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Petra sorprende ancora, scoperta una tomba di 2000 anni fa

Andare a Petra è un’esperienza che non si dimentica facilmente. È un viaggio indietro nel tempo nel cuore del deserto giordano, dove l’avventura comincia ben prima di arrivare alle famose tombe scavate nella roccia. Bisogna percorrere con un’aspettativa crescente gli stretti e sinuosi sentieri del Siq, il canyon fiancheggiato da imponenti pareti rocciose, per poi vedere apparire, come un miraggio, Al Khazneh al Faroun, il Tesoro di Petra.

Noi ci emozioniamo alla vista di questa imponente facciata alta 40 metri, immaginate cos’hanno provato i ricercatori che si sono ritrovati, proprio in questo luogo magico, davanti a un’altra incredibile scoperta. Il gruppo, guidato da Pearce Paul Creasman, archeologo dell’American Center of Research, ha scoperto una tomba perfettamente conservata sotto il Tesoro che contiene almeno 12 scheletri umani ed elaborati corredi funerari. Secondo le loro stime, la tomba avrebbe almeno 2000 anni e risalirebbe al periodo di maggiore benessere e ricchezza della città.

Una scoperta attesa da oltre 20 anni

L’imponente facciata del Tesoro di Petra in Giordania, adornata da colonne corinzie, intricati fregi e misteriose figure, sorge dalla roccia come una visione di un altro mondo e, sotto di essa, cela incredibili resti che ora abbiamo il privilegio di ammirare. Non è stato facile scoprirli, gli archeologi attendono questo momento dal lontano 2003, quando, dopo aver trovato due camere funerarie sotto il lato sinistro del Tesoro, sospettarono ce ne fossero altre in quello destro. Tuttavia, la fama di Petra come attrazione turistica portò il governo giordano a rifiutare le diverse richieste per proseguire con gli scavi sotto la sua gemma più preziosa.

La teoria, quindi, non potè mai essere confermata… fino ad oggi. Gli archeologi e i ricercatori, per ovviare al problema degli scavi non concessi, hanno trovato un’altra soluzione. Creasman e il suo team, infatti, hanno effettuato una scansione georadar, ossia una tecnica di telerilevamento che utilizza impulsi radar per rilevare oggetti sotterranei. Il progetto, cominciato all’inizio del 2024, aveva come finalità quella di verificare se le caratteristiche fisiche sulla sinistra, dove erano stati trovati i sepolcri originali, corrispondevano a quelle sulla destra.

Le rilevazioni hanno rivelato forti somiglianze tra i due lati: questa è stata la prova di cui avevano bisogno per ottenere il permesso dal governo giordano di scavare sotto il Tesoro.

Tombe Petra

Fonte: iStock

Esempio di tomba reale a Petra

I ritrovamenti insieme alla troupe di Discovery Channel

Petra è considerata una delle nuove Sette Meraviglie del Mondo grazie alla sua architettura unica e ai molti misteri che l’avvolgono, di cui uno è stato appena svelato. Appena i ricercatori ricevettero l’approvazione del governo, l’archeologo Creasman contattò Josh Gates, conduttore del programma “Expedition Unknown” di Discovery Channel.

Una troupe cinematografica ha così seguito il lavoro del team, riprendendo il momento della scoperta che non è tanto da ricercare nella tomba in sé, quanto nel suo contenuto. Se la maggior parte delle tombe scoperte all’interno di Petra sono vuote, questa camera funeraria, al contrario, si è rivelata piena di resti scheletrici e di beni funerari realizzati in bronzo, ferro e ceramica. Questa sepoltura fornisce un incredibile punto di vista sulla vita dei Nabatei, gli antichi nomadi arabi il cui regno del deserto prosperò dal IV secolo a.C. al 106 d.C.

Cosa succederà ora?

Mentre i ricercatori continuano a studiare i ritrovamenti umani, Creasman spera di scoprire ulteriori dettagli su chi erano queste persone e, per farlo, il team vorrebbe datare gli scheletri e gli artefatti, nonché utilizzare il DNA estratto per determinare se i dodici scheletri fanno parte dello stesso nucleo famigliare. Altre analisi potrebbero aiutare a valutare le loro diete e scoprire se si dedicavano a lavori fisici.

L’archeologo ha dichiarato che, probabilmente, si tratterebbe di persone estremamente importanti perché il luogo in cui sono sepolte è considerato un terreno molto prezioso. Scoprire, quindi, la loro identità potrebbe aiutarci a svelare parte della storia del Tesoro.

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Scoperto un triclinio acquatico nella Villa Adriana a Tivoli

La Villa Adriana di Tivoli, a 28 chilometri da Roma, rappresenta uno dei complessi archeologici più vasti e imponenti dell’antichità romana. Costruita tra il 118 e il 138 d.C. per volontà dell’imperatore Adriano, si estende su circa 120 ettari e cattura lo sguardo grazie alla felice unione di architettura romana ed elementi ellenistici. Considerata un rifugio personale e una dimora imperiale lontana dal caos di Roma, racchiudeva numerosi edifici, terme, teatri, biblioteche e giardini, con influenze artistiche e culturali provenienti da tutto il mondo antico.

E, come se non bastasse, il magnifico sito ha da poco rivelato un nuovo tesoro. Un gruppo di archeologi dell’Università Pablo de Olavide (UPO) di Siviglia, nel corso di una campagna di scavo durata dall’8 al 29 settembre 2024, ha portato alla luce un triclinio acquatico, una sala da pranzo circondata da giochi d’acqua, che aggiunge un ulteriore capitolo al prestigio di Villa Adriana: infatti, la scoperta non solo arricchisce la comprensione della vita di corte dell’imperatore, ma conferma l’eccezionale maestria architettonica e l’amore per il lusso che ne caratterizzava l’epoca.

I dettagli della scoperta

Il triclinio acquatico è stato ritrovato durante scavi condotti sul portico centrale della villa, ritenuto dagli studiosi il primo spazio residenziale abitato dall’imperatore: l’eccezionale scoperta mostra una sala da pranzo che un tempo fungeva da spazio di convivialità per l’élite romana, dove i commensali potevano gustare i loro pasti circondati dalla bellezza e dal suono rilassante dell’acqua.

Si sviluppa attorno a una piattaforma centrale, circondata su tre lati da un laghetto, ed è contraddistinto da pareti rivestite in marmo bianco di Carrara e di altre regioni dell’Impero Romano, sia all’interno che nel plinto, per un’atmosfera di grande eleganza e raffinatezza.

Un design unico nel suo genere

Sebbene questo tipo di sala fosse comune nell’architettura romana, il design recentemente scoperto presenta caratteristiche singolari e inusuali per l’epoca.

L’innovativa concezione architettonica ha influenzato la realizzazione di simili ambienti in altre località dell’Impero: esempi simili di sale da pranzo immerse nell’acqua non mancano nella penisola iberica, come nella Villa romana di Salar, a Granada, e nella Casa dos Repuxos a Conimbriga, in Portogallo, a dimostrazione dell’impatto duraturo di tale straordinaria invenzione.

