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Sardegna fuori stagione: l’itinerario Romanico

Molti di noi, quando sentono la parola “Sardegna”, pensano al mare, alle spiagge che sembrano rubate al paradiso e all’estate. È giusto ed anche normale, ma la realtà dei fatti è che questa regione immersa nel Mediterraneo è molto altro, e in qualsiasi stagione dell’anno.

L’isola è ricca di montagne, boschi, pianure, corsi d’acqua e pregna di ecosistemi, tanto da essere definita metaforicamente come un micro-continente. E poi è un territorio caratterizzato da un paesaggio che ospita le vestigia della civiltà nuragica, ma anche dell’arte antica di Roma, punto di riferimento per l’intera cultura europea: il Romanico.

L’architettura Romanica della Sardegna

La diffusione dell’architettura Romanica in questa isola che è un sogno a occhi aperti ci permette di poter visitare delle meraviglie che sono tutte da scoprire. Ci sono abbazie, priorati e chiese monastiche, un’architettura sacra che è ancora oggi custode di preziose memorie.

Un Romanico che però, a dirla tutta, si distingue – e non di poco – da quello che tutti conosciamo: qui gli edifici sono ricchi di motivi figurativi, mitologici , vegetali, zoomorfi e molto altro ancora, merito di altre influenze come quelle di formazione pisana e provenzale.

Le testimonianze che sono visibili anche adesso sono tantissime, ma la redazione di SiViaggia ha fatto una selezione di quelle che, secondo noi, sono le più emozionanti. Ciò non toglie che anche quelle non nominate in questo articolo meritino certamente una visita.

Le chiese campestri in Sardegna

Monastir, località della provincia del Sud Sardegna, offre diversi siti archeologici di notevole importanza storica e chiese. Tra queste c’è la Chiesa di Santa Lucia che si erge sul tracciato dell’antica via romana, nota come Caralibus Turrem. Eretta nel tardo Duecento, è immersa nelle campagne e avvolta in un’atmosfera fatta di pace e natura. Un vero e proprio tesoro architettonico nel cuore della vegetazione, un’opera d’arte del fascino intramontabile ed evidente in ogni suo angolo.

Luogosanto è invece un borgo della provincia di Sassari che si fa spazio ai piedi della collina di “Monti Ghjuanni”. Da queste parti svetta fiera nei cieli la Chiesa di San Leonardo, che è ubicata sopra un banco di granito. In tempi lontani era a la cappella gentilizia del Castello di Balaiana, mentre oggi è un vero esempio di passato ancora in vita che si inserisce in maniera armoniosa nel paesaggio in cui è immerso.

Luogosanto, Sardegna

Fonte: Getty Images – Ph: DEA / W. BUSS /

La Chiesa di San Pietro a Luogosanto, Sardegna

Voliamo ora a Silanus, un paese che si trova a circa 40 chilometri da Nuoro e ricco di eredità nuragiche ed antiche chiese. Come quella dedicata a Santa Sabina: non si hanno notizie certe della sua costruzione, ma quel che è sicuro è che è in calcare bianco nella parte superiore e in trachite nera in quella inferiore. A colpire è anche l’interno, particolarmente sobrio nelle linee anche se vi si innalza una bella cupola ogivale.

La Basilica della Santissima Trinità di Saccargia è un vero e proprio capolavoro che prende vita a Codrongianos, in provincia di Sassari. Si tratta della più famosa e spettacolare chiesa medievale della Sardegna, anche grazie al suo alto campanile scuro che svetta in una verde vallata.

Infine, per quanto riguarda le chiese campestri, vi consigliamo di fare un salto ad Uta, un comune della città metropolitana di Cagliari. Qui sorge la Chiesa di Santa Maria che è ritenuta una delle massime espressioni dell’incontro della cultura provenzale e tosco-lombarda dell’architettura romanica in Sardegna. Risale alla prima metà del XII secolo e sorge sulle rovine di una chiesa più antica e modesta.

Chiesa di Santa Maria di Uta: il Romanico in Sardegna

Fonte: iStock

L’affascinante Chiesa di Santa Maria di Uta

Le chiese romaniche nel limite urbano

Santa Maria Coghinas è una realtà che sorge nella Sardegna nord-occidentale, a cinque chilometri dal mare e a 50 da Sassari. Tra le sue attrazioni migliori c’è la Chiesa della Madonna delle Grazie che è stata costruita in pietra arenaria nella seconda metà del XII secolo. Dopo una serie di modifiche e restauri, oggi sfoggia un’unica navata con facciata a spioventi piene di decorazioni.

Ghilarza è un bellissimo borgo sardo che fa parte della provincia di Oristano, e nella sua frazione di Zuri si fa spazio la meravigliosa Chiesa di San Pietro, uno dei più sublimi esempi di architettura sacra medievale nell’isola. Ma non è tutto, perché questo magnifico edificio religioso nasconde anche un affascinante segreto: dal caratteristico colore rosso-ocra della roccia lavica di cui è costituito, si trova in una zona in cui giace sott’acqua il ‘vecchio Zuri’, paese che riapparire nei periodi di estrema siccità.

Chiesa di San Pietro,

Fonte: Getty Images – Ph: REDA&CO

La rossa Chiesa di San Pietro a Zuri, Sardegna

Decisamente affascinante è anche la Chiesa di San Giovanni di Sinis a Cabras, meravigliosa località della Sardegna facente pare della provincia di Oristano. Ad essere più precisi si trova a poca distanza dai resti dell’antica Tharros, ed è un gioiello storico-architettonico di inestimabile valore. Dalle forme molto particolari, presenta interni organizzati in tre navate separate da tre archi in successione e coperte da volte a botte.

Nella provincia del Sud Sardegna vale la pena fare un salto anche a Dolianova, centro situato nel territorio storico del Parteolla e dimora della Chiesa di San Pantaleo, uno dei principali monumenti romanici di questa affascinante isola italiana. Costruita tra inizio XII secolo, prende vita nel centro storico del paese e colpisce per la maestosità architettonica, per il decoro scultoreo e per le sue opere pittoriche.

