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Roma Capitale diventa Città del Formaggio: un omaggio all’eccellenza casearia italiana

Gli italiani sono tra i popoli che consumano più formaggio al mondo, ma non solo: vogliamo parlare di quanto sia fiorente e deliziosa la produzione casearia nostrana? L’Italia, insomma, porta alta e fiera la bandiera di produttrice di formaggi nel mondo e per questo motivo non si può ignorare una città come Roma, dove sono nati alcuni dei più buoni formaggi italiani.

Roma, città eterna e cuore pulsante della cultura e della gastronomia italiana, si prepara a ricevere un riconoscimento d’eccezione a proposito di formaggio: oggi, 28 marzo 2025, nella prestigiosa Sala della Protomoteca in Campidoglio, la Capitale viene ufficialmente designata “Città del Formaggio – Caput Casei”. Un titolo che celebra il suo ruolo chiave nella produzione casearia nazionale e rilancia l’importanza del settore nel panorama agroalimentare.

Oltre a questa importante investitura, l’evento vedrà anche la presentazione di una proposta destinata a lasciare il segno: l’istituzione della Giornata Nazionale del Formaggio, che si propone di colmare una lacuna nel calendario italiano, valorizzando un patrimonio ineguagliabile di tradizioni e sapori.

Roma, una Capitale dal cuore caseario

Con 85 aziende casearie attive e una tradizione consolidata nella produzione di eccellenze come la Ricotta Romana DOP, il Pecorino Romano DOP, la Mozzarella di Bufala Campana DOP e la Ricotta di Bufala Campana DOP, Roma si distingue come un autentico pilastro dell’industria casearia italiana. A questo si aggiungono 17 formaggi PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali), testimonianza di un savoir-faire ben radicato e apprezzato in tutto il Paese.

Il riconoscimento di “Caput Casei” d’altronde non è solo un omaggio al passato, bensì rappresenta un’opportunità per il futuro: valorizzare la filiera casearia significa rafforzare il legame tra territorio e produzione locale, incentivare il turismo gastronomico (che certo già non manca in Italia) e promuovere ulteriormente le eccellenze del Made in Italy a livello internazionale.

L’evento, organizzato da ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi) con il patrocinio di Roma Capitale e dell’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo Rifiuti, prevede un ricco programma con conferenze, presentazioni e incontri con esperti del settore. Tra i momenti più attesi della giornata del 28 marzo, la conferenza “Formaggi e fake news. Miti e ‘bufale’ del mondo caseario”, la proiezione del video emozionale “Viaggio tra le eccellenze casearie italiane” e la presentazione del libro “Italia con formaggio”.

L’Italia verso la Giornata Nazionale del Formaggio

Uno degli obiettivi principali dell’evento sarà comunque la presentazione al MASAF (Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste) della proposta per istituire una Giornata Nazionale del Formaggio. L’idea è di fissare la data al 12 luglio, giorno dedicato a San Lucio, patrono dei casari. Una scelta simbolica che vuole dare giusto risalto a un settore che contribuisce significativamente all’economia e alla cultura italiana.

A differenza di Paesi come Francia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, l’Italia non ha ancora una giornata dedicata esclusivamente al formaggio. Eppure, con il più alto numero di formaggi a denominazione d’origine al mondo, il Belpaese ha tutte le carte in regola per celebrare come si deve il proprio patrimonio caseario.

Il 28 marzo 2025 segna dunque l’inizio di una nuova era per Roma e per il formaggio italiano. Una celebrazione che mette al centro la passione, la tradizione e la qualità, confermando la Capitale come un punto di riferimento imprescindibile nel panorama gastronomico mondiale.

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Le leggende dei monumenti di Roma

Roma, la Città Eterna, offre ai milioni di visitatori che ogni anno attraversano le sue strade un mix di storia, arte e cultura che si intrecciano, in un abbraccio senza tempo. Roma è nello stesso tempo la culla della civiltà occidentale e la Capitale spirituale del mondo e ogni suo angolo, dai più conosciuti ai meno noti, racconta una storia millenaria.

I monumenti di Roma sono autentiche vestigie della storia dell’umanità: dal Colosseo al Pantheon, passando per il Vittoriano, Castel Sant’Angelo o San Pietro, questo straordinario museo a cielo aperto contiene una mole inestinguibile di aneddoti, storie e vissuti che non possono essere descritti in nessun libro di storia dell’arte.

Vediamo insieme una parte delle leggende sui monumenti di Roma, partendo dal simbolo della città nel mondo: il Colosseo.

Il Colosseo e il fantasma di Commodo

Il Colosseo è la macchina da spettacoli più grandiosa dell’antichità e nascondeva nel sottosuolo un mondo sotterraneo molto complesso, invisibile alle quasi 80 mila persone sedute sugli spalti. L’intera intricata cittadella sotterranea era funzionale alla messinscena sull’Arena: c’era anche un cunicolo nascosto destinato all’ingresso a sorpresa dell’Imperatore sul palcoscenico. Si racconta che Commodo, il sanguinario figlio di Marco Aurelio (noto per la sua versione cinematografica de “Il Gladiatore” di Ridley Scott) abbia subito un attentato proprio nel labirinto sotterraneo del Colosseo.

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Fonte: 123RF

Veduta interna del Colosseo

Commodo era molto legato al Colosseo, dove pretendeva di esibirsi nei giochi come un vero Gladiatore (ma i suoi avversari avevano armi spuntate e non potevano batterlo, pena la morte): ad ucciderlo fu proprio il suo istruttore, il gladiatore Narcisso, in una congiura con senatori, pretoriani e Marcia Demetria, una delle concubine di Commodo. La leggenda narra che il fantasma di Commodo si aggiri ancora fra le rovine del Colosseo e nei suoi amati cubicoli sotterranei.

La Bocca della Verità

E’ uno dei monumenti più conosciuti ed amati dai turisti: passando nella piazza che prende il suo nome troverete sempre una fila di persone in attesa di fare la classica foto con la mano nella bocca del mascherone urlante, conosciuto appunto come la Bocca della Verità.

Una leggenda medievale racconta infatti che la statua avesse il potere di riconoscere i bugiardi e di mordere loro la mano: per questo veniva usata anche dai giudici, che facevano appostare un boia dall’altra parte del Mascherone pronto a tagliare la mano del postulante. Si dice anche che una giovane donna riuscì a ingannare la maschera e che da quel momento la Bocca della Verità non abbia più “funzionato” e si sia tramutata in un semplice e innocuo monumento. Fino a quando, chissà, non deciderà di risvegliarsi…

Il fossato del Pantheon

Il Pantheon di Roma è uno dei monumenti più straordinari e meglio conservati del mondo: costruito durante il regno dell’imperatore Adriano, tra il 118 e il 125 d.C., è un capolavoro di ingegneria e architettura. La sua struttura circolare, simbolo dell’universo, è coperta da una maestosa cupola in cemento, che per secoli è stata la più grande esistente. La sua apertura centrale, l’oculus, con un diametro di 9 metri, rappresenta un collegamento diretto tra il cielo e la terra, permettendo alla luce naturale di entrare nell’edificio, creando un’atmosfera mistica e suggestiva. Nel Pantheon, nonostante sia aperto, non entra l’acqua se piove (o così sembra):  le correnti d’aria calda ascensionali nebulizzano le gocce di pioggia che entrano dall’oculus stesso, mentre quando la pioggia è più forte, un sistema di 22 fori di drenaggio sul pavimento aiuta a far defluire l’acqua in modo che non si abbia l’impressione che stia piovendo.

Il Pantheon è ricco di storie e leggende: si dice il fossato che circonda il Pantheon sia stato scavato dalla furia del diavolo, scatenata dal medico e alchimista Pietro Barliario, che, pentitosi di avergli venduto l’anima, si era rifugiato all’interno della struttura per sfuggirgli. Il diavolo non riusciva ad entrare nel luogo sacro e iniziò quindi a girare e correre intorno al Pantheon, tanto da creare il fossato che ancora oggi possiamo vedere.

