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Il Carnevale più insolito d’Europa? Una sfilata di mostri. Ecco dove

Il Carnevale, un festival di maschere, colori e risate, è sempre stato un momento di gioia per grandi e piccini. Questa festa, che si svolge in ogni angolo dell’Italia, è una delle più attese dell’anno, capace di far rivivere le antiche tradizioni e di portare un’ondata di allegria in ogni angolo del Paese.

Ma il Carnevale non è solo una ricorrenza italiana. In tutto il mondo, la gente si riunisce per celebrarla secondo le proprie tradizioni, alcune delle quali forse ancora poco note, a cui vale assolutamente la pena partecipare.

Il nostro viaggio di oggi ci porta in Ungheria, nel pittoresco paese di Mohács, lungo le rive del Danubio. Dal 8 al 13 febbraio, questo tranquillo borgo si trasforma in un’esplosione di colori e suoni, un turbinio di allegria che riempie le strade e i cuori dei suoi abitanti, dando vita alla magia del Carnevale, conosciuto localmente come Busójárás.

Il Carnevale di Mohács, un vortice di colori e tradizioni ungheresi

Carnevale Mohács
Carnevale di Mohács, Ungheria

Le radici del Carnevale di Mohács sono profondamente intrecciate con la storia dell’Ungheria e risalgono al lontano 1783. Questa tradizione centenaria ha saputo resistere al passare del tempo, evolvendosi fino a diventare uno dei carnevali più importanti e amati in tutta Europa.

È un autentico rituale, un momento di condivisione e celebrazione che ti permetterà di immergerti completamente nelle tradizioni locali. Al centro di tutto, ci sono i Busó: figure affascinanti e misteriose che, con le loro tipiche maschere di legno e costumi tradizionali, animano la città.

Create dagli abili artigiani locali, non sono semplici oggetti, ma veri e propri simboli e testimonianze di un’arte millenaria, che si tramanda di generazione in generazione. Quando sfilano per le strade, il loro grido di battaglia bao-bao risuona nell’aria, creando un’atmosfera carica di emozione e fascino.

Farsangtemetés: addio all’Inverno

Il Carnevale di Mohács culmina con un rituale tanto affascinante quanto simbolico: la cerimonia del Farsangtemetés, che assume le forme di un funerale simbolico, rappresentando l’addio all’inverno e il benvenuto alla primavera. È un momento di rinnovamento che coinvolge l’intera comunità in un grande abbraccio festoso. Le strade si animano, i volti si illuminano e l’aria si riempie di risate e allegria, segnando l’arrivo di una nuova stagione e la promessa di giorni più luminosi.

La piazza principale prende vita e si illumina, la danza delle fiamme, la melodia avvolgente della musica e i movimenti ritmici dei balli creano un’atmosfera di gioia contagiosa. È un vero e proprio caleidoscopio di emozioni uniche e imperdibili.

E poi c’è l’accensione del falò serale, uno dei momenti più attesi e popolari del Carnevale. Un enorme fuoco brucia al centro della piazza principale, illuminando i volti dei Busó e degli ospiti con una luce calda e accogliente. Il bagliore delle fiamme danza sulle maschere di legno, mentre la musica ad alto volume fa da colonna sonora a questo spettacolo indimenticabile. Di tanto in tanto, il suono dei cannoni interrompe la melodia, aggiungendo un tocco di suspense e di emozione.

Inoltre, ogni angolo della città si trasforma in un banchetto di sapori, con bancarelle che offrono le più autentiche specialità ungheresi. Sotto tende colorate e tra risate e chiacchiere, i visitatori possono assaporare piatti di carne succulenti, preparati secondo antiche ricette e abilmente conditi con spezie locali. L’aroma invitante delle pietanze si diffonde nell’aria, mescolandosi con l’odore del famoso vino della regione. E infine, nessuna festa sarebbe completa senza i dolci caratteristici. Qui, la ciambella regna sovrana, può essere gustata in versione salata o dolce e ogni morso è un’esplosione di gusto che delizia il palato.

Carnevale Mohács
Carnevale di Mohács, Ungheria
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Una nuova scoperta getta luce su un’antica civiltà

L’Italia, ricca di storia e di grandi tradizioni, non smette mai di stupire e dai meandri della terra spunta sempre qualcosa che ricorda le nostre civiltà passate.

È quanto è accaduto sull’isola di Ustica. Nel Villaggio dei Faraglioni, l’antico insediamento sull’isola, risalente all’Età del Bronzo Medio (1400-1200 a.C.), è stata rinvenuta una fortificazione datata oltre 3.000 anni fa.

Una scoperta sensazionale

La scoperta getta nuova luce sulle tecniche di costruzione delle strutture difensive nella preistoria nel bacino del Mediterraneo.

Si tratta di una cinta muraria antecedente a quella già nota agli studiosi, una struttura lunga quanto le mura di cinta principali del Villaggio dei Faraglioni alte fra i 4 e i 5 metri, il che dimostra quanto il sistema difensivo fosse articolato e anche molto sofisticato.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Applied Geophysics”, è stato realizzato da un team di ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in collaborazione con il Parco archeologico di Himera, Solunto e Iato della Regione Siciliana, l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, l’Associazione Villaggio Letterario di Ustica, il Laboratorio Museo di Scienze della Terra di Ustica, l’Università degli Studi di Siena, il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste e naturalmente il ministero della Cultura.

