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Un viaggio nei sapori della tradizione napoletana

Napoli, è una città intrisa di storia, cultura e tradizione, ed è nota per i suoi luoghi incantevoli e per le sue esperienze culinarie indimenticabili.  Tra questi, il Borgo Marinari spicca nel Golfo di Napoli, di fronte al maestoso Castel dell’Ovo. Le sue strade, le barche pittoresche ormeggiate lungo la costa e i ristoranti che offrono autentiche delizie napoletane, creano un’atmosfera unica che affascina e delizia i visitatori di tutto il mondo. In questo contesto magico sorge il rinomato ristorante Donna Luisella, dove la passione per la buona cucina e l’amore per l’ospitalità si fondono per creare un’esperienza culinaria indimenticabile.

Napoli - ristorante - donna luisella
Il ristorante Donna Luisella

I piatti del ristorante Donna Luisella sono una celebrazione della ricchezza e della varietà della cucina napoletana: dei  classici spaghetti alle vongole al pescato del giorno preparato con maestria e freschezza, ogni boccone è un tributo alla qualità e all’autenticità degli ingredienti.

Al Ristorante Donna Luisella non mancano proposte innovative, come le tartare di salmone e spigola, che esaltano la freschezza e la qualità dei prodotti locali. E per gli amanti della terra, la mozzarella di bufala, la parmigiana di melanzane e i carciofi fritti sono solo alcune delle prelibatezze disponibili.

Donna Luisella - Spaghetti alle vongole
Un piatto della cucina di Donna Luisella

L’esperienza culinaria al Ristorante Donna Luisella di Napoli non sarebbe completa senza un bicchiere di vino selezionato con cura dalla nostra carta dei vini: dai vini bianchi e rossi della Campania, come il Greco di Tufo e il Taurasi, alle etichette di pregio delle altre regioni italiane, ogni sorso è un viaggio sensoriale che esalta i sapori della cucina napoletana.

Da quando ha aperto le porte, il ristorante è diventato un punto di riferimento per celebs e buongustai di Napoli. Tuttavia, nonostante il prestigio e il successo, propone un servizio cordiale e attento, in grado di far sentire ogni ospite come una celebrità. Dopo una deliziosa cena al Ristorante Donna Luisella, perché non prolungare l’esperienza soggiornando nell’accogliente Bed and Breakfast? Situato nel cuore del suggestivo Borgo dei Marinari, il B&B Donna Luisella offre camere arredate con gusto e dotate di tutti i comfort moderni.  Ogni camera è un’oasi di tranquillità e relax, dove gli ospiti possono rilassarsi dopo una giornata trascorsa a esplorare le meraviglie di Napoli.

Napoli - ristorante - donna luisella
Un piatto della cucina di Donna Luisella

Il Borgo Marinari di Napoli è molto più di una semplice meta turistica: è un luogo di autenticità, qualità e charme che incanta e sorprende i visitatori di ogni età. E nel cuore di questo incanto mediterraneo, il ristorante Donna Luisella offre un’esperienza culinaria e ospitale che rimane impressa nella memoria di chiunque lo visiti.

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Valle Sabbia: cosa fare e vedere in questo angolo della provincia di Brescia

La provincia di Brescia, tra le tante bellezze, custodisce un territorio unico e affascinante dove, a ogni passo, risuonano la storia e la tradizione accompagnate da un vasto patrimonio culturale, artistico e gastronomico senza dimenticare la suggestiva cornice di valli e montagne ricche di boschi.

Si tratta della Valle Sabbia, un angolo di Lombardia tutto da scoprire, tra il Lago di Garda e le Prealpi, con un’estensione di circa 600 chilometri quadrati.

Valle Sabbia, una delle tre grandi valli del Bresciano

Nella zona nord orientale del Bresciano, la Valle Sabbia, una delle tre grandi valli insieme alla Valle Camonica e alla Val Trompia, si presenta suddivisa in “quattro distretti“:

  • quello dei comuni a nord-ovest che comprende Lavenone (dove l’arte del ferro affonda le radici nella notte dei tempi), Pertica Alta e Pertica Bassa (echi della resistenza partigiana) e Vestone (dal caratteristico centro storico);
  • i due comuni a nord est, Treviso Bresciano (dal clima piacevole e mite) e Capovalle (dove andare alla scoperta delle testimonianze della Prima Guerra Mondiale);
  • l’area centrale, che va dal Lago d’Idro al Lago di Garda, e include Provaglio, Barghe, Agnosine, Preseglie, Odolo e Sabbio Chiese;
  • i Comuni più a sud, Roè Volciano, Villanuova sul Clisi, Vobarno e Gavardo.

Cosa vedere in Valle Sabbia

Come accennato, ci troviamo in una valle che ha davvero molto da offrire e che incontra i gusti degli appassionati di storia, natura e tradizione.

Ma quali sono le tappe da “mettere in lista” durante una vacanza da queste parti? Ecco una selezione di quelle che non si possono proprio perdere.

Il Santuario della Madonna della Rocca a Sabbio Chiese

Simbolo di Sabbio Chiese, merita una visita il Santuario della Madonna della Rocca, in felice posizione panoramica sull’intera valle.

Nato nel Cinquecento quando si decise di trasformare la Rocca, tra i pochi esempi rimasti del sistema di difesa realizzato nel corso dei secoli, in santuario dedicato all’Annunciazione, si raggiunge percorrendo 107 scalini e affascina con la torre del campanile e il porticato settecentesco.

Il Museo Civico Archeologico a Gavardo

In Piazzetta San Bernardino 5 a Gavardo, non c’è nulla di meglio del Museo Civico Archeologico per conoscere da vicino la storia della Valle Sabbia e del Garda Occidentale.

Infatti, il museo ospita fossili, epigrafi e reperti grazie a cui approfondire lo sviluppo economico-culturale e gli insediamenti della valle dal Paleolitico medio fino al periodo post-rinascimentale.

In più, una sezione si concentra sul sito delle palafitte di Lucone di Polpenazze, Patrimonio UNESCO.

La Rocca d’Anfo e il Forte di Cima Ora

Tra le attrazioni più apprezzate del Lago d’Idro, uno dei laghi meno noti e frequentati della Lombardia ma un gioiello di acque fresche e cristalline, spicca la Rocca d’Anfo, costruita nel XV secolo a strapiombo sul blu, che ancora oggi si staglia maestosa, custode di segreti e storia.