Il Ponte Sant’Angelo e l’Arcangelo Michele

Il Ponte Sant’Angelo collega la piazza omonima al lungotevere Vaticano: costruito nel 134 d. C dall’imperatore Adriano, su progetto di Demetriano, doveva servire per collegare alla riva sinistra Castel Sant’Angelo, ovvero il suo mausoleo. Il ponte è arricchito da numerose e stupende statue di angeli, ma dal ponte stesso è anche ben visibile una statua dell’Arcangelo Michele che svetta sopra Castel Sant’Angelo. La leggenda narra che intorno al 600 d.C Papa Gregorio Magno ebbe un’apparizione dell’arcangelo che, dalla sommità dell’edificio, riponeva la spada nel fodero: ne dedusse che la pestilenza che aveva colpito la città di Roma fosse finalmente finita ed in effetti fu proprio così. Il Papa fece dunque posizionare la statua esattamente nel punto dove aveva visto l’Arcangelo nella sua visione: la statua originariamente era in legno ed andò distrutta e sostituita più volte. Quella che si può ammirare oggi è la sesta versione, collocata sopra Castel Sant’Angelo nel 1753.

La leggenda della Colonna Traiana

La colonna Traiana fu inaugurata dall’Impreatore Traiano nel 113 d.C., per celebrare le sue due campagne vittoriose in Romania: alta circa 40 metri, è ricoperta di bassorilievi con scene di guerra, che si avvolgono a spirale lungo la colonna. I bassorilievi iniziano con i Romani che si preparano alla guerra e terminano con i Daci scacciati dalle loro terre.

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Fonte: 123RF

Colonna Traiana e Fori Imperiali

Quando Traiano morì, nel 117 d.C., le sue ceneri e quella di Pompea Plotina, sua moglie, furono collocate in un’urna d’oro dentro la base cava della colonna. La leggenda narra che il monumento sia sopravvissuto grazie a Papa Gregorio Magno (al soglio dal 590 al 604) che, colpito da una scena in cui si vedeva Traiano aiutare una donna il cui figlio era stato ucciso, pregò per la salvezza della sua anima. A questo punto la leggenda si divide: una versione racconta che Dio apparve allora al Papa annunciando che l’anima di Traiano era salva, ma chiedendogli di non intercedere più per i pagani, un’altra vuole che quando le ceneri furono esumate, la lingua di Traiano, ancora intatta, raccontò di come la sua anima fosse stata salvata dall’inferno. La terra intorno fu perciò dichiarata sacra e la colonna risparmiata. La statua di Traiano rimase sulla cima fino al 1587, quando venne sostituita con quella di San Pietro.

Castel Sant’Angelo e le sue leggende

Castel Sant’Angelo è una delle fortezze più iconiche di Roma e anche uno dei monumenti pù visitati in assoluto: commissionato dall’Imperatore Adriano, venne concluso nel 139 d.C e cambiò presto la sua destinazione d’uso, da Mausoleo a fortino, baluardo avanzato oltre il Tevere a difesa di Roma.

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Fonte: 123RF

Veduta di Castel Sant’Angelo

L’imponente struttura conserva ancora oggi cunicoli e passaggi segreti, tra cui uno che si dice si collegasse direttamente al Vaticano, per permettere ai Papi di fuggire in caso di pericolo. Di sicuro vi si rifugiò Papa Clemente VII durante il sacco di Roma e si dice che ancora oggi il suo spirito inquieto aleggi nelle stanze. Ma il fantasma di Papa Clemente non sarebbe l’unico a infestare Castel Sant’Angelo: la giovane aristocratica romana Beatrice Cenci fu imprigionata a Castel Sant’Angelo con l’accusa di aver ucciso suo padre e, dopo aver subito torture per estorcerle confessioni, fu condannata a morte insieme ai suoi familiari. Il suo spirito tormentato, secondo i racconti, vagherebbe ancora nelle stanze dove è stata rinchiusa.

Infine, un’altra leggenda racconta che nei sotterranei di Castel Sant’Angelo sia stato nascosto un tesoro immenso, un accumulo di ricchezze di proprietà dei Papi che nei secoli si erano rifugiati nella fortezza. Ma, fra il sacro e il profano, si dice che il tesoro sia protetto da un antico incantesimo, e che chi cercherà di trovarlo sarà maledetto. Molti hanno cercato il tesoro senza successo, ma alcuni credono ancora che le ricchezze siano lì, pronte per essere scoperte.

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La nuova offerta flash di Ryanair per scoprire l’Europa più autentica a primavera

La compagnia low cost Ryanair, per festeggiare il traguardo di 200 milioni di passeggeri, ha deciso di lanciare una promozione flash che prevedere il 20% di sconto per viaggiare in Europa dall‘1 aprile al 31 maggio di quest’anno, quindi in pienissima primavera. Bisogna affrettarsi, però, perché la promozione scade oggi stesso (26 marzo 2025) alle 23:59, ed è chiaramente soggetta a disponibilità. Se non avete idea di dove andare, niente paura! Ci pensiamo noi di SiViaggia a consigliarvi le migliori destinazioni ai prezzi più vantaggiosi.

Da Roma a Tirana per scoprire la primavera albanese

Con soli 14,55 euro (solo andata) è possibile volare da Roma Ciampino a Tirana, interessante Capitale dell‘Albania, che sta sempre più diventando una meta di tendenza. Qui la primavera dà davvero spettacolo, anche perché è la stessa città ad emanare un profumo di vita e rinascita.

Il meteo, ad aprile e a maggio, si rivela ottimale per visitare tutte le attrazioni che offre: non è caldo e nemmeno freddo, e quindi è certamente piacevole ammirare diversi punti d’interesse come Piazza Skanderberg, la Torre dell’Orologio, i caratteristici quartieri e i tanti monumenti tra le sue vie.

Ma non è tutto, perché volando a Tirana a fine maggio, forse, si ha anche la possibilità di spostarsi e raggiungere la costa, che sfoggia mare cristallino e spiagge davvero da sogno.

Da Milano ad Alicante, in Spagna

Per 14,99 euro (ricordiamo che i prezzi che vi indichiamo riguardano la sola andata) si può salire a bordo di un aereo da Milano Bergamo per volare ad Alicante, in Spagna. Viaggiando qui non potrete di certo sbagliare, perché stiamo parlando di una delle città più soleggiate di tutta Europa.

Vi basti pensare che Alicante vanta una media di 349 ore di sole al mese e una temperatura media annua di circa 19°C, regalando giornate luminose e dal clima perfetto.

Uno dei luoghi da non perdere in città è senza ombra di dubbio il Castello di Santa Barbara che sorge, in tutto il suo splendore, sulla cima del Monte Benacantil. Un’altra attività interessante è passeggiare lungo l’Esplanada d’Espanya, il famoso lungomare cittadino, decorato da mosaici e impreziosito da alte palme che trasmettono una pura sensazione di relax.

Infine (ma in realtà ci sono moltissimi altri punti di interesse), non perdetevi Playa del Postiguet, una delle spiagge più belle della città, in cui riuscirete, molto probabilmente, a prendere anche un po’ di sole.

Da Reggio Calabria a Marsiglia, per una primavera al mare

L’ultima meta che vi proponiamo è Marsiglia, in Francia, dove è possibile volare per soli 14,99 euro (andata) partendo dall’aeroporto di Reggio Calabria. La città, che può vantare il titolo di essere la più antica del Paese, è un mix interessantissimo di influenze e culture anche molto lontane tra loro, ma che nonostante questo riescono sempre a incontrarsi.

Conosciuta anche come la “Napoli” di Francia, offre diversi punti di interesse come la Canebière, la strada più importante del centro storico marsigliese, ricca di palazzi, caffè e ristoranti e molto altro ancora.

Un piccolo consiglio: preparate le vostre papille gustative perché la città è nota in tutto il mondo anche per il suo cibo sublime, come l’iconica zuppa di pesce, la bouillabaisse, che vi suggeriamo di assaggiare assolutamente.

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I 7 parchi più belli di Roma da visitare in primavera

La primavera è arrivata, con l’equinozio che ha ufficialmente dato il via alla nuova stagione lo scorso giovedì 20 marzo, dopo una splendida Luna rossa solo qualche giorno prima. Così, le temperature si fanno via via più miti – al netto, ovviamente, delle bizze metereologiche tra piogge e risvegli in cui il freddo è ancora pungente –, perfette per vivere al meglio gli spazi aperti. Anche la città, infatti, ha cominciato a fiorire e Roma è pronta a regalare i suoi scorci più belli. Non a caso, la Città Eterna è tra le capitali più verdi d’Europa e, non appena il clima lo consente, la natura si risveglia trasformando i parchi della città in una meta imperdibile per chi cerca bellezza, relax e un contatto più autentico con il verde.