Per effettuare le ricerche, sono stati utilizzati alcuni strumenti scientifici di ultima generazione come il georadar e la tomografia elettrica

L’importanza del sito archeologico di Ustica

Grazie al suo ottimo stato di conservazione e all’enorme mole di materiale restituito, il Villaggio dei Faraglioni di Ustica, situato in Contrada Tramontana, nella parte settentrionale dell’isola, costituisce un esempio significativo e completo di abitato della Media Età del Bronzo, testimoniando un momento di particolare sviluppo e di intenso popolamento dell’isola.

Il villaggio si estendeva in un’area di oltre 7000 metri quadrati su un’altura affacciata sul mare ed era naturalmente difeso a Est dall’alta scogliera e sugli altri tre lati era protetto da una possente fortificazione.

Il villaggio, organizzato in base a un ordinato piano urbanistico con stretti vicoli, comprendeva delle capanne costruite con la pietra locale ed erano soprattutto di forma circolare. Anche l’arredamento interno che si è ben conservato risultava essere molto ricco, a testimonianza dell’elevato tenore di vita della popolazione residente.

Dagli archeologi, è ritenuto uno degli insediamenti mediterranei meglio conservati della sua epoca.

Il mistero irrisolto di Ustica

Nonostante Ustica continui a regalare indizi sulla sua storia, la sua cultura e la sua civiltà così evoluta, resta ancora irrisolto il mistero del perché, improvvisamente, intorno al 1200 a. C., così sostengono gli studiosi, la vita nel villaggio sia stata bruscamente interrotta.

L’ipotesi più accreditata è che la causa sia da ricercarsi in un evento improvviso la cui origine è ancora avvolta dal mistero.

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Panettone, re della tavola. L’Italia a Natale è un trionfo di sapori

Quando la magia del Natale entra nelle nostre case, ogni angolo si riempie di un’energia speciale. Le luci scintillanti dell’albero brillano, illuminando i volti di chi amiamo e infondendo un senso di attesa e meraviglia. Le decorazioni natalizie, accuratamente selezionate, trasformano gli spazi quotidiani in luoghi incantati, dove ogni oggetto racconta una storia di amore e tradizione.

Ma al di là degli addobbi, dei regali e delle canzoni natalizie, c’è un elemento che rende questa festività ancora più indimenticabile: i dolci tipici, con le loro forme familiari e i profumi avvolgenti, sono un vero e proprio viaggio nel tempo. Ci riportano alle cucine delle nostre nonne, in cui ogni ingrediente era scelto con cura e ogni ricetta era un’eredità da custodire gelosamente. Sono i protagonisti indiscussi delle feste, capaci di riscaldare i cuori e di riunire le famiglie intorno a un unico, dolce sapore.

E così, mentre l’inverno avanza e il Natale si avvicina, c’è una domanda che divide l’Italia: team pandoro o panettone?

Panettone: il capolavoro della pasticceria natalizia italiana

Nel cuore di ogni italiano, c’è un posto speciale riservato al panettone. Questo dolce tradizionale, con le sue morbide fette piene di canditi e uvetta, è più di un semplice dessert natalizio. È un simbolo di convivialità, di festa, di casa. E secondo un recente studio condotto da Redmarketing, non solo regna sovrano sulla tavola natalizia, ma domina anche le ricerche sul web.

L’analisi ha scrutato le abitudini online degli utenti, rivelando una verità sorprendente: il panettone è il dolce natalizio più ricercato su internet. Questo dato rivela non solo la sua popolarità indiscussa, ma anche la passione e la curiosità degli italiani per le varianti e le reinterpretazioni della ricetta originale.

Lo studio ha evidenziato, infatti, come le ricerche relative a “panettone artigianale” siano in costante aumento. Questo dato riflette una preferenza per i prodotti che sono percepiti come più autentici e legati alla tradizione, oltre a una ricerca di qualità superiore rispetto alla produzione industriale. Il panettone artigianale rappresenta un ritorno alle radici, una scelta che privilegia la cura dei dettagli, l’attenzione per gli ingredienti e la passione per l’arte pasticcera.

Gli italiani non si limitano a comprare il panettone, ma vogliono provare a farlo in casa, a mettere le mani in pasta, a sentirne l’aroma che si diffonde nelle stanze, a vivere l’emozione di vedere il proprio dolce che lievita e si colora nel forno. Insomma, con la sua ricca storia, la sua capacità di innovarsi senza mai tradire la sua anima, il panettone sembra destinato a rimanere una stella luminosa nel firmamento delle delizie gastronomiche italiane.

Non solo panettone: alla scoperta delle tradizioni dolciarie Italiane

In Italia, la tradizione dei dolci natalizi è un affascinante viaggio culinario che varia da regione a regione, offrendo una straordinaria varietà di sapori e profumi.

Mentre all’estero questo dolce è spesso considerato l’icona del Natale italiano, qui da noi la realtà è ben più variegata. Infatti, da nord a sud, passando per le isole, il nostro Bel Paese offre una tavolozza di dolci natalizi che deliziano il palato e riscaldano il cuore.

Il nostro viaggio inizia in Lombardia, dove l’inverno si veste di dolcezza con la Bisciola Valtellinese. Questo pane dolce è un vero trionfo di sapori: la morbidezza dell’impasto si unisce all’uvetta, alle noci e ai fichi, creando un’armonia di gusti che danza sul palato. Ogni morso è un invito a rallentare e godersi il momento, a lasciarsi avvolgere dall’atmosfera natalizia. Proseguiamo il nostro viaggio andando a nord-est, nel cuore delle montagne del Trentino-Alto Adige. Qui, tra le cime innevate e i paesini addobbati, fa da protagonista lo Zelten, un pane dolce speziato, omaggio alla tradizione e alla semplicità: la frutta secca e candita si unisce a spezie calde e avvolgenti, in un abbraccio unico di sapori.