In origine fortezza militare rimaneggiata nel corso del tempo, si compone di un unicum di torri, caserme e batterie nell’abbraccio di possenti mura venete. Dopo anni di abbandono, grazie a intensi restauri è nuovamente accessibile per visite guidate ed emozionati tour notturni.

Altrettanto interessante, sempre ad Anfo, è il Forte di Cima Ora, edificato all’inizio della Prima Guerra Mondiale come fortificazione e punto chiave per l’utilizzo dei cannoni: da qui, la vista sul Lago d’Idro e le montagne fino a Ponte Caffaro è impagabile.

La Chiesa di San Giorgio a Bagolino

Vista panoramica della città vecchia di Bagolino (Brescia)

Fonte: iStock

Vista panoramica di Bagolino (Brescia)

Su un rilievo roccioso, la Parrocchiale di Bagolino colpisce dapprima per la magnificenza dell’esterno e “rapisce” con i tesori artistici che ne adornano gli interni, a opera dei più grandi protagonisti della pittura italiana come Tintoretto, Tiziano, Palma il Giovane, Pietro Mera, Camillo Rama, Andrea Celesti e Francesco Torbido.

Simili capolavori, infatti, le sono valsi il nome di “Cattedrale di montagna“.

Il Museo della Resistenza e del Folkore a Pertica Bassa

Il Museo di Pertica Bassa è un vero e proprio inno alla “memoria della comunità” e raccoglie testimonianze della tradizione contadina e montana della zona nonché dell’epoca partigiana.

Il nucleo principale lo si deve alle opere di Dimitrije Paramendic, scultore e pittore che le donò al Comune come riconoscenza per la sua prigionia e successiva fuga, nel 1943, dalla caserma di Vestone, cui negli anni si sono aggiunti ricordi donati da ex-partigiani: bandiere, quadri, reperti bellici, armi, oggetti di uso quotidiano…

A completare il museo, la sezione dedicata al folklore e alla cultura con manufatti di artigianato locale, costumi e fotografie d’epoca, attrezzi contadini e utensili domestici.

Il Forno Fusorio a Pertica Alta

A Pertica Alta, invece, affascina il Forno Fusorio, a 620 metri di quota a fianco del torrente Tovere, esempio di archeologia industriale e simbolo dell’attività che, per secoli, fu centrale per l’economia di queste zone.

Infatti, fino alla metà dell’Ottocento, nel forno confluiva il ferro estratto dalle miniere della Valle Trompia per venire sottoposto alle prime fasi di lavorazione.

Nel Duemila, gli scavi hanno riportato alla luce buona parte dell’impianto originario.

Il Museo del Ferro – Fucina di Pamparane a Odolo

Il Museo di Odolo espone macchinari legati alla lavorazione del ferro, depositi, una tromba idroeolica e due magli completi di ruote idrauliche.

La Fucina, antecedente al XVIII secolo, è aperta su prenotazione per visite guidate con la possibilità di vedere il maglio in funzione. A completare l’esperienza, una raccolta di manufatti che illustra la storia socio-economica del paese.

Il Santuario Beata Vergine di Paitone

In perfetto stato di conservazione e con bel portico sulla facciata che guarda il vasto piazzale antistante, il Santuario di Paitone è un luogo centrale di fede, costruito laddove la Madonna apparve nel 1532 a Filippo, giovane sordomuto.

Terminato nel 1534, conserva la tela su cui è raffigurato l’episodio in cui Maria promette al ragazzo la guarigione in cambio dell’edificazione del Santuario.

Cosa fare in Valle Sabbia

Lago d'Idro, Valle Sabbia

Fonte: iStock

Veduta del Lago d’Idro, Valle Sabbia

Oltre ai molteplici punti di interesse da scoprire e ammirare, la Valle Sabbia propone tutta una serie di esperienze che arricchiscono la permanenza.

Qualche esempio? L’opportunità di percorrere in bicicletta la Greenway delle Valli Resilienti, ciclabile che, con i suoi itinerari, attraversa l’intera valle: sono 27 i sentieri per mountain bike e oltre 45 i chilometri per cicloturismo.

Oppure, una gita all’Oasi di protezione ambientale del Baremone, oasi faunistica tra i comuni di Anfo, Lavenone, Pertica Bassa e Bagolino a tutela della biodiversità della zona, o ancora, la traversata in battello del Lago d’Idro, per scorgere le montagne e i paesi da una prospettiva inedita.

Infine, la Valle Sabbia è ideale per le arrampicate con innumerevoli itinerari disponibili: ferrate di vari gradi di difficoltà tra cui menzionare le vie ferrate di Casto, nel favoloso Parco delle Fucine, e le Ferrate Sasse, percorso che costeggia la sponda est del Lago d’Idro.

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Medina, in Arabia Saudita, apre ai turisti: cosa vedere

Un tempo i fedeli si recavano in Arabia Saudita, culla dell’Islam, unicamente per compiere il pellegrinaggio verso le due principali città sante, La Mecca e Medina. Ma se fino al 2021 l’ingresso era riservato solo a chi professava la fede islamica, oggi una di queste, Medina, è diventata accessibile anche ai turisti, benché ancora in pochi abbiano avuto il privilegio di vivere la sua spiritualità di persona.

La “Città Illuminata” offre un’esperienza davvero unica nel suo genere, che fonde la ricchezza della tradizione islamica con l’ospitalità e la bellezza sorprendente dei suoi luoghi. Una tappa fondamentale da inserire nel vostro itinerario, considerando anche che è situata in posizione strategica per visitare l’intera regione.

Cosa vedere in un giorno a Medina: moschee e siti storici

Una visita a Medina è un invito aperto a coloro che desiderano approfondire la comprensione della cultura islamica e arricchire il proprio viaggio in Arabia Saudita con un tocco di spiritualità. Lasciarsi trasportare dalla bellezza della “Città Illuminata” è un’esperienza unica ancora vissuta da pochi turisti internazionali.

