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Cittaslow Metropolis arriva a Roma, la prima in Italia

Avete presenti quei luoghi in cui il tempo scorre lento, dove le cose si fanno con il sorriso e in cui si vive rispettando il prossimo e l’ambiente? Sono i nostri piccoli e magnifici borghi, realtà che sono dedite al “buon vivere” e dove è in atto un modello urbano più umano e sicuro, un turismo più lento e sostenibile che valorizza persone e territorio, tradizioni e tipicità. E adesso c’è una grande novità: tutto ciò è stato trasferito anche in un bellissimo quartiere di una grande città, la prima in tutta Italia: Roma.

Roma Cittaslow: cosa significa

Cittaslow Metropolis si basa su un’idea di turismo che esce dalle dinamiche tradizionali e che in cambio valorizza le relazioni con la comunità locale, alla scoperta di un ventaglio di esperienze da “vivere e condividere”.

Lentezza positiva, economia circolare, resilienza, sostenibilità e cultura, giustizia sociale, sono alcuni dei principi guida di Cittaslow, un’associazione che raggruppa piccoli comuni e città.

Chiamata anche Città del Buon Vivere, si pone l’obiettivo di preservare lo spirito di ogni comunità, trasmettendo memoria e conoscenza alle nuove generazioni, per renderle consapevoli del loro patrimonio culturale. Al contempo, ha anche lo scopo di promuovere e applicare innovazione tecnologica, di sistema e gestione, a favore della sostenibilità.

Oggi Cittaslow è un marchio di qualità presente in 88 comuni italiani, connessi alla rete internazionale di 300 città, distribuite in 33 paesi. Un circuito di eccellenza che vede ogni anno la realizzazione di progetti che concretamente migliorano la vita dei cittadini e del pianeta.

In tutto il mondo, inoltre, sono sempre di più le metropoli che sono interessate ai progetti di Cittaslow: dopo le sperimentazioni a Barcellona in Spagna, Busan in Corea del Sud, Bruxelles in Belgio, Taipei a Taiwan e più recentemente a Izmir in Turchia, è la volta dell’Italia e in particolare del rione Esquilino di Roma.

Il rione Esquilino

Il rione Esquilino è un quartiere centralissimo della nostra Capitale. Oltre a essere il nome del rione, è anche uno dei sette famigerati colli di Roma insieme a Campidoglio, Viminale, Palatino, Aventino, Celio e Quirinale. Il colle è formato da ben tre sommità:

  • l’Oppius, più noto come Colle Oppio, ovvero il settore meridionale dove si trovano le Terme di Tito e di Traiano;
  • il Fagutal, la punta occidentale e dove sorge la magnifica chiesa di S.Pietro in Vincoli;
  • il Cispius, la zona settentrionale, dove si trova l’altrettanto eccezionale S.Maria Maggiore.

Edifici che, va specificato, non sono tutti appartenenti al rione, ma sicuramente molto vicini ad esso.

Oggi il rione Esquilino è il simbolo della Roma multietnica, probabilmente anche a causa della sua vicinanza con la Stazione Termini. Una zona davvero colorita, tanto che il romano ama definirla come il posto in cui “tutta Roma ce passa”. Un quartiere in cui, tra le altre cose, è molto facile incontrare volti noti del cinema e del panorama culturale italiano che lo hanno scelto come loro dimora.

Tra le cose da visitare in questo quartiere, non possiamo non menzionare l’Aquario Romano, un monumento che svetta in piazza Manfredo Fanti e circondato da un piccolo giardino. Ispirato a tipologie architettoniche classiche, dal 2002 è sede della Casa dell’Architettura.

Poi ancora la meravigliosa Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, una delle sette chiese di Roma facente parte del tradizionale itinerario di pellegrinaggio reso celebre da san Filippo Neri.

Imperdibile è la famigerata Piazza Vittorio Emanuele II, una piazza completamente porticata secondo la moda piemontese, unica nel suo genere a Roma. Al centro c’è un grande parco in cui sono custoditi alcuni importantissimi reperti antichi, così come una misteriosissima Porta Alchemica.

Infine, ma le bellezze dell’Esquilino non sono finite qui, la monumentale Porta Maggiore, una delle più solenni architetture dell’Impero Romano.

Cittaslow Metropolis all’Esquilino

Il concetto del buon vivere di Cittaslow ha conquista Roma, e in particolare il Rione Esquilino, Municipio Roma I Centro con DMO ES.CO. Esquilino Comunità – La Porta di Roma. Lo scopo, come vi abbiamo spiegato poco sopra, è quello di portare anche nelle grandi città e nei quartieri metropolitani la filosofia “slow” che caratterizza i piccoli borghi.

Il movimento Cittaslow, infatti, è oggi il riferimento per gli ambienti accademici e tecnici a livello mondiale che si avvicinano alla “lentezza positiva” nel pianificare, realizzare e gestire le città. Concetto, quest’ultimo, sempre più importante e urgente a livello internazionale, nelle politiche per la qualità urbana ad ogni livello.

Anche nella Capitale l’approccio slow al turismo è sempre più necessario, e come è giusto che sia passa attraverso la valorizzazione delle attività dei singoli rioni e quartieri. Un esempio viene proprio dalla DMO ES.CO. Esquilino Comunità – La Porta di Roma, ente no profit che si occupa della promozione di tutte le potenzialità turistiche del rione capitolino e di cui il Municipio Roma I Centro è associato.

L’idea di turismo esce quindi dalle dinamiche tradizionali e valorizza le relazioni con la comunità locale. Ed è proprio all’Esquilino che questa forma di turismo è più facilmente attuabile: è caratterizzato dalla presenza di una comunità vivace, attiva e proattiva, portavoce di tante culture diverse.