La prossima tappa è la Capitale, Roma, dove il Pangiallo trionfa sulle tavole natalizie. Questo dolce antico, ricco di frutta secca e miele, è un omaggio alla storia e alla tradizione. Il suo gusto particolare e avvolgente ci riporta indietro nel tempo, in un viaggio tra i sapori e i profumi del passato. Infine, arriviamo in Toscana, dove il Panforte regna sovrano. Questo dolce speziato, denso di frutta secca, è un must per il Natale. La sua consistenza compatta e il suo sapore intenso sono un’esplosione di gioia, un abbraccio caloroso che ci avvolge e delizia i sensi.

Il sud Italia, invece, con la sua anima calorosa e accogliente, ci regala dolci che sono un vero inno alla felicità. A Napoli, i piccoli e dorati Struffoli sono un’esplosione di dolcezza, mentre in Puglia le Cartellate, immancabili durante le feste, sono annodate a mano e immerse nel vin cotto.

Questo viaggio tra i dolci di Natale italiani è un vero e proprio omaggio alla ricchezza e alla diversità della nostra bellissima penisola. Un itinerario che ci riporta alle nostre radici, che ci fa sentire a casa e ci avvolge con il suo calore. Perché in fondo, il Natale è questo: un momento di felicità da gustare insieme, un pezzo di dolce da condividere, un sorriso da scambiare. E noi italiani, sappiamo bene come farlo.

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Al mare con Babbo Natale: la bizzarra usanza francese che ci piace

Man mano che la neve cade silenziosamente e le luci natalizie illuminano le strade, ogni angolo del mondo si prepara ad accogliere il Natale con gioia e meraviglia, celebrando una miriade di tradizioni uniche e affascinanti.

Tra le tante, ce n’è una che suscita particolare attesa e curiosità: il bagno di Natale a Nizza, in Francia. Un centinaio di audaci si danno appuntamento sulla spiaggia, pronti a immergersi nelle acque fresche del Mediterraneo per questa usanza bizzarra. Accompagnati da Père Noël (l’equivalente francese di Babbo Natale), questi coraggiosi nuotatori sfidano il freddo in nome della tradizione e del divertimento.

Un’indimenticabile nuotata natalizia con Babbo Natale a Nizza

bagno di natale nizza

Fonte: IPA

Bagno di Natale a Nizza

La tradizione che scalda il cuore è tornata, un appuntamento tanto atteso quanto amato. Come ogni anno, pochi giorni prima delle vacanze di fine anno, si è rinnovato l’emozionante rituale del bagno popolare di Natale sulla Promenade des Anglais a Nizza, nelle Alpi Marittime.

Un evento imperdibile, che ha coinvolto e affascinato tutti i presenti. Un’occasione unica per immergersi nello spirito del Natale e creare ricordi unici e originali. L’evento, organizzato dalla Fédération Sportive et Gymnastique du Travail 06 (FSGT) in collaborazione con la città di Nizza, ha radunato una folla impavida, pronta a immergersi nelle acque fresche del Mediterraneo per festeggiare l’arrivo del Natale.

L’incontro, avvenuto sulla spiaggia di Ruhl, è diventato una leggenda, un momento di festa e di unione che risveglia lo spirito natalizio in modo unico e indimenticabile. Più di una tradizione: è un tributo alla vita, all’amore e alla gioia di stare insieme.

La tradizione invernale che celebra lo spirito natalizio

Il bagno di Natale a Nizza è un evento che va ben oltre un semplice tuffo nel mare. Si tratta di un’intera giornata di festeggiamenti, un vero e proprio carnevale invernale che cattura l’essenza dello spirito natalizio in un modo del tutto unico.

La giornata si apre con la sfilata dei pointus, piccole imbarcazioni colorate tipicamente provenzali. Queste barchette, dipinte con vivaci sfumature, danzano sull’acqua in un balletto pittoresco, creando un quadro vivace che sembra uscito da un dipinto. Il rumore delle onde che si infrangono contro le barche si mescola alle risate e agli applausi della folla, dando il via alla festa in un tripudio di colori e suoni.

Segue la parata dei kayak del Sea Club. I membri del club, con le loro imbarcazioni eleganti e agili, solcano le onde con grazia e destrezza. Mentre remano lungo la costa, offrono uno spettacolo affascinante che aggiunge un tocco di avventura alla festa. La vista dei kayak che si muovono sinuosamente tra le onde è un’immagine indimenticabile, un simbolo della forza e del coraggio che caratterizzano questa celebrazione.

Imperdibile lo spettacolo delle cheerleader cattura l’attenzione dei partecipanti e degli spettatori. Le ragazze, con i loro costumi colorati e le pompon scintillanti, eseguono routine acrobatiche che mescolano danza e gymnastics. Sotto il cielo azzurro di Nizza, illuminano la scena con la loro energia contagiosa e le loro performance mozzafiato.

E infine, un momento emozionante, pieno di tensione e adrenalina, è la gara di nuoto di 250 metri. I nuotatori, vestiti con costumi da bagno colorati, si tuffano nel mare e iniziano a nuotare con determinazione.

