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L’antico villaggio di Uzteri emerge dagli scavi a Sassari: la scoperta è straordinaria

Una scoperta casuale ma che ha quasi dell’incredibile: mentre sono stati avviati i lavori per la realizzazione del primo polo scolastico montessoriano della Sardegna, un frammento di storia medievale sepolto per anni ha portato alla luce una scoperta che ha lasciato tutti a bocca aperta. In via Artiglieria, gli archeologi hanno fatto emergere i resti murari e diversi reperti che testimoniano un insediamento extraurbano databile tra il XII e il XIV secolo, con ogni probabilità corrispondente all’antico villaggio di Utzeri. Un ritrovamento che offre una preziosa finestra sul passato e che ha imposto una riflessione sulla convivenza tra sviluppo urbano e tutela del patrimonio culturale.

La scoperta archeologica a Sassari

Durante i lavori di scavo per la posa delle nuove fondamenta, una scoperta ha rallentato i lavori. Tra strati di terra sono apparse strutture murarie, frammenti ceramici e persino monete medievali. La portata del ritrovamento ha richiesto l’intervento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, che ha autorizzato l’ampliamento delle indagini con metodologia stratigrafica, consentendo uno studio più approfondito dell’area.

Gli scavi hanno rivelato parte di un’abitazione rurale, completa di selciato esterno e una buca usata per la manutenzione del tetto, colmata con materiali che raccontano la vita quotidiana di un tempo. I reperti coprono un periodo compreso tra il 1200 e il 1350 e attestano legami commerciali tra la Sardegna e varie aree del Mediterraneo: dalla Provenza alla Liguria, dalla Toscana fino a probabili contatti con il Lazio, la Tunisia, l’Egitto e la Siria. Tra i reperti spiccano monete genovesi, databili tra il 1139 e il 1339, che testimoniano la vitalità economica della regione e l’inserimento della Sardegna nelle rotte mercantili mediterranee.

antico villaggio di Uzteri scoperto a Sassari

Fonte: Comune di Sassari

Gli scavi a Sassari rivelano l’antico villaggio di Uzteri

L’ipotesi di Utzeri e il contesto storico

Particolarmente significativa è l’associazione tra i resti e il toponimo “Utzeri“, già evocato dalla vicina Porta Utzeri. Si ipotizza che il villaggio fosse uno dei tanti piccoli nuclei abitativi sorti fuori dal circuito murario sassarese, come Silki, Cleu e Kitarone, abbandonati nel Trecento a causa di mutamenti sociali, attrazione verso il centro urbano fortificato e turbolenze legate all’invasione catalano-aragonese. Non sono mancati nemmeno reperti di epoca romana, seppur residuali, che confermano la continuità insediativa del territorio, ricco e fertile, frequentato sin dall’età repubblicana.

La scoperta ha portato alla temporanea sospensione dei lavori e alla revisione del progetto originario. Senza intaccare le superfici previste per la nuova scuola, è stato elaborato un piano per inglobare l’area dello scavo all’interno del nuovo edificio scolastico. La variante progettuale prevede infatti la creazione di un varco visibile da via Padre Ziranu che permetta di osservare i resti archeologici, trasformando lo spazio in un piccolo laboratorio didattico. In piena coerenza con l’approccio educativo montessoriano, si intende così offrire agli studenti un’esperienza concreta del passato, favorendo l’interazione diretta con la storia locale.

La conclusione dei lavori è ora prevista entro marzo 2026, nel rispetto delle scadenze imposte dal finanziamento europeo. La scoperta di Utzeri non rappresenta solo un vincolo o un ritardo, ma una straordinaria occasione per arricchire il nuovo polo scolastico di un’anima storica, radicata nel territorio e nella memoria collettiva.

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Sardegna, perché andare sulla Costa Smeralda a primavera

La primavera è la stagione perfetta per andare sulla Costa Smeralda, prima che arrivi la folla di turisti. Nelle belle giornate, le spiagge sono semi deserte e sembra di stare in paradiso. Questo tratto di costa della Sardegna è nota non soltanto per il jet set internazionale che lo frequenta d’estate, ma anche per la sua natura incontaminata, di cui si riesce a godere al meglio solo nella bassa stagione.

Trasformata dal sogno visionario del principe Karim Aga Khan esattamente il 14 marzo del 1962, quando inaugurò Porto Cervo, nel buen retiro dei vip e divenuto quindi noto in tutto il mondo, sfodera ancor più il proprio fascino fuori stagione. La luce limpida e il clima che qui è già più mite sprigionano gli aromi della macchia mediterranea al culmine della fioritura primaverile. Il mare, inoltre, assume una particolare sfumatura di turchese, impossibile da replicare altrove e, soprattutto, in un altro momento dell’anno. Ecco cosa fare sulla Costa Smeralda a primavera, quando la bella stagione ha inizio.

Passeggiare lungo le spiagge della Costa Smeralda

Lunghe distese di sabbia chiara come quella dei Caraibi e soffice come il borotalco invogliano a fare delle belle passeggiate rigeneranti respirando a pieni polmoni e ossigenando tutto il corpo. È il primo step per un detox fisico e mentale dopo il lungo e rigido inverno. Tra le spiagge più belle della Costa Smeralda c’è sicuramente quella del Principe, con la sabbia finissima, ma anche le baie di La Celvia, Liscia Ruja e il Pevero.

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Fonte: Ufficio stampa

Sulla Costa Smeralda la spiaggia La Celvia

La curiosità sulla Spiaggia del Principe

Il suo vero nome sarebbe Spiaggia di Poltu di li Cogghj ovvero “porto delle pelli”. In passato, infatti, era il punto d’imbarco privilegiato per il carico delle merci artigianali prodotte nella Regione, tra cui principalmente pellami. Negli Anni ’60, quando l’Aga Khan giunse in Costa Smeralda e se ne innamorò perdutamente, dando il più grande contributo allo sviluppo turistico di questa zona, all’epoca, incontaminata e selvaggiamente affascinante, si lasciò conquistare dalle bellissime spiagge.

E, tra le tante, scelse proprio quella che, oggi, viene chiamata Spiaggia del Principe proprio in suo onore. È qui che avrebbe voluto costruire la sua villa, un progetto poi naufragato. Resta una caletta che i turisti tornano ad affollare ogni estate, ma che in bassa stagione si può godere in tutto il suo splendore.

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Fonte: Ufficio stampa

La splendida Spiaggia del Principe

Fare escursioni in barca

La bella stagione invoglia anche a fare le prime gite in mare aperto, con il vento tra i capelli e i primi raggi di sole che scaldano e colorano la pelle. Un’escursione in barca partendo da Porto Cervo tra le acque turchesi della Costa Smeralda regala scorci meravigliosi, senza troppe imbarcazioni a ostruire il panorama. Come Cala Capriccioli che, con le sue formazioni rocciose, sembra un angolo di Seychelles (anche se il Parco dell’arcipelago della Maddalena non ha nulla da invidiare all’Oceano Indiano, diciamolo) o come Cala di Volpe, circondata dalla lussureggiante vegetazione mediterranea, o Cala Granu, una delle più belle baie della Sardegna, fino alle calette più segrete della Maddalena.

Fare attività outdoor

La Costa Smeralda offre tantissime attività ricreative e anche sportive. Alcune strutture aprono proprio a primavera benché non ci sia ancora molto turismo. E, proprio per questo motivo, è il momento migliore per andarci. Per esempio, si può approfittare dei campi da golf del Pevero Golf Club, sia che siate esperti golfisti sia che ci si cimenti per la prima volta su un green. Oppure si può percorrere a passo sostenuto o di corsa o in bicicletta l’itinerario panoramico del Pevero Health Trail, immerso nella macchia mediterranea. Il percorso si snoda nel promontorio di Monti Zoppu, un’area di pregio ambientale incastonata tra le zone del Pevero e di Romazzino, dove troviamo anche alcune delle spiagge più famose degli oltre 80 chilometri di litorale della Costa Smeralda.

