Categorie
itinerari culturali luoghi misteriosi Posti incredibili Viaggi

L’edificio che riaffiora dal Lago Valvestino è pura magia

Tra Lombardia e Trentino si trova un lago che ha una storia incredibile. Si tratta di un lago artificiale le cui acque hanno un colore quasi innaturale. Soprattutto d’estate, con il sole a picco e il cielo limpido, diventano di un azzurro intenso. Sono talmente chiare che le montagne che lo circondano si riflettono benissimo, creando un effetto magico. Ma la magia che accade una volta all’anno è un’altra.

Il lago che nasconde un mistero

Il lago si chiama Valvestino e si trova nei pressi di altri due laghi più famosi, questa volta naturali, uno è il lago d’Idro e l’altro è il lago di Garda. Una particolarità del lago di Valvestino è la costa che lo circonda, fatta di meravigliose insenature che ricordano i fiordi della Scandinavia con le rocce a strapiombo. E poi c’è l’imponente diga, quella di Ponte Cola, tra il fiume Toscolano e il torrente Droanello, che alimenta la centrale elettrica di Gargnano. Alta più di 120 metri, è in grado di accumulare, nel suo grande bacino, un invaso di oltre 50 milioni di metri cubi d’acqua.

Il fenomeno dell’edificio che spunta dalle acque

A lungo i fondali di questo lago artificiale creato nel 1964 hanno tenuto nascosto un tesoro. Una volta all’anno, quando il livello dell’acqua del lago si abbassa, si assiste a un fenomeno incredibile: riemergono i resti di un antico edificio, che raccontano una storia secolare. Si tratta della dogana di Lignago, che segnava il confine tra l’Impero austriaco e la Repubblica di Venezia. In questo punto s’incrociavano sentieri e mulattiere ed era un passaggio obbligato per i viandanti. Ancora adesso, nell’alto Garda si dice in dialetto: “Te pasaré da Lignàc” (“Passerai da Lignago”), per indicare un percorso inevitabile.

ruderi-dogana

I ruderi della dogana di Lignago

Quando riemerge dalle acque, la dogana o “castello”, così chiamato per la forma e per quelle che sembrano “guglie” che in realtà sono solo i segni dell’erosione del tempo e dell’acqua, attira l’attenzione di una folla di curiosi che posta foto sui social facendo così accorrere ancora più gente.

Questo edificio, costruito nel XIX secolo, funzionava proprio come una dogana. Quando il lago non c’era ancora, serviva per controllare il passaggio delle merci da e verso il confine con i territori austro-ungarici. Quando con la fine della guerra la dogana smise la sua funzione, venne sommersa da milioni di metri cubi di acqua della diga.

Paradiso dei motociclisti

Ricca di curve, la strada che si snoda lungo il lago Valvestino è amata dai motociclisti, soprattutto nel periodo estivo. Si può assistere a questo evento passando sulla Strada Provinciale 9 dal Garda verso la Valvestino.

lago-Valvestino-ruderi-dogana

Il lago artificiale di Valvestino con le sue acque crristalline

Categorie
deserti Posti incredibili Viaggi

Lo spettacolare deserto di sabbia che si trasforma col vento

Esistono luoghi così belli da lasciare senza fiato, così straordinari da accelerare i battiti del nostro cuore, visioni straordinarie che ci ricordano che il mondo che abitiamo è un posto meraviglioso che dobbiamo proteggere e preservare. E pensando proprio a questi spettacolari capolavori della natura non possiamo non pensare ai Lençóis Maranhenses.

Un’infinta distesa desertica di sabbia bianca, bagnate da acque che prendono in prestito i colori del cielo, si palesa davanti agli occhi di viaggiatori e avventurieri che si spingono fino allo Stato del Maranhão, in Brasile, per guardare il mutevole e straordinario quadro dipinto da madre natura: il Parco Nazionale dei Lençóis Maranhenses.

Viaggio nel Parco nazionale dei Lençòis Maranhenses

Il nome stesso di questo suggestivo parco è un preludio alla meraviglia visiva che attende viaggiatori da tutto il mondo. Lençóis in portoghese vuol dire lenzuolo e fa riferimento proprio a questa immensa distesa di sabbia bianchissima che si perde a vista d’occhio.

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Spiagge paradisiache che si snodano, tra zone pianeggianti e altre dune, per oltre 15000 chilometri quadrati intervallate da splendide lagune dalle mille sfumature di blu.

L’uomo qui si è fermato, perché tanta era la bellezza messa in scena dalla che questa poteva solo essere contemplata. Le vaste distese di dune, infatti, sono state create durante l’era quaternaria attraverso agglomerati di sedimenti fluviali. La sabbia è esposta ai forti venti dell’entroterra che arrivando a creare dune che sfiorano i 40 metri di altezza.

Lo spettacolo della natura che cambia col vento

Come se non bastasse la sola visione ordinaria del Parco nazionale dei Lençòis Maranhenses, c’è qualcosa di meraviglioso che succede durante le stagioni. La forte esposizione al vento è destinata a cambiare quel paesaggio desertico caratterizzato da infinite distese di sabbia bianca e una quasi assenza di vegetazione.

