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La Valle del Silencio, il segreto meglio custodito della Spagna

Ci sono dei posti remoti, totalmente fuori dai radar dei turisti, dai profili fiabeschi e che nascondono segreti naturali e gioielli architettonici davvero unici nel loro genere. No, per trovarli non occorre andare dall’altra parte del mondo, perché sono più vicino di quanto si creda. Uno di questi si trova in Spagna, e prende il nome di Valle del Silencio.

Dove si trova la Valle del Silencio

La straordinaria Valle del Silencio (e tra poco scopriremo che non si chiama così a caso) sorge a Sud della regione spagnola soprannominata El Bierzo, un angolo del Paese dove la natura regna indiscussa e che si trova a ovest della Provincia di León, nella comunità autonoma di Castiglia e León.

Sotto lo sguardo dei Monti Aquilianos, per accedervi occorre attraversare una strada pregna di piccoli paesini da sogno e che in sottofondo regala un costante mormorio di ruscelli e sinuose cascate.

Perché si chiama così

Un nome molto particolare, quello della Valle del Silencio, su cui però non c’è un parare universale: nessuno sa con precisione perché si chiami così. Ciò non toglie che ci siano un paio di storie curiose che provano a raccontarlo.

La prima narra che non si potrebbe chiamare in altro modo, perché quando i viaggiatori attraversano la tortuosa strada che la collega con il resto del mondo rimangono muti. Non è chiaro però se la mancanza di parole derivi dalle tante curve da superare o a causa degli straordinari, e pressoché infiniti, paesaggi che fanno impallidire.

Secondo un’altra storia, invece, questo curioso nome è dovuto alle rigide regole imposte dalle piccole comunità di monaci che vagavano da queste parti, tra l’VIII e il X secolo, e che qui trovarono il luogo che cercavano, nonché grotte dove rifugiarsi incastonate tra montagne che già i Celti consideravano sacre.

Cosa visitare

La prima tappa da fare nelle vicinanze della Valle del Silencio è Ponferrada, capoluogo di El Bierzo e anche una delle soste principali del famosissimo (e bellissimo) Cammino di Santiago. Una località dai profili magici: si sviluppa ai piedi di un imponente castello fondato dai templari.

Chiamato il Castillo del Temple, è stato costruito nell’XI secolo e poi modificato, ampliato, riformato e restaurato. Molto interessante è anche la Torre dell’orologio che un tempo era un’antica porta della città. C’è poi il Real Carcel (Carcere reale), un edificio a due piani che ospita oggi il Museo del Bierzo.

Un’altra attrazione da non perdere è la Basilica della Madonna della Quercia dove è custodita La Morenita, una delle antiche Madonne nere della Spagna.

Da qui inizia il vero e proprio percorso che porta ad immergersi nella Valle del Silencio. Bisogna andare in direzione San Clemente de Valdueza, Montes de Valdueza e Peñalba de Santiago lungo una strada impreziosita da una fitta e fresca foresta che permette di lasciarsi alle spalle la frenesia del mondo: non sorprende, quindi, che fosse meta degli eremiti.

Con una piccola deviazione si raggiunge Montes de Valdueza, un paese dall’atmosfera rustica e autentica che si trova in una posizione particolarmente isolata, al centro dei Monti Aquilianos, tanto che i monaci anacoreti qui costruirono monasteri ed eremi, come il monastero di San Pedro de Montes, attorno al quale nacque l’attuale borgo.

Subito dopo occorre andare in direzione Peñalba de Santiago che colpisce per essere un borgo incontaminato. Da queste parti sorge la Chiesa del X secolo che è stata descritta da Sandoval come “la cosa più curiosa e degna di nota che la Spagna abbia tra le antichità”.

Dai vicoli labirintici, è un posto che è rimasto ancorato nel tempo, come del resto la Valle del Silencio che è uno di quei luoghi meno conosciuti ma più sorprendenti della Spagna.

Infine San Clemente de Valdueza, pieno di edifici dalla tipica architettura berciana. Da qui inizia anche il percorso che porta al belvedere e all’altalena Valdecarrizo dove si può godere di straordinarie viste panoramiche e scattare alcune foto da una delle altalene più suggestive del Bierzo.

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Viaggio a Tarifa: la meta europea dove l’inverno non esiste

Laddove il Mediterraneo si unisce all’Oceano Atlantico, sorge una delle località più affascinanti dell’Andalusia, la “città del vento” a soli 14 chilometri da Tangeri, il “punto più a sud” d’Europa dove l’estate è regina.

Si tratta di Tarifa, l’emozionante città a cavallo tra il continente europeo e quello africano da vedere almeno una volta nella vita. I motivi? 10 chilometri di candide spiagge, le condizioni ottimali per il windsurf e il kitesurf, un ricco centro storico, ottimi tapas bar e ristoranti, moderni mulini a vento e tanto, tanto sole.