Triclinio acquatico a Villa Adriana: c’è un precedente

Non è la prima volta che Villa Adriana restituisce un triclinio acquatico: durante le scorse campagne archeologiche, gli esperti spagnoli avevano già rinvenuto un altro triclinio acquatico nella stessa area del palazzo, sebbene con un design differente. Secondo i ricercatori, questo secondo ritrovamento trasforma il sito in un autentico laboratorio architettonico, dove venivano sperimentate innovative modalità di utilizzo dell’acqua negli spazi destinati ai banchetti.

Le piccole dimensioni delle piattaforme ritrovate, destinate agli agapi, suggeriscono che gli ambienti fossero concepiti per incontri intimi, riservati all’imperatore e a due ospiti selezionati. Rafael Hidalgo, professore dell’Università Pablo de Olavide e direttore del progetto (il primo programma di scavo spagnolo presso Villa Adriana), ha sottolineato l’importanza di questa scoperta. “La presenza di due triclini acquatici ci offre una visione più profonda delle innovazioni architettoniche apportate a Villa Adriana e del significato simbolico che l’acqua assumeva negli ambienti dedicati ai banchetti”, ha dichiarato.

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Africa Egitto mete storiche Notizie siti archeologici Viaggi

L’Egitto continua a sorprenderci: scoperta una nuova tomba

L’antico Egitto, culla di una delle prime grandi civiltà del mondo, ha lasciato un’eredità culturale e architettonica senza pari e continua, ancora oggi, a sorprenderci. Sono appena stati scoperti due sarcofagi, uno dentro l’altro, ricoperti sia all’interno che all’esterno di geroglifici con rappresentazioni e riferimenti al viaggio nell’aldilà. La scoperta è stata fatta da un gruppo egiziano-tedesco di archeologi in una camera funeraria nella regione di Assiut, a 300 chilometri a nord di Luxor.

La proprietaria della tomba è stata identificata come una donna di nome Idy, unica figlia di Djefai-Hapi I, governatore di Assiut sotto Sesostri I. Secondo alcuni il faraone regnò nella seconda metà del XIX secolo a.C., dal 1960 al 1916 a.C. secondo altri studiosi, invece, dal 1956 al 1910 a.C.

La scoperta archeologica

È durante una missione archeologica egiziano-tedesca organizzata dall’Università di Sohag e da quella di Berlino che è stata fatta quest’ultima incredibile scoperta. I ricercatori erano intenti a ripulire la tomba del nomarca, famosa per essere la più grande tra quelle costruite all’epoca per chi non apparteneva direttamente alla famiglia reale. La figura del nomarca, infatti, era quella del governatore provinciale dell’Antico Egitto Djefai-Hapi, appartenente alla XII dinastia.

Durante i lavori di pulizia, gli archeologi hanno trovato una camera funeraria nascosta a una profondità di 15 metri permettendoci di approfondire ancora di più gli aspetti dell’antica civiltà dell’Egitto, i quali si sono rivelati molto particolari. All’interno della camera funebre sono state ritrovate due bare, una più piccola e una più grande, ben conservate una dentro l’altra. Esteticamente sono splendide perché sulle casse sono riportati i Testi dei Sarcofagi, i quali contengono le formule per il viaggio nell’aldilà collegati al Libro dei Morti.

Il tipo di sepoltura e la donna sepolta

La scoperta del sarcofago, che di per sé è un avvenimento importante, è resa ancora più speciale dalla tipologia di sepoltura alla quale è associata. Durante il Medio Regno non era pratica comune disporre un sarcofago dentro l’altro, soprattutto quando si trattava di tombe non reali. Bisognerà aspettare l’arrivo del Nuovo Regno per vedere diffondersi questa metodologia. Oltre alle bare, inoltre, gli archeologi hanno ritrovato anche il coperchio del sarcofago più piccolo, una scatola con i vasi canopi, in cui erano originariamente conservati gli organi mummificati della defunta, e delle statuette in legno.

Gli archeologi hanno effettuato alcuni studi preliminari, dai quali sono emerse diverse informazioni. A quanto pare la camera funeraria è stata anticamente derubata: i ladri hanno rimosso la mummia e distrutto i vasi canopi. Dai primi esami del cranio e delle ossa rimanenti, inoltre, sono arrivati alla conclusione che Idy sarebbe morta prima dei 40 anni e che avrebbe sofferto di un difetto congenito al piede.

Si tratta di un ritrovamento importantissimo che permetterà di scoprire non solo i dettagli sulla defunta e sul nomarca, ma anche sulla XII dinastia e sul periodo storico in cui vissero. In attesa di nuove ricerche e della pubblicazione delle scoperte vi consigliamo di immergervi nelle bellezze egizie organizzando un viaggio a Luxor, in passato Capitale dei faraoni nel loro periodo d’oro, oggi il museo a cielo aperto più grande del mondo.

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itinerari culturali mete storiche Notizie Sicilia siti archeologici Viaggi

Nell’odierna Tusa, in Sicilia, sono emerse le terme antiche più estese della regione

Una scoperta straordinaria ha recentemente portato alla luce uno dei complessi termali più estesi e riccamente decorati della Sicilia, situato nel sito archeologico di Halesa Arconidea, a Tusa. La quinta campagna di scavi, condotta dall’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con il Parco Archeologico di Tindari e il comune di Tusa, ha rivelato un impianto termale di circa 800 metri quadrati, uno dei più grandi rinvenuti finora sull’isola. Il pavimento a mosaico di due stanze, un ampio cortile con ali porticate e i resti ben conservati delle terme offrono uno sguardo eccezionale sulla vita romana nell’antica Halesa.

Durante la presentazione ufficiale dei risultati dell’attività, tenutasi nella chiesa di Santa Maria delle Palate, l’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Paolo Scarpinato, ha descritto la scoperta come un “unicum” per la Sicilia, sottolineando non solo le dimensioni, ma anche il valore artistico delle decorazioni rinvenute.

Le altre scoperte archeologiche

Oltre al complesso termale, gli archeologi hanno scoperto un vasto reticolo di strade, un nuovo tratto delle fortificazioni e un complesso monumentale finora sconosciuto. Questi ritrovamenti forniscono importanti informazioni per la ricostruzione dell’assetto urbanistico della città, sia in epoca ellenistica che romana. “Considerata l’importanza dei ritrovamenti archeologici – ha spiegato Domenico Targia, direttore ad interim del Parco Archeologico di Tindari – il sito sarà immediatamente oggetto di puntuali interventi di restauro conservativo e di messa in sicurezza, al fine di garantirne la valorizzazione e la fruizione”.

Il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ha espresso grande soddisfazione per i risultati ottenuti e sottolineato come la collaborazione con le università sia stata cruciale per portare alla luce le ricchezze archeologiche del territorio. “Il modello di collaborazione con gli Atenei siciliani e internazionali si è rivelato vincente. Abbiamo creato valore pubblico, garantendo allo stesso tempo efficienza, efficacia ed economicità”, ha dichiarato Tudisca. Il sindaco ha inoltre confermato che il Comune continuerà a sostenere gli scavi, che vede attualmente impegnati sul campo studenti delle università di Palermo, Amiens, Oxford e Messina.