Succede infatti che, durante la stagione invernale, le precipitazioni copiose invadono il territorio creando dei bacini d’acqua dal colore verde smeraldo e dalle sfumature di blu. Sono le piccole lagune che rendono il paesaggio ancora più suggestivo.

A volte confluiscono tra loro, altre volte restano isolate come oasi nel deserto e spiccano con un tripudio di colori incantati che trasforma l’intero paesaggio in un sogno a occhi aperti. Tutto merito, anche, della presenza di minerali come calcio, magnesio e rame, che tingono le acque di mille sfumature di verde e azzurro che fanno da contrasto al bianco tutto intorno.

Per molto tempo, il Parco nazionale dei Lençòis Maranhenses, è rimasto sconosciuto a gran parte del mondo e poi riscoperto dai piloti che sorvolavano la tratta aerea di Belèm-Fortaleza. Del resto la visione è impattante: dalla fitta e lussureggiante vegetazioni ci si ritrova davanti a una distesa quasi desertica che, come un lenzuolo bianco, ricopre tutto il territorio.

Dal 1981, gli straordinari Lençòis Maranhense, sono stati inglobati in quella che è diventata la riserva del parco volta a proteggere lo straordinario paesaggio e tutto il suo ecosistema. Ovviamente una meraviglia della natura così, non poteva che dare adito a storie e leggende suggestive da tramandare oggi e domani.

In molti credono che proprio sotto la sabbia bianca dei Lençòis Maranhense sia sepolto l’antico villaggio degli índios caetés, gli indigeni che popolavano e sorvegliavano questa terra.

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses

Categorie
Posti incredibili Viaggi

La strada arcobaleno italiana che sfida i quartieri colorati del mondo

Milano è una città che incanta e stupisce, che cattura lo sguardo e fa vibrare ogni muscolo del corpo. Pullula di vita questa metropoli riconosciuta all’unanimità come capitale mondiale della moda e del design, ricca di negozi esclusivi, ristoranti stellati e parchi urbani.

Il maestoso Duomo in stile gotico che campeggia in città, la chiesa di Santa Maria delle Grazie e le lussuose vie dello shopping, attirano persone provenienti da tutto il mondo pronte ad esplorare il capoluogo lombardo. Eppure è proprio all’ombra di tutta questa grandiosità riconoscibile che Milano nasconde un segreto, un quartiere protetto alla stregua di un tesoro prezioso situato proprio a pochi passi dalle principali attrazioni cittadine.

Una strada piena di vita e di colore che si allontana dal grigio e dal giallo del capoluogo perché dai colori dell’arcobaleno si è lasciata ispirare, ed è bellissima. Stiamo parlando di via Lincoln e del quartiere giardino.

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln, Milano

Il quartiere arcobaleno di Milano che ricorda Burano

Villette multicolore, con tanto di giardini lussuosi, si affiancano ad altri edifici brillanti, a guardare via Lincoln nella sua totalità non stupisce l’appellativo di quartiere arcobaleno che i cittadini gli hanno dato, al quale si affianca anche quello di Burano milanese.

Perché a Burano, in effetti, sembra esserci davvero. Così come sembra essere a Notting Hill o in un suggestivo borgo ligure, senza però tutte i turisti che frequentano questi meravigliosi e colorati quartieri del mondo. Sì perché Via Lincoln, in realtà, nonostante sia una delle strade più caratteristiche di Milano non è molto frequentata dai turisti, né tanto meno appare sulle guide di viaggio, eppure si trova non così distante dal centro.

Per raggiungere il quartiere arcobaleno di Milano, che sfida tutte le strade colorate del mondo che già conosciamo, dobbiamo recarci in zona Risorgimento, nei pressi della stazione metropolitana di San Babila.

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln: la storia del Quartiere Giardino

Indipendentemente dall’appellativo scelto per questo coloratissimo quartiere, quello che è certo è che questo agglomerato di case, giardini e villette colorate merita davvero una visita, soprattutto per chi è alla ricerca di un’esplorazione urbana che vada oltre i soliti monumenti storici e caratteristici della città di Milano.

La storia del Quartiere Giardino risale all’ultimo ventennio del 1800, quando una cooperativa chiese i permessi al governo per acquistare l’area e realizzare un complesso residenziale di case accessibili ai cittadini e, nello specifico, ai lavoratori della zona di Porta Vittoria. Il progetto di una Città Ideale, così la definì la società Seao, fu approvato e il Quartiere Giardino prese forma.

Con il passare degli anni i giardini delle villette si riempirono di fiori e di piante e così fecero anche i balconi, mentre le facciate delle case vennero tinte di nuance cangianti e allegre alle quali venivano aggiunte decorazioni floreali, del resto si trattava sempre di una città ideale, e come tale aveva bisogno di essere abbellita. A tutto questo colore, si aggiunge anche quello degli alberi in fiore in primavera, che danno vita a un vero e proprio tripudio di meraviglia.