L’evento è aperto a tutti, e la registrazione può essere effettuata sul posto. Non importa se sei un nuotatore esperto o un principiante, il bagno di Natale è un’esperienza unica che ti permette di celebrare il Natale in un modo del tutto speciale.

Promenade des Anglais

Fonte: iStock

Promenade des Anglais, Nizza
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L’Hogmanay: le tradizioni di un Capodanno indimenticabile

C’è chi celebra la fine e l’inizio di un anno a settembre e chi, invece, è più tradizionalista e fa coincidere la fine del proprio anno con quella canonica del 31 dicembre.

Una cosa che li accomuna? In tanti apprezzano trascorrere questi momenti seguendo delle tradizioni, che – male non fa – siano anche di buon auspicio per il futuro. Ce ne sono tante, del resto paese che vai, usanza che trovi, ma ognuno può decidere di abbracciare e mettere in pratica le proprie, oppure di trarre ispirazione da quelle di altri luoghi.

Come l’Hogmanay: si tratta di un termine scozzese che indica proprio i festeggiamenti che si fanno in occasione del Capodanno e pare essere di origine molto antica. Perché non provare a immergersi in questa atmosfera per concludere l’anno e iniziare quello nuovo in maniera indimenticabile?

Per viverlo pienamente bisogna volare in Scozia, magari proprio a Edimburgo la sua capitale.

L’Hogmanay: di che cosa si tratta

Pare che si tratti di una tradizione molto antica, quella dell’Hogmanay, che ancora oggi si usa seguire per accogliere l’anno nuovo in Scozia. Chi decide di festeggiare il Capodanno così, dovrà seguire qualche piccola regola. Tra le tante quella di pulire casa, attività che, ovviamente, ha lo scopo di lasciarsi alle spalle il passato e iniziare l’anno nuovo con lo spirito giusto. Molto celebre, poi, quella del first-footing che prevede che, la prima persona a superare la soglia della propria abitazione allo scoccare del Capodanno, sia di sesso maschile, alta e con in capelli castani. Ovviamente non dovrà essere a mani vuote ma portare con sé una bottiglia di whisky e qualche altro dono. La prima cosa che si farà? Brindare all’anno nuovo con un po’ di distillato.

Un’altra tradizione interessante è quella secondo la quale il primo giorno dell’anno è bene che nessun oggetto venga portato fuori casa, almeno fino a quando non ne viene portato uno nuovo.

Edimburgo, dove vivere l’Hogmanay

Per vivere appieno lo spirito dell’Hogmanay vale la pena volare a Edimburgo, la bellissima capitale della Scozia. Qui sono in programma diversi eventi per accogliere il nuovo anno con la predisposizione giusta.

Ad esempio, la sera del 29 dicembre si tiene una fiaccolata nel centro storico della città, che ha anche uno scopo benefico. Inizio alle 18, il percorso prenderà il via alle 19,30 per concludersi intorno alle 21. Il 30, invece, spazio alla Night Afore Disco Party sotto il castello di Edimburgo.

Artisti di strada, musica, cibo e bevande: la sera del 31 l’appuntamento è con il Hogmanay Street Party: sono previste diverse aree, compresa una dedicata alla Silent Disco. Inoltre, ci sarà un concerto dei Pulp, celebre band britannica.

Appuntamenti per grandi e piccini, per vivere l’attesa e l’inizio dell’anno in maniera speciale e unica, volando in luoghi suggestivi come solo la Scozia ed Edimburgo sanno essere.

Ci sono, poi, diverse tappe da inserire in un itinerario di viaggio se si visita questa città. Tra queste il castello, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che domina l’orizzonte dalla cima di Castle Rock, oppure – se si è appassionati di libri – si deve visitare l’Elephant House, dove J.K. Rowling ha iniziato a scrivere Harry Potter. Da non perdere anche la cattedrale St. Giles in stile gotico. E poi camminare per la città, per carpirne ogni, bellissimo, dettaglio.

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Altro che Grinch, in questi Paesi i personaggi di Natale fanno paura

Il Grinch lo conosciamo tutti: sarà per il romanzo che ne racconta le vicende, o per i film, ma nell’immaginario collettivo la sua figura è legata al Natale ed è un po’ l’antitesi allo spirito di questo periodo dell’anno.

Ma ci sono Paesi che, nella tradizione del Natale non hanno solo momenti di bellezza e condivisione, o gentili signori che portano doni, ma che hanno personaggi che fanno davvero paura: da gatti giganti, a vecchie streghe, da spiriti maligni fino a demoni: i cattivi delle feste e le leggende.

I personaggi di Natale più spaventosi di tutti

Paese che vai, tradizione che trovi. Inevitabile, dunque, che nel folklore ci siano personaggi spaventosi e terrificanti, che hanno popolato fiabe e leggende (e probabilmente le notti insonni di molti bambini). Comprese quelle legate alle tradizioni delle feste e al Natale. Perché se è vero che in tanti luoghi del mondo questo è un momento di gioia e condivisione, è anche vero che le storie tramandate dal passato non raccontano solo questo, ma anche di mostri e demoni.

Come accade in Islanda, dove il Gatto di Yule (Jólakötturinn), animale di grandi dimensioni e molto feroce, secondo la leggenda si nasconde nella campagna pronto a sbranare le persone che non hanno ricevuto dei vestiti nuovi da indossare prima della notte del 24 dicembre. Ancora oggi, quindi, c’è chi porta avanti la tradizione di scambiarsi capi d’abbigliamento i giorni prima che arrivi il Natale.