Infine vi consigliamo di fare un salto a Tratalias, anch’esso parte della provincia del Sud Sardegna. Il borgo, che nel film “La fine è nota’ viene descritto come “non è vicino a niente”, è avvolto dal fascino intatto della sua storia millenaria che si può assaporare anche nella sua maestosa Chiesa di Santa Maria di Monserrato, che presenta caratteristiche architettoniche uniche nel panorama sardo.

Chiesa di Santa Maria di Monserrato, Tratalias

Fonte: Getty Images – Ph: REDA&CO

La maestosa Chiesa di Santa Maria di Monserrato di Tratalias

Le bellissime chiese urbane

Tra le chiese romaniche urbane della Sardegna vale senza ombra di dubbio la pena menzionare la Basilica di San Gavino, San Proto e San Gianuario di Porto Torres, un vero e proprio incanto della provincia di Sassari. Si tratta del monumento cristiano romanico più grande e antico dell’isola, ma anche di uno dei più significativi: dall’iconografia anomala, è stata eretto nell’XI secolo ed è avvolto nel mistero di episodi leggendari.

Ottana è il centro del ‘cuore’ della Sardegna che fa parte della provincia di Nuoro e famoso per varie unicità, tra cui un’antica e favolosa cattedrale: la Chiesa di San Nicola. Posta su una collinetta, ha la facciata a capanna, alta e stretta, e si sviluppa su tre ordini. L’interno, dal canto suo, custodisce opere di pregio, tra cui un crocifisso ligneo cinquecentesco.

Ottana, Chiesa di San Nicola

Fonte: iStock

La straodinaria Chiesa di San Nicola a Ottana

La Chiesa di San Pietro del Crocefisso, detta anche “delle Immagini”, è uno spettacolo architettonico che si trova a Bulzi, un borgo di circa 530 abitanti che fa parte della provincia di Sassari. Si erge isolata, tra quiete e silenzio, e un tempo era parte di un complesso monastico di cui attualmente restano soli pochi ruderi. Vanta un esterno caratterizzato da una facciata in opera bicroma arricchita da archetti in pietra calcarea chiara e si distingue per essere una meta di pellegrinaggio durante la celebrazione de su Rughifissu, che si tiene a fine giugno.

Voliamo ora a Villamar, un paese a circa 50 chilometri di distanza da Cagliari che conserva ancora oggi i fasti del suo glorioso passato, come la Chiesa di San Pietro. Dalle influenze arabeggianti, possiede una particolare forma che la rende uno delle più singolari architetture romanico-pisane del centro-sud della Sardegna. Sorge nel centro storico del borgo e tra le sue possenti mura protegge diverse sculture di pregevole fattura, come quella dedicata a San Pietro in abiti pontificali.

Infine – ma ci teniamo a ricordarvi che l’architettura Romanica della Sardegna è molto più ampia di quello che trovate descritto in questo pezzo, la Cattedrale di Santa Chiara, principale luogo di culto di Iglesias, in provincia del Sud Sardegna. Posta nella magnifica cornice di piazza Municipio, offre una sontuosa facciata a capanna divisa in due ordini da una cornice. L’interno, invece, è con pianta a croce latina, navata unica, due cappelle per lato, transetto e abside quadrangolare.

Cattedrale di Iglesias

Fonte: Getty Images – Ph: DEA / G. COZZI

Cattedrale di Santa Chiara, incanto di Iglesias
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Vacanze in Sardegna: perché andare via mare è ancora l’opzione migliore

Sta per arrivare quel momento dell’anno in cui tutti iniziamo a sognare le vacanze primaverili e, ancor di più, quelle estive. Tra le mete più straordinarie (non solo d’Italia, ma del mondo intero) da raggiungere durante le belle stagioni c’è la Sardegna, un’isola del Mediterraneo che tra mare, spiagge, storia e natura è praticamente un sogno che si avvera.

Tuttavia, emergono sempre una serie di dubbi non solo su dove andare, vista l’importante estensione della regione, ma anche su come arrivare. La buona notizia è che la Sardegna è dotata sia di porti che di aeroporti, la brutta è che in base a quello che sceglierete dovrete rinunciare a delle cose. Per fortuna, noi di SiViaggia abbiamo fatto una serie di riflessioni che ci hanno portato a capire che andare via mare è quasi sempre l’opzione migliore. E ora vi spieghiamo il perché.

I vantaggi di andare in traghetto

L’aereo è un mezzo di trasporto certamente più rapido, ma allo stesso tempo costringe a privarsi anche di alcuni elementi che possono rivelarsi utili durante un viaggio in Sardegna, primaverile o estivo che sia.

Ma non solo, perché solcare i mari a bordo di navi permette anche di muoversi più liberamente, di ammirare la bellezza del mare e guardare i colori e i paesaggi che mutano in base all’ora della giornata. Senza dimenticare il fatto che è più facile divertirsi e conoscere persone, sempre se lo si desidera.

La nave, tra le altre cose, permette di raggiungere molte più zone dell’isola e anche con più facilità, perché i porti sono in numero superiore rispetto agli scali aerei.

E poi la fondamentale possibilità di imbarcare il veicolo: se non si possiede una vettura propria, per esplorare la Sardegna si è costretti ad affittarne una. I prezzi del noleggio in Italia adesso sono alle stelle, e per questo portare la propria auto è sicuramente la soluzione più conveniente.

Ma non solo, perché imbarcando la propria automobile si possono portare bagagli senza limite di peso, opzione che in aereo non esiste.

Alcuni potrebbero pensare che i costi dei traghetti per la Sardegna siano troppo elevati, ma la verità è che a disposizione dei clienti ci sono diverse soluzioni, ideali per tutte le tasche. In più, alcune compagnie offrono persino la possibilità di far viaggiare gratis i bambini fino ai 3-4 anni e diverse riduzioni per i pargoli più grandi.