Ovviamente la bellezza acquisita nel tempo ha trasformato la strada arcobaleno in un vero e proprio quartiere esclusivo che vanta anche una certa vicinanza dal cuore di Milano, motivo per il quale i costi delle abitazioni ora sono altissime. Ma visitarlo, certo, è gratis.

Via Lincoln, Milano

Via Lincoln, Milano

Categorie
Europa fiori Posti incredibili Svizzera vacanza natura Viaggi

Il villaggio Svizzero che profuma di fiori e farina

Incastonato tra i paesaggi idilliaci e incontaminati della Valle Onsernone, considerata la più selvaggia di tutta la Svizzera, passando tra risalti, paesaggi isolati e strutture antiche e abbandonate, si arriva a Vergeletto, un piccolo e delizioso villaggio abitato solo da 64 persone.

Le poche case in pietra che si affiancano una all’altro si palesano come una poetica visione, la vita che pullula all’interno dei boschi della valle fatta di flora e fauna selvaggia, qui lascia spazio a quella umana che scorre lenta, secondo tradizioni antiche e secolari.

Vergeletto: la patria dell’anima e della farina

Situato proprio sotto il grazioso laghetto alpino di Salei, raggiungibile imboccando i sentieri montani, questo villaggio si palesa davanti agli avventurosi, abituati ad attraversare la natura e null’altro per chilometri, come un miraggio. Lontano dai sentieri più battuti dal turismo, Vergeletto è un luogo appartato, selvaggio e incontaminato, dove la vita scorre seguendo i ritmi scanditi dalla natura.

La visione è idilliaca e sicuramente inedita, eppure a guardare Vergeletto non si può non desiderare di tornare ancora, e a guardare le fotografie che lo ritraggono il motivo sembra piuttosto intuibile. Sembra quasi di poterla attraversare quell’atmosfera silenziosa e surreale in cui tutto è rimasto sospeso nel tempo e nello spazio. Un luogo in cui è possibile dare voce alle emozioni e ascoltarle, data l’assenza di traffico, caos e disordine che contraddistinguono i giorni della società contemporanea. Un luogo dell’anima, come lo ha definito lo scrittore Max Frisch.

Ma Vergeletto è anche il luogo che profuma di mais e pop corn, di farina. Non una qualsiasi ma quella di quella bóna, oggi diventata una preziosa testimonianza del tempo passato nonché ingrediente strategico e speciale per le preparazioni di birre, biscotti, torte e gelati.

Vergeletto e la farina bóna

Come un antico scrigno volto a conservare un prezioso tesoro, così è Vergeletto. La memoria degli anziani, che vivono ancora nel villaggio, è preziosa, sono loro i custodi di questa antica preparazione. La testimonianza più antica della produzione della farina bóna risale agli ultimi decenni del 1800.

Una preparazione, questa, che rischiava di essere perduta per sempre durante gli anni ’60 dello scorso secolo a causa dei cambiamenti delle abitudini alimentari e dell’assenza dei mugnai. A partire dagli ultimi anni del 1900, però, anche a seguito della ristrutturazione del mulino di Loco, la memoria dell’antico prodotto è tornata in auge e Vergeletto ha ricominciato la sua produzione.

L’impegno dei mugnai per la produzione di farina di mais è forte del ricordo di Nunzia Terribilini, la donna alla quale è attribuita l’idea di tostare il mais fino a che almeno un terzo dei chicchi non scoppiassero. Ora sono gli abitanti della Valle Onsernone a dover continuare quel lavoro iniziato tanti anni fa, lo stesso destinato a essere tramandato da generazioni.

Così ecco che un viaggio a Vergeletto si trasforma, come per magia, in un’avventura che attraversa il tempo e lo spazio, che permette di entrare nelle viscere della natura incontaminata e da questa lasciarsi accarezzare, che consente ai viaggiatori di esplorare tradizioni antiche e straordinarie. Pronti a partire?

Vergeletto

Vergeletto

Categorie
hotel Posti incredibili Viaggi

Fluttuare, dormire e sognare su una nuvola blu

Chiudete gli occhi e immaginate di essere sospesi nel cielo, di librarvi in esso e di posarvi su una soffice nuvola dai colori bianco e azzurro. Ora apriteli e guardatevi intorno: la camera d’hotel Cloud è un sogno a occhi aperti che si realizza intorno a voi.

La camera d’albergo che sembra una nuvola

Ci troviamo a Quito, in Ecuador, all’interno dell’alloggio progettato dal team di EFE – Estudio Felipe Escudero nel marzo 2021 situato nel Tantra Boutique Motel. Un sorta di rifugio dal caos e dal disordine dei giorni, una bolla sospesa che sembra non essere assoggettata dalle leggi del tempo e dello spazio.

Tanti i rimandi al mondo dei sogni che si fanno concreti, che invitano gli ospiti a lasciarsi andare in una dimensione che trascende l’ordinario. Cloud è una nuvola, nel concept, negli spazi e nei colori, è un tempio dell’anima da abitare, anche per pochi giorni, per smarrirsi nell’effimera bellezza e in quella ritrovarsi.