Di certo, una volta giunti qui, non si può non far visita ai principali monumenti islamici che custodiscono l’intera storia di una cultura. Tra questi, le sette moschee che si trovano nel sito della Battaglia di Al-Khandaq (la Trincea), a ovest del Monte Sela. In realtà, si tratta di sei moschee, ma ne vengono menzionate “sette” perché è inclusa anche la Moschea di Al-Qiblatayn. Eccole elencate in ordine da nord a sud, secondo la loro posizione:

  • Moschea Al-Fateh
  • Moschea Salman Al-Farisi
  • Moschea Abu Bakr Al-Siddiq
  • Moschea Umar ibn Al-Khattab
  • Moschea Ali ibn abi Talib
  • Moschea Fatima

Sappiate, però, che le moschee sono visitabili unicamente dall’esterno, per permettere ai fedeli di professare le preghiere e i rituali, rispettando la loro fede.

La Moschea del Profeta, uno dei siti più sacri dell’Islam, è senza dubbio una delle motivazioni per visitare la città di Medina. Per i non musulmani, si può arrivare fino al cancello di ingresso – oltre il quale inizia lo spazio sacro (haram) non valicabile – e rimanere a osservare il lento passaggio dei fedeli nella sua ampia piazza, dove grandi ombrelli meccanici vengono aperti per proteggere dall’eccessivo sole o dalle intemperie. Qui è custodita la tomba del Profeta, il luogo è riconoscibile grazie alla cupola verde, colore ufficiale dell’Islam, che svetta nel cielo di Medina.

Proseguite il vostro tour visitando la Masjid Al-Qiblatayn, nota anche come la Moschea delle due Qibla. È famosa perché durante il periodo della vita del Profeta, la direzione della preghiera (qibla) fu cambiata da Gerusalemme a La Mecca. Successivamente, dirigitevi verso la Masjid Quba, la prima moschea costruita nell’Islam.

Nei pressi di Medina, non perdetevi poi una visita a un altro luogo emblematico, la Moschea Sayyed Al-Shuhada, considerata dai musulmani un sito importante della storia islamica, poiché dove ora sorge si è svolta la famosa battaglia di Uhud. L’edificio sacro è stato completato nel 2017 e presenta uno stile architettonico unico.

Cosa mangiare a Medina: cibo e tradizioni culinarie

A Medina, la scena gastronomica offre una vasta gamma di delizie per soddisfare ogni palato. Per iniziare la giornata con energia, i numerosi caffé offrono per la colazione opzioni sia per i tradizionalisti che per gli audaci. Tra le scelte classiche si trovano falafel appena fritti, hummus cremoso e pane appena sfornato, mentre per coloro che cercano qualcosa di diverso, le opzioni gourmet comprendono fluffy pancake con miele e frutta fresca o uova strapazzate con formaggio locale e spezie esotiche.

Tanti i ristoranti che propongono piatti tipici della cucina mediorientale, come il kebab di agnello marinato con spezie aromatiche e servito con riso pilaf o il couscous con verdure fresche e pollo alla griglia. Imperdibili anche i dolci tradizionali preparati con maestria, come baklava, kunafa e basbousa. Alcuni locali offrono anche una selezione di tipica pasticceria fresca araba, ideale per accompagnare una chiacchierata con amici o per godersi un momento di tranquillità da soli.

Dove dormire a Medina

A Medina, ci sono diverse opzioni di alloggio adatte ai visitatori occidentali, che offrono comfort, lusso e convenienza per un soggiorno indimenticabile nella città santa. Gli hotel che affacciano sulla Moschea del Profeta sono riservati ai fedeli di religione musulmana per permettere loro di compiere agilmente e comodamente il proprio pellegrinaggio rituale.

I visitatori che desiderano soggiornare in alberghi di fascia alta, possono optare per il Crowne Plaza Hotel, e raggiungere a piedi la Moschea del Profeta, che dista 400 metri, o presso il Marriott Hotel, nel cuore della città. Una soluzione dal budget più contenuto è il Ghalia Uhud Hotel, sempre molto vicino alla Moschea del Profeta, da cui dista 3,6 km, circondato da alcuni ristoranti. In alternativa, si può scegliere una sistemazione locale, per avere l’opportunità di vivere una ricca esperienza di condivisione e conoscere più da vicino la cultura degli abitanti del posto, il loro modo di vivere e l’autenticità dei loro costumi.

Visitare la ‘Città Illuminata’ durante il Ramadan

Il Ramadan, il nono mese del calendario islamico, è un periodo sacro per i musulmani di tutto il mondo, di riflessione spirituale, rafforzamento della fede e solidarietà tra i membri della comunità. Durante questo mese, i credenti praticanti osservano il digiuno dall’alba al tramonto, astenendosi dal cibo, dalle bevande, dal fumo e da altri piaceri fisici, come un atto di devozione e auto-purificazione. Nei Paesi arabi, è considerato un momento di grande importanza culturale e religiosa, caratterizzato da una serie di tradizioni e pratiche che riflettono i valori dell’Islam e la ricchezza della sua eredità.

Durante il mese del Ramadan, le città e le comunità si trasformano, con le moschee che accolgono i fedeli per le preghiere quotidiane e i suq che si animano di attività e vendite speciali in vista delle festività. I musulmani si concentrano sull’incremento delle loro pratiche spirituali, dedicando più tempo alla lettura del Corano, alla preghiera e alla carità, mentre le moschee si preparano ad accogliere un alto numero di fedeli. Le famiglie si riuniscono per condividere pasti speciali prima dell’alba (Suhur) e dopo il tramonto (Iftar), rompendo il digiuno sempre prima con un dattero, a cui segue un pasto abbondante e nutriente consumato in compagnia.

Le autorità nei Paesi arabi adottano misure speciali, come orari di lavoro ridotti e regole sulla vendita e sul consumo di cibo e bevande in pubblico durante le ore di digiuno. Si tratta di misure volte a facilitare l’osservanza del digiuno e a promuovere uno spirito di solidarietà e rispetto tra i membri della comunità. Il pellegrinaggio, o Hajj, è uno dei pilastri fondamentali dell’Islam, da compiere obbligatoriamente almeno una volta nella vita, qualora il fedele abbia le capacità fisiche ed economiche necessarie per affrontare il viaggio, che rappresenta un momento di riflessione e purificazione dell’anima.

È anche una testimonianza tangibile dell’unità della ummah, la comunità islamica globale, riunita nella ricerca della presenza divina. Un’esperienza sacra che porta milioni di fedeli da tutto il mondo a compiere un viaggio spirituale verso le città sante della fede islamica, La Mecca e Medina.