Rilassarsi in una spa

Gli hotel della Costa Smeralda riaprono le porte già a partire dalla primavera. Quest’anno, poi, con il lungo ponte che cade tra Pasqua e il 1° maggio, si parla di un anticipo d’estate che qualcuno ha soprannominato “Ferraprile” perché molti faranno più vacanza in questo periodo che non a Ferragosto. Molte delle strutture alberghiere dispongono di spa e centri wellness. Per chi desidera fare una gita, si possono raggiungere le Terme di Benetutti, un paese di origine antichissima che cela alcune meraviglie come le tombe dei giganti e alcuni reperti del neolitico. Le terme qui c’erano sin dai tempi dei romani. Le loro acque solfuree salsobromoiodiche sono perfette per idromassaggi subacquei, fanghi e massaggi. Riaprono per la stagione il 18 aprile 2025 e si può anche soggiornare nell’hotel.

Provare la gastronomia sarda

Se c’è una cosa che non chiude mai è la ristorazione. Certo, per i locali più alla moda e amati dai giovani forse è ancora presto, ma location come lo Zuma, per esempio, aprono per la stagione a Porto Cervo già a maggio 2025. Ma viaggiare in questa zona super turistica in bassa stagione è anche l’occasione per girare per l’entroterra alla scoperta di trattorie tradizionali e di feste e sagre che riprendono proprio nei weekend di primavera.

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Vacanze di Pasqua 2025 in traghetto, idee di viaggio per il ponte lungo

Le giornate si allungano, l’aria profuma di primavera e la voglia di partire si fa sempre più forte. Pasqua è il momento perfetto per concedersi una pausa, lasciarsi alle spalle la routine e scoprire luoghi ricchi di storia, tradizioni e sapori autentici. Ma perché scegliere il solito viaggio quando puoi rendere l’esperienza ancora più magica salpando in traghetto? Immagina di sentire la brezza marina sul viso mentre ti avvicini a un’isola da sogno, senza stress da imbarchi affollati o limitazioni sui bagagli. Che tu voglia immergerti nelle celebrazioni pasquali di Napoli, esplorare le incantevoli isole greche o perderti tra i colori e i sapori della Sicilia e della Sardegna, c’è una rotta perfetta per te. E con Ferryhopper, trovare la soluzione più conveniente è un gioco da ragazzi. Scopriamo insieme le destinazioni migliori per una Pasqua indimenticabile.

Napoli e le sue isole, Pasqua tra storia e sapori

A Pasqua, la città si anima con celebrazioni e riti antichi che trasformano questo periodo in un’esperienza unica. Tra le tradizioni più affascinanti c’è lo Struscio del Giovedì Santo, un’antica usanza che prende il nome dal rumore delle vesti delle donne che un tempo percorrevano le sette chiese della città per visitare i Sepolcri. Il Venerdì Santo, invece, si svolgono numerose rappresentazioni della Via Crucis, eventi emozionanti ed evocativi che coinvolgono sia il centro storico che la provincia.

Il lunedì di Pasquetta, invece, è ideale per una gita fuori porta. Il clima primaverile invita a scoprire le perle del Golfo di Napoli come Capri, Ischia o Procida, o a fare un salto in Costiera Amalfitana tra panorami mozzafiato e borghi incantevoli. Gli amanti della storia possono visitare gli scavi di Pompei, aperti anche a Pasqua e Pasquetta, oppure godersi il verde del Bosco di Capodimonte o del Parco Virgiliano. Per un’esperienza più avventurosa, un’escursione sul Vesuvio è un’ottima scelta.

Infine, la Pasqua napoletana è un trionfo di sapori. Dalla zuppa di cozze del Giovedì Santo, nata alla corte dei Borbone, ai rustici tradizionali come il casatiello e il tortano, fino alla mitica pastiera napoletana, un dolce dal profumo inconfondibile e dalla storia affascinante. Secondo la leggenda, la pastiera sarebbe nata dall’unione di sette ingredienti donati alla sirena Partenope come simbolo della città.

Procida, un’atmosfera magica

Procida è un piccolo gioiello dove il tempo sembra essersi fermato. Salendo dalla Marina Grande fino a Terra Murata, si raggiunge il cuore più antico dell’isola, da cui si gode di una vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. Qui si trovano il suggestivo Palazzo d’Avalos con l’ex carcere borbonico, il Museo Casa di Graziella e l’Abbazia di San Michele Arcangelo, centro delle celebrazioni pasquali isolane da oltre cinquecento anni.

Procida

Fonte: iStock

Procida

Le due storiche confraternite dell’isola, i Bianchi e i Turchini, organizzano poi riti solenni che culminano tra il Giovedì e il Venerdì Santo. La sera del Giovedì Santo la Confraternita dei Bianchi mette in scena l’Ultima Cena e la Lavanda dei Piedi, seguite dalla suggestiva processione degli Apostoli Incappucciati, che attraversa l’isola illuminata solo dalle candele. Il Venerdì Santo all’alba, la Confraternita dei Turchini porta in processione il Cristo Morto e la Madonna Addolorata fino all’Abbazia di San Michele Arcangelo, da cui parte la spettacolare Processione dei Misteri: carri che raffigurano scene della Bibbia, realizzati con maestria e passione dagli abitanti dell’isola.

Ischia, tra spiritualità e benessere

La Pasqua a Ischia è un vero risveglio per l’isola: il sole bacia le spiagge, i profumi della primavera invadono le strade e il mare accoglie i primi tuffi della stagione. La spiritualità si manifesta nella Corsa dell’Angelo, una tradizione emozionante che anima il centro di Forio la domenica di Pasqua, con statue portate in spalla tra ali di folla.

Ma l’isola è anche trekking panoramici, terme rigeneranti e passeggiate nei Giardini La Mortella, che riaprono proprio in questo periodo. Immancabile la pausa gourmet: casatiello, pastiera e fave con pancetta sono i protagonisti delle tavole ischitane. E per Pasquetta? Picnic all’aria aperta tra boschi e spiagge, per vivere l’isola in libertà.

Capri, eleganza e panorami mozzafiato

L’isola accoglie la Pasqua con il suggestivo Concerto di Pasqua nella Piazzetta, ma anche con scorci da cartolina e una cucina irresistibile, dalla torta caprese ai piatti di pesce fresco. Per smaltire il pranzo pasquale, niente di meglio che una passeggiata panoramica tra i sentieri più affascinanti: dal Pizzolungo al Sentiero dei Fortini ad Anacapri, fino al percorso che conduce alla Migliara. Da non perdere anche Villa Lysis, un gioiello neoclassico con terrazze mozzafiato affacciate sul mare. E se avanza tempo, una visita alla Grotta Azzurra renderà il weekend pasquale ancora più indimenticabile.

Capri

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Capri

Sardegna, tra riti secolari e spiagge incantevoli

La Sardegna regala un’esperienza pasquale unica, tra antiche tradizioni, suggestivi riti religiosi e paesaggi da cartolina. A Cagliari, la Processione dei Misteri attraversa i quartieri storici con statue lignee del XVIII secolo e canti polifonici che risuonano nelle vie del centro. Se ti trovi in città, non perdere l’occasione di visitare la Chiesa di Sant’Efisio, addobbata con i colori tipici pasquali de Su Nenneri.