Se, infatti, tra le prime immagini che vengono in mente pensando alla primavera di Roma ci sono i sampietrini lucidi sotto il sole o i Fori Imperiali che si stagliano contro il cielo nitido, c’è un altro volto della città che sa conquistare. Perché i parchi sono oasi in cui la natura sembra prendersi la sua rivincita sul caos urbano. È, il caso, dunque, di lasciare per qualche ora i vicoli affollati e infilarsi in un angolo di pace animati dalla curiosità di scoprire rifugi nel verde che sono anche testimonianza di una storia che ci parla oggi come ieri.

Camminare tra gli alberi che si risvegliano, con i fiori che spuntano qua e là e la magnificenza artistica dell’antica Roma a punteggiare il paesaggio è un’esperienza dai tratti poetici da non perdere. Ma quali sono i parchi più belli che la capitale custodisce? Ne abbiamo scelti sette, proprio come i suoi colli, nei quali scoprire come la storia si mescola alla natura per poter quasi ascoltare il respiro della città sotto i piedi.

Il Giardino degli Aranci, un balcone fiorito sull’Aventino

Il nostro itinerario parte dal colle Aventino dove, per 8mila metri quadrati, si estende il Giardino degli Aranci, il cui nome ufficiale è Parco Savello. Quest’area verde accoglie i visitatori con la sua quiete quasi sospesa sopra la città di cui si gode una splendida vista che spazia dall’Altare della Patria al Gianicolo, con l’Isola Tiberina e San Pietro a fare da cornice. La storia moderna del parco ha inizio nel 1932, quando Raffaele De Vico trasforma un terreno dimenticato in un parco pubblico. Prima, vi sorgeva una fortezza dei Savelli, costruita tra il 1285 e il 1287 vicino a Santa Sabina, di cui restano solo pochi resti sotterranei dopo la demolizione del 1613.

I frati dominicani lo usavano come orto, ma De Vico immagina un giardino simmetrico, con un viale centrale – oggi dedicato a Nino Manfredi – che conduce a un belvedere mozzafiato. La leggenda aggiunge fascino a questa oasi cittadina: si racconta, infatti, che San Domenico abbia piantato qui il primo arancio nel 1220, visibile ancora oggi nel chiostro di Santa Sabina. In primavera, i fiori degli aranci amari profumano l’aria, evocando proprio quel passato lontano.

Il Giardino degli Aranci a Roma

Fonte: 123RF

Parco Savello a Roma noto anche come Giardino degli Aranci

Il parco è aperto ogni giorno gratuitamente (l’orario di chiusura in inverno è alle 18, in primavera alle 20 e durante l’estate alle 21). L’ingresso in piazza San Pietro d’Illiria è impreziosito da un portale del 1937 e da una fontana con un mascherone di Oceano. A due passi, il celebre “buco della serratura” del Priorato dei Cavalieri di Malta regala San Pietro al tramonto, un’immagine che incanta.

Nel Parco degli Acquedotti per un viaggio tra storia e natura

La seconda tappa si trova nel cuore del quartiere Appio Claudio, nella zona sud di Roma, dove ci si può immergere nel Parco degli Acquedotti, un’immensa distesa verde di 2,5 milioni di metri quadrati. Parte del Parco Regionale dell’Appia Antica, questo luogo regala a chi lo visita scorci della campagna romana che sembrano dipinti su tela, grazie alle rovine che hanno ispirato artisti e poeti romantici tra Settecento e Ottocento.

A contraddistinguere il parco sono i suoi sette acquedotti – dall’antico Anio Vetus, oggi sottoterra, all’imponente Aqua Claudia fino all’Acqua Felice di epoca papalina – disegnano il paesaggio, intrecciandosi tra arcate e condotte. Camminando in questi prati, il passato emerge prepotente tra la “tomba dei cento scalini” che nasconde misteri sotterranei e la villa delle Vignacce che svela resti di terme e cisterne. È visibile anche il Casale di Roma Vecchia, torre medievale che un tempo si pensava appartenesse a un’altra città perduta.

Aperto giorno e notte senza biglietto, il parco è un rifugio di pace e biodiversità. Tra i suoi prati e boschetti di lecci e sughere spuntano oltre 500 specie di piante, come orchidee e lentischi si fanno spazio nella storia. Facilmente raggiungibile con la metro A (stazioni Giulio Agricola o Subaugusta), è una tappa imperdibile per chi vuole scoprire un volto meno turistico della città.

La Valle della Caffarella, polmone verde di Roma

Nascosta nel quartiere Appio Latino, a sud di Roma, la Valle della Caffarella si apre come un respiro di natura e memoria. Con i suoi 1,9 milioni di metri quadrati, è il cuore verde del Parco dell’Appia Antica, un accesso privilegiato a un mondo antico. Il nome richiama la tenuta dei Caffarelli, ma la storia affonda radici più lontane, nel Triopio di Erode Attico, un vasto fondo agricolo del II secolo, dono della moglie romana Annia Regilla.

Qui, tra il fiume Almone – sacro ai Romani – e la via Appia, il passato si intreccia con prati e rovine, in un silenzio che racconta. La valle è un mosaico vivo: boschi di lecci e roverelle si alternano a pascoli e campi, dipingendo il paesaggio della campagna romana. In primavera, l’area di San Urbano si accende di trifogli bianchi, ginestre e fiori selvatici, un contrasto vibrante con i resti archeologici. La macchia mediterranea – lentischi, mirti, aceri – ha riconquistato spazi un tempo degradati, mentre l’Almone scorre tra sorgenti e memorie.

Parco verde della Via Appia Antica a Roma

Fonte: 123RF

Una parte dell’area verde del Parco dell’Appia Antica a Roma

Aperta dalle 8 alle 21 senza biglietto, offre sentieri, aree gioco, noleggio bici e visite guidate. È un rifugio dove la natura abbraccia la storia, a due passi dalla metro Colli Albani, perfetto per chi cerca pace e bellezza senza tempo.

Il parco di Tor Fiscale e l’acquedotto nascosto

Meno conosciuto ma altrettanto affascinante, nel quartiere Appio-Tuscolano si apre il Parco di Tor Fiscale, 11 ettari di verde che custodiscono un pezzo di Medioevo e di Roma antica. Al centro svetta la torre del Fiscale, un gigante di quasi 30 metri eretto fra il XII e il XIII secolo, lungo il percorso degli acquedotti Claudio e Felice. Un tempo si pensava fosse una sentinella per la città, ma oggi si sa che proteggeva le terre dei nobili romani.

Attorno, il parco abbraccia resti di acquedotti, la via Latina con le sue tombe e frammenti di ville imperiali. Qui, il Casale Museo svela sale romane sotterranee con mostre, mentre il Punto Ristoro offre sapori locali e il Punto Informativo guida tra escursioni, bici e storie.

L’affaccio sulla città dal Parco di Monte Mario

Sulle alture di Roma, il Parco di Monte Mario si erge come un guardiano silenzioso. Con i suoi 139 metri, è il rilievo più alto dei Monti della Farnesina e regala una vista che abbraccia la città intera. La riserva naturale che lo avvolge è un’oasi di biodiversità che in primavera regala un’esplosione di vita grazie a querce, lecci e pini. Dalla terrazza dello Zodiaco, San Pietro e il Gianicolo sembrano a portata di mano, mentre ville storiche come Villa Madama e Villa Mellini – quest’ultima casa dell’Osservatorio Astronomico – punteggiano il paesaggio. Perfetto per chi ama passeggiare o fare fotografie, il parco offre sentieri immersi nel verde e un’atmosfera di quiete, ideale per una fuga dal ritmo urbano.

Parco di Centocelle: l’oasi archeologica di Roma Est

Situato nel quartiere omonimo, il Parco di Centocelle è una sorpresa nella periferia orientale di Roma. Con i suoi 120 ettari, è un mix di natura, storia e modernità. In primavera, i vasti prati si animano di famiglie e sportivi per qualche ora all’ombra degli immensi pini marittimi. Il parco custodisce tesori preziosi come i resti della Villa della Piscina, antica residenza romana, e i tunnel sotterranei usati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Raggiungibile con la metro C (stazione Centocelle), l’area verde è un esempio di come Roma sappia integrare il suo passato con spazi verdi rigenerati. In marzo e aprile, la luce primaverile rende le passeggiate ancora più piacevoli, tra profumi di erba fresca e scorci inattesi.