Una città di primaria importanza

Tra i ritrovamenti più rilevanti c’è il palazzo termale, risalente al I secolo a.C., scoperto grazie al lavoro degli studenti dell’Università di Palermo, coordinati dal professor Burgio e dal dottor Polizzi. Questo conferma l’importanza di Halesa come centro di primaria rilevanza in epoca romana. Entro la fine dell’anno, ha inoltre annunciato il sindaco, saranno appaltati anche i lavori per il restauro del teatro e si porteranno avanti gli scavi, con la consapevolezza che Halesa rappresenta un volano per lo sviluppo economico e sociale di Tusa e di tutta la Sicilia.

Fondata nel 403 a.C. da Archonida, Halesa Archonidea sorgeva vicino alla costa tirrenica della Sicilia ed era un’importante città sia in epoca ellenistica che in quella romana, come testimoniano le numerose scoperte archeologiche, epigrafiche e monumentali. L’elevato livello di vita a Halesa durante queste epoche è attestato dai ritrovamenti riportati finora alla luce, che mostrano la ricchezza e la prosperità della città. Tuttavia, con il passare del tempo e soprattutto durante la tarda età imperiale, la città iniziò a declinare, fino a essere definitivamente abbandonata intorno al X secolo.

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Borghi Catanzaro itinerari culturali mete storiche murales siti archeologici Squillace Viaggi

Weekend nel borgo di Squillace con visita al castello normanno

Squillace, adagiato su un’altura, con lo sguardo rivolto verso il mare, è uno scrigno di storia, arte e cultura. Patria del politico, letterato e storico Cassiodoro, il borgo medievale situato in provincia di Catanzaro veglia silenzioso sull’omonimo golfo offrendo ai visitatori un viaggio nel passato che può essere vissuto passeggiando tranquillamente tra le sue viuzze e soffermandosi nei diversi punti d’interesse tra scoperte archeologiche e creazioni artistiche dalle origini antiche.

Ed è proprio il rapporto tra Squillace e le sue origini, ancora vivo e tangibile, che ci permette di immergersi nella sua storia scoprendolo con calma tra palazzi signorili, chiese e portali in pietra. Non solo luoghi, anche le persone che l’abitano si impegnano per raccontare il borgo attraverso murales che raffigurano i personaggi che hanno vissuto tra le sue strade.

Il passato di Squillace

Prima di scoprire cosa vedere nel borgo medievale di Squillace, approfondiamo la sua storia dalle origini antiche. Se la leggenda attribuisce la sua fondazione a Ulisse di ritorno da Troia, le fonti storiche parlano del paese come città greca sotto il nome di Skylletion e successivamente come colonia romana con il nome di Minervia Scolacium. Il paese, che ha sempre ricoperto un ruolo strategico dal punto di vista commerciale, ha occupato la posizione collinare che vediamo oggi in seguito agli attacchi da parte dei bizantini, dei normanni e dei saraceni. È proprio per sfuggire ai nemici che la popolazione si è spostata sempre più verso le alture.

Con la diffusione del Cristianesimo, Squillace diventa diocesi e Cassiodoro istituisce il Vivarium, uno dei più importanti centri culturali dell’Europa alto medioevale. Il politico, letterato e storico è considerato uno dei personaggi più importanti di questo borgo della Calabria.

Sulle tracce di Cassiodoro

Cassiodoro è una figura centrale per Squillace perché, con la sua personalità, ha contribuito a delineare l’identità stessa del borgo. Flavio Magno Cassiodoro nacque proprio qui, nel 490, e nei suoi dintorni fondò un monastero dotato di moltissimi codici e di uno scriptorium volto alla traduzione di opere greche che diventò un vero e proprio centro culturale nel Medioevo. Affezionato alla sua terra e alle bellezze della costa ionica del catanzarese, portò con sé diverse maestranze letterarie ed economiche che lo aiutarono a valorizzare il paesaggio culturale del territorio.

La planimetria e l’assetto originale del monastero restano indefiniti, seppur siano presenti delle vasche che, chiamate ‘Vasche di Cassiodoro’, lasciano intendere che quello fu il luogo in cui si trovava il complesso. Del Vivarium cassiodoriano, infatti, sopravvivono solo alcune immagini conservate in tre copie altomedievali.

Vasche Cassiodoro

Fonte: iStock

Vasche di Cassiodoro a Copanello

Cosa vedere a Squillace

Ogni angolo di Squillace racconta un pezzo della sua storia, come il Castello Normanno, detto anche ‘Dei Borgia’, tra le cose da vedere all’interno del borgo medievale. Dalla presenza maestosa, il maniero fu edificato nel 1044 da Guglielmo d’Altavilla su una preesistente fortezza bizantina. Questo presenta un sistema difensivo caratterizzato da due torri e per molti anni venne utilizzato come dimora carceraria. Durante gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90 sono stati rinvenuti due scheletri mano nella mano, la cui fine resta tuttora un mistero.

Stiamo parlando de ‘Gli amanti‘ che, in base agli accertamenti scientifici eseguiti anche dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria, sono gli scheletri di una donna e di un uomo vissuti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Questi sono conservati e visitabili presso il Museo Civico del castello. Degne di nota sono anche Palazzo Pepe, tra i migliori esempi di architettura gentilizia della zona, e le chiese, da quella dedicata a Maria SS. Assunta, la cui struttura originale è in stile romanico-normanno, alla chiesetta dedicata a S. Maria della Pietà, nota anche come chiesetta gotica.

I murales e le ceramiche di Squillace

Accanto alle meraviglie architettoniche, Squillace si mostra anche attraverso il suo lato artistico. Questo si esprime in due modi: da una parte attraverso le ceramiche e dall’altra con i murales realizzati dai suoi stessi abitanti.

Importata dai greci, esperti nella decorazione fittile, e successivamente sedimentata con l’arrivo dei bizantini, l’arte della ceramica è parte integrante dell’identità del borgo. Le produzioni realizzate qui, infatti, sono certificate con il marchio DOC delle ceramiche tradizionali e possono essere scoperte nelle numerose botteghe artigiane o presso il Centro Culturale del Folklore e delle Tradizioni popolari del paese.

A rendere il borgo una tappa imperdibile durante il vostro viaggio lungo la Costa degli Aranci sono anche i murales realizzati dagli abitanti. Uno dei più belli si trova in Piazza Castello ed è stato realizzato da Roberto Caristo: l’artista ha voluto testimoniare sia la storia che l’antica bellezza della città di Cassiodoro attraverso un’opera realizzata con una mescolanza di elementi e stili architettonici, tra antico e moderno.

Golfo Squillace

Fonte: iStock

Il golfo di Squillace

Come arrivare a Squillace

Se arrivate in Calabria in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, a 30 minuti di distanza. Da qui potete prenotare un transfer o il treno dalla stazione principale. Se invece arrivate in auto, vi basterà prendere la SS106 con uscita Squillace.

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Borghi Catanzaro itinerari culturali mete storiche murales siti archeologici Squillace Viaggi

Cosa vedere nel borgo medievale di Squillace

Squillace, adagiato su un’altura, con lo sguardo rivolto verso il mare, è uno scrigno di storia, arte e cultura. Patria del politico, letterato e storico Cassiodoro, il borgo medievale situato in provincia di Catanzaro veglia silenzioso sull’omonimo golfo offrendo ai visitatori un viaggio nel passato che può essere vissuto passeggiando tranquillamente tra le sue viuzze e soffermandosi nei diversi punti d’interesse tra scoperte archeologiche e creazioni artistiche dalle origini antiche.