Al contempo, questo centralissimo quartiere di Roma rappresenta una realtà dove cittadini e turisti possono trovare una vasta rete di servizi di prossimità come piazze verdi, fermate del trasporto pubblico, luoghi culturali e sportivi, basiliche e teatri.

“Un rione non solo vivo, ma vissuto” ha dichiarato Letizia Casuccio, la presidente della DMO ES.CO. Esquilino Comunità – La Porta di Roma. “Sempre di più si tratta di condividere con gli ospiti non solo le proprie bellezze, ma anche e soprattutto i propri valori. Valori che assumono di volta in volta, e magari tutti insieme, il nome di sostenibilità, accessibilità, equità sociale, solidarietà, salute, rispetto delle diverse identità”.

Tra le best practices di slow tourism della DMO ES.CO. Esquilino Comunità – La Porta di Roma ci sono ad esempio: gli Itinerari Giubilari, la partnership con i Cammini, in particolare con La Via Francigena, la creazione di circuiti enogastronomici, l’urban trekking e le attività sportive a ritmo lento di Piazza Vittorio. Ma anche le numerose offerte culturali come le mostre di Palazzo Merulana, le rassegne cinematografiche, letterarie e teatrali.

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Roma non smette di stupire: la nuova scoperta è eccezionale

Ciò che dopo tre lunghi anni di lavoro è emerso dalla viscere di Roma è davvero sorprendente perché i resti appena rinvenuti sono parte di un tesoro che si credeva fosse andato ormai perduto. Qualcosa che si pensava fosse impossibile ritrovare e invece, per nostra fortuna, così non è stato.

Riemerso il teatro di Nerone a Roma

Gli scavi condotti a Roma hanno riportato alla luce una struttura imperiale di notevole importanza: parte del Teatro di Nerone, il quinto imperatore romano, insieme a reperti di altre epoche. La scoperta è avvenuta sotto la direzione scientifica prima di Renato Sebastiani e poi di Alessio De Cristofaro, archeologi della Soprintendenza di Roma.

Condotto sul campo da Marzia Di Mento con il team Mdm archeologia, il ritrovamento è stato fatto presso la corte interna di Palazzo della Rovere in via della Conciliazione, a pochi passi dal confine con il Vaticano e dalla Basilica di San Pietro.

Oltre alla parte sinistra della cavea a emiciclo, le colonne lavorate con marmi pregiati, le decorazioni a stucco con foglia d’oro e alcuni ambienti utilizzati come depositi di costumi e scenografie che identificano gli edifici ritrovati come il Theatrum Neronis, sono emerse anche alcune tracce delle attività produttive e di pellegrinaggio d’età medievale alla tomba dell’apostolo Pietro.

Poi ancora reperti importantissimi che vanno dalla tarda età repubblicana al XV secolo, come rarissimi esemplari di calici vitrei a colonnetta, brocche e materiale ceramico, ossa di animali trasformate in strumenti musicali e cerniere per mobili, grani di rosari e insegne.

È stata rinvenuta persino una successione di tracciati stradali più volte rifatti e sistemati, collegati all’approdo sul Tevere a valle di Ponte Sant’Angelo, o Portus Maior, due insegne da pellegrino (Volto Santo di Lucca e Santa Vergine di Rocamadour) e una fiaschetta sagomata a forma del gallo di San Pietro.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

È abbastanza intuibile che la scoperta avvenuta a Roma è più che straordinaria. Come si può leggere sul Corriere della Sera, Daniela Porro l’ha definita di “eccezionale importanza”. Ma del resto parliamo di un ritrovamento che è stato fatto a una profondità media di cinque metri rispetto all’attuale piano strada e in una zona, quella nei pressi del Vaticano, che nel corso dei secoli ha subito trasformazioni enormi.

Nonostante la stratigrafia complessa e la necessità di ulteriori studi utili a confermare le ipotesi dei ricercatori, gli esperti concordano che i resti siano indentificabili proprio con quelli del Theatrum, fino ad ora legato solo alla sola memoria letteraria e circondato da misteri leggendari.

Due strutture in opera laterizia ritrovate sono infatti databili all’età giulio-claudia, mentre la tecnica con cui sono state costruite sarebbe la prova di un grande impegno economico e tecnico che non può essere altro che il frutto di una committenza di alto rango, come si può comprendere anche dalle raffinate decorazioni.

Per non parlare della pianta a emiciclo, con muri radiali e un sistema di accessi e di scale, che sono caratteristiche tipiche di una cavea teatrale, su cui sorgevano le gradinate per il pubblico.

I prossimi passi

Questo eccezionale ritrovamento è avvenuto presso i giardini di Palazzo della Rovere, sede dell‘Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Per questo motivo la Sovrintendenza e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme lavoreranno insieme con lo scopo di realizzazione un progetto volto a valorizzare gli scavi e renderli almeno in parte fruibili.

Presto potremo perciò ammirare gli oggetti ritrovati durante gli scavi in uno spazio museale che verrà creato a Palazzo della Rovere. A ottobre, invece, potremo visionare le immagini dell’eccezionale scoperta del Teatro di Nerone e degli scavi archeologici sul programma televisivo ‘Sotto il suolo di Roma’, in onda su Rai Storia.