Come arrivare a Medina: informazioni di viaggio

Medina è accessibile comodamente via terra con treni ad alta velocità dalla vicina Jeddah, città collegata all’Italia con voli giornalieri diretti. Da Riyadh, partono voli diretti con compagnie locali e di bandiera.

È importante ricordare che, ad oggi, per accedere all’Arabia Saudita dall’Italia serve un visto, che si può richiedere direttamente online con anticipo, oppure una volta arrivati a destinazione in aeroporto. Per gli spostamenti più brevi è inoltre previsto lo stop-over visa, un visto di transito o scalo che consente alle persone che attraversano l’Arabia Saudita di entrare nel Paese per una serie di motivi, tra cui quelli turistici, e che può essere richiesto sul sito della compagnia di bandiera Saudia Airlines.

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Il “Turismo delle Radici” prende forma: annunciato il progetto

Prende forma il progetto del “Turismo delle Radici”, che entra in una fase più operativa a seguito dello stanziamento di un pacchetto di finanziamenti per i comuni che hanno partecipato al bando. Si tratta di un’offerta turistica rivolta ai discendenti di persone emigrate, che ritornano a visitare i luoghi in cui sono vissuti i propri antenati. Un turismo, quindi, basato sulla ricerca delle proprie radici familiari, sul recupero dei luoghi e delle tradizioni del passato.

Il progetto del “Turismo delle Radici”

Stando a quanto si legge nel progetto PNRR “Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell’Italia post Covid-19”, gli italiani residenti all’estero e i discendenti di origini italiane sono un bacino di potenziali viaggiatori che arrivano nel nostro Paese, e sono in grado di generare un forte legame emotivo con i luoghi e di “amplificare l’eco Italia nel mondo”. Secondo i dati diffusi da Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, il 30% del “Turismo delle Radici”, equivalente a circa 3 milioni di viaggiatori, copre sia un target giovane che va dai 25 ai 34 anni (25,7%) sia un target che va dai 55 ai 64 anni (24%). Tali turisti programmano visite a lunga permanenza, con una media di sette giorni a viaggio, generando un indotto economico significativo.

Il “Turismo delle Radici” è, dunque, un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate strategie di comunicazione, che coniuga alla proposta di beni e servizi del terzo settore – alloggi, enogastronomia, visite guidate – la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti che si stima sfiorino gli 80 milioni di persone.

“L’esame si è appena concluso e a stretto giro sarà presentata una graduatoria dei comuni che hanno presentato le migliori proposte e che riceveranno finanziamenti dal ministero degli Esteri”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani a Il Sole 24 ore, sottolineando che si sta puntando a comuni più piccoli, con meno di seimila abitanti. Le proposte ricevute su 5.500 piccoli borghi sono sono state 845, quelle ammissibili 822. Il finanziamento che sarà messo a disposizione è di circa 5 milioni di euro. È stato inoltre sottoscritto un primo accordo con Ferrovie dello Stato che riduce i costi dei biglietti dell’alta velocità per i turisti iscritti all’Aire, l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, e si sta pensando a un pacchetto di agevolazioni per chi aderisce all’iniziativa.

Obiettivi e opportunità del “Turismo delle Radici”

Tra gli obiettivi del progetto, c’è quello di lasciare indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne consente, da un lato, la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali, in primis quelli enogastronomici. Il “turista delle radici” diventa, così, “ambasciatore” dei territori che custodiscono la sua storia familiare, solitamente i piccoli borghi.

Questo tipo di turismo è anche una risposta alla sfida digitale, perché la diffusione capillare delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà dai siti web. Gli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari degli agriturismi, le famiglie attive nell’ospitalità diffusa potranno utilizzare i social network per informare il turista delle radici.

Infine, viene presentato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale come un incentivo all’occupazione giovanile. Per garantire un’offerta turistica di livello, un importante obiettivo è, infatti, quello di promuovere la formazione di operatori del Turismo delle Radici, in coordinamento con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. In questo modo, verrebbe stimolata l’occupazione, in particolare quella giovanile, proprio in aree colpite da progressivo spopolamento, che sono quelle scelte dal turista delle radici.

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Questo borgo è un’isola di Toscana in Lombardia

Un borgo dalla storia affascinante e antichissima, collocato a metà tra il Lago di Como e il Lago di Varese. Castiglione Olona è conosciuto come ‘un’isola di Toscana in Lombardia’. Un luogo di arte, cultura e tradizioni, di rievocazioni storiche, di tesori da scoprire passo dopo passo, con la netta sensazione di addentrarsi in un’epoca lontana.

Un viaggio nella storia e nell’arte di Castiglione Olona

L’origine di Castiglione Olona è collocata intorno al V secolo d.C. quando, secondo la leggenda, sui resti dell’accampamento delle truppe del generale Stilicone nacque il Borgo di Castiglione, adagiato nella valle del fiume Olona. Attorno all’anno Mille, il territorio risulta essere possedimento della nobile famiglia Castiglioni, originaria di Milano, più volte coinvolta in giochi di alleanze politiche parteggiando ora per i Torriani ora per i Visconti. A questo periodo risalgono le costruzioni delle mura di cinta del borgo che si conservano solo nella parte più alta del colle, dove fu eretta la rocca nel XII secolo, una costruzione minacciosa e inespugnabile che fu al centro di numerose vicende belliche a difesa dal corso del fiume.

L’epoca rinascimentale fu il periodo di massimo splendore di questo luogo, grazie alla presenza e alle iniziative del Cardinale Branda Castiglioni. Si deve invece alla laboriosità e all’ingegno della famiglia Mazzucchelli, nella metà del 1800, la trasformazione di Castiglione Olona nel primo polo industriale della provincia di Varese.

La visita del borgo può cominciare dalla piazza, su cui si affacciano la Chiesa del SS. Corpo di Cristo, detta “di Villa”, edificio di ispirazione brunelleschiana, il Palazzo Branda Castiglioni, il Pio Luogo dei Poveri di Cristo e, sulla salita alla Collegiata, la Scuola di Canto e Grammatica, la Scolastica, oggi sede del Municipio.

Il Palazzo Branda Castiglioni è l’antica dimora del cardinale. L’edificio è composto da due corpi di fabbrica, uno del XIV e l’altro del XV secolo con ampliamenti successivi, che al suo interno ospita sale con pregevoli affreschi del 1400 di scuola lombarda e toscana. I suoi principali ambienti sono la Cappella Cardinalizia di “S. Martino”, la Quadreria, la camera e lo studio del cardinale.