Ed è proprio il rapporto tra Squillace e le sue origini, ancora vivo e tangibile, che ci permette di immergersi nella sua storia scoprendolo con calma tra palazzi signorili, chiese e portali in pietra. Non solo luoghi, anche le persone che l’abitano si impegnano per raccontare il borgo attraverso murales che raffigurano i personaggi che hanno vissuto tra le sue strade.

Il passato di Squillace

Prima di scoprire cosa vedere nel borgo medievale di Squillace, approfondiamo la sua storia dalle origini antiche. Se la leggenda attribuisce la sua fondazione a Ulisse di ritorno da Troia, le fonti storiche parlano del paese come città greca sotto il nome di Skylletion e successivamente come colonia romana con il nome di Minervia Scolacium. Il paese, che ha sempre ricoperto un ruolo strategico dal punto di vista commerciale, ha occupato la posizione collinare che vediamo oggi in seguito agli attacchi da parte dei bizantini, dei normanni e dei saraceni. È proprio per sfuggire ai nemici che la popolazione si è spostata sempre più verso le alture.

Con la diffusione del Cristianesimo, Squillace diventa diocesi e Cassiodoro istituisce il Vivarium, uno dei più importanti centri culturali dell’Europa alto medioevale. Il politico, letterato e storico è considerato uno dei personaggi più importanti di questo borgo della Calabria.

Sulle tracce di Cassiodoro

Cassiodoro è una figura centrale per Squillace perché, con la sua personalità, ha contribuito a delineare l’identità stessa del borgo. Flavio Magno Cassiodoro nacque proprio qui, nel 490, e nei suoi dintorni fondò un monastero dotato di moltissimi codici e di uno scriptorium volto alla traduzione di opere greche che diventò un vero e proprio centro culturale nel Medioevo. Affezionato alla sua terra e alle bellezze della costa ionica del catanzarese, portò con sé diverse maestranze letterarie ed economiche che lo aiutarono a valorizzare il paesaggio culturale del territorio.

La planimetria e l’assetto originale del monastero restano indefiniti, seppur siano presenti delle vasche che, chiamate ‘Vasche di Cassiodoro’, lasciano intendere che quello fu il luogo in cui si trovava il complesso. Del Vivarium cassiodoriano, infatti, sopravvivono solo alcune immagini conservate in tre copie altomedievali.

Vasche Cassiodoro

Fonte: iStock

Vasche di Cassiodoro a Copanello

Cosa vedere a Squillace

Ogni angolo di Squillace racconta un pezzo della sua storia, come il Castello Normanno, detto anche ‘Dei Borgia’, tra le cose da vedere all’interno del borgo medievale. Dalla presenza maestosa, il maniero fu edificato nel 1044 da Guglielmo d’Altavilla su una preesistente fortezza bizantina. Questo presenta un sistema difensivo caratterizzato da due torri e per molti anni venne utilizzato come dimora carceraria. Durante gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90 sono stati rinvenuti due scheletri mano nella mano, la cui fine resta tuttora un mistero.

Stiamo parlando de ‘Gli amanti‘ che, in base agli accertamenti scientifici eseguiti anche dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria, sono gli scheletri di una una donna e di un uomo vissuti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Questi sono conservati e visitabili presso il Museo Civico del castello. Degne di nota sono anche Palazzo Pepe, tra i migliori esempi di architettura gentilizia della zona, e le chiese, da quella dedicata a Maria SS. Assunta, la cui struttura originale è in stile romanico-normanno, e la chiesetta dedicata a S. Maria della Pietà, nota anche come chiesetta gotica.

I murales e le ceramiche di Squillace

Accanto alle meraviglie architettoniche, Squillace si mostra anche attraverso il suo lato artistico. Questo si esprime in due modi: da una parte attraverso le ceramiche e dall’altra con i murales realizzati dai suoi stessi abitanti.

Importata dai greci, esperti nella decorazione fittile, e successivamente sedimentata con l’arrivo dei bizantini, l’arte della ceramica è parte integrante dell’identità del borgo. Le produzioni realizzate qui, infatti, sono certificate con il marchio DOC delle ceramiche tradizionali e possono essere scoperte nelle numerose botteghe artigiane o presso il Centro Culturale del Folklore e delle Tradizioni popolari del paese.

A rendere il borgo una tappa imperdibile durante il vostro viaggio lungo la Costa degli Aranci sono anche i murales realizzati dagli abitanti. Uno dei più belli si trova in Piazza Castello ed è stato realizzato da Roberto Caristo: l’artista ha voluto testimoniare sia la storia che l’antica bellezza della città di Cassiodoro attraverso un’opera realizzata con una mescolanza di elementi e stili architettonici, tra antico e moderno.

Golfo Squillace

Fonte: iStock

Il golfo di Squillace

Come arrivare a Squillace

Se arrivate in Calabria in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, a 30 minuti di distanza. Da qui potete prenotare un transfer o il treno dalla stazione principale. Se invece arrivate in auto, vi basterà prendere la SS106 con uscita Squillace.

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Museo Egizio de Il Cairo: i tesori più importanti da scoprire

Il Museo Egizio del Cairo espone, documenta, conserva e promuove manufatti e capolavori iconici dell’Antico Egitto dalla preistoria al periodo greco-romano, offrendo ai visitatori un’opportunità unica di approfondire oltre 5000 anni di cultura, arti, credenze, tradizioni e vita quotidiana egiziana. Sin dalla sua apertura nel 1902, il Museo Egizio del Cairo ha occupato una posizione storica unica tra i musei del mondo, grazie al suo status di primo museo appositamente costruito in Medio Oriente.
Con una collezione archeologica tra le più ricche del mondo, il museo rimane una risorsa preziosa per gli studiosi e un luogo di educazione per gli egiziani e i visitatori che arrivano in Egitto da ogni dove.

L’importanza del Museo Egizio de Il Cairo e la sua storia

Il Museo Egizio è il più antico museo archeologico del Medio Oriente e ospita la più grande collezione di antichità faraoniche del mondo. Situato a nord-est della centralissima Piazza Tahrir, quello che lo ospita oggi in realtà è il quinto edificio che custodisce le antichità egizie e ha avuto una storia lunga e illustre fino a oggi.
L’architetto della prima sede museale fu stato selezionato attraverso un concorso internazionale nel 1895, il primo del suo genere, vinto dal francese Marcel Dourgnon. Il museo è stato inaugurato nel 1902 ed è diventato un punto di riferimento storico nel centro de Il Cairo, ospitando alcuni dei più importanti capolavori del mondo antico, dal periodo predinastico all’epoca greco-romana.
L’idea di un museo delle antichità egizie in Egitto risale in realtà a quasi un secolo prima, quando Muhammad Ali Pasha, allora viceré d’Egitto, per porre fine all’esportazione di antichità, il 15 agosto 1835 emanò un decreto che portò alla creazione del primo museo egizio. Allo stesso tempo, lo sceicco Rifa’a al-Tahtawi, responsabile degli scavi e della conservazione dei monumenti egiziani, ordinò di non intraprendere ulteriori scavi senza il suo permesso. Annunciò che l’esportazione di manufatti dall’Egitto era severamente vietata e che tutti i reperti dovevano essere trasportati al neonato Museo di El-Ezbekia.