Inoltre, durante l’anno, gli operatori propongono diversi tipi di offerte per prenotazioni anticipate e anche tariffe molto economiche per chi vuole visitare la Sardegna fuori stagione.

Infine, nessun membro della famiglia viene lasciato fuori: sulle navi per la Sardegna c’è posto per il proprio animale domestico, per il quale è prevista anche una cabina pet-friendly.

Alla luce di tutti questi vantaggi può però scattare un dubbio: quale compagnia utilizzare? La risposta è che dipende da voi, ma anche che esiste una piattaforma in grado di aiutarvi tantissimo nella vostra scelta. Parliamo di Ferryhopper, che permette di confrontare varie compagnie di navigazione e prenotare traghetti per oltre 500 destinazioni, al miglior prezzo e senza costi nascosti. Inoltre, scaricando l’App di Ferryhopper, potrete gestire al meglio la vostra prenotazione, fare il check-in online e avere tutto a portata di mano.

Viaggiatrice che guarda la costa della Sardegna dal ponte della nave

Fonte: Getty Images

Viaggiare in Sardegna via mare

In Sardegna in aereo: pro e contro

Prendere l’aereo per andare in Sardegna non è un’opzione da depennare perché, anzi, può rivelarsi molto utile quando le esigenze sono diverse da quelle di un viaggio vero e proprio.

Se l’idea è quella di fermarsi in una località con tutti i servizi possibili, come per esempio le bellissime Alghero e Cagliari, l’aereo è senz’altro il mezzo di trasporto più adeguato.

Ma la verità è che una volta che si va in Sardegna non c’è niente di più bello che scoprirla, visitando le sue zone che passano dal mare cristallino alle cime da scalare. In questo caso, quindi, è preferibile il traghetto con cui portare la propria auto, perché il noleggio in aeroporto ha spesso prezzi alti, specialmente in estate.

E poi i problemi di peso: tra cibo ottimo e oggetti di artigianato fatti da maestri del settore diventa davvero complesso organizzare la valigia per il ritorno.

In aereo, tra le altre cose, si sta più scomodi anche se, ad onor del vero, il viaggio dalle maggiori città italiane dura sicuramente meno di quello in nave. E poi l’ultimo piccolo svantaggio dell’aereo: si rischiano forti dolori alle orecchie per via dei cambi di pressione, fastidi che in nave non si provano.

Cosa vedere assolutamente in Sardegna

Fermo restando che il viaggio in traghetto in Sardegna presenta più vantaggi rispetto all’aereo, abbiamo deciso di selezionare per voi alcune cose da vedere assolutamente in questa magnifica isola.

La prima è la bellissima città di Olbia, in provincia di Sassari, ovvero la porta d’ingresso di quest’isola paradisiaca. Il posto ideale per ammirare le vestigia del passato grazie ai musei e alle necropoli, una delle quali comprende ben 350 tombe. Ma non solo, perché Olbia è anche il punto di partenza ideale per andare alla scoperta di un altro tesoro di questa regione italiana: la Costa Smeralda.

La seconda è Porto Torres, sempre parte della provincia di Sassari, che è un susseguirsi di spiagge da sogno. Perfettamente collegata via mare all’Italia continentale, è un angolo di Sardegna dove storia e natura convivono in armonia, tanto che a due passi da essa sorgono alcuni dei territori più affascinanti dell’isola.

Uno di questi è il Parco Nazionale dell’Asinara, ovvero un’isola nell’isola: 50 chilometri quadrati terrestri e 100 costieri che regalano inestimabili tesori naturalistici e faunistici. Sentieri immersi nella natura che si affacciano di fronte a un altro gioiello locale: l’eccezionale spiaggia La Pelosa d Stintino.

C’è poi l’irresistibile Cala Mariolu che sorge a Baunei, parte della provincia di Nuoro. Si tratta di un paradiso dal fascino tropicale caratterizzato da un fondale basso di sassolini bianchi e sabbia rosa a tratti.

La Sardegna è anche un terra ricca di borghi incantevoli come Castelsardo, in provincia di Sassari, che si affaccia sul limpido mare e che è costituito da un dedalo di stradine labirintiche. Un paesino dove il tempo pare non essere passato mai, perché le donne locali ancora intrecciano i cestini con le foglie delle palme nane.

Infine, una meraviglia della natura: la Gola Gorropu che sorge tra Barbagia e Ogliastra e che è uno spettacolare monumento naturale ricco di biodiversità e patria del trekking.

Per maggiori informazioni sugli spostamenti via mare, i prezzi e le offerte in corso, vi invitiamo a consultare periodicamente la pagina di Ferryhopper dedicata ai traghetti per la Sardegna.

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Il borgo dove sorge una suggestiva chiesa-tempio

Un piccolo borgo di montagna con pochissimi abitanti, circondato da paesaggi meravigliosi, ma anche da un alone di esoterismo: si tratta di Rosazza, antico paesino piemontese che sorge in una posizione piuttosto isolata e che deve la sua fama ai misteri che lo caratterizzano. Per la gran parte, gli edifici che vi sono stati costruiti nel corso dell’800 hanno infatti un aspetto abbastanza inquietante e sono legati all’occultismo e alla massoneria. Scopriamo qualcosa in più.

Rosazza, un paesino ricco di misteri

Situato in provincia di Biella, il paesino di Rosazza conta meno di 100 abitanti ed è un minuscolo agglomerato di casette abbarbicate ai piedi delle Alpi Pennine, nell’alta Valle Cervo. Il paesaggio è strepitoso: la natura è ancora incontaminata e offre moltissime opportunità per chi ama la vita all’aria aperta, tra itinerari di montagna e trekking impegnativi. Ma torniamo al piccolo borgo che ci affascina per il suo aspetto esoterico. A cosa è dovuto questo alone di mistero che vi aleggia? Dobbiamo fare un tuffo indietro nel tempo.

