceré d’Egitto, per porre fine all’esportazione di antichità, il 15 agosto 1835 emanò un decreto che portò alla creazione del primo museo egizio. Allo stesso tempo, lo sceicco Rifa’a al-Tahtawi, responsabile degli scavi e della conservazione dei monumenti egiziani, ordinò di non intraprendere ulteriori scavi senza il suo permesso. Annunciò che l’esportazione di manufatti dall’Egitto era severamente vietata e che tutti i reperti dovevano essere trasportati al neonato Museo di El-Ezbekia.

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Il sarcofago di Akhenaton conservato al Museo Egizio

Nel 1851, durante il regno di Abbas I, l’intera collezione fu trasferita da El-Ezbekia a una delle sale della Cittadella di Salah El-Din (Saladino), dove era accessibile solo ai visitatori privati. Tuttavia, nel 1854, la maggior parte degli oggetti fu donata all’erede al trono d’Austria, l’arciduca Massimiliano, che aveva mostrato grande interesse per questi oggetti durante la sua visita in Egitto. Oggi rappresentano una parte importante della collezione egizia del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Nel 1858, il viceré Said Pasha nominò l’egittologo francese Auguste Mariette direttore di un nuovo museo nella zona di Boulaq, sempre a Il Cairo. Mariette era stato inviato in missione in Egitto dal Museo del Louvre e aveva fatto rapidamente importanti scoperte, tra cui le catacombe del Serapeo di Saqqara. L’edificio del museo, che in origine ospitava la Compagnia di Navigazione del Nilo presso il porto di Boulaq, oggi si trova vicino all’edificio della Televisione di Stato e al Ministero degli Affari Esteri.
Nel 1859, dopo la scoperta del corredo funerario della regina Ahhotep a Dra’ Abu el-Naga a Tebe, il Pascià concesse i fondi per ampliare l’edificio. Tuttavia, il museo divenne presto troppo piccolo per ospitare tutti i manufatti che continuavano ad aggiungersi alla collezione originale, e nel 1869 l’edificio fu nuovamente ampliato. Le disastrose inondazioni del Nilo del 1878 causarono gravi danni al museo, che rimase chiuso al pubblico per le riparazioni, fino alla riapertura nel 1881. La possibilità di future inondazioni, insieme alla scoperta nel 1881 delle mummie reali a Deir el-Bahari, rese evidente che il museo aveva bisogno di nuovi locali. Nel 1890, le dimensioni complessive della collezione erano cresciute oltre la capacità del Museo Boulaq di contenere un numero sempre maggiore di oggetti. Per questo motivo, l’intera collezione fu trasferita nel Palazzo di Ismail Pasha a Giza, situato nell’area dell’attuale Zoo di Giza. Purtroppo il Palazzo di Ismail Pasha non era adatto a funzionare come museo, soprattutto per l’esposizione di sculture monumentali. La necessità di un nuovo museo divenne ancora più urgente quando, nello stesso anno, fu scoperto a Bab el-Gusus, a Deir el-Bahari, un insieme di bare della XXI dinastia e di mummie di sacerdoti e sacerdotesse di Amon. Il palazzo di Ismail Pasha non era né sicuro né abbastanza grande per ospitare le centinaia di oggetti che arrivavano regolarmente dagli scavi. Inoltre, il palazzo non disponeva di spazi per laboratori, biblioteca e uffici amministrativi, il che rendeva difficile la creazione di un’istituzione ben funzionante.

museo egizio edificio

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Vista dall’alto sul Museo Egizio de Il Cairo

Tra il 1893 e il 1895, poco dopo l’apertura del Museo del Palazzo di Ismail Pasha, un comitato ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici bandì un concorso internazionale per la progettazione di un nuovo Museo Egizio, assegnando al vincitore un premio di 1.000 sterline egiziane. Il museo doveva essere costruito nel centro della città, in Piazza Ismailia (l’attuale Piazza Tahrir), tra il Nilo e la caserma britannica di Qasr el-Nil. Furono presentate ottantasette proposte per il nuovo progetto di costruzione e alla fine fu scelto il progetto in stile neoclassico dell’architetto francese Marcel Dourgnon.
La prima pietra del Museo Egizio fu posata il 1° aprile 1897 e 3 anni dopo i primi reperti furono collocati nelle vetrine. Il nuovo museo occupava una superficie di 15.000 metri quadrati.

Cosa vedere nel Museo Egizio de Il Cairo

Tra le impareggiabili collezioni del museo vi sono le sepolture complete di Yuya e Thuya, Psusennes I e i tesori di Tanis, e la Paletta di Narmer che commemora l’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto sotto un unico re. Il museo ospita inoltre anche le splendide statue dei grandi re Khufu, Khafre e Menkaure, i costruttori delle piramidi sull’altopiano di Giza. Una vasta collezione di papiri, sarcofagi e gioielli, tra gli altri oggetti, completa questo museo unico nel suo genere.
I manufatti del Medio Regno provenienti dalle tombe dei re e delle famiglie reali scoperte a Dahshur nel 1894 sono solo alcuni dei gruppi importanti degli oltre 120.000 manufatti esposti in questo museo, tra cui le tombe reali di Tuthmosis III, Tuthmosis IV, Amenhotep III e Horemheb. Pensa che i manufatti rinvenuti della tomba di Tutankhamon sono oltre 3.500, di cui solo 1.700 sono esposti nel museo (il resto è nei magazzini). L’area espositiva dedicata al faraone è una delle più popolari del museo.

maschera Tutankhamon

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La celebre maschera di Tutankhamon

Il Museo Egizio è suddiviso in diverse sezioni, ognuna con un proprio focus. La prima sezione è dedicata ai manufatti del periodo predinastico e protodinastico. Comprende ceramiche, utensili e gioielli di questo periodo. La seconda sezione riguarda l’Antico Regno, noto per le piramidi e le tombe. In questa sezione si trovano statue, rilievi e altri manufatti rinvenuti in questi antichi siti. Il Medio Regno e il Nuovo Regno presentano aree ricche di manufatti ancora più affascinanti. Tra questi, statue di faraoni, casse di tombe, mobili, giochi e molto altro ancora. Si potrebbero facilmente trascorrere ore in ogni sezione del Museo senza riuscire a vedere tutto. Ora avrai capito a cosa sia dovuta la fama del Museo Egizio de Il Cairo, e quindi ecco i nostri suggerimenti su cosa non devi assolutamente perdere durante la tua visita:

La Stele di Rosetta

È forse il manufatto più famoso del museo. Si tratta di una tavoletta di granito con iscrizioni in tre scritture diverse: geroglifico, demotico e greco antico, che ha aiutato gli studiosi a imparare a leggere i geroglifici.

stele di rosetta

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Così piccola e così importante: è la Stele di Rosetta

La sala delle mummie

Una delle sale più popolari del Museo, ospita oltre 25 mummie di diversi faraoni e periodi della storia dell’Antico Egitto. Il pezzo forte della sala è la mummia del re Tutankhamon, esposta in una teca di vetro. I visitatori possono vedere anche le mummie della regina Hatshepsut e di Ramses II. La sala delle mummie richiede un biglietto aggiuntivo che può essere acquistato all’ingresso del Museo.