Il cuore storico di Tarifa: le tappe da non perdere

Iniziamo il viaggio alla scoperta di Tarifa con una passeggiata nel suo cuore storico, la “città vecchia” cui si accede attraversando Puerta Jerez, l’unica porta superstite in Avenida Andalucia: qui, tra le tipiche case bianche andaluse, i patios fioriti e i balconi in ferro, lo sguardo si posa dapprima sulla Iglesia de San Mateo, piccola chiesa in stile gotico del XV secolo, la tranquilla Plaza de Santa Maria su cui svettano il Palazzo del Comune in stile andaluso, l’omonima chiesa che è la più antica della città e la fontana a forma di stella a otto punte, e poi sull’attrazione principale, il magnifico Castillo de Guzman, voluto nel 960 dal califfo di Cordoba Abd ar-Rahman III.

Visitabile tutti i giorni, dona una vista impagabile sul mare e sulla vicina costa dell’Africa dalla parte superiore delle mura.

Va poi sottolineato che il centro cittadino è unito all’Isla de las Palomas da una passerella che consente di camminare esattamente nel punto di congiunzione tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, un’esperienza davvero emozionante: qui due installazioni circolari segnalano la divisione e contribuiscono a rendere il tratto ancora più suggestivo, al pari del Castello di Santa Catalina, edificato nel 1929.

Il fascino dei dintorni

Anche i dintorni di Tarifa non deludono: a otto chilometri, ad esempio, fa bella mostra di sé il Mirador de Estrecho, il miglior punto di osservazione dove, durante le giornate più limpide, sembra quasi di “toccare l’Africa”.

E poi che dire del sito archeologico di Baelo Claudia, a 22 chilometri a nord-ovest, raggiungibile in auto in una ventina di minuti? Vista mare, conserva i resti di un’antica città romana risalente con ogni probabilità al II secolo a.C., dove sono tuttora ben riconoscibili il teatro, il foro, i templi, il mercato e la basilica.
Inoltre, rimane l’edificio dove veniva prodotto il Garum, salsa di pesce impiegata dai Romani per condire le pietanze, ed è presente un museo presso cui ottenere esaustive informazioni sugli scavi.

Le spiagge, paradiso di Tarifa

Un racconto di Tarifa non potrebbe mai essere completo senza soffermarsi sulle bianche spiagge di sabbia finissima, paradiso di vacanze balneari in un’estate che non conosce fine.

Le più frequentate poiché proprio in città sono Playa Chica e Playa de los Lances: la prima è una raccolta spiaggia di 400 metri a due passi da Isla de Palomas, la più attrezzata di tutte, mentre la seconda, raggiungibile a piedi dal centro, è la più grande della zona.

Ma non sono certo le uniche.

Allontanandosi un po’, si apre Playa Rio Jara dove, durante l’alta marea, si crea una pozza d’acqua di 50 centimetri perfetta per i più piccoli, mentre a 5 chilometri ecco Playa dos Mares, dove praticare gli sport acquatici tutto l’anno.

Ancora, a 6 chilometri dona momenti indimenticabili Playa Arte Vida, ideale per il kitesurf, il surf e il windsurf e non da meno è Playa de Valdevaqueros, plasmata da vari chilometri di dune sabbiose.

Infine, la spiaggia più bella dell’Andalusia: è Playa Bolonia, 4 chilometri di spiaggia dorata e incontaminata vegliata dalle rovine romane del sito archeologico di Baelo Claudia, un eden terrestre su cui spicca, a nord, la duna di sabbia più grande d’Europa.

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In Spagna c’è un villaggio perduto che a volte riemerge

Un campanile che sbuca dalle acque, immerso in un lago e nel bel mezzo della natura. No, non ci troviamo in un sogno, ma in un posto reale, che esiste e che sembra essere il frutto dell’immaginazione di una mente fantastica. Siamo in Spagna, in Catalogna. Qui si trova Sant Romà de Sau, un villaggio sommerso con la sua bellissima chiesa di epoca romanica. Un luogo affascinante, da visitare per vedere con i propri occhi come la natura insieme alla mente umana possano creare location incredibili.

Infatti, il villaggio con la sua chiesa (che è anche la più antica al mondo a trovarsi sott’acqua) sono stati sommersi in maniera volontaria: dove si trovano e qual è la loro storia.

Sant Romà de Sau, il villaggio e la chiesa sommersi

La storia, la natura, ma anche la mente dell’uomo: sono tre delle tante ragioni per cui vale la pena visitare la chiesa e il villaggio di Sant Romà de Sau in Spagna. Un luogo incredibile che ha anche ottenuto dei record importanti pare infatti che sia questa la chiesa sommersa più antica al mondo, oltre a essere anche quella che si trova alla profondità maggiore, ovvero 23 metri.