Parco degli Acquedotti a Roma

Fonte: 123RF

Arco di roccia che si affaccia sulle rovine del Parco degli Acquedotti, Roma, Italia

Parco delle Valli: la riserva segreta del Nomentano

Nel quartiere Conca d’Oro, il Parco delle Valli è un segreto ben custodito. Lungo il fiume Aniene, questa riserva di RomaNatura si accende in primavera con fiori e zone umide che ospitano aironi e anatre. I sentieri sterrati chiamano famiglie e corridori, mentre un capanno offre uno scorcio sul mondo degli uccelli. Raggiungibile con la metro B1, si anima grazie agli “Amici di Conca d’Oro” con eventi per i più piccoli. È un rifugio di pace, lontano dalle rotte più battute.

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Le location di Fast X, l’ultimo capitolo di Fast and Furious

L’ultimo capitolo adrenalinico della Fast Saga, Fast X, ha conquistato il pubblico di tutto il mondo e include molte location mozzafiato. Dalle affascinanti strade di Vila Real e Viseu in Portogallo agli scorci suggestivi e iconici di Roma, Londra e Torino il team di produzione non ha badato a spese per catturare l’essenza delle corse su strada ad alto numero di ottani sullo sfondo di paesaggi pittoreschi. Fast X, diretto da Louis Leterrier con Vin Diesel, Michelle Rodriguez, Jason Statham, Helen Mirren, Charlize Theron e tanti altri volti noti del franchise ha anche travolto molti luoghi nel mondo con l’energia vibrante della nuova avventura su quattro ruote.

Cosa succede in Fast X

In Fast Five del 2011, Dom e la sua squadra hanno eliminato il boss della droga brasiliano Hernan Reyes e distrutto il suo impero, ma ignorano che il figlio di Reyes, Dante (Jason Momoa), ha assistito a tutto questo e per ben 12 anni ha elaborato un piano di vendetta. Dante spingerà la famiglia di Dom da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo figlio di 8 anni è l’obiettivo finale della vendetta di Dante.

Dove è stato girato

Durante i mesi di riprese in Italia c’è stata grande curiosità per il nuovo Fast X con curiosi che provavano a catturare qualche foto o video sui set di Roma, Torino e altre location nostrane. “A Roma ci siamo cimentati in cose che non credo siano mai state fatte a quei livelli. Poi siamo partiti alla volta del Portogallo, e poi ci siamo spostati nel mondo. Ma lo spirito del franchise non riguarda solo la realizzazione del desiderio di guidare queste auto e fare incredibili acrobazie in giro per il mondo, bensì anche sedersi intorno al tavolo del barbecue della famiglia Toretto e sentirsi parte di qualcosa di più grande. Questo è il franchise di Fast and Furious. Prestiamo attenzione al cuore e all’anima di questi personaggi, e alle loro relazioni” ha detto il produttore Jeff Kirschenbaum in un’intervista.

Fast X film

Fonte: Universal Pictures

Helen Mirren e Vin Diesel in Fast X

Roma e Torino mai così vicine

Su richiesta dell’Agenzia, la squadra di Toretto nel film si reca a Roma per rubare un chip per computer. La sequenza inizia con alcune riprese del Colosseo e del convoglio che gira intorno alla monumentale Fontana dell’Acqua Paola a Trastevere, nel centro di Roma. Il convoglio poi va da Trastevere all’Altare della Patria, al Teatro Marcello e al Foro Romano, finché non viene intercettato dalla vistosa Lamborghini sul Ponte Umberto I. Meglio non farsi domande sul senso del percorso perchè il film gira per Roma in modo casuale. Il balcone da cui Tej e Ramsey saltano sul camion si trova in Via Vittorio Amedeo II 16 a Torino, che dista circa 325 miglia (523 km) da Roma. La scena dell’auto telecomandata è stata girata su una strada parallela, Via Papacino. La prima esplosione dell’auto avviene in Piazza IV Marzo a Torino. Poi, c’è una ripresa aerea della famosa Piazza del Popolo con le sue chiese gemelle a Roma. Tuttavia, il punto in cui il camion rilascia la bomba rotante è stato in realtà girato in Piazza San Carlo a Torino, una piazza che ospita anche due chiese quasi identiche.

Le scene in cui l’enorme bomba a palla di metallo di Dante rimbalza ovunque si svolgono in varie location di Roma e Torino. Le strette e tortuose strade di Genzano preparano il terreno per l’inseguimento centrale di Fast X. A Roma, l’inseguimento si svolge attraverso Via Cristoforo Colombo, Via dei Fori Imperiali, Ponte Umberto I, la famosa scalinata di Piazza di Spagna e altre aree di interesse storico. La scena in cui la bomba spacca in due un autobus è stata registrata in Piazza Crimea a Torino. Nella vera Roma, Dante guida la sua motocicletta attraverso Piazza di Santa Maria in Trastevere. La piazza in cui la polizia cattura Letty è il Belvedere Niccolò Scatoli, dove si trova la Fontana dell’Acqua Paola. Questa è la stessa location in cui è iniziata la sequenza di Roma. Il destino finale della bomba vicino al Vaticano è stato girato sul Ponte Vittorio Emanuele I, sempre a Torino.

Sebbene siano state girate in due città diverse, le riprese sono state montate in modo impeccabile per creare un’esperienza visivamente accattivante. La Fast Saga dà priorità alle riprese fantastiche rispetto alla rigorosa aderenza alla realtà, che è ciò che rende il franchise così divertente da guardare. Dante osserva la sua opera distruttiva dal punto di osservazione del Belvedere del Gianicolo, con il Monumento a Giuseppe Garibaldi in primo piano sullo sfondo. Questa location, situata sul Gianicolo lungo via Garibaldi, Salita di Sant’Onofrio, offre una vista mozzafiato sulla città. È il posto perfetto per Dante per nascondersi e allo stesso tempo per controllare il suo attacco al fine di incastrare Dom e la sua squadra per il suo terrorismo Fast X.

Murazzi Torino

Fonte: iStock

I Murazzi sul Po a Torino

Napoli

Lo status di sito storico e patrimonio mondiale dell’UNESCO di Napoli aggiunge fascino alle scene girate in città. La giustapposizione del suo ricco patrimonio culturale e dell’azione ad alto numero di ottani della trama di Fast X crea un mix intrigante che tiene gli spettatori coinvolti e in attesa con ansia del prossimo colpo di scena nella trama. La vivace città è la location di un importante incontro tra Dom e l’inaspettata alleata Tess, la figlia del precedente datore di lavoro dell’Agenzia, Mr. Nobody. Nota per il suo fascino cinematografico, Napoli si rivela uno sfondo perfetto per gli emozionanti eventi che si svolgono nel film.

La casa di Dom in California

Immersa nel vero quartiere residenziale di Echo Park ad Angelino Heights, Los Angeles, sorge l’iconica casa di Dom Toretto. Circondata da case di inizio secolo del valore di milioni di dollari, questa location ha un significato storico in quanto parte di un vivace distretto. L.A. è la casa di molti dei personaggi di Fast & Furious, e Dom risiede lì insieme a Letty e suo figlio con Elena, Brian “Little B” Marcos. Più di una semplice struttura fisica, la casa di Dom rappresenta il cuore della famiglia Toretto, simboleggiando la loro unità e forza. Di conseguenza, qualsiasi attacco o distruzione diretta verso di essa ha un significato enorme all’interno della trama di Fast X. I residenti di Angelino Heights hanno reagito con preoccupazione alla notizia che altre scene della saga sarebbero state girate nella proprietà, poiché in passato i fan si esibivano in pericolose acrobazie nel quartiere secondo quanto riportato dal Los Angeles Times.

Londra

A febbraio 2022 Vin Diesel ha rivelato su Instagram di essere a Londra per girare il finale di Fast & Furious. Durante la produzione di Fast X, il cast e la troupe hanno utilizzato principalmente le strutture dei Warner Bros. Studios Leavesden, situati su Warner Drive a Leavesden nell’Hertfordshire. A differenza di precedenti casi di riprese che hanno causato confusione sulle strade inglesi, questa volta non ci sono stati disordini e le riprese sono state più fluide. Ciò suggerisce che la troupe abbia sfruttato al meglio i 19 studi e i 55 acri di backlot di Leavesden per catturare l’azione di Fast X.