La sala dei papiri

La Sala dei Papiri contiene oltre 11.000 pezzi di papiro, una carta ricavata dalle canne che crescevano lungo il fiume Nilo. Gli antichi egizi usavano il papiro per scrivere e dipingere. Alcuni dei rotoli di papiro presenti nel museo risalgono a più di 4.000 anni fa!

Papiro

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Uno degli antichi papiri conservati nel museo

La sala delle statue

La Sala delle Statue contiene molte statue e sculture di faraoni, dei e dee. La statua di Ramses II è uno dei pezzi più impressionanti della sala. La figura è realizzata in granito ed è alta più di 3 metri.

La galleria dei topi reali

Il Museo Egizio ospita molti oggetti unici e insoliti, ma forse nessuno più della galleria dei topi reali. Questi topi sono stati trovati nelle tombe della regina Hetepheres I e della regina Hatshepsut e si pensa che facessero parte del rituale di sepoltura di queste regine. I topi mummificati sono esposti nelle loro piccole teche di vetro, insieme ad altri animali come serpenti e gatti trovati nelle tombe reali.

Regole da rispettare durante la visita

Ci sono alcune regole che è importante conoscere prima di iniziare la propria visita al museo:
• Non usare il flash quando si scattano fotografie.
• Le borse di grandi dimensioni non sono ammesse nel museo.
• Mantenere il luogo pulito.
• Mantenere il silenzio nel museo.
• Non è consentito portare striscioni o slogan pubblicitari se non previa autorizzazione.
• È vietato portare cibo e bevande, ad eccezione di piccole bottiglie d’acqua.
• È vietato fumare in tutto il museo.
• Non è consentito l’uso di torce, puntatori laser o megafoni in tutto il museo.
• Si devono rispettare il percorso di visita e le indicazioni del personale del museo, soprattutto in caso di emergenza.
• Non è consentito portare con sé strumenti affilati o materiali pericolosi.
• Non sono ammessi animali domestici.
• Su richiesta, il personale del museo può ispezionare i documenti d’identità, le borse, il contenuto dei bagagli e i biglietti.
• I visitatori sono pregati di attenersi a un abbigliamento appropriato e di astenersi da un linguaggio o da azioni disordinate e offensive.
• Le fotografie e i video a scopo commerciale sono consentiti solo previa autorizzazione.
• Non è possibile eseguire alcun tipo di rituale se non nelle aree designate.

Orari di apertura e costi:

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, la biglietteria apre alle 8:30 e chiude alle 16:00. Il prezzo del biglietto è di 450EGP per gli adulti (circa 8 euro) e di 230EGP (4 euro) per gli studenti. L’ingresso per i bambini sotto i 6 anni è gratuito. Per utilizzare la macchina fotografica c’è da pagare un biglietto di 50 EGP (mentre non si paga per usare le fotocamere dei cellulari), per registrare un video 300 EGP. Data la sua popolarità e il numero di turisti che in ogni periodo dell’anno visitano l’Egitto, ti consiglio di acquistare i biglietti online in anticipo per evitare la fila all’ingresso. È inoltre possibile noleggiare una guida turistica privata all’arrivo al Museo, naturalmente a un costo aggiuntivo.

Come si arriva al Museo Egizio?

• In taxi:
I taxi sono abbondanti al Cairo e sono un modo relativamente economico e facile per spostarsi in città. Per raggiungere il Museo in taxi, occorre chiamare un taxi e dire all’autista dove si vuole andare. È utile avere l’indirizzo del Museo scritto in arabo, poiché la maggior parte dei tassisti non parla inglese. La tariffa dovrebbe essere di circa 10 EGP (sterline egiziane).

• In autobus:
Il Cairo dispone di una vasta rete di autobus pubblici che possono portarti ovunque in città. Per raggiungere Piazza Tahrir dal centro del Cairo, prendere l’autobus n. 26 dalla stazione della metropolitana Nasser. Il viaggio dura circa 20 minuti e costa 1,50 EGP. Una volta arrivati a Piazza Tahrir, il Museo Egizio sarà visibile dall’altra parte della strada.

GEM Il Cairo

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Il GEM, il nuovo Museo Egizio di prossima apertura a Il Cairo

Curiosità sul museo e la sua nuova sede

Fino al 1996 la sicurezza del Museo consisteva semplicemente nel chiudere le porte di notte. A causa dei numerosi furti, sono stati installati alcuni allarmi e migliorato il sistema di illuminazione. Durante la rivoluzione egiziana del 2011, l’edificio fu attaccato e alcuni reperti sono stati rubati. I civili hanno reagito rapidamente e coraggiosamente per evitare ulteriori furti. Hanno formato una catena umana intorno all’edificio per metterlo in sicurezza e hanno protetto con successo il Museo.
Quella attuale non sarà l’ultima sede del Museo. Nel 2020 infatti è iniziata la costruzione del nuovo Grande Museo Egizio (GEM), con una superficie di 500.000 metri quadrati, adatto ad ospitare tutto ciò che gli archeologi continuano a scoprire. Il nuovo Museo conterrà oltre 100.000 reperti e ci saranno anche un museo per bambini, una biblioteca, un centro conferenze e un auditorium da 3.500 posti per eventi speciali. Il nuovo Museo è stato progettato da Heneghan Peng Architects, uno studio di fama internazionale con sede a Dublino, in Irlanda. È stato definito come la “Quarta Piramide” e naturalmente offre una vista panoramica sulle famose costruzioni di Giza, da cui dista solo 2 km.
L’edificio del 1902 verrà lentamente ripulito e una volta che tutto sarà stato trasferito al GEM, si procederà a un’importante ristrutturazione. Il vecchio Museo ospiterà comunque una collezione di antichità di livello mondiale. Tuttavia, solo gli studenti, ricercatori e coloro che hanno un interesse più che passeggero per le meraviglie di questa antica terra potranno visitarlo. L’inaugurazione del GEM, già rimandata almeno un paio di volte, è prevista entro la fine dell’anno ma la data non è ancora stata ufficializzata. Al momento, il nuovo complesso offre visite limitate per testare la preparazione del sito e l’esperienza dei visitatori in vista dell’apertura ufficiale. L’accesso perciò è attualmente limitato alla Grand Hall, al Grand Staircase, all’area commerciale e ai giardini esterni.