Ci troviamo in Catalogna a circa un’ora e mezza da Barcellona, per cui questo luogo è perfetto se si programma una vacanza in zona. E vale davvero la pena visitarlo, perché questo scenario fantastico resterà tra i ricordi indelebili della vacanza. Scatti da cartolina, ma anche la scoperta della storia: da quella più antica fino a quella recente, con la “nascita” del villaggio sommerso.

La chiesa può essere datata intorno alla seconda metà dell’anno Mille ed è sommersa dal 1962, quando è stato terminato il bacino idrico, la cui realizzazione ha preso il via intorno al 1949. Il bacino si estende su una lunghezza di circa 17 chilometri ed è largo 3. Dalle sue acque – quando il livello non è troppo alto – spunta il campanile della chiesa a imperitura memoria della storia, antichissima, legata a questo villaggio sommerso. E così questo posto è diventato una grandissima attrazione turistica, come accaduto anche ad altre località dove la mano dell’uomo è riuscita a creare scenari così particolari e suggestivi.

La chiesa è la più antica sommersa: così, a quanto pare, è stato certificato. Anche se esiste, in Turchia, un tempio ancora più antico ma che si trova a una profondità minore e i cui resti sono solamente le fondamenta, come riporta un articolo di Naciò.

La storia del villaggio sommerso

Un luogo antichissimo la cui storia risale a prima dell’anno Mille. Oggi il villaggio è sommerso ma – per lungo tempo – è stato un centro abitato. È nel 1962 che la diga sul fiume Ter ha fatto sparire tutto, sommergendolo con l’acqua e lasciando a ricordo dei tempi passati solamente la vista, in base alla portata dell’acqua, la punta del campanile dell’edificio religioso.

Ma cosa è accaduto alle persone che vivevano in questo luogo? Tra il 1951 e il 1962 gli abitanti sono stati espropriati e alcuni di loro si sono trasferiti nel nuovo villaggio di Sant Romà de Sau che si trova su una collina da cui si vede il bacino. Di recente, in un periodo di siccità, è riemerso qualcosa di più mostrando il passato che è rimasto celato agli occhi per tantissimi anni.

Il risultato è che oggi il villaggio e la sua chiesa sono un luogo affascinante e in cui riecheggia la storia antica, che vale la pena visitare se si programma una vacanza a Barcellona e nei suoi dintorni.

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Spagna, destinazione sempre più sostenibile: le novità del 2024

Dalle spiagge meravigliose alle città d’arte ricche di sorprese: la Spagna è una delle mete preferite dagli italiani, questa non è certo una novità. E il Paese continua a profondere il suo impegno per diventare una destinazione sempre più sostenibile, con progetti in via di sviluppo che attireranno un maggior numero di turisti nei prossimi anni. Scopriamo quali sono tutte le novità previste per questo 2024.

Spagna, la meta preferita dagli italiani

Lo scorso anno, gli italiani sono stati uno dei mercati principali per la Spagna, in fatto di turismo. I numeri parlano chiaro: nel 2023 i visitatori nostri connazionali sono aumentati del 20,6% rispetto all’anno precedente, e hanno speso mediamente il 20,1% in più. Un’ulteriore conferma arriva dai dati di prenotazione degli alloggi, con il Paese iberico al primo posto tra le preferenze degli italiani per quanto riguarda le loro vacanze (la Francia si aggiudica il secondo posto e la Grecia è solamente terza). Ma quali sono le destinazioni più apprezzate?

Ci sono senza alcun dubbio le località di mare: dalla Costa Brava alla Costa del Sol, passando per le splendide calette delle isole Baleari e per le piscine naturali meravigliose dell’arcipelago delle Canarie. Ma molti italiani scelgono la Spagna per visitare bellissime città d’arte come Madrid, Barcellona e Siviglia, andando alla scoperta del loro prezioso patrimonio culturale e architettonico. Una delle tendenze più interessanti riguarda la destagionalizzazione: i turisti pianificano le loro vacanze non solo in estate, ma anche nei periodi prima considerati meno appetibili.

Spagna, destinazione sostenibile

La destagionalizzazione è proprio uno degli obiettivi per diventare una meta sostenibile: distribuire il flusso turistico in modo più equo durante tutto l’anno permette ad una destinazione di evitare i rischi dell’overtourism, che ormai sono ben noti. Ma la Spagna si distingue già da tempo per il suo impegno ambientale, con una lunga serie di iniziative di successo che ne fanno uno dei Paesi europei maggiormente responsabili su questo fronte. Vanta ad esempio ben un terzo del suo territorio inserito tra le aree protette, in particolar modo aderendo per il 27% alla rete Natura 2000 dell’UE e detenendo il record UNESCO per il numero di Biosfere (attualmente sono 53).