Cloud

Cloud, Tantra Boutique Motel

Del resto l’obiettivo dichiarato dallo stesso studio di architettura è proprio quello di offrire agli ospiti uno spazio dove avere la sensazione di galleggiare su una nuvola. E a guardare le fotografie di questa camera d’albergo ci sembra proprio che la missione sia stata raggiunta.

Ma non sono solo gli spazi e i colori a stimolare la vista e gli altri sensi, ma anche il design accuratamente pensato per avvolgere il corpo e la mente degli ospiti. All’interno di Cloud, infatti, sono presenti sculture metaforiche e oggetti di design realizzati in diverse dimensioni così da restituire un universo tridimensionale e surreale.

Cloud

Cloud, Tantra Boutique Motel

Cloud: dormire su una nuvola

La pianta rampicate al centro della stanza, gli oggetti scultorei che imitano il corpo umano e sfere di cristallo sospese rendono l’immaginario onirico ancora più valicabile. A tutto questo si aggiunge un gioco sapiente di luci che alterna l’opacità e la brillantezza delle pareti creando vibrazioni misteriose e suggestive.

Anche i materiali sono stati scelti per contribuire alla realizzazione di questa estetica ai limiti del surreale. Legno, metallo, ceramica e vetro restituiscono un ambiente che fonda su un gioco di enigmatici contrasti che confondono, ma rilassano. E l’esperienza è bellissima.

Cloud

Cloud, Tantra Boutique Motel

Categorie
Europa Grecia Posti incredibili Viaggi

Sospese tra cielo e terra: le straordinarie Meteore greche

Il mondo che abitiamo e che esploriamo attraverso i nostri viaggi è pieno di meraviglie. E proprio quando crediamo di aver visto tutto, ecco che trovandoci davanti al cospetto di queste, capiamo che in realtà di questa grande bellezza ne conosciamo solo un po’.

E quando parliamo di meraviglie terrene, che per la loro maestosità sembrano quasi ultraterrene, non possiamo non pensare alle straordinarie Meteore greche sospese tra cielo e terra. Ma non si tratta di stelle no, quanto più della perfetta e straordinaria coesione tra il lavoro di Madre natura e quello fatto dall’uomo.

Benvenuti a Meteora, il luogo in cui volare tra cielo e terra

Meteora è uno dei luoghi più celebri dell’intera Grecia. Situata nella parte nord dell’isola, nella pianura della Tessaglia, questa destinazione è una vera e propria patria di pellegrinaggio e spiritualità, nonché attrazione turistica dall’infinta bellezza, dato che qui si trova uno dei centri più importanti della chiesa ortodossa secondo solo al monte Athos.

Monasteri di Meteora

Monasteri di Meteora

Il nome meteora, in greco Μετέωρα, vuol dire letteralmente sospeso in aria, ed è proprio questo termine che ci introduce alle meravigliose architetture naturali e terreni che contraddistinguono in maniera univoca tutta questa zona. Sono i monasteri, ventiquattro in totale, che si trovano sulle cime di maestose e altissime falesie di arenaria. Di tutti, attualmente, solo sei sono ancora abitati.

A guardarli nella loro imponente maestosità, questi edifici, sembrano quasi spalancare le porte al paradiso. È facile pensare che si tratti di dimore divine alle quali l’accesso agli esseri umani è negato e, invece, salire sui monasteri delle Meteore è possibile, ed è un’esperienza che lascia senza fiato.

Salire in cima non è semplicissimo, bisogna in fatti percorrere numerosi e ripidi scalini e poi ancora affrontare discese ostiche e vertiginose, ma l’arrivo in cima garantisce uno spettacolo senza eguali. La visione più straordinaria dell’intero territorio da catturare con lo sguardo in ogni sua manifestazione.

Le sue origini, che risalgono all’XI secolo quando i monaci si rifugiarono su queste alture, la bellezza che le contraddistingue ieri come oggi, i monasteri stessi, costruiti con tanti sacrifici, hanno fatto sì che il complesso monastico della Tessaglia fosse inserito nella lista dei Patrimoni mondiali dell’Umanità dell’Unesco nel 1998.

I sei monasteri sospesi

Visitare Meteora è un’esperienza unica e irripetibile da fare almeno una volta nella vita. Si tratta di un’avventura che ci permette di andare oltre ai nostri limiti, di esplorare qualcosa di così antico e maestoso che è stato preservato con gli anni, un’esperienza ai limiti della realtà che ci porta al cospetto della grande bellezza del mondo che abitiamo.

Monastero di Roussanou

Monastero di Roussanou

Le Meteore greche sono maestose viste dal basso, e magiche se esplorate dalla sua cima. Sono sei, in tutto, i monasteri della zona che si possono esplorare. Costruiti intorno al XIV secolo, i complessi spirituali si presentano tutti con una struttura molto simile al centro della quale campeggia la chiesa principale circondata da un cortile.

Eppure anche se simili sono tutti estremamente meravigliosi, affascinanti e suggestivi e meritano, e vale davvero la pena vederli tutti. A partire dal monastero della Trasfigurazione del Signore, fondato da Atanasio intorno al 1340, conosciuto anche con il nome di Gran Meteora. Il complesso si erge su una roccia alta 613 metri ed è il più grande e il più celebre tra i monasteri di Meteora.