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Alla scoperta di Sapa, l’estremo nord del Vietnam

Nel cuore dell’estremo nord del Vietnam si nasconde Sapa, un luogo che sembra uscito da un sogno. Tra montagne avvolte nella nebbia, terrazzamenti di riso che sembrano estendersi all’infinito e villaggi che conservano tradizioni antiche, Sapa è un mondo a parte lontano dal caos delle città e perfetto per chi cerca natura, autenticità e avventura da fissare nei ricordi di viaggio. Se stai cercando un posto dove il tempo sembra scorrere ad un ritmo diverso, dovei paesaggi si trasformano in quadri viventi, Sapa ti conquisterà al primo sguardo. Ti sarà utile sapere che Sapa può essere visitata in qualsiasi periodo dell’anno, ma le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno quando il clima è più mite e i paesaggi sono al loro massimo splendore. Se sceglierai di visitare Sapa in inverno, sappi che troverai temperature molto fredde e nevicate a volte intense, porta con te abbigliamento comodo da trekking e un impermeabile, le piogge possono arrivare improvvisamente.

Le risaie terrazzate di Muong Hoa

Uno degli scenari più iconici di Sapa sono sicuramente le risaie terrazzate di Muong Hoa, un capolavoro della natura e dell’ingegneria contadina. Le colline, scolpite dai contadini Hmong e Dao per coltivare il riso, formano paesaggi spettacolari soprattutto durante la stagione del raccolto. Tra maggio e ottobre, queste risaie si tingono di un verde brillante per trasformarsi via via in un dorato intenso avvicinandosi ad ottobre e al periodo del raccolto. Camminare tra questa risaia terrazzata è un’esperienza che immerge nella vita locale e si potrebbero incontrare sia contadini al lavoro che bambini che giocano tra i campi.

Il villaggio di Cat Cat

Situato a pochissimi km da Sapa c’è il villaggio di Cat Cat, una delle mete più amate del Vietnam per chi ama scoprire le culture autoctone e in questo caso quella degli Hmong. Nonostante il turismo abbia apportato alcuni cambiamenti, qui è ancora possibile assaporare uno stile di vita autentico. Le case tradizionali sono costruite con legno e bambù, ma a rendere tutto molto idilliaco sono i piccoli ruscelli e le cascate adiacenti, tra cui la Cat Cat Waterfall, la cascata più bella della regione. Fare un tuffo nelle tradizioni locali significa scoprire che il villaggio Cat Cat è famoso per la tessitura e la produzione di indumenti di lino.

Il monte Fansipan, tetto dell’Indocina

Per chi ama le montagne, una delle attrazioni imperdibili di Sapa è senza dubbio il monte Fansipan, chiamato ‘’il tetto dell’Indocina’’, con i suoi 3143 metri è la vetta più alta del Vietnam ed è anche una delle sfide irresistibili per gli escursionisti. Ma se non sei appassionato di trekking, sappi che è possibile raggiungerne la cima con una moderna funivia in pochissimi minuti. Una volta in vetta,  la vista è mozzafiato con le montagne a perdita d’occhio e le nuvole che sembrano quasi sfiorarti, esperienza che ti farà sentire letteralmente in cima al mondo.

Il mercato di Bac Ha

Per vivere un’experience autentica e scoprire la cultura delle minoranze etniche che popolano la regione, il mercato di Bac Ha è una tappa obbligatoria. Qui ogni domenica i gruppi etnici del nord del Vietnam si radunano per poter vendere i proprio prodotti agricoli, artigianali e tessili. I colori dei costumi tradizionali delle donne Flower Hmong con abiti riccamente decorati, creano un contrasto affascinante con il verde delle montagne circostanti, qui inoltre potrai acquistare tessuti fatti a mano, gioielli artigianali e provare piatti tipici.

Il villaggio di Ta Phin

Se cerchi un’esperienza più intima e meno turistica il villaggio di Ta Phin è il luogo giusto. Qui vive la minoranza etnica Dao, conosciuti per i loro costumi rossi e i bagni curativi, qui potrai scoprire la vita rurale nel suo stato più autentico. Potrai visitare le vicine grotte, immergendoti in un paesaggio incontaminato o rilassarti con un tradizionale bagno alle erbe Dao, queste erbe sono famose per i loro effetti benefici e rilassanti sul corpo, soprattutto dopo aver affrontato una giornata di trekking.

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Cosa vedere a Gorizia, tra Italia e Slovenia

La città di Gorizia è una città di confine nell’estremo nord est italiano, tra Italia e Slovenia, in grado di incarnare una miscela unica di diverse culture e tradizioni. Questa città fu testimone di grandi eventi storici in passato e grazie a questo riesce ad offrire ai visitatori, che vogliono scoprirne i segreti, un’esperienza autentica e rilassante. Ma cosa fare e cosa vedere a Gorizia durante una visita? Ecco un itinerario per scoprire il meglio che la città ha da offrire.

Il castello di Gorizia, per una vista mozzafiato

Una delle principali attrazioni della città di Gorizia è senza dubbio il suo castello medievale. La struttura si trova su una collina che domina dall’alto la città ed è la destinazione ideale per chi vuole scoprire una vista panoramica unica sulle valli circostanti e persino sulla vicina Slovenia. Il castello di Gorizia, che va ad aggiungersi ai magnifici castelli del Friuli Venezia Giulia, venne costruito nel lontano Undicesimo secolo ed ha visto molteplici trasformazioni nel corso degli anni, passando da essere una fortezza militare a diventare una maestosa residenza nobiliare.

Visitare il castello permette di scoprire le antiche mura, le torri e gli ambienti interni, ricchi di diversi oggetti d’epoca e varie mostre che raccontano la storia della città e della regione intera.

Foto dal basso del Castello di Gorizia, con in primo piano alberi verdi del parco circostante

Fonte: iStock

Castello di Gorizia

Piazza della Vittoria, il centro cittadino

Dopo aver visitato il castello di Gorizia è tempo di passare al centro cittadino. In particolar modo, degna di nota, è sicuramente la Piazza della Vittoria, che è oggi il centro nevralgico della vita cittadina. Qui è possibile ammirare edifici storici come, ad esempio, il Duomo di Gorizia, caratterizzato da uno stile neoclassico e da una facciata imponente. Il Duomo merita di essere visitato in quanto un esempio di arte del passato ancora perfettamente conservata: interni sobri ed eleganti, numerosi affreschi e splendide decorazioni caratterizzano questo luogo sacro.