bara akhenaton

Fonte: iStock

Il sarcofago di Akhenaton conservato al Museo Egizio

Nel 1851, durante il regno di Abbas I, l’intera collezione fu trasferita da El-Ezbekia a una delle sale della Cittadella di Salah El-Din (Saladino), dove era accessibile solo ai visitatori privati. Tuttavia, nel 1854, la maggior parte degli oggetti fu donata all’erede al trono d’Austria, l’arciduca Massimiliano, che aveva mostrato grande interesse per questi oggetti durante la sua visita in Egitto. Oggi rappresentano una parte importante della collezione egizia del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Nel 1858, il viceré Said Pasha nominò l’egittologo francese Auguste Mariette direttore di un nuovo museo nella zona di Boulaq, sempre a Il Cairo. Mariette era stato inviato in missione in Egitto dal Museo del Louvre e aveva fatto rapidamente importanti scoperte, tra cui le catacombe del Serapeo di Saqqara. L’edificio del museo, che in origine ospitava la Compagnia di Navigazione del Nilo presso il porto di Boulaq, oggi si trova vicino all’edificio della Televisione di Stato e al Ministero degli Affari Esteri.
Nel 1859, dopo la scoperta del corredo funerario della regina Ahhotep a Dra’ Abu el-Naga a Tebe, il Pascià concesse i fondi per ampliare l’edificio. Tuttavia, il museo divenne presto troppo piccolo per ospitare tutti i manufatti che continuavano ad aggiungersi alla collezione originale, e nel 1869 l’edificio fu nuovamente ampliato. Le disastrose inondazioni del Nilo del 1878 causarono gravi danni al museo, che rimase chiuso al pubblico per le riparazioni, fino alla riapertura nel 1881. La possibilità di future inondazioni, insieme alla scoperta nel 1881 delle mummie reali a Deir el-Bahari, rese evidente che il museo aveva bisogno di nuovi locali. Nel 1890, le dimensioni complessive della collezione erano cresciute oltre la capacità del Museo Boulaq di contenere un numero sempre maggiore di oggetti. Per questo motivo, l’intera collezione fu trasferita nel Palazzo di Ismail Pasha a Giza, situato nell’area dell’attuale Zoo di Giza. Purtroppo il Palazzo di Ismail Pasha non era adatto a funzionare come museo, soprattutto per l’esposizione di sculture monumentali. La necessità di un nuovo museo divenne ancora più urgente quando, nello stesso anno, fu scoperto a Bab el-Gusus, a Deir el-Bahari, un insieme di bare della XXI dinastia e di mummie di sacerdoti e sacerdotesse di Amon. Il palazzo di Ismail Pasha non era né sicuro né abbastanza grande per ospitare le centinaia di oggetti che arrivavano regolarmente dagli scavi. Inoltre, il palazzo non disponeva di spazi per laboratori, biblioteca e uffici amministrativi, il che rendeva difficile la creazione di un’istituzione ben funzionante.

museo egizio edificio

Fonte: iStock

Vista dall’alto sul Museo Egizio de Il Cairo

Tra il 1893 e il 1895, poco dopo l’apertura del Museo del Palazzo di Ismail Pasha, un comitato ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici bandì un concorso internazionale per la progettazione di un nuovo Museo Egizio, assegnando al vincitore un premio di 1.000 sterline egiziane. Il museo doveva essere costruito nel centro della città, in Piazza Ismailia (l’attuale Piazza Tahrir), tra il Nilo e la caserma britannica di Qasr el-Nil. Furono presentate ottantasette proposte per il nuovo progetto di costruzione e alla fine fu scelto il progetto in stile neoclassico dell’architetto francese Marcel Dourgnon.
La prima pietra del Museo Egizio fu posata il 1° aprile 1897 e 3 anni dopo i primi reperti furono collocati nelle vetrine. Il nuovo museo occupava una superficie di 15.000 metri quadrati.

Cosa vedere nel Museo Egizio de Il Cairo

Tra le impareggiabili collezioni del museo vi sono le sepolture complete di Yuya e Thuya, Psusennes I e i tesori di Tanis, e la Paletta di Narmer che commemora l’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto sotto un unico re. Il museo ospita inoltre anche le splendide statue dei grandi re Khufu, Khafre e Menkaure, i costruttori delle piramidi sull’altopiano di Giza. Una vasta collezione di papiri, sarcofagi e gioielli, tra gli altri oggetti, completa questo museo unico nel suo genere.
I manufatti del Medio Regno provenienti dalle tombe dei re e delle famiglie reali scoperte a Dahshur nel 1894 sono solo alcuni dei gruppi importanti degli oltre 120.000 manufatti esposti in questo museo, tra cui le tombe reali di Tuthmosis III, Tuthmosis IV, Amenhotep III e Horemheb. Pensa che i manufatti rinvenuti della tomba di Tutankhamon sono oltre 3.500, di cui solo 1.700 sono esposti nel museo (il resto è nei magazzini). L’area espositiva dedicata al faraone è una delle più popolari del museo.

maschera Tutankhamon

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La celebre maschera di Tutankhamon

Il Museo Egizio è suddiviso in diverse sezioni, ognuna con un proprio focus. La prima sezione è dedicata ai manufatti del periodo predinastico e protodinastico. Comprende ceramiche, utensili e gioielli di questo periodo. La seconda sezione riguarda l’Antico Regno, noto per le piramidi e le tombe. In questa sezione si trovano statue, rilievi e altri manufatti rinvenuti in questi antichi siti. Il Medio Regno e il Nuovo Regno presentano aree ricche di manufatti ancora più affascinanti. Tra questi, statue di faraoni, casse di tombe, mobili, giochi e molto altro ancora. Si potrebbero facilmente trascorrere ore in ogni sezione del Museo senza riuscire a vedere tutto. Ora avrai capito a cosa sia dovuta la fama del Museo Egizio de Il Cairo, e quindi ecco i nostri suggerimenti su cosa non devi assolutamente perdere durante la tua visita:

La Stele di Rosetta

È forse il manufatto più famoso del museo. Si tratta di una tavoletta di granito con iscrizioni in tre scritture diverse: geroglifico, demotico e greco antico, che ha aiutato gli studiosi a imparare a leggere i geroglifici.

stele di rosetta

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Così piccola e così importante: è la Stele di Rosetta

La sala delle mummie

Una delle sale più popolari del Museo, ospita oltre 25 mummie di diversi faraoni e periodi della storia dell’Antico Egitto. Il pezzo forte della sala è la mummia del re Tutankhamon, esposta in una teca di vetro. I visitatori possono vedere anche le mummie della regina Hatshepsut e di Ramses II. La sala delle mummie richiede un biglietto aggiuntivo che può essere acquistato all’ingresso del Museo.

La sala dei papiri

La Sala dei Papiri contiene oltre 11.000 pezzi di papiro, una carta ricavata dalle canne che crescevano lungo il fiume Nilo. Gli antichi egizi usavano il papiro per scrivere e dipingere. Alcuni dei rotoli di papiro presenti nel museo risalgono a più di 4.000 anni fa!