Rio de Janeiro

Il legame tra Fast Five e Fast X è evidente nelle riprese a Rio de Janeiro, in Brasile. Uno dei punti di riferimento più riconoscibili della Fast Saga è la statua del Cristo Redentore, che è in primo piano nelle scene ambientate a Rio de Janeiro. Mentre le sequenze di gara sono state girate principalmente in uno studio, lo spettacolare paesaggio montuoso di Rio è stato abilmente aggiunto tramite CGI. In un’avvincente scena post-credit di Fast X, la storia prende una piega inaspettata quando Luke Hobbs arriva alla vecchia stazione di polizia di Rio de Janeiro, precedentemente utilizzata da Reyes in Fast Five. Il nascondiglio della stazione di polizia di Reyes non si trova in realtà a Rio de Janeiro, ma è una vera struttura nota come Banco Gubernamental de Fomento para Puerto Rico, situata in Avenida De Diego a Puerto Rico.

Antartide

La visita di Tess alla prigione segreta in Antartide dove Letty è tenuta contro la sua volontà diventa un momento cruciale in Fast X. Fuggendo da una prigione attraverso un portello, Letty, accompagnata da Cipher, naviga nel pericoloso paesaggio ghiacciato, dirigendosi verso la costa dove li attende un sottomarino. Il colpo di scena sorprendente arriva quando Gisele (Gal Gadot), torna dai morti in Fast X come pilota del sottomarino. Sebbene sia improbabile che il film sia stato effettivamente girato in Antartide, a causa della natura insidiosa dell’ambiente, le immagini della fuga attraverso il paesaggio ghiacciato sono sbalorditive e contribuiscono al senso generale di urgenza e pericolo.

Portogallo

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Ponte del 25 aprile al tramonto in Portogallo

Arizona

L’incessante inseguimento di Dante raggiunge un momento cruciale quando riesce a rintracciare Little B e Jakob all’aeroporto di North Yuma, in Arizona. Questa scena di Fast X non è solo piena di azione, ma presenta anche una serie di cameo degni di nota che aggiungono pathos. Un cameo particolarmente toccante è quello di Meadow, la figlia del defunto Paul Walker, che interpreta un’assistente di volo che aiuta Little B e Jakob nella loro fuga. La natura stellare della scena, unita ai pericolosi inseguimenti e alle acrobazie coinvolte, suggerisce che le riprese siano state probabilmente effettuate a Los Angeles, un centro nevralgico dell’industria dell’intrattenimento. Le diverse location e risorse della città avrebbero fornito lo sfondo perfetto per questa emozionante sequenza.

Portogallo

Little B e Jakob arrivano in barca a Cais do Ginjal fuori Lisbona e si dirigono verso una casa sicura per incontrare Dom. Tuttavia le circostanze costringono Jakob ad affrontare Dante da solo, e lui rivela un’arma formidabile sotto forma della sua auto. L’autostrada IP5 a Vouzela e l’autostrada A24 fungono da sfondo per il successivo inseguimento in auto. Alla fine Dom e Little B si ritrovano intrappolati in cima alla diga di Aldeadávila in Spagna. In una sequenza mozzafiato, Dom manovra la sua auto lungo il lato della diga. Dom e Little emergono sani e salvi dall’acqua, anche se lui ha dovuto lasciare la sua iconica Dodge nel bacino sottostante. La loro situazione non è finita, perché Dante fa esplodere la diga.

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I migliori ristoranti in centro a Roma, dove mangiare e cosa provare

Sei a Roma e non sai dove mangiare? Ecco due ristoranti nel cuore della città che meritano assolutamente una visita. Che tu voglia gustare piatti tradizionali o provare qualcosa di speciale, questi sono i locali ideali dove ritrovare il calore della tradizione in un’atmosfera accogliente adatta a tutti. Scopriamoli insieme.

Ristorante Trinità De’ Monti

Situato nel cuore pulsante di Roma, il Ristorante Trinità de’ Monti rappresenta un’oasi di eleganza e gusto, in cima alla celebre scalinata di Piazza di Spagna. La cucina del ristorante è un tributo alla tradizione italiana, con rivisitazioni di qualità e una forte attenzione alla stagionalità. Lo Chef propone piatti che esaltano i sapori mediterranei, coniugandoli con il meglio dei prodotti di tutto il mondo.

Un piatto iconico del ristorante sono i ravioli ripieni di carbonara, rivisitazione della tradizionale pasta romana che prevede ravioli farciti con un ripieno cremoso a base di uova, pecorino e guanciale. La pasta viene poi saltata con tartufo nero estivo e guanciale croccante, aggiungendo un tocco aromatico e una piacevole croccantezza al piatto. L’ambiente raffinato e l’atmosfera intima rendono il Ristorante Trinità de’ Monti il luogo ideale per cene romantiche, pranzi di lavoro e feste private come compleanni e feste di laurea.

Ravioli alla carbonara

Fonte: Ristorante Trinità De’ Monti

Ravioli alla carbonara del Ristorante Trinità De’ Monti

Per chi desidera un’esperienza ancora più esclusiva, il ristorante offre la possibilità di cene romantiche a lume di candela, con tavoli riservati per le coppie che cercano intimità e discrezione. Inoltre, durante la stagione estiva, è possibile pranzare o cenare all’aperto, godendo di una vista panoramica sulla celebre piazza di Trinità de’ Monti.

La sala del Ristorante Trinità De' Monti

Fonte: Ristorante Trinità De’ Monti

La sala del Ristorante Trinità De’ Monti

Antica Osteria Croce

Nel cuore di Roma, a pochi passi da Via del Corso e Piazza di Spagna, l’Antica Osteria Croce accoglie i suoi ospiti con un’atmosfera elegante e una cucina che celebra la tradizione italiana. Grazie ai suoi ampi spazi e alla capacità di ospitare fino a 200 persone, il ristorante è la scelta ideale per gruppi numerosi ed eventi speciali con menù dedicati a partire da 20 euro. Il locale collabora con le migliori agenzie turistiche, specializzate in viaggi di gruppo, italiane ed estere. L’ambiente è caldo e raffinato, con due piani finemente arredati. Al primo piano, una sala con vista su via della Croce offre un’ambientazione esclusiva, perfetta per occasioni importanti.

Il dehor del Ristorante Antica Croce

Fonte: Ristorante Antica Croce

Vista sul dehor del Ristorante Antica Osteria Croce

Antica Osteria Croce è specializzata nell’organizzazione di eventi privati, dalle feste di compleanno e di laurea ai battesimi, comunioni e matrimoni, senza dimenticare cene aziendali, convention e meeting di lavoro. Il ristorante offre anche un servizio di aperitivi su misura, con buffet sempre vari e curati nei dettagli. Di grande qualità anche l’ampia selezione di vini pregiati e cocktail preparati da esperti barman. Il personale, altamente qualificato e multilingue, garantisce un’accoglienza impeccabile, perfetta per una clientela sia italiana che internazionale.

Interno del Ristorante Antica Croce

Fonte: Ristorante Antica Croce

Sala interna del Ristorante Antica Osteria Croce

La proposta culinaria si basa su ingredienti di qualità e piatti che esaltano la tradizione romana e mediterranea con specialità di mare e terra. La pasta fatta in casa e i piatti del giorno permettono di assaporare sapori autentici, mentre i dolci artigianali chiudono ogni pasto con un tocco di dolcezza. Per chi desidera un’esperienza più informale, l’aperitivo dell’Antica Osteria Croce o la pizza sono un appuntamento imperdibile. Antica Osteria Croce è il luogo perfetto per chi cerca un ristorante accogliente e raffinato per celebrare un’occasione speciale o organizzare un evento su misura nel cuore di Roma.

 

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Roma esoterica: i luoghi della Capitale avvolti dal mistero

Nell’anno del Giubileo, il flusso turistico a Roma ruota soprattutto intorno ai luoghi di culto, frequentati dai pellegrini finalmente giunti nella Capitale per attraversare le Porte Sante. Roma tuttavia, con i suoi millenni di storia, non disdegna angoli e luoghi che si allontanano dalla religione per avvicinarsi più al mistero.

