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Dalla festa dei folli al Carnevale Ambrosiano: storie, tradizioni e celebrazioni

Quando il calendario segna la fine di gennaio, ci ricorda non solo l’avvicinarsi della stagione delle grandi fioriture, ma anche l’arrivo di un periodo sorprendente, fatto di festeggiamenti folli, celebrazioni ironiche e irriverenti e tanto divertimento. Stiamo parlando del Carnevale, quel momento dell’anno dove tutto, o quasi, è concesso.

Una festa, questa antichissima e secolare, che affonda le sue origini in tempi lontani. Se è vero che oggi i festeggiamenti sono legati al mondo cattolico e al cristianesimo, è altrettanto vero che il folclore che appartiene al Carnevale è indissolubilmente legato ai lontani saturnali, le festività romane organizzate in onore del dio Saturno.

Sono molte le persone che durante questo periodo si mettono in viaggio, per perdersi e immergersi in tutte quelle atmosfere festose che, col tempo, sono diventate davvero iconiche. Ne sono un esempio il romantico ed elegante carnevale di Venezia, così come quello di Rio o di New Orleans. Ma c’è un altro evento tutto da scoprire, che differisce da quello romano che siamo soliti festeggiare, e che ci porta direttamente nella città di Milano. Stiamo parlando del Carnevale Ambrosiano.

C’era una volta la festa dei folli

Chi conosce bene Milano, o chi ci ha trascorso del tempo in città, avrà sicuramente celebrato almeno una volta nella vita il Carnevale Ambrosiano. Cambiano le date, ma anche le tradizioni che si celano dietro a questa festa e che differiscono da quello romano, che è in assoluto il più festeggiato.

I rito ambrosiano è perpetuato nelle chiese dell’arcidiocesi di Milano, e nelle diocesi dei territori vicini. La differenza più grande che emerge sta proprio nelle date che lo riguardano. L’ultimo giorno di Carnevale, infatti, non è il martedì grasso, ma il sabato.

Secondo gli storici, le origini del Carnevale Ambrosiano sono direttamente collegate alla figura di Sant’Ambrogio e alla sua richiesta di celebrare la Quaresima al suo ritorno dal pellegrinaggio. Secondo altri studiosi, invece, i riti vennero posticipati a causa di guerre e carestie che invasero la città proprio durante il periodo delle celebrazioni.

Sono diverse le fonti che parlano del Carnevale Ambrosiano già nel Medioevo. Conosciuto come festa dei folli, questo periodo inaugurava tutta una serie di feste irriverenti, ironiche e a tratti scandalose, che portavano in scena il capovolgimento dell’ordine societario. I poveri diventavano re, mentre i più ricchi e i personaggi altolocati era destinati a trasformarsi negli oggetti dello scherno.

Nonostante la celebrazione sia stata più volte censurata e bandita, a causa dei numerosi sbeffeggiamenti, la festa è sopravvissuta almeno fino al XVI secolo, per poi assumere le sembianze che conosciamo noi oggi.

Come e dove celebrare il Carnevale Ambrosiano

Oggi il Carnevale Ambrosiano segue molte delle tradizioni di quello romano che solitamente celebriamo. Carri allegorici, parate e feste si snodano nella città di Milano e nei territori di alcune diocesi limitrofe. Non mancano neanche i dolci caratteristici come le chiacchiere di Carnevale e i tortelli.

Come succede nel resto d’Italia e del mondo, infatti, parate e sfilate inondano il centro cittadino e i quartieri di Milano ospitando ogni anno un tema diverso. Solo che la data cambia: non si scende in strada il martedì grasso, ma il sabato successivo.

Se volete unirvi alle celebrazioni del Carnevale Ambrosiano quest’anno, la data da segnare in agenda è quella del 25 febbraio 2023. Non dimenticate di indossare la vostra maschera più bella!

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Il Capodanno lunare sta per iniziare. Ecco come celebrarlo

I nostri viaggi intorno al mondo ci insegnano che sono tante le occasioni per fare festa, le stesse che ci permettono di perderci e immergerci in atmosfere sensazionali e straordinarie. Non ci sono solo quelle programmate dal nostro calendario però, ma anche quelle legate a tradizioni, usanze e culture lontanissime dalle nostre.

E questo è il caso del Capodanno lunare, anche conosciuto come Festa della primavera, che rappresenta uno dei momenti più importanti per la Cina e per il vicino Vietnam. I cittadini del Paese, e quelli che si trovano in tutto il resto del mondo, si riuniscono per celebrare la fine del vecchio ciclo e l’inizio della stagione più importante dell’anno, quella del raccolto.

La data dei festeggiamenti è variabile, e solitamente coincide con la fine di gennaio e l’inizio di gennaio. Un momento, questo, che culmina con due settimane di celebrazioni, un tripudio di tradizioni e folclore davvero contagioso e suggestivo, al quale possiamo prendere parte anche noi.

Capodanno lunare 2023: le date

Una grande festa fatta di tradizioni, folclore, danze, preghiere e buon auspici: questo è il Capodanno lunare. Conosciuto anche come Festa di Primavera, questa celebrazione è la più importante e sentita del calendario cinese, paragonabile al nostro Natale.

Durante i festeggiamenti, che solitamente durano due settimane, le persone si riuniscono con gli amici e la famiglia per il tradizionale cenone, ma si dedicano anche ad altre attività come le preghiere alle divinità, il ricordo dei defunti, e poi ancora le grandi pulizie di primavera, che oltre a essere pratiche, diventano anche simboliche: servono a scacciare le energie negative e a eliminare il vecchio per fare spazio a felicità e prosperità portate dal nuovo anno.

Il Capodanno lunare 2023 si terrà il 22 gennaio, e segnerà l’inizio dell’Anno del Coniglio. I festeggiamenti inizieranno il 21 del mese, giorno della vigilia, e proseguiranno fino al 5 febbraio, data in cui si tiene la celebre e magica festa delle lanterne.