Papiro

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Uno degli antichi papiri conservati nel museo

La sala delle statue

La Sala delle Statue contiene molte statue e sculture di faraoni, dei e dee. La statua di Ramses II è uno dei pezzi più impressionanti della sala. La figura è realizzata in granito ed è alta più di 3 metri.

La galleria dei topi reali

Il Museo Egizio ospita molti oggetti unici e insoliti, ma forse nessuno più della galleria dei topi reali. Questi topi sono stati trovati nelle tombe della regina Hetepheres I e della regina Hatshepsut e si pensa che facessero parte del rituale di sepoltura di queste regine. I topi mummificati sono esposti nelle loro piccole teche di vetro, insieme ad altri animali come serpenti e gatti trovati nelle tombe reali.

Regole da rispettare durante la visita

Ci sono alcune regole che è importante conoscere prima di iniziare la propria visita al museo:
• Non usare il flash quando si scattano fotografie.
• Le borse di grandi dimensioni non sono ammesse nel museo.
• Mantenere il luogo pulito.
• Mantenere il silenzio nel museo.
• Non è consentito portare striscioni o slogan pubblicitari se non previa autorizzazione.
• È vietato portare cibo e bevande, ad eccezione di piccole bottiglie d’acqua.
• È vietato fumare in tutto il museo.
• Non è consentito l’uso di torce, puntatori laser o megafoni in tutto il museo.
• Si devono rispettare il percorso di visita e le indicazioni del personale del museo, soprattutto in caso di emergenza.
• Non è consentito portare con sé strumenti affilati o materiali pericolosi.
• Non sono ammessi animali domestici.
• Su richiesta, il personale del museo può ispezionare i documenti d’identità, le borse, il contenuto dei bagagli e i biglietti.
• I visitatori sono pregati di attenersi a un abbigliamento appropriato e di astenersi da un linguaggio o da azioni disordinate e offensive.
• Le fotografie e i video a scopo commerciale sono consentiti solo previa autorizzazione.
• Non è possibile eseguire alcun tipo di rituale se non nelle aree designate.

Orari di apertura e costi:

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, la biglietteria apre alle 8:30 e chiude alle 16:00. Il prezzo del biglietto è di 450EGP per gli adulti (circa 8 euro) e di 230EGP (4 euro) per gli studenti. L’ingresso per i bambini sotto i 6 anni è gratuito. Per utilizzare la macchina fotografica c’è da pagare un biglietto di 50 EGP (mentre non si paga per usare le fotocamere dei cellulari), per registrare un video 300 EGP. Data la sua popolarità e il numero di turisti che in ogni periodo dell’anno visitano l’Egitto, ti consiglio di acquistare i biglietti online in anticipo per evitare la fila all’ingresso. È inoltre possibile noleggiare una guida turistica privata all’arrivo al Museo, naturalmente a un costo aggiuntivo.

Come si arriva al Museo Egizio?

• In taxi:
I taxi sono abbondanti al Cairo e sono un modo relativamente economico e facile per spostarsi in città. Per raggiungere il Museo in taxi, occorre chiamare un taxi e dire all’autista dove si vuole andare. È utile avere l’indirizzo del Museo scritto in arabo, poiché la maggior parte dei tassisti non parla inglese. La tariffa dovrebbe essere di circa 10 EGP (sterline egiziane).

• In autobus:
Il Cairo dispone di una vasta rete di autobus pubblici che possono portarti ovunque in città. Per raggiungere Piazza Tahrir dal centro del Cairo, prendere l’autobus n. 26 dalla stazione della metropolitana Nasser. Il viaggio dura circa 20 minuti e costa 1,50 EGP. Una volta arrivati a Piazza Tahrir, il Museo Egizio sarà visibile dall’altra parte della strada.

GEM Il Cairo

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Il GEM, il nuovo Museo Egizio di prossima apertura a Il Cairo

Curiosità sul museo e la sua nuova sede

Fino al 1996 la sicurezza del Museo consisteva semplicemente nel chiudere le porte di notte. A causa dei numerosi furti, sono stati installati alcuni allarmi e migliorato il sistema di illuminazione. Durante la rivoluzione egiziana del 2011, l’edificio fu attaccato e alcuni reperti sono stati rubati. I civili hanno reagito rapidamente e coraggiosamente per evitare ulteriori furti. Hanno formato una catena umana intorno all’edificio per metterlo in sicurezza e hanno protetto con successo il Museo.
Quella attuale non sarà l’ultima sede del Museo. Nel 2020 infatti è iniziata la costruzione del nuovo Grande Museo Egizio (GEM), con una superficie di 500.000 metri quadrati, adatto ad ospitare tutto ciò che gli archeologi continuano a scoprire. Il nuovo Museo conterrà oltre 100.000 reperti e ci saranno anche un museo per bambini, una biblioteca, un centro conferenze e un auditorium da 3.500 posti per eventi speciali. Il nuovo Museo è stato progettato da Heneghan Peng Architects, uno studio di fama internazionale con sede a Dublino, in Irlanda. È stato definito come la “Quarta Piramide” e naturalmente offre una vista panoramica sulle famose costruzioni di Giza, da cui dista solo 2 km.
L’edificio del 1902 verrà lentamente ripulito e una volta che tutto sarà stato trasferito al GEM, si procederà a un’importante ristrutturazione. Il vecchio Museo ospiterà comunque una collezione di antichità di livello mondiale. Tuttavia, solo gli studenti, ricercatori e coloro che hanno un interesse più che passeggero per le meraviglie di questa antica terra potranno visitarlo. L’inaugurazione del GEM, già rimandata almeno un paio di volte, è prevista entro la fine dell’anno ma la data non è ancora stata ufficializzata. Al momento, il nuovo complesso offre visite limitate per testare la preparazione del sito e l’esperienza dei visitatori in vista dell’apertura ufficiale. L’accesso perciò è attualmente limitato alla Grand Hall, al Grand Staircase, all’area commerciale e ai giardini esterni.

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Cosa vedere a Luxor, antico miraggio d’Egitto

Sulla riva Est del fiume Nilo, nel Sud dell’Egitto, sorge una città che è un museo a cielo aperto, a sua volta costruita sull’antico sito di Tebe, che in un passato piuttosto lontano era la Capitale dei faraoni nel loro periodo d’oro, dal XVI all’XI secolo a.C. Parliamo di Luxor, località che per molto tempo è stata la città più venerata d’Egitto.

Luxor, informazioni utili

Situata sulla sponda orientale di uno dei fiumi più importanti del mondo, il Nilo, Luxor ancora oggi ospita alcuni dei monumenti più imponenti di tutto il pianeta, che sono la tangibile testimonianza del suo ricco e immutabile passato. Si tratta di una città preziosa e che riesce a colpire tutti, sia gli appassionati di storia e cultura in generale, sia coloro che viaggiano per cercare indelebili emozioni.

Un viaggio in Egitto senza fare tappa a Luxor è quasi interamente sprecato, poiché è proprio da queste parti che si entra davvero in contatto con la sua lunga storia, che ha certamente segnato quella del Paese intero (e non solo).

Concediti un giro in feluca sul Niro per ammirare da un punto di vista privilegiato le meraviglie di Luxor

Cosa vedere a Luxor

A Luxor c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e la selezione di cosa visitare o meno dipende molto dal tempo che si ha a disposizione. Per ammirarla nella sua quasi totale interezza servirebbero almeno 2 o 3 giorni, altrimenti si è costretti a preferire alcune attrazioni rispetto ad altre.