Piazza della Vittoria è anche il luogo ideale dove passare momenti di relax dopo aver camminato in lungo e in largo alla scoperta della piccola cittadina di Gorizia. Sono presenti diversi caffè e ristoranti, dove sedersi ed assaporare un buon caffè rigenerante o un buon piatto tipico del Friuli Venezia Giulia. Gorizia, infatti, è molto apprezzata anche per la sua cucina, in grado di fondere sapori italiani, sloveni e mitteleuropei: il gulasch ed i famosi cjarsons, ravioli tipici della Carnia, fanno da padrone.

Parco della Rimembranza

Per gli amanti degli spazi verdi, a Gorizia è presente il Parco della Rimembranza, il luogo ideale per una passeggiata ai piedi del castello, a contatto con la natura. Questo parco è dedicato alla memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale, un conflitto che ha lasciato una ferita profonda sulla città di Gorizia, situata in una posizione altamente strategica durante il conflitto e che fu teatro di aspri combattimenti.

Il parco è la soluzione ideale per scappare dal caos cittadino, grazie ai suoi ampi viali alberati, e dove è possibile scoprire anche storia e cultura del luogo grazie alla presenza di diverse sculture commemorative ed una serie di monumenti dedicati ai caduti.

Borgo Castello e il Ghetto Ebraico

Un’altra zona di grande interesse a Gorizia è il quartiere Borgo Castello che sorge ai piedi della fortezza. Qui si trovano diverse stradine strette ed acciottolate, vie che conducono i turisti attraverso un percorso ricco dal punto di vista storico e culturale e dotato di grande fascino. Percorrendo le vie del quartiere è possibile ammirare, infatti, antiche abitazioni, botteghe artigiane e piccoli locali che conservano ancora oggi l’atmosfera del passato.

Nelle vicinanze di questo quartiere si trova il Ghetto Ebraico, una zona di Gorizia che testimonia la forte presenza del popolo ebraico in città dal Sedicesimo secolo. Si tratta di un angolo della città poco conosciuto, ma comunque dal grande valore storico e culturale. Qui è possibile visitare la sinagoga, con la sua semplice ed elegante architettura, che è il simbolo della comunità, con al suo interno documenti e reperti storici, che raccontano la quotidianità degli ebrei goriziani.

Le ville storiche di Gorizia

Passeggiando per la città di Gorizia è quasi impossibile non notare la presenza di numerose ville storiche, che raccontano il passato elegante di questa cittadina del Friuli Venezia Giulia. Tra le più famose, si può citare sicuramente Villa Coronini Cronberg, una delle residenze meglio conservate e che merita una visita. Si tratta di una villa del Diciottesimo secolo, circondata da un verde e vasto parco e che oggi ospiti un museo, tra mobili d’epoca, opere d’arte e documenti storici.

Per gli amanti della storia questa villa, grazie alla sua maestosità ed alla sua bellezza, può essere inclusa tra quelle che sono considerate le più belle ville tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, simboli di eleganza e prosperità di quella che un tempo veniva chiamata Repubblica di Venezia.

Tra Italia e Slovenia: piazza della Transalpina

Ciò che affascina di più di Gorizia è sicuramente la sua posizione di confine, tra Italia e Slovenia. Un luogo che incarna perfettamente questo aspetto è piazza della Transalpina. Si tratta di una piazza divisa a metà dal confine italo-sloveno ed è un simbolo dell’unità europea. Qui, infatti, fino al 2004, anno in cui la Slovenia è entrata a far parte dell’area Schengen, era presente un muro che divideva in due la piazza e divideva i Paesi. Oggi, grazie a questi accordi, è possibile attraversare la piazza liberamente, con un piede in Italia e uno in Slovenia.

È presente nella piazza anche la storica stazione ferroviaria Transalpina, il punto di partenza per chi desiderava viaggiare verso il cuore dell’Europa centrale.

Veduta aerea della città di Gorizia, con i suoi tetti in tegole tradizionali e colline sullo sfondo

Fonte: iStock

Veduta aerea della città di Gorizia

Cosa fare nei dintorni di Gorizia?

Per chi ha tempo a disposizione ed intende visitare non solo la città di Gorizia, ma anche i suoi dintorni, ecco alcune raccomandazioni. La città si trova ai margini di una delle zone vinicole più rinomate d’Italia: la regione del Collio. Qui si producono alcuni dei vini bianchi più pregiati e ricercati del Paese, tra paesaggi mozzafiato formati da colline verdeggianti e vigneti che si estendono a perdita d’occhio.

Per un’esperienza indimenticabile nella regione del Collio, è possibile visitare le cantine locali per assaporare i vini più celebri, come il Friulano, la Ribolla Gialla ed il Sauvignon, accompagnati da prodotti tipici come formaggi o salumi, mentre si partecipa ad una delle numerose degustazioni guidate.

La città di Gorizia, pur essendo piccola, è in grado di offrire ai propri visitatori un’esperienza ricca e decisamente variegata. Si passa dalla storia millenaria del suo castello, ai borghi e quartieri che raccontano la storia recente di Gorizia, della sua popolazione e della sua regione, fino ad arrivare a quella che è la piazza principale che oggi unisce due importanti Paesi come l’Italia e la Slovenia. Gorizia non è solo una destinazione turistica, ma rappresenta un vero e proprio ponte tra due mondi, un luogo dove diverse culture si incontrano e danno vita ad un’atmosfera unica ed indimenticabile.

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Cosa vedere e cosa fare a Pordenone

La città di Pordenone si trova nella bellissima regione del Friuli Venezia Giulia ed è una destinazione sorprendente, che sorprende per il suo mix di modernità e tradizione. Pordenone viene spesso trascurata rispetto ad altre destinazioni italiane, ma è perfetta per chi desidera vivere un’esperienza unica ed autentica, lontana dal grande afflusso di turisti. Ecco, quindi, cosa vedere cosa fare nella città di Pordenone.