In cima alla breve salita della via Cardinale Branda si elevano i ruderi della porta che immetteva nell’antico castello: qui si trova il complesso della Collegiata, costituito principalmente dalla chiesa e dal battistero. La chiesa in stile gotico-lombardo a croce latina fu dedicata nel 1425 alla Vergine e ai Santi Stefano e Lorenzo, raffigurati insieme a S.Ambrogio e S.Clemente nella lunetta del portale. Sulla facciata si può ammirare anche il rosone marmoreo. Ospita al suo interno gli affreschi di Masolino da Panicale (“Storie della Vergine”) e dei suoi due allievi, Lorenzo di Pietro detto “il Vecchietta” e Paolo Schiavo. Sempre al maestro toscano appartengono le “Storie di San Giovanni” nell’adiacente battistero.

Da non perdere anche il piccolo Museo della Collegiata, che ospita preziosi oggetti sacri e alcune interessanti opere artistiche. La passeggiata esplorativa del borgo porterà, poi, alla scoperta di ulteriori particolari e testimonianze legate al suo periodo di fioritura artistica.

L’attrazione più recente risale al giugno 2004, quando nelle sale affrescate del trecentesco Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo è stato inaugurato il [MAP] Museo Arte Plastica, che raccoglie una originale collezione di più di cinquanta opere degli anni Settanta. Il grande successo delle materie plastiche spinsero il conte Lodovico Castiglioni e suo cugino Franco Mazzucchelli a dar vita, tra il 1969 ed il 1973, al “Polimero Arte”, un centro di ricerche estetiche e un laboratorio dotato di tecnologie e personale qualificato della Mazzucchelli Celluloide, la fabbrica più importante d’Italia nella produzione e lavorazione di materiale plastico. Noti artisti dell’epoca vi parteciparono e molte delle loro opere furono esposte in occasione di prestigiose mostre nazionali ed internazionali. Oggi ai visitatori è offerta una straordinaria galleria d’arte contemporanea inserita in un antico e prezioso edificio, quasi una continuità artistica tra passato, presente e futuro.

Gli eventi da non perdere a Castiglione Olona

Ogni prima domenica del mese, si svolge nel centro storico di Castiglione Olona la Fiera del Cardinale, il tradizionale Mercatino dell’artigianato locale e dell’antiquariato, dove gli espositori propongono manufatti artigianali, mobili antichi e molto altro. La particolarità e il fascino di questo mercatino attraggono migliaia di visitatori da ogni parte della Lombardia, del Piemonte e della Svizzera.

L’amore per le tradizioni locali entra ancora di più nel vivo in estate, quando ha luogo la manifestazione annuale del Palio dei Castelli, con l’avvincente Corsa delle Botti, tra i diversi rioni della cittadina. Funziona in questo modo: ogni rione schiera una squadra di cinque “bottari” nei loro costumi d’epoca, i quali, per vincere il Palio – che consiste in un prezioso stendardo dipinto ogni anno da un artista diverso – devono raggiungere per primi il Castello Monteruzzo, facendo rotolare una botte per il percorso che attraversa le vie del centro storico. Allo scopo di preparare i giovani del paese alla gara, è stata istituita anche una scuola all’interno del Gruppo Bottari del Palio.

Cosa vedere nei dintorni

A poca distanza da Castiglione Olona ci si imbatte nell’affascinante Parco archeologico di Castelseprio,  l’antico Castrum Sibrium situato tra un altopiano e la valle del Fiume Olona, che fu roccaforte militare sin dal tempo dei Romani. Nel 1287, per ordine di Ottone Visconti, signore di Milano, Castelseprio fu distrutta ad eccezione degli edifici religiosi, tra i quali la chiesa di Santa Maria foris portas, risalente probabilmente al IX secolo. L’edificio, ora sconsacrato, è un autentico gioiello d’arte longobardo-bizantina e cela al suo interno un originalissimo e straordinariamente conservato ciclo di affreschi che decora il vano dell’abside, tra le testimonianze più importanti della pittura muraria europea nell’Alto Medioevo. La posizione dell’edificio, situato su un’altura a pochi metri oltre l’antica cinta muraria, è il motivo della sua denominazione.

Il Monastero benedettino di Santa Maria Assunta è stato, invece, fondato nel 737, e costituisce uno dei primi insediamenti monastici nel territorio dell’attuale Lombardia, legato alla vicina presenza del Castrum di Castelseprio e del Monastero di Torba. Quest’ultimo è stato eletto Patrimonio UNESCO, immerso nei verdi boschi del Varesotto, ai piedi del parco archeologico. Il primo e il secondo piano, un tempo adibiti rispettivamente a sepolcreto e oratorio, ospitano rari e importanti affreschi dell’VIII secolo. Visitare questi luoghi è come viaggiare nel tempo.

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Londra nasconde un pub segreto ed esclusivo, ecco dove

Ci sono luoghi che sanno raccontare la storia di una città e di un’intera nazione anche solo attraverso la vista. Posti in cui le tradizioni sono preservate perché la loro missione è proprio quella di tramandarle alle generazioni future.

Ci troviamo a Londra e più precisamente nella Tower of London, la magnifica fortezza dalla storia quasi millenaria che ancora oggi rappresenta uno dei simboli della città. Tra le viuzze antiche che si snodano tra le sue mura, esiste un luogo dove storia e tradizioni si intrecciano e vengono custodite gelosamente. Stiamo parlando di The Keys, un pub segreto ed esclusivo dove si viene serviti da baristi insoliti e nel quale ogni angolo parla con fierezza della storia inglese.

The Keys: il pub più esclusivo di Londra

Nel cuore della Tower of London, la celebre Torre di Londra che custodisce i preziosi gioielli della corona reale, si nasconde un pub molto suggestivo: The Keys.

Divanetti in pelle rossa, tavoli e bancone in legno e numerose testimonianze della sua storia incredibile appese lungo i muri, fanno di questo locale un luogo suggestivo in cui recarsi per assaporare l’essenza della storia inglese. Qui si trova esposta, tra i tanti cimeli storici, anche un’ascia cerimoniale del XVI secolo.