Sempre in Islanda ci sino gli Yule Lads, 13 esseri che somigliano a orchi che – dal 12 al 24 dicembre – entrano a uno a uno nei paesi per fare degli scherzi. Ripartono (rigorosamente uno alla volta) tra Natale e l’Epifania.

Germania e Austria (ma non solo): i personaggi più paurosi

Tra Germania, Austria  – e altri paesi limitrofi – ci sono altri personaggi paurosi. Terrificante anche Frau Perchta, la cui figura è nota nella Germania meridionale e in Austria. La sua descrizione fisica è sempre diversa, ma ciò che compie resta uguale. Si racconta che giri per le montagne durante il periodo di Natale, per poi entrare nelle case la notte che precede l’Epifiania. A chi è stato buono lascia monete d’argento nelle scarpe, mentre i cattivi fanno una brutta fine.

La storia di Hans Trapp, invece, è nota nella zona dell’Alsazia Lorena. Si dice che si presenti come un anziano uomo coperto di pelli e che chieda ai bimbi di recitargli una poesia. Se ci riescono nessun problema, ma diversamente arrivano i guai: la leggenda racconta che li prende a frustate.

In Austria e Germania (ma anche in alcune aree del Friuli – Venezia Giulia e del Trentino-Alto Adige), poi, ci sono i Krampus protagonisti della notte precedente al giorno di San Nicola. L’aspetto è terrificante, si tratta di demoni che hanno corna e zanne, e si muovono per le strade cercando i bambini cattivi.

Impossibile dimenticare Belsnickel, un uomo che si presenta con una pelliccia (a volte anche con una maschera dotata di una lunga lingua) e dall’aspetto dismesso. Con lui ha un bastone che si dice venga utilizzato per picchiare i bambini cattivi, mentre per quelli buoni ha pronti dolciumi e varie golosità.

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Mercatini di Natale ad Aosta: le date e cosa bisogna sapere

La Valle d’Aosta ha inaugurato il periodo più magico dell’anno. Fino a inizio gennaio le festività si tingono dei colori della tradizione e riempiono di allegri e pittoreschi mercatini il territorio, regalando ai visitatori di tutte le età atmosfere fiabesche e l’opportunità di trovare il regalo perfetto, tra prodotti tipici e il meglio della produzione artigianale valdostana. Ecco cosa sapere sui Mercatini di Natale ad Aosta e sugli altri eventi imperdibili della regione più piccola d’Italia.

Mercatini di Natale ad Aosta, cosa sapere

Tutti i giorni, fino al 7 gennaio 2024, le vie e le piazze del centro storico di Aosta si trasformano in un affascinante Mercatino di Natale a cielo aperto, che riempie di luci, colori e atmosfere magiche il territorio della regione più piccola d’Italia. Si chiama “Marché Vert Noël”, e si articola in alcuni luoghi simbolo del capoluogo valdostano.

Le piazze Roncas, Caveri e Giovanni XXIII – quest’ultima conosciuta come piazza della Cattedrale – ospitano per più di un mese un incantevole villaggio alpino, ricco di idee regalo per celebrare al meglio il Natale. È possibile trovare manufatti di artigianato tipico valdostano, prodotti enogastronomici del territorio, oggetti d’antan e ispirazioni nordiche. Il tutto è allestito sui banchi delle tipiche casette in legno della tradizione natalizia.

I Mercatini di Natale offrono anche l’occasione di regalarsi una passeggiata tra i monumenti simbolo della città e punti di interesse, come le torri medievali, Porta Praetoria, il museo archeologico, la Cattedrale, la Collegiata di Sant’Orso e il Teatro Romano.

Gli altri eventi natalizi da non perdere

Risalendo la valle di Gressoney, è possibile immergersi in un’altra importante tradizione. Qui si parla walser, l’antica lingua germanica, e a Gressoney-La-Trinité, il Mercatino di Natale, si chiama – non a caso – “Wiehnacht Märt”. Per tutta la giornata di sabato 2 dicembre, nell’isola pedonale del paese, si potrà visitare la mostra-mercato con le creazioni degli artisti locali e acquistare i prodotti agroalimentari della regione, mentre bambini e bambine potranno incontrare Babbo Natale e i suoi elfi nella sua casa. Sempre a Gressoney, martedì 5 dicembre si celebra San Nicola – “SanKt Kloas” – festa ispirata alla tradizione germanica, un’usanza della minoranza walser ancora molto sentita dai più piccoli.

Il Petit Marché du Bourg a Châtillon si svolgerà quest’anno nel borgo del paese il 2 dicembre, raggruppando circa 100 espositori che propongono oggetti e decorazioni natalizie, candele, artigianato tipico, decoupage e cartonage, fiori secchi, pizzi e ceramiche.

Il vischio, invece, già noto come simbolo di prosperità presso le popolazione celtiche, ha una sua festa, organizzata a Saint-Denis, nella Valle Centrale, per rievocare l’antica tradizione della raccolta di questa pianta beneaugurante che cresce nei boschi circostanti. La Festa del Vischio è programmata, come da tradizione, per l’8 dicembre, dove sono immancabili i banchi di un mercatino tipico e l’accensione di un falò druidico. Il 9 dicembre sarà la volta del Petit Marché de Noël, a Brusson, nella val d’Ayas, piccolo e delizioso mercato di prodotti dell’artigianato.