Le vie della Capitale, del resto, nel corso dei secoli sono state calpestate non solo da Papi e religiosi, ma anche da studiosi, alchimisti, chimici che – in qualche modo – hanno lasciato la loro impronta invisibile nella città. Non solo: Roma – con i suoi musei e monumenti – non omaggia solo la storia e l’arte. Alcuni posti ricordano piuttosto le brutture dei tempi che furono (è il caso del Museo Laboratorio della Mente, ad esempio) oppure sono testimonianza di efferati omicidi e, per quanto bellissimi, i romani amano tramandare le leggende che contengono piuttosto che la loro bellezza.

Posti esoterici, come la Porta Magica, dalle origini incerte o semplicemente avvinti dall’enigma di qualche leggenda: Roma non è solo luci, ma ha anche tante ombre. Scopriamo alcuni di questi luoghi oscuri e misteriosi.

La Porta Magica

Ha tantissimi nomi – Porta Magica, Porta Alchemica, Porta Ermetica e Porta dei Cieli – ma ciò che conta è che la riconoscerete subito in mezzo ai giardini di Piazza Vittorio Emanuele II. È tutto ciò che resta di Villa Palombara (non la sua posizione originaria, in realtà, che era circa cinquanta metri verso l’incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito), proprietà di Massimiliano Savelli Palombara, Marchese di Pietraforte. Il Marchese – probabilmente anche grazie alla frequentazione con Cristina di Svezia – era un grande appassionato di alchimia e costruì la porta (una di cinque a dire il vero) tra il 1655 e il 1681.

Le iscrizioni su di essa – epigrafi, simboli esoterici e legati all’alchimia – risalgono invece con più probabilità agli anni tra il 1678 e 1680 e furono opera del Marchese e di Giuseppe Francesco Borri, suo ospite e noto alchimista (accusato persino di eresia e veneficio nel 1659 dalla Santa Inquisizione). Inutile sottolineare che la Porta Magica porta con sé una leggenda: Borri (nei racconti spesso diventa un anonimo pellegrino), ospite della villa, attraversò la porta svanendo per sempre e lasciando dietro di sé pagliuzze d’oro e una carta piena di simboli magici. Si narra che, in effetti, cercasse nel giardino della residenza proprio un’erba magica, capace di trasformarsi in oro. La trasmutazione fu, dunque, riuscita mentre la carta magica avrebbe rivelato – sempre stando alla leggenda – il segreto della pietra filosofale.

Il Marchese provò per anni a decifrare il messaggio ma – non riuscendoci – lo rese pubblico incidendolo sulle cinque porte della Villa. Nella speranza che qualcuno, prima o poi, fosse riuscito nell’impresa.

Roma, la Porta Magica a Piazza Vittorio Emanuele II

Fonte: 123RF

La Porta Magica a Roma

Il Museo delle Anime del Purgatorio

All’interno della Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio sorge un piccolo museo, unico nel suo genere. Nella sagrestia, il Museo delle Anime del Purgatorio raccoglie infatti documenti e testimonianze che proverebbero l’esistenza del Purgatorio. Don Victor Jouët, missionario marsigliese fondatore della stessa Chiesa, ne era certo soprattutto dopo un incendio che – nel 1897 – devastò la cappella dedicata alla Vergine del Rosario. Tra le ceneri, Don Victor Jouët vide un’anima in pena che – dal Purgatorio – tentava di mettersi in contatto con i vivi.

Decise quindi di viaggiare per tutta l’Europa alla ricerca di testimonianze che avvalorassero ciò che aveva sperimentato in prima persona ed è questa la collezione che troverete nel Museo romano. Il reperto più antico è del 1637, ma esposti ci sono tanti oggetti – del periodo compreso tra XVIII e XIX secolo – con impronte di fuoco: panni, lenzuola, camicie da notte che portano il segno dell’aldilà e della volontà dei defunti (imprigionati nel Purgatorio) di mettersi in contatto con i vivi.

Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio a Roma, con il Museo delle Anime del Purgatorio

Fonte: 123RF

La Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio a Roma

Museo Laboratorio della Mente

In Piazza Santa Maria della Pietà, nel 2000 ha aperto i battenti il Museo Laboratorio della Mente, realizzato da Studio Azzurro in collaborazione con la ASL Roma 1. È un museo – cosiddetto – di narrazione: documenta e racconta, in breve, la storia dell’istituzione manicomiale con l’obiettivo di scatenare una riflessione. Di fatto, ci troviamo nel VI padiglione dell’ex manicomio Santa Maria della Pietà di Roma: il percorso – interattivo e multimediale – vi condurrà proprio alla scoperta della vita all’interno del manicomio tra realtà e virtuale.

Attualmente, il Museo è chiuso per lavori di ristrutturazione e per l’ampliamento del percorso espositivo. La buona notizia, però, è che sul sito è possibile anche partecipare a un tour virtuale: è realizzato talmente bene che vi sembrerà di camminare all’interno del manicomio, con tanto di momenti di tensione e suspence.

Il Cimitero Acattolico

Visitato in realtà per la sua atmosfera tranquilla e per le celebri tombe che protegge, il Cimitero Acattolico resta comunque un luogo di non-vita. Come dice lo stesso nome, è il luogo destinato alla sepoltura dei non cattolici. Ed è così dal 1671, anno in cui il Sant’Uffizio acconsentì ai Signori non cattolici di essere sepolti in quell’area all’epoca completamente sgombra. Fino ad allora, le famiglie dei non cattolici erano infatti costrette a seppellire i propri cari segretamente e in fretta, per non essere scoperti dalle guardie. Negli anni, dunque, l’area divenne un vero e proprio cimitero destinato – potremmo dire – prevalentemente agli stranieri: qui giace la tomba di John Keats, ma anche quella di Percy Bysshe Shelley. C’è anche la tomba di Rosa Bathurst, ragazza inglese morta nel 1824, a 15 anni, cadendo nel Tevere.

E gli italiani? Nulla vieta agli italiani non cattolici di essere sepolti qui, ma – dato lo spazio esiguo – la sepoltura viene concessa solo ad italiani illustri, considerati stranieri nel proprio paese e non aderenti al cattolicesimo. Troverete qui quindi le tombe di Antonio Gramsci (ateo dichiarato e sposato, tra l’altro, con una donna russa), Andrea Camilleri (le spoglie dello scrittore sono state portate lì il 18 luglio 2019) e – ultimo in ordine cronologico – Giorgio Napolitano, l’11º presidente della Repubblica Italiana, sepolto nel Cimitero Acattolico il 26 settembre 2023.

Cimitero Acattolico

Fonte: 123RF

Il Cimitero Acattolico di Roma

Vicolo Scellerato

Il suo nome – più o meno – ufficiale è Via di San Francesco di Paola (di fatto si trova in Piazza di San Francesco di Paola), ma i romani chiamano questa scalinata Vicolo Scellerato o anche la salita dei Borgia. Siamo nel rione Monti: da via Cavour, trovate facilmente questa stradina che vi porterà direttamente in Piazza di San Pietro in Vincoli, passando sotto un arco di Palazzo Borgia. Il luogo è uno dei più suggestivi di Roma e, di fatto, è da cartolina con l’edera che scende dal Palazzo e una scomposta scalinata che apre a meraviglie inattese. Perché allora è scellerato e perché i romani lo collegano a misfatti e omicidi? Sembra che qui si concluse la vita di Servio Tullio, sesto re di Roma, nel peggiore dei modi. Come racconta Tito Livio nel suo Ab Urbe Condita, Servio Tullio fu ucciso da Lucio Tarquinio, figlio di Tarquinio Prisco (il quinto re di Roma).

La mente dietro l’omicidio fu tuttavia Tullia Minore, figlia proprio di Servio Tullio. La donna – sposata in seconde nozze con Lucio Tarquinio (entrambi hanno ucciso i rispettivi consorti per coronare il loro sogno d’amore) – era ormai desiderosa del potere. Lucio Tarquinio – che una volta al trono sarà chiamato Tarquinio il Superbo – gettò Servio Tullio dalle scale della Curia. Ferito ma non morto, il Re fu finito dalla figlia che gli passò sopra con un carro trainato da cavalli. Il luogo dell’omicidio? La scalinata di cui vi stiamo parlando, soprannominata da allora Vicus Sceleratus.