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Visitare Pompei oggi diventa più facile: l’incredibile novità

Una città rimasta cristallizzata nei secoli, quasi intatta così come la terribile eruzione del Vesuvio l’ha lasciata tanto tempo fa: Pompei è una delle testimonianze più suggestive del nostro passato, e il suo parco archeologico è tra i più famosi al mondo, in grado di attirare milioni di turisti ogni anno. E oggi andare alla sua scoperta diventa ancora più facile, grazie al nuovo collegamento diretto di Trenitalia dalla capitale.

Frecciarossa, il nuovo collegamento Roma-Pompei

C’è una splendida novità in arrivo: domenica 16 luglio parte un nuovo collegamento ferroviario diretto tra Roma Termini e Pompei, per condurre i turisti alla scoperta dell’affascinante parco archeologico campano. Nato dalla collaborazione tra il Ministero della Cultura e le Ferrovie dello Stato Italiane, il treno permette di arrivare praticamente alle porte dell’antica città, senza più dover effettuare cambi in stazione. Si tratta di un progetto innovativo che, almeno per il momento, prevede un solo viaggio mensile – verrà proposto ogni terza domenica del mese.

Si accorcia dunque la distanza tra la capitale e l’antico sito archeologico di Pompei, che ora verrà coperta in appena un’ora e 47 minuti dal Frecciarossa 1000, treno di punta della flotta di Trenitalia. Ma il nuovo collegamento diretto è molto più che un semplice viaggio: è l’occasione perfetta per scoprire una bellezza tutta italiana, con una gita organizzata già nel dettaglio – basta solo acquistare il biglietto! Ebbene sì, date e orari sono già fissati, e ai turisti non resta che prepararsi per le sorprese che li attendono al parco archeologico.

Un nuovo modo per visitare Pompei

Si parte la domenica mattina alle ore 8:53 da Roma Termini, a bordo del Frecciarossa: la prima fermata è a Napoli Centrale e, dopo meno di due ore di viaggio, si giunge alla stazione di Pompei alle ore 10:40. Da qui, il bus navetta Pompei Link conduce i visitatori presso il sito degli scavi, dove trascorrere una giornata incredibile. Ed è sempre la navetta a riportare i turisti in stazione, dove alle 18:40 parte il treno diretto di nuovo a Roma Termini (con fermata a Napoli Centrale), che arriva alla capitale alle ore 20:55.

A bordo del treno, durante il breve viaggio di andata, ci si può già tuffare tra le meraviglie di Pompei grazie alla clip – trasmessa sui monitor – che regala ai passeggeri uno sguardo affascinante alla storia di quello che è uno dei siti archeologici più belli e conosciuti al mondo. In preparazione della visita vera e propria, è un’ottima idea per trascorrere ancora più velocemente il tempo che separa Roma dall’antica città partenopea.

Questo è un nuovo modo per visitare gli scavi archeologici campani, ma rimane comunque soltanto un’alternativa ai servizi che Trenitalia offre già ai suoi passeggeri. La compagnia mette infatti a disposizione ben 50 corse giornaliere, andata e ritorno, tra Roma e Pompei – sempre a bordo del Frecciarossa. Tuttavia, ognuno di questi viaggi permette di arrivare solamente a Napoli Centrale con l’alta velocità, per poi dover proseguire sino a destinazione con i treni regionali, scendendo alla stazione di Piazza Garibaldi, e prendere la navetta per il parco archeologico.

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Palestrina, l’antica Praeneste alle porte della Capitale

Il panorama abbraccia la campagna a sud di Roma, la storia che si respira qui ha circa tremila anni. Dalle pendici del Monte Ginestro, propaggine dei Monti Prenestini, Palestrina si apre come uno scrigno di ricchezze artistiche, archeologiche e culturali che provengono da un passato lontano, sopravvissuto in reperti preziosi e da essi raccontato a chi è venuto dopo.

L’attuale centro abitato sorge, infatti, sull’antica città latina di Praeneste, dove venne edificato uno dei più importanti complessi sacri di età medio-repubblicana. Una visita a questo suggestivo borgo laziale regala, dunque, scoperte inaspettate, a pochi chilometri dalla Capitale.

Le origini di Praeneste, avvolte nel mito

Antiche leggende attribuiscono la fondazione della città di Praeneste a miti diversi. Il geografo e storico Strabone riporta come fondatore Telegono, figlio di Ulisse e di Circe, oppure l’eroe eponimo Prainestos, figlio del re Latino. Virgilio, invece, fa risalire le origini della città a Caeculus, figlio del dio Vulcano, ritrovato in fasce presso alcuni fuochi che l’avrebbero nascosto alla vista degli uomini.

L’indagine archeologica attesta le prime fasi di occupazione dell’area di Palestrina al cosiddetto “secondo periodo laziale”, verso la fine dell’VIII secolo a.C., epoca a cui risalirebbero i pochi oggetti di corredo rinvenuti nelle sepolture scavate ai margini dell’antica via Prenestina.

Pochi dati che però hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un abitato protostorico, la cui localizzazione esatta è ancora incerta, che era forse strutturato in comunità sparse in diversi villaggi, secondo un sistema diffuso nel Lazio dell’epoca. Anche per il periodo successivo, la cosiddetta epoca “orientalizzante” in cui un’incredibile fioritura investì la città di Preneste – fine VIII-fine VII secolo a.C. – le necropoli continuano a fornire preziose informazioni sulla città dei vivi.

Viaggio tra i tesori antichi di Palestrina

Siamo a circa 43 km da Roma, e la prima tra le attrazioni principali di Palestrina che ci riporta indietro nel tempo è il Santuario della Fortuna Primigenia, che rientra nelle serie di grandi santuari romani del Lazio, insieme al Tempio di Giove Anxur a Terracina e al Santuario di Ercole Vincitore di Tivoli . I pellegrini accorrevano da ogni parte della regione per accogliere i responsi delle sue sacerdotesse. Qui si svolgeva anche il rito delle matres castissimae, che vedeva le offerte delle donne della città e delle loro figlie in onore della dea Fortuna.