Anche se a prima vista potrebbe sembrare normale, The Keys non è un pub come tutti gli altri. Sì, perché qui non verrete serviti da gente comune, ma dagli Yeomen Warder, ossia le Guardie della Torre di Londra, che gestiscono questo locale davvero insolito (oltre all’intera fortezza).

Comunemente chiamate “Beefeater” per il pasto di carne che veniva loro assegnato in passato, sono 35 le guardie che quotidianamente aprono le porte di questo gioiello storico per servire agli avventori esclusive bevande dai nomi orgogliosamente personalizzati: Beefeater Bitter, Treason e Yeoman 1485 sono solo alcune delle bevande che vengono proposte agli ospiti. Ma attenzione: non tutti possono entrarvi, solo chi ha ricevuto l’invito da parte delle Guardie.

Tra le curiosità che fanno di The Keys un luogo unico merita di essere menzionato anche il tradizionale e bizzarro brindisi dei “Beefeater” nel momento in cui alzano i calici al cielo: “May you never die a Yeoman Warder“, che tradotto significa “Che tu non possa mai morire come Yeoman Warder”.

The Keys pub

Fonte: Paula Joyce / Alamy / IPA

Entrata dell’esclusivo pub The Keys

La Torre di Londra tra storia e superstizioni

Nata come fortezza per la difesa, trasformata in prigione durante la dinastia dei Tudor e poi utilizzata come zecca reale e anche come zoo che ospitava animali esotici, la Torre di Londra ha più di 900 anni e una storia incredibile da raccontare. In queste mura sono passate, oltre a numerose famiglie reali, anche figure storiche che tutti noi conosciamo bene, come Anna Bolena, la prima regina inglese ad essere condannata a morte e che qui vi era stata imprigionata.

Oggi la Tower of London è una delle attrazioni turistiche più importanti, con più di 3 milioni di visitatori annuali, e oltre a custodire gelosamente i gioielli della corona reale è anche il luogo dove tradizione e superstizioni sono ancora vivi e vengono tramandati di generazione in generazione dagli Yeomen Warder. Sono loro a risiedere nell’orgogliosa comunità che popola le mura della fortezza, con tanto di studio medico e una cappella: un vero e proprio villaggio che vive di storia e tradizioni antiche, ma anche di superstizioni. Una di queste è davvero curiosa e riguarda i sei corvi che da numerosi anni sono tenuti nei terreni della Torre di Londra: la leggenda dice che se i corvi scappassero, la Torre di Londra si sbriciolerebbe in polvere portando a gravi conseguenze per l’intero Regno inglese.

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Il Carnevale più insolito d’Europa? Una sfilata di mostri. Ecco dove

Il Carnevale, un festival di maschere, colori e risate, è sempre stato un momento di gioia per grandi e piccini. Questa festa, che si svolge in ogni angolo dell’Italia, è una delle più attese dell’anno, capace di far rivivere le antiche tradizioni e di portare un’ondata di allegria in ogni angolo del Paese.

Ma il Carnevale non è solo una ricorrenza italiana. In tutto il mondo, la gente si riunisce per celebrarla secondo le proprie tradizioni, alcune delle quali forse ancora poco note, a cui vale assolutamente la pena partecipare.

Il nostro viaggio di oggi ci porta in Ungheria, nel pittoresco paese di Mohács, lungo le rive del Danubio. Dal 8 al 13 febbraio, questo tranquillo borgo si trasforma in un’esplosione di colori e suoni, un turbinio di allegria che riempie le strade e i cuori dei suoi abitanti, dando vita alla magia del Carnevale, conosciuto localmente come Busójárás.

Il Carnevale di Mohács, un vortice di colori e tradizioni ungheresi

Carnevale Mohács
Carnevale di Mohács, Ungheria

Le radici del Carnevale di Mohács sono profondamente intrecciate con la storia dell’Ungheria e risalgono al lontano 1783. Questa tradizione centenaria ha saputo resistere al passare del tempo, evolvendosi fino a diventare uno dei carnevali più importanti e amati in tutta Europa.

È un autentico rituale, un momento di condivisione e celebrazione che ti permetterà di immergerti completamente nelle tradizioni locali. Al centro di tutto, ci sono i Busó: figure affascinanti e misteriose che, con le loro tipiche maschere di legno e costumi tradizionali, animano la città.

Create dagli abili artigiani locali, non sono semplici oggetti, ma veri e propri simboli e testimonianze di un’arte millenaria, che si tramanda di generazione in generazione. Quando sfilano per le strade, il loro grido di battaglia bao-bao risuona nell’aria, creando un’atmosfera carica di emozione e fascino.

Farsangtemetés: addio all’Inverno

Il Carnevale di Mohács culmina con un rituale tanto affascinante quanto simbolico: la cerimonia del Farsangtemetés, che assume le forme di un funerale simbolico, rappresentando l’addio all’inverno e il benvenuto alla primavera. È un momento di rinnovamento che coinvolge l’intera comunità in un grande abbraccio festoso. Le strade si animano, i volti si illuminano e l’aria si riempie di risate e allegria, segnando l’arrivo di una nuova stagione e la promessa di giorni più luminosi.

La piazza principale prende vita e si illumina, la danza delle fiamme, la melodia avvolgente della musica e i movimenti ritmici dei balli creano un’atmosfera di gioia contagiosa. È un vero e proprio caleidoscopio di emozioni uniche e imperdibili.

E poi c’è l’accensione del falò serale, uno dei momenti più attesi e popolari del Carnevale. Un enorme fuoco brucia al centro della piazza principale, illuminando i volti dei Busó e degli ospiti con una luce calda e accogliente. Il bagliore delle fiamme danza sulle maschere di legno, mentre la musica ad alto volume fa da colonna sonora a questo spettacolo indimenticabile. Di tanto in tanto, il suono dei cannoni interrompe la melodia, aggiungendo un tocco di suspense e di emozione.

Inoltre, ogni angolo della città si trasforma in un banchetto di sapori, con bancarelle che offrono le più autentiche specialità ungheresi. Sotto tende colorate e tra risate e chiacchiere, i visitatori possono assaporare piatti di carne succulenti, preparati secondo antiche ricette e abilmente conditi con spezie locali. L’aroma invitante delle pietanze si diffonde nell’aria, mescolandosi con l’odore del famoso vino della regione. E infine, nessuna festa sarebbe completa senza i dolci caratteristici. Qui, la ciambella regna sovrana, può essere gustata in versione salata o dolce e ogni morso è un’esplosione di gusto che delizia il palato.