Vicolo Scellerato o la Salita dei Borgia

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Vicolo Scellerato a Roma
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Piazza San Giovanni in Laterano: tra arte, fede e il respiro della storia

Tra le piazze più importanti di Roma, Piazza San Giovanni in Laterano occupa un posto speciale.

Infatti, non è soltanto una piazza ma autentico scrigno di storia e spiritualità, dominato dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, dal Battistero, dalla Scala Santa, dal Sancta Sanctorum, dall’Obelisco Lateranense e dal maestoso Palazzo Lateranense.

Passeggiando al cospetto di simili capolavori, non è difficile avere l’impressione di sfogliare un libro aperto sulla storia della Chiesa e della Città Eterna.

La storia di Piazza San Giovanni in Laterano

Il nome della piazza deriva dalla grandiosa Basilica di San Giovanni in Laterano, più precisamente denominata Arcibasilica Maggiore del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano. Nota come la “madre di tutte le chiese del mondo“, rappresenta un ponte tra il mondo pagano e quello cristiano. Fu fondata dall’imperatore Costantino nel 314 d.C. come luogo di riunione pubblica e amministrazione della giustizia, prima di essere trasformata in un importante centro di culto cristiano per accogliere i fedeli.

Ma la storia della zona è ancora più antica: al tempo di Settimio Severo, qui sorgeva la caserma della cavalleria imperiale, mentre i terreni appartenevano alla nobile famiglia dei Laterani. Tacito racconta che Plauzio Laterano, console romano, venne accusato di cospirare contro Nerone e, dopo la sua condanna a morte, i suoi possedimenti furono confiscati e destinati all’erario imperiale.

Durante il Medioevo, l’area si trasformò in una cittadella fortificata nota come Campus Lateranensis. Il Palazzo dei Papi, tra la basilica e la Scala Santa, divenne residenza pontificia fino alla fine del XVI secolo, quando Papa Sisto V avviò un importante progetto di riqualificazione urbanistica affidato all’architetto Domenico Fontana. Fu in questo periodo che la piazza assunse l’assetto monumentale che oggi conosciamo, con la costruzione del nuovo Palazzo Lateranense, il Santuario della Scala Santa e l’installazione dell’Obelisco Lateranense.

Gli edifici simbolo della Piazza

Magnifica Basilica di San Giovanni in Laterano

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Splendida facciata della Basilica di San Giovanni in Laterano

Piazza San Giovanni in Laterano deve la sua fama alla presenza di alcuni tra i più importanti edifici religiosi di Roma.

La Basilica di San Giovanni in Laterano, la più antica delle quattro basiliche papali, fu edificata su terreni appartenenti ai Laterani e donati alla Chiesa da Costantino. Rappresenta il cuore della cristianità, non solo per la sua importanza storica, ma anche per le inestimabili opere d’arte che custodisce. L’attuale aspetto è frutto di una serie di restauri e modifiche che si sono susseguiti nei secoli, fino a raggiungere l’assetto barocco che possiamo ammirare.

Di fronte alla basilica si erge il Santuario della Scala Santa, che conserva il Sancta Sanctorum, la cappella privata dei Papi, e i 28 gradini che, secondo la tradizione, furono percorsi da Gesù nel palazzo di Ponzio Pilato a Gerusalemme. Trasportata a Roma da Sant’Elena, madre di Costantino, la scalinata è ancora oggi percorsa in ginocchio da numerosi fedeli in segno di devozione.

Il Palazzo Lateranense sorge sul sito dell’antico Patriarchium, residenza dei papi per circa mille anni. Più volte danneggiato da terremoti e saccheggi, fu restaurato e ampliato fino a diventare un palazzo grandioso, utilizzato nel tempo come ospedale, ospizio, archivio e persino sede del Museo Gregoriano. Dal 1987 ospita il Museo Storico Vaticano, che raccoglie testimonianze preziose della storia della Chiesa.

Uno degli elementi più scenografici della piazza è senza dubbio l’Obelisco Lateranense, il più alto obelisco di origine egiziana esistente al mondo. Con i suoi 32,18 metri di altezza (45,70 metri con la croce e il basamento), fu realizzato in granito rosso per volere del faraone Tutmosis III e trasportato a Roma per ordine di Costantino II.

Infine, non si può non nominare il Battistero Lateranense, il più antico battistero monumentale cristiano, noto come San Giovanni in Fonte. Costruito nel IV secolo su un’antica villa romana, presenta una pianta ottagonale e al centro conserva un magnifico fonte battesimale in basalto verde, incorniciato da colonne di porfido rosso e bronzo dorato.

Curiosità da sapere su Piazza San Giovanni in Laterano

Ogni angolo della solenne piazza racconta una storia affascinante e ricca di misteri.

Dal 1990, diventa il cuore pulsante della musica italiana grazie al Concerto del Primo Maggio, evento simbolo della Festa dei Lavoratori che vede la partecipazione di artisti di fama nazionale e internazionale.

Passeggiando lungo la piazza, si può ammirare il Nicchione decorato a mosaico, ciò che resta della sala da pranzo del Patriarchium, un’antica costruzione voluta da Papa Leone III nel IX secolo e in seguito restaurata nel Settecento da Ferdinando Fuga.

La Basilica conserva reliquie di valore inestimabile, tra cui le teste di San Pietro e San Paolo e la leggendaria tavola dell’Ultima Cena. Secondo un’antica tradizione, la tomba dei papi nei sotterranei della basilica trasudava acqua poco prima della morte di un pontefice.

Infine, in epoca romana, l’area era occupata dal Campus Caelemontanus, uno spazio dedicato all’addestramento sportivo, e dalle caserme degli Equites Singulares, la prestigiosa guardia a cavallo degli imperatori. Sarà Costantino I a destinare tali terreni alla Chiesa, ponedo le basi per il maestoso complesso religioso che ancora oggi incanta chiunque lo visiti.

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Alla scoperta della via Francigena Toscana: l’itinerario più bello

Un cammino magico ed emozionante che da oltre mille anni collega città, persone, luoghi, mettendo in contatto culture diverse e portando i pellegrini alla scoperta di paesaggi unici. Stiamo parlando della via Francigena, protagonista di un viaggio in grado di creare una connessione fra epoche e culture diverse, regalando un’esperienza dal valore inestimabile.

Ma cos’è la via Francigena? Si tratta di un’antichissima via di comunicazione che collegava la Francia a Roma nell’Alto Medioevo. Il suo nome – non a caso – significa “strada originata dalla Francia”.

Nel corso del tempo quest’unica via si è sviluppata in vari itinerari provenienti da regioni e città differenti. Così tanto che oggi parlando della via Francigena facciamo riferimento ad un insieme di percorsi più che ad un unico itinerario.

Fra gli itinerari il più celebre è senza dubbio quello descritto nel 990 dall’arcivescovo Sigerico che percorse la strada da Canterbury, in Inghilterra, sino a Roma, annotando in un diario tutte le tappe del viaggio. Da allora molti pellegrini e curiosi, spinti dall’esempio dell’arcivescovo hanno percorso questa via, attraversando prima la Francia, poi l’Italia in un susseguirsi di esperienze e paesaggi.

Oggi, a distanza di secoli dal viaggio di Sigerico, la via Francigena, con i suoi numerosi itinerari, è diventata un esempio straordinario di turismo sostenibile e slow. L’ideale per chi desidera vivere un’esperienza unica, scoprendo terre meravigliose, fra borghi pittoreschi, monasteri, siti archeologici e cattedrali.

La magia della via Francigena Toscana

La zona più emozionante della via Francigena è senza dubbio quella Toscana. Il percorso infatti porta i viaggiatori alla scoperta della bellezza di questo territorio e delle sue numerose sfumature, dalle pievi ai castelli, passando per i borghi, i boschi e le torri. Toccando luoghi di inestimabile valore storico e culturale come Lucca, Siena, San Minato, San Gimignano e la Val D’Orcia.

Indicazioni via Francigena Toscana

Come organizzare un viaggio nella via Francigena Toscana

Un viaggio nella via Francigena Toscana rappresenta un’esperienza unica e indimenticabile da affrontare con il giusto spirito e con la consapevolezza che si vivranno emozioni straordinarie. Partire preparati dunque è importantissimo, conoscendo sia il percorso che le tappe, ma anche organizzando l’attrezzatura e i tempi per non farsi trovare impreparati.