Il santuario è composto da terrazzamenti sviluppati su sei livelli che si inerpicano lungo le pendici della collina, collegati da rampe e scale, con porticati e spazi disposti ad emiciclo, ninfei e colonnati che si alternano in un tripudio di scultura e architettura. L’ultima terrazza ha le sembianze di una cavea teatrale, circondata da un portico e con al centro un piccolo tempio, di cui oggi sono visibili solo le fondamenta.

Sulla cima, si vede svettare in tutta la sua eleganza Palazzo Colonna Barberini, gioiello del centro storico di Palestrina, dalle cui finestre si può scorgere un emozionante panorama sulla vallata verdeggiante. Venne costruito intorno alla metà dell’XI secolo, riutilizzando le strutture superiori del Santuario della Fortuna Primigenia, risalenti al II secolo. Quello che ammiriamo oggi, però, non è l’edificio originale, distrutto prima nel 1298 e di nuovo nel 1437, quindi ricostruito da Francesco Colonna, al quale si deve il pozzo antistante la facciata e la chiusura del colonnato che sormontava l’antico teatro.

Lungo il fronte occidentale dell’antica residenza dei principi di Palestrina, insediatisi qui a partire dal 1630, si estende la parte privata del Palazzo, tuttora residenza del principe Benedetto. La parte pubblica, invece, è oggi sede del Museo Archeologico Nazionale, donata allo Stato negli Anni 50 del Novecento, che ci permette di farci un’idea ancora più precisa e dettagliata dell’antica Praeneste e del suo territorio, grazie a reperti che abbracciano i principali aspetti della storia, della cultura e delle produzioni artistiche di una delle più fiorenti città del Lazio antico.

Il Palazzo ha un accesso privato, situato nella laterale Via dei Merli, che conduce al giardino del principe, lo scenografico Ninfeo Barberini, realizzato nella seconda metà del Seicento. Da qui si accede alle stanze visitabili dell’appartamento tra le quali spicca il Salone di Urbano VIII, un ambiente interamente affrescato dove il pontefice amava accogliere gli ospiti durante i suoi soggiorni a Palestrina. Lo spettacolo prosegue affacciandosi dal giardino d’inverno sulla terrazza della chiesa di Santa Rosalia, la cappella palatina dei principi Barberini, da cui si gode di una vista mozzafiato su tutto il paesaggio circostante.

Dopo aver acquistato il Feudo di Palestrina dai Colonna, i Barberini intrapresero molti interventi urbanistici, tra cui la costruzione di Porta del Sole, su progetto di Francesco Contini, che oggi si può ammirare in tutto il suo splendore grazie anche al grande restauro effettuato nel 2007, che ha fatto venire alla luce, nell’area antistante, un tratto delle mura poligonali con attigua strada romana.

Porta del Sole a Palestrina

Fonte: iStock

L’affascinante Porta del Sole

Gli altri gioielli del centro storico

Lasciando indietro il santuario dedicato alla dea Fortuna e il museo, la visita al borgo prenestino prosegue con gli edifici religiosi che si affacciano sul foro dell’antica Praeneste. Lo sguardo spazia da un tesoro all’altro di questo ricco patrimonio, tra la splendida Basilica-Cattedrale di Sant’Agapito martire, costruita tra il VII e VIII secolo e consacrata nel 1117, la Chiesa e il convento di San Francesco, edificato nel XV secolo, la Chiesa di Sant’Antonio Abate e il convento carmelitano del XVII secolo, la Chiesa di Santa Lucia, che nasconde al suo interno ricche e suggestive decorazioni.

Nei pressi della Cattedrale, in piazza Piazza Regina Margherita, ci si imbatte in uno dei più importanti siti archeologici di Palestrina: l’Antro delle Sorti. Per molto tempo, questo spazio venne ritenuto una sorta di “santuario inferiore” e solo più tardi riconosciuto come foro. Secondo una leggenda fu proprio qui che un uomo avrebbe trovato delle tavolette lignee oracolari, o tavole della sorte. Oggi si può accedere a questo sito acquistando il biglietto per visitare il Museo Archeologico Nazionale. Tra i reperti più interessanti, il mosaico dei pesci, e il celebre mosaico del Nilo, conservato nello stesso museo.

Cosa vedere nei dintorni di Palestrina

I pregevoli monumenti dislocati nei dintorni di Palestrina accrescono l’interesse per questo splendido borgo laziale. Allontanandosi di poco dal centro, si scoprono gli affascinanti resti della Villa di Adriano, area archeologica che sorge a oltre 1,5 km dal Santuario della Fortuna Primigenia di Praeneste.

Percorrendo le strade tortuose che si snodano tra i Monti Prenestini, si raggiunge il caratteristico borgo di Guadagnolo, arroccato sulla parte più alta del gruppo montuoso, mentre continuando per un altro chilometro e mezzo circa si giunge al suggestivo Santuario della Mentorella, meta di numerosi pellegrinaggi.

Altra attrazione imperdibile è il Castello Colonna a Genazzano, uno dei più maestosi palazzi fortificati della regione. Imperdibile una visita al borgo di Castel San Pietro Romano, dominato dalla famosa Rocca dei Colonna. A circa 7 km da Palestrina,  Zagarolo è un altro grazioso borgo della campagna laziale, con il suo Palazzo Rospigliosi che ospita anche il Museo del Giocattolo. Se siete in visita a Gallicano nel Lazio, non perdetevi un percorso immerso nel verde tra i resti di antichi acquedotti romani. Qui ci si imbatte anche in una vera chicca moderna: una casa-ufo diventata un’attrazione ai confini della realtà per i visitatori e la gente del posto.