Corso Vittorio Emanuele II: il cuore di Pordenone

La visita alla scoperta di questa città del Friuli Venezia Giulia non può che non iniziare dalla sua via principale: Corso Vittorio Emanuele II. Si tratta di una strada storica di Pordenone e ne rappresenta il suo cuore pulsante. È possibile passeggiare tra antichi edifici, palazzi nobiliari e coperta da fantastici portici eleganti. In questa via si apprezza l’atmosfera rilassata e accogliente del centro storico, ideale per una pausa dai tanti caffè e ristoranti, per immergersi nella vita quotidiana della città.

L’edificio più notevole lungo questa strada è il Palazzo Comunale, in stile gotico, con il suo imponente orologio e la loggia, la cui costruzione risale al Tredicesimo secolo e rappresenta uno dei simboli della città. Nelle vicinanze è possibile visitare anche la Torre Civica, da cui è possibile godere di una fantastica vista sulla città.

Il Duomo di San Marco e il campanile

A pochi passi dal Corso è possibile visitare il Duomo di San Marco, un gioiello del patrimonio religioso di Pordenone. Questa struttura, che venne costruita nel Tredicesimo secolo, racchiude al suo interno diversi stili architettonici, gotico e rinascimentale, ed è caratterizzata da splendidi affreschi, tra cui le opere del pittore Giovanni Antonio de’Sacchis, noto come “Il Pordenone”. Al suo fianco svetta la torre del campanile, visibile da tutta la città, e che è anche riconosciuto come uno dei campanili più alti del Friuli Venezia Giulia. Secondo alcuni racconti, come la celebre Torre di Pisa, la sua inclinazione lieve sarebbe dovuta a un errore di calcolo durante la costruzione.

I Musei Civici di Pordenone

Per gli appassionati di arte e cultura, non può mancare la visita ai Musei Civici di Pordenone, ospitati all’interno di Palazzo Ricchieri. Al suo interno è possibile trovare una vecchia e ricca collezione di opere d’arte, che spaziano dal Medioevo fino all’epoca contemporanea, con particolare attenzione ad artisti locali come Il Pordenone, citato prima, ed altri maestri del Rinascimento. I musei civici sono divisi in diverse sezioni e a raccontano la storia della città attraverso sculture, dipinti, ceramiche e reperti archeologici.

Scorcio del centro storico di Pordenone con palazzo del Comune sullo sfondo

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Centro storico della città di Pordenone

Parco Galvani e Villa Galvani

Pordenone non è solo arte e storia, ma è anche il luogo perfetto per chi ama rilassarsi a contatto con la natura. Il Parco Galvani è uno dei luoghi ideali, dove trovare un’oasi di tranquillità e relax. Passeggiando tra i viali alberati e gli ampi prati del parco, è possibile prendere una pausa dalla visita della città ed ammirare la Villa Galvani, un’elegante dimora storica che va ad aggiungersi alla lunga lista di ville storiche da scoprire, tra Veneto e Friuli.

All’interno di Villa Galvani è possibile visitare la galleria d’arte dedicata al panorama fumettistico pordenonese “PAFF! International museum of Comic Art”.

Il mercato cittadino, una tradizione vivente

Il modo migliore e più autentico per conoscere la vita e le tradizioni locali è sicuramente quello di visitare il mercato cittadino. Qui a Pordenone è possibile camminare tra bancarelle colorate che ogni settimana si riuniscono e dove acquistare prodotti freschi e locali, immergendosi nella sua vivace atmosfera.

Il sentiero del Noncello

Per gli amanti della natura, che hanno intenzione di passare giornate all’aria aperta, il sentiero del Noncello è da non perdere. Si tratta di un itinerario naturalistico che si snoda lungo il fiume Noncello e che offre panorami suggestivi tra boschi ed aree agricole, lungo il quale si trovano diversi punti di interesse storico, come antichi mulini e ponti di legno. È un sentiero adatto a tutti e rappresenta un ottimo modo per godersi un po’ di attività all’aperto, ma senza allontanarsi eccessivamente dal centro storico di Pordenone, per una passeggiata rilassante.

Eventi culturali e festival a Pordenone

Dal punto di vista culturale, Pordenone è una città molto attiva, con eventi e festival che si tengono durante tutto l’anno. Uno degli appuntamenti più famosi è sicuramente pordenonelegge, un festival letterario che si tiene ogni anno a Settembre e che è in grado di attirare autori e appassionati di letteratura da tutta Italia. Durante questo evento la città, infatti, diventa un vivace punto di incontro per lettori e scrittori, tra dibatti, presentazioni e laboratori.

Un altro evento da non perdere è l’evento Cinema Zero, un festival del cinema indipendente, durante il quale è possibile godere di film di alta qualità, che sono spesso fuori dai circuiti cinematografici commerciali. Inoltre, per chi ama la musica, presso il Teatro Verdi, nel cuore di Pordenone, durante l’anno si tengono regolarmente diversi concerti, ma anche spettacoli teatrali, opera e di danza.

Cosa fare nei dintorni di Pordenone: gite e escursioni

Pordenone si può considerare anche come un’ottima base di partenza per esplorare le bellezze naturali del Friuli Venezia Giulia. A breve distanza dalla città, infatti, si trovano le Dolomiti Friulane, patrimonio mondiale dell’UNESCO e luogo ideale per escursioni a piedi o in bicicletta. In inverno queste vette diventano una meta popolare per gli amanti dello sci e degli sport invernali.

Inoltre, non lontano dalla città si può visitare anche la pittoresca cittadina di Spilimbergo, città famosa e conosciuta in tutta Italia per la tradizione mosaicista, grazie alla presenza della sua scuola di Mosaicisti del Friuli, e dove è possibile ammirare opere d’arte in mosaico dalla straordinaria bellezza.

Per chi, invece, preferisce il mare, in meno di un’ora di auto è possibile raggiungere la storica località balneare di Grado, con lunghe passeggiate sabbiose ed un centro termale rinomato.

Pordenone potrebbe non essere tra le mete più conosciute d’Italia, ma allo stesso tempo vanta di un fascino discreto, una città ricca di storia e cultura, che rende questa destinazione del Friuli Venezia Giulia l’ideale per scoprirne le sue bellezze, lontana dai soliti itinerari turistici.

Palazzo del comune di Pordenone con bandiera italiana e con i colori cittadini

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Palazzo del Comune di Pordenone
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A bordo del treno della vendemmia del Piemonte

Domenica 22 settembre torna sui binari della Ferrovia della Valsesia, una delle valli più verdi d’Italia, il treno storico da Novara a Sizzano, per dare il benvenuto alla vendemmia e a una giornata all’insegna di una tradizione centenaria e di sopraffine degustazioni.