Cagliari

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Cagliari

Nel nord, a Olbia, il toccante S’Iscravamentu, la deposizione di Cristo dalla croce, coinvolge l’intera comunità in un rito di forte impatto emotivo. Mentre a Castelsardo, il Lunissanti illumina il borgo con una processione notturna tra canti gregoriani e fiaccole accese, culminando in un suggestivo picnic primaverile.

Se ami la natura, l’Ogliastra ti conquisterà con la Settimana Santa di Barisardo e il festival Tortolì in fiore, mentre gli amanti del trekking possono avventurarsi sul Selvaggio Blu, uno dei percorsi più incredibili d’Italia. E per una Pasquetta perfetta? La Maddalena è la meta ideale. Prendi un traghetto da Palau e goditi un pranzo vista mare, magari proseguendo fino alla splendida Caprera. E per gli amanti della montagna, è d’obbligo una visita al Parco del Gennargentu o un viaggio alla scoperta del Mandrolisai attraverso la tradizionale Sagra del Torrone di Tonara.

Sicilia, arte, cultura e mare cristallino

La Pasqua in Sicilia è una festa che coinvolge tutti i sensi. Il momento più atteso del pranzo è sicuramente quello dei dolci. La regina della tavola è la cassata siciliana, nata proprio come dolce pasquale: colorata e decorata con frutta candita, è diffusa in tutta l’isola con varianti locali. A Palermo si predilige la versione cotta al forno, mentre nel ragusano esiste una variante a base di focaccia, che può essere sia dolce che salata. Immancabili anche le pecorelle di pasta reale, vere e proprie opere d’arte, e le cuddure cu l’ova, dolci intrecciati con uova sode, simbolo di rinascita.

Ustica

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Ustica

Ma la Pasqua in Sicilia non è solo una festa per il palato: ogni provincia custodisce tradizioni uniche. A Prizzi, in provincia di Palermo, si svolge il suggestivo Ballo dei Diavoli, una lotta simbolica tra bene e male che culmina con il trionfo del bene. A Piana degli Albanesi si festeggia con i riti bizantini, mentre a Trapani si possono ammirare i Quadri Viventi di Buseto Palizzolo e la celebre Processione dei Misteri, che si snoda per le vie della città per ben 24 ore. E se ami le esperienze più wild, allora Ustica è la soluzione che fa per te. Sono numerosi i percorsi di trekking ed è possibile fare un intero giro dell’isola a piedi in appena 12 chilometri.

Consigli per un viaggio perfetto

Viaggiare in traghetto è ancora più conveniente grazie a Ferryhopper. Con l’app e il sito web puoi confrontare tutte le offerte disponibili e trovare la tariffa migliore. Le promozioni attive sono evidenziate con apposite labels, così puoi scegliere in un attimo la soluzione più vantaggiosa e prenotare senza stress. La prenotazione è semplice. Ti basta selezionare porto di partenza e arrivo, data e numero di passeggeri, confrontare gli itinerari disponibili e scegliere l’opzione migliore. Dopo aver inserito i tuoi dati e completato il pagamento, riceverai una conferma via e-mail con tutti i dettagli del viaggio. Inoltre, puoi modificare la prenotazione in pochi clic, portare con te il tuo veicolo e viaggiare senza limiti di bagagli.

Hai cambiato programma? Con Ferryhopper puoi modificare i tuoi biglietti online in pochi minuti. Ti basta accedere alla sezione La mia prenotazione, inserire e-mail e codice di prenotazione e potrai aggiornare data, ora, tipo di veicolo o posto. Il servizio è disponibile solo per compagnie aderenti e deve essere richiesto almeno 12 ore prima della partenza. Non solo: è inoltre possibile prenotare un viaggio multitratta con operatori navali diversi e visualizzare tutto l’itinerario in un’unica prenotazione. Un esempio? L’idea di fare un giro del Golfo, tra Napoli, Capri, Ischia e Procida può essere riservato in un’unica prenotazione.

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Le dune di Piscinas in Sardegna, il “piccolo Sahara italiano”

Bisogna attraversare una strada sterrata circondata esclusivamente dalla macchia mediterranea, a volte superare un guado come ostacolo e, alla fine, si arriva in un luogo unico dove le dune si estendono in quasi tutte le direzioni. Diciamo quasi perché, la caratteristica di questo posto, è che le dune terminano quando comincia il mare, cristallino e sconfinato. Siamo a Piscinas, la perla della Costa Verde sarda, un deserto composto da dune alte 60 metri, imponenti e sinuose.

Modellate dal maestrale e ornate di ginepri e ulivi, le dune sono state dichiarate Patrimonio UNESCO e circondano una spiaggia lunga 7 chilometri, il rifugio ideale per chi non ama le destinazioni troppo affollate.

Dove si trovano le dune di Piscinas

Le dune di Piscinas si trovano nella Costa Verde, nel territorio di Arbus, nella Sardegna sud-occidentale. Qui sembra quasi di essere in mezzo al nulla: siamo in una zona isolata, lontana dai centri abitati e anche dalle spiagge più gettonate. Sulla strada per arrivare al parcheggio c’è un campeggio, mentre una volta arrivati troverete due chioschi-ristorante e un hotel.

Il percorso più breve e semplice per arrivare alle dune è quello che passa da Arbus: una volta raggiunta la città, percorrete la SS 130, andate in direzione Fluminimaggiore sulla SS126 e svoltate a destra per Ingurtosu/Piscinas e seguite le indicazioni. Dopo le miniere bisogna percorrere 10 chilometri di strada non asfaltata, facilmente agibile con qualsiasi tipo di auto.

Formazione e caratteristiche delle dune di Piscinas

Il paesaggio, alle dune di Piscinas, è ovunque: chiunque le visiti si ritrova immerso nella sua bellezza. Questo tratto di litorale, infatti, è famoso proprio per il suo sistema dunale costiero che si estende per circa 28 chilometri quadrati. La formazione di queste imponenti dune di sabbia brillante, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, viene ricondotta all’abbassamento del livello del mare durante il periodo delle glaciazioni. Questo fenomeno ha permesso l’emergere di vasti tratti di fondale sabbioso che, modellato dai venti, ha fatto sì che si formasse questo paesaggio “Sahariano”.

Un processo di formazione/trasformazione che è attivo tutt’oggi, perché il maestrale continua a spingere il mare ad accumulare sabbia sulla costa e verso l’entroterra dove, grazie alle radici della flora locale, si consolida creando le caratteristiche dune.

In passato, nell’area circostante si svolgevano attività minerarie: il rio Piscinas, corso d’acqua che sfocia a nord della zona della spiaggia, nasce proprio nell’area delle miniere di Montevecchio. Questo, nel 2024, ha creato anche dei problemi ambientali a causa dei residui di metalli provenienti dalle miniere, chiuse da più di trent’anni e mai bonificate, finite nel Rio Irvi.

Dune Piscinas

Fonte: iStock

Le dune di sabbia a Piscinas

La flora e la fauna alle dune di Piscinas

Immergersi con una maschera nelle acque della spiaggia di Piscinas potrebbe riservare grandi sorprese perché il fondale marino, limpido e profondo, è popolato da un’ampia varietà di pesci come mormore, ombrine e orate. Tra le spiagge più belle della Sardegna, ospita una fauna interessante anche in superficie. Tra gli animali residenti nell’area citiamo il Cervo sardo, la testuggine mediterranea e la tartaruga marina Caretta Caretta, che spesso nidifica e depone le uova sulla spiaggia.