Il monastero di Varlaam o di Tutti i Santi, invece, è stato costruito su una roccia alta 370 metri nei primi anni del XIV secolo dall’archimandrita che gli ha dato il nome. Arrampicandosi sulla vetta in solitudine, Varlaam costruì una piccola chiesetta e diverse celle per i monaci.

Suggestivo e spettacolare è il monastero della Santissima Trinità, situato sulla cima di un blocco roccioso che raggiunge un’altezza di 400 metri. Seguono poi il monastero di Roussanou e quello di Santo Stefano, uno dei più ricchi e completi monastero di Meteora.

Ultimo, ma non per importanza, è il piccolo monastero di San Nicola Anapavsas le cui origini sembrano essere antecedenti al 1392. Situato in cima a una formazione rocciosa alta 80 metri, offre una vista mozzafiato da raggiungere percorrendo ripidi scalini e grate scavate nella roccia.

Monastero di San Nicola Anapavsas

Monastero di San Nicola Anapavsas

Categorie
città Europa Posti incredibili Viaggi Vienna

Hundertwasserhaus: il volto colorato e iconico di Vienna

Musei e gallerie d’arte, palazzi eleganti e quartieri aristocratici, concerti di musica classica e ampi parchi pubblici: Vienna è una città meravigliosa che non finisce mai di stupire, una delle più belle capitali europee da scoprire e riscoprire più volte nella vita.

Ed è proprio nel cuore della città, all’ombra dei monumenti e delle attrazioni turistiche che attirano qui ogni giorno migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo, che si nasconde il suo lato più inedito e spettacolare, quello da scoprire tra i colori dell’Hundertwasserhaus.

C’era una volta Friedensreich Hundertwasser

Situato nel quartiere di Landstraße, nella zona est del centro della città già celebre per le sue lussuose ambasciate, troviamo un complesso di case popolari costruite nel tra il 1983 al 1985 a Vienna dall’architetto e artista Friedensreich Hundertwasser dal quale gli edifici e il villaggio hanno ereditato il nome.

Hundertwasserhaus

Hundertwasserhaus

Basta guardarle per comprendere come quel complesso di case si sia trasformato con il tempo in una vera e propria attrazione architettonica da raggiungere, osservare e fotografare. La firma dell’architetto è inconfondibile ed è ben visibile in ogni dettaglio di quegli appartamenti che, a guardarli nella loro interezza, assomigliano ora a un quadro, ora a un puzzle costruito da un bambino.

Ma da qualsiasi punto lo si guardi, il complesso nel terzo distretto di Vienna, restituisce un’affascinante e inedita prospettiva di Vienna. Alla bellezza dei colori e dei dettagli si aggiunge anche un’altra caratteristica, la presenza di oltre 200 alberi, arbusti e piante che trasformano gli edifici in un’oasi verde nel cuore della città.

La sensazione di smarrimento che si prova quando ci si ritrova di fronte a iconiche creazioni architettoniche sparse per il mondo, nel caso della Hundertwasser, lascia spazio a un sentimento diverso, inedito. Sembra quasi di sentirsi al sicuro all’interno di quegli edifici fiabeschi e bizzarri. Sembra quasi di sentirsi a casa.

Quella sensazione non è sbagliata perché l’obiettivo primario di Friedensreich Hundertwasser, nella costruzione del suo straordinario complesso, era quello di creare dei rifugi, dei nascondini, dei luoghi dove poter trascorrere il tempo sentendosi sicuri e protetti.

Hundertwasserhaus

Hundertwasserhaus

Hundertwasserhaus: non solo case

Di fronte all’agglomerato di appartamenti colorati che conquistano la vista già in lontananza, è stato costruito anche e l’Hundertwasser Village. Si tratta di un centro commerciale straordinario, l’unico che porta la firma dell’architetto.

Costruito tra il 1990 e il 1991, questo spazio commerciale è pensato come una piccola piazza di paese sulla quale si affacciano bar, caffetterie e diversi negozi. Anche in questo caso, ovviamente, lo stile tipico di Hundertwasser è percettibile in ogni dettaglio visivo.

E se l’esperienza bizzarra e sensoriale creata dal visionario artista non dovesse bastare, ecco che c’è un altro luogo da inserire in questo itinerario surreale e fiabesco. Stiamo parlando della Kunst Haus Wien situato a pochi isolati dalla Hundertwasserhaus.

Si tratta di un museo, il cui edificio porta la firma inconfondibile dell’artista. Uno spazio espositivo straordinario che si snoda su una superficie di 1600 metri quadri. Non mancano, ovviamente, le opere di Hundertwasser alle quali si affiancano quelle di altri artisti di fama internazionale in occasione di mostra temporanee.

Ma l’esperienza straordinaria non finisce qui perché all’interno della caffetteria Kunst und Café, situata proprio al fianco del museo, è possibile guardare il film della vita di Friedensreich Hundertwasser dove è lo stesso artista ad aprire le porte della sua casa.