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Riapre al pubblico l’Area Sacra di Largo Argentina

Mai prima d’ora i turisti avevano avuto modo di ammirare da vicino i meravigliosi reperti archeologici che, nel corso del secolo passato, erano tornati alla luce presso l’Area Sacra di Largo Argentina. Oggi, però, viene inaugurato un nuovo percorso che consente di avere una visione d’insieme ancora più spettacolare degli antichi templi che si trovano nel centro storico di Roma, in un luogo ricco di grande fascino. Ecco le novità più importanti.

L’Area Sacra di Roma riapre i battenti

Una delle più belle testimonianze della Roma antica, seppur non particolarmente conosciuta, è l’Area Sacra situata presso Largo Argentina, nel cuore del centro storico. In questa piazza, durante alcuni lavori di ristrutturazione avvenuti nel corso degli anni ’20 del secolo passato, furono ritrovati i resti marmorei di un’enorme statua. Si decise così di proseguire con gli scavi, riportando alla luce reperti archeologici preziosissimi, risalenti all’età repubblicana. Quella che è una storia millenaria si è dunque riaffacciata dopo lungo tempo ben celata sotto terra.

Particolarmente suggestivi sono i resti di quattro templi, che dovevano essere il punto focale della grande piazza lastricata riemersa a Roma. Ebbene, ora sarà possibile vedere da vicino questi antichi edifici: grazie ai lavori condotti dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, resi possibili dalla generosa donazione di Bulgari, il 20 giugno apre un nuovo percorso inclusivo che ci permette di visitare le rovine dell’Area Sacra e ammirare i reperti archeologici a distanza ravvicinata, regalandoci un’esperienza davvero meravigliosa.

Finora, infatti, i turisti potevano soltanto gettare un’occhiata ai templi dall’alto del piano stradale, mentre adesso si potrà scendere sin dentro l’area archeologica e ritrovarsi ad un passo da questo frammento di storia così affascinante. “Uno dei luoghi più belli e preziosi di Roma è finalmente fruibile appieno da parte dei cittadini romani e dei turisti, i quali d’ora in avanti potranno vedere da vicino meravigliosi reperti archeologici di varie epoche della storia della nostra città” – ha affermato Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale.

Il nuovo percorso

Si tratta, dicevamo, di un percorso inclusivo: è stato infatti minuziosamente pensato per abolire qualsiasi tipo di barriera architettonica, rendendo il tour usufruibile da persone con necessità speciali. Vi è una piattaforma elevatrice che consente l’accesso a chi ha una mobilità ridotta, ma anche alle famiglie con passeggini. Lungo l’itinerario, non ci sono dislivelli e la passerella è completamente pianeggiante, così da rendere agevole il cammino. Diversi pannelli illustrativi, con testi in italiano e in inglese, raccontano la storia del sito e le trasformazioni che esso ha vissuto.

Due di questi pannelli sono tattili: presentano informazioni in italiano, inglese e braille, per offrire un’esperienza a tutto tondo anche alle persone ipovedenti e non vedenti. Tra le altre novità, poi, ci sono le due aree espositive situate nel portico della Torre del Papito, con una selezione di numerosi reperti ritrovati durante gli scavi degli anni ’20. Tra di essi, anche due teste di statue gigantesche appartenenti probabilmente ad antiche divinità e dei sarcofagi. Infine, una nuova illuminazione permette di avere una visuale migliore su questo preziosissimo patrimonio archeologico.

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Roma: nasce la camera d’hotel sospesa

Non sempre ci mettiamo in viaggio per soddisfare la sete d’avventura, la voglia di conoscenza e di esplorazione. Capita, infatti, che siamo costretti a spostarci da una parte all’altra della città, o del Paese, per motivi tutt’altro che gioiosi. Eppure, anche il turismo, può diventare uno strumento per praticare la solidarietà.

Proprio da questa consapevolezza, infatti, è nata un’iniziativa straordinaria che è simbolo di umanità e che, ne siamo certi, riempirà di orgoglio il cuore di tutti i cittadini italiani. Per il venticinquennale della Onlus di Federalberghi Roma “Soggiorno Sereno” è nato infatti nella Capitale il progetto della “Camera d’hotel sospesa”.

Come è già successo a Napoli, dove il caffè sospeso – e pagato quindi a chi non può permetterselo – è diventato il simbolo più autentico di un senso di solidarietà che appartiene alla nostra terra, Roma replica l’iniziativa, questa volta espandendola al turismo. Nella Capitale, infatti, verrà presto garantita una camera d’hotel a tutte le persone in visita alla città eterna per motivi di salute.

L’iniziativa solidale nella Capitale

L’iniziativa della camera sospesa si ispira a quello che da anni succede sotto l’ombra del Vesuvio, e cioè dalla volontà dei cittadini, ora diventata una straordinaria tradizione sociale e solidale, di pagare un caffè a chi non può permetterselo.

Così Roma replica, e lo fa in grande, lanciando la camera d’hotel sospesa. L’impegno, da parte degli alberghi della Capitale, è quello di creare un fondo comune con l’obiettivo di sostenere gli hotel, e le strutture ricettive, affinché queste possano ospitare in maniera totalmente gratuita le persone che sono in città per visite mediche, o i familiari di tutti coloro che sono in cura negli ospedali cittadini.