Carnevale Mohács
Carnevale di Mohács, Ungheria
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Una nuova scoperta getta luce su un’antica civiltà

L’Italia, ricca di storia e di grandi tradizioni, non smette mai di stupire e dai meandri della terra spunta sempre qualcosa che ricorda le nostre civiltà passate.

È quanto è accaduto sull’isola di Ustica. Nel Villaggio dei Faraglioni, l’antico insediamento sull’isola, risalente all’Età del Bronzo Medio (1400-1200 a.C.), è stata rinvenuta una fortificazione datata oltre 3.000 anni fa.

Una scoperta sensazionale

La scoperta getta nuova luce sulle tecniche di costruzione delle strutture difensive nella preistoria nel bacino del Mediterraneo.

Si tratta di una cinta muraria antecedente a quella già nota agli studiosi, una struttura lunga quanto le mura di cinta principali del Villaggio dei Faraglioni alte fra i 4 e i 5 metri, il che dimostra quanto il sistema difensivo fosse articolato e anche molto sofisticato.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Applied Geophysics”, è stato realizzato da un team di ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in collaborazione con il Parco archeologico di Himera, Solunto e Iato della Regione Siciliana, l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, l’Associazione Villaggio Letterario di Ustica, il Laboratorio Museo di Scienze della Terra di Ustica, l’Università degli Studi di Siena, il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste e naturalmente il ministero della Cultura.

Per effettuare le ricerche, sono stati utilizzati alcuni strumenti scientifici di ultima generazione come il georadar e la tomografia elettrica

L’importanza del sito archeologico di Ustica

Grazie al suo ottimo stato di conservazione e all’enorme mole di materiale restituito, il Villaggio dei Faraglioni di Ustica, situato in Contrada Tramontana, nella parte settentrionale dell’isola, costituisce un esempio significativo e completo di abitato della Media Età del Bronzo, testimoniando un momento di particolare sviluppo e di intenso popolamento dell’isola.

Il villaggio si estendeva in un’area di oltre 7000 metri quadrati su un’altura affacciata sul mare ed era naturalmente difeso a Est dall’alta scogliera e sugli altri tre lati era protetto da una possente fortificazione.

Il villaggio, organizzato in base a un ordinato piano urbanistico con stretti vicoli, comprendeva delle capanne costruite con la pietra locale ed erano soprattutto di forma circolare. Anche l’arredamento interno che si è ben conservato risultava essere molto ricco, a testimonianza dell’elevato tenore di vita della popolazione residente.

Dagli archeologi, è ritenuto uno degli insediamenti mediterranei meglio conservati della sua epoca.

Il mistero irrisolto di Ustica

Nonostante Ustica continui a regalare indizi sulla sua storia, la sua cultura e la sua civiltà così evoluta, resta ancora irrisolto il mistero del perché, improvvisamente, intorno al 1200 a. C., così sostengono gli studiosi, la vita nel villaggio sia stata bruscamente interrotta.

L’ipotesi più accreditata è che la causa sia da ricercarsi in un evento improvviso la cui origine è ancora avvolta dal mistero.

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Panettone, re della tavola. L’Italia a Natale è un trionfo di sapori

Quando la magia del Natale entra nelle nostre case, ogni angolo si riempie di un’energia speciale. Le luci scintillanti dell’albero brillano, illuminando i volti di chi amiamo e infondendo un senso di attesa e meraviglia. Le decorazioni natalizie, accuratamente selezionate, trasformano gli spazi quotidiani in luoghi incantati, dove ogni oggetto racconta una storia di amore e tradizione.

Ma al di là degli addobbi, dei regali e delle canzoni natalizie, c’è un elemento che rende questa festività ancora più indimenticabile: i dolci tipici, con le loro forme familiari e i profumi avvolgenti, sono un vero e proprio viaggio nel tempo. Ci riportano alle cucine delle nostre nonne, in cui ogni ingrediente era scelto con cura e ogni ricetta era un’eredità da custodire gelosamente. Sono i protagonisti indiscussi delle feste, capaci di riscaldare i cuori e di riunire le famiglie intorno a un unico, dolce sapore.

E così, mentre l’inverno avanza e il Natale si avvicina, c’è una domanda che divide l’Italia: team pandoro o panettone?

Panettone: il capolavoro della pasticceria natalizia italiana

Nel cuore di ogni italiano, c’è un posto speciale riservato al panettone. Questo dolce tradizionale, con le sue morbide fette piene di canditi e uvetta, è più di un semplice dessert natalizio. È un simbolo di convivialità, di festa, di casa. E secondo un recente studio condotto da Redmarketing, non solo regna sovrano sulla tavola natalizia, ma domina anche le ricerche sul web.

L’analisi ha scrutato le abitudini online degli utenti, rivelando una verità sorprendente: il panettone è il dolce natalizio più ricercato su internet. Questo dato rivela non solo la sua popolarità indiscussa, ma anche la passione e la curiosità degli italiani per le varianti e le reinterpretazioni della ricetta originale.

Lo studio ha evidenziato, infatti, come le ricerche relative a “panettone artigianale” siano in costante aumento. Questo dato riflette una preferenza per i prodotti che sono percepiti come più autentici e legati alla tradizione, oltre a una ricerca di qualità superiore rispetto alla produzione industriale. Il panettone artigianale rappresenta un ritorno alle radici, una scelta che privilegia la cura dei dettagli, l’attenzione per gli ingredienti e la passione per l’arte pasticcera.

Gli italiani non si limitano a comprare il panettone, ma vogliono provare a farlo in casa, a mettere le mani in pasta, a sentirne l’aroma che si diffonde nelle stanze, a vivere l’emozione di vedere il proprio dolce che lievita e si colora nel forno. Insomma, con la sua ricca storia, la sua capacità di innovarsi senza mai tradire la sua anima, il panettone sembra destinato a rimanere una stella luminosa nel firmamento delle delizie gastronomiche italiane.

Non solo panettone: alla scoperta delle tradizioni dolciarie Italiane

In Italia, la tradizione dei dolci natalizi è un affascinante viaggio culinario che varia da regione a regione, offrendo una straordinaria varietà di sapori e profumi.