Dal 7 al 9 dicembre, nel borgo di Hône si svolgerà la Festa della Micòoula, la sagra dedicata al tipico pane nero di segale con castagne, noci, fichi secchi, uva passa, e, talvolta, anche scaglie di cioccolato. Una vera prelibatezza del patrimonio gastronomico valdostano. In origine la micòoula — che già in epoca medievale era preparata a dicembre — era l’antico pane con castagne tipico della vallata di Champorcher. Poi, arricchita negli ingredienti, si è imposta come dolce natalizio, destinato ad allietare anche le successive veglie invernali nel villaggio di Hône. Il mercatino, evento principale della festa, si svolge l’ 8 dicembre, dal mattino, in occasione dell’Immacolata. Durante la giornata, gli abitanti del posto propongono dimostrazioni di impasto e cottura del pane.

Le festività natalizie a Bard

In occasione delle festività, il borgo medievale di Bard, all’ombra dell’imponente Forte, ospita tante iniziative per tutta la famiglia. Il 10 dicembre torna il tradizionale Mercatino di Natale, che si aggiunge all’atmosfera magica dei presepi e agli gnomi natalizi. Prevista, inoltre, la seconda edizione dello spettacolo delle “Lumières de Noël au Fort de Bard – Luci di Natale al Forte di Bard”. Si tratta di uno spettacolo immersivo a 360° di video mapping nella grande Piazza d’Armi della fortezza, dove le facciate saranno lo scenario di un’atmosfera scintillante a tema “La Valle incantata”, in omaggio alle tradizioni e ai paesaggi della Valle d’Aosta.

Mercatini di Natale di Aosta: info utili

Il Marché Vert Noël rimarrà aperto tutti i giorni, fino al 7 gennaio 2024, nei seguenti orari:

  • dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 20
  • sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 22
  • il giorno di Natale e il giorno di Capodanno, dalle 15 alle 20

Come raggiungere Aosta

Torino è collegata direttamente con l’autostrada A5 e dista solo 55 km da Pont-Saint-Martin – porta “Est” della Valle d’Aosta e primo comune che si incontra entrando in Valle d’Aosta – 98 km dal capoluogo regionale Aosta (uscita Aosta Est) e 136 da Courmayeur. Provenendo, invece, da Milano (164 Km), lungo l’autostrada A4 occorre imboccare il raccordo a Santhià, in direzione Aosta. Limitato anche il tempo di percorrenza per chi proviene da Genova (226 km).

Raggiungere la Valle d’Aosta in treno è una buona alternativa al traffico stradale e alla nebbia dei mesi invernali, oltre che all’inquinamento. La stazione ferroviaria di Aosta è ubicata vicino al centro storico della città e nell’immediata prossimità della stazione di partenza della telecabina che collega il capoluogo valdostano al comprensorio sciistico di Pila. Aosta è collegata senza cambi con le stazioni di Torino Porta Nuova e Torino Porta Susa, con oltre 20 corse giornaliere, e un tempo di percorrenza inferiore ai 120 minuti. Le principali stazioni ferroviarie valdostane che si incontrano lungo il tracciato (Pont-Saint-Martin, Verrès e Châtillon/Saint-Vincent) sono collegate alle valli laterali da servizi bus con partenze generalmente correlati agli orari dei treni.

Arrivare in treno da Milano è possibile in circa 180 minuti, con un cambio treno alla stazione di Chivasso. Attenzione: per lavori di elettrificazione della ferrovia, il servizio di trasporto lungo il tratto Ivrea-Aosta, dal 3 gennaio 2024 fino al 13 dicembre 2026 sarà effettuato mediante autobus.

Gli aeroporti più vicini sono Milano Malpensa e Torino. Per i camperisti, infine, sono presenti 2 parcheggi: viale Piccolo San Bernardo (parcheggio antistante il cimitero) a pochi minuti dalla città, gratuito, e CamperPark (via Caduti del lavoro) vicinissimo al centro, custodito e a pagamento.

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Il gusto del mare in un’atmosfera incantevole

Se siete alla ricerca di un’esperienza culinaria unica, che unisca tradizione, autenticità e una vista mozzafiato sul mare, il ristorante Bellavista è il luogo perfetto. Situato nella suggestiva collina di Giulianova, in provincia di Teramo, questo ristorante storico è stato fondato nel 1975 dai coniugi Caralla e oggi è gestito con passione e dedizione dai loro figli Mirella, lo Chef e Roberta e Luigi, i responsabili di sala.

La storia del Bellavista è una storia di tradizione familiare che si tramanda di generazione in generazione. Ogni piatto è preparato con cura e rispetto per la cucina mediterranea e le radici abruzzesi, offrendo ai clienti un’esperienza autentica e genuina. I sapori semplici e le ricette tradizionali si fondono armoniosamente per creare un vero e proprio viaggio culinario nel cuore dell’Abruzzo.

Da assaggiare il celebre piatto pluripremiato!

La specialità del ristorante Bellavista è il celebre Brodetto alla Giuliese, un piatto che ha conquistato i palati di numerosi visitatori e che è stato premiato come il miglior Brodetto dell’Adriatico. Il brodetto, originariamente un piatto “povero” della cucina marinara, nasce infatti dalla generosità degli armatori che donavano ai pescatori i pesci meno pregiati.