L’iniziativa è stata proposta in occasione dei 25 anni di attività della Onlus di Federalberghi Roma “Soggiorno Sereno Sandro Gabbani”, che da sempre si occupa di garantire assistenza materiale e umana a chi ne ha bisogno proprio nei luoghi simbolo del turismo della Capitale.

In questi 25 anni, infatti, sono stati oltre 100.000 i pernottamenti gratuiti offerti a chi ne aveva bisogno, pur con non poche difficoltà. La cosmopolita Capitale d’Italia, infatti, è raggiunta ogni giorno da migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo desiderosi di scoprire il patrimonio artistico, architettonico e culturale che caratterizza la città e che ha influenzato tutto il mondo. Proprio la grande affluenza ha reso difficile per molte strutture, soprattutto le più piccole, trovare stanze da destinare a chi ne ha bisogno.

Da questa consapevolezza è nata così la “camera sospesa”, il progetto solidale che permette agli albergatori di sostenersi a vicenda e di poter offrire, così, una sistemazione a chi ne ha bisogno.

La “Camera d’hotel sospesa” a Roma

Il progetto della camera sospesa è stato presentato in occasione del Gala organizzato per celebrare i 25 anni dell’Onlus organizzata da Federalberghi Roma da Flavio Insinna proprio nella Capitale. La missione, come già anticipato, è quella di garantire accoglienza e vicinanza a chi è costretto a viaggiare per curarsi e trova difficoltà nel soggiornare in città.

Un progetto meraviglioso, questo, che presto sbarcherà anche a Milano, dove gli Ospedali Fatebenefratelli e Macedonio Melloni sono già entrati in contatto con la Federalberghi locale.

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Sul Cammino di Celestino V, 500 km da Roma al Gargano

Dal cuore dell’Abruzzo fino al mare” e, presto, entro il Giubileo del 2025, dalla Capitale fino a Vieste, sul Gargano: lo storico Cammino di Celestino V alla Maiella si fa grande e si trasforma, passo passo, in un cammino sul modello di Compostela, sacro itinerario ricco di spiritualità e suggestioni sulle tracce del Papa eremita.

Il progetto, in via di sviluppo, prende il nome di “Cammino grande di Celestino“, un percorso di ben 570 chilometri, 37 tappe e 65 Comuni.

Da Roma a Vieste, il nuovo cammino spirituale del Mediterraneo

I tempi sono maturi per il Parco Nazionale della Majella per immaginare e dare vita a un ampliamento dell’apprezzato e conosciuto Cammino di Celestino, che si snoda lungo la rete sentieristica ufficiale del Parco, dall’Aquila a Ortona.

Lo sguardo, infatti, volge avanti, al tracciato che unirà la Via Francigena alla Puglia, passando per l’Abruzzo e il Molise e inglobando i Patrimoni UNESCO del Global Geopark Maiella, della Perdonanza Celestiniana e della Transumanza nonché otto aree naturali protette.

Sarà un percorso grandioso che toccherà Castel Gandolfo, Subiaco, L’Aquila, Fontecchio, Sulmona, Caramanico Terme, Serramonacesca, Ortona, Vasto, Serracapriola e infine Vieste dove Celestino V, dopo la rinuncia al soglio pontificio, inseguito dagli uomini del nuovo Papa Bonifacio VIII, aveva intenzione di imbarcarsi per la Dalmazia.

Il Cammino di Celestino, nel cuore dell’Abruzzo

Nel 2018, nacque il tracciato originario del Cammino, voluto dal Parco della Majella per raccontare le vicende del vecchio eremita Pietro Angelerio e far conoscere al mondo i preziosi eremi rupestri in cui si ritirò nella sua lunga vita, prima di essere chiamato a diventare Papa.

Un cammino di 90 chilometri in sei tappe, da Sulmona in provincia dell’Aquila fino a Serramonacesca in provincia di Pescara, che ricalca i sentieri (il più delle volte semplici mulattiere) probabilmente utilizzati da Pietro per spostarsi da un eremo all’altro nella magnificenza della natura abruzzese.

La partenza avviene dalla Badia Celestiniana di Sulmona, tocca i comuni di Pacentro, Roccacaramanico, Caramanico, Decontra, Roccamorice, Abbateggio, Lettomanoppello, Manoppello e Serramonacesca, consentendo di visitare sette eremi rupestri, due abbazie, un sito con tombe rupestri e due siti archeologici prima di arrivare all’Abbazia di San Liberatore a Maiella a Serramonacesca.

Il 22 giugno 2022, presso la splendida cattedrale di Santo Spirito nella Badia Morronese, è arrivato l’annuncio ufficiale della piena operatività delle nuove tappe che vanno dall’Aquila a Sulmona e da Serramonacesca a Ortona.

225 chilometri che collegano il cuore dell’Abruzzo al Mare Adriatico passando per luoghi a dir poco straordinari: dalla Basilica di Collemaggio, dove Pietro fu incoronato Papa, lungo la valle dell’Aterno, tra antichi borghi e siti storici, toccando gli abitati di Stiffe, Campana, Fontecchio, Beffi, Castelvecchio Subequo e Raiano, fino alla Valle Peligna e alla maestosa Maiella; da qui prosegue poi tra gli eremi e i santuari della Montagna Madre fino al litorale di Ortona.

In particolare, gli ultimi tre giorni corrispondono con i passi del Cammino di San Tommaso, fino alla Cattedrale dell’apostolo a Ortona e, con un ultimo sforzo, al Castello Aragonese e al mare.