Per quanto riguarda la flora che popola le dune e l’area circostante, qui si trovano ginepri secolari, lentischi, olivastri, ginestre ed euforbie. Nelle vicinanze del corso d’acqua del rio Naracauli, che sfocia nel litorale, si trovano invece tamerici e giunchi, mentre sulle zone sabbiose, soprattutto dalla primavera, ci sono la violacciocca, il giglio di mare e il papavero della sabbia.

Le dune di Piscinas, come avrete capito, sono uno dei posti più selvaggi e autentici della Sardegna, un territorio ancora isolato e integro nella sua bellezza. Una zona in cui il soffiare del vento modella continuamente il paesaggio regalando al visitatore scenari di rara bellezza. Del resto, non capita tutti i giorni di trovare deserti di sabbia lambiti da un mare eccezionale e circondati da florida e verdissima vegetazione.

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I borghi della Sardegna da vivere anche in inverno

Oggi in Italia, il turismo nei borghi rappresenta il terzo pilastro dell’offerta turistica, subito dopo le città d’arte e il turismo balneare. Anche in Sardegna, dove il turismo è spesso associato alla stagione estiva, si registra una domanda sempre maggiore di esperienze autentiche, lontano dalla folla e immerse nella tradizione.

Con ben 9 borghi riconosciuti tra i “Borghi più belli d’Italia” e 7 insigniti della Bandiera Arancione, la Sardegna è pronta a diventare una destinazione di riferimento per lo slow tourism, un segmento in forte espansione che abbraccia la cultura, la storia e il paesaggio in ogni sua sfumatura, anche durante la stagione invernale.

I borghi sardi, spesso nascosti nell’entroterra, sono perfetti per chi desidera scoprire una Sardegna diversa, lontana dai luoghi più affollati. Sebbene l’inverno non offra il clima caldo delle località balneari, la magia che questi piccoli centri sanno regalare è unica, con atmosfere suggestive e autentiche tradizioni che si riscoprono in un periodo dell’anno in cui la natura e le comunità locali sono più intime e accoglienti.

Bosa: tra storia, natura e mare d’inverno

Tra i borghi più belli della Sardegna, Bosa, situato sulla costa occidentale in provincia di Oristano, è uno dei pochi che unisce la bellezza storica dell’entroterra con la vicinanza al mare. La cittadina si distingue per il suo centro storico medievale, con le case colorate che si affacciano sul fiume Temo, e per il Castello Malaspina che domina la città. Durante l’inverno, Bosa vive una calma che permette di apprezzare appieno le sue tradizioni, tra cui la preparazione di dolci tipici e feste locali. Nonostante il clima mite del suo litorale, la vera bellezza di Bosa in inverno è quella di scoprire i suoi angoli più nascosti senza la confusione dei mesi estivi.

Bosa

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Il pittoresco borgo di Bosa sul fiume Temo

Atzara: viaggio nell’entroterra sardo

Situato nell’entroterra della Sardegna, Atzara (provincia di Nuoro) è uno dei borghi più autentici della regione, noto per il suo patrimonio culturale e naturale. In inverno, il borgo acquista un fascino particolare grazie al suo paesaggio montano, le tradizioni gastronomiche e la vicinanza a importanti siti archeologici come il Nuraghe Losa ad Abbasanta, uno dei nuraghi meglio conservati della Sardegna, e il tempio nuragico di Su Tempiesu a Orune. Inoltre, si trova a breve distanza dalla Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu a Arzachena e dal pozzo sacro di Santa Cristina a Paulilatino, due esempi significativi della cultura nuragica e delle pratiche religiose dell’epoca.

Nuraghe Losa

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Il sito archeologico delle Nuraghe Losa

La sua tranquillità invernale, unita alla possibilità di gustare piatti tipici come il porceddu e i dolci sardi, rende Atzara un luogo ideale per chi cerca un’esperienza immersiva nella Sardegna più profonda.

Carloforte: l’isola del Sulcis anche d’inverno

Carloforte, sull’isola di San Pietro e in provincia di Sud Sardegna, rappresenta una delle eccezioni per i borghi marittimi che meritano una visita anche in inverno. Pur essendo conosciuta come destinazione estiva, Carloforte, con il suo porto e il centro storico caratterizzato da case in stile ligure, offre in inverno un’atmosfera affascinante e rilassante. Qui, oltre alle tradizioni culinarie legate al tonno, si possono scoprire angoli incantevoli, tra cui le spiagge deserte e il faro di Capo Sandalo, che durante la stagione fredda si rivelano particolarmente suggestivi.

Carloforte, Sardegna

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Il borgo di Carloforte

Sadali: tra storia e natura che regna sovrana

Nel cuore della Sardegna in provincia di Cagliari, Sadali è un borgo che, d’inverno, si trasforma in un angolo di tranquillità immerso nella natura. Famoso per le sue cascate, come quella di Sa Stiddiosa, e per la bellezza dei suoi sentieri, Sadali è un’ottima base per gli amanti del trekking e della natura selvaggia. Durante l’inverno, il paesaggio si fa ancora più affascinante, con la possibilità di esplorare i boschi e le montagne circostanti senza la calca dei turisti. In questo periodo dell’anno, il borgo diventa anche il luogo ideale per degustare i piatti tipici dell’entroterra sardo, come i culurgiones e la supa cuata.

Aggius: anima tradizionale della Gallura

Aggius è un altro dei borghi sardi, della provincia di Sassari, che regala un’atmosfera intima e suggestiva nei mesi invernali. Situato nella regione della Gallura, Aggius è un borgo che conserva ancora oggi tradizioni artigianali antiche, come la lavorazione della pietra e del legno, ed è il luogo perfetto per chi desidera scoprire un’arte e una cultura ancora vive. La sua posizione nel cuore delle montagne della Gallura offre anche magnifici panorami e sentieri da percorrere a piedi, ideale per un turismo lento e a contatto diretto con la natura.

Galtellì: tradizione e radici

Galtellì, situato nella regione della Barbagia, è un borgo della provincia di Nuoro che racconta la Sardegna più antica e autentica. Con i suoi vicoli acciottolati, le chiese medievali e le case in pietra, Galtellì è una tappa imprescindibile per chi vuole conoscere le tradizioni storiche e culturali dell’isola. In inverno, il borgo si anima di eventi locali legati alla cultura, tra cui la preparazione dei piatti tipici come il ferragostu e il pane carasau. Galtellì è anche punto di partenza per escursioni nei monti del Gennargentu, dove la natura selvaggia è ancora intatta.

Il turismo slow che valorizza la Sardegna 

La Regione Sardegna sta puntando fortemente sulla valorizzazione del turismo lento, con l’obiettivo di estendere l’offerta turistica oltre la tradizionale stagione estiva. In un incontro recentemente organizzato dall’assessorato regionale al Turismo, l’assessore Franco Cuccureddu ha messo in evidenza la crescente attenzione verso i borghi, i cammini e gli itinerari culturali, puntando su un turismo che abbraccia la scoperta delle tradizioni locali, la natura incontaminata e un’esperienza autentica.

La Sardegna, con i suoi nove borghi inclusi nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia” e i sette che vantano la Bandiera Arancione del Touring Club, sta infatti cercando di strutturare un’offerta turistica che coinvolga attivamente queste realtà locali. L’idea è quella di aggregare un’offerta che valorizzi le piccole comunità, già pronte a soddisfare la crescente domanda di un turismo lento, che si differenzia dal turismo di massa e che punta alla qualità dell’esperienza piuttosto che alla quantità. Come già detto, il turismo nei borghi, infatti, rappresenta uno dei segmenti in più rapida crescita sia a livello nazionale che internazionale.