Tradizioni del Capodanno lunare

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Tradizioni del Capodanno lunare

Come celebrare il Capodanno lunare

Buste rosse piene di soldi da regalare ad amici e parenti, dolci e prelibatezze caratteristiche, e poi ancora danze, preghiere, draghi e lanterne, così i cinesi di tutto il mondo si preparano a dare il benvenuto al nuovo anno aprendo l’invito a tutti gli altri cittadini del mondo.

Il Capodanno lunare, che affonda le radici in secoli lontani, può essere celebrato da tutti coloro che sono affascinati dalle tradizioni d’oriente o che vogliono approfittare di questo momento per stilare la lista dei buoni propositi in vista dell’arrivo della primavera.

Per celebrarlo non bisogna per forza volare in Cina, basta raggiungere le Chinatown di tutto il mondo per vivere la meraviglia di questa festa. In molti luoghi, infatti, le tradizioni come la danza del drago o il festival delle lanterne, vengono perpetuate, così come vengono organizzate diverse parate in città per celebrare il Capodanno.

È possibile, inoltre, appropriarsi di alcune meravigliose tradizioni che appartengono al Capodanno lunare, come l’utilizzo del rosso. Questo colore, considerato di buon auspicio, viene utilizzato in ogni modo durante le due settimane di festeggiamenti: decorazioni, arredamento, carte da regalo, abbigliamento e intimo. Anche gli auguri si fanno, rigorosamente, su carta rossa.

Come succede durante le nostre feste, anche il Capodanno lunare prevede un cenone, un momento in cui famiglie e amici si riuniscono per trascorrere il tempo insieme aspettando la mezzanotte. Non mancano ovviamente i regali, la tradizione prevede lo scambio degli hongbao, buste rosse che contengono soldi e che vengono generalmente donate ai giovanissimi o agli anziani.

Se avete scelto di celebrare il Capodanno lunare, in Italia o nel resto del mondo, non dimenticate di dire: 新年快乐 / 新年快樂 (Xīnnián kuàilè), per augurare un felice anno nuovo a chi è con voi.

La festa delle lanterne chiude le celebrazioni del Capodanno lunare

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La festa delle lanterne chiude le celebrazioni del Capodanno lunare
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Epifania: dove trovare le tradizioni più belle in Italia

Un noto proverbio celebra “l’Epifania tutte le feste si porta via”. Che in qualche modo segni la fine delle festività è risaputo da tutti, ma forse in molti non sono a conoscenza che in alcuni Paesi, come per esempio il Portogallo, la Befana non si celebra.

Per questo motivo, abbiamo deciso di portarvi a fare un viaggio alla scoperta delle tradizioni più particolari del nostro Paese. Da Nord a Sud e facendo scalo nelle isole maggiori d’Italia, le usanze sono una più incantevole dell’altra.

Le tradizioni dell’Epifania nel Nord Italia

Una città da raggiungere il giorno della Befana nel Nord Italia è, senza ombra di dubbio, Venezia. Da queste parti, infatti, ogni 6 gennaio si celebra la ”Regata delle Befane”, una manifestazione sportiva nata nel 1979. Anche quest’anno, è previsto il corteo acqueo delle imbarcazioni societarie che, alle ore 9.30, dai Magazzini del Sale accompagnano cinque befane sul campo di regata e trasportano la calza gigante, simbolo giocoso dell’evento che, alle 10.30, sarà appesa al magico Ponte di Rialto.

Il percorso della gara, che prenderà il via alle 11:00, parte dal Palazzo della Banca d’Italia con tutta la bellezza del ponte di Rialto alle spalle.

Panevin, foghera, fugaderi, tamòsse, pignarûl, casera: tutto questo lo potrete trovare in Friuli. In sostanza, da queste parti prendono vita grandi falò di sterpaglie dalla montagna alla pianura, dai magredi alle risorgive.

Ad Arba, per esempio, il falò è iniziato a bruciare la sera del 5 gennaio dalle 20.30 così come in altre incredibili località della zona. Nei fatti dovete solo scegliere dove andare.

falò befana

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I falò della Befana in Friuli

A Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, dopo due anni di stop torna il folkloristico falò propiziatorio dell’Epifania. Venerdì 6 gennaio 2023, fa ritorno nel prato adiacente l’ospedale “Brusa la Vecia” un evento che, come da tradizione, sarà accompagnato da musica, brulé e l’immancabile “panino con el codeghin”. In sostanza, la Befana verrà bruciata in un grande falò cittadino: un rito simbolico per lasciarsi alle spalle il vecchio anno e salutare quello nuovo.

Le tradizioni dell’Epifania nel Centro Italia

Roma è sempre una buona idea, ma in particolare lo è il giorno della Befana dove le tradizioni sono davvero tantissime. A partire da Piazza Navona con giochi, luci, colori e doni per i piccoli, seguita dalla caccia al tesoro presso il Museo delle Carrozze d’Epoca, fino al corteo noto come “Viva la Befana” con tanto di rievocazione storica che partirà da via della Conciliazione.

Inoltre, Presso la terrazza del Pincio si terrà l’annuale “Corsa del giocattolo”, una manifestazione sportiva non competitiva di marcia e corsa a passo libero di 5 chilometri.

epifania piazza navona

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La Befana di Piazza Navona

Ad Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino, quest’anno andrà in scena la 26° Festa Nazionale della Befana che coinvolgerà l’intero paese con tutti gli abitanti vestiti a tema. Allestimenti e decorazioni con tanto di Villaggio della Befana, ma anche un pirotecnico volo della vecchina dalla Torre Campanaria, alta 26 metri.

Per poi concludere con la possibilità di ammirare la creazione di una calza dal maxi formato, tutta cucita a mano. L’ingresso è gratuito per bambini fino ai 10 anni e per i residenti, mentre gli adulti pagano 5 euro.