Il merito è di Federico Rosazza Pistolet, che in questa vallata nacque e visse per quasi tutta la sua vita: è stato un politico italiano, nonché senatore del Regno d’Italia a partire dal 1892, ed è conosciuto soprattutto per aver realizzato numerose opere a favore della popolazione della Valle del Cervo. In particolare, gran parte delle sue costruzioni si trova proprio a Rosazza, ed in questo modo contribuì allo sviluppo economico di questa piccola comunità montana. La parte “misteriosa” riguarda il fatto che il senatore apparteneva alla massoneria e aveva interessi per il mondo esoterico e per l’alchimia, tutti elementi che si riflettono nelle sue opere.

La chiesa-tempio e gli altri edifici esoterici

La chiesa-tempio di Rosazza

Fonte: ANSA Foto

La chiesa-tempio di Rosazza

Uno degli edifici più celebri di Rosazza, dovuti al senatore, è la chiesa-tempo che sorge nel cuore del paese. Per realizzarla, sul finire dell’800, venne fatta demolire l’antica chiesa cristiana e venne spostato il vicino cimitero. Nelle sue intenzioni, qui doveva essere costruito un tempio adibito formalmente anche al culto cristiano. Il risultato è stupefacente: vi si ritrovano tantissimi spunti che richiamano l’esoterismo e la tradizione della società iniziatica dei massoni. In particolare, spiccano il pavimento del sagrato a scacchiera, le numerose rose disseminate in tutta la chiesa e la croce a svastica sulla parete principale: si tratta di un simbolo della fertilità femminile, legato ad un antico culto gallico.

Un’altra particolarità della chiesa-tempio è la realizzazione di un sentiero che permetteva di collegarla alla Valle Cervo, al Santuario di San Giovanni e al Santuario della Vergine Nera di Oropa. Se siete a Rosazza, potete poi ammirare il magnifico castello costruito dal senatore negli ultimi due decenni dell’800: anche qui ci sono chiari riferimenti esoterici, come le false murature sbrecciate, i finti colonnati e il maestoso arco d’accesso dove svettano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.

La stella a cinque punte è un elemento ricorrente, a Rosazza: la si trova, assieme alla rosa, in diverse fontane che sono disseminate per tutto il paese. Infine, merita una visita anche il Palazzo Comunale, realizzato attorno alla fine dell’800 per ospitare la sede del municipio. I suoi dettagli decorativi sono impressionanti, come la torre ornata da merlature ghibelline e la scala di marmo bianco che permette di accedere ai piani superiori. Si dice che qui Federico Rosazza tenesse le sue riunioni massoniche.

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In Egitto c’è un tempio, spesso sottovalutato, da vedere

La piana di Giza, in Egitto, è il luogo più visitato del Paese. Qui ci sono le tre piramidi più famose del mondo: Cheope, Chefren e Micerino. Ma c’è anche la famosa Sfinge, il leone dalla testa umana. I turisti sono attratti da questi antichissimi monumenti e arrivano da ogni parte del Pianeta pur di visitarli.

C’è un altro edificio che viene spesso tralasciato e che, al contrario, merita assolutamente di essere visitato. Si tratta del Tempio della Valle di Chefren che si trova a qualche centinaio di metri di distanza dalla piramide.

Il Tempio della Valle di Chefren

Questo faraone, figlio di Cheope e padre di Micerino, appartenuto alla IV dinastia egizia e vissuto, quindi, 2500 anni prima di Cristo, volle superare la grandezza del padre e non si accontentò di farsi erigere una piramide (oggi riconoscibile per la punta più chiara), volle anche la costruzione della Sfinge a sua immagine e somiglianza a guardia della sua piramide e un tempio funerario a valle.

Il Tempio della Valle era rimasto sepolto sotto la sabbia del deserto per centinaia di anni e fu riportato alla luce grazie a una spedizione archeologica organizzata da studiosi egiziani, francesi e tedeschi. I lavori si protrassero a lungo agli inizi del Novecento.

Si è scoperto che c’erano due ingressi sul lato orientale, uno a destra in direzione Nord e l’altro a sinistra in direzione Sud. Quando il faraone fu mummificato e preparato per la sepoltura, tutte le cerimonie rituali si svolsero due volte, la prima a simboleggiare il suo dominio sul Basso Egitto e la seconda a ricordo del suo dominio sull’Alto Egitto.

A cosa serviva il tempio

Il tempio era stato costruito, infatti, proprio per la cerimonia di imbalsamazione. Nel laboratorio sacro che era stato ricavato all’interno del tempio veniva praticata la cerimonia di apertura della bocca al termine del lungo processo di imbalsamazione del faraone.

Durante questo rituale, i sacerdoti aprivano gli occhi e la bocca del re utilizzando strumenti d’oro, per permettere al ka (lo spirito) del faraone di uscire dalla salma e per garantirgli vita eterna.

Originariamente, era collegato al tempio funerario di Chefren tramite una rampa lunga 494 metri e misurava 45 metri per lato e 13 d’altezza interamente realizzato con blocchi di granito rosso di Assuan, privi di decorazioni a eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.

All’interno, c’era una grande sala a forma di “T” rovesciata, con 16 pilastri di granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi. Dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti di calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione fatta di alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano seduto, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca.

Dal centro del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva ad altre camere, corridoi angusti, vestiboli, atrii e a ulteriori ambienti per contenere le barche solari che, per gli Egizi, erano imbarcazioni concepite per trasportare i faraoni defunti nell’Aldilà.

La scoperta che ha riscritto la storia

Si tratta dell’unico tempio a valle che si sia conservato e che è pervenuto fino ai giorni nostri in buono stato di conservazione, nonostante, come la maggior parte dei siti archeologici, fosse stato violato fin dall’antichità. I primi blocchi di pietra furono asportati già nell’antico Egitto e così fu nei secoli successivi, tanto che non soltanto il tempio ma la stessa piramide di Chefren non era neppure più riconoscibile.