A partire dalla Bit di Milano, dove viene dedicato uno spazio ad hoc ai borghi sardi accanto all’offerta archeologica, la Regione prevede di promuovere attivamente questi luoghi alle principali fiere del settore, compresa una fiera specifica dedicata al turismo lento. Questo approccio si propone di attrarre visitatori durante tutto l’anno, permettendo così una distribuzione equilibrata del flusso turistico e dando un nuovo impulso all’economia delle aree interne della Sardegna.

L’obiettivo è quello di integrare i borghi nella rotta del turismo sostenibile, che potrà contribuire a un’ulteriore crescita economica delle zone più isolate dell’isola, creando anche nuove opportunità di lavoro per le comunità locali. Inoltre, il turismo lento si inserisce in un contesto di promozione del basso impatto ambientale, con un’attenzione crescente alla tutela del patrimonio storico e naturale della Sardegna.

In questo scenario, la Regione Sardegna intende rendere questi borghi non solo una meta per chi cerca tranquillità e autenticità, ma anche un’opportunità per scoprire un altro volto della Sardegna, quello più intimo, tradizionale e radicato nella cultura locale.

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Carnevale di Mamoiada, un tuffo nelle tradizioni più affascinanti della Sardegna

Nel cuore della Sardegna c’è un borgo che offre ai visitatori un evento magico che unisce tradizione e folklore. Questa regione è una terra ricca: dalle sue coste e il suo mare celebre in tutto il mondo, all’entroterra testimone di un passato antico e che ha lasciato tracce interessanti e suggestive.

Ed è qui, nella provincia di Nuoro, che si trova Mamoiada: borgo che si trova nella Barbagia di Ollolai. Una località abitata e conosciuta sin dal neolitico dove si possono incontrare interessanti tracce del passato. Ed è sempre qui che si tiene un evento che tiene vive le tradizioni e che diventa una festa di Carnevale da scoprire per immergersi nella cultura del posto.

Si tratta di un evento le cui origini sono dibattute, ma una cosa è certa: promette di accogliere i visitatori e di farli sentire come in un tempo sospeso tra passato e presente, tra maschere dall’aspetto affascinante e tradizioni che si rinnovano ogni anno.

Tutto quello che c’è da sapere sul Carnevale di Mamoiada in provincia di Nuoro, in Sardegna.

Storia del Carnevale di Mamoiada

La storia del Carnevale di Mamoiada è avvolta nel mistero. Si dice che si tratti di un evento che ha radici antichissime, ma non sono note la data e neppure il periodo preciso in cui ha preso il via. Quello che è certo è che le protagoniste sono due maschere: Issohadores e Mamuthones, simbolo del paese. E che i riti che vengono portati avanti sembrano essere simili a quelli dell’antichità, mettendo al centro la ciclicità delle stagioni e il rapporto animali – uomini.

Gli Issohadores indossano maschere bianche, una giacca rossa e con la corda cercano di catturare le giovani nella folla, mentre i Mamuthones hanno una maschera nera in legno e dei campanacci che fanno suonare muovendosi in maniera apposita, tanto che l’effetto finale sembra quella di una danza mentre li si osserva muversi insieme suddivisi in file.

In passato questo evento così suggestivi erao perlopiù sconosciuto ed è stato solamente negli anni Cinquanta che è diventato celebre, tanto da trasformarsi in una delle tradizioni più apprezzate e in una delle (tante) ottime ragioni per visitare la Sardegna, splendida isola in Italia.

Date del Carnevale di Mamoiada 2025

Il carnevale di Mamoiada prende il via già dal mese di gennaio. La spiegazione del perché è semplice: il 17 gennaio si celebra la festa di Sant’Antonio Abate ed è quello il momento in cui le maschere vengono fatte uscire per la prima volta durante il corso dell’anno.

Queste vengono fatte sfilare intorno ai falò allestiti per il paese: in genere variano dai 30 ai 40 fuochi e lì si riuniscono le famiglie.

Da quel momento il via alle feste è stato dato e si prosegue con altri eventi come le sfilate della domenica e del Martedì Grasso. Per il 2025 sono da segnare in agenda le date del 2 e del 4 marzo, ovvero la domenica e il martedì quando si tengono le sfilate per la cittadina. Ma, a quanto pare, le feste si protrarranno fino all’8 marzo 2025.

Eventi 2025 del Carnevale di Mamoiada

Il Carnevale di Mamoiada si tiene per diverse settimane e prende il via dalla metà di gennaio per arrivare fino a qualche giorno dopo il Giovedì Grasso. In questo lungo arco di tempo sono tanti gli eventi previsti per immergersi nelle tradizioni e nel folklore di questa affascinante manifestazione, tra le più apprezzate dell’intera regione insulare italiana.

Festa di Sant’Antonio Abate

Il via ai festeggiamenti per il Carnevale di Mamoiada è la festa di Sant’Antonio Abate. Si parte dal giorno precedente (il 16 gennaio) e si ha il culmine delle celebrazioni il 17.

In occasione di Su Pesperu (16 gennaio) nel pomeriggio si tiene una celebrazione presso la chiesa della Beata Vergine Assunta, in questa occasione il sacerdote benedice il fuoco sacro, girandogli intorno con i fedeli per tre volte. Quindi vengono accesi i fuochi nei vari rioni del paese e, come detto, il numero varia ma a ogni festività vanno dai 30 ai 40 falò.

Questo rituale è l’inizio ufficiale della festa Sant’Antoni de su O’u. Che prosegue la notte e anche il 17 gennaio, quando nelle sedi delle associazioni Atzeni e Pro Loco vengono vestite le maschere della tradizione. Per poter assistere, però, è bene sapere che solamente nella sede della Pro Loco è possibile vedere il momento in cui le persone “si trasformano” in Mamuthones e Issohadores.

Da questo momento prende il via la processione verso tutti i fuochi, dove vengono seguiti ogni volta tre giri. Non mancano i dolci tipici. La data che segna l’inizio del Carnevale è quella del 18 gennaio e così da quel momento e per ogni sabato si rinnoverà la festa, che durerà fino all’8 marzo.

Le sfilate delle maschere

Tra i giorni più importanti del Carnevale di Mamoiada vi sono domenica, lunedì e Martedì Grasso, quindi dal 2 al 4 marzo. In questa occasione normalmente le maschere sfilano per il paese mentre la festa si tiene nella piazza di Santa Croce, dove viene messo in scena il ballo tradizionale. Almeno fino a quando non arrivano i Mamuthones e Issohadores: in quel momento la musica si ferma e si assiste al loro passaggio scandito dal rumore dei campanacci.  Anche in queste giornate non mancano dolci e vino cannonau. E i carri e le maschere spontanee.

Carnevale di Mamoiada la maschera Mamuthones

Fonte: iStock

Carnevale di Mamoiada: una delle due maschere tradizionali, la Mamuthones

Il Carnevale dei bambini

Momenti pensati anche per i più piccoli in occasione del Carnevale di Mamoiada. Da segnare in agenda sono tutti i sabati del periodo di festa a partire dal 25 gennaio, per poi passare all’1, l’8, il 15 e il 22 febbraio dalle 17 alle 19. Lunedì 3 marzo, poi, ancora una giornata interamente dedicata a loro. Sono previsti: sfilata con premiazioni dei bambini, musica e merenda.

Museo delle Maschere Mediterranee

Se si raggiunge il paese vale la pena visitare il Museo delle Maschere Mediterranee: aperto tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 10 alle 18.