Il treno, composto da locomotiva a vapore, carrozze “Corbellini” Anni 50 e bagagliaio, partirà dalla stazione di Novara alle ore 9.40 per giungere a Sizzano alle ore 10.29. Il ritorno è previsto alle ore 17.33 da Sizzano con arrivo a Novara alle 18.25.

L’evento è organizzato da Fondazione FS Italiane, in collaborazione con il Comune di Sizzano, la Pro Loco di Sizzano, il gruppo FAI Colline Novaresi, le associazioni locali di Sizzano e il Museo Ferroviario Valsesiano che fornisce supporto tecnico.

Il programma di domenica 22 settembre

Il programma della giornata, suscettibile di modifiche, prevede:

  • 9.40: Partenza del treno storico trainato da locomotiva a vapore dalla stazione di Novara.
  • 10.29: Arrivo del treno storico a Sizzano.
  • 10.30-11.00: Trasferimento a piedi verso la collina (circa 2 km, percorso misto asfaltato e sterrato). Disponibile servizio navetta per chi segnalerà difficoltà in fase di prenotazione.
  • 11.00-12.30: Vendemmia turistica presso i vigneti delle colline di Sizzano (con priorità ai bambini).
  • 13.00-14.30: Pranzo del contadino in collina presso l’area “Bergamina” (obbligo di segnalare allergie o intolleranze durante la prenotazione).
  • 14.30-15.00: Rientro a piedi in paese.
  • 15.00-16.30: Pigiatura dell’uva in Piazza Prone, con stand di cantine e produttori locali e degustazioni di vini per conoscere e assaporare tutte le DOC Colline Novaresi prodotte sul territorio. Disponibili anche visite guidate ai siti storici del paese quali la Chiesa parrocchiale con le testimonianze paleocristiane e gli scavi archeologici e l’Esposizione Etnografica presso Casa Bianchi-Orlando dove i proprietari attendono i visitatori per far compiere loro un viaggio nella storia di un’antica famiglia di Sizzano.
  • 16.45: Rientro alla stazione di Sizzano.
  • 17.33: Partenza del treno storico da Sizzano.
  • 18.25: Arrivo del treno storico a Novara.

Si raccomanda abbigliamento da trekking e calzature impermeabili, poiché parte del percorso sarà su strade collinari non asfaltate.

In caso di pioggia: La vendemmia sarà sostituita da una visita in cantina, con pranzo e pigiatura delle uve sotto una struttura riparata.

Le tariffe (andata e ritorno non divisibile)

Ecco il riepilogo delle tariffe per l’evento, con tutte le informazioni utili:

Tariffe:

  • Intero ADULTO: € 60,00
  • Ridotto BAMBINO (4-12 anni non compiuti): € 30,00
  • Gratuità per bambini sotto i 4 anni, senza garanzia del posto a sedere e senza pranzo.

Non sono ammesse riduzioni o gratuità al prezzo intero, incluse quelle previste in base al possesso di particolari carte commerciali o carte di libera circolazione.

Il prezzo include:

  • Viaggio andata/ritorno sulla tratta Novara-Sizzano a bordo del treno storico trainato da locomotiva a vapore.
  • Partecipazione alla vendemmia e alla pigiatura dell’uva.
  • Pranzo a base di prodotti tipici (è necessario segnalare eventuali allergie o intolleranze al momento della prenotazione). Il menu, passibile di modifiche, prevede polenta e talupone, piatto misto di salumi e formaggi, acqua e vino. Disponibile anche menu per i bambini da 4 a 12 anni e per chiunque lo desideri: pasta, affettati, acqua/bibita. Per i piccoli al di sotto dei 4 anni non è previsto il pranzo, eventuali richieste di menu bambino per loro vanno effettuate in fase di prenotazione.
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Fiumalbo, il piccolo borgo in Emilia-Romagna immerso nella natura

Bandiera Arancione del Touring Club e inserito a pieno titolo nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia, Fiumalbo, seppur poco noto a livello nazionale, è una di quelle mete da segnare in lista per un piacevole weekend o una gita fuori porta.

Sull’Alto Appennino Modenese, nel cuore del Parco del Frignano, in suggestiva posizione al confine con la Toscana e alla confluenza dei torrenti Rio Acquicciola e Rio delle Pozze (che danno vita al fiume Scoltenna), è uno dei gioielli del territorio che ha saputo preservare in modo autentico il suo centro storico e le tradizioni secolari, che lo rendono una località davvero affascinante per chi desidera riscoprire il passato.

Cosa vedere a Fiumalbo

Passeggiare per le strade di Fiumalbo è come compiere un salto indietro nel tempo, in un’atmosfera magica che si sprigiona dalle case in pietra e dai vicoli tortuosi che si intrecciano tra la rigogliosa natura dell’Appennino Tosco-Emiliano. Borgo medievale incastonato tra le verdi colline, incanta con un fascino senza tempo e un significativo patrimonio culturale e artistico.

Suo fiore all’occhiello è la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, Santo Patrono, la cui costruzione, avviata nel XII secolo, raggiunse l’attuale imponenza soltanto dopo l’ampliamento del 1592. All’interno, custodisce affreschi e opere scultoree del celebre Wiligelmo, il primo scultore a firmare le proprie opere, lo stesso che contribuì alla decorazione del Duomo di Modena.

Ma ciò che rende davvero unico Fiumalbo è la presenza dei “casoni“, antiche abitazioni in pietra e terra risalenti all’epoca celtica, che ne testimoniano le origini millenarie, ben prima del Medioevo: situate nella località di Valdare lungo la strada per la frazione di Doccia, ai piedi del Monte Cimone, trasportano i visitatori in un paesaggio che ricorda le colline d’Irlanda e Scozia. Passeggiando tra i prati che ospitano tali antiche case celtiche, si viene pervasi da un senso di pace e meraviglia, in un contesto naturalistico straordinario.

Nonostante le dimensioni ridotte, il borgo vanta un sorprendente numero di edifici religiosi: ben sette tra chiese e oratori. Di fronte alla Chiesa di San Bartolomeo ecco la Chiesa dell’Immacolata Concezione, risalente al 1516, che per secoli ha ospitato la Confraternita dei Bianchi. La Confraternita dei Rossi, invece, aveva sede nella splendida Chiesa di Santa Caterina da Siena, oggi sede del Museo permanente dell’Arte Sacra, dove si possono ammirare pregevoli testimonianze della devozione locale tra cui spiccano un cinquecentesco dipinto dell’Ultima Cena e la Tavola di Sacaccino Sacaccini da Carpi “Madonna col Bambino in Trono”, i Santi Bartolomeo e Giovanni Battista della prima metà del XVI secolo.