Tempio di Karnak, Egitto

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Antiche rovine del Tempio di Karnak

Il tutto si può fare in autonomia, ma vista la tantissima storia, le molte persone che la visitano e le distanze tra un sito e l’altro, il consiglio è quello di acquistare online un tour con guida turistica, in modo da essere certi di non perdersi nemmeno un dettaglio. Se invece si preferisce il “fai da te”, ecco una selezione di luoghi imperdibili.

I magnifici templi di Luxor

Luxor, nel corso della sua storia, visse grande prosperità. Il merito è anche dell’enorme forza lavoro che aveva a disposizione, che con il passare del tempo diede vita a straordinarie opere architettoniche ancora oggi sono perfettamente visibili, come i templi:

  • Tempio di Karnak: ci vogliono ore per visitarlo per via delle sue notevoli dimensioni, in quanto è il più grande centro religioso dell’antichità (ma lo sforzo vale la pena). Si tratta di un complesso, uno dei monumenti più imponenti e meglio conservati della città, costituito da da diversi templi, cappelle e santuari;
  • Tempio di Luxor: da dove parte l’antico (ed emozionate) Viale delle Sfingi di Luxor. Situato nel cuore della città, era dedicato al dio Amun-Ra, ed è pieno di sculture, possiede un’imponente sala a colonne ed ospita anche il famoso Obelisco di Luxor;
  • Tempio di Hatshepsut: da molti considerato uno dei più misteriosi d’Egitto, è intitolato alla regina Hatshepsut, moglie di Tuthmosi II, ed offre un’architettura davvero unica nel suo genere poiché la struttura si innalza su tre livelli diversi, sfruttando il pendio naturale della valle sui cui sorge;
  • Tempio di Ramesseum (o Ramses II): situato a poca distanza dalla città, è uno dei più grandi edifici che si fa spazio sulla riva sinistra dell’antica Tebe. Imperdibili sono i dipinti sui muri che raffigurano i figli del faraone;
  • Tempio di Seti I: costruito in onore del dio Amun-Ra, permette di visitare ancora oggi due grandi cortili e frammenti delle sfingi che sorvegliavano l’ingresso del tempio.
Tempio di Hatshepsut, Luxor

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L’incredibile Tempio di Hatshepsut

Valli, tombe e siti archeologici

Luxor viene definita oggi come “ il museo a cielo aperto più grande al mondo”, e che vi mette piede non può che confermare quanto appena detto. Ecco tantissime altre meraviglie da non perdere:

  • Valle dei Re: si sviluppa nel bel mezzo del deserto, ad ovest del Nilo, e per gran gran parte del periodo faraonico (dal XVI all’XI secolo a.C.) venne utilizzata per le sepolture di re, nobili o membri della famiglia reale (per ora ne sono state rinvenute una sessantina). È proprio qui, infatti, che è stata scoperta la tomba di Tutankhamon con il suo prezioso tesoro (online è possibile acquistare un affascinante tour guidato);
  • Valle delle Regine: suggestiva necropoli delle mogli reali, e non a caso vi sono emerse sepolture di varie dinastie, come la tomba di Nefertari, moglie preferita del faraone Ramses II;
  • Valle dei Nobili: antico luogo di sepoltura, possiede circa 415 tombe attribuite ai membri più importanti della corte dei faraoni;
  • Tombe di El-Assasif: seppur poco conosciute, meritano assolutamente una visita per via del loro ottimale stato di conservazione, che prevede anche i resti di alcune antiche pitture;
  • Colossi di Memnone: due gigantesche statue, che rappresenterebbero il faraone Amenhotep III, alte più di 18 metri ciascuna.
Valle dei Re, Egitto
Tomba di Ramesse VI nella Valle dei Re

I musei di Luxor

Molti dei tesori che nel corso degli anni sono stati rinvenuti a Luxor sono oggi visitabili presso i bellissimi musei della città:

  • Museo della Mummificazione: seppur non eccessivamente grande, riesce ad essere incredibilmente sorprendente grazie alle mummie di esseri umani, ma anche di gatti, pesci e coccodrilli e per via della presenza di oggetti utilizzati per le tecniche di mummificazione;
  • Museo di Luxor: una tappa da fare assolutamente poiché qui è conservata una delle collezioni più impressionanti di antichità egizie al mondo.

Le altre attività da fare a Luxor

È bene sapere che Luxor è il punto di partenza (o di arrivo se si sale a bordo dell’imbarcazioni ad Assuan) di tantissime crociere sul Nilo. Oltre a ciò, questo museo a cielo aperto d’Egitto offre anche la possibilità di far avverare i desideri: vi si può fare un giro in mongolfiera osservando tutte le sue meraviglie antiche (e non solo) da un punto di vista più che privilegiato.

Infine, vale la pena fare anche un giro tra i vicoli della città, per scoprie la vita di tutti i giorni ed anche il suo ricchissimo souk, il mercato pieno di prodotti tipici.

Mongolfiere sul Nilo, Luxor

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Gite in mongolfiera a Luxor
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Giornate Europee del Patrimonio: i luoghi da vedere il 28 e 29 settembre

Il 28 e 29 settembre tornano le Giornate Europee del Patrimonio, un’iniziativa nata nel 1991 allo scopo di far apprezzare e conoscere a tutti i cittadini il patrimonio culturale condiviso così da incoraggiare la partecipazione attiva per la sua salvaguardia e trasmissione alle nuove generazioni. I luoghi della cultura, come musei, gallerie, aree e parchi archeologici, complessi monumentali, biblioteche e archivi, sono al centro di un programma che conta oltre 1000 eventi sparsi per tutto il territorio nazionale.

Il tema di quest’anno è “Patrimonio in Cammino”, che riprende lo slogan europeo “Routes, Networks and Connections”, scelto dal Consiglio d’Europa e condiviso dai Paesi aderenti alla manifestazione. La scelta del tema non è casuale, ma rappresenta un invito a riflettere sul valore del patrimonio culturale in relazione a cammini, vie di comunicazione e connessioni che, oggi e in passato, hanno reso possibili gli scambi fra i popoli e contribuito alla formazione della nostra identità.

Noi di SiViaggia abbiamo selezionato quelli che, a nostro parere, sono i più interessanti, da Nord a Sud, comprese le Isole.

Le iniziative nel Nord Italia

Cominciamo a scoprire le iniziative più interessanti dedicate alle Giornate Europee del Patrimonio partendo dal Nord Italia e in particolare da Torino, dove la Fondazione Torino Musei propone l’ingresso al prezzo simbolico di 1 euro per le collezioni di MAO e di Palazzo Madama. Sono escluse dalla promozione le collezioni permanenti di GAM, chiuse per riallestimento fino al 14 ottobre. Le mostre allestite in questi musei rappresentano appieno il tema delle giornate: il MAO si pone come ponte fra Europa e Asia, mentre Palazzo Madama ospita Change! dedicata ai cambiamenti climatici e al fiume Po, via di comunicazione e di connessione fra popoli da millenni.