Qui si possono scoprire le antiche trazioni legate a questa festa non solo nella Barbagia, ma anche in altre regioni italiane senza dimenticare alcuni Paesi Europei. Si segnalano anche il Museo dell’archeologia e del territorio e il Museo della Cultura e del Lavoro.

Biglietti del Carnevale di Mamoiada

Assistere al Carnevale di Mamoiada è molto semplice perché si tratta di un evento gratuito. Quindi basta raggiungere il paese che si trova in provincia di Nuoro per assistere a una manifestazione che racchiude in sé l’anima del luogo e le tradizioni più antiche della Sardegna, terra tutta da scoprire.

Come raggiungere il Carnevale di Mamoiada

Raggiungere il Carnevale di Mamoiada è piuttosto semplice: la distanza da Nuoro è di circa 15 chilometri che si possono fare in automobile compiendo un breve viaggio di circa 15 minuti. Facile arrivare al paese anche con il bus, in questo caso la distanza si compre in circa una ventina di minuti.

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Le 10 isole più belle del Mediterraneo dove andare questo inverno

L’inverno è un momento magico per le isole del Mediterraneo, che lontano dal trambusto estivo si svelano in tutta la loro autentica bellezza. Con atmosfere più intime, temperature miti e paesaggi spettacolari, queste destinazioni offrono la possibilità di vivere esperienze coinvolgenti, tra escursioni, relax e scoperte culturali. Le spiagge non sono affollate, i tramonti assumono tonalità ancora più suggestive e i villaggi si mostrano nella loro veste più sincera.

Le isole diventano rifugi tranquilli dove assaporare la vita locale, scoprire tradizioni secolari e immergersi in panorami da sogno. Dalle coste dorate della Sardegna alle calette nascoste di Gozo, dai tramonti di Santorini ai sentieri della Corsica, abbiamo selezionato per voi le isole più affascinanti, perfette per una vacanza fuori stagione. Ecco le 10 destinazioni più belle del Mediterraneo scelte da SiViaggia, per un’immersione nella bellezza, nella storia e nella tranquillità di mete straordinarie.

Lipari, il cuore pulsante delle Eolie

Tra le isole italiane, Lipari spicca per il suo fascino unico. La più grande delle Isole Eolie è dominata da un castello antico, affiancato dalla cattedrale e da un museo archeologico che custodisce reperti di epoche diverse, come utensili in ossidiana e maschere teatrali di origine greca. Le vie del centro storico, con i loro negozietti e ristoranti, invitano a passeggiate tranquille e a gustare specialità locali come il pane cunzato e le granite di limone.
Dal Belvedere Quattrocchi si gode di una vista spettacolare su Vulcano e sui faraglioni Pietra Lunga e Pietra Menalda, mentre le spiagge di Papesca e Porticello incantano con un mare dalle stupefacenti tonalità turchesi.

Gozo, un rifugio di tranquillità

A pochi minuti da Malta, Gozo accoglie i visitatori con un’atmosfera rilassata e magnifici paesaggi. Tra le alte scogliere di Sannat, le baie silenziose come Wied il-Għasri e i villaggi immersi nella natura, l’isola è un paradiso di quiete. Da non perdere le antiche saline di Qbajjar e le farmhouse, tipiche case in pietra trasformate in eleganti alloggi immersi nella macchia mediterranea, perfetti per rilassanti soggiorni. La capitale Victoria, con la sua cittadella fortificata, offre un tuffo nella storia e una vista panoramica sull’intera isola, mentre la cucina gozitana, ricca di sapori genuini, rende il soggiorno ancora più memorabile.

Hvar, la regina della Dalmazia

Conosciuta come la “Regina delle isole dalmate”, Hvar offre un mix perfetto di bellezza naturale e vivacità culturale. Il centro storico è un gioiello di architettura gotica e veneziana, mentre i vigneti e i campi di lavanda all’interno dell’isola raccontano una storia millenaria. Per chi cerca un’atmosfera più tranquilla, Stari Grad e la pianura circostante, patrimonio UNESCO, sono luoghi imperdibili. Le spiagge di ciottoli, bagnate da acque trasparenti, sono l’ideale per chi cerca relax, mentre le colline dei dintorni invitano a lunghe passeggiate tra uliveti e terrazze panoramiche. Le serate, invece, si animano nei bar e nei ristoranti del porto.

l'isola di Hvar, Croazia

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Panorama dell’isola di Hvar, Croazia

La Maddalena, un sogno sardo

L’arcipelago della Maddalena è un vero paradiso per gli amanti del mare. Raggiungibile in traghetto da Palau, l’isola principale accoglie i visitatori con una cittadina storica piena di fascino e la possibilità di esplorare calette nascoste con un gommone. Le acque cristalline e i fondali ricchi di vita marina sono perfetti per immersioni e snorkeling. Le spiagge come Cala Coticcio, soprannominata “Tahiti” per la sua bellezza esotica, sono veri angoli di paradiso. L’isola è anche ideale per il trekking, grazie ai sentieri che attraversano la sua natura incontaminata, offrendo scorci spettacolari sul mare e sulle isole vicine.

Santorini, immersione nel mito

Con i suoi tramonti mozzafiato e il paesaggio vulcanico unico, Santorini è una delle mete più romantiche del Mediterraneo. Le scogliere a picco sulla caldera, i villaggi bianchi con porte blu e i vini locali sono solo alcune delle meraviglie da scoprire e gustare. Gli scavi archeologici di Akrotiri aggiungono un tocco di mistero a quest’isola leggendaria. Oltre ai famosi panorami, l’isola della Grecia offre anche spiagge particolari, come quella di sabbia nera a Perissa o la spiaggia rossa di Akrotiri. La cucina locale, con specialità come i pomodorini dolci e il formaggio di capra, completa un’esperienza indimenticabile.

Sicilia, un continente in miniatura

La Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo, è un continente in miniatura dove natura, storia e cultura si intrecciano in un racconto senza tempo. Qui, rovine, mosaici e templi testimoniano secoli di civiltà, mentre spiagge incontaminate e acque cristalline offrono rifugio a chi cerca sole e relax anche fuori stagione.

L’isola accoglie vivaci città e antichi borghi, luoghi dove tradizioni millenarie convivono con una cultura unica e una cucina capace di sorprendere anche i palati più esigenti. Il barocco di Noto, le saline di Trapani e i templi di Agrigento sono solo alcune delle meraviglie da non perdere. E poi c’è sua maestà l’Etna, uno dei vulcani più attivi d’Europa, che domina il paesaggio con la sua imponente presenza.

Lo si può ammirare in tutto il suo splendore da Taormina, l’incantevole cittadina arroccata sul Monte Tauro, magari mentre si passeggia tra boutique artigianali e si scelgono souvenir tipici siciliani. La cucina siciliana, con i suoi sapori autentici, completa l’esperienza: cannoli, arancini e pasta alla norma sono solo alcune delle delizie da provare.

Isola Bella, Sicilia

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Isola Bella in Sicilia con l’Etna sullo sfondo

Rodi, tra storia e relax

Rodi è un museo a cielo aperto. La città medievale, patrimonio UNESCO, e l’Acropoli di Lindos sono testimonianze di un passato glorioso. Le spiagge dorate e il mare cristallino invitano al relax, mentre la tranquillità dell’isola la rende perfetta per una vacanza rigenerante. I villaggi dell’interno, come Archangelos, offrono un assaggio della Rodi più autentica, con tradizioni che si tramandano da generazioni, mentre i numerosi sentieri escursionistici, che attraversano colline e foreste, regalano viste spettacolari sul mare.