Era l’inizio del 1800, quando l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un enorme ammasso di pietre. Dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo inaccessibile, scavato molto probabilmente dai tombaroli, e poi tre grandi blocchi che costituivano l’ingresso principale della piramide. All’interno, a futura memoria, Belzoni lasciò scritto a caratteri cubitali: “Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818”. Fu però l’egittologo britannico John Shae Perring a entrare nella piramide di Cheope nel 1837 e, quasi un secolo dopo, il team internazionale riuscì ad accedere anche al tempio.

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Villacidro, il borgo delle streghe in Sardegna

A 45 chilometri da Cagliari, tra profonde valli, vette e l’incontro con la pianura, sorge Villacidro, antico “borgo di montagna” chiamato tradizionalmente “paese delle streghe”, oggi moderna cittadina che conserva con fierezza le tradizioni di un passato agro pastorale e produzioni d’eccellenza che si legano ai sapori autentici di un territorio unico.

Importante centro del Medio Campidano, nel sud ovest della Sardegna, si fa apprezzare per le bellezze naturali, i paesaggi mozzafiato e per i notevoli punti di interesse che ne impreziosiscono le vie e gli immediati dintorni.

Meraviglie nel cuore di Villacidro

Per conoscere a fondo Villacidro, la visita può avere inizio dal centro dell’abitato che vede il suo cuore pulsante in Piazza dello Zampillo (dall’Ottocento Piazza XX Settembre), dove confluiscono tutte le strade che scendono dai quartieri più in alto e fa bella mostra di sé un’elegante fontana con zampillo in trachite nera di Serrenti: è questa, da sempre, la piazza “dei giochi e del passeggio” su cui ammirare anche la costruzione del Montegranatico, il “monte del grano” che, dal 2003, è sede del Civico Museo Archeologico Villa Leni che espone preziosi reperti che vanno dalla Preistoria, all’epoca del dominio fenicio-punico e romano, fino all’Alto Medioevo e che provengono in gran parte dalle zone limitrofe.

Sempre a proposito di musei, da segnare in agenda sono “Sa Potecarìa” (antico nome della farmacia in sardo) nato dalla passione del farmacista Dott. Ignazio Fanni, che raccoglie utensili, arredi e strumenti legati all’arte sanitaria e a quella farmaceutica con significative testimonianze dislocate in più sezioni, e il Museo d’arte e arredi sacri, nei locali dell’Oratorio della Santa Vergine del Rosario, con notevoli opere appartenute all’Oratorio delle Anime e alla Parrocchiale di Santa Barbara e suppellettili e manufatti della Confraternita del Rosario.

E qui arriviamo al patrimonio religioso di Villacidro che si svela nelle numerose chiese che lo caratterizzano, a partire dalle tre che svettano sulla piazza principale: la già citata Chiesa di Santa Barbara, la più antica, edificata tra il XII e il XIV secolo in stile gotico-aragonese e dai ricchi arredi in marmo policromo, la Chiesa delle Anime Purganti, in stile spagnolo, risalente al XII secolo, e l’Oratorio di Nostra Signora del Rosario, dalla facciata in stile gotico-catalano.

Ma non sono le sole: da vedere la Chiesa della Vergine del Carmelo del XVII secolo dal cui sagrato si gode di una splendida vista sul centro storico e sulla vallata, la Chiesa campestre di San Sisinnio con unica navata dalla volta a botte, la Chiesa di San Pietro, unica superstite dell’ormai scomparsa villa di Leni, piccolo villaggio agricolo sulle rive del rio omonimo, e la Chiesa di San Giuseppe, voluta nel 1744 da un signorotto spagnolo come atto di fede verso il Santo.

In prossimità della centrale Piazza Santa Barbara, merita poi una sosta l’imponente Palazzo Vescovile, punto di riferimento per importanti eventi culturali, collegato da un’antica scala in ciottolato al Lavatoio, altra meta da non tralasciare, costruito nel 1893 su disegno dell’ingegnere Enrico Pani in stile liberty.

Un paesaggio straordinario

Come accennato, fiore all’occhiello di Villacidro sono le bellezze naturali di un contesto straordinario plasmato da rigogliosi boschi, cascate spettacolari e parchi dove dedicarsi a rigeneranti escursioni a piedi, in bici e a cavallo.

Tra le cascate che da non perdere ecco la Cascata di Sa Spendula, decantata da D’Annunzio in un sonetto del 1882, emozionante salto del torrente Coxinas tra granitiche rocce rosa e grigie e montagne selvagge, la Cascata Muru Mannu, la più alta dell’isola con i suoi 72 metri, e la Cascata Piscina Irgas, nell’abbraccio delle marmitte giganti scavate dal rio Oridda.

E che dire, poi, del Belvedere Giarranas, un incantevole paesaggio ideale per l’arrampicata dal panorama sorprendente, più volte nominato nei romanzi dello scrittore locale Giuseppe Dessì (vincitore del Premio Strega 1972)?

Infine, ma non certo per ultimi, vanno ricordati i parchi, meta di trekker ed escursionisti: il Parco di Monti Mannu, il più noto e amato, il Parco di Villascema, vasta area verde alle pendici del complesso montuoso del Linas, il Parco San Sisinnio, con maestosi olivastri millenari, e il Parco Castangias, ottimo punto di partenza per arrivare all’altopiano di Coxinas e a invidiabili aree panoramiche.

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Vivi la Sardegna in modo autentico con Toucan Travel

Luoghi da sogno, rilassanti e dal sapore gourmet ma anche escursioni alla scoperta delle antiche tradizioni della Sardegna. Esperienze incredibili da vivere ogni mese dell’anno grazie agli itinerari ad hoc firmati Toucan Travel.

Tantissime soluzioni di viaggio una sola destinazione: la Sardegna

Quella di Toucan Travel è un’avventura nata nel 2016 con l’obiettivo di offrire qualcosa di nuovo e di diverso al mercato turistico. L’idea vincente è stata quella di puntare solo su un’isola del Mediterraneo che fosse in grado di stupire i viaggiatori durante tutti i dodici mesi dell’anno: la Sardegna. Toucan Travel da subito stringe importanti collaborazioni con alcuni dei player del turismo tra i più importanti come per esempio Grimaldi Lines e Corsica Ferries per il trasporto marittimo dei passeggeri. All’istante arrivano le prime proposte dei tour esperienziali che vanno della Maddalena e al Golfo di Orosei. Nel 2019 ampliano il servizio di trasporto marittimo con l’accordo con Grandi Navi Veloci per offrire sempre più opportunità di raggiungere la Sardegna via mare.