Anche la Direzione regionale Musei Lombardia aderisce all’iniziativa organizzando diversi eventi: dalle visite guidate alle Grotte di Catullo e Museo Archeologico di Sirmione, le quali resteranno aperte la sera al costo di 1 euro, alle visite (anche serali) all’area archeologica e all’antiquarium della Villa Romana a Desenzano del Garda.

Palazzo Madama Torino

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Palazzo Madama a Torino aderisce all’iniziativa

Gli eventi del Centro Italia

I musei, gli spazi espositivi e i luoghi della cultura di Bologna e area metropolitana si animeranno con oltre 90 appuntamenti dedicati agli adulti e ai bambini. Anche qui sarà possibile visitare i musei più belli anche la sera, dalle 20.00 alle 24.00, usufruendo della tariffa agevolata di 1 euro, come MAMbo – Museo d’Arte Moderna, Museo Morandi, Pinacoteca Nazionale e Museo di Palazzo Poggi.

La Sovrintendenza Capitolina aderisce creando eventi in linea con il tema delle Giornate Europee del Patrimonio dedicate al cammino. Tra questi mettiamo in evidenza la passeggiata tra archeologia e storie di quartiere organizzata in Via Tiburtina e nel quartiere San Giovanni e l’itinerario dedicato alla “tribù dei piedi zozzi”, così come furono appellati i bambini di Villa Mangani da un giornalista negli anni ’40.

Musei aperti ed eventi nel Sud Italia

In occasione di queste giornate, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli dedica alcune iniziative ai bambini e ai ragazzi, i quali potranno partecipare a un laboratorio che gli permetterà di approfondire la mitologia attraverso i monumenti della Campania antica. Il 29 settembre, invece, si svolgerà una Caccia all’Opera dove ragazzi tra i 10 e i 13 anni e gli adulti investigheranno i rapporti tra i Greci e le popolazioni che abitavano l’Italia meridionale seguendo indizi digitali.

La festa della conoscenza offerta dalle Giornate Europee del Patrimonio è celebrata anche in Basilicata, dove verrà approfondito l’affascinante Cammino Materano e ci sarà l’apertura straordinaria di diversi monumenti come il Castello Tramontano e la Chiesa Rupestre di Santa Maria de Armenis.

Iniziative culturali nelle Isole

In Sardegna, invece, molto interessante in relazione al tema del cammino è l’evento “Monte d’Accoddi, una tappa lungo il cammino del Megalitismo in Sardegna”: durante la visita guidata sarà possibile scoprire il sito archeologico e comprendere quanto per le comunità preistoriche “l’essere in cammino” sia stato fondamentale per scoprire risorse, acquisire sapere e scegliere i luoghi ideali dove vivere stabilmente. Anche la città di Alghero aderisce all’iniziativa con l’apertura straordinaria notturna (fino alle ore 23) dei musei MŪSA Museo Archeologico della Città e MACOR Museo del Corallo, al costo d’ingresso simbolico di 1 euro. Sono previste anche guide programmate presso la Necropoli di Anghelu Ruju, nel Villaggio Nuragico di Sant’Imbenia e nel centro storico.

Arriviamo, infine, alle iniziative organizzate in Sicilia, dove a Palermo sarà possibile visitare al costo di 1 euro (anche la sera) il Salinas, il Museo Riso, Palazzo Steri e il Chiostro di Monreale, una delle testimonianze più affascinanti e meglio conservate dell’arte arabo-normanna in Sicilia. Tra i parchi archeologici, invece, evidenziamo la partecipazione a queste giornate del Parco Archeologico di Kamarina e Cava Ispica, un luogo molto importante per immergersi nelle testimonianze di un passato che ha collegato popoli e civiltà attraverso rotte e connessioni ancora oggi visibili.

Monte d'Accoddi Sardegna

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Durante le Giornate Europee del Patrimonio ci saranno visite guidate anche a Monte d’Accoddi, in Sardegna
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Assedio di Masada, dall’archeologia nuovi dettagli sulle costruzioni romane in battaglia

Per comprendere a cosa si riferisce l’ultima ricerca di un gruppo di archeologi israeliani dobbiamo tornare indietro nel tempo fino all’Assedio di Masada, episodio conclusivo della prima guerra giudaica, combattuta tra romani e zeloti.

Uno studio pubblicato sul Journal of Roman Archaeology ha infatti portato alla luce maggiori dettagli su come siano state realizzate le opere d’assedio costruite dai romani nei pressi di Masada e su quali fossero le loro esatte funzioni originarie.

Cos’è l’Assedio di Masada

Avvenuto nel 73 d.C., l’Assedio di Masada fu l’epilogo della prima guerra giudaica, in cui gli ultimi zeloti si rifugiarono nella fortezza di Masada per sfuggire ai romani. Secondo la tradizione, al termine dell’assedio, i romani trovarono solo sette sopravvissuti, mentre gli altri si sarebbero suicidati per non cadere in mano nemica, sebbene questa parte della storia sia contestata da alcuni scavi archeologici. All’epoca, questa battaglia non venne ritenuta di grande importanza o interesse storico, ma solo successivamente fu resa famosa per via degli studi archeologici riguardanti appunto le realizzazioni architettoniche dei romani.

La scoperta degli archeologi sull’Assedio di Masada

Dev’essere attribuita a un gruppo di archeologi israeliani la recente scoperta sui dettagli del modo in cui furono costruite le fortificazioni e le cinta murarie dei romani nei dintorni del sito di Masada: lo studio, reso pubblico sulle pagine illustri del Journal of Roman Archaeology, approfondisce proprio questa vicenda dal punto di vista architettonico.

Le opere dei romani a Masada contavano all’epoca un muro di cinta, torri, forti e persino una rampa di terra, con un’estensione di oltre quattro chilometri. Il terreno dei romani era circondato da mura alte circa due metri e mezzo e protetto da torri che misuravano in altezza più di tre metri e mezzo. Secondo gli archeologi che hanno condotto lo studio, per costruire queste fortificazioni ci volle la manodopera e il sudore di più di 5.000 soldati che probabilmente impiegarono ben oltre due settimane per realizzare le imponenti strutture e un tempo ulteriore per la rampa d’accesso.

Lo studio condotto dagli archeologi israeliani per il Journal of Roman Archaeology ha inoltre mostrato che alcune sezioni delle mura sul terreno di Masada non erano state realizzate a scopo esclusivamente difensivo: è il caso di quelle vicine agli uadi (scavate nei corsi dei fiumi) e nei pressi dei burroni che sembra vennero invece costruite dai soldati romani – oltre che per evitare incursioni dall’esterno – soprattutto per poter suscitare nel nemico un effetto psicologico, con l’impressione di essere troppo imponenti e grandi per essere oltrepassate. Gli studiosi infatti hanno evidenziato il fatto che i muri fossero troppo sottili come spessore per avere una sola funzione difensiva, privi anche di parapetti per i soldati che vi si appoggiavano. Le torri, oltretutto, erano distanti eccessivamente le une dalle altre.

Il motivo, invece, per cui i romani insistettero tanto a voler conquistare una roccaforte piccola (solo un centinaio di soldati) come quella di Masada è ancora ignoto, anche se tra gli studiosi anche Guy Stiebel pensa che la conquista fosse connessa alla conservazione del commercio di balsamo a Ein Gedi.