Il consiglio è quello di rivolgersi ad esperti del settore come SloWays, tour operator italiano specializzato in viaggi a piedi lungo i grandi cammini sia d’Italia che d’Europa che offre un cammino facile via Francigena. In questo caso le diverse tappe del viaggio sono pensate per offrire strutture utili per pernottare e sistemazioni che consentano di vivere il percorso in completa serenità, anche accorciando gli spostamenti tramite mezzi pubblici o trasferimenti. L’ideale per godersi davvero un’esperienza che resterà impressa per sempre nella mente.

Le tappe della via Francigena in Toscana

Le tappe della via Francigena in Toscana sono in tutto 15 con diversi livelli di difficoltà. Il percorso più amato è senza dubbio quello che collega la città di Lucca a Siena, l’ideale per scoprire questa regione e le sue innumerevoli bellezze, dal cibo alla cultura sino all’arte.

Il viaggio inizia dalle torri di Lucca e dalla sua Piazza Anfiteatro, proseguendo poi in direzione della città medievale di San Minato. Immaginate poi di camminare lungo le strade circondate dai cipressi, godendovi la vita dei vigneti e delle morbide colline. Le altre tappe del percorso prevedono soste a San Gimignano e Monteriggioni, fra sentieri e paesaggi da cartolina. Sino ad arrivare a Siena, nell’iconica Piazza del Campo dove si svolge il Palio.

via francigena toscana

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via francigena toscana

L’itinerario da Lucca a Siena proposto da SloWays, è facile e perfetto per chiunque, anche per chi non ha mai vissuto questa esperienza. Per affrontarlo non serve un allenamento specifico e consente di prepararsi ad affrontare itinerari più difficili.

Inoltre è possibile affrontare il cammino in qualsiasi stagione dell’anno, anche in primavera e autunno quando la temperatura è più mite. Sloways inoltre offre una grande sicurezza, in quanto è partner tecnico ufficiale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene. L’app messa a disposizione per chi sceglie l’itinerario della via Francigena Toscana è semplice da usare e utilissima in viaggio. Si può scaricare gratuitamente e usare anche offline.

Immagina di brindare all’inizio dell’avventura nella piazza dell’Anfiteatro di Lucca, di ammirare San Gimignano lungo la strada per Colle Val d’Elsa e di lasciarti rapire dalla bellezza della Pieve di Chianni. Sino ad arrivare alle mura fortificate di Monteriggioni, dove gustare i tipici pici cacio e pepe. E poi ancora via, sino a Siena, con le sue botteghe, i palazzi e lo splendido Duomo.

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La città proibita, le location del film con Sabrina Ferilli

Gabriele Mainetti è molto legato alla sua città ed è chiaro vedendo i suoi film. Roma fa spesso da sfondo alle sue avventure sul grande schermo da Lo Chiamavano Jeeg Robot fino all’ultimo La Città Proibita, al cinema dal 13 marzo 2025. Il tratto originale della sua filmografia e probabilmente il suo punto di forza, tuttavia, è proporre allo spettatore una capitale insolita, calata in una dimensione alternativa rispetto alla tradizione. Infatti, mentre Lo Chiamavano Jeeg Robot era un cinecomic ambientato a Roma, La Città Proibita è un film wuxia che si svolge tra alcuni quartieri romani multiculturali.

Mei è una misteriosa ragazza cinese che se la cava bene con le arti marziali e, quando arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa, chi si mette sulla sua strada rischia di fare una brutta fine. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore. Partendo dalla politica del figlio unico in Cina, La Città Proibita è un film action ricco di scene di combattimento, inseguimenti, ma trova spazio anche per un pizzico di romanticismo e spunti di riflessione sull’immigrazione, il razzismo e la discriminazione.

La città proibita

Fonte: Ufficio stampa

Una scena del film La Città Proibita

Dove è stato girato

Yaxi Liu, stunt woman professionista che qui si misura con un ruolo da protagonista, è carismatica e catalizza l’attenzione nella sua vendetta spietata alla Kill Bill. “Consapevole che nessuna attrice avrebbe potuto diventare davvero Mei in sei mesi di allenamento, ero pronto a partire per la Cina, convinto che la mia protagonista l’avrei trovata solo nelle scuole di Kung-Fu” ha raccontato Mainetti che poi è stato sorpreso da un reel di Instagram di Yaxi Liu e il resto è storia.

Al suo fianco un cast italiano composto da Sabrina Ferilli, Marco Giallini ed Enrico Borello. La città proibita è un film molto legato al territorio, sia nelle battute sia nelle situazioni tra i personaggi, è fondamentale il fatto che la storia sia ambientata a Roma. Si riconoscono in particolare il quartiere Esquilino e la zona di Piazza Vittorio, notoriamente abitata prevalentemente dalla comunità cinese. Alcune scene sono state girate negli studi di Cinecittà, ma molte riprese sono state realizzate in esterno valorizzando alcune location riconoscibili.

Piazza Vittorio

Il cuore del quartiere multietnico Esquilino è piazza Vittorio Emanuele II, costruita nel 1870 in onore del primo re d’Italia. Nel film è il cuore dell’azione dove si trova il ristorante Alfredo e il suo competitor, il ristorante cinese La Città Proibita. Sotto i portici che circondano la piazza succede di tutto, mentre il parco centrale dove i cinesi praticano il tai chi la domenica mattina fa da sfondo a momenti più romantici. Si tratta dei giardini Nicola Calipari con la fontana romana al centro che risale al III secolo d.C., ornata con i Trofei di Mario portati nel XVI secolo sulla balaustra di Piazza del Campidoglio. Nella parte posteriore di Piazza Vittorio c’è un’altra fontana di Mario Rutelli, realizzata per la Fontana delle Naiadi in piazza della Repubblica in origine. Mentre in un angolo sorge la Chiesa di Sant’Eusebio all’Esquilino del IV secolo, ricostruita nel 1711 da Stefano Fontana.

Piazza Vittorio Roma

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Piazza Vittorio Emanuele II a Roma

Mercato Esquilino

La Città Proibita è un film ricco di scene di combattimento e una sequenza di queste si svolge all’interno del famoso mercato coperto Esquilino. Mei deve affrontare due scagnozzi del criminale di zona interpretato da Giallini e, nonostante questi siano due uomini minacciosi e imponenti, lei riesce a dargli del filo da torcere. Questo mercato, realizzato alla fine dell’800, si trova in via Filippo Turati 160 a Roma e accoglie i visitatori in una struttura divisa in due parti che offrono diversi tipi di servizi. Da una parte c’è un quadriportico con alcuni negozi di abbigliamento e il giardino di Confucio all’interno con bar e panchine per rilassarsi, mentre dall’altra parte ci sono i banchi alimentati di ogni genere con vari prodotti da tutto il mondo. Il Mercato Esquilino, pertanto, regala una vera esperienza multietnica.

Fori Imperiali

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Fori Imperiali

Fori Imperiali e dintorni

La storia tra Mei e Marcello inizia in un modo un po’ brusco, ma poi si sviluppa gradualmente fino a diventare una storia d’amore. Quando i due cominciano a provare qualcosa l’una per l’altra esplorano Roma a bordo di una Vespa, un chiaro omaggio al film Vacanze Romane del 1953 con Audrey Hepburn e Gregory Peck. Come un vero Cicerone, Marcello mostra a Mei alcuni angoli tra i più iconici della città come il Colosseo, il Teatro Marcello, la Bocca della Verità, Palazzo Antico, Piazza Venezia, fino a fermarsi sulla bellissima terrazza dietro il Campidoglio che offre una vista panoramica sui Fori Imperiali. I due parlano un po’ in questa cornice magica che impreziosisce senza dubbio il film, e una fuga improvvisa di Mei poi li porta in mezzo alle rovine dei fori dove esplode la passione.

I Fori Imperiali si estendono dal Campidoglio al Quirinale e sono costituiti da una serie di cinque piazze monumentali costruite nel corso di un secolo e mezzo nel cuore di Roma da parte di Giulio Cesare e gli imperatori Augusto, Nerva, Traiano e Vespasiano. Il Foro di Cesare il Foro di Augusto, il Foro Transitorio o di Nerva e il Foro di Traiano fanno parte di questo complesso architettonico unico al mondo, mentre il Foro Romano no.