A Viterbo, dopo lo stop imposto dalla pandemia, quest’anno è tornata “la calza della befana più lunga del mondo”. L’appuntamento, come da tradizione da 21 anni, si è tenuto il pomeriggio del 5 gennaio: una calza lunga ben 52 metri è stata trasportata su quindici Fiat 500 storiche affiancate da oltre cento befane che, lungo tutto il percorso, hanno distribuito caramelle a bambini, e non solo.

Il giorno 6 gennaio, invece, subito dopo il tramonto la Befana si calerà dalla torre dell’orologio di Piazza del Plebiscito, sempre per regalare dolci e caramelle ai bambini presenti.

Le tradizioni dell’Epifania nel Sud Italia

A Napoli la Befana si festeggia nella spettacolare cornice di Piazza del Plebiscito: la mattina del 6 gennaio grandi e piccini possono riunirsi e celebrare con laboratori e degustazioni di dolciumi e prodotti da forno, realizzati da personalità di spicco del mondo culinario.

Inoltre, si può assistere aduna caratteristica sfilata sul lungomare Caracciolo. Carri e personaggi vestiti a festa passeranno lasciandosi alle spalle un panorama mozzafiato.

napoli befana

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Napoli, Piazza del Plebiscito

Una tradizione molto interessante è anche quella di Candela, in provincia di Foggia, dove l’arrivo dell’Epifania è così tanto sentito che gli vengono dedicati una festa e un “volo” speciale. In poche parole, la sera del 6 gennaio da queste parti la Befana si prepara a un scenografico volo che parte dal campanile della città e scende fino al terreno.

Parallelamente a questo evento, inoltre, si può partecipare alla golosissima festa del cioccolato.

A Montescaglioso, in provincia di Matera, la notte tra il 5 e il 6 gennaio si aprono le porte alle anime del Purgatorio. Secondo la leggenda, nella notte dell’Epifania le anime dei morti tornano a bussare alle case dei vivi, quelle dove avevano vissuto, per chiedere vino e cibo.

Si chiamano Cucibocca e il loro “ritorno” consiste in una vera e propria (e anche da brivido) rievocazione. I visitatori, nel frattempo, hanno potuto godersi la nottata in piazza gustando i “Nove Bocconi del Cucibocca”, cioè nove piatti tipici del territorio accompagnandoli con vino e zampognari.

Le tradizioni dell’Epifania nelle maggiori isole d’Italia

Terminiamo questo viaggio alla scoperta di alcune delle tradizioni italiane dell’Epifania nelle maggiori isole italiane.

In particolare, vi portiamo a Cagliari dove nelle sue strade, il 5 e 6 gennaio, si fa festa. Il 5 gennaio una graziosa befana passeggia lungo Via Garibaldi sui pattini per distribuire doni ai più piccini. Il giorno successivo, in Piazza Costituzione, la vecchina cammina sui trampoli regalando palloncini per poi recarsi al Teatro Civico, dove, dopo aver bruciato la scopa, scenderà sul palco dal trapezio volante.

A Messina, e più precisamente nel quartiere Bordonaro, viene allestito “u pagghiaru” che è formato da una pertica alta nove metri circa e rivestita di rami di corbezzoli, agrumi, ciambelle di pane azzimo e cotone.

Esso eimboleggia un abete natalizio, sulla cui cima si trova una croce alta due metri, abbellita con frutta, nastri, ciambelle e forme di pane. Rappresenta il premio per i 14 partecipanti che la sera dell’Epifania, dopo la celebrazione della Santa Messa, si arrampicheranno per aggiudicarsela.

Insomma, l’Epifania in Italia è davvero ricca di appuntamenti e tradizioni speciali.

cagliari befana

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Cagliari di notte
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Aspettando la Befana: l’Epifania nel mondo è in tripudio di tradizioni e folclore

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, dicono, per portare caramelle, dolci e cioccolato a chi è stato buono. A chi invece ha tentennato con le buone azioni e i nuovi propositi, è destinato solo il carbone. Non stupisce, quindi, che il personaggio simbolo dell’Epifania sia attesissimo dai bambini, almeno da quelli che si sono comportati bene durante l’anno. Diverso è per gli adulti, che sanno bene che il 6 gennaio coincide anche con la fine di tutte le feste natalizie. Ma chi è davvero la Befana? E soprattutto: come si festeggia nel resto del mondo?

Befana: le origini

Presente nel calendario di moltissimi Paesi, la festa dell’Epifania si celebra in Italia il 6 gennaio, e non solo coincide con la fine di tutte le festività legate al Natale, ma è collegata anche alla figura tradizionale e folcloristica della Befana.

La tradizione cristiana celebra questo giorno per ricordare l’adorazione dei Magi che arrivarono fino a Betlemme per dare il benvenuto al Messia. La stessa parola Epifania, infatti, in greco vuol dire apparizione, e fa riferimento alla manifestazione divina. In questo stesso giorno, nel nostro Paese e nel resto d’Europa, prendono vita tutta una serie di tradizioni e festeggiamenti che affondano le loro origini in superstizioni e usanze lontane, proprio lì dove troviamo anche la figura folcloristica della Befana.

Prima di fondersi con elementi cristiani, infatti, quella dolce vecchietta che di notte gira per la città, per riempire le calze ai bambini, era per le popolazioni celtiche la Regina del freddo, anche conosciuta come Beira. La tradizione pagana, invece, vedeva in questa la personificazione di Madre Natura. Se appariva vecchie e trasandata, era solo per rappresentare la fine del vecchio anno. Dopo di che, infatti, si sarebbe trasformata in una giovane fanciulla.

La fusione delle credenze pagane con quelle cristiane ha dato vita alla Befana come la conosciamo noi oggi. Eppure quella dolce e generosa signora non appartiene alle tradizioni del resto dei Paesi cristiani, che celebrano il 6 gennaio in modi differenti e anche un po’ bizzarri. Scopriamoli.

Epifania nel mondo: ecco come si festeggia

In Spagna, l’Epifania è una festa molto sentita. In tutte le città del Paese, infatti, i bambini si preparano a celebrare l’arrivo dei Re Magi già la sera prima, ponendo davanti alle porte delle loro case cibo e acqua per i cammelli. Il giorno del 6 gennaio, invece, cittadini di ogni età si riuniscono tra le strade e le piazze per assistere al grande corteo dei Re Magi.