Corfù, un paradiso verde

Tra le più verdeggianti delle isole greche, Corfù è famosa per la varietà delle sue spiagge, dalle sabbie dorate ai ciottoli colorati. Paleokastritsa, legata al mito di Ulisse, e Ipsos, nota per la vita notturna, sono solo alcune delle sue gemme. Il centro storico, con le sue stradine strette e gli edifici in stile veneziano, è un luogo affascinante da esplorare. La cucina locale, influenzata dalla tradizione italiana, offre piatti unici come la pastitsada e il sofrito, che conquistano i palati più esigenti.

l'isola di Corfù, Grecia

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Vista panoramica di Kerkyra, Corfù, Grecia

Minorca, la natura in primo piano

Riserva della Biosfera UNESCO, Minorca è la meta ideale per il turismo attivo. Il Cami de Cavalls, un antico sentiero circolare di 185 km, permette di esplorare l’isola a piedi, in bici o a cavallo. I monumenti megalitici raccontano invece la storia millenaria di quest’isola unica. Le spiagge di sabbia bianca, incastonate tra scogliere, sono perfette per rilassarsi, mentre le calette nascoste invitano all’esplorazione. La capitale Mahón, con il suo porto naturale, offre un’atmosfera vivace e la possibilità di assaporare la cucina locale, famosa per la maionese e i formaggi artigianali.

Corsica, tra mare e montagna

La Corsica, che combina spiagge vivaci e un entroterra selvaggio, è un’isola che soddisfa ogni desiderio di avventura. Le gole della Restonica e il sentiero GR20 sono perfetti per gli amanti del trekking, mentre le città costiere offrono relax e panorami mozzafiato. Il Cap Corse, con i suoi villaggi pittoreschi e le spiagge deserte, è ideale per chi cerca pace e autenticità. Mentre la cucina corsa, con salumi, formaggi e vini locali, completa un viaggio che unisce natura e tradizione.

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Le terme di Sardara: relax nel cuore della Sardegna

Le terme di Sardara, immerse nel cuore della Sardegna, sono una delle mete più apprezzate sull’isola per il benessere e la cura del corpo. Per gli amanti delle terme e Spa in Italia, l’Hotel termale Antiche Terme di Sardara, che ospita il complesso termale, è convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, e offre la possibilità di usufruire di trattamenti terapeutici riconosciuti per la salute. Le acque termali, derivanti dal percolamento delle acque meteoriche, scendono a migliaia di metri di profondità e riemergono, mineralizzate, ad una temperatura che varia da 45 a 60°C. Ricche di sali minerali, l’acqua minerale di Sardara è classificata bicarbonato-alcalino-sodica, ipertermale, ed è nota per le sue proprietà benefiche, in particolare per il trattamento di disturbi muscolari, articolari e respiratori.

Come arrivare alle terme di Sardara

Le Terme di Sardara si trovano a meno di un’ora da Cagliari eOristano, e a pochi chilometri dal centro abitato di Sardara, ben collegate alle principali arterie stradali della Sardegna. Per chi arriva in auto, il percorso migliore prevede di seguire la SS131 e successivamente le indicazioni per Sardara. Chi sceglie i mezzi pubblici può raggiungere la località utilizzando autobus regionali in partenza dai principali centri dell’isola, come Cagliari o Oristano, per poi proseguire con un breve tragitto in taxi o navetta verso le terme. Chiamando la struttura, è possibile avere tutte le informazioni per organizzare l’arrivo e il check in.

Giorni di apertura e orari delle terme di Sardara

Le terme sono aperte tutto l’anno e gli orari di accesso possono variare in base alla stagione. Generalmente, l’accesso alle piscine è consentito dalle 9 alle 12.30 e poi dalle 14 alle 19.30; mentre il giovedì l’orario è continuato senza pausa. I trattamenti sono da prenotare a seconda delle disponibilità e sono organizzate durante l’anno offerte speciali con orari e durata pensati ad hoc.

Prezzi delle terme di Sardara

Le tariffe delle terme di Sardara possono variare in base ai trattamenti scelti e alla durata del soggiorno. Una giornata alle terme con pranzo ha un costo di  65 euro per persona (bevande e trattamenti esclusi) la domenica; 60 euro il sabato e  45 euro dal lunedì al  venerdì. Stesso tariffario per la proposta One day serale, che include ingresso serale alle piscine termali dalle 14 alle 19.30, cena e il venerdì, sabato, domenica e lunedì bagno sotto le stelle dalle 22 alle 24. Dal lunedì al venerdì si può acquistare un ingresso di mezza giornata la mattina, dalle 9 alle 12.30 a 20 euro a persona. Sono previsti poi pacchetti con diversi servizi e trattamenti, anche di più giorni. La due giorni durante il weekend costa 139 euro in pensione completa e 129 euroin mezza pensione, per persona con sistemazione in camera doppia standard, e include ingresso alle piscine termali e alla sala fitness, e bagno sotto le stelle. I trattamenti corpo e viso hanno costi che variano: 60 euro circa i massaggi (80 euro quello di coppia); dai 25 ai 55 euro i trattamenti per il viso; 15 euro l’ingresso al percorso benessere tra sauna finlandese, zona spa relax, docce filiformi emozionali e bagno turco.

Tariffe ridotte per i bambini e i ragazzi che soggiornano nella stessa camera dei genitori, in base all’età: da 2 a 12 anni la riduzione è del 50% della quota intera; da 13 a 18 anni del 20%; oltre i 18 anni del 10%. I bambini fino ai 24 mesi vengono ospitati gratuitamente.

Per usufruire invece di un ciclo di cure riconosciute dal S.S.N. (Fangoterapia, Balneoterapia, Cure inalatorie, Cure sordità rinogena), basta rivolgersi al proprio medico di famiglia per richiedere la prescrizione specificando la patologia e utilizzando esclusivamente il modulario-ricettario del S.S.N.

Trattamenti e servizi delle terme di Sardara

Le acque termali di Sardara sono rinomate per le loro proprietà benefiche e vengono utilizzate per una varietà di trattamenti mirati al benessere e alla salute. Tra i servizi disponibili nella struttura si trovano la balneoterapia, indicata per rilassare i muscoli e favorire la circolazione, e le cure inalatorie, particolarmente efficaci per problemi respiratori grazie a trattamenti come aerosol e nebulizzazioni. La fangoterapia è consigliata per alleviare dolori articolari e muscolari, mentre i massaggi terapeutici vengono eseguiti da personale qualificato per garantire un profondo senso di benessere fisico e mentale. L’area Spa dell’hotel comprende anche piscine termali, sauna e percorsi Kneipp, pensati per offrire un’esperienza di relax completo.

Info utili sulle terme di Sardara

La struttura dispone di un ampio parcheggio gratuito per gli ospiti, e di un parco di circa 8 ettari. All’interno dell’hotel, il Ristorante delle Antiche Terme con affaccio sulle due piscine termali e sul parco naturale propone una raffinata cucina mediterranea unita alle più gustose specialità della tradizione culinaria sarda. Con un supplemento di 7 euro al giorno, oltre alla particolare attenzione nella preparazione dei cibi separatamente, è possibile richiedere cibi specifici senza glutine. In Hotel sono ben accolti i cani di piccola taglia e per il loro soggiorno è prevista una tariffa di 14 euro al giorno che comprende brandina, ciotola d’acqua, ciotola di cibo e un pasto secco al giorno (è vietato il loro accesso alla sala da pranzo, al bar, al parterre delle piscine ed a tutti i reparti di cura).