Kunst Haus Wien

Kunst Haus Wien

Categorie
Posti incredibili Viaggi

Perdersi in un labirinto di bambù: succede in Italia

Da vicino sembra un grande e intricato parco a metà tra un giardino e un orto botanico, dall’alto, invece, restituisce una visione sublime ed enigmatica, quella di una stella a otto punte. Stiamo parlando del grande labirinto di bambù che ha dato vita al sogno onirico di Franco Maria Ricci e che si trova nel nostro Paese. Pronti a smarrirvi?

Il Labirinto della Masone

Situato sulla Strada Masone nei pressi di Fontanellato, a pochi chilometri dalla città di Parma, questo parco culturale e surreale rappresenta il sogno più grande mai realizzato dell’editore Franco Maria Ricci.

Da sempre appassionato di labirinti ed enigmi, ha scelto di realizzare nella sua tenuta un grande e straordinario parco culturale, nonché il più grande labirinto al mondo interamente costituito di piante di bambù di specie diverse.

Labirinto della Masone

Labirinto della Masone

L’idea, che affonda le radici nelle sue fantasie infantili, ha preso sempre più forma con gli incontri che l’editore teneva con lo scrittore argentino Jorge Luis Borges appassionato anche lui di labirinti, di questi strani percorsi degli uomini fatti di certezze e incertezze.

Ispirato anche dal celebre Labirinto di Minosse, Franco Maria Ricci, ha realizzato il suo percorso, un luogo più dolce e meno pericoloso di quello della mitologia greca dove le persone sono invitate a passeggiare, a perdersi e ritrovarsi, contemplando la bellezza tutto intorno.

Così, nel 2015, il Labirinto della Masone è stato realizzato. L’idea iniziale ha dato vita a un luogo reale e surreale che permette un’esperienza tangibile e mistica al contempo, un viaggio tra arte, bellezza e introspezione. Un luogo in cui perdersi e ritrovarsi mentre si esplora il perfetto connubio tra uomo e natura.

All’interno del grande giardino, infatti, sono stati costruiti anche degli edifici in stile neoclassico che ospitano le collezioni d’arte appartenute all’editore, motivo che rende l’esperienza ancora più preziosa. Il risultato, quindi, è un parco affascinante in cui perdersi tra natura e cultura, prima di trovare la via d’uscita.

Labirinto della Masone

Labirinto della Masone

Perdersi e ritrovarsi nel più grande labirinto di bambù al mondo

Il Labirinto della Masone si snoda su 7 ettari di terreno puntellati da più di 200000 bambù di venti specie diverse che svettano verso il cielo. Il parco, nella sua totalità, ha la forma di una stella a otto punte all’interno della quale ci sono bivi e trappole che confondono dolcemente i visitatori.

La via d’uscita, tra gli infiniti e altissimi steli di bambù, è quella che conduce direttamente al cuore della struttura dove si trovano gli edifici in stile neoclassico, costruiti in mattone e progettati dall’architetto Pier Carlo Bontempi. Perfettamente inseriti nel contesto paesaggistico della tenuta, questi corrispondono alla sede della casa editrice di Franco Maria Ricci, a una biblioteca che ospita oltre 10000 volumi d’arte, un bar, un ristorante e lo straordinario museo che preserva la collezione artistica dell’editore.

Questo edificio, che si snoda su 5000 metri quadrati,  conserva al suo interno dipinti, sculture, disegni e oggetti d’arte che raccontano la storia dell’arte dal XVI al XX secolo.

Periodicamente, all’interno del Labirinto della Masone vengono organizzate mostre ed esposizioni temporanee, conferenze e diverse attività artistiche e culturali.

Il parco, nella sua totalità, risulta come un luogo magico all’interno del quale non esistono le leggi dello spazio, né quelle del tempo, ma solo quelle della natura e dell’arte i cui confini, qui, si annullano sapientemente. Chi vuole entrare?

Labirinto della Masone

Labirinto della Masone

Categorie
Asia città Istanbul Posti incredibili Viaggi

In questo antico e colorato quartiere è conservata l’anima della città

Ogni città nasconde un segreto, un tesoro prezioso celato nelle strade e nei quartieri meno battute dai viaggiatori. Si tratta dei luoghi che si trovano all’ombra dei possenti monumenti, delle grandi attrazioni turistiche attirano ogni giorno migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Come Balat, il quartiere storico e antico sulle sponde del Corno d’Oro che conserva e preserva l’anima intera della città di Istanbul.

Benvenuti a Balat

Situato nel distretto di Fatih, nella città vecchia sulla riva occidentale del Corno d’Oro, Balat è l’antico quartiere ebraico che è stato protagonista dell’emigrazione verso Israele e dell’immigrazione. Di quelle testimonianze storiche, le strade e le viuzze che si snodano per il quartiere ne sono impregnate, così come lo sono di colori, magia e suggestioni.

Le architetture colorate lo rendono forse uno dei luoghi più instagrammabili della città, eppure così non è perché Balat è un gioiello da scoprire, ma anche da comprendere nei contrasti e proteggere.