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Sardegna – Orosei

Quali sono i bellissimi tour ideati da Toucan Travel in Sardegna?

Tra gli itinerari proposti e le visite guidate di Toucan Travel spiccano i tour da Santa Teresa ad Orosei, dall’Asinara a Bosa. Tutte mete che offrono il meglio delle experience a contatto della natura. Percorsi resi incredibilmente unici, senza stress e pensieri, grazie al servizio di noleggio gommoni e skipper che ti condurranno ovunque vorrai, per esempio all’interno dell’Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo dove, potrai scoprire paesaggi incantati e tuffarti in acque dal tono caraibico. Grazie anche ad un kit snorkeling che potrai utilizzare per ammirare dalla superficie i meravigliosi fondali dell’area marina ricchi di flora e fauna tipica del mar Mediterraneo.

 

Toucan Diving & Tours - Sardegna - Terme
Terme a Fordongianus, Oristano, Sardegna

I tour di Toucan Travel in Sardegna soddisfano le esigenze di chi, oltre a godersi il mare, ha voglia di praticare bellissimi trekking o dedicarsi al totale relax.

Da non perdere il percorso proposto sul Gennargentu, l’area dove meglio si può apprezzare la ricchezza naturalistica della Sardegna. Vero scrigno dei tesori nascosti nell’entroterra. Un vasto complesso montuoso dal paesaggio variegato in cui rocce e canyon si alternano con verdi vallate, boschi, spiagge e falesie. Gli estimatori del benessere invece non dovranno mancare una gita a Fordongianus, il piccolo paese noto sin da epoca romana per le sue terme custodito tra le affascinanti architetture di epoca imperiale.

Visto che i gli itinerari proposti da Toucan Travel in Sardegna soddisfano le esigenze dei viaggiatori anche durante la stagione invernale non esitare a scoprire quali esperienze puoi vivere in questo periodo dell’anno, visitando il suo sito web.

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In Sardegna al lavoro la prima rete di bike hotel

Quando si pensa ad una vacanza in Sardegna, una delle prime immagini che ci vengono in mente è una spiaggia meravigliosa, poco affollata e lambita da acque cristalline: in realtà, l’isola ha molto altro da offrire, e non solo durante la stagione estiva. È, ad esempio, la meta perfetta per fare eco-turismo, concedendosi un’esperienza slow in sella alla propria bici. A questo proposito, nasce la prima rete di bike hotel per accogliere tutti quei visitatori che vogliono andare su due ruote alla scoperta delle località più suggestive della Sardegna.

La rete di bike hotel in Sardegna

Sempre più spesso, i turisti scelgono di viaggiare in modo più responsabile e sostenibile, riducendo le proprie emissioni senza però rinunciare alla bellezza della scoperta. E la bici è il mezzo di trasporto ideale: economico, green e persino divertente, permette di raggiungere distanze anche piuttosto lunghe ammirando nel contempo paesaggi meravigliosi. In Sardegna, nasce adesso la prima rete di bike hotel per soddisfare proprio questa esigenza in crescita. Si tratta di 25 strutture ricettive, sparse tra la costa occidentale e l’entroterra sardo, dedicate proprio all’accoglienza di coloro che viaggiano in bici.

Ma che cosa significa, nello specifico, prenotare un soggiorno presso un bike hotel? È un’esperienza a tutto tondo, realizzata proprio per poter vivere una vacanza all’insegna della scoperta del territorio su due ruote, senza doversi preoccupare di null’altro che pedalare. Le strutture che aderiscono all’iniziativa si fanno carico infatti di tutto quello di cui c’è bisogno: dal trasporto in navetta al ricovero delle bici, dall’organizzazione degli itinerari adatti a ciascun ospite ai suggerimenti sulle esperienze da fare nei dintorni. E se non avete un mezzo di trasporto con cui muovervi, potrete noleggiare una bici in loco e godervi l’avventura.

Le località da visitare

Al momento, la rete di bike hotel include 25 strutture che coprono una buona parte della Sardegna occidentale. Una delle zone senza dubbio più affascinanti è quella che copre la provincia di Sassari, dove si snodano alcuni dei sentieri migliori da affrontare in sella alla propria bici. È il caso del tour tra le mura di Castelsardo, grazioso borgo affacciato sul mare che vanta un centro storico di stampo medievale: dura tre ore e ha un dislivello di 500 metri, perfetto dunque per chi ha un minimo di praticità sulla due ruote.

Per chi ama la natura incontaminata, c’è poi il tour dell’isola dell’Asinara: dopo aver lasciato il traghetto, ci si immerge nel verde del Parco Nazionale dell’Asinara, ammirando la fauna selvatica e i panorami più suggestivi – tra cui una vista mozzafiato sulla famosa spiaggia di Stintino. Un po’ più impegnativo è il tour di 7 giorni tra i borghi del nord-ovest della Sardegna, che attraversa città magnifiche come Alghero, Bosa, Sassari e Castelsardo: si possono scoprire non soltanto paesaggi da sogno, ma anche antiche tradizioni e culture che rendono quest’isola così speciale.

È invece in provincia di Oristano che ci si può concedere il tour della Penisola del Sinis, tra spiagge incantevoli e selvagge. Si tratta di un’intera giornata passata in sella, alla scoperta di un’oasi dall’aspetto paradisiaco, immersa nella macchia mediterranea. Mentre l’itinerario del benessere, che conduce proprio verso la città di Oristano, è un’esperienza di una settimana che offre la possibilità di vivere paesaggi meravigliosi ed esperienze di ogni tipo, dalle degustazioni enogastronomiche al viaggio attraverso le testimonianze dell’antica civiltà nuragica.