Anche le città dedicano i loro sforzi verso un futuro sempre più green, implementando le loro reti ciclabili e guadagnandosi il titolo di “walkable cities” – sono infatti a misura di uomo, una scelta perfetta anche in ottica turistica. La Spagna ha inoltre un’ottima rete di treni ad alta velocità (è la più estesa d’Europa, e consente di evitare mezzi di trasporto molto più inquinanti come l’aereo, almeno per gli spostamenti interni). E per quanto riguarda l’energia, il 47% è prodotta da fonti rinnovabili ed è il secondo Paese europeo per quella eolica e solare.

Naturalmente, l’impegno già fin qui speso dalla Spagna verrà portato avanti anche nel 2024. La prestigiosa rivista Lonely Planet l’ha già riconosciuta come prima destinazione sostenibile nel suo annuale Best in Travel. E quest’anno Valencia detiene il titolo di Capitale Verde europea, un premio assegnato alla città che maggiormente ha realizzato obiettivi nei temi della salvaguardia ambientale e dello sviluppo economico sostenibile. Se poi dovesse servire un altro motivo per visitare la Spagna nei prossimi mesi, basta aggiungere che Oviedo sarà la Capitale Gastronomica: la meta ideale per tuffarsi non solo in panorami unici, ma anche in piatti prelibati.

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Sta per partire un treno che farà felici tantissimi ragazzi

Quando si tratta di partire per le vacanze, vorremmo azzerare il tempo necessario per il viaggio così da poterci godere ogni singolo minuto di divertimento. Un’ottima idea consiste nel muoversi di notte, sfruttando così le ore per riposarci e arrivare a destinazione pronti per mille avventure. Con NightJet, tutto ciò è realtà: alle linee ferroviarie già attive, presto se ne aggiungerà una che ci permetterà di viaggiare da Roma a Barcellona proprio nottetempo. Scopriamo tutte le novità.

Il treno notturno da Roma a Barcellona

È la grande novità dell’anno, un nuovo collegamento che sicuramente farà felici i più giovani: presto sarà possibile raggiungere Barcellona, una delle più belle città d’Europa (e con una movida sfrenata!), viaggiando di notte in treno. La compagnia ferroviaria NightJet, già operante anche nel nostro Paese, si prepara infatti a lanciare la linea Roma-Barcellona e ampliare così il suo mercato. Si tratta di una grande opportunità per tutti coloro che amano la Spagna e le sue incantevoli città d’arte, ma anche per chi non ha ancora avuto modo di visitare le sue bellezze.

Che cosa sappiamo sul nuovo treno di NightJet? Innanzitutto, la data prevista per la partenza: si parla di dicembre 2024, quindi dovremmo avere ancora un po’ di pazienza. Anche l’itinerario sembra essere piuttosto complesso, dal momento che Barcellona sarà solo l’ultima tappa, raggiungibile da altre 13 città europee. La prima fase ha avuto inizio nel 2021, con il lancio di due linee che collegano Vienna e Monaco da una parte e Zurigo, Colonia e Amsterdam dall’altra. Nel 2022 è stato il turno di Zurigo e Roma, finalmente collegate – con fermata intermedia a Milano, mentre nel 2023 hanno preso il via le linee di Vienna e Berlino con Bruxelles e Parigi.

Ora non manca che Barcellona, per poter andare alla scoperta della perla spagnola viaggiando in tutta comodità. I treni NightJet potranno ospitare fino a 254 viaggiatori, con i loro vagoni suddivisi in cabine singole, camere per famiglie e letti a castello, oltre a quelli con posti a sedere convenzionali. Insomma, si potrà viaggiare in tutta comodità e nel massimo della privacy: il bello è proprio poter riposare in corsa, così da arrivare a destinazione dopo una bella notte di sonno, pronti per iniziare subito con il divertimento.

Perché viaggiare con NightJet

I treni notturni di NightJet sono già un grandissimo successo: operano in Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera (oltre ovviamente alla futura novità, la Spagna). Si viaggia sino a più di 200 km/h, una velocità di crociera di tutto rispetto che permette di giungere alla propria meta in pochissimo tempo. E, come abbiamo già detto, l’idea di sfruttare le ore notturne per viaggiare, così da poter dormire e non perdere neanche un istante di vacanza, è sicuramente molto allettante – nonché davvero comodissimo.

Un ultimo appunto: viaggiare in treno sta tornando di gran moda, e non solo perché permette di vivere già una bellissima esperienza, ancor prima di essere arrivati a destinazione. Si tratta infatti di un modo più ecologico per spostarsi su brevi e medie percorrenze, decisamente molto più sostenibile rispetto all’aereo. E con un pizzico di fortuna non è difficile risparmiare sul biglietto, considerando tra l’altro che non ci sono obblighi di dimensioni del bagaglio da rispettare in maniera piuttosto stringente.

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In questa capitale europea puoi bere il cocktail più buono del mondo

Meta amatissima per le vacanze, città dalle mille facce e sempre all’avanguardia, luogo che ti fa sentire a casa da qualsiasi parte del mondo tu provenga: siamo a Barcellona, metropoli brulicante di vita, eventi, arte, posti da scoprire e cose da fare.