Balat

Balat

Entrando nel quartiere si ha la sensazione di trovarsi in un luogo dove il tempo si è fermato. I ritmi lenti invitano a fermarsi all’interno del parco situato nel punto più alto della zona, così da poter ammirare un panorama straordinario su Istanbul e su Balat. E poi si scende, ancora, per passeggiare tra le strade sulle quali si affacciano degli edifici contraddistinti da colori cangianti.

Un po’ Paese delle meraviglie, un po’ Luna park abbandonato: questa è Balat, piena di splendide contraddizioni. A edifici fastosi e raffinati se ne affiancano altri diroccati, usurati dal tempo ma al contempo estremamente affascinanti. Un caleidoscopio di colori e di sfumature che cambia a ogni passo, che nel suo forte contrasto tra splendore e degrado sa meravigliare.

Balat: cosa fare e cosa vedere

Moschee, sinagoghe, caffetterie e chiacchiere con i passanti, una giornata potrebbe non bastare per scoprire Balat, per assaporare la sua anima più vera in ogni sua forma. Perché una visita al quartiere ha bisogno di esploratori attenti, di viaggiatori pronti a percepire i collegamenti tra quei contrasti che si snodano tra le strade e che si concludono lì, nel cuore antico della città.

Balat

Balat

Cifit Carsi, questo è il suo nome. Qui, un tempo neanche troppo lontano, si incontravano gli artigiani e i commercianti che lavoravano senza sosta e stringevano affari. Alcuni sono andati via, altri sono rimasti. Sono gli stessi che si possono incontrare nei locali del quartiere, nelle caffetterie umili all’interno delle quali è possibile scoprire nuove storie mai raccontate da chi ancora abita Balat.

E poi ci sono i mosaici e gli affreschi che celebrano la grande bellezza dell’arte. Come quelli situati all’interno della Chiesa di San Salvatore in Chora, uno degli edifici sacri più famosi di tutta la città. C’è la splendida moschea del XVI secolo Al 18 di Sultan Selim Caddesi dove è possibile ammirare le iconiche maioliche di ceramica di Iznik.

E poi ci sono le botteghe e i forni, quelli nei quali fermarsi per ascoltare nuove storie e per ordinare un lahmacun e deliziare il palato con sapori tradizionali e straordinari trasformando la visita in un’esperienza sensoriale unica al mondo. Perché questa è Balat, ed è meravigliosa.

Balat

Balat

Categorie
città luoghi misteriosi Piemonte Posti incredibili Torino Viaggi

I misteri di Torino, città della magia nera (e bianca)

L’antica Capitale d’Italia nasconde ancora molti segreti. A Torino, infatti, ci sono diversi luoghi che l’hanno resa, a dir di molti, una “città magica”. Molte tradizioni e spazi del Capoluogo piemontese risultano ancora oggi essere legati alla superstizione, all’alchimia, alla massoneria e persino all’occultismo.

La sua fama risale ai tempi dei romani. Fondata nel 28 a.C. per volere di Augusto, Augusta Taurinorum, fu eretta a presidio del confine dell’Impero. All’epoca la città era divisa in una zona Est, quella dove sorge il Sole e che indicava il lato benigno del territorio, e una zona Ovest, quella dove tramonta il Sole e nascono le tenebre e dove venivano sepolti i morti e crocifissi i condannati.

Ancora oggi, piazze, portoni e palazzi riportano evidenti simboli esoterici, mentre antiche leggende parlano di misteriose gallerie sotterranee, di potenti reliquie, come la Santa Sindone custodita nella Cattedrale e il Sacro Graal. Inoltre, la città sarebbe al centro di due triangoli: uno di magia nera, legato alla sfortuna, e uno di magia bianca ovvero con luoghi portafortuna.

I luoghi della magia nera a Torino

Piazza Statuto è un luogo considerato negativo, in quanto coincide con il vertice del triangolo di magia nera di cui la città farebbe parte, insieme a San Francisco e a Londra. Pare che gli antichi romani avessero collocato in questa zona della città la necropoli e la vallis occisorum ovvero il patibolo dove venivano giustiziati i criminali. Ad aggiungere caratteristiche negative a questo luogo ci pensa poi lo snodo centrale delle fognature posto al centro della piazza che, nell’antichità, venivano chiamate “cloache” ossia “bocche dell’inferno”. Il monumento più famoso di questa piazza, la Fontana del Traforo del Frejus, pare sia suscettibile di un’interpretazione diversa dalla versione tradizionale, che vuole che questo monumento sia un omaggio ai minatori caduti duranti i lavori del traforo: per gli illuminati il Genio alato rappresentato in cima è la personificazione di Lucifero, che guida le forze dell’oscurità, guardando con aria di sfida le forze benigne, ossia l’oriente, simbolo di luce e nascita. Inoltre, in precedenza sulla sua testa era collocata una stella a cinque punte che poi fu rimossa: forse un terzo occhio? Infine, nella piazza si trova anche l’obelisco geodetico, che sta a indicare il passaggio del 45° parallelo che, per gli esperti di magia, indica il centro delle potenze maligne della città.

torino-fontana-frejus

La Fontana del Traforo del Frejus a Torino

In via Lascaris in passato c’era una Loggia Massonica. Alla base del palazzo, oggi sede di una banca, si trovano delle strane fessure a forma di occhi, che dovevano essere dei punti di sfiato o di illuminazione per i locali nel sottosuolo. Negli anni, a causa della loro strana forma, si è diffusa la credenza che si tratti degli occhi del diavolo.