Un’altra tappa imperdibile è la Chiesa di San Michele Arcangelo, la cui struttura ha subito varie modifiche nel corso dei secoli: caratterizzata da un’impronta romanica con abside semicircolare e navata unica, è un tesoro artistico che conserva affreschi risalenti al Quattrocento, emersi durante il restauro del 1931 per la costruzione del campanile.

Un paradiso per la vita all’aria aperta

Il piccolo borgo di Fiumalbo, con le case in sasso incastonate in un paesaggio incontaminato, è un vero rifugio per chi cerca pace e desidera godersi appieno la vita all’aria aperta. Durante le calde giornate estive, diventa il paradiso degli escursionisti che possono esplorare sentieri selvaggi e angoli nascosti dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Quando arriva l’inverno, si trasforma invece nella scelta ideale per gli appassionati di sport invernali. Gli amanti dello sci-alpinismo e del trekking con racchette da neve hanno l’occasione di cimentarsi in percorsi emozionanti, mentre chi vuole emozioni più forti può avventurarsi in motoslitta ad alta quota o sfidare la neve fresca con il free ride.
La Val di Luce è facilmente raggiungibile dal paese, e gli snowboarder e skier più esperti troveranno discese mozzafiato, con un dislivello di 800 metri, in totale libertà.

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Le più belle sagre gastronomiche nei borghi d’Italia

L’Italia è un paese ricco di tradizioni, le quali prendono vita soprattutto in occasione delle sagre, eventi unici dove respirare appieno l’essenza e l’autenticità del territorio in cui ci troviamo. Queste feste popolari rappresentano anche un’opportunità per scoprire piccoli borghi che, per un motivo o per un altro, non compaiono nelle classiche rotte turistiche, ma non per questo meno meritevoli di essere visitati.

Le sagre possono nascere per festeggiare eventi diversi, da quelli legati all’agricoltura come il raccolto a quelli di matrice religiosa, organizzati per omaggiare il santo patrono. Non mancano le sagre più deliziose, ossia quelle nate per raccontare un determinato prodotto gastronomico scelto come simbolo del territorio. Il tutto in un’atmosfera unica dove si crea un senso di comunità davvero speciale.

Queste sono le più belle sagre gastronomiche nei borghi d’Italia selezionate da SiViaggia.

XVI Festival Nazionale dei Borghi più belli d’Italia, Calabria

Dal 6 all’8 settembre, i borghi di Oriolo e Rocca Imperiale saranno i protagonisti della manifestazione annuale più importante dell’Associazione Borghi più belli d’Italia. L’evento, sostenuto dalla Regione Calabria, sarà ricco di convegni, dibattiti, mostre e degustazioni. Si tratta di un appuntamento molto importante perché permette non solo di far conoscere l’enorme patrimonio artistico, culturale e ambientale dei 362 borghi che fanno parte dell’Associazione, ma offre anche un’occasione per affrontare le problematiche relative alla vita dei piccoli borghi.

Festa dell’amaretto di Sassello, provincia di Savona

Qual è una delle specialità dolci più amate della Liguria? Sicuramente l’amaretto! E dove provarlo se non nel borgo dov’è nato nella seconda metà dell’800? Stiamo parlando di Sassello, in provincia di Savona, dove la produzione dell’amaretto è una cosa seria: si fa come una volta, utilizzando semplicemente zucchero, mandorle e uova. Tra le strade del centro storico di uno dei Borghi più belli d’Italia, l’8 settembre, potrete assaporare il celebre dolcetto dagli stand delle fabbriche più famose come Virginia o La Sassellese. Non mancano altre prelibatezze tipiche che potrete provare nei ristoranti locali.

Festival della Bottarga a Cabras, Oristano

Anche fuori stagione, la Sardegna offre tante opportunità per scoprirla e, una di queste, è sicuramente il festival dedicato a uno dei suoi prodotti più pregiati: la bottarga di muggine. Il 14 e 15 settembre, il borgo di Cabras, in provincia di Oristano, ospiterà grandi chef per condividere con i visitatori la cultura e le eccellenze del territorio con un occhio di riguardo alla sostenibilità. In questa occasione, i ristoranti vi accoglieranno nelle piazze principali del paese con menù speciali a base di bottarga e prodotti locali.

Bottarga muggine Cabras

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La bottarga di muggine tipica di Cabras

Sagra della Varola a Melfi, Potenza

Dal 18 al 20 ottobre, il borgo storico di Melfi, una delle cittadine della Basilicata più importanti sia dal punto di vista economico che turistico e storico, organizza la Sagra della Varola. Durante queste giornate, la castagna sarà la vera protagonista insieme a tante altre iniziative pensate per far divertire i partecipanti come musica, balli e stand gastronomici dedicati anche ad altre specialità del territorio.

Sagra del Fungo Cardoncello a Minervino Munge, Barletta-Andria-Trani

Il 26 e 27 ottobre, nel borgo autentico di Minervino Murge, si terrà la sagra di sua maestà il “fungo cardoncello”, un appuntamento fisso e irrinunciabile per moltissimi degustatori. Quella di Minervino è una delle tappe del più ampio evento Cardoncello on the Road che interesserà anche i paesi pugliesi di Poggiorsini, Spinazzola, Gravina in Puglia e Ruvo di Puglia. Durante questa sagra avrete anche l’opportunità di scoprire i luoghi d’interesse del borgo come la Grotta di San Michele o il Museo Civico Archeologico.

Sagra del cinghiale a Chianni, provincia di Pisa

Il borgo di Chianni organizza dal lontano 1976 la rinomata sagra del cinghiale, nata per far conoscere l’antica cucina contadina delle origini. Quest’anno si terrà nel mese di novembre, dal 7 al 10 e dal 14 al 17. L’evento non rappresenta solo l’occasione di provare questa specialità attraverso tante ricette diverse, ma anche un’opportunità per scoprire il paese e il suo territorio, ricco di natura, itinerari paesaggistici ed enogastronomici con radici ben affondate nella terra degli Etruschi.

Sagra dell’Oliva Dolce a Bitetto, provincia di Bari

Torna a Bitetto, borgo autentico della Rete Puglia, la Sagra dell’Oliva Dolce: dal 20 al 22 settembre, in occasione della XXXI edizione della manifestazione, si terranno due giorni dedicati alla cultura enogastronomica del territorio. In particolare, l’attenzione sarà riservata all’oliva baresana nella varietà Térmite di Bitetto, raccontata attraverso la passione e la professionalità dei maggiori produttori olivicoli locali, dei ristoratori e dei commercianti.