Una di queste è, senza alcun dubbio, quella di sorseggiare il cocktail più buono del mondo. Per farlo basta visitare il locale che ha ottenuto la prima posizione nella classifica dei World’s 50 Best Bars la cui cerimonia di premiazione si è tenuta di recente a Singapore.

Ma come si chiama il tempio della mixology? Il locale, che è stato aperto nel 2021 nel quartiere di Eixample, è il Sips.

Il cocktail più buono del mondo lo puoi bere in questa città

L’occhio vuole la sua parte e il Sips di Barcellona è un luogo pieno di fascino e bellezza, in cui nulla è lasciato al caso e in cui vivere un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Premiato con la prima posizione dei World’s 50 Best Bars, è stato fondato nel 2021 dall’idea dei due soci: l’italiano Simone Caporale e lo spagnolo Marc Álvarez. In breve tempo è diventato un punto di riferimento tanto da raggiungere in soli due anni la vetta della classifica. E togliendo lo scettro a un latro locale di Barcellona: il Paradiso.

I due raccontano la nascita del locale attraverso le pagine del sito ufficiale, dove si leggono le ragioni che li hanno spinti ad aprire il Sips, motivazioni che passano dalla presentazione e dalla consistenza, per arrivare ai sapori e al trattamento tecnico. Da quel momento di strada ne è stata fatta e il percorso compiuto li ha portati a brillare.

Qui bere un cocktail è una vera e propria esperienza, che permette di assaporare fino in fondo ogni ingrediente; inoltre l’ambiente è stato pensato appositamente per creare una sorta di connessione tra baristi e clienti. Presto, poi, verrà aperto anche un locale nel locale: Esencia.

Barcellona, oltre ai cocktail: cosa vedere

Barcellona è una città che ti avvolge con il suo spirito, che ti fa subito sentire a casa. Sarà per l’accoglienza, sarà per quel mix perfetto che mescola tradizione e avanguardia, sarà per i suoi colori e per le sue bellezze, che fanno emozionare al primo sguardo. Una città “da assaggiare” provando piatti e bevande, ma anche da scoprire.

Il Sips si trova nel quartiere di Eixample, che si trova nella parte più centrale della città, e qui ci sono alcune delle attrazioni più note, che richiamano i turisti da tutto il mondo. Come la Sagrada Familia, imponente e spettacolare chiesa che sembra uscita da un sogno e, invece, è stata pensata dall’architetto Antoni Gaudì. Dal locale per raggiungere questo simbolo della città si impiegano circa 30 minuti a piedi. Sempre a gaudì si devono altri luoghi imperdibili della zona come Casa Batllò e Casa Milà, entrambe lungo Passeing de Gracia, un viale su cui si affacciano alcuni edifici bellissimi (come Casa Amatller). Tra le altre location imperdibili c’è la grande Plaza de Cataluña uno dei punti nevralgici della città e da cui accedere ad altre bellissime zone.

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A Barcellona nasce il Museo dell’Arte Proibita

A Barcellona un inno alla libertà di espressione con il ritorno alla ribalta di opere d’arte che, nel corso dei secoli, hanno incontrato la censura e sono state rimosse per le più svariate ragioni.

Nasce così il “Museo dell’Arte Proibita” (Museu de l’Art Prohibit) nel cuore dello storico quartiere Eixample, non lontano da Plaça de Catalunya, ospitato all’interno di un edificio realizzato dall’architetto Enric Sagnier all’inizio del XX secolo.

La brillante idea è del dirigente d’azienda e giornalista catalano Taxto Benet che, cinque anni fa, ha iniziato “per caso” una singolare raccolta acquistando, presso la Fiera ARCOMadrid, la serie fotografica Presos Políticos en la España Contemporánea di Santiago Serra con ventiquattro ritratti di personaggi della cultura catalana imprigionati: “L’opera aveva suscitato scalpore perché parlava di prigionieri politici in Spagna, ed è stata rimossa dallo stand della Galería Helga de Alvear poco dopo il mio acquisto” ha ricordato l’imprenditore.

Da quel momento, ha continuato ad acquisire altre opere bandite dai musei e il suo progetto ha preso forma: dal 26 ottobre 2023 oltre 200 opere che hanno suscitato scalpore o “creato problemi” sono nuovamente fruibili dal pubblico.

Un tuffo nell’Arte Proibita

Benet ha annunciato così l’apertura del Museo dell’Arte Proibita: “Questo è l’unico museo al mondo dedicato all’arte che è stata censurata. È la dimostrazione che la censura ha fallito in tutto il mondo. Il nostro è un inno alla libertà“.