Dal Castello, una scalinata consente di raggiungere la pista ciclabile della Via verde della Costa dei Trabocchi che scende, seguendo il tracciato della vecchia ferrovia adriatica, fino a Vasto.

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Roma: è avvenuta un’altra importante scoperta

Roma non è stata costruita in un giorno, tanto che le sue viscere nascondono ancora tantissimi antichi tesori da scoprire. E non a caso un team di archeologici ha riportato alla luce dei reperti importantissimi, presso quello che un tempo era il sito del Foro di Cesare.

La scoperta

I ricercatori hanno trovato una fossa sepolta di rifiuti sanitari risalenti al Rinascimento, e quindi appartenenti al XVI secolo d.C. Si tratta di scarti dell’Ospedale dei Fornari fondato nel 1564 nella vicina Piazza della Madonna di Loreto.

Dagli scavi sono emerse attrezzature mediche, contenitori di medicinali in ceramica e statuette che forse rappresentavano effetti personali. Un lavoro importantissimo ed effettuato da un gruppo di ricerca guidato dall’archeologa Cristina Boschetti dell’Università di Aarhus in Danimarca.

Secondo la loro opinione, questa discarica fu utilizzata per liberarsi di quegli oggetti ritenuti potenzialmente infettivi. L’obiettivo era perciò limitare la diffusione delle epidemie.

La scoperta non è da sottovalutare in quanto potrebbe aiutare a capire meglio come funzionava il sistema di smaltimento dei rifiuti medici durante il maestoso periodo del Rinascimento, in quella che era (ed è anche oggi) una città densamente popolata.

Gli oggetti personali rinvenuti comprendevano una statuetta di un dromedario, medaglie devozionali, monete, fusi e un rosario. La camera che celava questo contenuto era rivestita di mattoni profonda circa 2,8 metri, e le recenti indagini recentemente effettuate hanno rivelato che risaliva al XVI secolo d.C.. Pare, infatti, che non fosse stata utilizzata né prima né dopo la deposizione degli oggetti in essa rinvenuti.

Sono emersi, tra le altre cose, anche frammenti rotti di vetro e ceramica, piccoli vasi in ceramica, figurine in terracotta, medaglie devozionali, vortici rotanti e un singolo grano, probabilmente da un rosario. C’erano anche diversi morsetti di piombo che venivano usati negli accessori per mobili e una quantità di legno carbonizzato.

Si ritiene che tali effetti personali appartenessero ad alcuni pazienti deceduti durante il ricovero a causa di una malattia infettiva, come la peste. Mentre i frammenti di legno bruciati e i morsetti di metallo, dovrebbero indicare quella che evidentemente era una normalità dell’epoca: bruciare mobili e altri oggetti appartenuti alle persone che soffrivano di malattie trasmissibili, per scongiurarne la diffusione.

Perché è una scoperta particolarmente importante

La scoperta che è stata da poco rivelata è di grande interesse archeologico perché la maggior parte degli gli scavi, condotti a Roma fino a questo momento, si sono concentrati soprattutto sul periodo più antico, come quello dei fasti imperiali di 2.000 anni fa.

Molte meno informazioni si hanno sul periodo rinascimentale. Per questo motivo scoperte di questo tipo sono un perfetto punto di partenza per comprendere più a fondo il modo in cui i nostri antenati combattevano le malattie infettive.

Del resto all’epoca non c’erano le “armi” e le conoscenze che abbiamo oggi. E durante il Rinascimento, a differenza dell’epoca attuale in cui abbiamo sviluppato un vaccino nel giro di anno grazie al progresso scientifico e tecnologico, le città europee erano spesso esposte a epidemie di malattie gravi e trasmissibili, e per questo la combustione e l’isolamento rappresentavano il metodo migliore per ridurre il rischio sanitario, soprattutto nei grandi contesti urbani come la città di Roma.

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Villa d’Este di Tivoli, un vero capolavoro

Appare quasi come un sogno, un capolavoro che fa vibrare il cuore di chiunque se la ritrovi di fronte. Stiamo parlando di Villa d’Este di Tivoli, un affascinante comune italiano della città metropolitana di Roma Capitale, che si distingue per essere uno spettacolo dell’architettura rinascimentale e un’opera eccellente dell’ingegneria idraulica.

Villa d’Este di Tivoli: la storia

La Villa d’Este di Tivoli è anche chiamata “sogno d’acqua”, un appellativo che le si addice assolutamente perché è una sorta di oasi di pace a due passi dalla Capitale dove il visitatore viene costantemente accompagnato dal rilassante ritmo delle fontane e dei giochi d’acqua.

Tale meraviglia è dovuta al cardinale Ferrarese Ippolito II d’Este che desiderava dare vita a un qualcosa di grandioso che potesse in qualche modo essere all’altezza dello sfarzo della vicina Villa Adriana, altra meraviglia fatta edificare dall’imperatore Adriano.

Fu un personaggio alquanto controverso, ciò non toglie che è proprio lui il committente di questo capolavoro che porta fieramente il suo nome.

Costituita da un palazzo e da un pregevole giardino, fu ideata dal pittore, archeologo, antiquario e architetto Pirro Logorio e realizzato dall’architetto Alberto Galvani insieme alla preziosa collaborazione di numerosi artisti ed artigiani.

Villa d’Este: il palazzo

Il complesso di Villa d’Este vanta un palazzo a dir poco eccezionale. Senza dubbio degne di nota sono le sale del piano nobile che sono magistralmente decorate e dipinte. Visitandole ci si sente catapultati nella maestosità dell’epoca, nonostante esternamente si presenti come un struttura  semplice e austera.