Originale e bizzarra è invece la tradizione diffusa in Francia per il giorno dell’Epifania. Il 6 gennaio, infatti, le persone si riuniscono a tavola per celebrare la festa con prodotti caratteristici, tra cui il galette de rois, un dolce tipico del Paese. Proprio in questo si nasconde una fava. La tradizione vuole che chi la trova diventerà il re o la regina della giornata.

In Russia, invece, esiste una figura folcloristica che assomiglia molto alla Befana. Si tratta di Babuschka, anche lei raffigurata come una vecchia signora, che accompagna Padre Gelo durante la notte di Natale per consegnare regali a tutti i bimbi buoni. Durante l’Epifania vera e propria, che viene celebrata il 19 gennaio nelle chiese ortodosse, si perpetua un rito davvero particolare che prende il nome di Kreshenie. In questa occasione le persone si tuffano nelle acque ghiacciate per celebrare il battesimo di Gesù.

In Islanda, invece, l’Epifania è strettamente collegata agli Jólasveinar, i 13 Babbi Natale che fanno compagnia ai cittadini durante tutto il periodo delle feste natalizie consegnando regali ai bambini. Il 6 gennaio, in occasione della Threttándinn, l’ultimo Babbo Natale sceso in città ritorna sulle montagne in cui vive, concludendo così il periodo delle feste.

Anche in Romania viene celebrato il giorno dell’Epifania con il ricordo dell’arrivo dei Re Magi. I bambini sono i grandi protagonisti della giornata: girano tra le strade della città bussando alle porte delle case per raccontare storia in cambio di doni e frutta secca.

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Auguri di buon anno, in tutte le lingue del mondo

Dicembre è il mese più atteso dell’anno, un po’ ovunque e da tutti, perché è questo il periodo delle grandi feste, quelle magiche e incantate che ci spingono a esplorare il mondo, a conoscere il suo volto più inedito e a vivere e condividere esperienze straordinarie.

Dopo le celebrazioni del Natale, ecco arrivato il momento che tutti attendevamo, quello di salutare l’anno appena trascorso per dare il benvenuto a quello nuovo. Le cose da fare sono tantissime: party con gli amici, eventi in città, viaggi dall’altro capo del mondo e poi, ancora, tutta una serie di tradizioni da perpetuare.

Gli auguri di buon anno, indipendentemente da come si è scelto di festeggiare, in Italia sono sempre accompagnati da lenticchie e cotechino, perché è questa la tradizione del BelPaese. Ma se siete in viaggio, oppure volete semplicemente stravolgere le usanze, ecco i modi di dire e le tradizioni dal mondo da fare vostre per celebrare al meglio il nuovo anno.

Tradizioni e parole dal mondo

Una delle più belle tradizioni del mondo arriva dalla Spagna. Il 31 dicembre, infatti, i cittadini amano attendere lo scoccare della mezzanotte a Puerta Del Sol, una delle più grandi e celebri piazze di Madrid, con dodici acini d’uva. La tradizione vuole che questi debbano essere mangiati, uno ogni secondo, seguendo il ritmo dei 12 rintocchi della campana che campeggia nella piazza come buon auspicio dell’anno che verrà. L’usanza, s’intende, può essere perpetuata anche in casa, o in qualsiasi altra parte del mondo. Per augurare un buon anno gli amici spagnoli, vi basterà dire: Feliz Año Nuevo.

Niente feste in casa o spettacoli pirotecnici nelle piazze urbane: i cittadini del Brasile, a Capodanno, si ritrovano tutti in spiaggia. La tradizione vuole che allo scoccare di mezzanotte si debbano saltare le onde sul bagnasciuga, sette per l’esattezza, esprimendo altrettanti desideri che poi si esaudiranno durante il nuovo anno. Se non siete freddolosi, allora, potete fare vostra questa tradizione recandovi alla spiaggia più vicina. E per augurare a chi vi sta vicino un buon anno, vi basterà dire Feliz Ano Novo.

Gli amici giapponesi, invece, il 1° gennaio si ritrovano nelle loro case per leggere la tanto attesa cartolina di buon anno. È usanza, infatti, spedire durante le feste natalizie dei biglietti di auguri per far sì che arrivino in tempo e che vengano letti a Capodanno, magari mentre si gusta un delizioso mochi, anche questo un rito tradizionale del Paese. Se volete spedire anche voi una cartolina, non dimenticate di augurare buon anno a chi la riceve così: 明けましておめでとうございます (akemashite omedetō gozaimasu).

Un’altra meravigliosa tradizione di Capodanno proviene dalle Flippine. Il primo giorno dell’anno, infatti, i cittadini portano in tavola 12 frutti che rappresentano la prosperità e l’abbondanza, gli stessi che si augurano per il nuovo anno. Maligayang Pasko è la frase da usare per augurare uno splendido nuovo inizio.

Buon anno in tutte le lingue del mondo

Se volete sorprendere gli amici con degli auguri speciali, o semplicemente volete appropriarvi della romantica lingua francese per augurare uno splendido inizio ai vostri cari, vi basterà dire Bonne année. Potrete invece fare gli auguri agli amici tedeschi pronunciando: Frohes neues Jahr, mentre in Albania vi basterà dire Gezuar Vitin.

Hyvää uutta vuotta, invece, è la frase utilizzata dai finlandesi per gli auguri di buon anno, mentre in Islanda si dice: Gleðilegt nýtt ár. Se volete fare gli auguri in polacco, vi basterà pronunciare questa frase: Szczęśliwego Nowego Roku, in greco invece: Ευτυχισμένο το νέο έτος. Se non ve la sentite di osare tanto, potete sempre utilizzare un evergreen. Con Happy New Year, infatti, non si sbaglia mai!