Da Klimt a Goya, da Warhol a Picasso, da Ai Weiwei a Bansky e moltissimi altri, sarà possibile riscoprire un patrimonio artistico ingiustamente bandito e censurato, tra fotografie, installazioni, dipinti e sculture, con un invito a riflettere sulla libertà di espressione.

Il nuovo museo di Barcellona, infatti, ha raccolto e riportato alla luce opere vietate in ogni parte del mondo, con l’obiettivo di dimostrare che condannare l’arte e la cultura si rivela sempre fallimentare.

Il prezzo del biglietto per ammirare “l’arte proibita” è di 12 euro con riduzione a 9 euro per studenti e over 65.

I capolavori in mostra

I due piani dell’edificio in centro a Barcellona ospitano capolavori di artisti in gran parte moderni e contemporanei, allestiti in una mostra variegata e ampia, volta a esplorare il grande tema della “censura nell’arte”.

Tra le opere esposte, solo per citarne alcune, spiccano “Filippo Strozzi in Lego” di Ai Weiwei, ritratto con i celebri mattoncini del banchiere fiorentino che si oppose ai Medici durante il Rinascimento, una serie di capolavori erotici in stampe del 1968 di Picasso, il ritratto di Mao realizzato da Andy Warhol e censurato in Cina nel 2012, le incisioni anticlericali “Los Caprichos” di Francisco Goya.

E, ancora, “La Revolución”, dipinto di nudo di Fabián Cháirez che ritrae Emiliano Zapata, il rivoluzionario messicano, in sella a un cavallo con un paio di scarpe con il tacco, un’opera che aveva acceso una discussione nel 2019 tra gli attivisti della comunità LGBTQIA+ e i membri dei sindacati dei lavoratori agricoli, e “Lena, London” dell’artista attivista africana Zanele Muholi che, tramite la fotografia, denuncia l’argomento vietato del riconoscimento della comunità queer nel Sud Africa.

Presenti anche cinque opere della serie Raffaello e la Fornarina che suscitarono grande scandalo quando furono svelate al pubblico.

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La foresta in Spagna che è stata trasformata in un’opera d’arte

Quando pensiamo alla Spagna, la nostra mente ci trasporta immediatamente verso le incantevoli luci di Madrid, l’architettura innovativa di Barcellona e l’atmosfera calorosa e vibrante che pervade ogni angolo di queste città. Immaginiamo il suono delle chitarre di flamenco, i gusti intensi della paella e l’energia pulsante dei mercati all’aperto. Eppure, c’è un altro volto di questa splendida nazione, meno conosciuto ma altrettanto affascinante, che sembra quasi uscito da un libro di fiabe.

Benvenuti nei Paesi Baschi, una regione in cui la bellezza della lussureggiante vegetazione si unisce all’intenso blu del mare, creando paesaggi dalla bellezza mozzafiato. Questo territorio custodisce autentiche meraviglie naturali, con le sue maestose montagne, i fiumi e una miriade di boschi. Tra questi ce n’è uno che si distingue da tutti gli altri: il Bosco di Oma (conosciuto come “Omako Basoa” nella lingua basca). Non un bosco qualunque, ma una vera e propria opera d’arte a cielo aperto.

Nel 1984, infatti, il talentuoso scultore e pittore Augustín Ibarrola lo ha trasformato in un vero e proprio capolavoro artistico. Con uno stile audace e colorato, ha dipinto alberi e rocce, creando un’opera d’arte unica nel suo genere. Oggi, questo luogo incantevole è diventato un museo naturale, in cui l’arte e la natura si fondono armoniosamente.

La magia del Bosco di Oma: un universo di colori

Bosco di Oma

Fonte: IPA

Bosco di Oma, Paesi Baschi, Spagna

Il Bosco di Oma, situato nel quartiere omonimo nel comune di Kortezubi, è il simbolo di come, talvolta, l’arte possa valorizzare e reinterpretare il paesaggio naturale.

Tutto ebbe inizio nel periodo tra il 1982 e il 1985, quando Agustín Ibarrola decise di fondere il suo talento con la natura. Con maestria e creatività, trasformò i tronchi degli alberi in autentiche tele viventi, creando un dialogo silenzioso e potente con il paesaggio circostante. Il risultato fu sorprendente: 47 rappresentazioni uniche, un’esplosione di colori e creatività.

Grande sostenitore della “land art“, un movimento artistico contemporaneo nato negli Stati Uniti negli anni ’60, ha messo in risalto l’importanza di intervenire sulla natura non per alterarla, ma per evidenziarne la bellezza. Invece di creare opere d’arte da esporre in gallerie o musei, si utilizza il paesaggio come una tela bianca, per rendere l’arte accessibile a tutti e rifiutare l’aspetto economico e materiale della creazione artistica.