Chiesa Bitetto

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Cattedrale romanica a Bitetto

Sagra della Polenta di Arborea

Si svolgerà il 19 e il 20 ottobre, nel borgo sardo di Arborea, l’attesa Sagra della Polenta. La sagra rappresenta un’occasione unica per conoscere la storia e la cultura della Sardegna attraverso un piatto che unisce l’isola alle tradizioni gastronomiche di altri paesi italiani, con i quali è gemellato. In programma sono previsti anche tanti altri stand e attività pensate per divertire i partecipanti.

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In Piemonte parte il Treno della Vendemmia, l’itinerario

Parte il 22 settembre il treno storico con la locomotiva a vapore che porta i viaggiatori alla scoperta del territorio della Val Sesia, in Piemonte, dei suoi vigneti e della centenaria tradizione delle vendemmia.

Cosa comprende il viaggio

I partecipanti vivranno un’intera giornata all’aria aperta, con una passeggiata tra i vigneti su un percorso in parte asfaltato e in parte sterrato (è disponibile un servizio navetta per chi avesse difficoltà, con obbligo di segnalarlo in fase di prenotazione), un pranzo del contadino in collina a base di prodotti tipici, la pigiatura dell’uva, la visita a chiese e ad altri palazzi del paese di Sizzano, situato ai piedi di 12 colline degradanti verso il fiume Sesia, che ospita l’evento “Benvenuta vendemmia”.

In caso di pioggia, in sostituzione della vendemmia turistica, è prevista una visita in cantina,  pranzo e pigiatura delle uve sotto una struttura al riparo dalle intemperie. Non mancherà un banco di assaggi dei vini DOC delle colline novaresi tra cui il Sizzano, che quest’anno è stato insignito del titolo di “Città Europea del Vino”, vino le cui lodi sono state tessute anche da Camillo Benso Conte di Cavour.

Treno della Vendemmia: info utili

Il treno, composto da una locomotiva a vapore e carrozze d’epoca “Corbellini”, parte da Novara alle 9.40 per arrivare a Sizzano alle 10.29 dove si ha l’opportunità di trascorrere una bellissima giornata in vigna in compagnia di tutta la famiglia. Il ritorno a bordo del treno storico è previsto per le 17.33 con arrivo a Novara alle 18.25. L’esperienza costa 60 euro pe gli adulti e 30 per i bambini dai 4 ai 12 anni. Gratis per i bambini sotto i 4 anni (senza garanzia del posto a sedere e senza pranzo). Chi lo desidera, può portare gratuitamente la propria bicicletta sistemandola nell’apposito bagagliaio attrezzato.

Il Treno della Vendemmia percorre la Ferrovia della Valsesia, nel cuore di una delle valli più verdi d’Italia, dominata dal massiccio del Monte Rosa. Questa linea ferroviaria, aperta alla fine dell’800, contribuì allo sviluppo sociale, economico e culturale di tutti i territori attraversati dalla ferrovia dall’alto novarese fino alla Val Sesia.

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Parte il treno della Sila, il bellissimo percorso attraverso la Calabria

La Società Ferrovie della Calabria, in collaborazione con la Regione Calabria, ha potenziato i propri servizi turistici per promuovere la mobilità collettiva nelle aree di interesse culturale e naturalistico del territorio. Per tutte le domeniche di settembre, i viaggiatori avranno l’opportunità di esplorare l’Altopiano Silano a bordo del “Treno della Sila“, la storica locomotiva delle Ferrovie della Calabria che percorre la suggestiva tratta Camigliatello – San Nicola S.M.

Un viaggio che non solo permette di ammirare le bellezze naturali e paesaggistiche, ma propone anche un’offerta enogastronomica diffusa con prodotti tipici locali. L’iniziativa mira a valorizzare le tradizioni e l’identità della zona per offrire ai visitatori un’esperienza autentica e immersiva nel cuore della splendida regione.

Tutto il fascino senza tempo del Treno della Sila

Il Treno della Sila è un gioiello storico che permette di immergersi appieno nell’incanto del Parco Nazionale della Sila: la locomotiva Borsig del 1926, restaurata con cura insieme alle carrozze in legno originali, riporta i viaggiatori indietro nel tempo, lungo la tratta che va da Moccone a San Nicola Silvana Mansio, passando per suggestive località come Camigliatello Silano e Croce di Magara.

La stazione di San Nicola Silvana Mansio, dove avviene il carico passeggeri a 1405 metri sul livello del mare, è la più alta stazione ferroviaria a scartamento ridotto d’Italia, e rappresenta il punto di svolta per il treno, dove la locomotiva viene preparata per il viaggio di ritorno seguendo un’affascinante procedura manuale: i macchinisti riforniscono di carbone la fornace, fanno scorta d’acqua, oliano bronzine e bielle.

La ferrovia, costruita agli inizi del Novecento, ha visto il ritorno dell’iconico treno che “stride, fischia e sbuffa” nel 2016, dopo un intenso lavoro di recupero. Arrampicandosi tra montagne e vallate, il Treno della Sila è l’occasione unica e imperdibile per conoscere e ammirare il parco silano da un punto di vista inedito.

Un viaggio lento e un panorama che non si dimentica

Quando il Treno della Sila si avvicina, i primi segni della sua presenza sono il fischio nostalgico e lo sbuffo di vapore che si solleva tra gli alberi. Il nero e rosso della locomotiva Borsig 353 emerge maestoso, seguito dal verde delle carrozze, che sembra fondersi con il bosco tutt’intorno. In un attimo, il tempo sembra rallentare: salire a bordo significa abbracciare un ritmo lento cui non siamo più abituati. I sedili di legno donano una vista privilegiata sui paesaggi incontaminati della Calabria, ma il vero spettacolo si gode dal predellino del primo vagone, dove il vento accarezza il viso e il cuore si riempie della bellezza selvaggia della Sila.

Il treno avanza costeggiando la provinciale, per poi immergersi nelle rigogliose foreste dell’altopiano silano. Dopo aver attraversato l’imponente viadotto Camigliati, alto 166 metri, la vegetazione diventa più fitta e il percorso si fa più ripido. La stazione di Croce di Magara, a 1354 metri di altitudine, segna l’inizio di una leggera discesa che solca il fiume Neto.
L’ultima parte del viaggio è un susseguirsi di panorami mozzafiato, con la vista sulla vallata del Crati, il lago artificiale di Cecita e le sinuose curve che conducono alla stazione di San Nicola Silvana Mansio. Un viaggio indimenticabile che regala momenti di pura meraviglia.