Mentre all’estero questo dolce è spesso considerato l’icona del Natale italiano, qui da noi la realtà è ben più variegata. Infatti, da nord a sud, passando per le isole, il nostro Bel Paese offre una tavolozza di dolci natalizi che deliziano il palato e riscaldano il cuore.

Il nostro viaggio inizia in Lombardia, dove l’inverno si veste di dolcezza con la Bisciola Valtellinese. Questo pane dolce è un vero trionfo di sapori: la morbidezza dell’impasto si unisce all’uvetta, alle noci e ai fichi, creando un’armonia di gusti che danza sul palato. Ogni morso è un invito a rallentare e godersi il momento, a lasciarsi avvolgere dall’atmosfera natalizia. Proseguiamo il nostro viaggio andando a nord-est, nel cuore delle montagne del Trentino-Alto Adige. Qui, tra le cime innevate e i paesini addobbati, fa da protagonista lo Zelten, un pane dolce speziato, omaggio alla tradizione e alla semplicità: la frutta secca e candita si unisce a spezie calde e avvolgenti, in un abbraccio unico di sapori.

La prossima tappa è la Capitale, Roma, dove il Pangiallo trionfa sulle tavole natalizie. Questo dolce antico, ricco di frutta secca e miele, è un omaggio alla storia e alla tradizione. Il suo gusto particolare e avvolgente ci riporta indietro nel tempo, in un viaggio tra i sapori e i profumi del passato. Infine, arriviamo in Toscana, dove il Panforte regna sovrano. Questo dolce speziato, denso di frutta secca, è un must per il Natale. La sua consistenza compatta e il suo sapore intenso sono un’esplosione di gioia, un abbraccio caloroso che ci avvolge e delizia i sensi.

Il sud Italia, invece, con la sua anima calorosa e accogliente, ci regala dolci che sono un vero inno alla felicità. A Napoli, i piccoli e dorati Struffoli sono un’esplosione di dolcezza, mentre in Puglia le Cartellate, immancabili durante le feste, sono annodate a mano e immerse nel vin cotto.

Questo viaggio tra i dolci di Natale italiani è un vero e proprio omaggio alla ricchezza e alla diversità della nostra bellissima penisola. Un itinerario che ci riporta alle nostre radici, che ci fa sentire a casa e ci avvolge con il suo calore. Perché in fondo, il Natale è questo: un momento di felicità da gustare insieme, un pezzo di dolce da condividere, un sorriso da scambiare. E noi italiani, sappiamo bene come farlo.

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Al mare con Babbo Natale: la bizzarra usanza francese che ci piace

Man mano che la neve cade silenziosamente e le luci natalizie illuminano le strade, ogni angolo del mondo si prepara ad accogliere il Natale con gioia e meraviglia, celebrando una miriade di tradizioni uniche e affascinanti.

Tra le tante, ce n’è una che suscita particolare attesa e curiosità: il bagno di Natale a Nizza, in Francia. Un centinaio di audaci si danno appuntamento sulla spiaggia, pronti a immergersi nelle acque fresche del Mediterraneo per questa usanza bizzarra. Accompagnati da Père Noël (l’equivalente francese di Babbo Natale), questi coraggiosi nuotatori sfidano il freddo in nome della tradizione e del divertimento.

Un’indimenticabile nuotata natalizia con Babbo Natale a Nizza

bagno di natale nizza

Fonte: IPA

Bagno di Natale a Nizza

La tradizione che scalda il cuore è tornata, un appuntamento tanto atteso quanto amato. Come ogni anno, pochi giorni prima delle vacanze di fine anno, si è rinnovato l’emozionante rituale del bagno popolare di Natale sulla Promenade des Anglais a Nizza, nelle Alpi Marittime.

Un evento imperdibile, che ha coinvolto e affascinato tutti i presenti. Un’occasione unica per immergersi nello spirito del Natale e creare ricordi unici e originali. L’evento, organizzato dalla Fédération Sportive et Gymnastique du Travail 06 (FSGT) in collaborazione con la città di Nizza, ha radunato una folla impavida, pronta a immergersi nelle acque fresche del Mediterraneo per festeggiare l’arrivo del Natale.

L’incontro, avvenuto sulla spiaggia di Ruhl, è diventato una leggenda, un momento di festa e di unione che risveglia lo spirito natalizio in modo unico e indimenticabile. Più di una tradizione: è un tributo alla vita, all’amore e alla gioia di stare insieme.

La tradizione invernale che celebra lo spirito natalizio

Il bagno di Natale a Nizza è un evento che va ben oltre un semplice tuffo nel mare. Si tratta di un’intera giornata di festeggiamenti, un vero e proprio carnevale invernale che cattura l’essenza dello spirito natalizio in un modo del tutto unico.

La giornata si apre con la sfilata dei pointus, piccole imbarcazioni colorate tipicamente provenzali. Queste barchette, dipinte con vivaci sfumature, danzano sull’acqua in un balletto pittoresco, creando un quadro vivace che sembra uscito da un dipinto. Il rumore delle onde che si infrangono contro le barche si mescola alle risate e agli applausi della folla, dando il via alla festa in un tripudio di colori e suoni.

Segue la parata dei kayak del Sea Club. I membri del club, con le loro imbarcazioni eleganti e agili, solcano le onde con grazia e destrezza. Mentre remano lungo la costa, offrono uno spettacolo affascinante che aggiunge un tocco di avventura alla festa. La vista dei kayak che si muovono sinuosamente tra le onde è un’immagine indimenticabile, un simbolo della forza e del coraggio che caratterizzano questa celebrazione.

Imperdibile lo spettacolo delle cheerleader cattura l’attenzione dei partecipanti e degli spettatori. Le ragazze, con i loro costumi colorati e le pompon scintillanti, eseguono routine acrobatiche che mescolano danza e gymnastics. Sotto il cielo azzurro di Nizza, illuminano la scena con la loro energia contagiosa e le loro performance mozzafiato.

E infine, un momento emozionante, pieno di tensione e adrenalina, è la gara di nuoto di 250 metri. I nuotatori, vestiti con costumi da bagno colorati, si tuffano nel mare e iniziano a nuotare con determinazione.

L’evento è aperto a tutti, e la registrazione può essere effettuata sul posto. Non importa se sei un nuotatore esperto o un principiante, il bagno di Natale è un’esperienza unica che ti permette di celebrare il Natale in un modo del tutto speciale.

Promenade des Anglais

Fonte: iStock

Promenade des Anglais, Nizza