Sulle superfici degli alberi sono dipinte una serie di immagini che vanno dagli animali alle figure geometriche e umane, fino a rappresentazioni parziali come occhi e labbra. Queste opere non sono immediatamente visibili al primo sguardo. Richiedono, infatti, un’osservazione più attenta e globale, che tenga conto dell’intero perimetro dei tronchi. L’arte di Ibarrola, in questo contesto, è strutturata in modo tale da rivelare il suo pieno significato solo quando si osserva l’ambiente nel suo insieme.

Per aiutare i visitatori a sperimentare questa visione, sono stati posti segni sugli alberi che indicano il punto esatto da cui guardare. Seguendo questi indicatori, è possibile posizionarsi in modo tale da ammirare l’intera scena come l’artista l’ha concepita, scoprendo così la vera essenza del Bosco di Oma: un luogo dove arte e natura si fondono in un coinvolgente e stimolante dialogo visivo.

Il bosco di Oma: divertimento e arte a contatto con la natura

Immerso nella bellezza rigogliosa della Riserva della Biosfera di Urdaibai, a nord-est di Kortezubi, si trova il Bosco di Oma, una meraviglia artistica e naturale senza pari. Questo luogo incantevole è un vero tesoro per coloro che desiderano combinare l’amore per l’arte e l’ambiente in un’unica esperienza.

Qui, la creatività non è confinata alle pareti di un museo, ma vive e respira tra le fronde degli alberi, offrendo un modo affascinante e interattivo di connettersi con il paesaggio. In ogni angolo del bosco, si trovano nuove sorprese che stimolano l’immaginazione e la curiosità, rendendo la visita un’avventura davvero emozionante.

Infine, non potete assolutamente farvi mancare una visita alla grotta di Santimamiñe. Questo sito archeologico, considerato uno dei più importanti della provincia, si trova proprio all’inizio del percorso per il bosco di Oma, è famoso per le sue pitture rupestri, che ritraggono cervi, cavalli e orsi in un affascinante spaccato della vita preistorica.

Queste opere d’arte antiche vantano oltre 14.000 anni di storia e sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2008.

Bosco di Oma

Fonte: IPA

Bosco di Oma, Paesi Baschi, Spagna
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Migliaia di pecore stanno sfilando in questa città spagnola

Sono circa 2mila, sono bellissime e stanno compiendo un viaggio davvero speciale. Stiamo parlando di pecore, ma ci sono anche delle capre all’interno del gregge, le vere protagoniste di una transumanza che tocca diverse località della Spagna per raggiungere Madrid dove gli ovini sfileranno il 22 ottobre.

I capi sono tantissimi e ammirarli tutti insieme è un’esperienza indimenticabile, sono accompagnati da cani e da ben nove pastori. Tra le tappe quella a Guadarrama, primo comune della Comunità di Madrid da cui è transitata la mandria regalando uno spettacolo indimenticabile.

La transumanza delle pecore

Un viaggio lungo che si ripete e una tradizione del passato che vive ancora oggi: è quello che compiono le pecore e le capre del gregge appartenente alle famiglie del Comune di La Mesta in Spagna e coordinato dall’associazione Transumanza e Natura. Questa realtà dal 1997 lavora per mostrare come la transumanza sia uno: “strumento contro il cambiamento climatico e come alleata della biodiversità”, si legge sul sito della realtà associativa.

I capi viaggiano per circa 32 giorni per raggiungere la capitale spagnola, Madrid, dove sfilano nelle strade prima di prepararsi ad affrontare l’inverno. E nel loro attraversare i territori della spagna toccano anche diverse località, compresa Guadarrama che è anche città amica della transumanza.

Questo rito antico è molto amato e diventa una fantastica occasione per visitare località nuove sia in Italia, sia all’estero. Se si ha in programma una vacanza a Madrid, vedere la città invasa da un grandissimo gregge potrebbe essere un’esperienza davvero indimenticabile.

A guidarlo Marity González, che ricopre per la prima volta questo ruolo: si tratta di una giovane allevatrice nominata primo pastore nel 2018.

E Madrid si appresta a festeggiare l’arrivo del gregge, un’occasione unica per rivivere una tradizione che dal passato è giunta sino a noi e per vederla lungo le strade della capitale spagnola.

La transumanza attraversa diverse località della Spagna prima di raggiungere Madrid

Fonte: Europa Press/ABACA / IPA

La transumanza del grande gregge di pecore e capre attraversa diverse località della Spagna prima di raggiungere Madrid

La transumanza a Madrid

La data da segnare in agenda è quella del 22 ottobre 2023 quando, a partire dalle 10,30 e fino alle 14, per le strade di Madrid si potrà ammirare sfilare un gregge di pecore e capre composto da circa 2mila capi.

Le tappe sono le seguenti: la partenza è dalla Casa de Campo attraverso il Puente del Rey, si raggiunge la Catedral dell’Almudena e Calle Mayor, passaggio successivo da Puerta del Sol per arrivare a plaza de Colon. Alle 13,30 è prevista una cerimonia presso il municipio. Poi il gregge ripercorrerà le stesse strade per tornare alla Casa de Campo.