Palazzo Trucchi di Levaldigi, in via XX Settembre, presenta un batacchio centrale che raffigura il demone con due serpenti mentre scruta chiunque bussi alla porta. Per questo è meglio conosciuto come il Portone del Diavolo, un luogo che sarebbe carico di energia negativa e attorno al quale si narrano tante leggende. Quella più inquietante è sicuramente la storia dell’origine del portone: molti raccontano che questo sia comparso improvvisamente in una notte, durante la quale un apprendista stregone invocò inutilmente Satana, che lo imprigionò per sempre dietro la porta.  Ad avvalorare l’ipotesi, misteriosi omicidi e sparizioni. Una su tutte, la storia del Maggiore Melchiorre Du Perril scomparso al suo interno nel 1817 e ritrovato vent’anni dopo, murato tra due pareti.

Tra corso Regina Margherita e corso Valdocco, vicino all’antica prigione in via Corte d’Appello, si trovava il patibolo dove venivano uccisi i condannati a morte fino al 1863. Si tratta di un luogo che è da sempre stato legato alla morte e alle tenebre e quindi entrato di diritto nella lista dei luoghi della magia nera di Torino.

I luoghi della magia bianca a Torino

Tra i monumenti più famosi di Torino c’è la Mole Antonelliana. Vero simbolo della città, è l’opera più conosciuta dell’architetto Antonelli. La Mole è uno dei simboli esoterici di magia bianca del Capoluogo piemontese. Secondo gli esperti di esoterismo, sarebbe un’enorme antenna che irradia l’energia positiva presa dal sottosuolo di tipo maschile (quella femminile è invece collegata alla Gran Madre) in grado di fare da equilibratore. Una leggenda che riguarda la Mole vuole che custodisca il Sacro Graal, in quanto la statua della Fede davanti alla Gran Madre avrebbe lo sguardo rivolto proprio verso l’edificio. Inoltre, la Mole rappresenta uno dei tanti simboli massonici italici, infatti Alessandro Antonelli, l’architetto che ne iniziò la costruzione nel 1863, era un massone.

Torino misteriosa

La Mole., simbolo di Torino

La Gran Madre è una delle chiese più belle della città ed è considerata come un forte punto di magia bianca. Si dice che anche qui sia sepolto il Sacro Graal. A sostegno di questa teoria contribuiscono le due statue poste davanti alla chiesa: una di queste rappresenta la religione, l’altra invece incarna la fede, in quanto regge una coppa (che simboleggia appunto il Sacro Graal). Si dice che lo sguardo della prima indichi il percorso da seguire per trovarlo (forse alla Mole Antonelliana, ma potrebbero anche essere il Palazzo di Città o Moncalieri, nel Medioevo frequentata dai Templari). Infine, c’è da considerare il nome inusuale per un luogo di culto cristiano, in quanto evoca una pagana Grande Madre, intesa come madre di tutti i viventi, alla base di tutti i culti misterici dell’antichità.

Chiesa-Gran-Madre-torino

La Chiesa Gran Madre a Torino

Piazza Castello sarebbe un altro dei luoghi legati alla magia bianca torinese e, nello specifico, il punto in cui sorge la Fontana dei Tritoni del Palazzo Reale, l’epicentro dell’energia positiva della città. Là dove sorge il palazzo, infatti, segna il confine tra la città bianca e quella nera. In particolare, il cancello del palazzo, con le due statue dei Dioscuri, indicherebbe proprio il confine che separa la zona Est da quella Ovest.

Nella Fontana Angelica di piazza Solferino sono raffigurate due figure femminili che rappresentano allegoricamente la Primavera e l’Estate e due figure maschili, l’Autunno e l’Inverno. L’Inverno volge lo sguardo verso Est, dove sorge il Sole, simbolo di energia positiva. L’acqua che viene versata dagli otri (che rappresentano i segni zodiacali dell’Acquario e dell’Ariete) rappresenta la conoscenza data agli uomini, una simbologia fortemente positivista.

Qui la magia bianca incontra la magia nera

Il Museo Egizio, secondo per importanza dopo quello del Cairo, ha una grande importanza per gli esperti di magia bianca e nera. Sembra proprio che il museo custodisca numerosi oggetti dotati di cariche sia positive sia negative, divenendo così un enorme campo energetico di forze della luce e delle tenebre. Tra gli oggetti a cui sono attribuite le cariche negative ci sono sicuramente quelli del Faraone Tutankamon (di cui è esposto un solo reperto, mentre gli altri sono conservati nei sotterranei) e la piccola testa mummificata del malefico Seth, fratello e assassino di Osiride, dio dei morti e dell’oltretomba.