A donare armonia ci sono però le Terrazze Belvedere, strutturate su due ordini, che presentano arcate inserite in colonne e trabeazioni.

Il giardino all’italiana e le sue fontane

Villa d’Este di Tivoli si estende su un’area di 4,5 ettari e si plasma perfettamente lungo dei ripidi pendii. Numerose sono le fontane e i bacini ornamentali che fanno del parco in cui si trova immersa il primo esempio di giardino all’italiana del 1500.

Al centro del giardino svetta il palazzo di cui vi abbiamo parlato sopra che costituisce la sua asse centrale. Scendendo, invece, si arriva a una terrazza pianeggiante con la forma di un anfiteatro, mentre i cinque assi trasversali del giardino vanno a terminare in una fontana.

Il giardino di Villa d’Este sfoggia perciò una particolare disposizione che non è stata di certo realizzata per caso: l’obiettivo era nascondere la forma irregolare del terreno. Ciò che desideravano i suoi ideatori era dar vita a un’illusione ottica che facesse sembrare che il palazzo si trovasse al centro del giardino pur essendo fuori allineamento rispetto al corpo centrale.

In questo senso, quindi, il giardino è un’opera d’arte esemplare che segue i più alti principi di ingegneria idraulica.

Decisamente degna di nota è la grande cascata d’acqua che si getta fiera iniziando la sua corsa da un cratere che si trova in mezzo all’esedra. L’acqua che sgorga nelle numerose fontane di Villa d’Este è anche oggi quella del fiume Aniene.

In totale le fontane che creano spettacoli d’acqua sono 100 e tra le migliori non possiamo non menzionare:

  • Rometta: la rappresentazione di Roma sul trono;
  • Fontana dell’Ovato: con statue che raffigurano eroi della mitologia;
  • Fontana della Civetta: che spicca per le sue decorazioni e gli elementi artistici.;
  • Fontana dell’Organo: la principale fontana musicale di tutta la Villa;
  • Fontana della Proserpina: conosciuta anche come la Fontana degli Imperatori;
  • Fontana di Nettuno: la più fotografata;
  • Fontana del Bicchierone: la più famosa opera del Bernini.
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Roma set di “Beautiful”, la soap opera più vista al mondo

Dopo 9000 puntate, la soap opera più famosa, più seguita e più popolare del mondo ancora in onda (tanto da essere entrata nei Guinness dei primati) torna in Italia.

Era il 1997 quando il cast di “Beautiful” mise per la prima volta piede nel nostro Paese e allora fu il mitico Lago di Como, poi divenuto set di tantissime altre produzioni cinematografiche. Due anni dopo, nel 1999, fu la volta di Venezia e nel 2002 di Portofino, mentre nel 2012 sbarcò in Puglia.

“Beautiful” a Roma

A distanza di oltre dieci anni, “Beautiful”, che ha appena ricevuto ben 14 nomination alla 50^ edizione dei Daytime Emmy Awards, sceglie, per la prima volta in 36 anni, Roma, la Capitale della “grande bellezza”. E saranno ben sei le puntate girate nella Capitale e che pubblico italiano potrà vedere nella primavera del 2024 (negli Stati Uniti nel 2023).

E in città ci saranno tutti i protagonisti della soap, dal “nuovo” Ridge (Thorsten Kaye), che un tempo era interpretato da Ronn Moss, a Brooke (Katherine Kelly Lang), da Steffy (Jacqueline MacInnes Wood) a Carter (Lawrence Saint-Victor), e poi Hope (Annika Noel), Liam (Scott Clifton) e Thomas (Matthiew Atkinson).

Saranno diverse le location utilizzate. La troupe ha scelto alcuni dei luoghi simbolo della Capitale, come il Colosseo, uno tra i monumenti più famosi al mondo. Ci sarà poi spazio per gli splendidi scorci di piazza di Spagna, con i bellissimi palazzi che vi si affacciano e, soprattutto, con la celebre scalinata di Trinità dei Monti che conduce a una delle chiese più suggestive di Roma. Il set si sposterà in seguito in piazza Navona, al centro della quale spicca la Fontana dei Quattro Fiumi e il suo obelisco: sarà impossibile non riconoscere questo gioiello monumentale tra le scene della soap opera. Infine, dovrebbe rimanere tempo anche per girare delle scene al Gianicolo, celebre colle romano da cui si ammira un panorama strepitoso: sarà l’occasione giusta per qualche ripresa mozzafiato che offrirà una vista unica sulla Capitale.

Le altre location italiane

La soap più seguita al mondo viene da sempre girata a Los Angeles. dove vive la famiglia Forrester, proprietaria di una maison chiamata Forrester Creations, a capo della quale c’è Eric Forrester con la moglie Stephanie Douglas (deceduta) e i figli Ridge, Thorne, Angela (anch’essa deceduta), Kristen e Felicia.

Tuttavia, è capitato che la produzione si spostasse anche altrove. Fu a Villa d’Este, sul Lago di Como, che venne presentata la nuova collezione della Forrester Creations alla fine degli Anni ’90.

Nel 2013, in occasione dei 25 anni della soap opera più famosa nel mondo, si è scelto di girare alcune scene clou, quelle delle nozze dei giovani protagonisti Hope e Liam e degli ormai noti Ridge e Brooke, in Puglia.

I luoghi più suggestivi della regione in cui sono state effettuate le riprese delle dieci puntate andrate in onda allora sono stati Polignano a Mare, Alberobello e Fasano (in particolare la Masseria San Domenico). Per alloggiare, il cast ha preferito invece il meraviglioso Borgo Egnazia di Savelletri, amato da tante celebrity.