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Scoperti a Cabras 6 nuraghi: sorprende un villaggio sommerso

La Sardegna torna protagonista di una scoperta archeologica: nello stagno di Cabras è stato individuato un villaggio nuragico di ben 6 nuraghi e uno di essi vanta una struttura praticamente integra. Dietro al ritrovamento a 11 metri di profondità c’è una ricerca guidata dall’ingegnere e geofisico Gaetano Ranieri che con la sua squadra ha dato vita ad un quadro importantissimo per l’archeologia sarda.

La scoperta dei Nuraghi sommersi a Cabras

La Sardegna ha una storia importante alle spalle e a dimostrarlo sono le rilevanti scoperte archeologiche che vengono fatte. Una delle ultime è quella del villaggio nuragico a Cabras: un’area di 4,2 chilometri quadrati ha rivelato sul fondo di uno stagno ben 6 nuraghi, uno dei quali integro nella quasi totalità. Per poter riuscire nell’impresa, la squadra guidata dall’ingegnere e geofisico Gaetano Ranieri ha utilizzato un sub bottom profiler. Si tratta di uno strumento avanzato con cui possono essere rilevati dettagli dal fondale o sotto una superficie.

Somiglia un po’ ad un ecoscandaglio, ma è decisamente più performante e sofisticato. Attraverso il dispositivo si sono ottenute letture chiare raggiungendo gli 11 metri di profondità. La ricerca ha dato modo di confermare la presenza di 6 strutture nuragiche, una di queste con caratteristiche straordinarie: incredibile lo stato di conservazione di cupola e guglie che la contraddistinguono.

La voce autorevole di Ranieri ha promosso la presenza di questi nuraghi sommersi come un importante ritrovamento per poter riscrivere quelle che sono state le dinamiche storiche della zona. La domanda principale in cerca di risposte è perché queste strutture si trovino ora sotto l’acqua. Si tratta di un processo naturale oppure un evento storico le ha sommerse? L’indizio principale arriva dall’analisi di carte topografiche antiche: una mappa del 1878 mostra la presenza di strutture nuragiche al centro della laguna; ai tempi sembrava privo di spiegazioni logiche, ma oggi con questo ritrovamento la situazione è decisamente diversa.

La squadra che si è occupata del ritrovamento ha approfondito queste “anomalie” ed è arrivata ad una risposta: la conclusione è che milioni di anni fa lo stagno di Cabras era un lago di acqua dolce, alimentato da immissari ed emissari. Con il passare del tempo e a causa di alcuni fenomeni geologici e climatici si è trasformata in una zona stagnante, mostrando l’aspetto che conosciamo oggi. Il risultato è stato che i nuraghi sono stati inglobati sotto al livello dell’acqua.

Secondo gli studi, il villaggio sarebbe sprofondato a causa di un evento catastrofico: una forte alluvione o una serie di mareggiate intense potrebbero aver portato i nuraghi allo stato sommerso attuale in cui sono stati ritrovati.

Il valore del villaggio nuragico ritrovato

La scoperta è un tassello importante per chi studia la civiltà nuragica e la sua evoluzione. I nuraghi sono da sempre simbolo dell’identità sarda e vengono associati al periodo tra il 2000 e il 1000 a.C.; gli studi recenti però li datano in un periodo persino più antico. Secondo l’ultimo ritrovamento, le strutture potrebbero risalire addirittura al 6000 avanti Cristo.

La scoperta ha attirato l’attenzione internazionale: la comunità scientifica di università straniere quali Harvard, Stanford, la Sorbona e Cambridge avevano già manifestato, in passato, l’intenzione di avviare una campagna di scavi. Dopo questo importante ritrovamento è stata confermata la disponibilità di mettere a disposizione risorse e professionisti per condurre uno studio molto più approfondito.

Le dinamiche climatiche e geologiche studiate danno modo di approfondire molto sulla storicità di una delle regioni più affascinanti d’Italia. Il fascino di Cabras e la sua importanza storica continuano a crescere: il ritrovamento del villaggio nuragico sommerso si aggiunge a quello dei celebri giganti di Mont’e Prama.

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Le case delle fate in Sardegna verso il riconoscimento UNESCO

La Sardegna, lo sappiamo, è una terra misteriosa e ricca di fascino. Chi ricerca la sua bellezza solo sulla costa, tra le sue spiagge bianche e le acque turchesi, non sa cosa si perde. L’isola ha davvero molto da raccontare ai viaggiatori dotati di orecchie capaci di ascoltare e andare oltre il superficiale, oltre l’estate. La sua ricchezza paesaggistica, così diversificata, incontra quella storica: chiunque abbia guidato tra le sue strade ha visto sicuramente affiorare i nuraghe, l’eredità lasciataci dalla civiltà nuragica.

Però, per immergersi tra i segreti della Sardegna, bisogna imparare anche a esplorare i suoi mondi sotterranei. Sono qui, infatti, che si trovano le domus de Janas o ‘case delle fate’. Sono oltre 3500 le domus mimetizzate nel paesaggio dall’inestimabile valore storico-culturale. Un valore che, probabilmente, verrà riconosciuto presto anche dall’UNESCO.

Cosa sono le domus de Janas

Non è facile vederle, ma ci sono, nascoste tra le campagne della Sardegna. Sono le domus de Janas, sepolture ipogeiche dove le antiche popolazioni, vissute oltre 5000 anni fa, deponevano i defunti e li ‘restituivano’ alla dea Madre, una divinità di cui abbiamo testimonianza grazie al ritrovamento di centinaia di statuette votive.

Le domus sono state scavate in massi isolati o raggruppate in necropoli su costoni rocciosi. Ne esistono di diverse tipologie: ci sono le domus a pozzetto, a camera, a forno o con dromos. Molte sono state realizzate tenendo a mente le case dei vivi e introducendo dettagli quali soffitti a doppio spiovente, focolari e false porte.

Possiamo, e dobbiamo, indugiare e contemplare il loro mistero anche con un tocco di magia. Secondo le leggende popolari, infatti, le domus de Janas erano le case delle fate (la parola janas, in sardo, significa appunto fate) che alla luce della luna tessevano fili d’oro e vegliavano sui sonni dei bambini.

Il riconoscimento UNESCO delle domus de Janas

Sono anni che la Sardegna aspira al riconoscimento delle domus de Janas come Patrimonio UNESCO, una richiesta che finalmente è stata presentata grazie alla rete dei Comuni delle Domus de Janas, un’aggregazione di 60 amministrazioni locali sarde di cui è capofila Alghero, e all’associazione di promozione sociale Cesim, acronimo di Centro Studi Identità e Memoria, che hanno lavorato in sinergia per promuovere la candidatura.

Nel dettaglio, il sito seriale protagonista è formato da 26 componenti, il quale identifica un’epoca particolarmente importante per la storia dell’isola, compresa tra il V e il III millennio a.C. Le componenti individuate fanno riferimento ai monumenti più rappresentativi di questo periodo storico, che va dal Neolitico medio all’Età del Rame, e sono collegati ai due grandi fenomeni dell’ipogeismo e del megalitismo.

Com’è stato descritto nel comunicato stampa del Ministero della Cultura, “entrambi questi fenomeni, diffusi nelle coeve civiltà europee, assumono in Sardegna aspetti e connotazioni peculiari, che testimoniano gli scambi con il mondo esterno, ma allo stesso tempo le originali rielaborazioni locali”.

La candidatura, sottoposta all’esame degli organismi consultivi del Comitato del Patrimonio Mondiale, potrà ottenere il suo lieto fine nell’estate del 2025 in seguito alla valutazione del Comitato della Convenzione del 1972. Nell’isola si respira un’atmosfera di cauto ottimismo e noi non vediamo l’ora di conoscere il gran finale.