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Nasce un aeroporto da 7 milioni di passeggeri per un solo sito turistico

Il 16 ottobre 2023 è stato inaugurato in Cambogia, a Siem Reap, la città campo-base da cui si raggiunge la suggestiva zona degli antichi templi khmer, l’apprezzato sito di Angor Wat, l’aeroporto da 7 milioni di passeggeri all’anno che, in futuro, ne potrà accogliere addirittura 12 milioni.

Andrà a sostituire il vecchio scalo troppo vicino ai templi, ormai stabilmente tra le destinazioni turistiche da non perdere, una delle meraviglie del mondo inserite nella lista dei Patrimoni UNESCO.

L’aeroporto da 7 milioni di passeggeri per un solo sito

Il nuovo scalo internazionale Siem Reap-Angkor ha visto le prime operazioni commerciali con un volo Bangkok Airways, il primo dei 17 previsti durante la giornata di inaugurazione del complesso realizzato su un’area di 700 ettari per un costo di circa un miliardo, con una pista da 3,6 chilometri, a quaranta chilometri a est dai magnifici templi.

La struttura, i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 2020, sostituisce lo scalo in funzione fino a pochi giorni fa, situato a soli cinque chilometri da Angor Wat: e proprio l’eccessiva vicinanza è una delle motivazioni della dismissione con il timore che le sempre più frequenti vibrazioni provocate dal transito degli aerei potessero arrecare danni ai templi millenari, alcuni dei quali risalenti agli anni 1100-1550 e inglobati da radici e alberi all’incirca dello stesso periodo.

L’altro motivo riguarda, invece, la costante crescita prevista dei flussi turistici verso l’area archeologica, raggiunta, durante gli anni pre-pandemia, da ben 2,7 milioni di turisti, ma con una potenzialità che fa presagire sempre più interesse considerati anche i numeri che possono mettere in gioco la Cina e l’India.

Per avere un’idea più precisa della portata dello scalo di Siem Reap, basta pensare che 7 milioni di passeggeri all’anno sono quelli transitati nel 2022 negli aeroporti di Linate, Bari e Palermo, una cifra che supera coloro che sono passati tra Firenze e Pisa e che non è molto distante dai 9,2 milioni di Venezia.

Possiamo così affermare che Angor Wat ormai dispone di uno degli aeroporti turistici più grandi di tutto il mondo.

Lo scalo è stato costruito nell’ambito di un progetto BOT (build-operate-transfer) di 55 anni tra Cambogia e Cina e, come dichiarato dal viceprimominisro cambogiano, Vongsey Vissoth, all’inaugurazione ufficiale, prevista per il 16 novembre, al fianco del primo ministro di Phnom Penh, Hun Manet, saranno presenti alti funzionari cinesi.

Inoltre, per incentivare la ripresa e l’aumento del turismo in Cambogia (che nei primi otto mesi del 2023 è ancora ferma a 3,5 milioni di visitatori rispetto ai 6,5 milioni di arrivi internazionali annui degli anni pre-covid) è prevista la realizzazione di un nuovo scalo: sovvenzionato anch’esso da Pechino, verrà costruito su una superficie di 2600 ettari e, al momento noto come “Techo International Airport“, servirà la capitale Pnomh Penh dal 2024.

Angor Wat, il complesso templare più grande del mondo

Con quattrocento metri quadri di superficie e centinaia di strutture note, Angor Wat è uno dei siti archeologici più ampi a livello internazionale nonché il più emblematico dell’architettura e dell’arte cambogiana.

Il più rappresentativo dei templi Khmer è Angor Wat, il “tempio della città”, edificato per volere di Suryavarman II: si tratta del tempio meglio conservato dell’area, che racchiude in sé gli elementi distintivi della cultura Khmer e, come tutti gli altri edifici, riproduce grazie all’architettura i principi cardine della cosmologia induista.

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Bruxelles: l’ex Palazzo della Borsa è diventato il tempio della birra

L’associazione tra la birra e il Belgio è un connubio indissolubile che risale a una lunga tradizione e all’amore che il popolo belga nutre per questa bevanda senza tempo. Il Paese, infatti, è famoso anche per le sue birrerie storiche e monasteri antichi dove viene prodotta secondo le antiche ricette tramandate da secoli.

Recentemente, Bruxelles ha inaugurato il Belgian Beer World, un autentico santuario della birra, diventato una meta imperdibile per gli appassionati di tutto il mondo. Situato presso il Palazzo della Borsa, conosciuto anche come Le Bourse, questo centro esperienziale offre un’immersione totale nella ricca cultura birraria belga.

Dopo tre anni di lavori di ristrutturazione, è finalmente pronto ad aprire i battenti ai visitatori per svelare la ricca storia, le tradizioni millenarie e le tecniche di produzione delle rinomate birre belghe.

Belgian Beer World: alla scoperta dell’autentica birra belga

La location del Belgian Beer World custodisce le spoglie di Jan Primus, duca del Brabante. Secondo la leggenda, fu il presunto artefice delle rinomate birre belghe e, per alcuni, persino l’inventore della birra stessa. Un dettaglio che aggiunge un tocco di magia e mistero al luogo, creando al tempo stesso un’atmosfera intrigante per chi lo visita.

La recente trasformazione di questo palazzo iconico ha dato vita a una galleria centrale, un ristorante, una brasserie, sale espositive e un centro congressi.

Questo progetto permette agli amanti di questa bevanda di scoprire l’ampia varietà di birre prodotte nella nazione, offrendo una panoramica completa sulla storia e l’arte affinata della produzione della birra, la sua origine, gli ingredienti utilizzati e i complessi processi di fermentazione che le rendono uniche. Inoltre, durante la visita, avranno l’opportunità di provare delle deliziose degustazioni.