Nel tempo, ogni regione e ogni zona ha personalizzato la ricetta base secondo la propria tradizione e rispettando la disponibilità del pescato. Per assaporare la speciale versione della famiglia Carella, basterà recarsi al ristorante Bellavista ogni giovedì.

Il Brodetto alla Giuliese è solo uno dei tanti piatti che il ristorante offre ai suoi ospiti. La vasta selezione di pesce fresco, preparato con maestria e creatività, soddisferà anche i palati più esigenti. Inoltre, il ristorante dispone di una pizzeria, dove lo storico pizzaiolo Biagio, con maestria ed esperienza, seleziona ingredienti di alta qualità per creare una pizza fragrante e facilmente digeribile, seguendo metodi e strumenti tradizionali.

Uno dei piatti di pesce del ristorante Bellavista a Giulianova
Uno dei piatti di pesce del ristorante Bellavista a Giulianova

Vivete un’esperienza sensoriale completa in una location incantevole.

Il ristorante Bellavista si trova in collina e offre una vista panoramica mozzafiato sul mare adriatico, creando un’atmosfera suggestiva e romantica.

La vista panoramica del ristorante Bellavista a Giulianova
La vista panoramica del ristorante Bellavista a Giulianova

E se desiderate godervi appieno l’esperienza magica del Bellavista, potete soggiornare presso il Bellavista Relax, un boutique hotel perfetto per la vostra vacanza da sogno.

Lasciatevi trasportare in un viaggio culinario che unisce tradizione, autenticità e una vista mare che vi lascerà senza fiato. Il ristorante Bellavista vi aspetta per regalarvi momenti indimenticabili.

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C’è un Paese dove le persone “combattono”. Ma si tratta di una tradizione antica

Le tradizioni popolari sono l’anima pulsante di una cultura, il legame invisibile che unisce il passato al presente e che ci regala un senso di appartenenza e identità. Ogni festa, ogni cerimonia, ogni gesto tramandato di generazione in generazione è un tesoro prezioso che ci lega indissolubilmente alla nostra storia e alla nostra terra.

Ed è proprio di tradizione che vogliamo parlarvi oggi, in particolare della Lotta Svizzera, un’affascinante e antica forma di combattimento che affonda le sue radici nel cuore delle montagne elvetiche. Questo sport, conosciuto localmente come “Schwingen“, rappresenta non solo una manifestazione di forza e abilità, ma anche un simbolo di orgoglio nazionale e unità tra il popolo svizzero.

La passione per questa disciplina è radicata nella cultura alpina, dove la forza fisica, l’abilità e l’ingegno sono considerate virtù essenziali. È uno sport che insegna l’importanza dell’umiltà, del rigore e del rispetto per gli avversari, valori che sono profondamente radicati tra la popolazione elvetica.

Lotta Svizzera, storia e tradizione di un’arte antica

Le origini della lotta svizzera risalgono almeno al XIII secolo, quando le prime testimonianze storiche fanno riferimento a questa pratica nelle regioni alpine della Svizzera. Si ritiene che i contadini abbiano iniziato a praticare questo sport per sfogare le tensioni e risolvere le dispute tra di loro. Col passare del tempo, la lotta si è evoluta in un’arte marziale organizzata, con regole e tecniche ben definite.

Nel corso dei secoli, questa disciplina è diventata una parte integrante della cultura popolare svizzera, celebrata nei festival e nelle competizioni in tutto il Paese. Oggi gli eventi dedicati a quest’antica tradizione attirano migliaia di spettatori e sono considerati un’importante manifestazione culturale e sociale.

Le competizioni di lotta svizzera si svolgono su vari livelli, dai tornei locali ai campionati nazionali. L’evento più prestigioso è la Festa Federale di Lotta Svizzera, che si tiene ogni tre anni e attrae i migliori lottatori nazionali. La competizione è feroce e l’onore di vincere il titolo di “Re della Lotta Svizzera” è considerato il massimo riconoscimento nello sport.

Oltre al prestigio, i vincitori delle competizioni ricevono premi simbolici come corone di querce o rami di albero, che rappresentano forza e resistenza. Questi premi sono orgogliosamente esposti nelle case dei lottatori (o delle lottatrici) a testimonianza della loro dedizione e passione per questo sport.

Lotta Svizzera 2023, le date da non perdere

Quest’anno, nel fine settimana del 24 e 25 giugno 2023, la città di Tramelan ospiterà il Festival Cantonale Bernese di Lotta che sarà teatro di questo speciale evento. Un momento cruciale per tutti gli appassionati, che offre un’opportunità unica per immergersi nella cultura e nelle tradizioni di questo particolare sport.

Nei giorni che precedono il Festival, al quale sono attesi circa 8.000 visitatori, è prevista una settimana di celebrazioni con la partecipazione dei regnanti del Cantone e del Governo. Per maggiori informazioni, vi suggeriamo di visitare il sito ufficiale nel quale troverete tutti i dettagli relativi all’evento.

La lotta svizzera è molto più di una semplice competizione sportiva; è una celebrazione della cultura svizzera e delle sue tradizioni. Infatti, oltre agli emozionanti incontri di lotta, il festival offre una serie di eventi collaterali che mettono in risalto la musica, la danza e la gastronomia locali.

Inoltre, gli spettatori potranno assistere a esibizioni di gruppi folkloristici che suonano melodie tradizionali con strumenti come il corno delle Alpi e l’arpa, o ammirare le esibizioni di gruppi di danza in costume tipico. Non mancano le occasioni per assaggiare le specialità culinarie locali, come la fonduta o gli Älplermagronen (la pasta alpina con patate e formaggio).