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Dove trovare le più belle tradizioni natalizie nel mondo

Il Natale è ormai alle porte, la notte più magica dell’anno sta per cominciare e con lei anche le tantissime tradizioni che, in ogni parte del mondo, caratterizzano queste ore magiche, intrattenendo e risvegliando i cuori e le emozioni di chi le segue e le tramanda di generazione in generazione.

Tradizioni tipiche natalizie, che animano questa festa e il periodo che la precede e che, proprio per la loro particolarità, rendono questi giorni ancora più carichi di suggestione, magia e fascino.

Natale in Italia

Tra le più diffuse sia in Italia che all’estero, quello che non può davvero mancare a Natale è la preparazione del classico albero e che, in molte parti del nostro Paese, viene addobbato in occasione della Festa dell’Immacolata, l’8 Dicembre. Altra cosa che non può mancare, e questo soprattutto in quelle case in cui il culto religioso è particolarmente sentito, è il Presepe, realizzato in diverse regioni e con una maggior partecipazione nelle zone meridionali e che merita senza dubbio un posto d’onore tra le più belle tradizioni legate al Natale.

Ma non solo. Per molti bambini e adulti italiani, infatti, una tradizione natalizia a cui non si può proprio rinunciare è quella in occasione di Santa Lucia, una festa molto sentita soprattutto in alcune regioni come il Veneto e che si caratterizza per essere una sorta di Natale anticipato dove, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, la Santa porta i doni ai bambini in groppa al suo asinello.

Le tradizioni nel mondo

Ma le tradizioni natalizie non finiscono certo qui e alcune sono davvero molto dolci. Una tradizione catalana molto amata dai bambini, infatti, Tió De Nadal , richiede che i bambini decorino un ceppo di legno, solitamente disegnandoci sopra un volto sorridente e il tipico berretto catalano. Nei giorni compresi tra l’8 e il 24 dicembre, la notte della vigilia, il ceppo di legno deve riposare sotto una coperta, vicino al camino, e viene a mano a mano e in gran segreto riempito di frutta, nocciole, torrone e cioccolatini. La sera della Vigilia, poi, i bambini cantando una canzone tipica, colpiscono il ceppo e, al termine della canzone, alzando la coperta, scoprono cosa contiene il pezzo di legno e le tante sorprese che sono comparse al suo interno durante i giorni di risposo.

In Francia, una tradizione tipica natalizia riguarda la notte della Vigilia e il giorno del Natale vero e proprio. La sera del 24 dicembre, infatti, prima di andare a dormire, i bambini appendono al camino zoccoli e scarpe ed è lì che Babbo Natale ripone i doni a loro dedicati. Dopo la cena della vigilia, poi, è tradizione non sparecchiare la tavola, per far sì che la Vergine Maria possa fermarsi e rifocillarsi. Altra tradizione tutta francese, riguarda uno dei classici dolci natalizi tipici di questo Paese, la Bûche de Noël, ovvero il tronchetto natalizio di cioccolato, che deve essere posizionato al centro della tavola come centrotavola di Natale.

Nel Regno Unito, secondo la tradizione di Natale, i regali vengono portati da Father Christmas accompagnato dalla sua renna Rudolph. Per questo, i bambini sono soliti lasciare sotto l’albero di Natale del latte caldo e un dolce tipico inglese chiamato Mince Pie, dei dolcetti realizzati con la frutta secca e le mele, oltre a una carota per la renna. Un modo dolcissimo per ringraziare Babbo Natale dei doni che sta per lasciare.

In America oltre al classico albero di Natale, la tradizione vuole che la casa venga decorata anche con del vischio e rami di albero, ma anche con pigne e con dei rametti di agrifoglio. Oltre alle tipiche Candy Decorations ovvero dei popcorn e caramelle da appendere.

Dove Babbo Natale non c’è

Infine, nella fredda Norvegia, la tradizione natalizia non prevede l’arrivo di Babbo Natale ma di un altro personaggio magico chiamato Julebukk, un uomo travestito con una maschera da capra e un mantello di pelliccia. Julebukk vaga di casa in casa durante la vigilia, intonando canzoni natalizie in cambio di qualche dolciume.

Ognuno ha le sue tradizioni, quindi, alcune più pittoresche di altre e tutte da scoprire, ma sempre piene di fascino e magia, proprio come la festa a cui sono dedicate e alle atmosfere che avvolgono questi giorni particolari e sempre tanto attesi.

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5 tradizioni di Natale, dal mondo, che lo renderanno incantato

Il countdown è ormai agli sgoccioli, e questo vuol dire che è giunto il momento di ultimare i preparativi per la notte più magica dell’anno. Le cose da fare sono ancora tantissime, lo sappiamo, sopratutto in Italia dove a mantenere salde le tradizioni ci pensano i capi famiglia

Alberi e presepi sono già stati montati, dentro e fuori casa, per illuminare di magia e d’incanto tutti i giorni dell’Avvento. Insieme a loro anche tutta una serie di usanze e tradizioni che vengono tramandate da generazione in generazione nel BelPaese e non solo.

Anche nel resto del mondo, infatti, ci sono tutta una serie di rituali di incredibile meraviglia che le persone si apprestano a vivere e a condividere. I festeggiamenti del Natale sono tanti, e tutti diversi tra loro, perché si adattano alle storie, alle origini e alle tradizioni delle diverse popolazioni. Noi abbiamo individuato 5 tradizioni di Natale, che provengono da ogni parte del mondo, che possiamo fare nostre, per rendere questo momento ancora più magico.

Tradizioni di Natale dal mondo: le più belle

I krampus, la banda dei 13 babbi Natale, l’usanza di regalare libri e poi, ancora, la capra di Gävle. Sono tante, anzi tantissime, le tradizioni natalizie che provengono dal mondo e da territori più o meno lontani. Alcune di queste sono magiche, altre più bizzarre e stravaganti, ma tutte hanno in comune il medesimo obiettivo: quello di trascorrere un Natale indimenticabile.