Il piano terra del Palazzo della Borsa accoglie gli ospiti con un ingresso spettacolare, grazie alla scala che si affaccia su Place de la Bourse. Da qui, si accede alla galleria principale che attraversa l’intero edificio e conduce direttamente al lato opposto, a pochi passi dalla rinomata Grand Place di Bruxelles. Durante il restauro, le maestose colonne e l’imponente cupola centrale sono state riportate al loro originario splendore, mentre le nuove vetrate permettono alla luce naturale di illuminare l’ambiente, creando un’atmosfera calda e accogliente.

Tra le nuove aggiunte, spiccano le terrazze con splendide piante e composizioni floreali che donano un tocco naturale al contesto architettonico. Inoltre, all’interno della sala principale, l’opera d’arte in granito rosa, ideata dall’artista brussellese Valérie Mannaerts, conferisce originalità e creatività all’interno del palazzo.

La galleria è stata concepita come un autentico “salotto“. Infatti, oltre ad accogliere un delizioso caffè, comprende anche spazi espositivi per le mostre, gli spettacoli e altri eventi culturali. Grazie a questa versatilità, non è solo un museo dedicato alla birra, ma anche un luogo dinamico in grado di accogliere una varietà di attività, offrendo un’esperienza completa ai visitatori.

Belgian Beer World

Fonte: Getty Images

Belgian Beer World, Bruxelles

Il mondo della birra belga: un viaggio sensoriale tra aromi, gusti e colori

Il secondo e il terzo piano del Palazzo sono riservati, invece, a laboratori e workshop che offrono un’esperienza pratica autentica. Qui i partecipanti potranno approfondire la comprensione dei segreti della produzione della birra attraverso attività interattive e dimostrazioni, imparando così le diverse fasi del processo di produzione e l’importanza di ogni ingrediente.

Inoltre, avranno l’opportunità di sperimentare in prima persona la vasta gamma di sapori e profumi che la birra può offrire.

Il progetto coinvolge oltre cento produttori provenienti da ogni angolo del Belgio, tra cui aziende emergenti e marchi consolidati. Dopo la visita, è possibile godersi una degustazione presso il nuovo Skybar panoramico, situato su una terrazza di 350 metri quadrati sul tetto del palazzo e dalla quale è possibile ammirare una vista spettacolare sulla città di Bruxelles. E per portare a casa un ricordo speciale, c’è anche un Beer Shop dove è possibile acquistare diversi souvenir.

Infine, i più curiosi potranno scendere nel sottosuolo alla scoperta di Bruxella 1238, un sito archeologico che preserva i resti del monastero francescano su cui è stato costruito il Palazzo della Borsa, per un tuffo nella storia e nel patrimonio culturale di Bruxelles.

Belgian Beer World

Fonte: Ufficio Stampa

Belgian Beer World, Bruxelles
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Egitto, scoperto un tempio sommerso: è pieno di tesori

È una scoperta sensazionale, quella annunciata dal Ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto: nell’antica città egizia di Heracleion, finita sott’acqua tanti secoli fa, è stato trovato un vero e proprio tesoro. Si tratta di un tempio dedicato al dio Amon, al cui interno sono stati rinvenuti preziosissimi manufatti e gioielli, e di un santuario greco, anch’esso ricco di oggetti e armi di varia provenienza.

L’antica città di Heracleion

La città di Heracleion, conosciuta anche come Thonis, venne fondata su una delle isole del Delta del Nilo, dove prosperò tra il VI e il IV secolo a.C., epoca in cui probabilmente fu uno dei principali porti d’Egitto. Ma il suo destino fu decisamente funesto: attorno al II secolo a.C., infatti, il centro abitato venne sommerso a causa di terremoti e inondazioni, che causarono un innalzamento del livello del mare e un conseguente sprofondamento del terreno. Le sue rovine giacquero per tantissimo tempo del tutto ignorate dall’uomo, fin quando non vennero scoperte dall’archeologo Franck Goddio, nel 2000.

Oggi l’antica città – o meglio, ciò che ne resta – è collocata nella baia di Abukir, a circa 2,5 km dalla costa e a poca distanza da Alessandria d’Egitto. Le campagne archeologiche volte a portare alla luce i tesori di Heracleion si sono da allora susseguite senza mai interrompersi. L’ultima missione, condotta dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziano e dall’Istituto Europeo di Archeologia Sottomarina (IEASM), ha avuto un notevole successo: gli esperti subacquei hanno infatti trovato quello che può essere considerato un vero e proprio tesoro di inestimabile valore.

La nuova scoperta

Heracleion ci rivela nuovi segreti, grazie alla scoperta di un tempio sommerso dedicato al dio Amon: probabilmente il suo crollo, avvenuto durante la metà del II secolo a.C., è dovuto ad un evento catastrofico, proprio come quello che ha poi portato alla distruzione dell’intera città. Al suo interno, gli archeologi hanno trovato l’area in cui venivano conservate le offerte votive. Ne è emerso un tesoro incredibile, costituito da gioielli in oro (tra cui splendidi orecchini con testa di leone), pendenti, contenitori in alabastro per unguenti e cosmetici, piatti in argento usati per le funzioni religiose, un misterioso oggetto in pietra calcarea e una brocca di bronzo.

“È davvero commovente scoprire oggetti così delicati, che sono sopravvissuti intatti nonostante la violenza e la grandezza del cataclisma” – ha dichiarato Frank Goddio, annunciando la scoperta. Poco più ad est del tempio, è stato rinvenuto anche un santuario greco dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore. Risalente al V secolo a.C.,custodiva al suo interno dei resti di strutture coeve sostenute da travi in legno, oltre a numerosi oggetti in bronzo e in ceramica (tra cui anche diverse armi) importati dalla Grecia.

“Ciò dimostra che ai greci era permesso commerciare e stabilirsi nella città durante il periodo dei faraoni della dinastia Saïte. Il santuario conteneva anche un deposito di armi greche, il che potrebbe indicare che i mercenari greci erano nella regione per difendere l’accesso al regno, alla foce del ramo più occidentale del Nilo” – ha affermato Goddio, entusiasta per la scoperta. Ora le ricerche continueranno, nella speranza di trovare nuovi manufatti che possano gettare luce su una città – e un periodo storico – così affascinante.