Senza dubbio l’evento promette di essere un’esperienza indimenticabile, ricca di emozioni, cultura e divertimento per tutti.

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Cerchi la “Grecia” più autentica e caratteristica? È qui

Se desiderate una vacanza rilassante e lontana dal caos delle spiagge affollate, Volimes è la meta perfetta per voi. Incastonato tra le colline dell’isola di Zante, in Grecia, questo pittoresco villaggio vi conquisterà dal primo istante e vi farà innamorare della cultura e delle tradizioni greche.

Immaginate di passeggiare per i vicoli stretti e tortuosi, ammirando le case in pietra e respirando l’aria fresca e profumata del Mediterraneo. Lasciatevi stupire dalle chiese storiche, dai tesori artistici nascosti di questa nazione affascinante con una storia millenaria, paesaggi mozzafiato e un’ospitalità senza pari.

Un viaggio a Volimes è un invito a scoprire un angolo di paradiso greco, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e dove potrete creare ricordi indimenticabili.

La storia e il fascino di Volimes

Spiaggia di Navagio, Zante

Fonte: iStock

Spiaggia di Navagio, Isola di Zante, Grecia

Volimes è un villaggio tradizionale situato nella parte nord-occidentale dell’isola di Zante. Fondato nel XIV secolo, conserva ancora oggi molte delle sue caratteristiche originali, come le case in pietra con tetti di paglia e i vicoli stretti e tortuosi. Il villaggio è circondato da una natura rigogliosa e offre viste spettacolari sulla costa e sulle montagne circostanti.

Uno degli aspetti più affascinanti di Volimes è la sua storia. Le chiese del villaggio, alcune delle quali risalgono al XVI secolo, sono testimonianze di un passato ricco di arte e cultura. Tra queste, la Chiesa di Agios Andreas e la Chiesa di Agia Paraskevi meritano una visita per ammirare gli affreschi e le icone sacre conservate al loro interno.

Inoltre, Volimes è noto per le sue tradizioni artigianali, in particolare per la produzione di tessuti e ceramiche. Passeggiando per il villaggio, si possono trovare botteghe dove gli artigiani lavorano a mano, offrendo ai visitatori l’opportunità di acquistare souvenir autentici e sostenere l’economia locale.

La posizione di Volimes offre ai suoi visitatori l’opportunità di esplorare alcune delle bellezze naturali più spettacolari dell’isola di Zante. Infatti, a breve distanza dal villaggio si trova la famosa Spiaggia di Navagio, conosciuta anche come la Spiaggia del Naufragio, una delle spiagge più fotografate al mondo. Circondata da imponenti scogliere calcaree e accessibile solo via mare, questa spiaggia appartata ospita i resti di una nave naufragata negli anni ’80, che contribuiscono al suo fascino unico. Per raggiungere la spiaggia è possibile prenotare una gita in barca da Volimes o dai porti vicini.

Situate lungo la costa nord-occidentale dell’isola, ci sono invece le Grotte Azzurre, un’altra attrazione imperdibile. Queste grotte marine, accessibili solo in barca, offrono un’esperienza magica ai visitatori grazie alle loro acque cristalline e alla luce che si riflette sulle pareti calcaree, creando sfumature di blu intenso. Inoltre, sono un ottimo punto di partenza per praticare snorkeling e scoprire la ricca fauna marina della zona.

L’isola di Zante, un tesoro nel cuore del Mediterraneo

Certamente Volimes non è l’unico motivo per cui l’isola di Zante merita di essere visitata. Questa, infatti, è un’isola ricca di storia e cultura, con numerosi siti archeologici, chiese e musei da esplorare.

Il capoluogo dell’isola, Zante Città, è un luogo affascinante dove passeggiare tra le strade lastricate e ammirare gli edifici di epoca veneziana. Tra i siti di interesse storico spiccano il Castello di Bochali, situato su una collina che domina la città, e il Museo Bizantino, che ospita una vasta collezione di icone e reperti risalenti all’epoca bizantina e post-bizantina.

Oltre alle spiagge, tra le più belle e rinomate del mondo, Zante offre una serie di meraviglie naturali che vale la pena scoprire come il Parco Nazionale Marino con i suoi numerosi sentieri tra le colline e le spiagge dell’isola, permettendo di scoprire panorami mozzafiato e una flora e fauna uniche.

Un viaggio a Zante non sarebbe completo senza assaggiare la deliziosa cucina locale e sperimentare l’ospitalità greca. L’isola offre una varietà di taverne tradizionali e ristoranti dove è possibile gustare piatti tipici (come la moussaka, il souvlaki) e i dolci a base di miele e noci. Inoltre, molti ristoranti utilizzano ingredienti freschi e locali, garantendo un’esperienza culinaria autentica e prelibata.

In conclusione, un viaggio nel cuore dell’isola di Zante offre ai visitatori un’esperienza unica e affascinante, lontana dalle rotte turistiche più battute. La combinazione di storia, tradizioni, meraviglie naturali e ospitalità rende questo territorio un tesoro nascosto tutto da scoprire.

Preparate al più presto i bagagli e prenotate il vostro prossimo viaggio per vivere un’avventura indimenticabile che rimarrà impressa nei vostri ricordi per sempre.

Zante Città in Grecia

Fonte: iStock

Zante Città, Grecia