Un momento davvero speciale, ma anche una buona occasione per ammirare le bellezze di Madrid: la capitale spagnola infatti è una città ricca di storia, arte e luoghi dal fascino senza tempo.

Cosa vedere a Madrid durante la transumanza

Alcune delle tappe del percorso compiuto dal gregge sono tra le location, della capitale spagnola, che vanno inserite in un’ideale itinerario di viaggio. Come la Puerta del Sol, la piazza più grande della città, ma anche uno dei luoghi più antichi: basti sapere – infatti – che risale al XV secolo.

La Catedral dell’Almudena, poi, si trova in un’altra piazza centralissima, vale la pena visitarla così come una tappa imperdibile è il Palazzo Reale che si trova lì vicino. Il gregge attraversa anche Calle Mayor tra le più importanti strade della città, la sua realizzazione viene datata nel Medioevo.

Le tappe della transumanza in programma a Madrid il 22 ottobre 2023 toccano alcuni dei luoghi più affascinanti della città,  che in questa occasione si potrenno ammirare invasi dal gigantesco gregge di pecore e capre.

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Sagrada Família: dopo 140 anni il capolavoro di Gaudí sarà compiuto

È il 19 marzo del 1882 quando, alla presenza dell’allora vescovo di Barcellona José María Urquinaona, viene posta sulla terra la prima pietra di un capolavoro di inestimabile valore: la Sagrada Família. Davanti alla cerimonia dell’apertura dei lavori c’è anche Antoni Gaudí, che dopo le dimissioni dell’architetto Francisco de Paula del Villar y Lozano, al quale venne affidato il progetto, ne diventa erede nonché architetto dell’opera monumentale.

Gaudí non ha bisogno di presentazioni. È il simbolo dell’architettura catalana nonché autore di capolavori di straordinaria bellezza che oggi sono emblema di Barcellona e di un Paese intero. Tra questi anche la Sagrada Família, inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, alla quale l’architetto ha dedicato 40 anni della sua vita con passione e dedizione fino al 10 giugno del 1926, giorno della sua morte.

Completate le tre torri della facciata della Natività dal suo assistente Domènec Sugrañes, i lavori hanno subito più pause nel corso degli anni: difficile raccogliere l’eredità di un artista visionario! Eppure, nonostante le difficoltà e dopo 140 anni, il capolavoro incompiuto di Gaudí troverà finalmente la sua completezza. Ecco quando.

Il capolavoro incompiuto di Gaudì è quasi pronto

La storia della Sagrada Família, i cui lavori di completamento sono stati intervallati da pause e stop per oltre un secolo, le ha fatto guadagnare l’appellativo di eterna opera incompiuta. L’ennesimo fermo, disposto a causa dell’emergenza sanitaria, aveva fatto perdere le speranze a chi ha sempre sognato di poter ammirare il monumento simbolo di Barcellona in tutto il suo splendore.

E invece, alla fine, la notizia che tutti stavano aspettando è arrivata. La chiusura del cantiere è prevista per il 2026 con l’ultimazione della sesta torre, ma a seguito del completamento delle cinque torri centrali della chiesa monumentale è stato deciso di organizzare – con grande sorpresa di tutti – una cerimonia solenne: quella dell’inaugurazione della Sagrada Família.

L’appuntamento è previsto il 12 novembre. Nell’occasione le Torri degli evangelisti, che svettano a un’altezza di 135 metri, saranno accesse e resteranno a illuminare la città fino a Natale 2023.

I lavori di completamento della Sagrada Família

Fonte: Getty Images

I lavori di completamento della Sagrada Família

Quando sarà completata la Sagrada Família

L’entusiasmo, alla notizia dell’inaugurazione, è forte e condiviso non solo dalla città intera, che da generazioni aspetta questo momento, ma anche dai viaggiatori che in tutti questi anni sono giunti a Barcellona proprio per ammirare il capolavoro dell’architetto catalano. L’edificio sacro, infatti, oltre a essere Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è anche una delle attrazioni più celebri e raggiunte di tutta la Spagna. Secondo i dati diffusi dalla stessa chiesa, infatti, questa accoglie ogni anno oltre 4,5 milioni di visitatori.

E ora, a partire dal prossimo mese, i viaggiatori avranno un motivo in più per tornare a Barcellona e raggiungere il quartiere Eixample situato a circa un miglio dal centro storico. L’appuntamento, come abbiamo anticipato, è previsto il 12 novembre. In quella occasione sarà tenuta una messa inaugurale all’interno della cattedrale. Dopo di che riprenderanno i lavori per completare l’ultima torre, quella che rappresenta Gesù Cristo e che, con i suoi 172 metri di altezza trasformerà la Sagrada Família nell‘edificio religioso più alto del mondo.

Sagrada Família

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