Elencare tutte le usanze provenienti dal mondo, e che affondano le origini in secoli lontani o in tempi più recenti, è quasi una missione impossibile. Per questo abbiamo deciso di parlarvi di quelle che secondo noi sono le tradizioni di Natale più belle di sempre, le stesse delle quali possiamo appropriarci per celebrare il periodo più magico dell’anno.

Nascondiamo le scope

Arriva dalla Norvegia una delle tradizioni di Natale più bizzarre del mondo, quella di nascondere le scope la sera del 24 dicembre. Secondo le antiche credenze territoriali, infatti, streghe cattive e fattucchiere uscirebbero dai loro nascondigli proprio durante la notte della Vigilia muovendosi a cavallo di una scopa. Un trucco per proteggersi da queste, e dalle loro malefatte, però c’è: nascondere le scope nei posti più improbabili così da impedirgli di spostarsi da una parte all’altra del Paese.

Le ragnatele sull’albero

Un’altra tradizione molto bizzarra che possiamo fare nostra arriva direttamente dall’Ucraina. Qui, infatti, grandi e bambini sono soliti decorare gli alberi di Natale con delle ragnatele finte come simbolo di buon auspicio. L’usanza affonda le sue origini in una leggenda antichissima che parla di una donna che, vivendo in povertà, non potè addobbare l’albero per i suoi bambini. A farlo, però, ci pensarono dei ragni, che vedendo i bambini tristi, scelsero di tessere eleganti ragnatele e di porle sull’albero.

Il cetriolo di Natale

Dallo spirito natalizio che appartiene ai territori tedeschi, lo sappiamo, non possiamo che prendere ispirazione. È proprio da qui, infatti, che provengono le più incantate tradizioni di Natale, ma anche le più bizzarre. Sapevate che tra gli addobbi dell’albero, in Germania, spesso compare anche un cetriolo? Il bambino che lo trova per primo avrà diritto a un regalo in più.

Regalare un libro a Natale

È una delle tradizioni di Natale più belle di sempre e proviene direttamente dall’Islanda. Si tratta dello Jólabókaflód, che tradotto letteralmente vuol dire inondazione di libri. L’usanza vuole che i cittadini si scambino libri durante la notte della Vigilia per poi trascorrere il Natale leggendo.

Il pollo fritto

È un’usanza culinaria davvero insolita, quella che arriva dal Giappone, e che si ripete ogni anno durante la cena della vigilia di Natale. Niente menù elaborati, panettoni o pandori per i giapponesi, ma solo ed esclusivamente pollo fritto. L’idea è nata negli anni ’70 dalla catena KFC, celebre catena di fast food, ed è stata accolta con molto entusiasmo dai cittadini, tanto che ogni anno quasi 4 milioni di giapponesi scelgono di mangiare il pollo fritto e nient’altro.

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Il borgo in cui sorge il “palazzo dei fantasmi”

Agnone è un borgo dalla storia millenaria, dalle forti tradizioni, dal ricco patrimonio architettonico, una delle perle dell’Alto Molise, dove sorge anche un palazzo a dir poco misterioso.

Bandiera Arancione del Touring Club, svetta a 850 metri su un colle di roccia a dominio della grande Valle del Verrino, tipico borgo di montagna molisano inserito in un piacevole contesto plasmato da boschi, radure e praterie.

La millenaria tradizione delle campane

Fiore all’occhiello di Agnone è la secolare tradizione dell’arte campanaria che lo rende famoso proprio come “città delle campane”: qui infatti, attorno all’anno Mille, venne fondata la più antica attività a conduzione familiare per la produzione di campane, la storica Fonderia Pontificia Marinelli che, oggi come allora, con impareggiabile maestria padroneggia le tecniche per creare capolavori d’artigianato.

Su prenotazione, è possibile assistere all’intero ciclo di lavorazione di una campana.

Accanto alla fabbrica si trova anche il Museo Internazionale della Campana che espone la più ampia collezione di bronzi sacri e un manufatto dal valore incalcolabile, la “campana dell’Anno Mille”.

Il fascino del centro storico tra antiche botteghe e tredici luoghi di culto

centro storico agnone

Fonte: Ph Laz@Photo – iStock

Il centro storico

La visita del borgo medievale si concentra nel centro storico, un autentico museo a cielo aperto.

Passeggiando tra le antiche viuzze, non è difficile imbattersi nelle storiche botteghe di artigiani come, ad esempio, l’Antica Bottega Orafa di Corso Garibaldi, a testimonianza dell’ingegno e dell’operosità, e respirare un’inedita “atmosfera veneziana”.

Già, perché intorno al 1440, la potente e nobile famiglia Borello, capitani di ventura di Venezia e Conti di Pietrabbondante, fece giungere sul territorio di Agnone molti artigiani veneziani abili nella lavorazione del rame: e la forte influenza dello stile veneziano si respira ancora nel quartiere Ripa, chiamato appunto “quartiere veneziano”, e particolari significativi si ritrovano un po’ ovunque, anche nei luoghi di culto come la Chiesa di San Marco Evangelista di stile romanico impreziosita dal barocco.

E, a proposito di chiese, Agnone ne ospita ben tredici. Da citare, innanzitutto, la Chiesa Parrocchiale di San Francesco (che fa parte dei “monumenti nazionali di interesse storico”) con stile gotico all’esterno e barocco-rinascimentale all’interno, poi la Chiesa di Sant’Antonio Abate, risalente al 1118, la parrocchiale di Sant’Emidio dal bellissimo portale gotico ogivale, e la barocca Chiesa dell’Annunziata.

Chiesa Sant'Emidio Agnone

Fonte: iStock

Particolare della Chiesa di Sant’Emidio

Il misterioso Palazzo Nuonno

Nel cuore di Agnone spicca anche un palazzo “misterioso” che, si narra, sia dimora del diavolo: è Palazzo Nuonno, prima conosciuto come “Palazzo dei Conti Minutolo”, dove aleggerebbero fantasmi e spiriti maligni.

Fino al 1796 fu abitato dalla famiglia Colucci che lo abbandonò perché “infestato dai fantasmi”, passò quindi agli ignari Nuonno che, anche loro, lo lasciarono poco dopo al suo destino per la stessa motivazione.

Oggi, sulle mura esterne riporta una targa con su scritto “è detto anche palazzo dei fantasmi, per i fatti e i fenomeni strani che si narrano“.

Leggenda o realtà? Si mormora che, in passato, qui avvenissero riti satanici e orge con dodici coppie e che, allo scoccare della mezzanotte, comparisse la tredicesima, quella del diavolo: una notte, il pavimento crollò e i presenti morirono. Sarebbero allora loro a ricomparire, nella stanza con un teschio inciso sulla parete, nella forma di spiriti.

Il mistero non finisce qui: dal Palazzo era molto facile accedere al corridoio che metteva in comunicazione il Convento dei Frati con il Convento delle Suore di Santa Chiara dove furono ritrovati numerosi feti, forse frutto di clandestini rapporti tra amanti.
E Palazzo Nuonno si trova proprio al centro dei due edifici.

Gli abitanti del borgo sostengono di aver sentito strane urla, passi di danza e di cavalli, e musica dopo la mezzanotte ma non solo: non molto tempo fa, un utente ha postato su Facebook una foto che immortala una strana figura dietro i falsi vetri di una finestra che, nella realtà, è murata. E molti sostengono di averla scorta più volte.

L’enigma di Palazzo Nuonno e dei due conventi continua tutt’ora, vivo più che mai.

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Seneghe, dove la tradizione e la natura della Sardegna si incontrano

Seneghe è il bellissimo borgo della Sardegna centro-orientale, incastonato tra mare e natura selvaggia. Custodisce la tradizione dell’olio extravergine di oliva, che ancora oggi valorizza e tutela. Inoltre, si trova a due passi dalle più belle località della costa ed è immerso tra boschi, nuraghi e altri monumenti archeologici.

Vincitore del Bando per l’attrattività dei Borghi promosso dal Ministero della Cultura, Seneghe è un luogo magico, ideale per chi vuole scoprire il lato più affascinante e nascosto dell’isola, sia durante l’estate, che in inverno.

Seneghe, la città dell’Olio

Nessun viaggio può iniziare a stomaco vuoto, ed è per questo che Seneghe accoglie i suoi visitatori con il suo prodotto d’eccellenza: l’olio extravergine di oliva.

Conosciuta anche come Città dell’Olio, ospita annualmente il Concorso Montiferru, premio nazionale dedicato all’olio extravergine di oliva. Il Concorso è suddiviso in due sessioni, la prima a marzo e la seconda a dicembre, quando si decretano gli oli migliori dell’anno.

Il Premio Montiferru, che nel 2022 si tiene dal 16 al 18 dicembre, coinvolge tutto il Paese, e si trasforma in una vera festa tutta da vivere e… gustare. È un’occasione per perdersi tra i sapori tipici, visitare punti ristoro, frantoi, mostre e tanto altro.

Fonte: Comune di Seneghe (OR)

Comune di Seneghe (OR)

Il territorio di Seneghe, tra spiagge bianche e scogliere selvagge

Incastonato tra boschi e rocce basaltiche, Seneghe si affaccia sul monte Sos Paris, sul versante orientale del Montiferru, zona che prende il nome dall’omonimo massiccio vulcanico, che si staglia e decora tutta la zona.

Basta spostarsi a pochi chilometri dal centro abitato per immergersi nei tipici boschi di leccio e sughero e passeggiare tra i profumi inebrianti della macchia mediterranea. Facendo attenzione si possono notare i terreni basaltici che si estendono fino alla costa.

E a proposito, non si può parlare di Sardegna senza accennare al suo mare. Ma chi conosce solo il lato “mondano” dell’isola, rimarrà stupito dallo scrigno di tesori offerti dalla costa più vicina a Seneghe, quella del territorio di Oristano e del Sinis.

La prima meta imperdibile uscendo da Seneghe è S’Archittu, che si trova a circa 19 km dal paese. Il nome prende origine dalla lunga scogliera bianca che attraversa il breve tratto di costa su cui si apre un arco naturale spettacolare, nato dall’erosione delle rocce calcaree. La scogliera abbraccia una piccola ma deliziosa spiaggia, da cui si raggiunge a nuoto la scogliera per arrampicarsi e divertirsi con i tuffi. Basta andare in una qualsiasi bella giornata estiva per ammirare decine di persone che si divertono a fare tuffi dalla cima di S’Archittu. Ad ogni tuffo scoppia l’applauso del pubblico. Ma S’Archittu è l’ideale anche per chi vuol fare una passeggiata: in alcuni punti della scogliera sembra di camminare sulla luna. Il momento del giorno ideale? Il tramonto, per godersi il sole che si tuffa dentro il mare incorniciato dall’arco.

Chi, invece, predilige le spiagge caratterizzate da sabbia fine e bianca, può trascorrere una giornata nelle varie aree balneari, come Putzu Idu (23 km da Seneghe) o Sa Mesa Longa (25 km da Seneghe), ma anche Santa Caterina di Pittinurri (22 km) o S’Arena Scoada (24 km).

Infine, a 29 km da Seneghe spicca Is Arutas, una delle spiagge più famose della costa, caratterizzata da chicchi di quarzo bianchi e rosa pallido.

Fonte: Comune di Seneghe (OR)

Spiaggia di Sa Rocca Tunda – Provincia di Oristano

Seneghe, alla scoperta di nuraghi e tombe dei giganti

Per chiudere il meraviglioso soggiorno nel territorio del Montiferru non può mancare una visita ai tanti nuraghi e alle tombe dei giganti sparsi nelle vicinanze.

Tra i più belli da scoprire spicca Mesu Maiore, un maestoso nuraghe dominato da una torre centrale e quattro torri perimetrali. Poco distante, ci si può fermare al nuraghe Oppianu, una torre ben conservata che conserva anche uno spazio scala sul lato sinistro della struttura. Ma le mete per gli amanti dell’archeologia sono infinite: dal nuraghe ‘e Pruma al nuraghe Narba, fino alla tomba dei giganti S’Omo de sas Zanas, quasi totalmente integra.

Insomma, il territorio di Seneghe, tra buon cibo, mare e archeologia offre attrazioni per tutti i gusti e le passioni. Non rimane che programmare il prossimo soggiorno in questa perla nascosta della Sardegna.

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Alla scoperta delle antiche tradizioni dell’artigianato italiano: 8 meraviglie da conoscere

Il nostro è un Paese ricco di tradizioni e costumi, spesso molto diversi tra loro, alcuni sono emersi negli ultimi anni mentre altri, invece, si tramandano da secoli. Da nord a sud convivono dunque forme d’arte e di artigianato diventate oggi un vero e proprio simbolo identitario provinciale o regionale.

Proprio partendo da questa consapevolezza Campeggi.com, il portale leader in Italia per campeggi e villaggi vacanze, ha deciso di farci vivere l’esperienza di un viaggio unico che conduce alla scoperta di 8 meraviglie artigianali italiane.

La lavorazione del legno e la “coppa dell’amicizia” in Valle d’Aosta

Nella splendida cornice della Valle d’Aosta uno dei protagonisti in assoluto dell’artigianato è il legno, le cui tecniche di lavorazione e intaglio vengono tramandate da secoli.

La massima espressione di queste abilità emerge nella “coppa dell’amicizia”, un recipiente con coperchio caratterizzato da diversi beccucci e nel quale viene versata una bevanda locale a base di grappa e caffè.

Secondo la tradizione, durante i ritrovi tra amici la coppa viene passata di mano in mano in senso orario per far sì che ognuno possa bere da un beccuccio diverso. Lo scopo? Celebrare l’amicizia tra i commensali.

L’affascinante liuteria tradizionale cremonese

La liuteria cremonese è una delle forme di artigianato italiano più celebri del mondo. Vi basti pensare che è persino iscritta tra i Patrimoni Culturali Immateriali dell’UNESCO.

Essa risale 1539, quando Andrea Amati avviò la sua bottega aprendo così la strada ad altre famiglie come i Guarneri e gli Stradivari, che portarono avanti la tradizione per secoli.

Grazie a loro sono nati violini, violoncelli, viole e contrabbassi per alcuni dei più grandi maestri della musica come Paganini. Oggi la tradizione è più viva che mai grazie alla Scuola Internazionale di Liuteria e al Museo del Violino.

liuteria cremonese

Fonte: Pixabay

La liuteria cremonese

Volterra con la lavorazione dell’alabastro

In Toscana è viva ancora oggi la tradizione legata all’alabastro, una roccia che nasce con l’accumulo millenario di gesso o calcare. I primi in Italia a maneggiare con maestria questa materia furono gli etruschi, la cui eredità oggi vive tra le strade di Volterra, dove è possibile trovare uno degli alabastri più pregiati d’Europa.

Qui gli artigiani locali creano meraviglie che si possono ammirare e acquistare all’interno delle botteghe del centro storico, mentre la storia e l’antica tradizione sono raccontate all’interno dell’Ecomuseo dell’Alabastro.

Le splendide tovaglie perugine

Ci spostiamo poi a Perugia per scoprire delle tele di lino bianco arricchite con trame e figure in cotone blu tinto a indaco: le preziosissime tovaglie perugine.

Nate tra le strade della città tra Medioevo e Rinascimento, nel corso degli anni sono state apprezzate e commercializzate in tutta Europa.

Oggi la loro lunga tradizione è raccontata all’interno del Museo-Laboratorio nell’ex-chiesa di San Francesco delle Donne.

I timbri del pane di Matera

A Matera, fino agli anni Cinquanta, il pane si preparava sempre tra le mura domestiche ma veniva poi portato al forno cittadino per cuocerlo. Per distinguere le diverse pagnotte, le famiglie imprimevano sull’impasto, grazie a un timbro in legno, un simbolo riconoscibile anche da chi non sapeva né leggere né scrivere.

Una tradizione che è stata abbandonata, ma nonostante questo gli artigiani locali continuano a intagliare i timbri del pane come memoria storica cittadina.

Le pipe calabresi di Brognaturo

Non lontano da Vibo Valentia, in Calabria, sorge Brognaturo, un piccolo centro dove gli artigiani realizzano a mano piccole e preziosissime opere d’arte: le pipe.

Oggetti che sono un vero e proprio fiore all’occhiello dell’artigianato locale in quanto sono intagliati nella radica di Erica arborea, un legno particolarmente duro e caratterizzato da venature uniche nel loro genere.

pipe calabresi di Brognaturo

Fonte: Unsplash

Le Pipipe calabresi di Brognaturo

Le teste di moro siciliane

Ci sono poi le teste di moro, una delle massime espressioni dell’artigianato siciliano. Esse affondano le loro radici in un’antica leggenda: nella Palermo dell’anno 1000 viveva una fanciulla che amava trascorrere le giornate sul suo balcone a occuparsi delle sue piante.

Un giorno un principe passò di lì e i due si innamorarono, ma quando lui le confessò di avere moglie e figli, lei gli tagliò la testa per poi esporla sul balcone con una piantina di basilico sulla cima.

A quel punto i passanti, affascinati da quella che pensavano essere un’opera d’arte, chiesero agli artigiani locali di realizzare dei vasi simili in terracotta, dando così vita a una tradizione millenaria ancora viva nell’area di Caltagirone.

L’arte orafa sarda

La filigrana sarda è una lavorazione dell’oro e dell’argento che consiste nel modellare e nell’intrecciare filamenti di metallo estremamente sottili.

Oggi è uno dei maggiori esempi di artigianato in Sardegna, tanto da essere utilizzata per ornamenti e gioielli spesso legati alla tradizione e alle leggende dell’isola, come quella secondo la quale questa tecnica sarebbe in grado di attirare forze magiche e benigne.

filigrana sarda

Fonte: Wikimedia Commons

La filigrana sarda

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